Relazione 2015 () - Dipartimento di Prevenzione (ULSS 20
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Relazione 2015 () - Dipartimento di Prevenzione (ULSS 20
DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE ULSS 20 - Verona RELAZIONE SANITARIA 2015 https://prevenzione.ulss20.verona.it PREMESSA ALLA RELAZIONE SANITARIA 2015 La presente relazione illustra l’attività svolta dai Servizi del Dipartimento di Prevenzione e rendiconta, in questi mesi di confronto regionale su nuovi modelli organizzativi delle ULSS, la situazione sanitaria generale della popolazione dell’ULSS n. 20 (Cap. n. 2), saggiata con i principali indicatori in uso a livello internazionale (mortalità infantile, mortalità generale, lunghezza media della vita). Sono evidenziati i punti di forza e le criticità gestite dai Servizi del Dipartimento di Prevenzione in merito a situazioni ambientali sfavorevoli (inquinamento dell’aria e della falda acquifera), dei cambiamenti demografici e migratori in atto, o dei nuovi rischi delle organizzazioni del lavoro, con ripercussioni sul benessere fisico e psichico dei lavoratori. Come riportato nella relazione del 2014: “La continua crescita della vita media sta ad indicare una favorevole situazione sanitaria” e organizzativa, alla quale si accompagna il progressivo invecchiamento della popolazione. A partire dal 2012 si registra, tuttavia, un continuo bilancio demografico negativo, nonostante la presenza di un 12,9% (nel 2015) di popolazione straniera. Tale fenomeno, se non invertito, comporterà nel futuro implicazione sul versante dell’organizzazione del welfare, del lavoro, dell’assistenza sanitaria. Sempre più crescente è l’attenzione posta dai Servizi del Dipartimento al contrasto delle disuguaglianze di salute, nella consapevolezza che la povertà e la mancanza del lavoro sono i principali determinanti dello stato di salute di una popolazione. Rifermenti specifici sono riportati nei capitoli dedicati all’attività dei servizi in ambito della prevenzione oncologica, dell’educazione alimentare, della sorveglianza delle malattie infettive, delle vaccinazioni, della tutela della salute degli stranieri richiedenti asilo, delle abitazioni e degli alloggi per lavoratori stagionali, della sicurezza e regolarità del lavoro. È buono il livello di controllo delle malattie infettive prevenibili con le vaccinazioni (Cap. 4.1), tuttavia occorre contrastare le correnti di pensiero che ostacolano le campagne vaccinali con argomentazioni non supportate dai dati della scienza. Notevole è stato l’impegno finalizzato a garantire le misure di tutela sanitaria alla numerosa popolazione di profughi giunti nel territorio della nostra ULSS. Rispetto alle problematiche ambientali con possibili ricadute sulla salute, il 2015 è stato segnato da due problemi che hanno attirato l’attenzione dell’opinione pubblica e dei media: la qualità dell’aria nel periodo invernale nella città di Verona e l’inquinamento da PFAS dell’acqua potabile nella zona dell’est veronese. Entrambi i problemi sono trattati nei capitoli dedicati all’ambiente urbano e alla sicurezza alimentare. Sono anche illustrate le proposte di prevenzione e bonifica in merito alle questioni indicate; in particolare, si sottolinea la necessità di soluzioni definitive per l’acquedotto che serve il colognese, superando l’attuale fase transitoria. Sul piano della sicurezza del lavoro il miglioramento degli indici infortuni registrato negli ultimi anni non deve indurre facili ed ottimistiche deduzioni; la crisi economica ha indotto la frammentazione del mondo del lavoro con la comparsa di forme di sfruttamento e riduzione dei diritti del lavoro, con importanti ricadute sul piano della sicurezza e della salute. Rimane alta l’attenzione agli infortuni mortali in agricoltura. Sul piano della sanità animale e della sicurezza alimentare, la nostra ULSS si caratterizza per elevati volumi di produzione. Sul territorio è presente uno dei più grossi stabilimenti europei per la produzione e la trasformazione delle carni avicole oltre a due piattaforme di grande distribuzione alimentare (GDO). Costante è l’impegno dei servizi veterinari nel controllo dei siti produttivi e di macellazione. Per quanto riguarda l’igiene urbana il Servizio Veterinario è impegnato nel controllo sia degli animali sinantropi che degli infestanti che possono essere fonte di rischio per la salute umana. Importanti, infine, sono le attività di promozione della salute svolte dai servizi del Dipartimento, di concerto con l’unità operativa Progetti e Promozione della Salute e l’attività di prevenzione dall’unità operativa Coordinamento degli screening oncologici, che ha portato alla diagnosi precoce di neoplasie in maniera significativa. Un punto di forza della nostra organizzazione è quello di aver costruito buoni livelli di collaborazione con gli stakehoders sociali e istituzionali; lo sforzo è di affrontare sempre più i complessi problemi di sanità pubblica secondo una visione del lavoro in rete e pluridisciplinare. Fondamentale è lo spirito di squadra di dirigenti ed operatori, che meritano un ringraziamento particolare e sono espressione di un patrimonio di competenze, capacità e relazioni, veramente preziosi per la prevenzione. Verona, ottobre 2016 Il Direttore del Dipartimento Dott. Luciano Marchiori ANNO 2015 Indice per argomenti CAPITOLO 1: IL DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE PAG. 1 1.1 Mission Pag. 1 1.2 Struttura Organizzativa e Personale Pag. 1 1.3 Costi Pag. 5 1.4 Comunicazione Pag. 6 CAPITOLO 2: IL CAMPO DI INTERVENTO PAG. 9 2.1 Caratteristiche geografiche Pag. 9 2.2 Il sistema imprenditoriale veronese: struttura e tendenze Pag. 10 2.3 Popolazione Pag. 12 2.4 La mortalità Pag. 16 CAPITOLO 3: L’AMBIENTE URBANO PAG. 21 3.1 Inquinamento atmosferico Pag. 21 3.2 Aspetti territoriali Pag. 27 3.3 Tutela della collettività Pag. 30 3.4 Popolazione carceraria Pag. 32 3.5 Invalidi civili Pag. 33 3.6 Comitato Valutazione Sinistri Pag. 33 3.7 Disuguaglianze in salute Pag. 34 CAPITOLO 4: LE MALATTIE INFETTIVE PAG. 37 4.1 Vaccinazioni Pag. 37 4.2 Principali malattie infettive notificate Pag. 43 4.3 Profilassi internazionale Pag. 53 4.4 Infortuni a rischio biologico Pag. 57 CAPITOLO 5: LA SICUREZZA ALIMENTARE PAG. 59 5.1 Approvvigionamento dell’acqua potabile Pag. 59 5.2 Sicurezza alimentare Pag. 72 5.3 Controlli ufficiali su alimenti destinati al consumo umano Pag. 74 5.3.1 Vigilanza e controllo su prodotti alimentari di origine non animale Pag. 74 5.3.2 Vigilanza e controllo su prodotti alimentari di origine animale Pag. 81 5.4 Contro lo spreco alimentare e le disuguaglianze Pag. 82 CAPITOLO 6: LE MALATTIE CRONICO DEGENERATIVE PAG. 85 6.1 Fattori di rischio legati agli stili di vita Pag. 85 6.2 Guadagnare salute Pag. 91 6.3 Guadagnare salute fin da piccoli Pag. 93 6.4 Favorire un’alimentazione sana Pag. 96 6.5 Promozione dell’attività fisica Pag. 100 CAPITOLO 7: SCREENING PAG. 105 7.1 Screening oncologici Pag. 105 7.1.1 Screening del cancro alla cervice uterina Pag. 105 7.1.2 Screening del cancro alla mammella Pag. 108 7.1.3 Screening del cancro del colon retto Pag. 110 7.2 Cardio 50 Pag. 112 CAPITOLO 8: INCIDENTI PAG. 115 8.1 Prevenzione degli incidenti stradali Pag. 115 8.2 Commissione Medica Locale Patenti (CML) Pag. 117 8.3 Incidenti domestici Pag. 120 CAPITOLO 9: LA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO PAG. 123 9.1 Rischi da lavoro Pag. 124 9.2 I danni da lavoro Pag. 125 9.3 Comunicazione, Informazione, Progetti di Promozione della Salute Pag. 128 9.4 Attività del Servizio Pag. 131 9.5 Attività sanitarie di Medicina del Lavoro Pag. 133 9.6 Attività di vigilanza Pag. 134 9.7 Reach Pag. 137 CAPITOLO 10: IL MONDO ANIMALE PAG. 139 10.1 Il campo d’intervento Pag. 139 10.2 Vigilanza e ispezioni Pag. 140 10.3 Malattie infettive ed infestazioni Pag. 143 10.4 Centro Pet Therapy Pag. 149 10.5 Randagismo Pag. 150 10.6 Ratti, insetti ed artropodi Pag. 155 CAPITOLO 11: LA PIANIFICAZIONE DELLE ATTIVITÀ DI PREVENZIONE PAG. 157 MAPPA DEL TERRITORIO DELL’ULSS 20 CAPITOLO 1 Il Dipartimento di Prevenzione Parole chiave: mission, obiettivi, personale, organigramma, uffici, staff, sito web, costi, comunicazione. 1.1 MISSION Il Decreto Legislativo 30 dicembre 1992 n. 502, recante: “Riordino della disciplina in materia sanitaria”, integrato e modificato dalle leggi e dai decreti successivi, in particolare dal Decreto Legislativo n. 229 del 1999, identifica nel Dipartimento di Prevenzione (quale modello di integrazione di tutti i servizi territoriali sanitari e sociali operanti nella prevenzione) la struttura di riferimento del Servizio Sanitario Nazionale che garantisce la tutela della salute collettiva perseguendo obiettivi di promozione della salute, prevenzione delle malattie e delle disabilità, miglioramento della qualità della vita e, conseguentemente, l’attuazione del primo LEA, ovvero l’Assistenza Sanitaria Collettiva in Ambiente di Vita e di Lavoro, che comprende tutte le attività di prevenzione rivolte alle collettività ed ai singoli. La mission del Dipartimento di Prevenzione consiste nel garantire la tutela della salute collettiva e fornire una risposta unitaria ed efficace alla domanda, anche inespressa, di salute della popolazione, perseguendo strategie di: promozione della salute; prevenzione degli stati morbosi; miglioramento della qualità della vita; controllo e vigilanza igienico-sanitaria. Nello specifico, l’attività svolta dal Dipartimento di Prevenzione è pianificata a partire da livelli nazionali e regionali mediante piani pluriennali di prevenzione (Piano Nazionale di Prevenzione e Piano Regionale di Prevenzione), secondo le seguenti linee strategiche: il possesso di dati epidemiologici di base relativi alla realtà locale; la capacità di dialogo con i decisori e i portatori di interesse; la conoscenza e la gestione dei rischi per la salute e la sicurezza; la definizione degli obiettivi e la programmazione delle azioni prioritarie; la verifica dei risultati in termini di efficacia ed efficienza. A livello Aziendale, la pianificazione dell’attività del Dipartimento è stata declinata all’interno del Piano Aziendale di Prevenzione (Deliberazione del Direttore Generale n. 909 del 18/12/2015 - Attuazione del piano Regionale della Prevenzione 2014-18, Approvazione del piano della Prevenzione Aziendale). 1.2 STRUTTURA ORGANIZZATIVA E PERSONALE La popolazione residente nel territorio della nostra ULSS è di 471.887 assistiti (rilevazione ISTAT al 31/12/2015) e i nostri operatori sono 237 (dato al 06.09.2016), di cui 36 dipendenti che operano sul territorio (Distretti) e 48 collaboratori a contratto; pertanto, risulta un rapporto di circa un operatore ogni 1.991 abitanti, che sale ad un operatore ogni 2.497 abitanti, se si considera solo il personale dipendente. Si segnalano, rispetto all’anno precedente, l'assegnazione al Dipartimento di Prevenzione di tutto il personale dipendente suddetto che, presso i Distretti, effettua attività di Profilassi malattie infettive (avvenuta il 15/12/2015) e l’incremento del personale a contratto, a fronte, tuttavia, di 4 pensionamenti di dirigenti (3 medici ed 1 psicologo), non sostituiti. Dai dati rilevati nel “Rapporto Prevenzione 2011 - Le Attività di Prevenzione” della Fondazione Smith Kline, i Dipartimenti italiani censiti risultano disporre di un operatore ogni 1.900 abitanti, circa. 1 1.2.1 SERVIZI/UFFICI Il nuovo Atto Aziendale (Deliberazione del Direttore Generale n. 274 del 22/5/2014), in corso di attuazione, prevede che il Dipartimento si articoli in 6 Servizi e 3 Unità Organizzative di Staff dipendenti direttamente dalla Direzione del Dipartimento: Servizio Igiene e Sanità Pubblica (SISP); Servizio Igiene degli Alimenti e della Nutrizione (SIAN); Servizio di Medicina Legale e Necroscopica; Servizio Prevenzione Igiene e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro (SPISAL); Servizio Sanità Animale, Igiene degli Allevamenti e produzioni zootecniche (S. VET. area A/C); Servizio di Igiene alimenti di origine animale (S. VET. area B); UOS Servizio Progetti e Promozione della Salute; UOS di Coordinamento degli screening oncologici; UOS Dipartimentale Igiene e Canile Sanitario Non è ancora stata attivata la UOC Medicina Legale e Necroscopica, attualmente Unità Operativa Semplice Accertamenti Medico Legali, incardinata all’interno del SISP. 1.2.2 PERSONALE Di seguito il personale in servizio presso il Dipartimento al 06.09.2016: PERSONALE DEL DIPARTIMENTO Dipendenti: Bertani Beatrice, Comin Andrea, De Togni Flavio, De Vittor Gianluigi, Fantini Stefania, Giacomini Lucia, Lecca Valentina, Marani Giuseppe, Munari Gaia, Sandrini Monica, Tacconi Monica, Tolfo Flora, Veronese Pio. SERVIZIO IGIENE E SANITÀ PUBBLICA (SISP) Compito di questo Servizio è individuare e contrastare i fattori di rischio nell'ambito delle malattie infettive, dell'igiene urbana, dell'organizzazione urbanistica degli abitati e degli stili di vita pericolosi alla salute. Il Servizio si occupa, inoltre, dei problemi medico-legali relativi ai singoli cittadini ed alle strutture sanitarie. Dipendenti: Martinelli Michela, Zaffanella Davide. A contratto: Melotti Erika. CAPITOLO 1 Il Dipartimento di Prevenzione 2 UOS EPIDEMIOLOGIA E PROFILASSI DELLE MALATTIE INFETTIVE Dipendenti: Bonomi Anna Lidia, Bosco Oliviero, Brunelli Mara, Colucci Laura, Liera Chiara, Marcer Daniela, Napoletano Giuseppina, Tognon Lucrezia, Trevisan Laura. Dipendenti che operano sul territorio: Arcadi Pietro, Archetti Fabrizia, Ardito Mariangela, Bellomo Debora, Benassuti Marco, Boldrini Anna, Bonani Adriana, Bonazzoli Sara, Bovino Anna, Casolin Renzo, Cassarino Corrado, Castelli Raffaello, Cimaschi Jessica, Cozza Barbara Paola, Dovigo Giovanna, Ferrarini Maria G., Frasson Maria, Galati Margherita, Giacometti Barbara, Locchi Diego, Manara Marina, Marogna Valeria, Martinelli Donato, Melotto Barbara, Moretti Elisa, Nguyen Thi My Dung, Orlandi Paola, Perusi Marisa, Piccoli Valentina, Quintarelli Elena, Rivato Lucia, Taioli Ornella, Trevisan Maria A., Zambon Lucia, Zambon Valentina, Zerman Tamara. A contratto: Baldissera Mara, Conti Emma, Giacometti Cristina, Nasso Elena, Postiglione Chiara. A contratto sul territorio: Trevisan Giulia, Zanin Gianni, Zavarise Luca. UOS IGIENE URBANA ED AMBIENTALE Dipendenti: Arriu Ursula, Borasco Stefano, Corbellari Roberto, Innocenti Giuliano, Lauria Andrea, Lucchi Ilaria, Marconi Susanna, Pasqualetto Cristiana, Polcri Eleonora, Riello Stefano, Sepe Giovanna, Stoppato Ugo. A contratto: Serpelloni Emanuele, Spezzapria Giorgia. UOS ACCERTAMENTI MEDICO LEGALI Dipendenti: Barotti Patrizia, Beltrame Silvana, Canipari Annalisa, Fedele Federica, Molon Marina, Pernigo Antonella, Piccolo Daniela, Soardo Lorena, Urbani Gigliola, Zanella Silvana, Zanetti Anna Maria. A contratto: Alimonti Giandomenico, Dora Claudio, Gugole Michele, Iannuzzo Maria Luisa, Italia Concetto, Nassuato Elena, Travia Daniela, Zaglia Elisabetta. SERVIZIO IGIENE DEGLI ALIMENTI E DELLA NUTRIZIONE (SIAN) Compito di questo Servizio è provvedere al controllo sulla qualità e sicurezza degli alimenti, e contrastare i fattori di rischio nutrizionale attraverso l'informazione e l'educazione sanitaria della popolazione nel suo complesso, nonché attraverso la formazione rivolta a tutto il personale preposto alla produzione e distribuzione di alimenti e bevande. Dipendenti: Cannas Luciano, Chioffi Linda, De Bortoli Graziella, D’Angelo Matteo, De Paoli Norma, Donnabella Nicola (in comando presso ULSS fuori dal Veneto), Fantini Valeria, Feltrin Cristina, Ferreri Anna Maria, Finco Elisa, Forestiero Maria Adriana, Gaiga Michele, Girardi Mirko, Guarda Pietro, Marrazzo Patrizia, Milan Pietro, Montoli Monica Lorenza, Perazzoli Miriam, Pozzani Laura, Quarticelli Angela Pia (in comando in Dogana), Rebonato Valeria, Vitale Patrizia, Zambaldo Luigi. SERVIZIO PREVENZIONE IGIENE E SICUREZZA NEGLI AMBIENTI DI LAVORO (SPISAL) Allo SPISAL sono attribuite le funzioni di controllo, vigilanza negli ambienti di lavoro, promozione della cultura della salute e della sicurezza con l’obiettivo di contribuire alla prevenzione delle malattie professionali e degli infortuni sul lavoro. Dipendenti: Allegri Davide, Arcamone Patrizia, Bertani Remo, Bonfanti Massimo, Braga Carla, Brunetti Loredana, Campagnari Marco, Dalle Molle Katia, De Togni Giovanni, Falco Antonino, Ferro Bruno, Fiorini Cristina, Gallo Ilaria, Gobbi Mario, Gomitolo Giampaolo, Lelli Maria, Marchiori Luciano, Mazzoccoli Pietro, Melotti Marika, Menegazzi Maurizio, Peruzzi Manuela, Sottopietra Laura, Todesco Sonia, Trotti Marco, Valtchev Radev, Zedde Antonio, Cipriani Ferdinando. A contratto: Ballottin Antonia, Serpelloni Andrea. 3 CAPITOLO 1 Il Dipartimento di Prevenzione SERVIZIO DI SANITÀ ANIMALE, IGIENE DEGLI ALLEVAMENTI E PRODUZIONI ZOOTECNICHE L'attività del Servizio si espleta nella prevenzione, nei controlli e nelle indagini epidemiologiche delle malattie infettive degli animali da reddito e da affezione, in particolar modo rivolte alle malattie emergenti trasmissibili all'uomo (zoonosi). Interviene nelle emergenze legate ai focolai di malattia. Espleta il controllo delle filiere produttive (mangimi, farmaci, contaminanti), verifica il benessere animale, l’igiene degli allevamenti di animali da reddito e l’impatto ambientale degli stessi. Dipendenti: Antonioli Gabriele, Avetta Morgan, Benini Nicola, Biondaro Flavio, Bonazzi Michela, Cestaro Fabrizio, Comencini Flavio, Facchetti Mario, Fasoli Mario, Gardoni Denise, Lavagnoli Sonia, Mari Luca, Mazzi Maurizio, Moser Judit, Olivi Fiorella, Patregnani Tommaso, Sandri Angelo, Tessari Giovanni, Tommasi Elena. A contratto: Buniotto Piergiorgio, Legnazzi Paolo, Pretto Roberto, Santiago Merces. SERVIZIO DI IGIENE ALIMENTI DI ORIGINE ANIMALE L'attività viene espletata mediante ispezione, vigilanza e controllo degli alimenti di origine animale e dei suoi derivati nelle fasi di macellazione, conservazione, trasformazione, lavorazione, deposito, trasporto e vendita, in particolar modo rivolti al costante e continuo miglioramento delle condizioni di sicurezza alimentare. Dipendenti: Barbisio Paola, Bertolazzi Roberto, Camposampiero Paolo, Cavazza Sergio, Dal Forno Arrigo, Gudenzi Francesca, Micheloni Anselmo, Milia Francesco, Murari Riccardo, Nonis Stefano, Poggiani Roberto, Rinaldi Aurelio, Ronconi Franco, Secondo Valentina, Speri Marina. A contratto: Arena Silvia, Dell’Omarino Francesco, Nadinelli Roberto, Ragnolini Erica, Rancan Agnese, Leovino Micaela, Poffe Ester, Zuppini Elena. UOS COORDINAMENTO DEGLI SCREENING ONCOLOGICI (DI STAFF) Compito di questo Ufficio è costituire un riferimento unico per gli aspetti organizzativi, sia per gli utenti che per le strutture dell’Ulss, sviluppare azioni coordinate di promozione ed informazione alla popolazione, rappresentare un riferimento unico per i programmi di collaborazione con i soggetti esterni e le associazioni. La sede operativa è nell’Ospedale di Marzana. L’Ufficio di Coordinamento è stato istituito con Delibera Aziendale n.618 del 6.7.2005. Dipendenti: Bellorio Daniele, Bautti Paola, Bonamini Maria, Chioffi Maria Cristina, Cillari Cinzia, Grisi Graziella, Rebesan Tiziana, Simula Valeria. A contratto: Caliari Cristina, Cappelletti Laura, Grigoletti Barbara, Ruffo Fulvia, Scandola Maria Luciana, Valentina Licciardi. UOS SERVIZIO PROGETTI E PROMOZIONE DELLA SALUTE - SPPS (DI STAFF) Compito del Servizio è promuovere stili di vita sani affinché il cittadino sia sempre più protagonista e capace di intervenire in modo informato sulla salute propria e collettiva, nel segno dei principi generali promossi dall’OMS in particolare con la Carta di Ottawa del 1986 e con i pronunciamenti successivi fino alla Carta di Bangkok del 2005. Con l'Atto Aziendale del 2008 il Servizio di Promozione ed Educazione alla Salute (S.P.E.S.) è stato inserito all'interno delle Unità Organizzative di Staff della Direzione del Dipartimento. Dipendenti: Bianchini Donatella, Fasoli Sara, Speri Leonardo. A contratto: Bosio Chiara, Chiari Carlotta, Fretti Elena, Mordakhai Mirta, Pastorelli Elisa, Simeoni Lara, Siddu Andrea, Soave Diego, Valenari Laura. CAPITOLO 1 Il Dipartimento di Prevenzione 4 UOSD IGIENE E CANILE SANITARIO (DI STAFF) Si occupa di randagismo canino, della gestione delle colonie feline e dell’igiene urbana. Vengono eseguiti i controlli sui lavori appaltati alle Ditte di sanificazione sulle aree pubbliche. Si effettuano interventi di raccolta e smaltimento delle carcasse di cani e gatti, disinfezione, disinfestazione, derattizzazione di interesse privato. Vengono monitorati i focolai di zanzare e lo stato sanitario dell'avifauna di città. Il personale è attrezzato e formato per garantire il pronto intervento di sanificazione in caso di emergenze. Dipendenti: Ambrosi Marco, Antoniolo Alda, Benedetti Graziano, Faggioni Ivo, Furnari Carmelo, Imperatore Ronaldo, Magrella Silvia, Pagan dè Paganis Andrea, Pighi Giorgio, Rossi Daniela, Sbardellati Flavio. 1.3 COSTI TABELLA 1.3/1 Costi del Dipartimento di Prevenzione* - anno 2015. SERVIZI DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE - CONSUMI COSTI 2015 Dipartimento di Prevenzione - Ufficio amministrativo unico 536.475,51 Servizio Igiene e Sanità Pubblica 2.543.598,81 Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione 871.663,92 Servizio Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro 1.659.453,73 U.O.C. Medicina Legale e Necroscopica 966.250 Servizio Veterinario - Ufficio Coordinamento 12.434 Servizio Sanità Animale ed Igiene degli Allevamenti - Area A/C 2.498.387 Servizio Controllo Igiene Alimenti di Origine Animale - Area B 2.019.739 Uosd Igiene e Canile Sanitario 443.769 Ufficio Promozione della Salute 774.703 Ufficio Coordinamento screening 373.743 Totale costi diretti Dipartimento di Prevenzione 2015 12.700.216,94 Totale costo della produzione A. Ulss 20 2015 856.362.000,00 Incidenza e costi Dipartimento di Prevenzione 2015 1,48% * stima Come si evince dalla tabella 1.3/2, dal confronto delle spese riferite agli anni 2014 e 2015, risulta una diminuzione dei costi diretti del Dipartimento di Prevenzione (-13.5%), che incidono complessivamente per l'1,48% sul totale dei costi di produzione dell'ULSS 20. TABELLA 1.3/2 Confronto spese 2014-2015: totale costi diretti del Dipartimento di Prevenzione, totale costo della produzione A. Ulss 20 e incidenza e costi Dipartimento di Prevenzione. TIPOLOGIA COSTI 2014 Totale costi diretti Dipartimento di Prevenzione Totale costo della produzione A. Ulss 20 Incidenza e costi Dipartimento di Prevenzione 5 2015 14.682.495,82 12.700.216,94 846.493.491,52 856.362.000,00 1,73% 1,48% CAPITOLO 1 Il Dipartimento di Prevenzione 1.4 COMUNICAZIONE IL SITO WEB DEL DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE Strumento di comunicazione mediatica è il portale web del Dipartimento di Prevenzione, aggiornato con novità e argomenti di interesse per l’utenza privata e professionale. Il portale web del Dipartimento di Prevenzione si trova all’indirizzo http://prevenzione.ulss20.verona.it. Dal sito è possibile accedere a modulistica, documentazione, legislazione, video, manuali, faq, suddivisi per argomento. Nel 2015 si sono avute 878.001 visite (fonte: Google Il 44 % degli utenti accede Analytics). I contenuti più visti sono stati la vetrina dei cani in al sito tramite dispositivi adozione, la sezione sulla Commissione Medica Locale Patenti di Guida, i temi riguardanti l’alimentazione e le pagine dedicate a mobili sicurezza sul lavoro, lavoratrici madri, linee guida edilizia e modulistica. In seguito alla ristrutturazione del sito per renderlo compatibile con tutti i dispositivi, avvenuta tra 2014 e 2015, sono aumentati gli accessi da mobile (smartphone e tablet). In media, questi ultimi rappresentano il 44% degli accessi, con punte del 63% nel caso delle aree inerenti i Servizi Veterinari. Con la precedente versione del sito, la percentuale di accessi da dispositivi mobili era del 30%. Motori di ricerca. Attualmente, il 70% delle visite proviene da motore di ricerca, il 22% degli accessi avviene direttamente al sito e il rimanente 8% da collegamenti esterni. La scelta di concentrare i contenuti in portali specifici e poco dispersivi ha, tra l’altro, facilitato l’utenza nella navigazione. Attualmente ogni sessione conta in media 3,3 pagine visualizzate (in aumento rispetto alle precedenti 2,8). SERVIZI ONLINE Sempre più utilizzata da parte dell’utenza la modulistica interattiva. Sono disponibili 16 moduli, 15 per il pubblico e 1 per gli Enti, compilabili direttamente online. La trasmissione della richiesta prevede la ricezione di una mail di conferma con allegate la ricevuta di avvenuta consegna e una copia protocollata del modulo. Il processo avviene in maniera del tutto automatizzata. Nel 2015 le domande online sono state in totale 13.177. Sono pervenute principalmente richieste per patenti speciali (2.907), notifica preliminare cantieri (1.283), comunicazione variazione inizio lavori smaltimento amianto (471), piano di lavoro rimozione e demolizione amianto (326), segnalazione in anagrafe canina regionale (449). Dal primo gennaio 2014, inoltre, è stata scelta la trasmissione telematica come unica via per la richiesta di visita fiscale da parte degli Enti. CAPITOLO 1 Il Dipartimento di Prevenzione 6 GRAFICO 1.4/1 Report prevenzione – novembre 2015 – settembre 2016. nov-15 2.026 dic-15 585 gen-16 1.000 feb-16 2.312 Igiene Urbana Ambientale 3.969 3.039 4.928 5.267 4.788 SIAN 10.553 6.130 8.644 9.711 12.417 Medicina Legale 6.444 5.290 8.403 7.696 7.225 SPISAL 7.144 5.207 7.438 8.011 Servizi Veterinari 8.227 8.296 8.884 Prevenzione 4.662 2.995 3.688 Malattie infettive/viaggiatori TOTALE 43.025 31.542 42.985 mar-16 1.699 apr-16 1.191 mag-16 990 giu-16 1.030 lug-16 1.191 ago-16 2.271 set-16 898 4.401 3.679 2.722 2.505 1.725 3.231 20.670 12.577 6.161 4.779 4.679 8.719 6.879 5.527 5.183 5.470 5.042 7.885 8.672 8.249 7.559 5.660 5.683 4.258 6.468 8.008 7.568 8.044 5.265 4.606 4.663 5.514 5.594 4.252 4.264 3.749 3.402 2.666 2.329 2.378 2.972 45.257 46.633 53.183 38.999 28.028 26.620 25.867 35.767 Altri siti afferenti al Dipartimento di Prevenzione: MuoverSì: www.muoversidipiu.it GenitoriPiù: www.genitoripiu.it Programma di Riferimento Regionale di Epidemiologia Ambientale: https://epidemiologia.ulss20.verona.it/ 7 CAPITOLO 1 Il Dipartimento di Prevenzione CAPITOLO 2 Il campo di intervento Parole chiave: comuni, imprese, struttura produttiva, popolazione, stranieri, residenti, interruzioni gravidanza, mortalità, mortalità infantile, mortalità evitabile, tumori. 2.1 CARATTERISTICHE GEOGRAFICHE L’Azienda Ulss 20 comprende 36 Comuni: Bosco Chiesanuova, Buttapietra, Castel d'Azzano, Cerro Veronese, Erbezzo, Grezzana, Roverè Veronese, San Martino Buon Albergo, Verona, Selva di Progno, Velo Veronese, Badia Calavena, S. Mauro di Saline, Vestenanova, S. Giovanni Ilarione, Tregnago, Mezzane di Sotto, Illasi, Cazzano di Tramigna, Montecchia di Crosara, Roncà, Monteforte d’Alpone, Soave, Colognola ai Colli, Lavagno, Caldiero, Belfiore, San Bonifacio, Arcole, Albaredo d’Adige, Cologna Veneta, Pressana, Roveredo di Guà, Veronella, Zimella, San Giovanni Lupatoto. Confina a nord con il Trentino Alto Adige e comprende l'area dei monti Lessini intersecata, da ovest ad est, da quattro vallate: Val Pantena, Val Squaranto, Val d'Illasi, Val d'Alpone, fino al confine orientale con la Provincia di Vicenza. Include la fascia pedemontana e collinare e la prima parte di pianura, attraversata dal fiume Adige, estendendosi a sud, a ridosso del confine con la Provincia di Vicenza, La maggior parte della fino a comprendere la zona di Cologna Veneta. L'estensione popolazione risiede negli complessiva è di Km2 1.065,61. L'altitudine varia dai 1.118 metri sul livello del mare del Comune di Erbezzo ai 38 di Buttapietra. La maggior agglomerati urbani dei parte della popolazione risiede negli agglomerati urbani dei trentasei trentasei comuni comuni costituenti l'Ulss. Di questi, oltre a Verona, che conta quasi 260.000 abitanti (258.756 al 31.12.15), solo San Bonifacio, Castel D'Azzano, Grezzana, San Martino Buon Albergo e San Giovanni Lupatoto superano la soglia dei 10.000 residenti. L’Azienda Ulss 20, con i suoi 471.887 residenti (rilevazione ISTAT al 31/12/2015), è la seconda più popolosa della Regione Veneto dopo l’Ulss 16 Padova (fonte: sistema statistico regionale della Regione Veneto. Dati al 2014). Con l’adozione definitiva dell’Atto Aziendale di riorganizzazione e funzionamento (delibera n.274 del 22/05/2014 in attuazione dal 01/10/2015), il territorio e la relativa popolazione sono stati distribuiti in 2 Distretti Socio Sanitari (rispetto ai 4 precedenti), secondo la seguente tabella. TABELLA 2.1/1 Distretti Socio Sanitari dell’Ulss 20 e Comuni afferenti (delibera n.274 del 22/05/2014 e successive modifiche). a a a a a a Verona (circoscrizioni 1 , 2 , 3 , 6 , 7 , 8 ) DISTRETTO N. 1 Bosco Chiesanuova, Cerro Veronese, Erbezzo, Grezzana, Roverè Veronese, San Martino Buon Albergo, Lavagno, Velo Veronese a a Verona (circoscrizioni 4 , 5 ) DISTRETTO N. 2 Castel d’Azzano, Buttapietra, San Giovanni Lupatoto, Albaredo d’Adige, Arcole, Badia Calavena, Belfiore, Caldiero, Cazzano di Tramigna, Cologna Veneta, Colognola ai Colli, Illasi, Mezzane, Montecchia di Crosara, Monteforte d’Alpone, Pressana, Roncà, Roveredo di Guà, San Bonifacio, San Giovanni Ilarione, San Mauro di Saline, Soave, Selva di Progno, Tregnago, Veronella, Vestenanova, Zimella Nel 2015 è stato presentato un progetto di legge regionale (PDL n. 23/2015 “Istituzione dell’Ente di Governance della sanità regionale veneta denominata azienda per il Governo della sanità della Regione del Veneto – Azienda Zero”. Disposizioni per la individuazione dei nuovi ambiti territoriali delle aziende ULSS.) che prevede, con lo scadere del 2016 (anno di commissariamento), l’accorpamento delle Aziende Ulss del Veneto, fra cui l’unione delle Ulss 20, 21 e 22 in un’unica Azienda. 9 2.2 IL SISTEMA IMPRENDITORIALE VERONESE: STRUTTURA E TENDENZE Al 31.12.2015 le imprese registrate1 alla Camera di Commercio di Verona risultavano 96.143; l’analisi dell’andamento demografico delle imprese evidenzia un bilancio positivo (saldo tra iscrizioni e cancellazioni), pari a +191 imprese, in crescita rispetto al valore assoluto registrato nel 2014. Più della metà (il 54,3%) del tessuto produttivo veronese è costituito da imprese individuali; la quota delle società di capitale raggiunge il 23%, le società di persone rappresentano il 19,6% delle imprese, mentre le “altre forme” costituiscono il 2,8%. La distribuzione percentuale delle imprese registrate tra i diversi macrosettori economici evidenzia una incidenza pari al 16,6% per l’agricoltura (15.947 sedi di impresa), al 10,7% per il settore industriale, che comprende le attività manifatturiere in senso stretto e quelle estrattive, nonché le multiutilities (energia, reti idriche, rifiuti), complessivamente 10.299 imprese, al 15,3% per le costruzioni (circa 14.678 imprese). Il commercio conta 20.409 imprese registrate e arriva ad una quota del 21,2%, mentre i servizi di alloggio e ristorazione (bar, ristoranti) incidono per il 6,9% (6.651 imprese). Sono 18.620 le attività dei servizi alle imprese (il 19,4% del totale), esse comprendono i trasporti, i servizi di informazione e comunicazione, le attività finanziarie e assicurative, quelle immobiliari, le attività professionali e altri servizi alle imprese. I servizi alla persona (istruzione, sanità e assistenza sociale, attività artistiche, sportive e di intrattenimento, altre attività dei servizi) contano 5.716 imprese ed incidono sul totale per il 5,9%. I principali indicatori economici a livello territoriale mettono in evidenza la “terziarizzazione” dell’economia provinciale. Pur rimanendo di fondamentale importanza settori tradizionali come l’agricoltura, l’industria e le costruzioni, i servizi pesano sempre più a livello di numerosità di imprese, di occupazione e di valore aggiunto. Insieme al commercio e alle attività ricettive e turistiche, le attività di servizio alle imprese e alla persona dimostrano di essere capaci di creare nuove opportunità di impresa e di lavoro. GRAFICO 2.2/1 Provincia di Verona: Imprese registrate alla Camera di Commercio Industria, Artigianato e Agricoltura di Verona (CCIAA) al 31.12.2015. Composizione percentuale per macrosettore di attività economica. n.c.; 4,0% Servizi alla persona; 5,9% Agricoltura; 16,6% Servizi alle imprese; 19,4% Industria; 10,7% Servizio di alloggio e ristorazione; 6,9% Costruzioni; 15,3% Commercio; 21,2% Elaborazione Servizio Studi e Ricerca Camera di Commercio di Verona su dati infocamere 1 Per impresa registrata, secondo la definizione di Movimprese (analisi statistica trimestrale della nati‐mortalità delle imprese condotta da Infocamere) si intende l’impresa presente in archivio e non cessata, indipendentemente dallo stato di attività assunto (attiva, inattiva, sospesa, in liquidazione, fallita). L’impresa è invece attiva quando esercita l’attività e non risulta avere procedure concorsuali in atto. CAPITOLO 2 Il campo di intervento 10 Le imprese straniere2 attive registrate alla Camera di Commercio di Verona al 31.12.2015 risultavano 10.172 (il 10,6% delle imprese registrate), con un saldo di segno positivo di +390 imprese nel 2015. Di esse 2.693 erano imprese “comunitarie” (26,5%), 7.442 “extracomunitarie” (73,2%), 0,4% di “non classificate”. Le imprese individuali (7.790) costituiscono il 76,6% delle imprese straniere a Verona e il 14,9% del totale delle imprese individuali iscritte alla Camera di Commercio. Il 31,6% delle imprese classificate come extra UE opera nel commercio (2.348 imprese), il 26,0% (pari a 1.934) è concentrato nel settore delle costruzioni, il 7,5% (561 imprese) nelle attività manifatturiere. SCHEDA DI APPROFONDIMENTO: OCCUPAZIONE E MERCATO DEL LAVORO Nell’anno 2015 la media della rilevazione degli occupati, diffusa dall’ISTAT, è pari a 394mila unità, determinando un tasso di occupazione del 64,4%. Il tasso di disoccupazione è pari al 6,2% a fronte di un dato regionale del 7,1% e del dato nazionale pari all’11,9%. L’agricoltura conta circa 25mila occupati (il 6,4% del totale), l’industria (industria in senso stretto e costruzioni) 116mila occupati con una quota del 29,5%, infine i servizi occupano 253mila persone, coprendo di fatto il 64,1% degli occupati complessivi (Fonte: http://www.istat.it/it/archivio/occupati+e+disoccupati). Un indicatore significativo per valutare le prospettive della domanda di lavoro nel breve termine è costituito dagli interventi della Cassa Integrazione Guadagni3. Nella provincia di Verona, nel 2015, le ore autorizzate (ordinaria, straordinaria, in deroga), per settori macroeconomici sono state 9.794.475 registrando una riduzione su base annua pari a -37,1% rispetto al 2014. GRAFICO 2.2/2 Provincia di Verona: Occupati per settore economico. Composizione percentuale. Agricoltura; 6% Industria; 30% Servizi; 64% Uno sguardo più dettagliato sull’impatto della crisi a carico delle famiglie italiane si ricava dalle ultime pubblicazioni dell’Istat. Secondo il rapporto “La povertà in Italia. Anno 2015”, rispetto al 2014 l’incidenza di povertà relativa4 delle famiglie è rimasta stabile (da 10,3% a 10,4%); negli ultimi tre anni si è stabilizzata anche l’incidenza di povertà assoluta4 delle famiglie, attorno al 6% (6,1% nel 2015, pari a 1 milione 582 mila famiglie). In Italia 1 milione 131 mila minori (10,9%) vive in condizioni di povertà assoluta 2 Sono individuate come straniere le imprese la cui percentuale di partecipazione dei non nati in Italia è superiore al 50%. Il livello di partecipazione è misurato sulla base della natura giuridica dell’impresa, dell’eventuale quota di capitale sociale detenuta dalla classe di popolazione in esame e dalla percentuale della stessa presente tra gli amministratori o titolari di soci di impresa. Si precisa che i dati fanno riferimento ai “nati all’estero” e non alla cittadinanza.. Fonte: Rapporto 2016 sull’economia veronese, CCIA 2016. 3 La Cassa Integrazione Guadagni è una prestazione che integra o sostituisce la retribuzione dei lavoratori sospesi o che lavorano ad orario ridotto presso aziende in momentanea difficoltà produttiva. La Cassa Integrazione Guadagni può essere ordinaria (CIGO) o straordinaria (CIGS). La CIG ordinaria è un intervento a sostegno delle imprese in temporanea difficoltà, in cui è certa la ripresa dell'attività produttiva; essa è finanziata tramite un contributo fisso a carico del datore di lavoro. La CIG è straordinaria quando l'azienda deve fronteggiare processi di ristrutturazione, riorganizzazione, riconversione o in caso di crisi aziendale. Tale intervento straordinario può, inoltre, essere concesso anche a seguito di fallimento, concordato preventivo, liquidazione coatta amministrativa ed amministrazione straordinaria. La CIGS viene concessa per un periodo più lungo di quella ordinaria ed è finanziata, oltre che con un contributo del datore di lavoro, anche tramite un intervento dello Stato. In deroga, rientrano le aziende Artigiane non rientranti nella normativa sulla CIGS, le imprese industriali fino a 15 dipendenti, le imprese industriali con più di 15 dipendenti che non possono o non possono più (perché esaurite o perché superati i 36 mesi nel quinquennio) utilizzare le vigenti disposizioni in materia di ammortizzatori sociali. Aziende che pur utilizzando la CIGO o la CIGS hanno la necessità di sospendere i lavoratori apprendisti. 4 per povertà assoluta si intende l'incapacità di sostenere la spesa mensile minima necessaria ad acquistare beni e servizi che consentano uno standard di vita minimo accettabile nel contesto di appartenenza; la povertà relativa è la difficoltà ad acquisire beni e servizi in rapporto al livello economico medio di vita dell'ambiente o della nazione. 11 CAPITOLO 2 Il campo di intervento L’incidenza di povertà assoluta è più elevata nel Mezzogiorno (9,1%), seguono il Nord (5%) e il Centro (4,2%).Al Nord e al Centro la povertà tra le famiglie di stranieri è di oltre 6 volte superiore a quella delle famiglie di soli italiani, nel Mezzogiorno è circa tripla. L’incidenza di povertà assoluta scende all’aumentare del titolo di studio: se la persona di riferimento ha al massimo la licenza elementare (8,5%), l’incidenza è più del doppio di quella rilevata per chi è almeno diplomato (3,5%). Nel 2015 i minori che vivono in povertà assoluta sono 1 milione 131 mila (10,9%), quasi un punto percentuale in più rispetto al 2014 (10%). 2.3 LA POPOLAZIONE Dal 2005, anno in cui in Italia la popolazione straniera rappresentava solo il 3,8% del totale dei residenti, tale percentuale è andata crescendo fino a raggiungere l’8,2% nel 2015, con punte superiori al 10% al Centro e al Nord, a fronte del 3,6% del Mezzogiorno. L’aumento rispetto al 2014 è dello 0,1 per cento (fonte: Istat, Noi Italia 2016). Sul piano territoriale, la distribuzione degli stranieri residenti si conferma non uniforme, con la maggiore concentrazione al Nord (59,4%); seguono il Centro, con il 25,4% e il Mezzogiorno, con il 15,2%. Il Veneto, con il 10,4%, è nel 2015 la sesta regione in Italia per popolazione straniera, dopo Emilia-Romagna (12,1%), Lombardia (11,5%), Umbria (11%), Lazio (10,8%) e Toscana (10,5%) (fonte: Istat, Noi Italia 2016). In Ulss 20, nel 2015, gli stranieri rappresentano il 12,9% della popolazione residente, valore in calo rispetto al 2014, ma che comunque supera di 2,5 punti percentuali la media del Veneto (10,4%). In tabella 2.3/1 si osserva inoltre, dal 2012, un costante decremento delle nascite che, dallo stesso anno, risultano inferiori rispetto ai decessi. TABELLA 2.3/1 Bilancio demografico della popolazione residente nei comuni dell’Ulss 20: nuovi nati, decessi, totale iscritti all’anagrafe, percentuale di stranieri sulla popolazione totale residente (Fonte: ISTAT, Bilancio demografico al 31 dicembre di ogni anno, http://demo.istat.it/). NATI DECESSI RESIDENTI STRANIERI (%) 2011 4.440 4.332 459.536 11,4 2012 4.314 4.641 463.562 12,1 2013 4.165 4.459 472.295 13,1 2014 4.145 4.323 473.134 13,6 2015 4.129 4.869 471.887 12,9 Rispetto al costante e lieve aumento della fascia di popolazione anziana registrato fino al 2014, nel 2015 si nota una lieve riduzione sia della percentuale di persone di età superiore ai 65 anni (che passa dal 21,91% al 21,08%), che di quella superiore ai 75 anni (che passa dall’11,14% al 10,35%). Stabile invece la percentuale della fascia di età inferiore ai 15 anni, pari al 14,07%. TABELLA 2.3/2 Caratteristiche demografiche della popolazione residente nei comuni dell’Ulss 20: iscritti all’anagrafe con età inferiore a 15 anni, superiore o uguale a 65 e 75 anni e loro percentuale sul totale della popolazione; residenti con età superiore ai 100 anni (Fonte: ISTAT, Popolazione residente per età al 1° gennaio di ogni anno). < 15 ANNI % ≥ 65 ANNI % ≥ 75 ANNI % ≥ 100 ANNI 2011 67.712 14,28 97.572 20,58 49.219 10,30 120 2012 65.333 14,22 98.819 21,50 49.647 10,80 139 2013 65.836 14,20 100.134 21,60 50.330 10,86 154 2014 66.972 14,18 103.458 21,91 52.623 11,14 169 2015 66.604 14,07 99.716 21,08 48.946 10,35 180 CAPITOLO 2 Il campo di intervento 12 Il grafico n. 2.3/1 (Piramide di popolazione) illustra la struttura della popolazione dell’Ulss 20 per sesso e fascia d’età, con ripartizione italiani/stranieri. GRAFICO 2.3/1 Ulss 20. Distribuzione percentuale della popolazione residente per sesso e fascia d’età, anno 2015. Percentuali sul totale della popolazione. (Fonte: Istat, popolazione residente al 1° gennaio 2015). Tale ripartizione fa notare la diversa composizione delle due popolazioni. Mentre per la popolazione italiana la base si sta sempre più assottigliando rispetto alle fasce d’età degli adulti-anziani, la piramide di popolazione relativa agli stranieri è caratterizzata dalla marcata prevalenza delle fasce d’età dei giovaniadulti, con un progressivo incremento dei nuovi nati e dalla scarsa rappresentazione delle fasce d’età più anziane. Il grafico n. 2.3/2 mostra inoltre il cambiamento nella struttura e nell’entità della popolazione straniera residente in Ulss 20 nel corso di dieci anni (2005-2015). GRAFICO 2.3/2 Ulss 20. Distribuzione percentuale della popolazione straniera residente per sesso e fascia d’età, anno 2005 e anno 2015 (fonte: Istat, Popolazione residente straniera al 1° gennaio 2005 e al 1° gennaio 2015) 13 CAPITOLO 2 Il campo di intervento Utili indicatori della struttura di una popolazione sono l’indice di vecchiaia, l’indice di dipendenza strutturale e l’indice di dipendenza degli anziani. La tabella 2.3/3 mostra i dati degli ultimi 5 anni ed il grafico n. 2.3/3 evidenzia il confronto con l’anno 2005. L’indice di vecchiaia rappresenta un indicatore sintetico del grado di invecchiamento della popolazione e si calcola rapportando l’ammontare della popolazione anziana (>=65 anni) su quello dei bambini (<15 anni). Secondo i dati Istat (fonte: dati.istat.it) il valore medio dell’indice di vecchiaia dell’Italia nel 2015 è pari a 157,7; dagli ultimi dati confrontabili a livello europeo, relativi al 2013, il nostro Paese sarebbe il secondo più vecchio in Europa (UE 28), dopo la Germania (fonte: Istat, Noi Italia). Per il 2015 l’indice di vecchiaia dell’Ulss 20 è 149,7, vale a dire che per ogni 100 bambini risiedono 149,7 anziani. In tabella si nota come tale indice sia aumentato notevolmente dal 2011 al 2012, per poi rimanere pressoché stabile fino al 2014; nel 2015, invece, si registra una considerevole riduzione. In tabella, inoltre, si può notare il confronto tra popolazione italiana e straniera (nella quale, sempre per il 2015, risiedono in Ulss 20 9,9 anziani ogni 100 bambini, mentre per gli italiani tale valore è pari a 184,3 anziani ogni 100 bambini). Gli indici di dipendenza rapportano la quota di persone teoricamente dipendenti da un punto di vista economico alle persone in età da lavoro (la fascia attiva è considerata quella di età 15-65) e sono suddivisi in indice di dipendenza strutturale (che considera sia la fascia dei bambini che quella degli anziani) e indice di dipendenza degli anziani (che considera solo il carico degli anziani sulla fascia attiva). Per il 2015 nell’Ulss 20 l’indice di dipendenza strutturale è pari a 55,2, in linea con la media italiana (55,1) (fonte: dati.istat.it); vale a dire che 100 persone in fascia attiva sostengono 55,2 persone da loro dipendenti (circa una persona a carico ogni due attive). Interessante, per l’indice di dipendenza degli anziani, il confronto tra la popolazione italiana (circa 1 anziano a carico ogni 4 persone attive) e quella straniera (circa 1 anziano a carico ogni 40 persone attive). TABELLA 2.3/3 Indicatori di struttura della popolazione dell’Ulss 20: indice di vecchiaia e indici di dipendenza - strutturale ed anziani (fonte: ISTAT, elaborazione sui dati di Popolazione residente al 1° gennaio di ogni anno). INDICE DI VECCHIAIA INDICE DI DIPENDENZA STRUTTURALE INDICE DI DIPENDENZA ANZIANI complessivo italiani stranieri complessivo italiani stranieri complessivo italiani stranieri 2011 144,1 175,5 7,8 53,5 57,8 28,1 31,6 36,8 2 2012 151,3 180,2 8,5 55,6 59,7 29,5 33,5 38,4 2,3 2013 152,1 183,7 8,9 55,8 60,2 29,9 33,7 39 2,4 2014 154,5 190,0 8,9 56,5 61,3 30,3 34,3 40,6 2,5 2015 149,7 184,3 9,9 55,2 59,9 30,3 33,1 38,8 2,7 GRAFICO 2.3/3 Indice di vecchiaia e indici di dipendenza della popolazione dell’Ulss 20: confronto anni 2005-2015 (fonte: ISTAT, elaborazione sui dati di Popolazione residente al 1° gennaio dei rispettivi anni). 142,9% 149,7% 2005 50,7% 55,2% 2015 29,9% 33,1% Indice di vecchiaia CAPITOLO 2 Il campo di intervento Indice di dipendenza strutturale 14 Indice di dipendenza anziani Il grafico n. 2.3/4 illustra l’andamento dei residenti della sola città di Verona con età uguale o superiore ai cento anni, un indicatore sintetico che consente di apprezzare l’andamento della speranza di vita alla nascita. GRAFICO 2.3/4 Comune di Verona. Numero di residenti con età uguale o superiore ai cento anni (fonte: Comune di Verona, Annuario 2015). 114 100 95 92 74 79 63 58 49 28 31 34 41 38 33 35 38 40 40 35 33 26 19 7 8 4 6 12 7 5 6 4 6 9 10 7 8 7 6 6 3 8 4 10 10 10 12 15 13 13 13 6 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 Maschi Femmine La popolazione italiana è tra le più longeve sia a livello europeo che su scala mondiale. Da segnalare come, tuttavia, la speranza di vita alla nascita si sia ridotta nel 2015 a causa dell’aumento della mortalità registrato (stime 2015: 80,1 anni uomini; 84,7 anni donne). Tale aumento, verificatosi specialmente nei mesi invernali ed estivi dell’anno 2015 e nella popolazione sopra i 75 anni di età, pare in parte correlato a fattori epidemiologici connessi all’invecchiamento della popolazione e a fattori climatici (fonti: ISTAT, Indicatori demografici - stime per l’anno 2015; Rapporto annuale Istat 2016). Dalla tabella sottostante (Tabella 2.3/4), si nota come a livello nazionale il divario tra la speranza di vita alla nascita maschile e quella femminile stia diminuendo (differenza di 5,4 anni nel 2005 rispetto ai 4,6 anni del 2015). TABELLA 2.3/4 Italia e Provincia di Verona. Indicatori demografici per gli anni 2005 e 2015 (fonte: ISTAT, indicatori demografici). ITALIA 2005 VERONA 2005 ITALIA 2015 VERONA 2015 Età media 42,5 42,4 44,4 43,9 Tasso di natalità (‰) 9,6 10,4 8,0 8,6 Tasso di mortalità (‰) 9,8 9,0 10,7 9,9 Tasso di fecondità (n. medio figli per donna) 1,34 1,43 1,35 1,39* maschi 78,1 78,4 80,1 80,7* femmine 83,5 84,5 84,7 85,4* Speranza di vita alla nascita *Stime Istat sul Veneto In merito al fenomeno delle interruzioni volontarie di gravidanza (IVG), negli ultimi anni il tasso totale di IVG in Ulss 20 (calcolato sulla popolazione femminile in età fertile) ha mostrato una tendenza alla riduzione (2013 dato consolidato più recente disponibile, Tabella 2.3/5). 15 CAPITOLO 2 Il campo di intervento TABELLA 2.3/5 Ulss 20. Interruzioni volontarie di gravidanza (IVG) (fonte dati popolazione: ISTAT, elaborazione su Popolazione residente al 1° gennaio di ogni anno; fonte dati IVG Ulss 20: Controllo di Gestione Ulss 20). N. CASI IVG POPOLAZIONE IN ETÀ FERTILE (15-49 ANNI) TASSO IVG(%) Totale Donne italiane Donne straniere Totale Italiane Straniere Totale Donne italiane Donne straniere 2011 720 345 375 107.505 87.108 20.397 0,67 0,4 1,84 2012 718 352 366 103.000 85.060 17.940 0,7 0,41 2,04 2013 642 303 339 103.417 84.717 18.700 0,62 0,36 1,81 2014* 594 283 311 104.054 83.832 20.222 0,57 0,34 1,54 2015** 522 249 273 82.397 20.441 0,51 0,30 1,34 102.838 *2014: dati provvisori (la mobilità passiva extraregionale, ossia la quota di donne residenti in Ulss 20 che effettua IVG in strutture di altre Regioni, è provvisoria) **2015: dati incompleti (la mobilità passiva extraregionale non è disponibile) L'entità del fenomeno è particolarmente accentuata nel caso di donne con cittadinanza straniera: infatti, nonostante il numero assoluto di IVG effettuate da queste e dalle donne italiane sia sostanzialmente comparabile, la popolazione di donne straniere in età fertile è circa un quarto rispetto alla popolazione delle donne italiane, ragion per cui il tasso di IVG (calcolato in base alle rispettive popolazioni) risulta più che quadruplicato nella popolazione delle donne straniere. 2.4 LA MORTALITÀ 2.4.1 LA MORTALITÀ GENERALE VENETO Tra i residenti nel Veneto nel corso dell’anno 2014 si sono registrati 45.389 decessi, di cui 21.678 (47,8% del totale) in soggetti di sesso maschile e 23.711 (52,2%) in Veneto 2014: tumori e persone di sesso femminile (fonte: http://www.sermalattie del sistema cirveneto.it/public/mortalita/tabD_frequenze_assolute/icd10/Regione/H colatorio causano circa i TML2014.html). Per quanto riguarda le principali cause di morte due terzi dei decessi. registrate in Regione nel 2014, circa due terzi dei decessi sono imputabili a tumori e malattie del sistema circolatorio. Nelle femmine sono nettamente prevalenti le malattie del sistema circolatorio (38,6% dei decessi) seguite da tumori (26%), malattie respiratorie (6,9%) e disturbi psichici (5,9%), mentre nei maschi, ormai da alcuni anni, i decessi per tumore hanno superato quelli per malattie circolatorie (35,8% e 32% rispettivamente). GRAFICO 2.4.1/1 GRAFICO 2.4.1/2 Regione Veneto. Mortalità per malattie del sistema circolatorio: tasso standardizzato per sesso (per 100.000), anni 2011-2014. Popolazione standard: Veneto, 1° gennaio 2007 (fonte: Sistema Epidemiologico Regione del Veneto - SER). Regione Veneto. Mortalità per tumori: tasso standardizzato per sesso (per 100.000), anni 2011-2014. Popolazione standard: Veneto, 1° gennaio 2007 (fonte: Sistema Epidemiologico Regione del Veneto - SER). 383,5 390,4 351,9 257,6 2011 260,2 239,2 2012 Maschi CAPITOLO 2 Il campo di intervento 2013 383,2 375,1 366,5 208,3 204,7 197,6 191,5 2011 2012 2013 2014 351 345,6 225 2014 Maschi Femmine 16 Femmine Il tumore maligno della trachea, dei bronchi e del polmone risulta nel 2014 la principale causa neoplastica di morte nei maschi (1.790 decessi) e la seconda nelle femmine (779 decessi). Il tumore maligno del colon-retto è la seconda causa di morte per neoplasia nei maschi (760 decessi) e la terza nelle femmine (604 decessi). Il tumore maligno della mammella è, tra le neoplasie, la principale causa di morte nelle femmine: nel 2014 si sono registrati 983 decessi. ULSS 20 Si può notare come anche nell’Ulss 20 i tumori e le malattie del sistema circolatorio causino da soli circa i 2/3 delle morti (63%). Le cause di morte legate al sistema cardiocircolatorio restano al primo posto. GRAFICO 2.4.1/3 Ulss 20. Mortalità totale per gruppi di cause. Frequenza relativa (%), anno 2014 (fonte: Controllo di Gestione Ulss 20). 35,34% 29,40% 7,75% 0,79% Altro 0,72% Accidenti da trasporto Mal. apparato genito-urinario 1,82% Autolesione intenzionale 5,57% 2,91% Malattie infettive parassitarie 3,77% Disturbi psichici e comportamentali Mal. endocrine, nutrizionali e.. 4,26% Mal. dell'apparato digerente 3,61% Mal. del sistema nervoso Mal. dell'apparato respiratorio Tumori Mal. del sistema circolatorio 4,05% TABELLA 2.4.1/1 Ulss 20. Tassi grezzi di mortalità generale per grandi gruppi di cause (per 100.000) (fonte: Controllo di Gestione Ulss 20). 2010 Cause Malattie infettive e parassitarie Tumori Mal. Endocrine, nutrizionali e metaboliche Disturbi psichici e comportamentali Mal. del sistema nervoso Mal. del sistema circolatorio n° decessi 2011 tasso grezzo 2012 n° decessi tasso grezzo n° decessi 2013 tasso grezzo n° decessi 2014 tasso grezzo n° decessi tasso grezzo 90 19,1 100 21,1 97 20,4 115 24,1 126 26,7 1.319 279,3 1.323 279 1.373 288,6 1302 273,4 1.271 269,1 170 36 158 33,3 174 36,5 156 32,8 156 33 135 28,6 139 29,3 170 35,7 151 31,7 163 34,5 175 37,1 189 39,9 219 46 229 48,1 175 37 1.604 339,7 1.518 320,1 1.619 340,3 1478 310,3 1.528 323,5 Mal. dell'apparato respiratorio 320 67,8 337 71,1 375 78,8 392 82,3 335 71 Mal. dell'apparato digerente 159 33,7 172 36,3 187 39,3 154 32,3 184 39 Mal. apparato genito-urinario 68 14,4 68 14,3 79 16,6 104 21,8 79 16,7 Accidenti da trasporto 36 7,6 35 7,4 36 7,5 24 5,0 34 7,2 Autolesione intenzionale 34 7,2 34 7,2 39 8,1 37 7,8 31 6,6 237 50,2 217 45,8 237 49,8 269 56,5 241 51 Altro TOTALE 4.347 4.290 17 4.605 4.411 4323 CAPITOLO 2 Il campo di intervento Come si può notare dal grafico 2.4.1/4, nel periodo dal 1984 al 2014 per i residenti italiani nel comune di Verona l’età media alla morte è aumentata di più di 10 anni (da 71,4 a 81,8). GRAFICO 2.4.1/4 Comune di Verona. Età media alla morte dei residenti italiani (dati non disponibili per l’anno 2012). 81,5 80,0 80,3 81,8 81,8 80,8 ♀ 84,2 ♂ 79,0 80,9 79,0 78,1 78,5 78,4 78,1 77,5 76,5 78,1 77,0 76,0 74,9 75,3 75,2 75,0 73,6 72,9 72,6 73,8 72,5 73,7 72,9 72,4 2014 2013 2011 2010 2009 2008 2007 2006 2005 2004 2003 2002 2001 2000 1999 1998 1997 1996 1995 1994 1993 1992 1991 1990 1989 1988 1987 1986 1985 1984 71,4 ITALIA ANNO 2015 E VENETO ESTATE 2015: CENNI Una considerazione a parte merita l’aumento della mortalità registrato in Italia nel 2015, come anche in altri paesi europei. Secondo i dati ISTAT in Italia nel 2015 si sono verificati 653.000 decessi, 54.000 in più dell’anno precedente (+9,1 %). Tale eccesso di mortalità rispetto al 2014 è più evidente nei mesi invernali ed estivi, specialmente febbraio (+18,9%) e luglio (+20,3%) ed è attribuibile per l’85% alla popolazione sopra i 75 anni di età. Di conseguenza, rispetto al 2014, nel 2015 aumenta la stima del tasso di mortalità della popolazione residente (seppure in linea con le oscillazioni congiunturali recenti) e diminuisce lievemente la speranza di vita (fonte: ISTAT, rapporto annuale 2016). Il mondo scientifico sta avanzando diverse ipotesi per spiegare gli eccessi di mortalità suddetti. Fra queste, citiamo l’invecchiamento progressivo della popolazione e la presenza di un numero sempre maggiore di “grandi anziani” che, associata ad altri fattori favorenti (ad esempio climatici ed epidemiologici), aumenterebbe la quota di popolazione fragile, maggiormente a rischio di morire, anticipandone quindi il decesso. Per quanto non sia possibile, al momento della stesura della presente Relazione Sanitaria, riportare per il 2015 dati consolidati di mortalità specifici per il Veneto o per l’Ulss 20, si ritiene comunque utile richiamare il documento pubblicato dal Sistema Epidemiologico Regionale (SER) sulla mortalità registrata nell’estate 2015 nei capoluoghi di provincia e in alcuni Comuni maggiori del Veneto (SER “Estate 2015: mortalità nei Comuni capoluogo di provincia ed in altri Comuni maggiori” http://www.serveneto.it/public/File/documents/rapporti/Mortalit%C3%A0Estate2015.pdf). Dal report emerge un aumento dei decessi nell’estate 2015, caratterizzata da intense e prolungate ondate di calore, rispetto alla media del periodo 2011-2014, soprattutto nei mesi di luglio e agosto, in corrispondenza di picchi di disagio climatico (identificati attraverso il calcolo di un indicatore che considera sia temperatura che umidità) e nella popolazione di 75 anni e oltre. L’effetto delle ondate di calore di luglio sull’aumento della mortalità è stato evidenziato anche nella popolazione al di sotto dei 75 anni. CAPITOLO 2 Il campo di intervento 18 2.4.2 LA MORTALITÀ INFANTILE In Italia il tasso di mortalità infantile (nel primo anno di vita) tra i bambini residenti italiani (2,9 per 1.000 nati vivi) è inferiore a quello dei bambini residenti stranieri (4,3 per 1.000 nati vivi) (fonte: ISTAT, Focus: la mortalità dei bambini in Italia ieri e oggi. Anni 1887-2011). La tabella 2.4.2/1 mostra i dati relativi al tasso di mortalità infantile entro il primo anno di vita nell’Ulss 20, con fluttuazioni annuali ampie perché legate a numeri esigui. La maggior parte dei decessi è associata principalmente a prematurità estrema e a gravi patologie congenite. TABELLA 2.4.2/1 Ulss 20. Tasso complessivo di mortalità infantile (entro il primo anno di vita) nella popolazione residente, su 1.000 nati (fonte dati: schede ISTAT di morte Ulss 20; bilancio demografico ISTAT). ANNO NATI VIVI DECESSI ENTRO IL 1° ANNO TASSO DI MORTALITÀ INFANTILE (‰) 2011 4.440 15 3,38 2012 4.314 24 5,56 2013 4.165 17 4,08 2014 4.145 12 2,9 2015 4129 10 2,42 Anche in Ulss 20, nonostante i numeri assoluti dei decessi nel primo anno di vita siano comparabili tra bambini stranieri5 ed italiani (Grafico 2.4.2/1), essendo la popolazione straniera rappresentata in misura inferiore, i tassi di mortalità infantile rispecchiano lo sbilanciamento segnalato dal dato nazionale, evidenziando una maggiore vulnerabilità nei bambini di cittadinanza straniera (il tasso di mortalità infantile nei residenti stranieri risulta più che doppio rispetto a quello nei residenti italiani) (Tabella 2.4.2/2). Secondo l’analisi dell’Istat, tale divario percentuale non è dovuto a differenti cause di morte, ma può essere in parte spiegato dal minor ricorso all’aborto terapeutico (cioè dopo 90 giorni dal concepimento) fra le straniere (l’1,5% sul totale aborti) rispetto alle italiane (4%) (fonte: ISTAT, Focus: la mortalità dei bambini in Italia ieri e oggi. Anni 1887-2011). GRAFICO 2.4.2/1 Ulss 20. Bambini residenti morti entro l’anno di vita, suddivisi tra italiani e stranieri (anni 2011-2015) (fonte dati: schede ISTAT di morte Ulss 20). 7 8 6 6 17 9 2011 9 2012 2013 Stranieri 5 6 5 2014 2015 Italiani 5 Sono considerati residenti “stranieri” i bambini nati da entrambi i genitori stranieri 19 CAPITOLO 2 Il campo di intervento TABELLA 2.4.2/2 Ulss 20. Residenti nati vivi e deceduti entro il primo anno di vita, suddivisi tra italiani e stranieri e relativi tassi di mortalità infantile, su 1.000 nati vivi (fonte dati: schede ISTAT di morte Ulss 20; bilancio demografico ISTAT). NATI VIVI DECESSI ENTRO 1° ANNO TASSI DI MORTALITÀ INFANTILE RAPPORTO TRA TASSI (STRANIERI/ITALIANI) ITALIANI STRANIERI ITALIANI STRANIERI ITALIANI STRANIERI 2011 3.245 1.195 9 6 2,77 5,02 1,81 2012 3.157 1.157 17 7 5,38 6,05 1,12 2013 3.062 1.103 9 8 2,94 7,25 2,47 2014 2.988 1.157 6 6 2,01 5,19 2,58 2015 3057 1072 5 5 1,64 4,66 2,84 2.4.3 MORTALITÀ EVITABILE Sono considerate evitabili quelle cause di morte che si potrebbero ridurre in maniera consistente o addirittura eliminare con adeguati interventi di prevenzione, cura e riabilitazione. La mortalità evitabile è quindi un indicatore correlato con le abitudini di vita, con lo stato dell’ambiente in cui si vive e si lavora e con l’efficacia del servizio sanitario stesso. Può essere utilizzata per individuare le cause che determinano gli eventi, consentendo di approntare adeguati interventi preventivi. TABELLA 2.4.3/1 Ulss 20. Mortalità evitabile prevenibile con gli screening oncologici (numero assoluto di decessi) (fonte: Controllo di Gestione Ulss 20). 2010 2011 2012 2013 2014 Cancro della mammella 94 81 86 94 82 Cancro del colon-retto 133 157 133 132 136 3 2 2 7 4 Cancro del collo dell’utero TABELLA 2.4.3/2 Ulss 20. Mortalità evitabile (numero assoluto di decessi) (fonte: Controllo di Gestione Ulss 20; Osservatorio sulle Intossicazioni da CO – Ulss 20; INAIL). 2010 2011 2012 2013 2014 2015 Incidenti stradali 36 35 36 24 34 n.d. AIDS Intossicazione da monossido di carbonio accidentale in ambiente domestico * 8 7 7 3 1 n.d. 0 0 0 0 0 0 Infortuni sul lavoro** 6 2 6 3 5 7 n.d.= dato non disponibile; * Fonte: Osservatorio sulle Intossicazioni da CO – Ulss 20; ** Fonte: SPISAL - Ulss 20 CAPITOLO 2 Il campo di intervento 20 CAPITOLO 3 L’Ambiente Urbano Parole chiave: inquinamento atmosferico, PM10, salute e inquinamento dell’aria, risanamento aria, Piano risanamento aria, bike sharing, spazi verdi, disagio abitativo, scuole, asili nido, carceri, piscine, invalidi civili, visite fiscali, valutazione sinistri, disuguaglianze in salute. PREMESSA La popolazione che vive nelle città è sempre più numerosa: in Europa quasi un terzo della popolazione (72%) vive in aree urbane (fonte: Eurostat Regional yearbook 2015). In Europa 3/4 della popoCome riportato nelle serie storiche dell’Istat, il centro abitato della lazione vive in città città di Verona, che contava 70 mila persone nel 1901, è arrivato al Censimento del 2011 a contarne 242 mila (fonte: http://seriestoriche.istat.it). La salute della popolazione urbanizzata rappresenta, quindi, un problema da considerare in modo specifico sia per numero di persone coinvolte sia per le ricadute maggiori che hanno i determinanti di salute positivi o negativi. In questa chiave vanno interpretati alcuni argomenti di questa relazione che riguardano: l’ambiente fisico (qualità dell’aria, condizioni climatiche, strumenti urbanistici); l’ambiente costruito (disagio abitativo, traffico, funzioni urbane); l’ambiente sociale (comportamenti individuali e stili di vita collettivi, immigrazione, disuguaglianze di salute legate a disuguaglianze sociali). 3.1 INQUINAMENTO ATMOSFERICO L’interesse per questo fattore di rischio sanitario ambientale è dovuto alle seguenti circostanze: gli inquinanti atmosferici determinano effetti sulla popolazione indipendentemente dalla volontà del singolo individuo; la gravità degli effetti sulla salute umana, sia a breve che a lungo periodo, è direttamente proporzionale alla concentrazione degli inquinanti e al tempo e/o modalità di esposizione; l’esposizione ad inquinanti atmosferici può potenziare l’azione di altri fattori di rischio, sia comportamentali che ambientali (es. fumo di sigaretta, radon). All’inquinamento atmosferico è attribuibile una quota rilevante di morbosità acuta e cronica (in particolar modo in riferimento a manifestazioni respiratorie e cardiovascolari) e una diminuzione della speranza di vita dei cittadini che vivono in aree con livelli di inquinamento elevato. Secondo l’OMS, l’inquinamento atmosferico ambientale causa nel mondo circa 3.7 milioni di decessi all’anno, 800.000 solo in Europa. In termini di mesi di vita persi, l’inquinamento accorcia mediamente la vita di ciascun italiano di 10 mesi; 14 per chi vive al Nord, 6,6 per gli abitanti del Centro e 5,7 al Sud e isole. Gli effetti sono maggiori al Nord e il solo rispetto dei limiti di legge salverebbe 11.000 vite all’anno (fonte: Progetto VIIAS, vedi più avanti). In Veneto, a causa della somma degli effetti generati dalle diverse sorgenti di emissione in atmosfera e dalle condizioni atmosferiche di elevata stabilità e scarsa circolazione dei venti, si rilevano situazioni di superamento dei valori limite stabiliti dal Decreto Legislativo 155/2010 per gli inquinanti atmosferici soprattutto in relazione alle polveri sottili (tale decreto ha stabilito in 50 µg/m3 il valore limite giornaliero per la protezione della salute umana per il PM10, da non superare per più di 35 giorni l'anno). 21 FIGURA 3.1/1 Veneto, mappa delle emissioni di PM10 (fonte: INEMAR VENETO 2010). Come riportato nel grafico 3.1/1, i dati dell’Inventario Regionale delle Emissioni in Atmosfera in Regione Veneto evidenziano che le fonti principali di emissioni di PM10: Il 44% generato PM10 in atmosfera, nella provincia di Verona, sono la combustione dalla combustione non non industriale (44% delle emissioni) ed il trasporto su strada (28%) industriale, il 28% dal tra(fonte: ARPA VENETO - REGIONE VENETO - maggio 2015. INEMAR VEsporto su strada NETO 2010 - Inventario Regionale delle Emissioni in Atmosfera in Regione Veneto, edizione 2010 – dati in versione definitiva. ARPA Veneto - Osservatorio Regionale Aria, Regione del Veneto - Dipartimento Ambiente, Sezione Tutela Ambiente, Settore Tutela Atmosfera). GRAFICO 3.1/1 Provincia di Verona, principali fonti emissive di PM10 per macrosettore (fonte: ARPA VENETO, maggio 2015). Altre sorgenti e Processi produttivi; assorbimenti; 1,96% 2,60% Trattamento e Uso di solventi; 1,05% smaltimento rifiuti; 0,06% Produzione energia e trasformazione; 0,06% Combustione nell'industria; 3,02% Altre sorgenti mobili e macchinari; 5,69% Combustione non industriale; 44,42% Agricoltura; 13,07% Trasporto su strada; 28,07% CAPITOLO 3 L’Ambiente Urbano 22 Nella nostra realtà costituiscono fonti sicuramente rilevanti anche alcune industrie di grosse dimensioni, l’aeroporto Valerio Catullo di Villafranca e le autostrade che attraversano il territorio, spesso in stretta contiguità con quartieri residenziali. Industrie e strade Sulla base dei dati diffusi dall’ARPAV regionale, nel corso del 2015 nella città di Verona, postazione di Corso Milano (stazione fissa di “traffico urbano”), si sono verificati 65 superamenti del limite giornaliero di 50 µg/m3 di PM10. Si registra pertanto un’inversione del trend di riduzione degli ultimi anni. Nella stazione fissa di “fondo urbano” del Giarol Grande, che dal 2015 sostituisce la centralina di “fondo urbano” di Cason, si sono verificati invece 5 superamenti. Nella postazione di San Bonifacio, in cui dal 2010 è iniziata la misurazione giornaliera delle polveri sottili, nel 2015 si è registrato un numero di superamenti del limite giornaliero di PM10 (50 µg/m 3) pari a 77, rispetto ai 36 del 2014 (73 superamenti nel 2013, 94 nel 2012). La concentrazione di polveri sottili è fortemente influenzata dalle condizioni atmosferiche, assumendo valori più elevati in presenza di inversioni termiche, nei mesi invernali e nelle ore più fredde. Il mese più critico è stato marzo, con numerosi superamenti del valore limite giornaliero e concentrazioni medie mensili più elevate. GRAFICO 3.1/2 Verona. Numero di superamenti del limite giornaliero di 50 µg/m3 di PM10 nelle postazioni di Corso Milano e di Cason. 216 191 139 131 129 126 122 104 92 89 69 83 80 79 68 50 62 52 65 43 40 5 2005 2006 2007 Corso Milano 2008 2009 Cason 2010 2011 Giarol Grande 2012 2013 2014 2015 Limite annuo superamenti (35) Oltre al numero di superamenti del limite, l’andamento delle concentrazioni medie annuali del PM10 è, secondo l’OMS, l’indicatore più adatto per valutare gli effetti di salute correlati al particolato; dato che le polveri sottili hanno un impatto sulla salute anche a concentrazioni minime, l’obiettivo è quello di raggiungere il livello più basso possibile (le linee guida riportano come indicativo un valore obiettivo di 20 µg/m3) (fonte: WHO, Ambient (outdoor) air quality and health - Fact sheet N°313 Updated March 2014). I grafici sottostanti mostrano i valori di tale indicatore per le principali stazioni di rilevamento del Veneto (grafico 3.1/3) e dell’ULSS20 (grafico 3.1/4). Nella nostra ULSS la concentrazione media annuale risulta in controtendenza rispetto alla graduale riduzione riscontrata negli scorsi anni. 23 CAPITOLO 3 L’Ambiente Urbano GRAFICO 3.1/3 Regione Veneto. Particolato PM10. Medie annuali confrontate con il valore limite per la protezione della salute umana nelle stazioni di tipologia “traffico” e “industriale”, anno 2015 (fonte: ARPAV, Relazione regionale della qualità dell’aria – anno di riferimento 2015). 41 40 36 VR 40 TV VI Valore LIMITE annuale (40 µg/m3 ) VE-V.Tagliamento RO VE-Malcontenta VI-San Felice San Bonifacio VR-B.go Milano Este PD-Granze PD-Arcella µg/m3 42 36 33 PD 39 TV-S.Agnese 38 RO-centro 38 VE Valore OBIETTIVO annuale (20 µg/m3 ) GRAFICO 3.1/4 ARPA Veneto. Concentrazioni medie annuali di PM10 nelle stazioni di rilevamento di Corso Milano, Cason e San Bonifacio; andamento 2010-2015. 50 48 41 38 41 37 36 35 36 36 31 32 31 37 32 29 27 2010 2011 VR - Borgo Milano (TU) 2012 2013 San Bonifacio (BU) 2014 2015 VR - Cason (BR/BS) Tipologia della stazione di rilevamento: TU = traffico urbano; BU = background urbano (o fondo urbano); BR/BS = background rurale/suburbano. Il dato per la stazione Cason è disponibile fino al 2014 (dal 2015 è stata sostituita dalla stazione Giarol Grande). Il D.Lgs. 155/2010, oltre alla rilevazione dei valori di PM10, prescrive l'obbligo di installare punti di campionamento in siti fissi per misurare i livelli di concentrazione di PM2.5; per questo particolato, il valore di concentrazione media annuale di 25 µg/m3, considerato prima valore obiettivo, dal 2015 rappresenta invece un valore limite per la protezione della salute umana. Nel 2015 in Veneto, in analogia con quanto accaduto per il PM10, le concentrazioni di PM2.5, a causa delle condizioni meteorologiche poco favorevoli alla dispersione delle polveri, sono aumentate. CAPITOLO 3 L’Ambiente Urbano 24 Nella stazione di Cason, l’unica che misura questo inquinante, le rilevazioni degli ultimi 10 anni oscillano tra i 21 e i 28 µg/m3 (per il 2015 il valore è pari a 26 µg/m3), sempre a ridosso del valore limite (fonte: ARPA Veneto). Per quanto riguarda il benzene, la principale fonte di emissione è rappresentata dai veicoli a motore, che lo immettono nell’aria con i gas di scarico, seguita dalle emissioni di solventi prodotte da attività artigianali ed industriali. Il benzene è uno dei composti aromatici più tossici, cancerogeno accertato per l’uomo. Dall'analisi dei dati delle 11 stazioni attive nel 2015 in Veneto si desume un quadro positivo per l’andamento di tale inquinante, in quanto né le stazioni di Traffico, né quelle di Background sono state interessate dal superamento del valore limite annuale per la protezione della salute umana, pari a 5 μg/m3. In merito alla postazione di Corso Milano si è registrato un trend in diminuzione nel corso degli anni, fino ad arrivare nel 2015 al valore più basso rilevato, pari a 0,4 µg/m3 (grafico 3.1/5) (fonte: ARPA Veneto - Indicatori ambientali). GRAFICO 3.1/5 Benzene, stazione di rilevamento di VR – Corso Milano. Concentrazione media annuale (in µg/m3), andamento 2002-2015 (fonte: ARPA Veneto). 6,8 6,0 4,7 4,0 4,0 3,0 3,1 2,2 1,8 1,4 1,1 1,0 0,6 0,4 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 EFFETTI SULLA SALUTE DELL’INQUINAMENTO ATMOSFERICO Gli effetti acuti, o a breve termine (aumento della mortalità giornaliera escluse le morti accidentali, aumento dei ricoveri in ospedale per malattie respiratorie e cardiocircolatorie, aumento degli attacchi di asma e dell’uso di farmaci broncodilatatori negli asmatici), si manifestano nella popolazione in risposta agli incrementi di breve periodo (orari o giornalieri) delle concentrazioni degli inquinanti e nei giorni immediatamente successivi. I risultati delle indagini epidemiologiche in varie città negli Stati Uniti e in Europa hanno dimostrato che ad ogni incremento degli inquinanti atmosferici è associato, nei giorni immediatamente successivi, un incremento di eventi negativi per la salute I risultati delle indagini epidemiologiche condotte in varie città negli Stati Uniti e in Europa hanno dimostrato che ad ogni incremento degli inquinanti atmosferici è associato, nei giorni immediatamente successivi, un incremento di eventi negativi per la salute, in misura maggiore di tipo respiratorio e cardiaco. Gli effetti cronici sono la conseguenza di un’esposizione di lungo periodo e comprendono sintomi respiratori cronici quali tosse e catarro, diminuzione della capacità polmonare, aumento della bronchite e dei disturbi respiratori nei bambini, bronchite cronica e tumore polmonare. Bambini, anziani e soggetti malati rappresentano gruppi di popolazione ad alta vulnerabilità agli effetti dell’inquinamento atmosferico. In particolare nelle persone con condizioni di salute più compromesse, come i malati di patologie cardiache e respiratorie, l’esposizione ad inquinanti atmosferici peggiora la prognosi e aumenta la probabilità di morte, mentre i bambini risultano avere una più alta suscettibilità degli adulti verso gli inquinanti atmosferici. 25 CAPITOLO 3 L’Ambiente Urbano È stato infatti dimostrato che i bambini che abitano in prossimità di strade ad alto traffico veicolare (entro un raggio di 500 metri) possono presentare sostanziali carenze di sviluppo dell’apparato respiratorio che si traducono in deficit della funzione polmonare misurati al termine dello sviluppo. Associazione tra esposizione all’inquinamento atmosferico ed insorgenza di malattie respiratorie e cardiovascolari Con sempre maggiore evidenza dalla letteratura scientifica emerge un’associazione tra esposizione all’inquinamento atmosferico ed insorgenza di malattie dell’apparato cardiocircolatorio, tanto che l’American Heart Association identifica tale esposizione come un significativo fattore emergente di rischio cardiovascolare. Viceversa i decrementi dei livelli di inquinamento atmosferico si traducono in miglioramenti delle condizioni di salute: una riduzione delle concentrazioni di PM2,5 è associata ad un ridotto rischio di mortalità (totale, cardiovascolare, da cancro del polmone), ad un aumento dell’aspettativa di vita e ad una migliore prognosi a lungo termine dei soggetti affetti da insufficienza cardiaca. Nel corso del 2013 sono stati resi noti i risultati del progetto ESCAPE (European Study of Cohorts for Air Pollution Effects, www.escapeproject.eu ENV.2007.1.2.2.2) relativi agli effetti sulla salute di esposizioni di lungo periodo agli inquinanti atmosferici (PM 10, PM 2,5, NO2, NOx) in diversi paesi europei, tra i quali l’Italia. Lo studio ha evidenziato che l’esposizione a lungo termine al particolato fine si associa ad un aumento della mortalità e, in particolare, ad un aumento della comparsa di tumore polmonare e di ictus. Per ogni incremento nell’esposizione di 10 microgrammi per metro cubo di PM10 il rischio di sviluppare un tumore al polmone risulta aumentato del 22%, mentre per ogni incremento di 5 microgrammi per metro cubo di PM2.5 il rischio aumenta del 18%. Tali effetti sono più evidenti per un tipo particolare di tumore (l’adenocarcinoma) che è il solo tipo di tumore polmonare che si sviluppa anche in un numero sostanziale di non fumatori. Non si sono invece rilevate associazioni tra l’esposizione a biossido di azoto e il tumore al polmone. Lo studio conferma che non sembra esserci una soglia di concentrazione delle polveri al di sotto della quale l'effetto cancerogeno, per quanto di piccola entità, si annulli. Il recentissimo Progetto VIIAS (www.viias.it - VIIAS: metodi per la Valutazione Integrata dell’Impatto Ambientale e Sanitario dell’inquinamento atmosferico) integra le competenze in materia ambientale e sanitaria nel contesto italiano, al fine di disporre di un sistema di valutazione integrata degli effetti ambientali e sanitari dell’inquinamento atmosferico in grado di valutare la situazione esistente e i possibili scenari futuri nel contesto nazionale. Il progetto ha fornito una stima del numero di decessi attribuibili all’inquinamento atmosferico in Italia e ha quantificato i mesi di vita persi all’anno di riferimento (2005) e quelli guadagnati nei diversi scenari futuri (Figura 3.1/2) ipotizzando che i limiti alle concentrazioni di inquinanti, imposti dalla legislazione europea e nazionale, vengano rigorosamente rispettati. TABELLA 3.1/2 Sintesi dei risultati del progetto VIIAS sull'esposizione della popolazione e sulla mortalità attribuibile all'inquinamento atmosferico (Tratta da: “La Valutazione Integrata dell’Impatto dell’Inquinamento atmosferico sull’Ambiente e sulla Salute in Italia (VIIAS) Executive Summary. Roma, 4 giugno 2015”). 2005 PM2,5 NO2 O3 (aprile – settembre) Esposizione della popolazione Mortalità genera- (µg/m3) Decessi attribuibili le Mesi di vita persi Esposizione della popolazione Mortalità genera(µg/m3) le Decessi attribuibili Mortalità malattie Esposizione della popolazione apparato respira- (µg/m3) torio Decessi attribuibili 2010 2020 CLE (1) 2020 CLE + 2020 CLE + Target 1 (2) Target 2 (3) 20,1 15,8 18,1 16,2 14,5 34.552 9,7 21.524 5,5 28.595 7,7 23.170 5,9 18.511 4,2 24,7 17,9 16,6 16,1 13,3 23.387 11.993 10.117 9.021 5.247 105,1 108,2 97,0 1.707 1.858 1.320 (1) Scenario previsto per il 2020 secondo la legislazione corrente (CLe) | (2) Target 1: rispetto dei limiti previsti dalla CE (25 µg/m3) | (3) Target 2: riduzione del 20% delle concentrazioni stimate CAPITOLO 3 L’Ambiente Urbano 26 Si ricorda che il principale fattore di rischio per lo sviluppo del tumore al polmone rimane il fumo di tabacco - gli uomini che fumano hanno un rischio di sviluppare il Il fumo di tabacco è il tumore di 23 volte superiore a quelli che non fumano. Il rischio principale fattore di riassociato all’esposizione alle polveri è dunque molto inferiore (22% schio per tumore polmoper un aumento di 10 microgrammi per metro cubo di PM10 stimato nare in questo studio), ma il suo impatto è rilevante in quanto risulta essere esposta l’intera popolazione. Sulla base di queste considerazioni, questo Dipartimento ritiene necessaria l’adozione di piani organici di intervento per ridurre l’esposizione della popolazione agli inquinanti atmosferici, individuando prioritariamente le zone a maggior rischio. In conformità a quanto evidenziato dall’OMS, si richiede non tanto di adottare interventi emergenziali, quanto di progettare azioni strutturali e permanenti, come indicato dalla Comunità Europea per lo sviluppo dei piani di azione di qualità dell’aria. Benché il problema dell’inquinamento sfugga in gran parte al controllo degli individui e dipenda prevalentemente da strategie e azioni collettive, è molto importante che tutti i cittadini siano preventivamente informati, coinvolti nelle decisioni e supportati nella scelta di tenere comportamenti responsabili. Nel sito del Dipartimento sono reperibili ulteriori informazioni sugli effetti sanitari dell’esposizione all’inquinamento atmosferico e sulle precauzioni comportamentali individuali da adottare nelle situazione critiche conseguenti ad elevate concentrazioni di inquinanti invernali (PM10) o estivi (O3), fra cui il decalogo dell’Istituto Superiore di Sanità sulle “10 cose da fare durante le emergenze inquinamento”. https://edilizia.ulss20.verona.it/iweb/1356/categorie.html PIANO DI AZIONE E RISANAMENTO DELLA QUALITÀ DELL'ARIA (PQA) E PROPOSTE DI MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ DELL’ARIA DEL COMUNE DI VERONA Per approfondimenti consultare la relazione http://prevenzione.ulss20.verona.it/iweb/1330/argomento.html sanitaria del 2014, al link: IL BIKE SHARING Il 10 marzo 2012 è stato inaugurato il servizio di Bike Sharing del Comune di Verona; attualmente sono presenti in città 250 biciclette in 21 ciclostazioni (dato aggiornato a settembre 2016). Nel 2015, gli utilizzi delle biciclette risultano in lieve riduzione rispetto all’anno precedente (120.203 contro i 124.529 del 2014). Dall’attivazione del servizio, gli utilizzi totali aggiornati al 30 agosto 2015 risultano quasi 500.000, gli abbonamenti occasionali da inizio servizio 16.136. Assieme all’utilizzo dei mezzi pubblici, questo permette di ridurre le emissioni di inquinanti in atmosfera, concretizzando quanto previsto dal PQA e dal Piano Energetico Ambientale del Comune di Verona. 3.2 ASPETTI TERRITORIALI MOBILITÀ Uno dei limiti della pianificazione urbanistica è la carenza di previsione di programmi generali ed integrati di trasferimento del trasporto privato al sistema pubblico, a sistemi di intermodalità e alla mobilità ciclopedonale; tale pianificazione, inoltre, deve avvenire con il coinvolgimento della popolazione interessata nella discussione dei progetti stessi. 27 CAPITOLO 3 L’Ambiente Urbano Gli orientamenti recenti della Comunità Europea rappresentano un riferimento in tema di mobilità sostenibile. Solo per citare un esempio, l’Unione Europea, in applicazione del Protocollo di Kyoto, richiedeva una riduzione delle emissioni di gas a effetto serra ed un incremento del movimento di passeggeri attraverso il trasporto pubblico urbano del 24% entro il 2010. Come indicato da una recente ricerca dell'International Council for Local Environmental Initiative - ICLEI (http://www.iclei.org/), le autorità competenti dovranno puntare ad un aumento del 30% e oltre del trasporto pubblico. Nel documento “Rete Italiana Città Sane” (giugno 2012) sono state raccolte e documentate esperienze che mostrano come la promozione della mobilità attiva e del trasporto pubblico contribuisca anche allo sviluppo del tessuto economico e lavorativo delle comunità. L’OMS ha, a questo proposito, sperimentato uno strumento chiamato HEAT - Health Economic Assessment Tool - che consente di stimare in termini economici gli effetti della mobilità attiva valutando la riduzione della mortalità generale associata ad una maggiore attività fisica. VERDE E SALUTE Una proposta per i Comuni del territorio è quella di valorizzare il tema della mobilità legandola al verde urbano e territoriale attraverso un apposito piano tematico. Il riordino e la riappropriazione completa degli spazi pubblici aperti attraverso la definizione di una rete verde è una necessità per tutti i centri della provincia ed in particolar modo per la città di Verona. Il verde è un indicatore della qualità urbana: è un indice di socialità e di qualificazione della città pubblica, combatte l’inquinamento e trattiene le polveri sottili, assorbe CO2, produce ossigeno e rinfresca l’ambiente. Il sistema del verde è un’opportunità per incentivare una forma di spazio pubblico orientata alla salute e alla partecipazione. Sui livelli di attività fisica influisce in modo determinante l'organizzazione del territorio (traffico, spazi verdi, aree pedonali, piste ciclabili, trasporto pubblico, palestre e altre strutture per lo sport…), che va pianificato e modificato in modo tale da facilitare il movimento nella vita di tutti i giorni. Ad esempio, nelle nostre città camminare o usare la bicicletta non è sempre possibile, agevole, sicuro. Sulle tematiche legate all’assetto del territorio è utile citare due recenti lavori realizzati in convenzione con il Dipartimento di Urbanistica dell’Istituto Universitario di Architettura di Venezia: manuale di buone pratiche e di suggerimenti per l’individuazione di soluzioni urbanistiche che favoriscano stili di vita attivi e di moderazione del traffico dal titolo “Spazi per camminare”. Il manuale è scaricabile al link: https://edilizia.ulss20.verona.it/iweb/101/evento.html. All’interno del progetto si è conclusa la fase di sperimentazione sull’area del Parco Adige sud di Verona; il documento è scaricabile dal sito del Dipartimento al link https://edilizia.ulss20.verona.it/iweb/1366/argomento.html. La competenza acquisita viene richiesta in numerosi convegni e programmi di formazione sia a livello nazionale che regionale. Significativo il corso di formazione regionale “La città e il territorio un’opportunità di salute” o le partecipazioni a tavole rotonde o convegni di carattere nazionale sui temi della mobilità sostenibile promossi dall’Istituto Superiore di Sanità. UN PARCO URBANO A VERONA: EX SCALO FERROVIARIO La previsione di realizzare un grande Parco Urbano cittadino resta una priorità per Verona. L’opportunità di ricavarlo nel progetto di trasformazione dell’ex scalo merci ferroviario retrostante la stazione di Porta Nuova rappresenta tuttora una proposta di miglioramento della qualità urbana del Comune di Verona. È bene ricordare che uno spazio urbano di ampie dimensioni trattato a bosco può avere effetti di mitigazione sull’isola di calore, fenomeno preoccupante ormai consolidato nel periodo estivo in molte località della pianura padana. Internamente al parco potrebbero essere dislocate alcune attività, come ad esempio un polo scolastico che riqualificherebbe scuole superiori ormai inadeguate presenti nel centro storico della città. Attorno a noi, a Milano come a Venezia-Mestre, si cerca di impostare con progetti impegnativi il grande tema della trasformazione e rigenerazione urbana. CAPITOLO 3 L’Ambiente Urbano 28 Nel caso specifico di Milano, gli ex Scali ferroviari dovrebbero rientrare nel “Piano del Verde”, dove la cintura verde raccorda 9 grandi parchi al margine urbano e gli 8 raggi innervano, ricucendo spazi verdi grandi e piccoli, l’intera città. La promessa è ambiziosa: ad ogni cittadino dovrà essere garantita la presenza di un’area verde a 10 minuti a piedi dalla propria abitazione. ASPETTI URBANISTICI La funzione del Dipartimento di Prevenzione nelle materie di pianificazione è finalizzata alla valutazione delle scelte urbanistiche sul territorio, sulla base dei determinanti di salute: questo significa esplicitare gli effetti significativi derivanti dall’attuazione del piano ed esprimere delle valutazioni per favorire, nelle scelte dei piani, quelle componenti che determinano una migliore qualità urbana e un maggior benessere per i cittadini e per l’ambiente. I tempi, i nuovi strumenti urbanistici, ma anche le nuove procedure (la valutazione ambientale strategica - VAS, gli scenari strategici del piano di assetto del territorio - PAT, ecc.), prevedono un ruolo attivo degli Enti, una maggiore analisi del territorio e un costante aggiornamento sulle azioni di piano che migliorano la vita dei cittadini e mantengono un ambiente di qualità. Per quanto riguarda i piani di scala vasta, il Dipartimento di Prevenzione è particolarmente interessato e partecipe alla fase di concertazione nei procedimenti VAS. Negli ultimi 2-3 anni, alcuni dei più significativi procedimenti di assoggettabilità VAS per i quali la Commissione VAS ha richiesto all’ULSS 20 di esprimere una valutazione, sono stati: “Piano Energetico Regionale – Fonti Rinnovabili - Risparmio Energetico – Efficienza Energetica”; “Aggiornamento del Piano Regionale di Tutela e risanamento dell’atmosfera”; “Piano regionale dell’attività di cava (Prac)”; “Piano Generale Traffico Urbano” Comune di Verona. VALUTAZIONI DI IMPATTO SANITARIO AMBIENTE CORRELATO Il SISP è chiamato ad effettuare, quale organo tecnico consultivo, analisi del rischio sanitario per piani di caratterizzazione, messa in sicurezza e valutazioni di attività produttive in vicinanza ad aree residenziali. È prevista la partecipazione a riunioni congiunte con altri Enti (Conferenze dei Servizi con Comuni, Provincia ed ARPA Veneto) in caso di rilascio di pareri e autorizzazioni in materia ambientale. I pareri ambientali richiesti nel 2015 ammontano a 117. ESPOSTI Il SISP prende in carico segnalazioni di situazioni potenzialmente dannose per la salute pubblica e mette in atto i conseguenti provvedimenti. Molto spesso tali situazioni sono determinate da comportamenti anomali, dal non corretto utilizzo di beni comuni o dall’inadempienza rispetto ad obblighi normativi e contrattuali, e per questo motivo rivestono per lo più carattere privatistico e come tali devono essere gestiti. Nei casi però in cui vi sia un potenziale pericolo per la salute (rischio infettivo, effetti acuti sulla salute, insalubrità gravi e persistenti, …) si interviene, in sinergia con gli altri Enti predisposti, effettuando i necessari sopralluoghi e disponendo (attraverso inviti, diffide o provvedimenti ordinatori da parte del Sindaco) i risanamenti necessari a tutelare la salute pubblica. Nel corso del 2015 gli esposti pervenuti sono stati 312, i conclusi 294 (in parte precedenti al 2015). ASPETTI EDILIZI Nel corso del 2015 sono state 400 le richieste di parere preventivo finalizzato alla realizzazione di opere edilizie o di piani urbanistici attuativi. La diminuzione è di circa il 10% Autocertificazione rispetto all’anno precedente. La crisi del settore ha comportato un calo delle richieste, ma non è questa la maggiore causa di tale trend, ormai costante dalla promulgazione del Testo Unico del 2001 (anno in cui indicativamente erano stati rilasciati circa 1500 pareri preventivi finalizzati alla concessione). 29 CAPITOLO 3 L’Ambiente Urbano Infatti, con il testo unico DPR 380/01 e soprattutto con i recenti decreti di semplificazione, i cosiddetti “Decreti Sviluppo” e “Decreto del Fare”, è stato individuato in Comune lo Sportello Unico (SUAP) quale interlocutore unico della pubblica amministrazione per i soggetti privati. Pertanto, le disposizioni normative attuali favoriscono la pratica dell’autocertificazione e le Sportello Unico Attività valutazioni igienico-sanitarie riguardano ormai solo valutazioni Produttive SUAP discrezionali o pareri in deroga. Per agevolare la valutazione dei tecnici progettisti risulta determinante il ruolo del sito web del Dipartimento che in questi ultimi anni risulta essere un valido strumento di consultazione e di ricerca normativa oltreché un utile riferimento per quelle materie che necessitano di valutazioni tecnico discrezionali. 3.3 TUTELA DELLA COLLETTIVITÀ Il SISP opera, anche mediante attività in collaborazione con altri Enti, per la promozione e la tutela della salute collettiva negli ambienti di vita, mediante azioni volte all'individuazione ed alla rimozione dei fattori di rischio sanitari. L’attività si articola negli ambiti di seguito descritti. 3.3.1 DISAGIO ABITATIVO INTERVENTI DI CONTRASTO ALL’INSALUBRITÀ DELLE ABITAZIONI Gli interventi di contrasto all’insalubrità delle abitazioni sono stati effettuati seguendo le modalità concordate con il Comune di Verona e riportate dal “Protocollo d’intesa per il miglioramento delle condizioni di disagio abitativo”. Questo progetto, attivo da più di dieci anni, prevede, quando si individuano nell’ambiente abitato problematiche igienico-sanitarie pregiudizievoli per la salute, una serie di azioni finalizzate alla loro eliminazione. L’attestazione d'idoneità dell'alloggio è rilasciata dal Comune di Verona, che ricorre alla consulenza e alla valutazione del Servizio Igiene e Sanità Pubblica (SISP) dell’Ulss 20 solo nei casi in cui, dall’esame documentale della pratica e/o dall’esito dell’accertamento effettuato dalla Polizia Municipale, emergano delle criticità che necessitino di una consulenza specialistica. TABELLA 3.3.1/1 Sopralluoghi nelle abitazioni del Comune di Verona. N. ABITAZIONI VISITATE N. ABITAZIONI CON FATTORI D’INSALUBRITÀ 2011 366 137 (37,4%) 2012 77 46 (59,7%) 2013 81 59 (72,8%) 2014 67 46 (68,6%) 2015 63 43 (68,3%) TOTALE 654 331 La maggior parte dei sopralluoghi è stata effettuata su richiesta degli interessati (richiesta di antigienicità) e del Corpo di Polizia Municipale di Verona (richiesta di Il 69,8% delle abitazioni idoneità dell’alloggio); in alcuni casi la richiesta di intervento è stata con fattori d’insalubrità è effettuata da Enti, operatori sanitari, associazioni o privati che occupato da immigrati segnalavano gravi situazioni di degrado abitativo o igienico. Si riduce rispetto all’anno precedente il numero di abitazioni con fattori d’insalubrità abitate da cittadini italiani (dal 26,1% del 2014 al 16,3% del 2015); più della metà delle abitazioni giudicate insalubri (69,8%, ossia 30 su 43) si conferma abitata da immigrati provenienti soprattutto, nell’ordine, dal nord e dal centro-sud dell’Africa. Le abitazioni insalubri presentavano problematiche di vario tipo spesso coesistenti (strutturali, impiantistiche, carenze igieniche, sovraffollamento). CAPITOLO 3 L’Ambiente Urbano 30 Nel corso del 2015, tre abitazioni, delle quali due abitate da inquilini stranieri e una da italiani, sono state giudicate inabitabili per gravi criticità manutentive, strutturali Tre abitazioni giudicate (assenza di cucina, servizi igienici) e impiantistiche (energia elettrica, acqua potabile), oltre che per diffusa presenza di umidità da condensa inabitabili e da infiltrazioni dall’esterno. È in continuo aumento il riscontro di abitazioni prive di utenze (elettricità – acqua potabile) per morosità, probabilmente ascrivibile a situazioni di disagio sociale ed economico sempre più frequenti. TABELLA 3.3.1/2 Inconvenienti riscontrati nelle abitazioni del Comune di Verona – anno 2015. TIPO DI INCONVENIENTE Strutturale Strutturale-impiantistico Impiantistico 2015 Umidità/ muffe 2 Carenze manutentive 4 Alloggio improprio 2 Case inabitabili 3 Espulsione fumi e vapori dei fornelli 9 Mancanza foro di ventilazione 4 Impianto di riscaldamento assente o pericoloso 2 Impianto elettrico pericoloso 1 Sovraffollamento/ Coabitazione 14 Da adeguare per riaffittare 3 Sporcizie-masserizie 2 Oltre alle criticità di cui sopra, correlate ai fabbricati, si evidenzia come si riscontrino frequentemente condizioni di sovraffollamento che incidono negativamente sulle condizioni igieniche dell’abitato. PROVVEDIMENTI I provvedimenti assunti sono stati graduati in relazione all’entità dei problemi riscontrati: nei casi più gravi si è proposta al Sindaco la dichiarazione di inabitabilità, con richiesta di sgombero immediato per pericolo per la salute e/o la sicurezza delle persone; nei casi di non conformità dal punto di vista igienico, edilizio o impiantistico si è dato corso agli interventi previsti dal protocollo d’intesa sul disagio abitativo. Si è cioè provveduto a contattare il proprietario dell’abitazione (o l’inquilino) e agli stessi sono state fornite indicazioni preventive e richiesto un impegno per eliminare gli inconvenienti riscontrati. Nella maggioranza dei casi l’invito ai proprietari di sanare le situazioni irregolari riscontrate ha avuto un esito positivo ed ha consentito di migliorare le condizioni abitative prevenendo verosimilmente anche una quota significativa di incidenti. Si ripetono ogni anno casi in cui gli alloggi fatiscenti dichiarati inabitabili sono collegati a fenomeni speculativi nei confronti di immigrati, ai quali talvolta tali alloggi vengono ceduti come garage e cantine. 3.3.2 SCUOLE Le scuole e le collettività costituiscono ambiti particolarmente delicati sotto molti aspetti e per questo sono oggetto di particolari tutele anche dal punto di vista igienico-sanitario. Nel 2015 sono proseguite le visite agli asili nido per il rinnovo delle autorizzazioni precedentemente rilasciate. 31 CAPITOLO 3 L’Ambiente Urbano Per ulteriori informazioni sull’attività dell’Ufficio Igiene Urbana ed Ambientale nelle scuole e negli asili nido consultare la relazione sanitaria 2014 al link http://prevenzione.ulss20.verona.it/iweb/1330/argomento.html. Si segnala come nel 2015 ARPA Veneto abbia ricevuto il mandato regionale di gestire, nel periodo 2016-2018, un progetto di monitoraggio dell’inquinamento da gas radon negli edifici scolastici adibiti a materne e nidi, pubblici e privati, in vari Comuni del Veneto, provincia di Verona compresa. Tale progetto è un’estensione di iniziative analoghe condotte negli anni passati (per approfondimenti è possibile consultare il sito di ARPAV, al link http://www.arpa.veneto.it/temi-ambientali/agenti-fisici/radiazioniionizzanti/radon/i-monitoraggi). 3.3.3 PISCINE Nel territorio dell’Ulss 20 le piscine aperte al pubblico sono rappresentate da 22 complessi. Da alcuni anni le verifiche riguardano prevalentemente l’esistenza del piano di autocontrollo e, soprattutto, la corretta gestione degli impianti. I controlli chimici e microbiologici hanno la funzione di verificare se il piano di autocontrollo sia adeguato e applicato correttamente. Nel corso del 2015 sono stati effettuati 61 campioni, e l’attività di vigilanza ha confermato una buona gestione degli impianti, mentre si è confermata meno agevole la gestione delle strutture dove sono presenti impianti di divertimento; in queste, infatti, l’affluenza nei mesi estivi è molto elevata e spesso gli utilizzatori sono poco attenti al rispetto delle norme igieniche. In questi casi sono stati raccomandati una più attenta sorveglianza da parte del personale e maggior senso di responsabilità da parte dei gestori, senza i quali la sorveglianza sarebbe di limitata efficacia, anche a causa della mancanza di sanzioni concrete e di facile applicazione. 3.4 POPOLAZIONE CARCERARIA A partire dall’estate 2013 è iniziata in materia carceraria (Legge 20 agosto 2013 No. 94 e Legge 21 febbraio 2014 No. 10) una inversione di tendenza che ha ridotto il numero delle persone detenute e offerto nuovi spiragli per condizioni di detenzione migliori. Il Decreto del 1° luglio 2013 (Ministro Cancellieri), convertito nella legge n. 94 del 20 agosto 2013, rappresenta la prima vera azione di contrasto al sovraffollamento, piaga delle carceri italiane, intervenendo sugli ingressi, riducendo l’applicabilità della carcerazione preventiva ed innalzando i termini per la richiesta di detenzione domiciliare. Modifiche importanti vengono apportate al sistema penitenziario in materia di diritti delle persone detenute. Si ricorda che nel 2009 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, tenuto conto che il Comitato per la prevenzione della tortura (istituito dal Consiglio d’Europa) ha fissato in 7 m² lo spazio minimo per detenuto, ha constatato che la mancanza evidente di spazio personale costituisce una violazione, da parte dell’Italia, dell’articolo relativo al divieto di trattamenti inumani e degradanti (art. 3 CEDU). CASA CIRCONDARIALE DI MONTORIO Al 31/12/15 i detenuti presenti nella casa circondariale di Montorio erano 480 (in ulteriore riduzione con 463 detenuti al 31/05/2016), a fronte di una capienza regolamentare dichiarata, al momento dell’ispezione, di 350 (Grafico 3.4/1). Rispetto al dato nazionale risultano in percentuale elevata le donne (10,2% vs 4%) e gli stranieri (61,25% vs 33,2%). In linea invece con il dato regionale e nazionale (16,3%) la percentuale di detenuti in attesa di primo giudizio, pari al 16,2%. Da segnalare, nel 2015, un suicidio e frequenti gesti di autolesionismo. Annualmente il Servizio Medicina Legale effettua due sopralluoghi igienico-sanitario presso la casa circondariale, la cui relazione viene trasmessa, fra gli altri, al Ministero della Giustizia, al Ministero della Salute e alla Regione Veneto. CAPITOLO 3 L’Ambiente Urbano 32 GRAFICO 3.4/1 Casa circondariale di Montorio. Presenze negli anni e capienza regolamentare*. 1000 900 la capienza regolamentare media definita dal Ministero della Giustizia è di 564 detenuti 800 700 600 500 400 Provvedimento di indulto 300 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 n. detenuti capacità regolamentare 3.5 INVALIDI CIVILI A partire dal 1° marzo 2014 è stata avviata una sperimentazione regionale per la semplificazione ed unificazione del procedimento di accertamento dell’invalidità civile in base alla quale in alcune ULSS, tra cui la nostra, sono state demandate all’INPS le competenze di accertamento dello stato di invalidità civile, handicap e disabilità precedentemente in carico alle Commissioni Invalidi Civili fino ad allora operanti nell’Ulss 20. Attualmente, all’U.O.S. Medicina Legale pervengono esclusivamente richieste di visite medico-collegiali finalizzate alla verifica della permanenza dello stato invalidante e della compatibilità della mansione svolta con le condizioni di salute (DPCM 13/01/2000 art.8 e L. 68/99 art. 10). VISITE FISCALI Non sono state apportate modifiche alla Legge 15.07.11 n. 111. Permane pertanto una maggiore flessibilità e discrezionalità del dirigente responsabile nella decisione di richiedere la visita fiscale, fermo restando l’obbligatorietà della richiesta del controllo se l’assenza si Solo effetto deterrente verifica nelle giornate precedenti o successive a quelle non lavorative (festività/ferie). Questo ha determinato un’ulteriore diminuzione delle richieste di visite fiscali, che nel 2015 sono state pari a 7.546 (115 delle quali sono state effettuate). Dal 2013 è stata predisposta una modalità di presentazione on-line delle richieste che prevede la compilazione da parte del datore di lavoro, sul sito https://medicinalegale.ulss20.verona.it/iweb/1039/modulo.html. Nel ribadire quanto già più volte affermato circa l’inefficacia di tale attività, vista l’esigua percentuale di “non conferma della prognosi”, preso atto che nella maggior parte dei casi non sono emersi motivi per modificare diagnosi e prognosi (i casi dubbi dal punto di vista diagnostico generalmente si ascrivono a patologie di difficile obiettivazione come cefalee, coliche addominali, vertigini, ecc.) si riconferma come la visita fiscale abbia solo effetti deterrenti con l’unico fine di verificare la presenza del lavoratore a casa nelle fasce orarie previste, attività questa che, essendo effettuata da un medico, è da ritenersi inadeguata. 3.6 COMITATO VALUTAZIONE SINISTRI La Giunta Regionale del Veneto (DGR n. 2352 del 16.12.2013) ha Progetto regionale analisi avviato il Progetto regionale di analisi dei rischi generati dai sinistri con dei rischi responsabilità civile verso terzi in ambito sanitario ed ospedaliero. La delibera regionale elenca la definizione delle misure preventive per la riduzione dei rischi, da sottoporre alla Direzione Generale per l’adozione dei provvedimenti di 33 CAPITOLO 3 L’Ambiente Urbano competenza, la predisposizione del piano per la formazione specifica al Collegio di Direzione, l’esame e la valutazione degli eventi avversi segnalati dal responsabile delle funzioni per la sicurezza del paziente e la proposta delle linee guida aziendali per la sicurezza del paziente. Nella medesima è stato approvato il modello organizzativo che prevede un Nucleo aziendale per la gestione dei sinistri, successivamente sostituito dal Comitato Valutazione Sinistri, costituito dal Direttore del SEF, dal Referente del Servizio Legale, dal Dirigente Responsabile del Servizio di Medicina Legale, dal Direttore della Direzione Medica Ospedaliera, dal Dirigente Medico referente per il rischio clinico e dai Direttori dei DD.SS.B. dell’Azienda. Compito del CVS è responsabilizzare strutture ed operatori, innescando un processo virtuoso idoneo a far crescere la consapevolezza degli eventi di danno, l’analisi dei fattori Comitato Valutazione Sinidi rischio e, conseguentemente e nel tempo, ad adottare le azioni più stri efficaci a prevenire i sinistri medesimi. La funzione espletata di analisi dei sinistri è volta non solo ad individuare eventuali responsabilità tecniche, umane, organizzative ed a quantificare correttamente l’entità dell’eventuale danno al paziente ma, in particolare, è finalizzata a promuovere un progetto di miglioramento di qualità dell’attività assistenziale erogata tramite l’individuazione, la selezione e la definizione degli errori e l’identificazione accurata delle cause, collaborando all’identificazione e alla gestione del rischio clinico. Alla valutazione dei singoli casi segue la stesura di un parere medico legale espresso per lo più in forma collegiale da parte del personale medico del Servizio di Medicina Legale, che viene trasmesso al Servizio Legale dell’Azienda e presentato al CVS. L’attività svolta dal CVS fino al 31.12.2015 ammonta a 39 casi. 3.7 DISUGUAGLIANZE IN SALUTE L’attenzione alle disuguaglianze in salute nell’azienda ULSS 20 costituisce un elemento in costante sviluppo. Nelle relazioni sanitarie precedenti è stata approfonditamente descritta la portata in termini di mortalità e morbilità dello svantaggio socio-culturale-economico (ma anche a livello di sesso, etnia e altre variabili) che porta con sé stili di vita meno sani e maggiore esposizione a determinanti socio-ambientali negativi, disparità nell’accesso ai servizi, ecc. Nel corso del tempo sono aumentati i dati disponibili, che confermano la necessità di affinare gli strumenti per la valutazione dell’impatto delle politiche sanitarie sulle disparità di salute ed i conseguenti modelli di contrasto. Di qui l’inserimento a pieno titolo del contrasto delle disuguaglianze in salute nel Piano Regionale della Prevenzione e quindi nel Piano Aziendale della Prevenzione, redatto nel 2015. Oltre al Progetto aziendale del 2012 “Salute per tutti”, che raccoglie le diverse iniziative per la riduzione delle disuguaglianze di salute nel territorio dell’ULSS 20 ed alle altre azioni descritte nella relazione sanitaria precedente, vanno segnalati: la positiva conclusione del progetto “Individuazione delle disuguaglianze di salute e creazione di conseguenti modelli di azioni di sorveglianza e contrasto”, finanziato dal Centro nazionale per la prevenzione e il Controllo delle Malattie (CCM) con il coinvolgimento di 5 Regioni italiane, dell’associazione “Medici per la Pace” e della Cooperativa Sociale “Azalea”. Il progetto dimostra che è possibile intervenire con programmi organizzati, come lo screening dei tumori femminili, anche con i gruppi più difficili da raggiungere, avendo attenzione alle caratteristiche socio-culturali ed ai processi di mediazione linguisticoculturali. (http://www.ccm-network.it/imgs/C_27_MAIN_progetto_378_listaFile_List11_itemName_0_file.pdf) l’inserimento nel 2015 dell’ULSS 20 (Servizio Progetti Promozione Salute) nel progetto CCM “Equity audit nei Piani Regionali di Prevenzione in Italia”, che prevede lo studio di strumenti di rilevazione delle disuguaglianze e della diffusione di buone pratiche di intervento. l’impegno della nostra Azienda sul tema del contrasto precoce alle disuguaglianze (early life) in sinergia con: CAPITOLO 3 L’Ambiente Urbano 34 o la sperimentazione del Sistema di Sorveglianza 0-2, che prevede variabili di stratificazione sociodemografica delle conoscenze e dei comportamenti dei genitori, in grado di rilevare importanti differenze nell’esposizione ai rischi e ai fattori protettivi e che permetterà ulteriore acquisizione di dati sulle disuguaglianze precoci; o il programma GenitoriPiù (inserito tra le buone pratiche indicate nel Libro Bianco Progetto Europeo “Equity Action”), che da tempo ha elaborato i dati anche dal punto di vista della cosiddetta Equity Lens pubblicando le “Pillole di Valutazione” sui singoli determinanti promossi (www.genitoripiu.it), mostrando comportamenti molto diversi in funzione al reddito, istruzione, provenienza geografica, ecc. (Rapporto Osservasalute 2014); La presentazione dei risultati finali del progetto Physico (promozione del movimento e della sana alimentazione nei pazienti psichiatrici) nel corso del 3° congresso europeo WAPR “Salute mentale e salute fisica nell’Europa che cambia”, tenutosi a Torino il 15-16 maggio 2015. Le principali problematiche affrontate dal Dipartimento di Prevenzione in termini di disuguaglianze in salute (ognuna trattata in appositi capitoli, cui si rimanda) riguardano le vaccinazioni ed il controllo delle malattie infettive (vaccinazione dei bambini ROM, controllo della tuberculosi in carcere e nei centri di accoglienza), gli screening oncologici (popolazione carceraria e immigrati), il rischio abitativo (abitazioni insalubri, intossicazioni da monossido di carbonio) e l’alimentazione (allattamento materno, recupero e ridistribuzione dei pasti e degli alimenti invenduti). Per una trattazione più esaustiva dei progetti di promozione della salute a contrasto delle disuguaglianze in corso dagli anni precedenti vedasi la relazione sanitaria 2014 (capitolo 2, paragrafo “Disuguaglianze in salute”) al seguente link. http://prevenzione.ulss20.verona.it/docs/RelazioniSanitarie/RS14/RelazioneSanitaria2014-sito5.pdf 35 CAPITOLO 3 L’Ambiente Urbano CAPITOLO 4 Le Malattie Infettive Parole chiave: vaccinazioni, morbillo, influenza, tubercolosi, meningite, legionellosi, epatite, tetano, poliomielite, AIDS, malaria, Dengue, viaggiatori internazionali, infortuni a rischio biologico. 4.1 VACCINAZIONI Dal 1° gennaio 2015 è entrato in vigore il nuovo calendario vaccinale della Regione del Veneto, approvato con DGR n. 1564/2014, che amplia e rafforza l’offerta vaccinale rivolta sia all’età infantile, sia agli anziani, sia ai cosiddetti “gruppi a rischio”. Nuovo calendario vaccinale in Veneto http://bur.regione.veneto.it/BurvServices/pubblica/DettaglioDgr.aspx?id=281075 Attualmente tutte le aziende Ulss del Veneto sono dotate di un software unico regionale per la gestione delle vaccinazioni (Sistema Informativo Anagrafe Vaccinale regionale - SIAVr). Questo applicativo consente una migliore capacità di analisi dei dati, permettendo di valutare le coperture raggiunte nelle varie età anche a distanza di mesi e anni, favorendo l’individuazione dei possibili punti critici. La tendenza che si registra attualmente, non solo nell’Ulss 20, è quella di un calo delle coperture vaccinali nei bambini (Grafico 4.1/1). Questa diminuzione appare Coperture vaccinali legata a più fattori, in particolare alla diffusione attraverso alcuni siti web e sui social media di informazioni allarmistiche e fuorvianti sui vaccini, purtroppo avallate da alcune sentenze non basate su evidenze scientifiche. Negli ultimi due anni le coperture sono scese al di sotto della soglia del 95%, indicata come obiettivo dal Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2012-14. GRAFICO 4.1/1 Ulss 20. Coperture aggiustate per difterite, tetano, pertosse, poliomielite, epatite B, Haemophilus influenzae (3 dosi) e morbillo (1 dose) a 24 mesi di età - coorti di nascita 2009-2013 –residenti (fonte: Regione Veneto – Report sull’attività vaccinale dell’anno 2015). Difterite Tetano Pertosse Polio Epatite B Hib Morbillo 2008 96,5% 96,5% 96,3% 96,3% 96,1% 95,7% 90,5% 2009 94,9% 94,9% 94,8% 94,8% 94,8% 94,2% 91,9% 2010 94,3% 94,3% 94,2% 94,2% 94,1% 93,6% 90,7% 2011 95,0% 95,0% 95,0% 95,1% 95,0% 94,7% 91,7% 2012 93,6% 93,6% 93,6% 93,6% 93,4% 93,2% 88,5% 2013 92,7% 92,7% 92,7% 92,7% 92,4% 92,2% 88,9% 37 Le coperture vaccinali all’età di 24 mesi registrate nell’ULSS 20 variano a seconda del distretto sociosanitario, con i valori più alti nell’ex-distretto 4 (zona di S. Bonifacio) e complessivamente sono di circa 1,5 punti percentuali più elevate rispetto alle corrispondenti medie regionali. Prendendo in analisi le coperture raggiunte nell’ULSS 20 per la prima dose di vaccino antipoliomielite a 3 e a 9 mesi, per i bambini nati dal 2006 al 2015, si può osservare un andamento altalenante che, subito dopo, la sospensione dell’obbligo vaccinale decisa dalla Regione Veneto (2008), mostra addirittura un incremento delle coperture, probabilmente favorito dalla preoccupazione scatenata dall’epidemia di meningite meningococcica verificatasi nel dicembre del 2007 in provincia di Treviso (Grafico 4.1/2). GRAFICO 4.1/2 Ulss 20. Andamento della vaccinazione contro la poliomielite, prima dose, per semestre di nascita, all’età di 3* e di 9** mesi di vita. 97,32 96,86 96,91 96,77 96,51 96,62 96,38 96,30 95,48 96,51 96,72 96,48 96,13 96,20 95,65 95,10 95,05 94,66 94,41 94,23 93,77 93,72 93,64 92,89 92,81 92,97 93,31 95,28 95,24 94,20 93,62 92,61 92,69 91,89 92,00 91,20 90,60 Sospensione obbligo 91,02 91,40 1° sem 2° sem 1° sem 2° sem 1° sem 2° sem 1° sem 2° sem 1° sem 2° sem 1° sem 2° sem 1° sem 2° sem 1° sem 2° sem 1° sem 2° sem 1° sem 2° sem 2006 2006 2007 2007 2008 2008 2009 2009 2010 2010 2011 2011 2012 2012 2013 2013 2014 2014 2015 2015 3° mese 9° mese *Coperture % aggiustate relative ai residenti, rilevate al 30/9 dello stesso anno per i nati nel 1° semestre; al 31/3 dell’anno successivo per i nati nel 2° semestre di ogni anno. ** Coperture % aggiustate relative ai residenti, rilevate al 31/3 dell’anno successivo per i nati nel 1° semestre; al 30/9 dell’anno successivo per i nati nel 2° semestre di ogni anno. A partire dal 2012 si osserva invece, anche a livello locale, un progressivo calo delle coperture, mentre per i semestri di nascita più recenti si registra qualche segnale di Ritardo di adesione alle ripresa che fa ben sperare. La riduzione delle coperture vaccinali, vaccinazioni peraltro, è attualmente un fenomeno generalizzato, che riguarda anche altre Regioni italiane che hanno mantenuto l’obbligo vaccinale, e si osserva anche fuori dall’Italia, per il diffondersi di un clima di minore fiducia nei confronti delle vaccinazioni. Il grafico 4.1/2 permette di evidenziare anche un altro aspetto: la tendenza a posticipare l’inizio del ciclo vaccinale, con il raggiungimento di coperture soddisfacenti per la prima dose solo dopo i 6 mesi di vita. Questo fenomeno deriva dalla perplessità che manifestano alcuni genitori nel far vaccinare i loro figli ad un’età che considerano troppo precoce. La scelta di posticipare l’inizio della vaccinazione rispecchia la sottovalutazione della particolare pericolosità, nei primissimi mesi di vita, di alcune malattie infettive (soprattutto le infezioni batteriche da pneumococco e la pertosse). Le stesse conclusioni si possono trarre osservando il grafico sottostante: solo circa il 75% dei bambini riceve la prima dose di vaccino nei tempi raccomandati (dai 2 ai 3 mesi di età); molti bambini vengono vaccinati dai 3 ai 4 mesi, con recuperi importanti fino ai 6-7 mesi (quando viene raggiunta la copertura del 95%) e successivi lievi guadagni nelle coperture anche oltre l’anno di età. Il confronto fra l’andamento delle coorti 2011 e 2012 mostra un ulteriore ritardo, nella coorte 2012, nel raggiungere la copertura del 95% (a 7 invece che a 6 mesi). CAPITOLO 4 Le Malattie Infettive 38 GRAFICO 4.1/3 Ulss 20. Copertura aggiustata (%) per la 1° dose di vaccino contro la poliomielite tra i 3 e i 36 mesi di età* – coorti di nascita 2011 e 2012 – residenti. *calcolo puntuale (a 90 giorni, 120 giorni, ecc.). Confrontando le coperture vaccinali a 24 e a 36 mesi di età, si può notare che, mentre per la poliomielite le percentuali restano pressoché invariate, per il morbillo ci sono discreti margini di recupero (Grafico 4.1/4). GRAFICO 4.1/4 Ulss 20. Coperture grezze per poliomielite (3 dosi) e morbillo (1 dose) a 24 e a 36 mesi – coorte di nascita 2012 (fonte: Regione Veneto – Report sull’attività vaccinale dell’anno 2015). Per capire l’effettiva suscettibilità della popolazione infantile alle Coperture delle coorti di malattie prevenibili da vaccino, riteniamo opportuno fare, oltre alla nati 2001-2013: consueta rilevazione a 24 mesi delle coperture vaccinali di una coorte 96% per la poliomielite e di nascita (ovvero di tutti i bambini nati in un determinato anno), anche una valutazione allargata a più coorti, a comprendere l’intera 94% per il morbillo popolazione dai 2 ai 14 anni. Nell’Ulss 20, la copertura aggiustata dei nati dal 2001 al 2013 (n=56.663) è attualmente del 95,5% per la poliomielite (ciclo completo), del 93,6% per il morbillo (prima dose). 39 CAPITOLO 4 Le Malattie Infettive Questi livelli indicano una protezione immunitaria complessiva della popolazione infantile buona o almeno discreta, e spiegano l’assenza di epidemie di rilievo, malgrado il calo delle coperture registrato per le coorti annuali. La percentuale di bambini che effettua il richiamo a 6 anni resta al di sotto dell’obiettivo indicato dal Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale (95%): infatti per poliomielite, difterite, tetano e pertosse (4° dose) si attesta nella nostra ULSS intorno all’84%, contro una media regionale dell’88%; per il morbillo (2° dose) è invece intorno all’83% (nell’intero Veneto è dell’86%). MORBILLO Il morbillo è una malattia virale molto contagiosa che, in assenza di misure preventive, ha un notevole impatto sulla salute della popolazione, potendo causare gravi complicanze. Le caratteristiche del virus e la disponibilità di un vaccino Ancora lontana efficace e sicuro rendono possibile l’eliminazione di questa malattia, l’eliminazione del come indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e morbillo ribadito nel “Piano Nazionale per l’Eliminazione del Morbillo e della Rosolia congenita (PNEMoRc) 2010- 2015” e nel corrispondente "Piano Regionale di Eliminazione del Morbillo e della Rosolia Congenita 2013-2015" del Veneto. L’obiettivo di eliminazione, fissato per il 2015, è purtroppo ben lontano dall’essere raggiunto. L’Italia nel 2015 ha segnalato 247 casi, in calo rispetto all’anno precedente ma con un’incidenza (4,1/1.000.000) comunque superiore al valore di 1/1.000.000/anno indicato come traguardo nel percorso verso l’eliminazione (fonte: European Centre for Disease Prevention and Control. Measles and rubella monitoring, January 2016 – Reporting on January 2015–December 2015 surveillance data and epidemic intelligence data until 31 January 2016. Stockholm: ECDC; 2016). A livello nazionale, infatti, dopo una fase di progressivo aumento, si sta osservando negli ultimi anni una diminuzione delle coperture vaccinali (giunte all’86,7% a 24 mesi per la coorte di nascita 2012 – fonte: Ministero della Salute). Il Piano Nazionale per l’Eliminazione del Morbillo e della Rosolia congenita (PNEMoRc) indica come obiettivo una copertura vaccinale del 95%, al fine di interrompere la circolazione del virus (il fenomeno della “immunità di gregge” garantisce la protezione anche del 5% che non è immune). Negli ultimi anni le coperture vaccinali contro il morbillo hanno risentito negativamente, non solo in Italia, del clamore mediatico suscitato dalla pubblicazione, alla fine degli anni Novanta, di un articolo che suggeriva una relazione tra vaccinazione ed autismo. Successivamente il lavoro è stato formalmente ritirato dalla rivista che l’aveva pubblicato (The Lancet) e il suo autore (Andrew Wakefield) è stato radiato dall’ordine dei medici inglese per aver falsificato i dati. Più di 25 studi sull’argomento sono stati condotti negli ultimi 15 anni, e nessuno ha trovato evidenze che confermino questa associazione: sulla base di questi dati la comunità scientifica internazionale, a partire dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, è concorde nel rigettare l’ipotesi di una relazione causale tra vaccino MPR e autismo. Malgrado ciò, alcuni tribunali italiani hanno dato credito a teorie prive di evidenza scientifica, con gravi ricadute sulle coperture vaccinali e sulla salute pubblica. http://www.saluteinternazionale.info/2014/12/ancora-su-magistratura-e-vaccini Anche nella nostra Ulss, dopo un periodo di relativa stabilità delle coperture vaccinali (intorno al 9192%), si è avuta una fase di riduzione, con un lieve rialzo nel corso dell’ultimo anno: 88,5% a 24 mesi per la coorte 2012 e 88,9% per la coorte 2013 (Grafico 4.1/1). La media regionale per la coorte 2013 è dell’87,1% (dati aggiustati). Valutando le coperture aggiustate anche a 36 mesi di età (coorte di nascita 2012), si osserva un guadagno di circa di 1,5 punti percentuali, fatto che conferma la tendenza a posticipare il momento della vaccinazione anche per i vaccini che sono somministrati dopo il 1° anno di vita, come accade per le prime vaccinazioni infantili (esavalente, ecc.). La copertura a 6 anni (coorte di nascita 2008) è del 94,5% per la prima dose, ed è pari all’83,1% per la 2° dose. Come già descritto in precedenza, valutando l’intera popolazione infantile dai 2 ai 14 anni (coorti di nascita 2001-2013), si riscontra un discreto livello di copertura, pari al 93,6%. CAPITOLO 4 Le Malattie Infettive 40 Questo probabilmente è il motivo per cui nella nostra Ulss, malgrado il recente calo delle coperture, da circa 15 anni non si registrano epidemie, se si escludono alcuni focolai di una ventina di casi, autolimitatisi, che hanno riguardato prevalentemente soggetti giovani-adulti o si sono manifestati in comunità chiuse (Rom) (Tabella 4.1/1). TABELLA 4.1/1 Ulss 20. Casi accertati di morbillo dal 2001 al 2015. N. CASI ETÀ MEDIANA 2001 5 ND 2002 8 18 anni 2003 11 16 anni 2004 2 16,5 anni 2005 0 / 2006 11 2 anni* 2007 0 / 2008 2 29,5 anni 2009 0 / 2010 0 / 2011 26 26 anni 2012 0 / 2013 1 34 anni 2014 4 35 anni 2015 0 / *focolaio nel campo Rom Nel 2015 non è stato accertato alcun caso di morbillo nella nostra ULSS. Negli anni precedenti si erano verificati alcuni casi tra giovaniUna malattia che adulti non vaccinati, alcuni con complicanze anche gravi. Questa diattualmente colpisce stribuzione per età conferma come nella nostra Ulss la copertura soprattutto giovani-adulti vaccinale raggiunta nelle fasce infantili della popolazione, grazie all’“immunità collettiva” (o di gregge), garantisca una buona difesa contro la circolazione del virus. INIZIATIVE PER PROMUOVERE L’ADESIONE ALLE VACCINAZIONI Per favorire l’adesione alle vaccinazioni e ridurre la circolazione delle malattie infettive prevenibili con vaccino, è importante adottare una serie di iniziative coordinate: contatto e dialogo con le famiglie che rifiutano le vaccinazioni, con il coinvolgimento dei pediatri di libera scelta; collaborazione fra le varie strutture sanitarie (punti nascita, distretti, cure primarie, dipartimento di prevenzione) e le diverse figure professionali (pediatri di libera scelta, medici di medicina generale, neonatologi, pediatri ospedalieri, ginecologi, ostetriche, assistenti sanitari, medici competenti, ecc.); formazione di tutti gli operatori sanitari potenzialmente coinvolti nel percorso vaccinale o che in qualche modo interagiscono con genitori e bambini; vaccinazione degli operatori sanitari, specie quelli che lavorano nei reparti a maggior rischio di esposizione o con pazienti vulnerabili; 41 CAPITOLO 4 Le Malattie Infettive informazione corretta ed esaustiva alla popolazione, inerente le vaccinazioni e il rischio legato alle malattie prevenibili con vaccino; coinvolgimento di altri settori (in primo luogo le scuole, per la diffusione di campagne informative e la vaccinazione del personale scolastico); interventi mirati rivolti a gruppi di popolazione a rischio e/o difficili da raggiungere; miglioramento della sorveglianza delle malattie prevenibili con vaccino. In particolare, è opportuno che gli operatori dei servizi vaccinali verifichino regolarmente l’elenco dei bambini non vaccinati per sollecitare, segnalare al pediatra di libera scelta e recuperare le famiglie ritardatarie; che i pediatri di libera scelta controllino le vaccinazioni dei propri assistiti ad ogni accesso, sia programmato che richiesto per patologia, e si confrontino con i genitori, soprattutto con quelli indecisi; che il personale ospedaliero dei punti nascita e dei reparti di Pediatria raccomandi le vaccinazioni e sia coinvolto nella formazione su questo tema. L’Azienda ULSS 20, assegnataria del “Piano formativo regionale a sostegno del calendario vaccinale” (compreso nel Piano Regionale della Prevenzione 2014-2018), ha organizzato nel 2015 diversi eventi di formazione rivolti agli operatori sanitari della Regione. Nel 2015 sono stati attivati tre corsi di formazione a distanza (FAD) per operatori sanitari, accessibili sulla piattaforma GOAL, sviluppata nell’ambito del Sistema Nazionale Linee Guida dell’Istituto Superiore di Sanità: "Individuazione e segnalazione delle reazioni avverse ai vaccini: aggiornamento sulle controindicazioni vere e false"; “Buone Pratiche Vaccinali”; “Counselling in ambito vaccinale” (quest’ultimo disponibile online fino al 1 dicembre 2016). Sono stati inoltre realizzati tre convegni per presentare i corsi FAD e per trattare tematiche specifiche in ambito vaccinale (vaccini antimeningococco e anti-pneumococco, Piano Regionale di eliminazione del morbillo e della rosolia congenita, aspetti medico-legali delle vaccinazioni). Nel 2015 è stato inoltre ristampato il libretto informativo regionale rivolto ai genitori “Vaccinazioni. Dubbi e risposte”. Formazione degli operatori sanitari e informazione dei cittadini Nel primo semestre del 2016 è proseguita l’attività formativa, con il coinvolgimento anche del personale del percorso nascita, a partire dalle ostetriche. Nel 2016 è stato inoltre attivato il primo corso online di formazione sulle vaccinazioni rivolto ai cittadini (“Tutto sui vaccini, in parole semplici”). http://goal.snlg.it http://www.formars.it/ Si segnala inoltre che dal 2013 è attivo il sito web “VaccinarSi”, uno strumento di formazione per gli operatori sanitari e di informazione per la popolazione, promosso dalla Società Italiana di Igiene (SItI), con il patrocinio del Ministero della Salute, dell’Istituto Superiore di Sanità e di oltre 70 aziende sanitarie. Nel 2014 la Regione Veneto ha attivato il sito “VaccinarSi in Veneto”, la cui gestione dal 2015 è affidata all’Ulss 20, che ha le stesse finalità del sito nazionale. http://www.vaccinarsi.org http://www.vaccinarsinveneto.org Dal 2010 al 2014 è stato realizzato un intervento di recupero vaccinale nei confronti della popolazione Rom (successivamente esteso a gruppi Sinti), in collaborazione con l’associazione di volontariato “Medici per la Pace” Onlus. Nel gruppo dei Rom, l’adesione al programma è stata molto alta, in particolare nelle classi di età infantili. Il programma è servito anche a facilitare i percorsi di accesso ai servizi vaccinali e a rendere le famiglie più autonome nel rivolgersi al sistema sanitario. Interventi rivolti a gruppi di popolazione difficili da raggiungere Nel 2016 è stata stipulata una nuova convenzione con “Medici per la Pace” Onlus per portare avanti e ampliare il programma di intervento nei confronti di gruppi di popolazione difficili da raggiungere. CAPITOLO 4 Le Malattie Infettive 42 CONSIDERAZIONI COMPLESSIVE SULLE VACCINAZIONI A otto anni dalla legge regionale di sospensione dell’obbligo vaccinale, malgrado le criticità registrate nell’ultimo periodo, riteniamo che questa complessa operazione sia stata un intervento utile alla popolazione e alla credibilità del Sistema Sanitario Regionale, che conferma come la maggior parte della popolazione risponda favorevolmente ad una offerta libera e gratuita di servizi di qualità. Il 2015 ha visto diverse novità per i servizi vaccinali, a partire dall’introduzione del nuovo calendario della Regione Veneto, che ha comportato un aumento del numero degli appuntamenti vaccinali (soprattutto a partire dalla seconda metà dell’anno), con conseguente aggravio del carico di lavoro per gli operatori sanitari. Confrontando il numero di accessi agli ambulatori vaccinali della nostra ULSS nei primi 8 mesi del 2016 rispetto allo stesso periodo del 2015, si osserva un aumento di quasi 10.000 accessi. Il dato mostra con chiarezza l’aumento del carico di lavoro per il personale vaccinatore. Nella nostra ULSS è stata inoltre attuata una riorganizzazione dei servizi, che ha comportato il passaggio del personale vaccinatore alle dirette dipendenze del Servizio Igiene e Sanità Pubblica del Dipartimento di Prevenzione. Per mantenere alta la qualità del servizio, è necessaria una dotazione sufficiente di personale ben addestrato. Questo vale ancora di più in considerazione dei crescenti bisogni informativi dei genitori, che spesso si confrontano con fonti informative disparate e fuorvianti. Il recente calo delle coperture vaccinali, registrato non solo nell’ULSS 20 e in Veneto, ma in molte regioni italiane e anche in altri Paesi, richiede uno sforzo sempre maggiore per garantire servizi di qualità e al passo con le richieste dei cittadini. Purtroppo, negli ultimi anni si registra la difficoltà dei nostri servizi nel sostituire il personale che lascia il lavoro per pensionamento: questo comporta, in molti centri vaccinali, un lavoro costantemente ai limiti delle potenzialità, a maggior ragione in seguito all’ampliamento dell’offerta vaccinale prevista dal nuovo calendario. 4.2 PRINCIPALI MALATTIE INFETTIVE NOTIFICATE MORBILLO (V. CAPITOLO 4.1) INFLUENZA La stagione 2015/2016, in Italia così come in Europa, è stata caratterizzata da un’incidenza non particolarmente elevata (Grafico 4.2/1) L’influenza ha colpito circa l’8% degli italiani, per un totale di circa 4.900.000 casi (fonte: ISS, Rapporto Epidemiologico InfluNet). GRAFICO 4.2/1 Italia. Andamento delle epidemie di influenza dal 2004-5 al 2015-16 (numero di casi/1000 assistiti) (fonte: Epicentro. Influnet: un primo bilancio della stagione 2015-2016). InfluNet: incidenza delle Sindromi Influenzali per fascia di età. Italia: stagione 2004/2005 – 2015/2016 43 CAPITOLO 4 Le Malattie Infettive La stagione è stata caratterizzata dalla co-circolazione dei virus influenzali di tipo A (43% dei campioni risultati positivi) e del tipo B (57% dei campioni positivi). Tra i virus di tipo A ha maggiormente circolato il sottotipo A(H3N2) rispetto al sottotipo A(H1N1) pdm2009. L’età più colpita è quella infantile (fino alla scuola dell’obbligo), più sensibile all’infezione influenzale. Le persone di età superiore a 65 anni, come avviene abitualmente, sono state interessate in misura minore dall’epidemia: è però importante sottolineare che la maggior parte delle complicanze dovute all’influenza si concentra nelle fasce di età avanzate e nei soggetti con patologie croniche concomitanti: è pertanto fondamentale raggiungere delle buone coperture vaccinali in questi gruppi di popolazione. L’Organizzazione Mondiale della Sanità indica infatti quale obiettivo primario della vaccinazione antinfluenzale la prevenzione delle forme gravi e complicate di influenza e la riduzione della mortalità prematura in gruppi ad aumentato rischio di malattia grave (persone Coperture vaccinali ultra-65enni e persone di tutte le età con alcune patologie di base). Una strategia vaccinale basata su questi presupposti presenta un insufficienti favorevole rapporto costo-beneficio e costo-efficacia. L’obiettivo minimo di copertura indicato dal Ministero della Salute per i gruppi target è del 75% (il 95% è l’obiettivo ottimale). Nella stagione 2015-2016, le coperture vaccinali per influenza hanno mostrato un andamento stabile rispetto alla scorsa stagione, segnando una battuta d’arresto al calo 4 decessi per influenza in osservato negli ultimi anni, e attestandosi a livello nazionale al 49,9% Veneto nella stagione negli ultra-65enni, valore ancora molto inferiore rispetto a quello raccomandato. L’andamento epidemiologico registrato nella Regione 2015/2016 Veneto in quest’ultima stagione influenzale non si discosta molto dall’andamento nazionale. Il picco di incidenza, raggiunto con lieve anticipo rispetto alla media italiana, è stato pari a 77,7 casi ogni 10.000 abitanti, contro un valore di 61,5 casi ogni 10.000 abitanti a livello nazionale. In Veneto le coperture vaccinali per influenza sono rimaste stabili rispetto alla scorsa stagione, sia negli ultrasessantacinquenni (54%), sia negli operatori sanitari (in cui la copertura è appena del 16,8%, contro il 40% auspicato nel Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale). Nel corso degli anni c’è stato un significativo aumento del coinvolgimento dei Medici di Famiglia nell'esecuzione delle vaccinazioni contro l’influenza. Durante l’ultima stagione, i Medici di Famiglia hanno eseguito nella nostra Regione il 91% del totale delle vaccinazioni antinfluenzali, mentre il 5% circa delle vaccinazioni è stato somministrato presso i Servizi Igiene e Sanità Pubblica e il rimanente 4% presso altre strutture (ad esempio: case di riposo). Come indicato dal Ministero della Salute, è stata effettuata la sorveglianza delle forme gravi e complicate e dei decessi da virus influenzali: nella Regione Veneto, 35 persone hanno avuto bisogno di un ricovero ospedaliero (tasso di ospedalizzazione stimato per l’intera popolazione regionale: 0,7 ogni 100.000 abitanti), di cui 13 considerate gravi (ovvero, ricoverate in terapia intensiva, con grave infezione respiratoria acuta o sindrome da distress respiratorio acuto); fra queste, 4 sono decedute (tasso di mortalità: 0,08 ogni 100.000 residenti). L’età media dei casi gravi è stata di 53 anni (da un minimo di 3 a un massimo di 95 anni). I 4 soggetti deceduti presentavano patologie pregresse. I dati sono decisamente più contenuti rispetto alla stagione influenzale precedente, che aveva fatto segnare l’andamento più grave nell’ultimo quinquennio (fonte: Regione Veneto. Rapporto sull’andamento epidemiologico dell’influenza nella Regione Veneto, stagione 2015-2016). Nell’Ulss 20, la percentuale di ultrasessantacinquenni che durante la stagione 2015/2016 si sono sottoposti alla vaccinazione anti-influenzale è ulteriormente calata rispetto all’anno precedente, attestandosi al 56,6%, dato comunque superiore rispetto alla media regionale (Grafico 4.2/2). Il numero totale di dosi somministrate è stato pari a 72.735, di cui 59.410 destinate a soggetti di età ≥65 anni. Questi valori non tengono conto delle dosi distribuite dalle farmacie territoriali. In ogni caso le coperture raggiunte sono decisamente al di sotto del 75% indicato dal Ministero come obiettivo minimo. CAPITOLO 4 Le Malattie Infettive 44 GRAFICO 4.2/2 Ulss 20. Vaccinazione antinfluenzale: percentuale di persone di età ≥65 anni vaccinate dal servizio pubblico nei distretti sanitari e dai MMG. Anni 1996-2015. 80,1 78,5 78,6 74,8 76,1 72,1 71,6 73,6 72,1 68,0 67,0 69,3 64,5 63,7 57,7 56,6 2014 2015 55,0 40,0 32,0 1996 35,7 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Nella nostra Ulss, nel corso della stagione 2015-2016 è stato segnalato un decesso dovuto al virus A H1N1, in un uomo di 67 anni, deceduto dopo 11 dopo giorni di ricovero in Unità di terapia intensiva per sindrome da distress respiratorio acuto. Il soggetto non presentava patologie concomitanti, ma era affetto da psicosi; non è noto se fosse stato vaccinato. TUBERCOLOSI Nel corso degli ultimi anni nella Regione Veneto si è registrata una progressiva riduzione dei casi di tubercolosi (TBC). Considerando l’andamento negli ultimi 20 anni, si riscontra, negli italiani, una prima fase di costante decremento (periodo 1994-2004), poi un periodo relativamente stabile fino al 2008, quindi un’ulteriore riduzione del numero di casi, Incidenza della TBC con il valore minimo raggiunto nel 2013. Il numero di stranieri affetti in calo ha visto invece un progressivo aumento fino al 2004 (parallelo alla crescita della popolazione straniera residente), quindi una fase di stabilizzazione e un successivo periodo di calo. A partire dal 2008, il numero di casi stranieri ha superato il numero di casi italiani (Grafico 4.2/3). Il tasso di notifica complessivo nel 2013 è stato pari a 6,7/100.000 abitanti, con una notevole differenza tra popolazione autoctona e straniera: nel primo caso il valore si attesta a 3,0/100.000 italiani residenti, mentre nel secondo sale a quasi 40 casi/100.000 stranieri residenti (fonte: Regione Veneto. Sorveglianze speciali delle malattie infettive. Dati 2012-2013). GRAFICO 4.2/3 Regione Veneto. Numero di casi di tubercolosi per cittadinanza - anni 1994-2013. 598 555 569 497 456 410 401 350 177 61 1994 82 74 1995 1996 101 1997 120 1998 142 1999 324 196 146 2000 2001 2002 300 279 273 268 256 235 2003 277 254 253 281 232 216 2004 Italiani 2005 190 2006 2007 254 239 263 2008 2009 217 157 158 146 2010 2011 2012 194 131 2013 Stranieri 45 CAPITOLO 4 Le Malattie Infettive Nell’ULSS 20 si sono avuti 28 casi accertati di tubercolosi (polmonare o extra-polmonare) in persone residenti, con comparsa dei sintomi nel 2015 (compresi 2 detenuti: 1 trasferito agli arresti domiciliari e 1 ospite della Casa Circondariale di Montorio). Il grafico sottostante (grafico 4.2/4) riporta l’andamento dei casi in soggetti residenti, italiani e stranieri, a partire dal 2001. Nella nostra ULSS le due curve, relative rispettivamente agli italiani e agli stranieri, si sono incrociate molto prima del 2008. GRAFICO 4.2/4 Ulss 20. Numero di casi accertati di tubercolosi per cittadinanza - anni 2001-2015. 33 34 33 34 31 35 34 34 29 30 29 25 24 23 21 16 19 17 17 16 14 13 16 18 17 13 13 12 9 7 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Italiani 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 Stranieri Dal grafico si nota una sostanziale stabilità tra il 2006 e il 2015 per gli italiani, mentre tra gli immigrati c’è un andamento altalenante. Utilizzando i dati dell’ISTAT sulla popolazione residente, si può stimare un’incidenza di tubercolosi nella popolazione dell’ULSS 20 complessivamente intorno a 5,9 casi/100.000 abitanti; si conferma anche a livello locale l’importante differenza tra immigrati (34,5/100.000 stranieri residenti) e popolazione autoctona (1,7/100.000 residenti). Oltre ai 28 casi in persone residenti, si segnalano altri 12 casi confermati (di cui 1 non notificato) verificatisi nel 2015 in persone non residenti nell’ULSS 20, ma comunque prese in carico dai servizi territoriali (3 persone senza fissa dimora, 4 migranti ospitati in strutture di accoglienza, 5 persone residenti all’estero e domiciliate nel veronese). Nel 2015 l’età media alla diagnosi tra gli italiani è di 68 anni, mentre tra gli immigrati è di 34 anni. Uno dei casi si è verificato in una lattante di 2 mesi, esposta al contatto con la mamma malata. Complessivamente si registra una maggiore frequenza tra i maschi (24 maschi e 16 femmine). Per quanto riguarda il paese di origine degli stranieri, i Paesi più rappresentati sono la Romania (7 casi), la Moldavia (3 casi), il Marocco (3 casi), la Nigeria (3 casi), l’India (3 casi), lo Sri Lanka (3 casi). I casi rimanenti provengono da Gambia, Ghana, Kenia, Tunisia, Guinea Bissau, Pakistan, Bangladesh, Colombia. Quattro persone con diagnosi di tubercolosi sono decedute, tra cui una giovane donna nigeriana di 27 anni con recidiva di tubercolosi, ricoverata in rianimazione per insufficienza respiratoria e deceduta dopo circa 1 mese. Da alcuni anni l’UOS Profilassi Malattie Infettive del Dipartimento di Prevenzione ha attivato due ambulatori dedicati alla prevenzione e al controllo della tubercolosi, uno presso il Palazzo della Sanità a Verona e l’altro presso il distretto sanitario di San Bonifacio. Le Ambulatorio per la TBC principali attività svolte sono: screening della tubercolosi nelle persone che vivono a contatto con i malati, allo scopo di prevenire lo sviluppo della tubercolosi ed intercettare i casi sospetti di malattia; eventuale approfondimento diagnostico, invio dei malati ai luoghi di cura appropriati o prescrizione della chemioprofilassi antitubercolare nei soggetti con infezione tubercolare latente; follow-up dei soggetti in profilassi. CAPITOLO 4 Le Malattie Infettive 46 Nel 2015 sono state monitorate circa 70 persone che erano venute a contatto con un paziente contagioso; altre 70 persone sono state sottoposte a screening tubercolare in previsione di un soggiorno in Paesi che richiedono obbligatoriamente questo controllo in alcune categorie, ad es. negli studenti. Una parte crescente dell’attività riguarda lo screening della tubercolosi nei migranti che arrivano nei centri di accoglienza presenti nel territorio dell’ULSS (v. paragrafo “Attività rivolte alle persone richiedenti protezione internazionale”). Dal 2014 si è deciso di utilizzare uno schema farmacologico abbreviato (isoniazide più rifampicina per 3 mesi al posto di isoniazide in monoterapia per 6 mesi) per i soggetti con infezione tubercolare latente appartenenti alle fasce più deboli della popolazione, quindi verosimilmente meno aderenti alla profilassi, allo scopo di incrementare la compliance al trattamento. Al fine di ridurre gli abbandoni terapeutici (frequenti soprattutto in DOT (Directly Observed persone in condizioni di disagio), dal 2014 è stata inoltre attivata una Therapy) procedura per la somministrazione DOT (directly observed therapy) della terapia antitubercolare specifica. La DOT è un utile strumento di supporto per ottenere la guarigione e per ridurre il rischio di insorgenza di ceppi farmaco-resistenti in queste fasce di popolazioni a rischio. La procedura DOT si basa su personale appositamente addestrato, non necessariamente sanitario, a cui affidare l’osservazione diretta dell’assunzione dei farmaci nel corso dei 6-9 mesi previsti dalla terapia, sotto la supervisione degli operatori sanitari del Servizio Profilassi Malattie Infettive. Nel 2015 la DOT è stata applicata per il trattamento farmacologico di due pazienti (due migranti, di cui uno senza fissa dimora), seguiti presso il nostro ambulatorio per la tubercolosi; ambedue hanno portato a termine la terapia. https://viaggiatori.ulss20.verona.it/iweb/1175/manuale.html Nel novembre 2014 è stata approvata la nuova “Procedura per il controllo della tubercolosi nei detenuti presso l’istituto penitenziario di Montorio”, in linea con le indicazioni regionali (DGR n. 241 del 22/02/2012 - “Programma Regionale per il controllo della Tubercolosi in Carcere”). L’ambito penitenziario presenta peculiarità che aumentano il rischio di tubercolosi, per la tipologia delle persone detenute (elevata presenza di immigrati, fra cui consistenti gruppi provenienti da paesi ad alta endemia, come estEuropa e nord-Africa; background socio-culturali ed economici di povertà; elevata percentuale di tossicodipendenti e alcolisti; frequente co-morbidità con HIV), e per il contesto ambientale (sovraffollamento, spazi ristretti, scarsa possibilità di aerazione e condizioni igienico-sanitarie frequentemente scadenti). La procedura indica le azioni da seguire per la sorveglianza sanitaria ed il controllo della TBC presso l’istituto penitenziario di Montorio, per l’identificazione ed il trattamento precoce dei casi di tubercolosi attiva bacillifera. Si applica all’atto dell’accettazione dei nuovi ingressi, ai pazienti da rivalutare e qualora siano identificati dei casi di infezione nell’istituto, come strumento metodologico per la valutazione/trattamento dei casi sospetti e la gestione dei contatti. MALATTIE BATTERICHE INVASIVE Nel 2015 sono stati notificati 8 casi di malattia batterica invasiva (meningite e/o sepsi): 2 causati da Streptococcus pneumoniae (pneumococco), 1 da Neisseria meningitidis Nessun caso di meningite di gruppo A (meningococco), 1 da Streptococcus pyogenes gr. A, 1 da da meningococco C Staphylococcus aureus (in soggetto immunodepresso), 1 legato a tubercolosi disseminata; in 2 casi l’agente eziologico non è stato identificato (Tabella 4.2/1). Uno degli 8 soggetti, un anziano di 83 anni colpito da meningoencefalite e sepsi da pneumococco, è deceduto. Un bambino di 1 anno, precedentemente vaccinato con due dosi di vaccino anti-pneumococco 13valente, è stato colpito da un sierotipo non contenuto nel vaccino. Il bimbo frequentava l’asilo nido. La Regione Veneto nel 2015 ha rafforzato l’offerta vaccinale contro le meningiti, con l’introduzione del vaccino anti-meningococco B per tutti i nuovi nati al 7° e al 9° mese di vita, del vaccino anti-meningococco ACWY -al posto del vaccino anti meningococco C-, per tutti i bambini di 1 e 14 anni, e del vaccino antipneumococco coniugato (al posto del vaccino polisaccaridico) ai nuovi 65enni. 47 CAPITOLO 4 Le Malattie Infettive TABELLA 4.2/1 Ulss 20. Tabella riassuntiva dei casi accertati di malattia batterica invasiva - anno 2015. SESSO RESIDENZA/ DOMICILIO CITTADINANZA DIAGNOSI AGENTE EZIOLOGICO 1 a. M Verona Italiana Meningite batterica + sepsi Streptococcus pneumoniae sierotipo 24 83 a. M Verona Italia Meningoencefalite + sepsi Streptococcus pneumoniae 31 a. M Colognola ai Colli Albania Meningite batterica Neisseria meningitidis gruppo A 27 a. F Verona Italia Meningite batterica + sepsi Streptococcus pyogenes gr. A 71 a. M Verona Italia Meningite batterica + sepsi Staphylococcus aureus Mycobacterium tuberculosis ETÀ 29 a. F San Bonifacio India Tubercolosi disseminata con interessam. meningeo 38 a. M Verona Nigeria Meningite batterica Non identificato 30 a. M Grezzana Marocco Meningite batterica Non identificato LEGIONELLOSI Nel corso del 2015 sono stati notificati 19 casi di legionellosi (17 residenti nella nostra ULSS, 2 cittadini rumeni temporaneamente domiciliati nel nostro territorio per lavoro stagionale agricolo). In 5 casi la diagnosi è rimasta sospetta. Tra i 19 soggetti affetti, si contano 13 uomini e 6 donne, di età compresa tra 37 e 91 anni; 5 di loro – con età dai 65 ai 91 anni- sono deceduti. Tutti i soggetti deceduti erano affetti da patologie concomitanti gravi (terapie immunosoppressive, patologie neoplastiche maligne, trapianto cardiaco). In 7 casi è stato segnalato un precedente soggiorno in strutture turistiche (campeggio, hotel, nave da crociera) o socio-sanitarie. ENTEROBATTERI RESISTENTI AGLI ANTIBIOTICI La diffusione di batteri resistenti agli antibiotici rappresenta un importante problema di sanità pubblica: questo fenomeno è infatti in aumento in molti Paesi, rendendo problematica la terapia di molte infezioni, ed è aggravato anche dalla mancanza di nuovi antibiotici in commercio o in fase di sperimentazione. Negli ultimi anni in Italia si stanno rapidamente diffondendo batteri Gram-negativi (appartenenti soprattutto alla famiglia degli Enterobatteri e alla specie Klebsiella pneumoniae) produttori di “carbapenemasi”, ovvero di enzimi in grado di inattivare i carbapenemi e molti altri antibiotici β-lattamici. I carbapenemi (es. imipenem e meropenem) sono farmaci fondamentali per la cura delle infezioni gravi causate da batteri multi-resistenti. Gli “enterobatteri produttori di carbapenemasi” (CPE) sono ceppi di particolare interesse epidemiologico, perché altamente diffusibili in ospedale e frequentemente associati ad epidemie. Possono causare infezioni in varie sedi (polmoniti, cistiti, pielonefriti, peritoniti, ecc.), in ambito sia ospedaliero sia comunitario, difficili da trattare per la scarsa sensibilità agli antibiotici e le condizioni spesso critiche dei pazienti. La tempestiva identificazione dei casi di infezione, la sorveglianza dei pazienti colonizzati e l’attuazione di misure di prevenzione (isolamento dei pazienti, precauzioni da contatto) sono interventi efficaci nel contenere la diffusione di questi microrganismi. Il Ministero della Salute ha istituito nel 2013 una sorveglianza specifica delle batteriemie causate da Klebsiella penumoniae e da Escherichia coli non sensibili ai carbapenemi e/o produttori di carbapenemasi. Nel 2015 sono stati segnalati, in cittadini residenti nel territorio dell’ULSS 20, 19 casi di batteriemia da CPE (12 maschi e 7 femmine, di età compresa tra 41 e 92 anni). In tutti i casi il microrganismo isolato è stato la Klebsiella pneumoniae. In 13 casi il paziente si trovava in ospedale al momento della comparsa dei sintomi, in 4 casi a domicilio, in 2 casi in una struttura residenziale territoriale. CAPITOLO 4 Le Malattie Infettive 48 EPATITI VIRALI Nel corso del 2015 sono state notificate 12 epatiti virali acute in cittadini residenti o domiciliati nel territorio dell’ULSS 20: 1 da virus A, 7 da virus B e 4 da virus C. L’epatite da virus A si è manifestata in un ragazzo brasiliano di 17 anni non vaccinato, dopo rientro dal suo Paese di origine. La vaccinazione antiepatite A è stata offerta ai familiari. I casi di epatite B si sono manifestati in 7 soggetti di sesso maschile (6 italiani e 1 moldavo), di età compresa fra i 16 e i 69 anni. Nessuno dei pazienti era stato vaccinato per epatite B, tranne il soggetto moldavo, vaccinato nel Paese di origine. Tra i possibili fattori di rischio per infezione, emersi dalle inchieste epidemiologiche, si segnalano: rapporti sessuali non protetti, cure odontoiatriche, tatuaggio, cure sanitarie all’estero (in India), rasatura dal barbiere. Ai familiari dei soggetti affetti è stata offerta la vaccinazione per epatite B. I 4 casi di epatite C hanno riguardato due uomini e due donne (tra cui 1 marocchino e 1 moldava), di età compresa tra i 40 e i 77 anni. Due dei pazienti erano in emodialisi, uno aveva ricevuto anche un’emotrasfusione. Sono inoltre pervenute alcune notifiche relative a nuove diagnosi di epatite cronica, la maggior parte in donne straniere sottoposte a screening durante la gravidanza o in occasione del parto: 4 da epatite C, 3 da epatite B, 1 da epatite D. I laboratori analisi hanno inoltre segnalato al Servizio Igiene e Sanità Pubblica 14 nuovi casi di positività per HBsAg (che è un indice di infezione cronica da epatite B) in persone residenti nell’ambito territoriale dell’ULSS 20; di conseguenza i soggetti positivi sono stati contattati per invitare i conviventi a vaccinarsi contro l’epatite. TETANO Nel 2015 è stato notificato un caso di tetano, in una donna di 78 anni con stato vaccinale sconosciuto, che si era procurata piccole escoriazioni lavorando nell’orto. Il decorso della malattia è stato complicato da insufficienza respiratoria acuta, broncopolmonite e sepsi, con prolungato ricovero in terapia intensiva e decesso dopo il trasferimento in una residenza sanitaria assistenziale. POLIOMIELITE L'Italia ha registrato l’ultimo caso di poliomielite nel 1982, ed è stata ufficialmente certificata "poliofree" il 21 giugno 2002. Tuttavia la ricomparsa della malattia è sempre possibile, per l’importazione del virus dai Paesi endemico-epidemici: per questo motivo è importante mantenere elevati livelli di sorveglianza e alti tassi di copertura vaccinale. I conflitti bellici e la debolezza dei sistemi sanitari favoriscono la diffusione del virus: ad esempio in Siria, parallelamente al crollo delle coperture vaccinali dovuto alla guerra, si è assistito nel 2013 al riemergere della malattia (35 casi nel 2013, 1 caso nel 2014). A seguito della diffusione straordinaria del virus polio registrata nel 2013-14 a livello globale, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato l’emergenza sanitaria internazionale (nel maggio 2014, confermata a novembre), promulgando alcune raccomandazioni per contenerne la diffusione. Anche in Italia, a seguito delle indicazioni dell’OMS, sono state aggiornate le raccomandazioni per la sorveglianza e la prevenzione di questa malattia, rafforzando l’immunoprofilassi nelle persone immigrate (bambini e adulti) e nei viaggiatori che si recano in Paesi affetti. In base agli ultimi dati (agosto 2016), la polio rimane endemica in due Paesi: Afghanistan e Pakistan. Non più endemici, ma ancora vulnerabili, sono il Camerun, la Guinea Equatoriale, l’Etiopia, l’Iraq, la Nigeria, la Somalia, il Sud Sudan e la Siria. INFEZIONE DA HIV E AIDS Nel 2014 in Italia sono state riportate 3.695 nuove diagnosi di infezione da virus dell’immunodeficienza umana (HIV), pari a 6,1 nuovi casi per 100.000 residenti. Questa incidenza pone l’Italia al dodicesimo posto tra le nazioni dell’Unione Europea. Negli anni si osserva un aumento dell’età mediana alla diagnosi, nonché un cambiamento delle modalità di trasmissione: diminuisce la proporzione di consumatori di sostanze per via iniettiva, ma aumentano i casi attribuibili a trasmissione sessuale, in particolare tra maschi omosessuali. 49 CAPITOLO 4 Le Malattie Infettive Nel 2014 sono stati segnalati al Centro Operativo AIDS 858 casi di AIDS, pari a un’incidenza di 1,4 nuovi casi per 100.000 residenti. Oltre il 50% dei casi di AIDS segnalati nel 2014 sono osservati in persone non consapevoli di essere HIV-positive. La maggior parte delle persone con infezione da HIV (92,6%), seguita presso i centri clinici di malattie infettive, è in terapia antiretrovirale (fonte: Not Ist Super Sanità 2015;28(9, Suppl. 1):3-47). Per quanto riguarda la Regione Veneto, le nuove diagnosi di HIV registrate nel 2014 sono state 290 (integrando i dati del Sistema di Sorveglianza Regionale HIV con quelli del Registro Nazionale AIDS); va precisato che questo dato potrebbe essere una sottostima dell’ammontare reale di nuove diagnosi, a causa del ritardo di notifica. La diffusione del virus risulta più rilevante fra i maschi, che nel 2014 rappresentavano l’82% dei nuovi casi (considerando le notifiche pervenute tramite il Sistema di Sorveglianza Regionale HIV). L’età media alla diagnosi è progressivamente aumentata, passando dai 27 anni iniziali ai 40 attuali. Attualmente, il 22,3% dei casi notificati è attribuibile a cittadini non italiani: percentuale quasi raddoppiata rispetto al 1996, quando risultava pari al 13,3%. L’incidenza è di 10,7 casi ogni 100.000 residenti stranieri, mentre fra i residenti italiani è di 4,4/100.000. La maggior parte dei pazienti stranieri proviene dall’Africa (in particolare da Nigeria, Ghana, Costa d’Avorio, Camerun); in crescita la percentuale di quanti provengono da altri Paesi europei. Tra gli stranieri, la malattia colpisce pressappoco in egual misura i due sessi. I dati raccolti nell’ultimo anno di sorveglianza confermano come principale via di trasmissione dell'infezione quella sessuale, sia etero che omo-bisessuale; tra le donne il principale fattore di rischio risulta essere la pratica di rapporti eterosessuali, tra gli uomini la pratica di rapporti omo-bisessuali. La quota di nuove infezioni da HIV imputabile a rapporti eterosessuali è nettamente superiore nei cittadini stranieri, mentre vi è una più equa ripartizione dei casi attribuibili a rapporti etero e omo-bisessuali negli italiani. In base alle informazioni reperibili dal Sistema di Sorveglianza Regionale HIV e dal Registro Nazionale dell’AIDS, si può stimare che, complessivamente, la popolazione con infezione da HIV in Veneto abbia raggiunto, nel 2014, i 12.685 casi. Sottraendo il numero dei pazienti deceduti, si stima che nel 2014 siano 10.050 le persone affette da HIV a carico del Servizio Sanitario Regionale (sia residenti che non). A questi, poi, si dovrebbero aggiungere coloro che hanno contratto la malattia, ma non ne sono ancora a conoscenza (perché non hanno effettuato il test). L’introduzione, nel 1996, della terapia anti-retrovirale HAART (Highly Active Antiretroviral Therapy) ha inciso in modo determinante sulla probabilità di sviluppare i sintomi dell’AIDS nei soggetti sieropositivi: a due anni dalla diagnosi, la percentuale di progressione in AIDS è passata dal 29% in chi ha contratto l’infezione nel periodo 1991-1995 al 16-17% in chi si è ammalato dopo il 2000 (fonte: Registro HIV. Dati al 31 dicembre 2014. Regione Veneto). Sempre nel 2014, sono stati notificati 51 nuovi casi di sindrome dell'immunodeficienza acquisita (AIDS) in persone residenti in Veneto (Grafico 4.2/5). Più dei 2/3 dei nuovi casi sono maschi. L'età media alla diagnosi di AIDS è nettamente aumentata nel tempo, ed attualmente è intorno ai 40 anni per le femmine e a 42 anni per i maschi. Il 43% dei casi interessa cittadini stranieri. Le province che hanno presentato il maggior tasso di incidenza sono Vicenza, Verona e Belluno. Negli ultimi anni, la patologia riscontrata più frequentemente alla diagnosi di AIDS è la polmonite da Pneumocystis carinii; considerando complessivamente i casi degli ultimi 30 anni, il primo posto spetta invece alla candidosi esofagea. Con il miglioramento della sopravvivenza e il calo progressivo del numero di decessi che si è verificato dopo il 1996 (anno di introduzione della terapia HAART), il numero dei casi prevalenti, che costituisce la principale misura per stimare le necessità assistenziali dei malati di AIDS, è andato aumentando, giungendo ad un totale di 1.194 pazienti nel 2014. La ricaduta dal punto di vista della sanità pubblica è un aumento del serbatoio dell’infezione e quindi dei rischi di trasmissione dell’HIV. Non sono segnalati decessi negli ultimi due anni; va comunque ricordato che il numero di casi e di decessi degli ultimi anni potrebbe in futuro subire delle variazioni a causa dei ritardi di notifica (fonte: Registro AIDS. Dati al 31 dicembre 2014. Regione Veneto). Secondo i dati delle schede di morte, nell’ULSS 20 si è verificato nel 2014 un decesso per AIDS (fonte: Archivio Regionale delle Schede di Morte). CAPITOLO 4 Le Malattie Infettive 50 GRAFICO 4.2/5 Regione Veneto. Numero di casi e decessi incidenti per AIDS in residenti per anno di diagnosi, periodo 19842014 (fonte: Registro AIDS. Dati al 31 dicembre 2014. Regione Veneto). MALATTIA DI CREUTZFELDT-JAKOB Nel 2015 sono stati segnalati 2 casi sospetti di morbo di Creutzfeldt-Jakob: un uomo di 61 e una donna di 76 anni, deceduta a distanza di 3 mesi dalla diagnosi. MALARIA La malaria rappresenta ancora un grave problema mondiale: secondo le ultime stime dell’OMS, nel 2015 si sono verificati circa 214 milioni di casi e 438.000 decessi in tutto il mondo. La maggior parte dei casi e dei decessi, che colpiscono in prevalenza bambini sotto i 5 anni e donne in gravidanza, ha riguardato la Regione Africana dell’OMS (88%), seguita dalla regione del sud-est asiatico. Dal 2000 al 2015 si è avuta una diminuzione dell’incidenza e della mortalità per malaria rispettivamente del 37% e del 60% a livello globale. GRAFICO 4.2/6 Ulss 20. Casi di malaria notificati nell’Ulss 20 dal 2000 al 2015. 45 33 30 31 27 22 19 19 18 17 16 17 11 9 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 51 2009 2010 16 14 2011 2012 2013 2014 2015 CAPITOLO 4 Le Malattie Infettive I programmi di controllo della malaria dell’OMS sono basati sulla distribuzione di zanzariere impregnate con insetticidi a lunga durata, sull’utilizzo di insetticidi spray negli ambienti e sulla gratuità delle terapie combinate a base di artemisinina (fonte: Organizzazione Mondiale della Sanità. World malaria report 2015).Nella nostra Ulss sono stati notificati 16 casi di malaria nel 2015 (Grafico 4.2/6 e Tabella 4.2/2). Si tratta perlopiù di migranti (13 casi: 10 dopo visita nel Paese di origine e 3 profughi), provenienti dalla Nigeria (7 casi), dalla Costa d’Avorio (3 casi), dal Gambia (1 caso), dal Burkina Faso (1 caso) e dall’India (1 caso), di età compresa tra 1 e i 55 anni. Tra i casi c’è anche un bambino di 1 anno, nato a Verona, e ammalatosi dopo una permanenza nel Paese di origine della madre (Nigeria); visto presso il nostro ambulatorio prima della partenza, gli era stata consigliata una profilassi antimalarica, ma non l’ha eseguita. Gli altri casi sono 3 cittadini italiani recatisi in Paesi africani (in 1 in Costa d’Avorio e 2 in Camerun), per lavoro (una persona domiciliata in Camerun da anni) o per volontariato/turismo, con permanenze di circa 1 mese. Ad uno dei casi, visitato presso il nostro ambulatorio prima del viaggio, era stata consigliata la profilassi antimalarica, che non ha eseguito. L’agente eziologico è il Pl. falciparum in 15 casi, il Pl. vivax in un caso (paziente indiana rientrata dal Paese di origine). TABELLA 4.2/2 Casi di malaria in residenti/domiciliati della Ulss 20 suddivisi per tipo di viaggiatori, anni 2005-2015. TIPOLOGIE DI VIAGGIATORI 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 14* 14 14 16* 15 14* 10* 7 12 9 13 Missionari / Volontari 5 4 3 2 1 2 4 0 2 0 1 Lavoratori 1 0 0 1 0 0 0 0 3 2 1 Turisti 2 1 1 0 1 0 0 2 0 0 1 TOTALE 22 19 18 19 17 16 14 9 17 11 16 Immigrati-Rientro in Patria Nessuno dei pazienti aveva eseguito la chemioprofilassi antimalarica (Tabella 4.2/3). È importante informare i viaggiatori in zone endemiche sui rischi di ammalarsi di malaria, specie gli immigrati che ritornano nei loro paesi di origine per visitare i familiari. In particolare i bambini, figli di immigrati, nati in Italia, non avendo acquisito alcuna resistenza nei confronti del Plasmodio, sono a maggior rischio di contrarre la malattia in forma grave. TABELLA 4.2/3 Ulss 20. Modalità di esecuzione della chemioprofilassi nei soggetti con malaria, anni 2005-2015. CHEMIOPROFILASSI 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 Corretta 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 Nessuna 21 19 16 17 15 12 11 9 15 9 12 Scorretta o incompleta 1 0 2 2 2 3 3 0 2 1 0 Non specificato 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 Non applicabile / / / / / / / / / 1* 3* 22 19 18 19 17 16 14 9 17 11 16 TOTALE *Migranti – nuovi arrivi Per favorire l’adesione alla chemioprofilassi antimalarica, l’Ulss 20 ha attivato nel 2015 la distribuzione diretta di atovaquone/proguanil presso l’ambulatorio Vaccinazioni Internazionali ad un prezzo agevolato. CAPITOLO 4 Le Malattie Infettive 52 L’atovaquone/proguanil è attualmente il farmaco di prima scelta per la profilassi antimalarica per efficacia, tollerabilità e semplicità dello schema posologico, ma viene poco utilizzato per il costo elevato (si tratta di un farmaco di fascia C). MALATTIE TRASMESSE DA VETTORI La Dengue, la febbre Chikungunya e la malattia da virus West Nile, a cui si è aggiunta recentemente la malattia da virus Zika, sono oggetto, da alcuni anni, di una sorveglianza speciale a livello regionale (“sorveglianza delle febbri estive”). Si tratta di patologie trasmesse da vettori (zanzara tigre per la Dengue e la Chikungunya, zanzara del genere Culex -tra cui la zanzara comune- per la West Nile Fever), di cui, nell’ultimo decennio, vengono segnalati sempre più frequentemente casi importati ed autoctoni anche in territorio europeo. L’importazione e la riproduzione a livello locale di vettori un tempo assenti (come la zanzara tigre, Aedes albopictus), favorite dall’aumento degli scambi internazionali e dai cambiamenti climatici, rendono possibile la trasmissione di Chikungunya e Dengue anche nel nostro territorio, a partire da casi importati da aree endemiche. In Italia, al momento, è stata documentata la trasmissione solo per la Chikungunya (che ha causato una vasta epidemia in Emilia Romagna nel 2007), mentre per la Dengue si riportano solo casi isolati contratti all’estero. Il virus West Nile, diffuso in varie regioni italiane, ha come serbatoio animale l’avifauna e può trasmettersi a numerosi mammiferi (tra cui i cavalli), a differenza di Dengue e Chikungunya che hanno come ospite principale l’essere umano. Dopo alcuni focolai epidemici nella Polinesia francese nel 2013, a partire da maggio 2015 è stata segnalata in Brasile una vasta epidemia causata da un altro virus trasmesso da vettori, il virus Zika, che si è successivamente diffuso in altre zone del Sud e Centro America. Il 1 febbraio 2016, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato lo stato di “emergenza di sanità pubblica di livello internazionale”, in relazione alla descritta associazione con i casi di microcefalia e con altri disordini neurologici riportati in Brasile e nella Regione delle Americhe. La diagnosi tempestiva e la segnalazione di queste patologie sono fondamentali per poter attuare misure di prevenzione della trasmissione locale nel periodo di maggior attività vettoriale (da giugno a novembre), basate principalmente sulla sorveglianza entomologica e sulle disinfestazioni. Nel corso del 2015 sono stati notificati 2 casi di Dengue importati, in due cittadine italiane, rispettivamente di 29 e 23 anni, la prima recatasi a Bali per turismo, la seconda in India (Calcutta) per volontariato. I casi si sono verificati al di fuori del periodo di presenza dei vettori, per cui non sono stati necessari interventi di disinfestazione. Un caso di Chikungunya è stato segnalato in una suora missionaria in Angola di 51 anni, tornata in Italia per la convalescenza. Non sono stati segnalati casi di malattia né di West Nile né di Zika. 4.3 PROFILASSI INTERNAZIONALE PRESTAZIONI Nel 2015 l’ambulatorio Vaccinazioni Internazionali ha registrato complessivamente 4.485 accessi (Graf. 4.3/1); 2.697 erano viaggiatori internazionali che hanno richiesto informazioni e si sono sottoposti alle vaccinazioni obbligatorie o raccomandate per il Paese visitato. I restanti 1.788 accessi sono in relazione a persone che dovevano completare cicli vaccinali eseguiti per precedenti viaggi, effettuare vaccinazioni non legate a viaggi (lavoratori esposti a rischi specifici, soggetti appartenenti a categorie a rischio per patologia, migranti ospitati in strutture di accoglienza o indirizzati alla nostra struttura dal CESAIM - Centro Salute Immigrati) e ad operatori infortunati con materiale biologico potenzialmente infetto. 53 CAPITOLO 4 Le Malattie Infettive GRAFICO 4.3/1 Ulss 20. Numero di accessi all’ambulatorio Vaccinazioni Internazionali, anni 2005-2015. 6.402 5.840 5.598 5.616 4.762 4.485 4.387 4.228 2005 2006 2007 2008 2009 2010 4.359 4.167 2011 2012 4.138 2013 2014 2015 Il numero di accessi e, in particolare, il numero delle dosi di vaccino effettuate sono in aumento rispetto all’anno precedente. Sono state eseguite in totale 7.944 vaccinazioni (Tabella 4.3/1). TABELLA 4.3/1 Ulss 20. Vaccinazioni effettuate presso l’ambulatorio Viaggiatori Internazionali, anni 2010 - 2015. F. GIALLA EPATITE A EPATITE B EP.A+ EP.B TIFO MENINGITE MENINGOCOCCICA 2010 748 1.511 187 390 1.173 110 168 2011 888 1.661 222 376 1.217 173 2012 1.010 1.461 190 375 1.156 2013 1.011 1.372 226 282 2014 854 1.405 249 2015 688 1.278 218 ANNO RABBIA MPR IPV ALTRE TOTALE 60 462 724 5.533 230 166 934 563 6.430 150 75 260 1.194 534 6.405 1.106 174 84 354 1.135 635 6.379 315 1.367 201 159 313 1.257 794 6.914 197 990 213 122 741 1.497 2.000 7.944 A partire dal 2014 si è avuto un calo dell’utilizzo del vaccino anti-febbre gialla, anche a seguito delle nuove indicazioni dell’OMS (ufficializzate nel 2016), che non raccomanda più il richiamo a 10 anni di distanza dalla vaccinazione iniziale. Secondo le più recenti evidenze scientifiche, infatti, un’unica dose conferisce protezione immunitaria contro la febbre gialla per tutta la vita. In calo la vaccinazione antitifica (orale o parenterale), così come quella contro l’epatite A, che viene abitualmente offerta ai viaggiatori diretti in aree dove c’è un rischio di esposizione a questi agenti infettivi trasmessi per via fecale-orale. Nel 2015 sono state effettuate 213 vaccinazioni anti-meningococco (nella maggior parte dei casi, usando il vaccino tetravalente coniugato) ai viaggiatori diretti in aree endemiche, ai pellegrini diretti alla Mecca (dove questa vaccinazione è richiesta obbligatoriamente) e ai soggetti appartenenti a categorie a rischio. Il vaccino antirabbico è indicato per i viaggiatori diretti in aree ad elevato rischio (India, Africa equatoriale) e per le persone con maggiori probabilità di contatto con vettori rabidi (cani randagi, pipistrelli, ecc.), quali missionari, viaggiatori in aree rurali o che praticano trekking, ecc. In aumento la somministrazione di vaccino anti morbillo-parotite-rosolia (MPR), che viene offerto a tutti coloro che accedono all’ambulatorio Viaggiatori e che risultano non protetti, in attuazione del Piano Nazionale per l'Eliminazione del Morbillo e della Rosolia congenita (PNEMoRc) 2010-2015 (Intesa Stato regione del 23 marzo 2012). Quando opportuno, viene associata anche la vaccinazione anti-varicella. CAPITOLO 4 Le Malattie Infettive 54 Nel corso del 2015 il numero delle dosi di vaccino MPR somministrate è aumentato anche per l’applicazione del protocollo regionale di profilassi immunitaria nei confronti dei migranti richiedenti protezione internazionale. Il numero di somministrazioni di vaccino anti-poliomielite (IPV) singolo o associato è aumentato ulteriormente rispetto all’anno precedente. Nel corso del 2013 infatti il Ministero della Salute ha emanato indicazioni, ribadite nel 2014, per ridurre il rischio di infezione da poliovirus selvaggio nei viaggiatori diretti in Paesi endemici, consigliando il ciclo completo con 3 dosi a chi non l’abbia eseguito o ignori lo stato vaccinale, e una dose di richiamo a chi, pur essendo già immunizzato, non l’abbia effettuata nei 12 mesi precedenti. Nell’ambito della categoria “altre” (tabella 4.3/1) sono comprese la vaccinazione contro il colera, indicata a chi intende soggiornare, per lunghi periodi, in aree con epidemie in corso e in situazioni di rischio (perlopiù per volontariato o cooperazione); la vaccinazione antinfluenzale, somministrata a viaggiatori e a soggetti appartenenti alle categorie a rischio indicate nella Circolare Ministeriale sull’influenza (operatori sanitari, veterinari, soggetti addetti a servizi pubblici di primario interesse collettivo); altri tipi di vaccino (encefalite giapponese, encefalite da morso di zecca), somministrati a viaggiatori diretti in zone con rischi particolari; i richiami (in particolare per difterite e tetano associata a polio – Difterite: 1620) somministrati a viaggiatori e ai migranti; il vaccino anti herpes zoster, somministrato a soggetti con particolari condizioni di rischio; i vaccini somministrati ad operatori sanitari (anti-tubercolare) e a pazienti affetti da patologie che comportano una condizione di rischio (anti-emofilo, anti-pneumococco e anti-meningococco). ATTIVITÀ RIVOLTE ALLE PERSONE RICHIEDENTI PROTEZIONE INTERNAZIONALE Già da alcuni anni l’UOS Profilassi Malattie Infettive effettua lo screening dell’infezione tubercolare negli immigrati ospiti delle strutture di accoglienza (v. sotto). Da fine 2014 è attivo a livello regionale un “Protocollo operativo per il controllo delle malattie infettive e la profilassi immunitaria in relazione all’afflusso di immigrati” che prevede, oltre alla sorveglianza delle principali malattie diffusive, anche la somministrazione dei vaccini contemplati nel calendario vaccinale ai minori (0-14 anni) e di anti-poliomielite, difterite, tetano e morbillo, parotite e rosolia (MPR) agli adolescenti e agli adulti. Durante l’estate del 2015 si è verificato un forte afflusso di persone richiedenti protezione internazionale, che ha comportato un notevole aumento del carico di lavoro del personale dell’UOS Profilassi Malattie Infettive. I migranti di nuovo arrivo, i cui nomi vengono comunicati dalla Prefettura, ricevono la prima visita medica, le vaccinazioni e lo screening antitubercolare, previ accordi con i referenti delle strutture ricettive situate nel territorio. Nei periodi di maggiore afflusso, i medici del Centro per le Malattie Diffusive dell’ULSS 20 hanno fornito un supporto per l’effettuazione delle prime visite. Da giugno a dicembre 2015 sono state effettuate 661 prime visite mediche e 187 visite infettivologiche di approfondimento; sono state inoltre somministrate 552 dosi di vaccino anti difterite-tetanopoliomielite, 506 dosi di vaccino anti morbillo-parotite-rosolia, 58 dosi di vaccino anti morbillo-parotiterosolia-varicella, 2 dosi di vaccino anti-epatite B. Riguardo allo screening dell’infezione tubercolare, dall’inizio dell’attività (novembre 2011) fino a fine 2015 sono stati sottoposti a test di Mantoux circa 1200 migranti ospiti dei centri di accoglienza. Nello stesso periodo, la diagnosi di tubercolosi polmonare attiva è stata posta in 10 migranti di nuovo arrivo: alcuni presentavano sintomi suggestivi, mentre altri sono arrivati alla diagnosi grazie allo screening. Solo nel 2015 sono stati screenati 732 soggetti, di cui 141 sono stati successivamente posti in profilassi per infezione tubercolare latente, allo scopo di prevenire il possibile sviluppo di una forma tubercolare aperta; sempre nel 2015, 4 casi di tubercolosi attiva sono stati diagnosticati in migranti ospitati nei centri di accoglienza; la diagnosi è stata posta per la presenza di sintomi suggestivi rilevati alla prima visita medica. È inoltre attivo il controllo sanitario dei migranti destinati ai Centri di identificazione ed espulsione. 55 CAPITOLO 4 Le Malattie Infettive PRINCIPALI ATTIVITÀ SVOLTE DAL PROGRAMMA REGIONALE PER I VIAGGIATORI INTERNAZIONALI NEL 2015 L’ULSS 20 è assegnataria del “Progetto per la sorveglianza e la prevenzione delle patologie legate ai viaggi e all’immigrazione e profilassi per i Viaggiatori Internazionali”, incluso nel Piano Regionale della Prevenzione 2014-2018. Nell’ambito del programma Regionale nel 2015 sono state realizzate le seguenti attività: Stesura delle Newsletter “Una finestra sul mondo” dove, partendo da casi clinici, sono state approfondite tematiche relative a patologie infettive e tropicali di particolare rilievo, o che hanno determinato emergenze sanitarie nel corso dell’anno. Le patologie descritte sono state: tetano, infezione da HIV/AIDS, sindrome respiratoria medio-orientale da coronavirus MERS-CoV, malattia da virus Zika, epatite da HCV, legionellosi, infezioni sessualmente trasmesse, scabbia. http://www.regione.veneto.it/web/sanita/viaggiare-in-salute http://viaggiatori.ulss20.verona.it/iweb/1342/argomento.html Traduzione delle comunicazioni sulle epidemie nel mondo (Edisan flash, Promed, OMS) con successiva trasmissione (via e-mail) agli ambulatori regionali di medicina dei viaggi, in modo da consentire un aggiornamento continuo degli operatori. Realizzazione di due convegni regionali di aggiornamento in tema di Medicina dei Viaggi e delle migrazioni, con erogazione di crediti ECM, rivolti al personale degli ambulatori di medicina dei viaggi, ai medici di famiglia, agli operatori sanitari dei reparti di Malattie Infettive e Tropicali. Il primo convegno (Venezia, 15 giugno 2015) si è concentrato sulle patologie a trasmissione feco-orale (poliomielite, epatite A, febbre tifoide, colera, rotavirus), sulla tubercolosi e sulle malattie trasmesse da vettore. Il secondo (Venezia, 22-23 ottobre 2015) ha fatto il punto sulla malattia da virus Ebola e su altre patologie infettive emergenti, sulla gestione delle emergenze infettive e sulle malattie “dimenticate” (strongiloidosi, morbo di Chagas). Hanno partecipato complessivamente circa 150 operatori sanitari (medici, assistenti sanitari, infermieri professionali, tecnici della prevenzione). http://viaggiatori.ulss20.verona.it/iweb/102/evento.html http://viaggiatori.ulss20.verona.it/iweb/100/evento.html Realizzazione, in collaborazione con il Reparto di Malattie Tropicali dell’Ospedale “Sacro Cuore” di Negrar (VR) e con le società scientifiche SIMET e SIMVIM, della 8a edizione del corso a numero chiuso di “Travel Medicine” (Negrar, 29 settembre – 2 ottobre 2015). Prosecuzione del Progetto CCM 2011 “Sorveglianza epidemiologica e controllo della strongiloidiasi in aree endemiche delle regioni Veneto, Friuli Venezia Giulia e Lombardia”, che si è concluso nel marzo 2015 con un convegno finale di presentazione dei risultati dello studio multicentrico e di proposte operative per lo screening della parassitosi, a cui hanno partecipato 90 operatori sanitari. La strongiloidosi è una parassitosi presente anche alle nostre latitudini, dalla prevalenza ampiamente sottostimata, che può evolvere in forme severe nei soggetti immunodepressi. Dallo studio è emersa una prevalenza consistente di strongiloidosi in soggetti con eosinofilia (8.5% in italiani nati prima del 1952 – 17% in immigrati maggiorenni). In considerazione dei risultati dello studio, si è deciso di attivare, presso i laboratori analisi dell’ULSS 20, un protocollo di approfondimento diagnostico per strongiloidosi nei soggetti con eosinofilia, appartenenti alle categorie a maggior prevalenza. È stato inoltre prodotto un libretto informativo sulla strongiloidosi rivolto al personale sanitario, in primo luogo ai medici di medicina generale. http://viaggiatori.ulss20.verona.it/iweb/81/evento.html CAPITOLO 4 Le Malattie Infettive 56 4.4 INFORTUNI A RISCHIO BIOLOGICO Continua la collaborazione, iniziata nel 1999, con il Centro di Coordinamento “Studio Italiano Rischio Occupazionale da HIV e da altri patogeni a trasmissione ematica” (SIROH) dell’IRCCS L. Spallanzani di Roma. L’attività consiste nella compilazione e nell’inserimento in un sito web dedicato delle schede relative agli incidenti occupazionali da puntura con ago o da Nessun caso di sierocontaminazione muco-cutanea con materiale biologico, che conversione per i markers comportano un rischio di infezione da agenti biologici a trasmissione ematica. Nel 2015 sono stati segnalati 53 infortuni a rischio biologico a dell’epatite B e per l’HIV carico di operatori sanitari dell’Ulss 20: 35 da puntura accidentale e 18 in 15 anni di follow-up da contaminazione. In 15 anni non si è registrato alcun caso di sieroconversione per i markers dell’epatite B e per l’HIV tra gli operatori seguiti per il follow-up dopo infortunio, a conferma del basso rischio di trasmissione di queste malattie. Nel 2013, tuttavia, si è verificato un caso di epatite acuta C, con ricovero ospedaliero, in un operatore sanitario in servizio presso l’Istituto penitenziario di Montorio (Verona), che si era punto con un ago dopo aver effettuato un prelievo venoso in un soggetto HCV-positivo. A seguito di adeguata terapia antivirale l’operatore è guarito. Si sta procedendo alla revisione e all’aggiornamento dei contenuti scientifici e della sezione operativa del “Protocollo relativo alle misure profilattiche per il controllo delle infezioni occupazionali da HBV-HCVHIV”, redatto nel 1998. 57 CAPITOLO 4 Le Malattie Infettive CAPITOLO 5 La Sicurezza Alimentare Parole chiave: Acqua potabile, contaminazioni acqua, tossinfezioni alimentari, vigilanza alimenti, ristorazione collettiva, celiachia, diete speciali, mercato globale, allerta comunitaria, fitosanitari, funghi, latte, uova, carne, tracciabilità, last minute market. 5.1 APPROVVIGIONAMENTO DELL’ACQUA POTABILE L’acqua è il principale componente del corpo umano, rappresentando circa il 55-60% del peso corporeo, rispettivamente di una donna e di un uomo adulto, e arrivando fino Cala l’uso di acqua mineal 75% del peso corporeo in un neonato. La qualità, la disponibilità e i rale consumi dell’acqua hanno un rapporto diretto con la salute dell’uomo e rappresentano indicatori della “qualità di vita” sia in termini economici che sanitari. In occasione della “Giornata Mondiale dell’Acqua”, istituita dall’ONU e celebrata ogni 22 marzo, l’ISTAT fornisce un quadro di sintesi sull’approvvigionamento di acqua a uso potabile e sui consumi delle famiglie. Secondo l’ISTAT il volume di acqua erogata agli utenti delle reti di distribuzione dell'acqua potabile è di 5,2 miliardi di metri cubi nel 2012, che corrisponde a un consumo giornaliero di 241 litri per abitante, 12 litri al giorno in meno rispetto all'ultimo dato censito nel 2008. La scarsa fiducia a bere acqua di rubinetto continua a essere un fenomeno abbastanza diffuso; anche nel 2015 tre famiglie su dieci hanno manifestato questa preoccupazione. Il Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione (SIAN) svolge l’attività di controllo sulle acque attraverso la collaborazione con i Comuni, i gestori degli acquedotti, i privati non serviti dalla rete acquedottistica e l’Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale (AATO). Al 2015 la rete acquedottistica di gran parte dei Comuni veronesi è gestita da Acque Veronesi. Per il restante territorio, la fornitura di acqua per il consumo umano è garantita da altri gestori oppure è attinta da pozzi privati, la cui gestione e controllo è in capo ai proprietari, con monitoraggio da parte dell’Ulss solo su utenze significative e di rilevanza pubblica. La provincia di Verona ha la particolarità di avere il più elevato numero di Comuni privi di rete idrica della Regione, o con una connessione molto limitata; i Comuni non Acqua di qualità, senza serviti sono concentrati per lo più nell’area meridionale della provincia. Sul territorio dell’Ulss 20, come indicato nella Tabella 5.1/1, cloro nel Comune di Belfiore non è presente un sistema di acquedotto pubblico, che tuttavia è stato progettato e per il quale sono in corso i lavori di realizzazione. Generalmente l’acqua, per la città di Verona, è fornita attraverso la rete acquedottistica senza necessità di clorazione. Tale pratica è riservata solamente ai tratti in manutenzione straordinaria e solo per il tempo necessario a garantirne la sicurezza batteriologica. La programmazione annuale dei controlli secondo criteri di legge si somma a quella degli Enti Gestori. Vengono effettuate oltre 10.000 analisi all’anno a seguito dei controlli dell’Ulss 20 che vanno a sommarsi ai controlli dell’Ente Gestore. A livello regionale, i SIAN delle Aziende ULSS del Veneto e i laboratori di ARPAV hanno mantenuto la sorveglianza sanitaria sull’acqua distribuita da 716 acquedotti e sull’acqua di alcuni approvvigionamenti autonomi a rilevanza pubblica (225). Nel 2015 sono stati visitati 3.783 siti di controllo in tutto il Veneto. Sono stati raccolti 7.676 campioni ed eseguite 194.868 analisi di 253 parametri chimici, fisici e microbiologici. Il 99.78% dei risultati ha rispettato i valori di parametro da normativa. Fra i dati che non rispettano gli standard normativi più di tre quarti (341 su 433) riguardano presenze temporanee e occasionali di parametri microbiologici (Fonte: ARPAV “Il monitoraggio delle acque destinate al consumo umano in Veneto anno 2015”). https://sian.ulss20.verona.it/iweb/519/argomento.html 59 TABELLA 5.1/1 Fornitura dell’acqua per il consumo umano nella provincia di Verona- anno 2015. COMUNE RESIDENTI AL 30.11.2015 [FONTE "DEMO.ISTAT.IT"] ABITANTI RAGGIUNTI DA ACQUEDOTTO % ALLACCIATI SU RESIDENTI (ESTRAZIONE DATI UTENTI AL 31.01.2016) ALBAREDO D'ADIGE 5.259 3.718 70,7% ANGIARI 2.215 1.344 60,7% ARCOLE 6.191 4.918 79,4% BADIA CALAVENA 2.651 2.312 87,2% BELFIORE 3.141 0 0,0% BEVILACQUA 1.758 1.697 96,5% BONAVIGO 2.024 1.731 85,5% BOSCHI SANT'ANNA 1.436 1.118 77,9% BOSCO CHIESANUOVA 3.598 3.562 99,0% BOVOLONE 15.877 12.902 81,3% BUSSOLENGO 19.925 18.913 94,9% BUTTAPIETRA 7.048 5.518 78,3% CALDIERO 7.787 7.330 94,1% CASALEONE 5.816 2.684 46,1% 11.744 10.324 87,9% 1.534 1.350 88,0% 16.532 7.709 46,6% CERRO VERONESE 2.481 2.456 99,0% COLOGNA VENETA 8.629 7.733 89,6% COLOGNOLA AI COLLI 8.603 7.964 92,6% CONCAMARISE 1.079 392 36,3% ERBÈ 1.852 1.357 73,3% CASTEL D'AZZANO CAZZANO DI TRAMIGNA CEREA ERBEZZO 739 732 99,0% FUMANE 4.117 4.112 99,9% GAZZO VERONESE 5.389 0 0,0% 10.802 10.350 95,8% 5.268 5.263 99,9% GREZZANA ILLASI ISOLA DELLA SCALA 11.543 7.926 68,7% ISOLA RIZZA 3.269 2.235 68,4% LAVAGNO 8.439 7.850 93,0% LEGNAGO 25.348 18.666 73,6% MARANO DI VALPOLICELLA 3.169 2.992 94,4% MEZZANE DI SOTTO 2.508 18 0,7% MINERBE 4.627 4.243 91,7% MONTECCHIA DI CROSARA 4.367 4.066 93,1% MONTEFORTE D'ALPONE 8.874 8.177 92,1% MOZZECANE 7.510 6.328 84,3% NEGRAR 17.127 16.657 97,3% NOGARA 8.592 3 0,0% NOGAROLE ROCCA 3.670 2.753 75,0% OPPEANO 9.882 6.341 64,2% CAPITOLO 5 La Sicurezza Alimentare 60 PALÙ 1.262 30 2,4% 17.115 15.900 92,9% POVEGLIANO VERONESE 7.116 6.491 91,2% PRESSANA 2.526 2.339 92,6% RONCÀ 3.806 3.419 89,8% RONCO ALL'ADIGE 6.047 4.520 74,7% ROVERCHIARA 2.760 964 34,9% ROVEREDO DI GUÀ 1.570 1.265 80,5% ROVERÈ VERONESE 2.117 2.096 99,0% SALIZZOLE 3.792 1.162 30,6% PESCANTINA SAN BONIFACIO 21.298 18.570 87,2% SAN GIOVANNI ILARIONE 5.129 3.368 65,7% SAN GIOVANNI LUPATOTO 25.096 22.912 91,3% 4.095 1.739 42,5% 14.939 14.240 95,3% SANGUINETTO SAN MARTINO BUON ALBERGO SAN MAURO DI SALINE 583 534 91,5% SAN PIETRO DI MORUBIO 3.017 1.703 56,4% SAN PIETRO IN CARIANO 12.887 12.652 98,2% SANT'ANNA D'ALFAEDO 2.547 2.073 81,4% 930 921 99,0% SELVA DI PROGNO SOAVE 7.132 6.634 93,0% SOMMACAMPAGNA 14.814 13.464 90,9% SONA 17.673 15.913 90,0% SORGÀ 3.036 1.588 52,3% TERRAZZO 2.243 542 24,1% TREGNAGO 4.939 4.616 93,5% TREVENZUOLO 2.745 2.007 73,1% 771 770 99,9% VELO VERONESE VERONA 258.915 243.800 94,2% VERONELLA 5.057 4.652 92,0% VESTENANOVA 2.614 1.605 61,4% VIGASIO 9.987 8.414 84,2% VILLA BARTOLOMEA 5.844 61 1,0% VILLAFRANCA DI VERONA 33.172 32.994 99,5% ZEVIO 14.949 12.398 82,9% 4.952 4.237 85,6% 809.895 686.336 84,7% ZIMELLA TOTALE 2015 VULNERABILITÀ DEL TERRITORIO In alcune aree del territorio dell’ULSS 20 si sono verificati episodi di inquinamento della falda acquifera che ne hanno evidenziato la vulnerabilità. In particolare ci sono state contaminazioni puntuali da nitrati, da fitofarmaci o loro prodotti di degradazione (es. terbutilazina, desetilatrazina), da derivanti chimici da attività industriali e/o commerciali (organo alogenati: tri e tetracloroetilene, idrocarburi, MBTE) e nel recente periodo da sostanze perfluoroalchiliche anch’essi composti di sintesi di origine industriale. La significativa presenza di elementi di origine antropica correlati a processi industriali può configurare una situazione di potenziale rischio per la salute umana in relazione alla non prevedibile contaminazione delle acque. Sotto il profilo della tutela della salute umana, le criticità maggiori sul territorio sono per gli 61 CAPITOLO 5 La Sicurezza Alimentare approvvigionamenti privati che non sono noti e che rappresentano un potenziale rischio correlato per possibile presenza di inquinanti. La contaminazione dell’acqua da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) originata nella zona del vicentino ed estesa a Comuni anche sul nostro territorio ha posto l’attenzione sull’urgenza di azioni di mitigazione del rischio nei confronti della popolazione esposta e di monitoraggi sull’acqua destinata al consumo umano e sull’ambiente (acque superficiali e profonde) con azioni coordinate di sanità e ambiente sia a livello locale che sovraterritoriale. La mancanza di approvvigionamento acquedottistico di una parte della popolazione con ricorso a utilizzo di pozzi privati e la vulnerabilità del territorio verso contaminanti chimici provenienti dai settori produttivi e dalle attività dell’uomo implica azioni e strategie di monitoraggio, tutela e prevenzione della filiera alimentare a carattere integrato fra sanità e ambiente. La presenza di nitrati è, in generale, la principale causa di degrado della risorsa idrica sotterranea, soprattutto nell’alta pianura dove l’acquifero è libero e più vulnerabile, vengono utilizzate notevoli quantità di concimi ed è diffusa la pratica della dispersione dei liquami di origine zootecnica sui terreni agricoli. Nell’acqua utilizzata al consumo umano nel 2015 non si sono registrati casi di superamento del limite normativo di 50 mg/l di Nitrati, indicatori di possibile contaminazione da attività agricole. L’elaborazione per provincia delle concentrazioni mediane di Nitrati, ha evidenziato anche per il 2015 concentrazioni medie più alte negli approvvigionamenti della media pianura veneta della provincia di Verona (Fonte: ARPAV “Il monitoraggio delle acque destinate al consumo umano in Veneto anno 2015”). GRAFICO 5.1/1 Mediane provinciali di Nitrati misurati nel 2015. Dal 2009 nel Comune di Soave si è presentato ciclicamente un innalzamento del parametro nitrati in frazione Costeggiola, in relazione verosimilmente a fenomeni meteorici di eccezionale piovosità. Il fenomeno in fase acuta è stato rapidamente affrontato dall’ente gestore con installazione temporanea di un potabilizzatore a osmosi inversa. La preoccupazione maggiore in situazioni di inquinamento della falda è relativa alla popolazione non servita da acquedotto, che fruisce di acqua proveniente da pozzi privati, la cui gestione e controllo sono demandati al singolo proprietario con minori controlli rispetto all’acqua erogata dall’acquedotto. Nella tabella 5.1/2 si riportano i risultati complessivi dei prelievi di acqua destinata al consumo umano effettuati nel 2015. Le irregolarità microbiologiche si riferiscono alla presenza di indicatori quali carica batterica riferita a Enterococchi, Escherichia coli e coliformi che richiedono indagini e talvolta interventi di clorazione o manutenzione e pulizia straordinaria. CAPITOLO 5 La Sicurezza Alimentare 62 La ricerca di alcune specie microbiologiche ambientali ha, infatti, il significato di monitorare il sistema di distribuzione, la formazione di biofilm (soprattutto in tubature in ferro di non grande diametro) e l’efficacia della disinfezione. Per quanto riguarda l’analisi chimica sono state riscontrate alcune non conformità relative a un eccesso di clorazione dell’acqua (dati non riportati in tabella), che tuttavia rientrano nei parametri di cui al D.lgs 31/2001 e ai parametri ammoniaca, ferro, alluminio principalmente riscontrate nella zona est del territorio dell’Ulss 20. TABELLA 5.1/2 Ulss 20. Prelievi acqua potabile per controllo e vigilanza anno 2015 effettuati dal SIAN. NUMERO CAMPIONI IRREGOLARI ALLA ANA- IRREGOLARI ALLA ANA- LISI CHIMICA LISI MICROBIOLOGICA Da acquedotto 966 9 25 Da pozzi privati e da stabilimenti e/o laboratori che producono alimenti 58 14 8 1.024 23 33 PRELIEVI TOTALE Circa un terzo delle ricerche effettuate nelle acque distribuite al consumo umano riguardano microinquinanti: composti organici alogenati e aromatici, idrocarburi e IPA, sostanze perfluoroalchiliche, erbicidi, pesticidi clorurati e organofosforici. I composti organico alogenati sono fra i microinquinanti più presenti e più controllati nelle acque distribuite in Veneto. Questi contaminanti sono sostanze chimiche utilizzate dall’uomo in attività artigianali e/o industriali. INQUINAMENTO DA ORGANOALOGENATI Nella rete acquedottistica del territorio dell’Ulss 20 è stato riscontrato nel passato un isolato e momentaneo superamento dei valori somma di tri e tetracloroetilene nel Comune di S. Giovanni Lupatoto. Si tratta di una zona del territorio particolarmente vulnerabile, che viene monitorata, sulla base dei dati storici, con attenzione verso parametri chimici, quali organo alogenati, cromo esavalente ed erbicidi. Anche nella parte orientale del territorio dell’Ulss 20, in particolare nel sambonifacese, da qualche anno alcuni pozzi che forniscono l’acquedotto presentano composti organoalogenati (tri e tetracloroetilene) ai limiti dei valori accettabili in base alla normativa. La questione è stata affrontata dal 2005 con un impianto di trattamento dell’acqua a cui si è affiancato un monitoraggio dei pozzi in accordo col Comune su utenze non allacciate all’acquedotto in concomitanza con l’inquinamento da sostanze perfluoralchiliche del vicino territorio. Problematica analoga con un trend in aumento dei livelli nelle acque sotterranee di tetracloroetilene con alcuni picchi si è riscontrata, già dagli anni ’80, a Poiano. Uno studio idrogeologico della situazione è stato avviato nel 2010 con realizzazione di piezometri sui quali viene effettuato un monitoraggio periodico. Nel corso delle indagini è stato evidenziato un altro inquinante, il cromo esavalente, talora in concentrazioni superiori al limite del D.lgs 152/06 (5 μg/l). Tale sostanza si trova in zone più circoscritte e la sua provenienza è diversa rispetto a quella dei solventi clorurati, come diverse sono le caratteristiche fisiche e le modalità di propagazione nelle falde. Non c’è stata emergenza sanitaria poiché la popolazione è servita da acquedotto e i controlli sulla rete acquedottistica nella zona di Poiano non hanno evidenziato, in ogni caso, sforamenti dei valori stabiliti per legge. Tuttavia, le indagini eseguite su piezometri e su pozzi privati a uso irriguo hanno confermato la contaminazione da tetracloroetilene dell’acqua sotterranea con valori variabili da 11,40 g/l a 50,90 g/l e picchi riscontrati nel 2013 fino a 600 g/l (valore limite stabilito per le acque destinate al consumo umano pari a 10 g/l), nonché evidenziato contaminazione da nitrati con picchi fino a 79 g/l. 63 CAPITOLO 5 La Sicurezza Alimentare FIGURA 5.1/1 Poiano – Conformazione del plume di inquinamento da organoalogenati. INQUINAMENTO DA SOSTANZE PERFLUOROALCHILICHE Nel corso dell’estate del 2013, a seguito di ricerche sperimentali su potenziali inquinanti “emergenti” effettuate su incarico del Ministero dell’Ambiente, è stata segnalata la presenza in alcuni ambiti del territorio regionale di sostanze perfluoro alchiliche (PFAS) in acque sotterranee, acque superficiali e acque potabili. Le sostanze sono caratterizzate da una notevole resistenza nell’ambiente, associata ad una rilevante capacità di diffusione e da una persistenza molto significativa che determinano una diffusa presenza nell’ambiente idrico, nell’ambiente e negli organismi, incluso l‘uomo, dove tendono ad accumularsi nel tempo. Dai dati a disposizione nell’agosto 2013 l’area interessata dall’impatto comprendeva il territorio della bassa Valle dell’Agno (VI), alcuni ambiti delle province di Padova e Verona e una parte considerevole della rete idrografica (Poscola; Agno-Guà-Frassine; Togna-Fratta-Gorzone; Retrone; Bacchiglione; ecc). Attraverso l’attivazione immediata di una Commissione Tecnica Regionale coordinata dall’Area Sanità e Sociale costituita con la Sezione Regionale Tutela Ambiente e ARPAV, sono state attivate una serie di azioni finalizzate alla tutela prioritaria delle salute pubblica: CAPITOLO 5 La Sicurezza Alimentare 64 1) interventi immediati in emergenza degli Enti Gestori dei servizi idrici integrati sull’acqua potabile per mettere in sicurezza la popolazione residente nell’area mediante l’istallazione di specifici filtri a carboni attivi per l’abbattimento delle concentrazioni dei PFAS; 2) identificazione della fonte di pressione, avvio di uno scambio di collaborazioni e di richieste al Ministero della Salute ed all’ISS, per un supporto scientifico e per l’individuazione di valori accettabili di concentrazione delle sostanze in oggetto, attivazione di un sistema specifico di sorveglianza analitica, formazione degli operatori sanitari e non, regolamentazione dell’utilizzo dei pozzi privati ad uso potabile; 3) contestuale attività di monitoraggio e controllo sulle acque. La rete acquedottistica interessata dall’inquinamento da PFAS è alimentata dal campo pozzi di Almisano di Lonigo con interessamento di circa 30 Comuni (provincia di Vicenza, e Comuni limitrofi nelle province di Padova e Verona). Le indagini hanno evidenziato un inquinamento diffuso di PFAS a concentrazione variabile in alcune aree delle province sopracitate. Le sostanze perfluoroalchiliche, comunemente indicate con l’acronimo PFAS, sono composti organici formati da una catena alchilica di lunghezza variabile (in genere da 4 a 14 atomi di carbonio) totalmente fluorurata e da un gruppo funzionale idrofilico, generalmente un acido carbossilico o solfonico. Le molecole più utilizzate e studiate di questa famiglia sono l’acido perfluoroottanoico (PFOA) e l’acido perfluoroottansolfonico (PFOS). Il legame carbonio--fluoro (C-F) rende queste molecole particolarmente resistenti all’idrolisi, alla fotolisi e alla degradazione microbica, facendole diventare così molto utili in un ampio campo di applicazioni industriali e prodotti di largo consumo, ma anche particolarmente persistenti nell’ambiente. Queste sostanze sono inquinanti antropici di largo uso e a elevata persistenza nell’ambiente e con capacità di bioaccumulo. I PFAS sono stati utilizzati a partire dagli anni ’50 come emulsionanti e tensioattivi in prodotti per la pulizia, nella formulazione di insetticidi, rivestimenti protettivi, schiume antincendio e vernici. Sono impiegati anche nella produzione di capi d’abbigliamento impermeabili, in prodotti per stampanti, pellicole fotografiche e superfici murarie, in materiali per la microelettronica. I composti perfluoroalchilici vengono usati inoltre nei rivestimenti dei contenitori per il cibo, come ad esempio quelli dei “fast food” o nei cartoni delle pizze d’asporto, nella produzione del Teflon (dalle note proprietà antiaderenti) e del Gore-Tex, materiale che ha trovato applicazione in numerosi campi. 65 CAPITOLO 5 La Sicurezza Alimentare Nella provincia di Verona la contaminazione della falda ha riguardato i Comuni di Cologna Veneta, Zimella e Pressana mentre i comuni dell’Azienda ULSS 20 forniti dalla rete acquedottistica alimentata dal campo pozzi di Almisano di Lonigo sono Arcole, Veronella, Zimella, Pressana, Roveredo di Guà, Albaredo D'Adige e Cologna Veneta. La specie inquinante ha caratteristiche chimico fisiche che ne permettono una estrema diffusione nell’ambiente (l’estensione longitudinale dell’inquinamento nelle falde a sud ha superato i 35 km) e ha dimostrato inoltre, per le sue specifiche proprietà di persistenza e bassa/nulla biodegradabilità, di essere un formidabile tracciante dei deflussi idrici sotterranei e superficiali. Il plume (fig. 5.1/2) si presenta con 2 fronti: nord-est, verso Vicenza, e sud verso Lonigo/ Montagnana. FIGURA 5.1/2 Plume dell’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS). La specie inquinante ha dimostrato di avere caratteristiche chimico-fisiche che ne permettono una estrema diffusione nell’ambiente (l’estensione longitudinale dell’inquinamento nelle falde a sud ha superato i 35 km) dimostrando inoltre, per le sue specifiche proprietà di persistenza e bassa/nulla biodegradabilità, di essere un formidabile tracciante dei deflussi idrici sotterranei e superficiali. La concentrazione rilevata nelle acque sotterranee varia da x0 – 32.000 ng/l Il plume si presenta con 2 fronti: est, verso Vicenza, e sud verso Lonigo-Montagnana La mancanza nelle acque destinate al consumo umano di valori limite di riferimento normativo e health based comporta che siano fissati dall’Autorità Nazionale Sanitaria e Ambientale valori obiettivi o di performance provvisori, tossicologicamente accettabili, sulla base di evidenze epidemiologiche di esposizione e di dati di epidemiologia ambientale, in attesa della definizione a livello sovranazionale. Il Ministero della Salute nel gennaio 2014 ha indicato livelli di performance (obiettivo) su parere dell’Istituto Superiore di Sanità (prot. 16/01/2014-0015847). Tali valori sono stati indicati dall’ISS come concentrazioni significativamente inferiori ai limiti estrapolabili dal TDI (tollerable daily intake) indicato da EFSA (European Food Safety Authority) e tossicologicamente accettabili nello scenario di contaminazione. CAPITOLO 5 La Sicurezza Alimentare 66 Va evidenziato che a seguito dello sviluppo delle conoscenze e degli studi sui PFAS a catena corta, l’Istituto Superiore di Sanità ha rivalutato i livelli di performance (obiettivo) introducendo due nuovi valori specifici per due sostanze a 4 atomi di carbonio considerate di potenziale rilevanza ed interesse per la salute, scorporandoli di conseguenza dal parametro “Altri PFAS” introdotto in fase iniziale come indicatore globale della presenza di sostanze perfluoroalchiliche in fase di valutazione per i potenziali impatti sanitari. TABELLA 5.1/3 Sostanze inquinanti. SOSTANZA Istituto Superiore di Sanità – gennaio 2014 Istituto Superiore di Sanità – agosto 2015 LIMITI DI PERFORMANCE MICROG/L Acido Perfluoro Ottanoico (PFOA) Inferiore o uguale a 0,5 Acido Perfluoro Ottano Sulfonico (PFOS) Inferiore o uguale a 0,03 Acido Perfluoro Butan Sulfonico (PFBS) Inferiore o uguale a 0,5 Acido Perfluoro Butanico (PFBA) Inferiore o uguale a 0,5 Altri PFAS (somma) Inferiore o uguale a 0,5 La rete acquedottistica che serve nel territorio dell’Ulss 20 i Comuni di Arcole, Veronella, Zimella, Pressana, Roveredo di Guà, Albaredo D'Adige e Cologna Veneta è stata ed è oggetto di monitoraggio da parte del SIAN con periodici campionamenti di acqua sottoposti ad analisi dai laboratori Arpav per la determinazione dei PFAS i cui esiti sono riportati sul sito http://sian.ulss20.verona.it/iweb/521/categorie.html. L’evidenza che alcuni Comuni siano privi di rete acquedottistica o abbiano limitati allacciamenti, preoccupa sotto il profilo della tutela della salute. Si è pertanto evidenziato ai Sindaci e alla loro Conferenza la necessità di effettuare un censimento dei pozzi privati con individuazione di quelli ad uso potabile, nonché di allacciarsi alla rete acquedottistica o utilizzare misure di mitigazione del rischio, dove non sia possibile l’allacciamento. Per quanto riguarda l’uso potabile dell’acqua emunta da pozzi privati non allacciati alla rete acquedottistica (con riferimento limitato alle contaminazioni da sostanze perfluorurate), l’ISS (prot. 04/06/2014-0018780) ha confermato che sono da adottare i medesimi criteri definiti per le acque distribuite da sistemi di gestione idro-potabile. La Regione del Veneto, con DGR 618 del 29/04/2015, ha approvato i primi indirizzi operativi per l’utilizzo dei pozzi privati dei Comuni delle Province interessate dalla presenza di sostanze perfluoroalchiliche nelle acque destinate al consumo umano. Il Dipartimento di Prevenzione ed il SIAN hanno sensibilizzato ed attivato formalmente i Comuni di Cologna Veneta, Pressana e Zimella anche con incontri per favorire il censimento dei pozzi privati utilizzati a scopo potabile ed il controllo analitico per la quantificazione di dette sostanze (PFAS). I Comuni hanno risposto emettendo contestuali Ordinanze Sindacali e hanno contribuito al monitoraggio dei pozzi. Il SIAN, di propria iniziativa e su richiesta di alcuni Comuni con aree sprovviste di acquedotto, ha effettuato controlli su pozzi privati. È proseguita l’attività di controllo e monitoraggio della rete acquedottistica in accordo con la programmazione regionale. Come evidenziato dall’ISS con parere 07/06/2013 - 0022264 fra le azioni nel medio - lungo termine è stata raccomandata la ricerca di approvvigionamenti alternativi per acque destinate al consumo umano in relazione all’art. 8 del D.lgs 31/2001 e smi. I livelli di performance sono un valore obiettivo provvisorio tossicologicamente accettabile (Rif. parere 1584 del 16/01/2014) in attesa di soluzioni definitive finalizzate alla eliminazione del rischio. 67 CAPITOLO 5 La Sicurezza Alimentare FIGURA 5.1/3 Valori massimi (ng/l) mensili di PFOA, PFOS e Altri PFAS rilevati in acqua erogata da rete acquedottistica.Campionamenti eseguiti dal luglio 2013 a maggio 2016. Elaborazioni: Direzione Prevenzione, Sicurezza Alimentare, Veterinaria https://www.regione.veneto.it/web/sanita/infor mazione-e-comunicazione/#rapporti_PFAS FIGURA 5.1/4 Valori medi e mediane (ng/l) per trimestre di PFOA, PFOS e Altri PFAS rilevati in acqua erogata da reteacquedottistica. Campionamenti eseguiti dal luglio 2013 a maggio 2016. PFOA PFOS ALTRI PFAS MAX 1.475.00 117.00 2.102.00 MEDIA 145.40 10.54 260.90 MEDIANA 124.00 <10 249.00 75° PERCENTILE 192.00 14.00 362.50 95° PERCENTILE 386.00 28.00 550.50 Livello di performance 500.00 30.00 500.00 Secondo indicazioni regionali (dgr1570/2014) è stato effettuato dal SIAN e dal Servizio Veterinario campionamento di matrici alimentari di origine vegetale (campioni di patate e radicchio) e di origine animale (2014 – 2015). Nel 2015 (DGR n. 1517 del 29 ottobre 2015) la Regione ha elaborato un primo documento di individuazione delle aree di esposizione per gli ambiti territoriali interessati dalla presenza di PFAS “Ritrovamento di sostanze perfluoroalchiliche in alcuni ambiti del territorio regionale. CAPITOLO 5 La Sicurezza Alimentare 68 Analisi integrata preliminare delle aree di esposizione e primi indirizzi di Grading del rischio” e al fine di valutare l’esposizione pregressa della popolazione residente, ha impostato ed avviato uno studio di monitoraggio biologico sulla popolazione dell’area maggiormente esposta ad una concentrazione di PFAS sia nelle acque potabili che nelle acque superficiali e profonde (DGR n. 565 del 21 aprile 2015); ad aprile 2016 sono stati presentati i primi risultati derivanti dallo studio di biomonitoraggio che la Regione ha realizzato con l’Istituto Superiore di Sanità che verranno riportati nella relazione sanitaria 2016. INQUINAMENTO DA “PESTICIDI” RESIDUI DI PRODOTTI FITOSANITARI I prodotti fitosanitari (meglio noti come pesticidi) sono le sostanze chimiche impiegate per la protezione delle piante e per la conservazione dei prodotti vegetali. Da un punto di vista normativo si possono distinguere in prodotti fitosanitari (Reg. CE 1107/2009, Dir. 91/414/CEE), ovvero sostanze utilizzate per la protezione delle piante e per la conservazione dei prodotti vegetali, e i biocidi (Reg. UE 528/2012, Dir 98/8/CE) che trovano impiego in vari campi di attività (disinfettanti, preservanti, pesticidi per uso non agricolo, ecc.). Parlando di residui nelle acque, la distinzione non è sempre possibile, poiché uno stesso principio attivo può essere usato sia come biocida che come prodotto fitosanitario e con il termine pesticidi si comprende l’insieme delle sostanze in questione. Anche nel 2015 sono stati ricercati su scala regionale erbicidi, fungicidi e pesticidi clorurati e organo fosforici (80 fitofarmaci diversi, 26.000 ananlisi). La maggior parte (99,6%) è sempre risultata inferiore al limite di quantificazione strumentale. Sul territorio locale è stato evidenziato solo un superamento per il parametro terbutilazina riscontrato in un prelievo da pozzo privato. TABELLA 5.1/4 Dati regionali: analisi e superamenti di erbicidi nel 2015. (Fonte: ARPAV “Il monitoraggio delle acque destinate al consumo umano in Veneto anno 2015”). PARAMETRO U.MISURA D.LGS 31/01 N. ANALISI Atrazina μg/l 0,10 1.094 Desetilatrazina μg/l 0,10 1.096 Desetilterbutilazina μg/l 0,10 1.096 Metolachlor μg/l 0,10 1.028 Oxadiazon μg/l 0,10 878 Simazina μg/l 0,10 1.096 Terbutilazina μg/l 0,10 1.096 FIGURA 5.1/5 Dati regionali: Livelli di contaminazione da pesticidi in termini di concentrazione media annua rispetto allo standard di qualità di 0,1 µg/l per singola sostanza (Fonte: ARPAV “Qualità delle acque sotterranee 2014”). concentrazione media annua >0.1 µg/l Concentrazione media annua <0.1 µg/l 69 CAPITOLO 5 La Sicurezza Alimentare FIGURA 5.1/6 Dati regionali: presenza di antiparassitari totali nel 2015. Nel territorio dell’Ulss 20, nel Comune di San Martino Buon Albergo, era stato riscontrato nel 2009 un improvviso inquinamento della falda da terbutilazina, erbicida utilizzato in agricoltura. Un analogo inquinamento era stato rilevato anche in altre zone della provincia di Verona. Non si erano verificate situazioni di rischio sanitario in quanto il gestore aveva garantito i requisiti di potabilità in rete attraverso miscelazione e trattamento dell’acqua con un impianto a carboni attivi temporaneo. Nel 2008 e nel 2010 è stata rilevata presenza di desetilatrazina (0,24 g/l nel 2008; 0,15 g/l nel 2010) oltre i limiti fissati dalla normativa delle acque destinate al consumo umano (0,1 g/l) nelle sorgenti Vasari in località Postuman di Mezzane di Sotto, che approvvigionavano la rete acquedottistica della contrada Postuman. La desetilatrazina è un metabolita che deriva dall’atrazina, un principio attivo ad azione erbicida molto usato in passato nelle colture cerealicole ma vietato dal 1992 con Ordinanza del Ministero della Salute. La sua presenza nelle acque è segno di una persistenza nell'ambiente e/o di una commercializzazione e utilizzo illegittimo dell’atrazina. TRATTAMENTO DI ACQUE POTABILI PRESSO UTENZE CIVILI, ESERCIZI PUBBLICI E CASETTE DELL’ACQUA Fatte salve alcune circostanze, in genere limitate in termini temporali e territoriali, per le quali possono verificarsi non conformità per presenza di parametri chimici o microbiologici fuori norma in seguito alle quali possono anche essere disposte limitazioni d’uso delle acque con adeguate azioni informative sulle popolazioni interessate, le acque distribuite sono idonee al consumo umano e possono essere consumate in condizioni di sicurezza nell’intero arco della vita; pertanto, sotto il profilo sanitario, non si rileva alcuna necessità di loro trattamenti a valle del “punto di consegna”. CAPITOLO 5 La Sicurezza Alimentare 70 Il ricorso a trattamenti di acque destinate al consumo umano può, d’altra parte, essere offerto ai consumatori per perseguire modifiche nelle caratteristiche organolettiche delle acque e quindi la loro accettabilità e gradevolezza al gusto mediante “trattamenti di affinamento” basati su diversi processi fisici e chimici e/o modificare la temperatura di erogazione e/o conferire alle acque caratteristiche di effervescenza. Le finalità dei trattamenti possono d’altra parte indirizzarsi al controllo di talune caratteristiche delle acque, tenendo conto delle interazioni di queste ultime con le reti di distribuzione domestica, e possono in questo caso includere anche il dosaggio di prodotti chimici. Da numerosi anni a questa parte, la diffusione di dispositivi di trattamento di acque destinate al consumo umano in Italia risulta notevolmente estesa sia per diversità di tecnologie impiegate e varietà di sistemi in commercio che per entità dei volumi di apparecchiature commercializzate. È importante evidenziare che al fine di ottenere le azioni di miglioramento perseguite sulla qualità delle acque, le apparecchiature di trattamento utilizzano materiali, prodotti e processi che, qualora non idonei per caratteristiche, progettazione o realizzazione dell’apparecchiatura, o qualora impropriamente utilizzati o non adeguatamente gestiti dagli utilizzatori, potrebbero non garantire il livello di prestazione atteso e anche pregiudicare la qualità delle acque erogate dopo trattamento. Nel 2012 è stato emanato il decreto del Ministero della Salute del 7 febbraio 2012, n. 25, recante “Disposizioni tecniche concernenti apparecchiature finalizzate al trattamento dell'acqua destinata al consumo umano”che abroga il preesistente D.M. 443/1990 e ha introdotto un nuovo approccio normativo volto a ricomprendere la moltitudine di realtà tecnologiche sviluppate, o di possibile sviluppo, in questo settore, ed estendere il campo di applicazione delle apparecchiature dall’ambiente domestico anche ai pubblici esercizi. Nel 2013 sono state redatte a cura del Ministero della Salute le “Linee guida sui dispositivi di trattamento delle acque destinate al consumo umano ai sensi del D.M. 7 febbraio 2012, n. 25” in ottemperanza all’art. 3 comma 9, del D.M. 25/2012 concernono la “descrizione dei trattamenti per le acque destinate al consumo umano conosciuti a livello nazionale”. L’utilizzo degli impianti di trattamento dell’acqua comporta però una serie di problemi sanitari tra cui la contaminazione batteriologica dovuta alla crescita di colonie batteriche sulle resine o sulle membrane (soprattutto nei casi di inadeguata manutenzione), il rilascio di contaminanti assorbiti sulla superficie di resine o filtri a carbone attivo, l’arricchimento di sodio e lo smaltimento dei residui (filtri e membrane esauste, soluzioni concentrate provenienti da osmosi inversa). L’utilizzo delle apparecchiature in ambito domestico rappresenta uno dei principali settori di applicazione dei dispositivi di trattamento delle acque destinate a consumo umano; un consistente impiego dei sistemi si registra anche negli edifici a utilizzo collettivo come ad esempio caserme, alberghi o uffici. Vasto impiego trovano anche le apparecchiature di trattamento dell’acqua nell’ambito di esercizi commerciali, ristorazione o aziende alimentari. In tali fattispecie, la gestione dei dispositivi è affidata all’“operatore del settore alimentare” tenuto all’adozione dei principi del sistema dell'analisi dei pericoli e dei punti critici di controllo (HACCP), ai sensi del Reg. (CE) n. 852/2004, in base al D.M. 25/2012. Crescente espansione trovano anche i trattamenti adottati in unità distributive aperte al pubblico, note come “chioschi” o “fontane” o “case” dell’acqua (8 sul territorio dell’ULSS 20), che distribuiscono acqua trattata al consumatore direttamente in loco e possono anche essere utilizzati per il riempimento di contenitori in dotazione al consumatore o forniti dal gestore. Pure nelle diverse fattispecie, il sistema viene alimentato da acqua conforme ai requisiti del D.lgs. 31/2001 e s.m.i. e la finalità dei trattamenti comporta la modifica delle caratteristiche organolettiche per incontrare i gusti di molti consumatori, con trattamenti di gassatura e/o refrigerazione, eventualmente associati a processi di filtrazione e disinfezione con raggi ultravioletti; questi ultimi sono anche finalizzati a garantire nel tempo la funzionalità degli impianti e migliorarne la fruibilità e sicurezza in spazi pubblici a larga frequentazione. Le suddette unità distributive di acqua, in base a disposizioni del Ministero della Salute, attuano una “somministrazione di bevande” (Circolare Ministero Salute N. 4283 del 17/02/2011) e i gestori di tali attività rappresentano “operatori del settore alimentare”; essi sono pertanto tenuti al rispetto della disciplina vigente, in particolare Reg. (CE) 852/2004, con l’adozione di piani di autocontrollo. 71 CAPITOLO 5 La Sicurezza Alimentare La vigilanza sulle unità distributive segue le norme sul controllo dei prodotti alimentari di cui al Reg. (CE) n. 882/2004. In tale contesto, nei piani di autocontrollo adottati dagli OSA, per ciascuna unità distributiva, devono essere predisposte, attuate e mantenute una o più procedure permanenti basate sui principi del sistema HACCP. In particolare, all’interno di ogni specifica unità distributiva, vanno individuati i punti critici di controllo e predisposte analisi di laboratorio volte a garantire e fornire evidenza del mantenimento dei parametri relativi alla potabilità dell’acqua e al controllo di eventuali cessioni derivanti da prodotti e materiali in contatto con l’acqua. 5.2 SICUREZZA ALIMENTARE "La sicurezza alimentare esiste quando tutte le persone in ogni momento, hanno accesso fisico ed economico a una quantità di cibo sufficiente, sicuro e nutriente per soddisfare le loro esigenze dietetiche e preferenze alimentari per una vita attiva e sana" (FAO, 1996). Il Dipartimento di Prevenzione attraverso il Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione e i Servizi Veterinari attua azioni preventive e di controllo sulla filiera alimentare dalla produzione primaria al cittadino “from farm to fork” come previsto dalla normativa comunitaria in materia di igiene alimenti. Particolare attenzione è rivolta all’acqua destinata al consumo umano, all’utilizzo dei prodotti fitosanitari e alle tematiche ambientali in rapporto alle ricadute sulla salute dell’uomo e sulla sicurezza del cibo. Per mantenere la qualità e la sicurezza degli alimenti in tutta la catena alimentare sono necessarie procedure operative che garantiscano la salubrità dei cibi e sistemi di monitoraggio per verificare che le operazioni vengano effettuate correttamente. 5.2.1 TOSSINFEZIONI ALIMENTARI Lo scenario epidemiologico delle tossinfezioni alimentari ha subito profondi cambiamenti, dovuti sia all’emergere di nuovi agenti patogeni (quali Escherichia coli produttori di verotossina e nuovi sierotipi di Salmonella) che alla descrizione di nuovi veicoli di trasmissione. In Europa, nel 2014 i casi di listeriosi e campilobatteriosi nell’uomo sono di nuovo aumentati, confermando la tendenza all’aumento già iniziata nel 2008. Per la prima volta dal 2008 sono lievemente aumentati anche i casi di salmonellosi. Sono questi i principali risultati che emergono dall’ultima relazione annuale EFSA-ECDC sulle zoonosi e i focolai infettivi di origine alimentare nell'Unione europea riferita all’anno 2014 e pubblicata a dicembre 2015. Le infezioni da listeriosi riferite nell’uomo sono aumentate del 16% rispetto al 2013: ci sono stati 2.161 casi confermati nel 2014. Anche se tale cifra è relativamente bassa, l'aumento dei casi riferiti di listeriosi è preoccupante, poiché la sorveglianza di tali infezioni si concentra sulle forme gravi della malattia, che hanno tassi di mortalità più elevati rispetto ad altre malattie di origine alimentare, in particolare tra anziani e pazienti con ridotte difese immunitarie. Tuttavia Listeria monocytogenes, il batterio che provoca la listeriosi nell'uomo e negli animali, ha raramente superato i limiti di sicurezza imposti per legge negli alimenti pronti al consumo, che rappresentano la più comune fonte di infezioni alimentari per l’uomo. La campilobatteriosi resta la malattia di origine alimentare più comunemente riferita nell'Unione europea, un dato costante dal 2005. Il numero di casi confermati nell’UE nel 2014 è stato di 236.851, con un incremento di 22.067 casi (il 10%) rispetto al 2013. Nel 2014 la maggior parte degli Stati membri dell'UE ha registrato un aumento del numero di casi di campilobatteriosi, che potrebbe essere in parte spiegato con il miglioramento del sistema di sorveglianza e/o con la migliorata capacità diagnostica per la campilobatteriosi in parecchi Stati membri attuata negli ultimi anni. Nei cibi il Campylobacter si trova soprattutto nella carne di pollo. Nel 2014 i casi di salmonellosi sono leggermente aumentati per la prima volta nel periodo 2008-2014, in parte a causa di variazioni nel numero di Stati membri che hanno trasmesso i dati. Tuttavia, nel settennale 2008-2014, per la salmonellosi vi è stata una tendenza in discesa statisticamente rilevante. Ciò è dovuto principalmente al successo dei programmi di controllo della Salmonella nel pollame messi in atto dagli Stati membri dell’UE e dalla Commissione europea. Dal 2008 in poi il numero di focolai infettivi di Salmonella segnalati all'interno dell'UE è diminuito del 44%. CAPITOLO 5 La Sicurezza Alimentare 72 La relazione EFSA-ECDC riguarda 14 zoonosi e focolai di origine alimentare. Essa si basa sui dati raccolti da 32 Paesi europei (28 Stati membri dell’UE e quattro Stati non membri) ed è di ausilio alla Commissione europea e agli Stati membri stessi nel monitorare, controllare e prevenire le malattie zoonotiche. http://www.efsa.europa.eu/sites/default/files/scientific_output/files/main_documents/4329.pdf FIGURA 5.2.1/1 Dati europei: Distribuzione dei focolai di origine alimentare (Fonte: The European Union Summary Report on Trends and Sources of Zoonoses, Zoonotic Agents and Food-borne Outbreaks in 2014 – EFSA). Tap water, including well water; 2,0% Bovine meat and products thereof; 2,0% Cheese; 1,5% Milk and dairy products; 2,4% Buffet meals; 3,2% Sweets and chocolate; 1,5% Fruit, berries and juices and other products thereof; 1,4% Eggs and egg products; 18,2% Other or mixed meta and products thereof; 4,9% Bakery products; 5,9% Broiler meat (Gallus gallus) and products thereof; 6,3% Mixed food; 12,8% Pig meat and products thereof; 6,6% Other foodstuffs; 9,3% Fish and fish products; 6,8% Vegetables and juices and other products thereof; 7,1% Crustaceans, shellfish, molluscs and products thereof; 8,1% FIGURA 5.2.1/2 Dati europei: Cause di epidemie di origine alimentare nel 2014 (Fonte: The European Union Summary Report on Trends and Sources of Zoonoses, Zoonotic Agents and Food-borne Outbreaks in 2014 – EFSA). In Italia i dati di sorveglianza sulle malattie trasmesse dagli alimenti sono raccolti nella banca dati del Sistema Nazionale di Sorveglianza delle Malattie Infettive e nel sistema di sorveglianza “ENTERNET” che fa capo alla rete europea di sorveglianza per gli enterobatteri patogeni. 73 CAPITOLO 5 La Sicurezza Alimentare INTOSSICAZIONE DA FUNGHI Ogni anno si registrano in Italia almeno una decina di decessi per intossicazione da funghi. Vi sono poi innumerevoli specie tossiche che, se da un lato non mettono a repentaglio la vita del paziente, sono comunque responsabili di intossicazioni i cui sintomi possono coinvolgere il tratto gastro-intestinale fino a complicazioni a carico del sistema nervoso centrale. L’unico modo per stabilire la commestibilità di un fungo è quello di determinarne la specie. I metodi empirici non hanno alcun fondamento scientifico: è opportuno chiarire in forma definitiva che pratiche quali prove con aglio, monete d’argento, prezzemolo, ecc, non hanno alcuna validità. Nel 2015 in Ulss 20 non sono stati segnalati casi di intossicazioni da funghi. https://sian.ulss20.verona.it/iweb/500/categorie.html 5.3 CONTROLLI UFFICIALI SU ALIMENTI DESTINATI AL CONSUMO UMANO Il controllo ufficiale ha la finalità di verificare e garantire la conformità di alimenti e bevande alle disposizioni dirette a prevenire i rischi per la salute pubblica, a proteggere gli interessi dei consumatori e ad assicurare la lealtà delle transazioni. https://sian.ulss20.verona.it/iweb/418/categorie.html 5.3.1 VIGILANZA E CONTROLLO SU PRODOTTI ALIMENTARI DI ORIGINE NON ANIMALE Il contesto produttivo comporta un’attenzione sotto il profilo della sicurezza alimentare in sinergia ai piani integrati di controllo regionale e nazionale per la tutela della salute del consumatore. Il controllo ufficiale ha la finalità di verificare e garantire la conformità di alimenti e bevande alle disposizioni dirette a prevenire i rischi per la salute pubblica. Sono eseguiti periodicamente, in base a una valutazione dei rischi e con frequenza appropriata in qualsiasi fase (produzione, trasformazione, distribuzione, magazzinaggio, trasporto, commercio e somministrazione). Il controllo riguarda i prodotti alimentari, indipendentemente dall’origine e provenienza, destinati a essere commercializzati sul territorio nazionale o destinati a essere esportati. I contaminanti chimici sono sostanze accidentalmente presenti in alimenti o mangimi a causa dei metodi di produzione, preparazione, manipolazione o trasporto degli alimenti, o in seguito a contaminazione ambientale di aria, suolo e acqua. Sono spesso presenti negli alimenti a livelli estremamente bassi e risultano innocui per i consumatori. Tuttavia, alcuni contaminanti possono causare effetti tossici acuti (intossicazione); il loro accumulo nel tempo può anche danneggiare la salute dell’uomo e degli animali. Le principali tipologie di contaminanti chimici sono evidenziate in Figura 5.3.1/1. FIGURA 5.3.1/1 Principali tipologie di contaminanti chimici rilevabili negli alimenti (fonte: EFSA). CAPITOLO 5 La Sicurezza Alimentare 74 Si riportano inoltre i dati relativi ad alcune attività svolte a livello locale dal SIAN nel corso del 2015 nell’ambito del controllo ufficiale (Tabelle 5.3.1/1 e 5.3.1/2) e della relativa programmazione regionale e nazionale (vedasi anche relazione del piano integrato dei controlli: http://www.salute.gov.it/relazioneAnnuale2015/homeRA2015.jsp). TABELLA 5.3.1/1 Campionamenti di alimenti del SIAN Ulss 20 – Anno 2015. Campionamenti di alimenti vari, prodotti di gastronomia, dietetici, ecc. IRREGOLARI IRREGOLARI ANALISI FISICA ANALISI CHIMICA IRREGOLARI ALL’ETICHETTATURA - 2 1 IRREGOLARI ANALISI MICROBIOLOGICA 2 CAMPIONI REGOLARI TOTALE CAMPIONI 536 541 TABELLA 5.3.1/2 Attività di controllo ufficiale del SIAN Ulss 20 in aziende alimentari– Anno 2015. ATTIVITÀ TOTALE Ispezioni e verifiche 1.290 Provvedimenti amministrativi (prescrizioni, sanzioni, sequestri, dissequestri, provvedimenti per rimozione inconvenienti igienici) Notizie di reato 164 1 Campioni alimenti 541 https://sian.ulss20.verona.it/ TABELLA 5.3.1/3 Operatori del Settore Alimentare registrati in anagrafe con attività sul territorio di competenza dell’Azienda Ulss 20 – Anno 2015. TIPOLOGIA DI ATTIVITÀ TOTALE Produttori primari 165 Produttori e confezionatori 278 Distributori all’ingrosso 402 Distributori al dettaglio 1480 Trasportatori oggetto di vigilanza 101 Trasportatori soggetti ad autorizzazione sanitaria 106 Ristorazione pubblica 3.855 Ristorazione collettiva 620 Produttori e confezionatori che vendono prevalentemente al dettaglio 520 TOTALE 7.527 L’attività di controllo ha compreso anche azioni concordate e integrate con altri Servizi del Dipartimento di Prevenzione e con altri Organi di controllo quali NAS, Questura, Polizia Municipale e Guardia di Finanza. In relazione all’aspetto preventivo notevole impegno è rivolto all’attività di informazione e sensibilizzazione degli operatori del settore. 75 CAPITOLO 5 La Sicurezza Alimentare RADIOATTIVITÀ NELLE MATRICI ALIMENTARI Alcune matrici alimentari sono state analizzate per quanto riguarda la presenza di radioisotopi, nell’ambito di un programma annuale di monitoraggio (ARPAV e CRR di Verona). Nel 2015 nell’Ulss 20 sono stati prelevati 9 campioni di origine vegetale (cavolo, fragola, mela, 2 campioni di funghi, 2 campioni di farina di grano tenero, 2 campioni di pasta di semola di grano duro), le cui analisi hanno mostrato concentrazioni inferiori ai limiti autorizzati. https://edilizia.ulss20.verona.it/iweb/1492/argomento.html IMPORT-EXPORT, GLOBALIZZAZIONE DEL MERCATO E NUOVE TIPOLOGIE DI COMMERCIALIZZAZIONE L’attività di controllo sugli operatori del settore alimentare sul territorio è molto intensa e commisurata all’importante realtà produttiva del settore agroalimentare (circa 7.500 attività registrate), riconosciuta anche a livello internazionale Import-Export come eccellenza di prodotti (prodotti dolciari da forno, vino e olio), che si traduce nell’esportazione verso paesi terzi quali America, Emirati Arabi e Cina. Anche nel 2014 il Veneto si è confermato al secondo posto nella graduatoria regionale per valore complessivo di export: 54,1 miliardi di euro, con una quota del 13,6% sul totale nazionale. Nonostante l’embargo russo su alcuni prodotti agroalimentari, in Veneto il fatturato estero dei prodotti agricoli e dell’industria alimentare è cresciuto di quasi tre punti percentuali. Il comparto agroalimentare si conferma come il principale settore dell’export veronese, con un fatturato estero che nel 2014 supera di poco i 2,4 miliardi di Euro. L’autorità sanitaria competente esegue controlli sanitari sui prodotti importati sia sul circuito commerciale distributivo che all’importazione (Uffici Doganali del Ministero della Sanità), su prodotti alimentari e oggetti destinati al contatto con gli alimenti provenienti da Paesi terzi non appartenenti alla Comunità Europea, effettuando controlli ufficiali mirati quali campioni per analisi di laboratorio, perizie micologiche, verifica vincolo sanitario, ecc. http://statistica.regione.veneto.it/pubblicazioni_statistiche_flash.jsp Continua la diffusione sul territorio della vendita diretta di prodotti agricoli dal produttore al consumatore attraverso i cosiddetti farmers market o mercatini “a chilometri zero”. Ai fini di una regolamentazione la L.R. n. 7/2008, modificata dalla L.R. n. 3/2010, definisce i prodotti “a chilometri zero” quali prodotti di qualità, prodotti tradizionali, prodotti stagionali, prodotti di comprovata sostenibilità ambientale. Gli operatori che effettuano la vendita dei propri prodotti a km zero si registrano nell’anagrafe regionale SIANET e sono anch’essi oggetto di controllo Mercatini Km Zero ufficiale. Negli ultimi anni si è assistito a un aumento del numero di e-commerce segnalazioni comunitarie su prodotti commercializzati via Internet, in particolare integratori alimentari. Secondo l’indagine ISTAT “Cittadini, imprese e ICT” tra il 2010 e il 2015 è aumentata notevolmente la quota di famiglie che dispone di un accesso a Internet da casa, da 52,4 % a 66,2%. Tale trend di crescita si registra anche nell’ultimo anno (+ 2,2 punti percentuali). Anche se è ancora poco diffuso l’acquisto di prodotti alimentari (7,3%), Più di 1/3 degli utenti di Internet acquista beni e servizi on line ALLERTA COMUNITARIA Il sistema di allerta rapido per alimenti e mangimi in ambito europeo (RASFF) consente di notificare, in tempo reale, i rischi diretti e indiretti per la salute pubblica connessi ad alimenti, mangimi e materiali a contatto con gli alimenti e quindi di adottare tempestivamente le opportune misure di salvaguardia. Complessivamente, nel 2015 si sono avute 2.967 notifiche contro le 3.097 del 2014 e le 3.136 del 2013. Si evidenzia, quindi, una diminuzione delle notifiche come avvenuto negli ultimi anni, a partire dal 2012. CAPITOLO 5 La Sicurezza Alimentare 76 La diminuzione del numero di segnalazioni è in parte dovuta ad una maggiore collaborazione amministrativa tra Paesi membri, che comunicano fra loro alcune non conformità di tipo "non grave" (esempio etichettatura non conforme ecc.), senza effettuare notifica attraverso il sistema RASFF. Anche nel 2015 l’Italia risulta essere il primo Paese membro nel numero di segnalazioni inviate alla Commissione europea, dimostrando, come negli anni passati, un'intensa attività di controllo sul territorio nazionale, con un totale di 511 notifiche (pari al 17,2%), mentre nel 2014 le notifiche trasmesse dall’Italia sono state 506 (pari al 16,3%). In particolare, sono pervenute 137 segnalazioni da parte degli Assessorati alla Sanità, ASL e Comando Carabinieri per la tutela della Salute e 374 segnalazioni da parte degli Uffici periferici del Ministero della Salute (USMAF, UVAC e PIF). Tra i contaminanti microbiologici, un elevato numero di notifiche riguardano il riscontro della Salmonella (507 segnalazioni), seguita da Listeria monocytogenes ed E. coli. I contaminanti chimici più frequentemente notificati attraverso il RASFF sono le micotossine (496) e i residui di fitofarmaci (398), seguiti da metalli pesanti (soprattutto mercurio, cadmio e piombo). Ancora numerose risultano le notifiche riguardanti la presenza di sostanze allergeniche non dichiarate in etichetta (137), in aumento rispetto all’anno precedente (78). Per quanto riguarda la presenza di corpi estranei si assiste a una diminuzione delle notifiche rispetto all'anno precedente, che riguardano principalmente il riscontro di parti di vetro e di metalli. Per quanto riguarda l’origine, invece, i prodotti nazionali irregolari sono stati 115 (contro le 89 segnalazioni dell’anno scorso), 62 segnalazioni sono state trasmesse da altri Stati Membri, mentre le restanti sono pervenute attraverso la vigilanza nazionale, trattandosi di prodotti ridistribuiti in ambito europeo o extra europeo. Il Paese di origine delle merci per il quale sono state più numerose le notifiche è la Cina (386), seguita da Turchia e India. Il SIAN dell’ULSS 20 nel 2015 è stata coinvolta nella gestione di 24 allerte comunitarie. Fonte: “Relazione sul sistema di allerta comunitario. Anno 2015” Ministero della Salute. http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2475_allegato.pdf FITOSANITARI – AMBIENTE – SALUTE Nel 2014 in Veneto sono stati venduti a utilizzatori finali 17.845.266 kg-litri di prodotti fitosanitari, di cui 2.934.515 nel territorio dell’Ulss 20. Le sostanze attive commercializzate nell’anno 2014 sono state 360. I fungicidi rappresentano le sostanze attive più vendute con il 70% del totale. GRAFICO 5.3.1/1 Regione Veneto. Distribuzione delle vendite delle sostanze attive (totali), per classe d’uso – anno 2014. molluschicidi/nem atocidi/rodenticidi/ repellenti; 8,7% altro; 3,3% acaricidi; 0,0% insetticidi; 6,0% erbicidi; 11,8% fungicidi; 70,2% La provincia di Verona è quella in cui si registrano i volumi di vendita maggiori (oltre il 46,8% delle vendite totali del Veneto) per tutte le classi di fitosanitari (da quelli “molto tossici” a quelli “irritanti”) (fonte: ARPAV “F.A.S. - Fitosanitari - Ambiente - Salute. Rapporto 2014. Vendita di prodotti fitosanitari nella regione Veneto”). 77 CAPITOLO 5 La Sicurezza Alimentare Nel grafico 5.3.1/2 viene indicata la quantità di prodotti fitosanitari venduti in Veneto nel periodo 2003 - 2014, con riferimento alla classe di pericolosità di appartenenza, come indicata in etichetta. GRAFICO 5.3.1/2 Regione Veneto. Andamento delle vendite di prodotti fitosanitari per classe di pericolosità, anni 2003 – 2014. Kg - litri 9.000.000 8.000.000 7.000.000 6.000.000 5.000.000 4.000.000 3.000.000 2.000.000 1.000.000 0 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 molto tossico 270.703 2003 273.907 246.164 267.926 355.144 262.631 141.057 139.220 162.368 112.118 99.903 128.724 tossico 852.613 572.104 876.822 1.016.935 1.374.766 1.388.726 893.970 655.041 376.612 488.272 650.736 662.415 nocivo 1.634.294 1.417.557 1.251.802 1.426.517 1.558.491 2.508.034 2.421.194 2.853.645 2.549.159 2.429.525 2.603.249 2.617.364 irritante 5.388.318 6.007.877 5.358.633 5.179.645 5.248.251 7.959.525 6.783.370 7.264.675 6.663.538 5.736.248 5.691.817 6.878.700 altro 7.456.344 6.822.240 5.975.996 5.878.092 6.757.364 5.062.718 5.520.429 5.857.304 5.937.707 6.121.444 6.950.562 7.209.743 Le variazioni sopra indicate trovano giustificazione sia nella probabile diversificazione delle vendite di prodotti fitosanitari venduti sia negli effetti delle modificazioni legislative che hanno determinato la revoca dal commercio o la riclassificazione (modifica della classe di pericolosità) di molti formulati (variazione evidente dall’anno 2007 al 2008 e dal 2011 al 2012). La modifica della composizione chimica dei formulati, richiesta dalle normative vigenti introdotte a difesa della salute umana e dell’ambiente, ha determinato infatti l’attribuzione a classi di pericolosità diverse (inversione evidente dall’anno 2007 al 2008). GRAFICO 5.3.1/3 Regione Veneto. Grafico distribuzione vendite prodotti fitosanitari molto tossici per Azienda ULSS anno 2014. CAPITOLO 5 La Sicurezza Alimentare 78 La rappresentazione cartografica che segue riguarda la distribuzione quantitativa dei prodotti fitosanitari “molto tossici” venduti nel Veneto nel 2014 (Figura 5.3.1/2). La maggior vendita di prodotti fitosanitari classificati “molto tossici” è stata rilevata nella provincia di Verona. FIGURA 5.3.1/2 Distribuzione quantitativa dei prodotti fitosanitari “molto tossici” nel Veneto – anno 2014. Classificazione per Azienda U.L.S.S. – unità di misura: Kg o litro. Nel 2015 i controlli sull’impiego dei prodotti fitosanitari presso le aziende agricole (n°27) non hanno evidenziato infrazioni, ma solo 9 osservazioni o indicazioni correttive. Sono proseguiti inoltre i controlli presso le rivendite di prodotti fitosanitari con ispezioni e verifiche anche di conformità di etichette (n°20), imballaggi (n°20) e schede di sicurezza (n°20); dall’ispezione di n° 20 rivendite non sono state rilevate infrazioni. L’attività è stata particolarmente mirata al controllo della vendita e dell’utilizzo dei fitosanitari in relazione a episodi sentinella di contaminazione della falda da erbicidi, emersi negli ultimi anni. FITOSANITARI E SICUREZZA ALIMENTARE A livello locale, nel corso del 2015 sono stati effettuati dal SIAN 68 campioni di alimenti (tabella 5.3.1/4). 79 CAPITOLO 5 La Sicurezza Alimentare TABELLA 5.3.1/4 Ulss 20. Fitosanitari: matrici alimentari campionate dal SIAN - Anno 2015. TOTALE CAMPIONI CON RESIDUI SUPERIO- CAMPIONI RI AL LIMITE DI LEGGE Uva da Tavola 3 0 Frutta fresca 6 0 Pesche (comprese pesche noci e ibridi) 2 0 Frutta surgelata 2 0 Frutta esotica 5 0 Agrumi 6 0 Banane 2 0 Patate 1 0 Mele 1 0 Succo d’arancia 3 0 Ortaggi surgelati 5 0 Altri ortaggi freschi 5 0 Lattuga 2 0 Melanzane 2 0 Piselli freschi o congelati 2 0 Porri 1 0 Olio di oliva 4 0 Riso 2 0 Farine 2 0 Frumento 2 0 Vino 11 0 TOTALE 68 0 MATRICE https://sian.ulss20.verona.it/iweb/421/categorie.html FUNGHI La legge del 23 agosto 1993 n. 352, integrata dal DPR. 14 luglio 1996 n. 376, ha reso obbligatoria l’istituzione, all’interno delle Ulss, degli Ispettorati Micologici, con funzione di vigilanza, controllo e certificazione di commestibilità per Ispettorato micologico quanto riguarda i funghi epigei freschi spontanei. Anche nel nostro Ispettorato operano ispettori in possesso dell’attestato di micologo e iscritti nei registri regionali e nazionali. Con la Legge Regionale n. 2 del 19 marzo 2013, relativa alle norme di semplificazione nel settore sanitario, sono state introdotte modifiche all’obbligo di certificazione dei funghi epigei spontanei freschi destinati alla vendita, in precedenza possibile solo da parte di micologi afferenti agli ispettorati delle Ulss, consentendo invece la certificazione di avvenuto riconoscimento e di accertata commestibilità anche da parte di altri micologi iscritti nell'apposito registro nazionale e non afferenti alle Ulss. È attivo, inoltre, un servizio gratuito di consulenza micologica per i privati raccoglitori che chiedano perizie micologiche per verificare la presenza di funghi non commestibili o addirittura tossici o velenosi (vedi tab. 5.3.1/5). Questa attività è svolta nei locali del Dipartimento di Prevenzione in via S. D’Acquisto 7 Verona nel periodo settembre-novembre e su richiesta. CAPITOLO 5 La Sicurezza Alimentare 80 TABELLA 5.3.1/5 Ulss 20. Attività di consulenza micologica dal 2004 al 2015. TIPOLOGIA ATTIVITÀ kg funghi ispezionati perizie autoconsumo per privati 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 55.594 121.386 95.353 90.948 67.943 54.760 66.102 56.292 84.000 518 678 488 215 190 154 210 60 60 2013 2014 2015 * * * 30 31 22 * effetto LR 2/2013 Il SIAN viene attivato anche su richiesta degli Ospedali per consulenza micologica in casi di sospetta intossicazione alimentare da ingestione di funghi. Nel 2016 è stato chiesto l’intervento di un micologo dell’Ulss 20 presso l’Ospedale di S. Bonifacio a causa di una sospetta intossicazione che fortunatamente non ha avuto esiti gravi. https://sian.ulss20.verona.it/iweb/507/argomento.html 5.3.2 VIGILANZA E CONTROLLO SU PRODOTTI ALIMENTARI DI ORIGINE ANIMALE Tutti gli animali destinati alla produzione delle carni sono sottoposti ad ispezione sanitaria prima, durante e dopo la macellazione. A questa attività si aggiungono i controlli eseguiti negli stabilimenti riconosciuti che producono, trasformano, commercializzano e trasportano alimenti di origine animale. Inoltre è continuata l’attività di controllo degli esercizi di vendita e produzione, compresi quelli che vendono alimenti etnici. L’attività di controllo è stata eseguita durante tutto l’anno con attività di verifica degli autocontrolli e prelevando alimenti in conformità con il piano di Sicurezza Alimentare elaborato dalla Regione Veneto. PIANO NAZIONALE RESIDUI PESTICIDI Ha come finalità quella di evidenziare i rischi di residui pericolosi per il consumatore negli animali e nei prodotti di origine animale a livello della filiera produttiva (allevamento, macello, stabilimento di lavorazione, conservazione) fino al consumo diretto. Tale Piano, elaborato dal Ministero della Salute in ottemperanza a quanto previsto dall’Unione Europea nel “Libro Bianco”, viene applicato dalla Regione secondo la realtà produttiva e zootecnica di ogni ULSS. Nel 2015 sono stati eseguiti dal Servizio Veterinario 12 esami, risultati tutti negativi. LATTE L’attività di vigilanza del latte viene svolta mediante il controllo di alcuni parametri: valori del latte “conforme” carica batterica (< 100.000 per ml) cellule somatiche (< 400.000 per ml) in quanto solo il latte che rispetta tali parametri può essere destinato al consumo diretto (latte alimentare). Tale attività di controllo per ogni produttore (stalla), viene eseguita di routine da ogni azienda di trasformazione nel proprio piano di autocontrollo, avvalendosi di laboratori autorizzati. I dati vengono comunicati da questi laboratori all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie con cadenza quindicinale e riguardano tutti i produttori del Veneto. Il Servizio Veterinario si è attivato con percorsi di formazione e informazione presso gli allevatori, cercando di far migliorare le produzioni e portarle entro i parametri previsti dal Pacchetto Igiene. Nel territorio dell’ULSS 20 sono presenti 14 caseifici con riconoscimento comunitario sui quali sono stati eseguiti 211 interventi e 14 caseifici aziendali registrati sui quali sono stati eseguiti 35 interventi. Le aflatossine, hanno rappresentato una notevole rilevanza nell’autunno, le produzioni di mais precoce infatti in alcune zone si sono dimostrate molto invase da Aspergillus che con temperature ancora elevate hanno prodotto micotossine. I primi acquirenti hanno segnalato che attraverso l’autocontrollo rilevavano 81 CAPITOLO 5 La Sicurezza Alimentare una maggior presenza di queste sostanze per cui è stata aumentata l’attività di controllo per identificare le situazioni problema. Sono stati effettuati 24 campioni ufficiali svolti dal Servizio Veterinario a cui vanno aggiunti i campioni obbligatoriamente eseguiti nel piano di autocontrollo delle aziende. A seguito della D.G.R. n. 2950/2005 si va consolidando la vendita diretta da parte dei produttori di latte fresco mediante appositi distributori (BANCOLAT) dislocati sul territorio che vengono sottoposti ad attività di vigilanza. Notevole è l’attenzione verso questo prodotto e quindi anche il legislatore ha provveduto ad indirizzare in maniera più incisiva la ricerca dei patogeni maggiormente rilevanti (O.M. 10 dicembre 2008, obbligo di bollitura prima del consumo). Sui 20 distributori presenti sono stati eseguiti 40 campionamenti. In sei casi è stato riscontrato un valore di carica batterica non conforme, subito rientrato nella normalità al campionamento successivo, fatto dopo aver impartito le opportune prescrizioni igienico sanitarie. Due campioni hanno rilevato positività a Campyilobacter. Una intensa attività di vigilanza rivolta alla ricerca di ceppi antibiotico resistenti nel latte è stata svolta dai Servizi Veterinari che, nell’ambito di un progetto finanziato dal Ministero della Salute, in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, dell’Istituto Superiore di Sanità, l’Università di Roma, il Friuli Venezia Giulia e sotto il coordinamento dell’INAIL hanno controllato 408 stalle, il 60,35% del totale di quelle presenti nei territori dell’Ulss 20 e 22. Lo studio, che a breve sarà pubblicato, ha messo in evidenza, nel territorio Veneto controllato, una positività a MRSA nel 5,39% degli allevamenti e nel 40% di questi si è rilevata la presenza anche nei lavoratori. UOVA E OVOPRODOTTI Sul territorio sono presenti due industrie con riconoscimento comunitario per la produzione di ovoprodotti sottoposte al controllo costante del veterinario ufficiale designato. Sono stati lavorati 560 milioni di uova ed eseguiti 24 campionamenti senza registrare non conformità. Anche le uova e gli ovo prodotti venduti al dettaglio sono stati oggetto di 4 campionamenti, come previsto dal Piano Regionale Integrato dei Controlli (PRIC). TRACCIABILITÀ Durante la normale attività di vigilanza sugli esercizi di vendita al dettaglio è stata verificata la tracciabilità dei prodotti di origine animale. Gli operatori sanitari hanno controllato se ogni prodotto riportava correttamente le informazioni al consumatore previste dall’attuale normativa. In particolare le carni bovine devono riportare il paese di nascita dell’animale, quello dove l’animale è stato allevato e/o ingrassato, dove è stato macellato e sezionato ed infine un numero che permetta di risalire all’animale singolo o al gruppo di animali o all’allevamento di provenienza. Dal 2015 la tracciabilità è stata estesa anche alle carni suine ed avicole. Anche i prodotti ittici devono riportare indicazioni simili: sistema di pesca in mare o in acque interne (fiumi, laghi, ecc.), sistema di allevamento, zona di mare di provenienza, paese di allevamento o di pesca in acque interne, denominazione scientifica che segua il prodotto fino al dettagliante. Nel 2015 è stato aggiunto anche il sistema di pesca. Si è potuto constatare che gli esercenti si sono prontamente adeguati agli obblighi della normativa, fornendo al consumatore le indicazioni previste. 5.4 CONTRO LO SPRECO ALIMENTARE E LE DISUGUAGLIANZE Quasi il 6% delle famiglie italiane si trova in una condizione di disagio alimentare e il perdurare della crisi economica potrebbe aumentare questa condizione di malessere. D’altra parte, la quasi totalità dell’eccedenza alimentare italiana, che corrisponde a circa il 17% dei consumi complessivi ed è pari a 6 milioni di tonnellate all’anno, non viene riutilizzata in alcun modo e va a finire nella spazzatura. Infatti, gran parte dell’eccedenza alimentare (81%) viene conferita ad enti di smaltimento; l’11,5% viene venduto ad aziende di trasformazione per la produzione di mangimi per animali, mentre meno del 10% viene recuperato ai fini dell’alimentazione umana tramite food bank o altri enti caritativi (6,4%), o venduta in CAPITOLO 5 La Sicurezza Alimentare 82 mercati secondari (1,1%) (fonte: Garrone P, Melacini M, Perego A. Dar da mangiare agli affamati. Le eccedenze alimentari come opportunità. Guerini e Associati, Milano, 2012). Più iniziative prevedono la raccolta ed il recupero di pasti e alimenti invenduti e/o non consumati da destinare a strutture di accoglienza sociale per aumentare l’accessibilità a cibi sani di gruppi socialmente svantaggiati e ridurre lo spreco di alimenti. Il Last Minute Market, promosso dalla Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna, dal Servizio Igiene degli Alimenti e della Nutrizione (SIAN) e dal Dipartimento di Prevenzione dell’Ulss 20 di Verona, avviato sperimentalmente nel 2005, è proseguito negli anni seguenti confluendo con azioni in altri progetti. Tra questi R.e.b.u.s. (Recupero Eccedenze Beni Utilizzabili Solidalmente), coordinato dall’Ufficio Progetti delle ACLI provinciali di Verona, che prevede tra le aree di intervento: mense scolastiche, ristorazione organizzata, mercato ortofrutticolo, grande distribuzione organizzata, grossisti di ortofrutta, eccedenze della produzione agricola, donazioni occasionali di prodotti di vario genere. http://www.acliverona.it/rebus/homepage Il SIAN segue linee di azione per contrastare le disuguaglianze e trasformare lo spreco in risorsa. Il sostegno del progetto LMM - R.e.b.u.s. si è ampliato con anche tre studi di sostenibilità igienico sanitaria del recupero, secondo protocolli igienico sanitari validati, di pane invenduto dalla grande distribuzione organizzata e di eccedenze di pasti in mense scolastiche destinate alla distribuzione in strutture di accoglienza sociale, promuovendo così un’azione di sviluppo (auto)sostenibile locale, con ricadute positive a livello ambientale, economico e sociale (Tabella 5.4/1). Le associazioni all’avvio del progetto avevano ricevuto in dotazione l'attrezzatura necessaria e idonea per effettuare il recupero nel rispetto delle norme igienico – sanitarie e di conservazione degli alimenti, come da procedura concordata con il SIAN. Nell’a.s. 2015-2016 sono state coinvolte nel progetto tre associazioni del territorio che si occupano di assistenza alimentare a soggetti in stato di bisogno: associazione gruppi di volontariato vincenziano, che ha effettuato il recupero quotidianamente in 8 scuole e distribuito quanto recuperato ai circa 80 ospiti che dal lunedì al venerdì; casa accoglienza il smaritano Onlus, che ha effettuato il recupero quotidianamente in 6 scuole ed ha distribuito i pasti recuperati agli ospiti in condizione di grave marginalità che accedono al servizio di ospitalità notturna; associazione ronda della carità amici di Bernardo Onlus, che ha effettuato il recupero in 8 scuole e distribuito i pasti recuperati alle persone "senza dimora" che versano in stato di estrema povertà nell'ambito del territorio comunale. Nell’anno scolastico 2015-2016 sono state coinvolte nelle attività di recupero in maniera stabile 22 scuole comunali. TABELLA 5.4/1 Comune di Verona. Recupero dei pasti non consumati nelle mense collettive scolastiche. QUANTITÀ RACCOLTA (KG) ANNO SCOLASTICO QUANTITÀ PASTI (N°) 2007/2008 10.253,02 19.226 2008/2009 7.887,32 14.790 2009/2010 12.279,10 23.025 2010/2011 11.207,77 21.013 2011/2012 15.027,00 36.210 2012/2013 16.037,00 38.700 2013/2014 16.222,80 24.209 2015/2016 19.000,00 46.416 TOTALE 123.041,78 https://sian.ulss20.verona.it/iweb/465/argomento.html 83 CAPITOLO 5 La Sicurezza Alimentare L’impatto della crisi economica sulle famiglie italiane è visibile anche dal trend in aumento delle esenzioni del mancato pagamento della ristorazione scolastica. In più occasioni sono infatti pervenute al SIAN notizie riguardo le difficoltà di famiglie nei pagamenti delle rette Mancato pagamento per la ristorazione scolastica con situazioni di disagio per i Comuni e le mensa scolastica comunità scolastiche nel gestire le particolari situazioni. La rete dei soggetti istituzionali ha cercato di evitare che si creassero situazioni di discriminazione fra bambini appartenenti a famiglie in difficoltà, non appartenenti a nuclei familiari a protezione sociale. Tale fenomeno è un campanello di allarme, non solo di carattere sociale ma anche sanitario perché l’aspetto economico si riflette sulle scelte alimentari e la composizione nutrizionale della dieta portando a patologie correlate alla cosiddetta malnutrizione moderna. Per approfondimenti su altri progetti relativi ad alimentazione e contrasto delle disuguaglianze in salute, si rimanda al cap.6 della presente Relazione Sanitaria e alla Relazione Sanitaria 2014, cap.2 (https://prevenzione.ulss20.verona.it/iweb/1330/argomento.html). CAPITOLO 5 La Sicurezza Alimentare 84 CAPITOLO 6 Le Malattie Cronico Degenerative Parole chiave: Stili di vita, alimentazione scorretta, sovrappeso, obesità, tabagismo, alcol, sedentarietà, PASSI, educazione alimentare, promozione dell’attività fisica, gruppi di cammino, determinanti ambientali. 6.1 FATTORI DI RISCHIO LEGATI AGLI STILI DI VITA Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’86% delle morti e il 75% delle spese sanitarie in Europa e in Italia sono determinate da patologie croniche, Principali fattori di riche hanno come minimo comune denominatore una scorretta schio: consumo di tabacalimentazione, inattività fisica, abitudine al fumo e consumo di alcol, principali fattori di rischio di malattie cronico-degenerative. Le co e alcol, alimentazione patologie cardiovascolari, il cancro, il diabete e i disturbi respiratori scorretta, inattività fisica. cronici rappresentano oggi il principale rischio per la salute. 6.1.1. ALIMENTAZIONE SCORRETTA La sicurezza alimentare è anche sicurezza nutrizionale. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, nutrizione adeguata e salute sono da considerarsi diritti umani fondamentali, strettamente correlati l’uno all’altro. Una dieta corretta è un valido strumento di prevenzione per molte malattie, di gestione e trattamento in molte altre ed è alla base di uno sviluppo completo, sia fisico che mentale. Il SIAN tutela e promuove la sicurezza nutrizionale e l’educazione alimentare con un approccio life-course, ponendo la propria attenzione alle diverse fasce di età, con particolare attenzione all’età evolutiva, ma anche agli adolescenti, agli adulti e agli anziani. I contesti sono molto vari e comprendono la scuola, gli ambienti di lavoro e sociali, il settore produttivo e commerciale. I diversi setting prevedono interventi mirati e diretti anche ai determinanti ambientali di salute. L’ambiente di vita deve consentire l’opportunità di fare scelte sane e consapevoli. Per quel che riguarda la corretta alimentazione, il Piano d'Azione OMS 2013-2020 per la strategia globale di prevenzione e controllo delle malattie mira a: promuovere e sostenere l’allattamento esclusivo al seno per i primi sei mesi di vita, la prosecuzione dell’allattamento al seno fino ai due anni e oltre e un’alimentazione complementare adeguata e appropriata nei tempi; attuare l’insieme delle raccomandazioni dell’OMS sul marketing degli alimenti e delle bevande analcoliche rivolto ai bambini, inclusi i meccanismi di monitoraggio; sviluppare linee guida, raccomandazioni o misure di policy che coinvolgano diversi settori competenti, quali le industrie di produzione e trasformazione degli alimenti e altri operatori commerciali interessati, nonché i consumatori, al fine di: ridurre il livello di sale/sodio aggiunto negli alimenti (preparati o lavorati), aumentare la disponibilità, l’accessibilità economica e il consumo di frutta e verdura, ridurre gli acidi grassi saturi negli alimenti e sostituirli con acidi grassi insaturi, sostituire gli acidi grassi trans con acidi grassi insaturi, ridurre il contenuto di zuccheri liberi e zuccheri aggiunti negli alimenti e nelle bibite analcoliche, limitare l’apporto eccessivo di calorie, ridurre le dimensioni delle porzioni e la densità energetica degli alimenti; sviluppare misure di policy che impegnino i rivenditori di alimenti e i ristoratori a incrementare la disponibilità, l’accessibilità economica e l’accettabilità di prodotti alimentari più sani (alimenti di origine vegetale, inclusi frutta e verdura, e prodotti a ridotto contenuto di sale/sodio, acidi grassi saturi, acidi grassi trans e zuccheri liberi); promuovere l’offerta e la disponibilità di alimenti sani in tutte le strutture pubbliche, incluse le scuole, altre istituzioni didattiche e i luoghi di lavoro; 85 secondo quanto appropriato per il contesto nazionale, valutare l’opportunità di ricorrere a strumenti economici giustificati dalle evidenze scientifiche, comprese tasse e sovvenzioni, in grado di incentivare comportamenti associati al miglioramento dei risultati sanitari, aumentare l’accessibilità economica, nonché incoraggiare il consumo di prodotti alimentari più sani e scoraggiare il ricorso a opzioni meno salutari. SOVRAPPESO ED OBESITÀ Dai dati del sistema di sorveglianza PASSI 2011-2014 emerge che due adulti su cinque (42%) sono in eccesso ponderale (sovrappeso od obesi). La distribuzione dell’eccesso Obesità: in ULSS 20 il 28% ponderale disegna un chiaro gradiente Nord-Sud con una maggiore diffusione nelle Regioni meridionali. Nella nostra ULSS risulta in degli adulti è sovrappeso eccesso ponderale il 36% della popolazione adulta (di cui 28% e l’8% obeso sovrappeso e 8% obeso), dato inferiore sia a quello nazionale che a quello del Veneto (40%)(figura 6.1.1/1). FIGURA 6.1.1/1 Italia. Eccesso ponderale (PASSI 2011-2014). Nel 2014 in Veneto (Relazione Socio Sanitaria in Veneto anno 2015) il 4% delle persone intervistate tra i 18 e 69 anni risulta sottopeso, il 57% normopeso, il 29% sovrappeso e il 10% obeso. Nella popolazione oltre i 65 anni, il 2% risulta sottopeso, il 39% normopeso e il 59% in eccesso ponderale (44% in sovrappeso e 15% obesi). L’eccesso ponderale è significativamente più frequente col crescere dell’età (nella fascia 5069 anni il 54% delle persone sono in eccesso ponderale), negli uomini, nelle persone con basso livello di istruzione, nelle persone con difficoltà economiche. Negli anni, la percentuale di persone in eccesso ponderale non si è modificata ed è sempre molto rilevante nelle fasce di età con bassa scolarizzazione. Sia in merito alla quota di persone sovrappeso che a quella di persone obese, il Rapporto Osservasalute 2015 evidenzia che il Veneto, nel 2014, ha fatto registrare, tra le regioni italiane, il valore più basso ed in diminuzione rispetto agli anni precedenti (in controtendenza rispetto all’andamento nazionale). Anche i dati relativi all’Ulss 20 evidenziano come l’eccesso di peso sia una condizione frequente, che aumenta con l’età e colpisce di più gli uomini e le persone socialmente svantaggiate, con basso titolo di studio o con difficoltà economiche (vedi grafico 6.1.1/1). CAPITOLO 6 Le Malattie Cronico Degenerative 86 GRAFICO 6.1.1/1 ULSS20. Eccesso ponderale per caratteristiche socio-demografiche (PASSI 2011-2014). 25% 12% Età 28% 27% italiana 25% 23% Istruzione Obesi molte media inferiore nessuna/elementare uomini donne 19% Sesso 26% 40% 37% 35% laurea 38% 37% 9% 5% media superiore 29% 6% nessuna 8% 50-69 35-49 18-34 16% 24% 4% qualche 11% 4% 1% 5% 9% Diff. economiche straniera 9% 11% Cittadinanza Sovrappeso I dati del grafico seguente, riguardanti la popolazione del Veneto ultra 64enne, derivano dal sistema di sorveglianza “PASSI d'Argento”, un'indagine periodica nazionale sulla qualità della vita, sulla salute e sulla percezione dei servizi nella terza età, ripetibile nel tempo, che mira ad ottenere informazioni sui bisogni della popolazione ultra 64enne e sulla qualità del sistema integrato di servizi socio-sanitari e socioassistenziali. GRAFICO 6.1.1/2 Veneto. Persone in eccesso ponderale Anno 2013 (PASSI 2013 e PASSI d’Argento* 2012-13). In merito ai dati PASSI 2011-2014 dell’ULSS20 è Interessante notare che, nell’ambito dell’autopercezione del proprio peso corporeo, la quota di adulti in sovrappeso si divide a metà: il 50% ritiene il proprio peso troppo alto, ed il 50% lo ritiene giusto; tra gli adulti obesi, il 7 % ritiene ancora che il proprio peso sia giusto. Per quanto riguarda il consumo di frutta e verdura, il 2% degli intervistati in ULSS20 ha dichiarato di non mangiare quotidianamente alcuna porzione di frutta e verdura, il 46% ne consuma 1-2 porzioni al giorno, il 40% 3-4 porzioni, mentre solo il 12% consuma le 5 o più porzioni giornaliere raccomandate (il cosiddetto “five a day”), in linea con il dato veneto e migliore del valore nazionale (9,6%). http://www.who.int/mediacentre/factsheets/fs311/en/ 87 CAPITOLO 6 Le Malattie Cronico Degenerative Dati relativi alla prevalenza dell’eccesso ponderale nella popolazione pediatrica sono disponibili dal sistema di sorveglianza “Okkio alla Salute” (Figura 6.1.1/2). FIGURA 6.1.1/2 Italia. Sovrappeso + obesità per Regione, bambini 8-9 anni della 3a primaria (2014, OKkio alla SALUTE). Per quanto riguarda le abitudini alimentari che possono favorire un aumento di peso, specie se concomitanti, dai dati 2014 emerge che: l’8% dei bambini salta la prima colazione; il 31% fa una colazione non adeguata (ossia sbilanciata in termini di carboidrati e proteine); il 52% fa una merenda di metà mattina abbondante; il 25% dei genitori dichiara che i propri figli non consumano quotidianamente frutta e/o verdura; il 41% dei genitori dichiara che i propri figli assumono abitualmente bevande zuccherate e/o gassate. Si registra una diminuzione, rispetto alla precedente raccolta, del consumo di una merenda abbondante e di bevande zuccherate e/o gassate. Appaiono invariati gli aspetti relativi al movimento e alla sedentarietà. GRAFICO 6.1.1/3 Italia. Abitudini alimentari, bambini 8-9 anni della 3a primaria (2014, OKkio alla SALUTE). 82 68 65 52 48 41 28 30 31 9 9 No colazione Colazione non adeguata Merenda abbondante 2010 https://sian.ulss20.verona.it/iweb/486/argomento.html Le Malattie Cronico Degenerative 23 22 25 8 2008/9 CAPITOLO 6 41 31 23 11 44 88 Consumo non quotidiano Consumo quotidiano di di frutta e/o verdura bevande zuccherate e/o gassate 2012 2014 Le abitudini alimentari e l’assunzione di alimenti dipendono sia dalle scelte individuali (influenze culturali, preferenze alimentari) che da fattori socioeconomici e ambientali (economicità e disponibilità di alimenti, qualità e sicurezza Disuguaglianze sociali dei prodotti, ecc.) con una frequente correlazione fra diseguaglianze Costo del cibo sociali e scelte alimentari. Il prezzo elevato e la disponibilità di Distribuzione commerciaalimenti possono incidere sulle scelte della popolazione a più basso le reddito e livello socio-culturale. In tempo di recessione le abitudini Pubblicità alimentari possono cambiare, in quanto condizionate dai costi del cibo, e tendere ad un peggioramento allontanandosi da modelli protettivi. La distribuzione commerciale e il costo contenuto del cibo a basso valore nutrizionale e alto apporto calorico (junk food) costituiscono ulteriori determinanti nelle scelte alimentari della popolazione, così come la diffusione di tali alimenti nell’offerta dei vari canali di vendita (negozi, supermercati, distributori automatici, ecc). La spesa alimentare risulta sostanzialmente stabile anche per effetto di andamenti differenziati dei diversi generi alimentari; continua, dal 2011, la diminuzione della spesa per carne (-2,4%), accompagnata da quelle per oli e grassi (-9%), per acqua minerale e bevande analcoliche (4,6%), mentre aumentano le spese per caffè, tè e cacao (+3,3%) e per i piatti pronti e le altre preparazioni alimentari (+5,6%). Rispetto al 2013 diminuisce la quota di famiglie che riducono la quantità o la qualità dei prodotti alimentari acquistati (dal 62% al 59%), anche a seguito della sostanziale stabilità dei prezzi (+0,1% per i generi alimentari); il calo è più deciso al Nord (dal 59% al 53%). In forte diminuzione anche la spesa per le bevande (dal 59% al 56%) ancora una volta soprattutto nel Nord del Paese (dal 55% al 49%). Il 59% delle famiglie italiane ha ridotto quantità e/o qualità dei prodotti alimentari https://sian.ulss20.verona.it/iweb/487/argomento.html 6.1.2. ALCOL Il consumo di alcol in eccesso è associato a numerose malattie: cirrosi epatica, malattie cardiovascolari, tumori, malattie neuropsichiatriche, problemi di salute materno-infantile, ecc. Inoltre, può creare dipendenza e provocare alterazioni psicomotorie che espongono ad un aumentato rischio di incidenti stradali, infortuni sul lavoro ed episodi di violenza. Dati del sistema di sorveglianza PASSI 2012-2015 registrano che poco meno della metà della popolazione italiana tra i 18 e i 69 anni non consuma bevande alcoliche, mentre il 17% ha un consumo di alcol a “maggior rischio” per quantità o modalità di assunzione (ossia consumo fuori pasto e/o consumo binge1 e/o consumo abituale elevato, rispettivamente incidenti per l’8,1%, l’8,9% e il 3,5%). La proporzione di consumatori di alcol a maggior rischio è significativamente più elevata fra i giovani (18-24 anni, 35.1%) e gli uomini (22.5%), fra le persone senza difficoltà economiche (19,6%) e fra quelle con un titolo di studio più elevato (19%). Risulta inoltre decisamente alta la proporzione di persone che assumono alcol pur avendo una controindicazione assoluta (ben il 45.8% dei pazienti con malattie del fegato). Dai dati del sistema di sorveglianza PASSI 2011-2014 relativi all’Ulss 20 (dati più recenti disponibili) emerge che il 44% della popolazione tra i 18 e i 69 anni non consuma bevande alcoliche, mentre il 19% ha un consumo di alcol “a maggior rischio” per quantità o modalità di assunzione (ossia consumo fuori pasto e/o consumo binge1 e/o consumo abituale elevato, rispettivamente corrispondenti al 12%, 9% e 2% del campione). Il confronto di tali dati con quelli della Regione Veneto ed italiani evidenzia come, in Ulss, sia il consumo di alcol che il consumo a maggior rischio per la salute siano sostanzialmente in linea alla media nazionale, a fronte di valori regionali peggiori (in Veneto, infatti, il consumo a maggior rischio arriva ad interessare quasi il 25% degli adulti) (grafico 6.1.2/1). 1 consumo, almeno una volta negli ultimi 30 giorni, di 5 o più (per gli uomini) o 4 o più (per le donne) unità alcoliche in una singola occasione. 89 CAPITOLO 6 Le Malattie Cronico Degenerative GRAFICO 6.1.2/1 Ulss 20, Regione Veneto, Italia. Consumo di alcol (PASSI 2011-2014). 64% 56% 55% 24% 19% 12% 13% 9% 8% 2% Consumo di alcol Fuori pasto 9% 5% 4% Abituale elevato Ulss 20 12% 20% Binge Veneto A maggior rischio Italia 6.1.3. TABAGISMO Il fumo di tabacco è tra i principali fattori di rischio per l’insorgenza di numerose patologie cronicodegenerative, in particolare a carico dell’apparato respiratorio e cardiovascolare ed è il maggiore fattore di rischio evitabile di morte prematura. Secondo le stime dell’OMS, il 71% dei tumori dei polmoni è attribuibile al fumo (WHO 2012, Global Report: Mortality attributable to tobacco). Secondo i dati PASSI 2012-2015, in Italia la maggioranza degli adul non fuma (55%) o ha smesso di fumare (18%); a ualmente poco più di 1 4 degli italiani fuma (27%). L’abitudine al fumo è più di usa fra i più giovani, in par colare fra i 25- 34enni e si riduce con l’età, è più frequente fra gli uomini (31%) rispe o alle donne (23%), fra le persone più svantaggiate economicamente (36%), ed è più bassa tra le persone più istruite (20%). Dal 2008 si riduce significativamente la prevalenza del fumatori in tutto il territorio Italiano (dal 30% al 26%), da Nord a Sud, in entrambi i sessi, in tu e le classi di età (in par colare fra i più giovani 18-24enni) e in tutte le classi sociali. In Veneto, sempre secondo i risultati dell’indagine PASSI, nel quadriennio 2012-2015 l’abitudine al fumo risulta minore rispetto alla media italiana; dichiara infatti di essere fumatore il 23,1% del campione (per un confronto fra i dati nazionali, del Veneto e dell’ULSS 20, nel periodo 2011-2014, si veda il grafico 6.1.3/1). GRAFICO 6.1.3/1 Ulss 20, Regione Veneto, Italia. Abitudine al fumo (PASSI 2011-2014). 59% 23% 23% Le Malattie Cronico Degenerative 21% 18% Ex fumatori Ulss 20 CAPITOLO 6 55% 27% 18% Fumatori 55% Veneto 90 Non fumatori Italia 6.1.4. SEDENTARIETÀ I dati pubblicati nel 2014 su Lancet sul Global Burden of Disease (in cui viene effettuata una stima accurata dei problemi di salute che tiene conto della dimensione Una popolazione poco at“disabilità” oltre che della durata di vita) confermano in tutti i paesi la grande rilevanza delle malattie croniche non trasmissibili (MCNT). tiva Verso tali patologie uno dei principali strumenti di contrasto è rappresentato dall’attività fisica (AF). Nell’adulto gli studi evidenziano, mediante l’AF regolare, una riduzione dell’ordine del 30% per la patologia coronarica e lo stroke e di poco meno del 60% per il diabete di tipo 2; vi è anche un effetto significativo sui valori di pressione arteriosa e di colesterolo. La sfida globale è chiara: rendere l'AF una priorità della sanità pubblica. Le campagne di promozione devono essere efficacemente rinforzate monitorando la diffusione della sedentarietà, agendo sui diversi gruppi di popolazione e anche sui suoi determinanti ambientali, sia sociali che urbanistici, e potenziando le campagne e gli investimenti economici con una particolare attenzione ai gruppi svantaggiati. Nonostante le indicazioni delle agenzie di medicina preventiva, molto resta ancora da fare nel nostro paese per la lotta alla sedentarietà, anche se il Veneto si situa in una fascia relativamente “virtuosa” rispetto alle altre regioni, con il 23% di adulti sedentari rispetto alla media nazionale del 31%. In ULSS 20, la quota di adulti sedentari scende ulteriormente al 19%, mentre il 46% è parzialmente attivo ed il 35% attivo (PASSI, 2011-2014). I dati Okkio alla Salute evidenziano che tra i bambini della nostra Regione, nel 2012, il 12.6% non aveva praticato attività fisica il giorno precedente all’indagine (contro il 17% del dato complessivo nazionale), solo il 30.3% si era recato a scuola a piedi o in bicicletta (26% in Italia), il 24.8% aveva partecipato ad un’attività motoria curricolare a scuola e il 78% aveva giocato all’aperto. http://www.muoversidipiu.it 6.2 GUADAGNARE SALUTE Promuovere stili di vita sani e agire sui principali fattori di rischio delle malattie cronico-degenerative è l’idea che sta alla base del Programma Interministeriale “Guadagnare Salute”. L’obiettivo primario è quello di agire in modo integrato e coordinato sui quattro principali fattori di rischio modificabili (scorretta alimentazione, alcol, inattività fisica e fumo). Il programma ministeriale “Guadagnare Salute – Rendere facili le scelte salutari” ha l’obiettivo primario di garantire in ogni contesto un’omogenea e più attuale attività di promozione della salute lungo i tre principali assi: advocacy, educazione e cittadinanza attiva. Il compito del gruppo di lavoro aziendale è di aumentare l'integrazione/sinergia tra i servizi impegnati nella prevenzione delle MCNT, la realizzazione degli obiettivi di rilevamento previsti dai Sistemi di Sorveglianza, il potenziamento delle politiche e strategie per contrastare l'epidemia di malattie non trasmissibili attraverso azioni sulla comunità e sull'individuo, in un’ottica di equità, finalizzate a diffondere stili di vita sani e corretti secondo quanto previsto dal Piano nazionale prevenzione (Pnp) 2014 - 2018. Gli strumenti sono l’advocacy presso la cittadinanza e le sue istituzioni e organizzazioni e l’intersettorialità, cioè l’attenzione all’impatto in salute di tutte le politiche, riguardanti la scuola, il mondo del lavoro, l’organizzazione del territorio, ecc. https://sian.ulss20.verona.it/iweb/1806/manuale.html ATTIVITÀ GENERALI SULLE MCNT ATTIVITÀ FORMATIVE Uno degli obiettivi è la sensibilizzazione agli stili di vita sani dello stesso personale dell’Azienda sanitaria. Sono state realizzate due edizioni dell’evento formativo “GUADAGNARE SALUTE: promuovere stili di vita sani” (2 edizioni, 6 – 26 novembre 2015). Ogni edizione accreditata ECM per 50 partecipanti, ha visto la partecipazione di 97 operatori sanitari provenienti dai vari servizi e reparti aziendali. Questo evento formativo ha inteso stimolare negli operatori sanitari partecipanti l’idea che, una maggiore consapevolezza e la motivazione personale all’adozione di stili di vita sani o alla modifica di 91 CAPITOLO 6 Le Malattie Cronico Degenerative comportamenti non salutari, risulti strategica nella promozione di sane abitudini di vita con gli utenti/pazienti. L’intervento formativo si inserisce nel Programma Nazionale “Guadagnare Salute rendere facili le scelte salutari” e, come indicato nella DGRV. n. 1565 del 26 agosto 2014, si pone come obiettivo di dare sviluppo ad azioni specifiche afferenti alle linee progettuali regionali all’interno del 1° Macro obiettivo del PRP 2014/2018: ridurre il carico prevenibile ed evitabile di morbosità, mortalità e disabilità delle malattie non trasmissibili; promuovere azioni di informazione e formazione sull’importanza dell’adozione di stili di vita sani. 6.2.1 I SISTEMI DI SORVEGLIANZA I sistemi di sorveglianza sono fondamentali per identificare le esigenze di salute della popolazione e dunque le priorità sulle quali è necessario intervenire e su cui modulare i messaggi da veicolare. Tra le sorveglianze di popolazione (oltre ai dati raccolti mediante l’osservatorio epidemiologico cardiovascolare, il registro degli accidenti cerebro e cardiovascolari ed i registri tumori) risultano fondamentali, per le considerazioni più sopra brevemente esposte, quelle rivolte alle diverse fasce di età, a partire dalla prima infanzia: Sistema di sorveglianza 0-2 anni GenitoriPiù (sperimentazione) (http://www.genitoripiu.it/pagine/progetto-sorveglianza-zero-due/progetto); OKkio alla Salute (promozione della salute e della crescita sana nei bambini della scuola primaria); Hbsc (Health Behaviour in School-aged Children – ragazzi di 11-13 e 15 anni); PASSI (Progressi delle Aziende sanitarie per la salute in Italia – persone tra i 18 e i 69 anni). 6.2.2 IL SISTEMA DI SORVEGLIANZA 0-2 Il Servizio Progetti e Promozione della Salute (SPPS) del Dipartimento di Prevenzione lavora da anni alla messa a punto di un sistema di indicatori riferiti alla gravidanza e ai primi mesi/anni di vita del bambino. Il Ministero della Salute nell’ambito delle Azioni Centrali del Programma 2013 del Centro nazionale per la prevenzione e il Controllo delle Malattie – CCM, ha promosso e finanziato, affidandone il coordinamento all’Istituto Superiore di Sanità, lo sviluppo di un Sistema di Sorveglianza sui determinanti di salute nel bambino piccolo, denominato “Sistema di sorveglianza sugli otto determinanti di salute del bambino, dal concepimento ai 2 anni di vita, inclusi nel programma GenitoriPiù”. Si tratta di sperimentare un progetto di sorveglianza sui determinanti di salute del bambino da prima del concepimento ai due anni di vita, che vede collaborare con l’Istituto Superiore di Sanità 5 Regioni (Veneto, Campania, Puglia, Calabria, Marche), l’ASL Milano e l’Università Ca’ Foscari di Venezia, che fin dagli inizi del percorso di GenitoriPiù ha garantito la valutazione del programma. http://www.genitoripiu.it/pagine/progetto-sorveglianza-zero-due/progetto http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pagineAree_1914_listaFile_itemName_0_file.pdff http://prevenzione.ulss20.verona.it/lavori_edili.html 6.2.3. I SISTEMI DI SORVEGLIANZA OKKIO E HBSC Il sistema di sorveglianza “OKkio alla Salute”, trattato altrove, ha lo scopo di monitorare l'evoluzione dell'obesità infantile e valutare gli interventi di promozione della salute avviati nei bambini della scuola primaria. Invece “Health Behaviour in School-aged Children” (HBSC) indaga sui comportamenti collegati alla salute in ragazzi di 11, 13 e 15 anni ed è parte di uno studio internazionale svolto ogni 4 anni, in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Esso indaga su di un ampio panel di determinanti di salute nei ragazzi che riguardano i comportamenti (movimento e sedentarietà, alimentazione, alcol, fumo, uso di sostanze…) ma anche molti altri determinanti più globali legati all’ambiente familiare e scolastico e al benessere psico-fisico. http://www.who.int/fctc/reporting/party_reports/italy_annex1_hbsc_2010.pdf http://prevenzione.ulss20.verona.it/okkiosalute.html http://prevenzione.ulss20.verona.it/igiene2_hbsc.html#report CAPITOLO 6 Le Malattie Cronico Degenerative 92 6.2.4 IL SISTEMA DI SORVEGLIANZA PASSI Il sistema di sorveglianza PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), nato in risposta all’esigenza di monitorare il raggiungimento degli obiettivi di salute fissati dai Piani Sanitari nazionali e regionali, si caratterizza come una sorveglianza in sanità pubblica che raccoglie, in continuo e attraverso indagini campionarie, informazioni dalla popolazione italiana tra i 18-69 anni sugli stili di vita e sui fattori di rischio comportamentali connessi all’insorgenza delle malattie croniche non trasmissibili e sul grado di conoscenza e adesione ai programmi di prevenzione. http://www.epicentro.iss.it/passi/infoPassi/aggiornamenti.asp http://prevenzione.ulss20.verona.it/studiopassi.html 6.3 GUADAGNARE SALUTE FIN DA PICCOLI 6.3.1 PROMUOVERE L’ALLATTAMENTO AL SENO La promozione, protezione e sostegno dell’allattamento materno è un riconosciuto capitale di salute di enorme portata nel breve e lungo periodo, inoltre concorre alla riduzione di mortalità e di morbilità nel bambino e nella madre. Esso costituisce la prima raccomandazione del Programma Guadagnare Salute, con riferimento all’avvio di una corretta alimentazione, ed è inserito nel macrobiettivo 2.1 del PNP (Ridurre il carico prevenibile ed evitabile di morbosità, mortalità e disabilità delle malattie non trasmissibili), e concorre significativamente alla realizzazione del macrobiettivo 2.3 (Promuovere il benessere mentale nei bambini, adolescenti e giovani). L’OMS raccomanda la promozione dell’allattamento materno esclusivo alla dimissione dal punto nascita e fino al 6° mese compiuto e il mantenimento del latte materno come latte di prima scelta dopo l’introduzione dell’alimentazione complementare, prolungato, garantendo un sostegno alle madri ed alle famiglie. Raccomandazioni e letteratura riguardo il capitale in salute rappresentato dall’allattamento materno sono presenti in tutti i principali programmi di sanità pubblica, sia a livello nazionale che internazionale. Lo strumento principe ed evidence based attraverso il quale perseguire gli obiettivi sopraelencati, è il Progetto OMS/Unicef “Insieme per l’allattamento: Ospedali e Comunità Amici dei Bambini” i cui principali obiettivi sono: 1) Un pieno avvio dell’allattamento materno alla nascita attraverso l’implementazione degli standard previsti dal Progetto Baby Friendly Hospital Initiative (BFHI) e che prevedono attività di formazione, riorientamento dell’offerta nei percorsi nascita, in particolare in ospedale (contatto precoce pelle a pelle e rooming-in), audit esterno a cura di UNICEF Italia. L’indicatore di riferimento è la prevalenza dell’allattamento materno esclusivo alla dimissione (riconosciuta precondizione della durata). 2) Il mantenimento e la durata nel tempo dell’allattamento materno, in particolare attraverso la promozione del pacchetto Baby Friendly Community Initiative (BFCI). L’indicatore di riferimento è la prevalenza dell’allattamento materno alla fine del 6° mese di vita del bambino. Il Progetto prevede che tutte le donne in gravidanza e le mamme vengano informate in modo indipendente, protette e sostenute rispetto all’allattamento al seno e alla nutrizione del bambino: in particolare viene richiesto che si mettano in atto azioni per raggiungere la popolazione più svantaggiata, rappresentata da sottogruppi di donne straniere (corsi ad hoc per mamme straniere in gravidanza, traduzione del materiale informativo nelle lingue più diffuse nel territorio, presenza di mediatori culturali a sostegno degli operatori sanitari) e da donne in maggior difficoltà per condizioni familiari, prevedendo misure di sostegno. In Ulss 20 il Progetto “Insieme per l’allattamento: Ospedali e Comunità Amici dei Bambini” è attivo già dal 2001 con la prima certificazione BFHI dell’Ospedale di Soave, trasferito poi all’Ospedale Fracastoro di San Bonifacio, confermato successivamente nel 2006 e nel 2012 ed ora in fase di ulteriore rivalutazione, prevista per il 2016. Dal 2009, invece, è attivo in Ulss20 anche il Progetto BFCI, in fase di implementazione, dapprima per il solo distretto 4 ed ora per tutto il territorio dell’Azienda Sanitaria. È inoltre attiva una rete dei servizi aziendali di sostegno all'allattamento ed alla genitorialità nei consultori familiari. 93 CAPITOLO 6 Le Malattie Cronico Degenerative 6.3.2 PERCORSO NASCITA E AGENDA DELLA GRAVIDANZA A livello aziendale è stata inoltre completata la revisione di tutti i percorsi di gruppo di accompagnamento alla nascita e di sostegno post-nascita, mentre è in atto la revisione dei percorsi individuali per le gravidanze con la costruzione sperimentale di una “Agenda della gravidanza”. Si tratta di uno strumento destinato a contenere, oltre alle indicazioni relative ad un adeguato accompagnamento alla nascita (comprese impegnative già predisposte, con un lavoro in corso anche sulla dematerializzazione, ecc.), anche indicazioni di Promozione della salute, coerenti con la programmazione di GenitoriPiù e con i messaggi e il timing della check-list prenatale richiesta dall’Audit per la certificazione delle strutture secondo gli standard della Baby Friendly Hospital Initiative e Baby Friendly Community Initiative OMS/UNICEF, ormai presenti in tutte le ULSS del Veneto. 6.3.3 IL PROGRAMMA GENITORI PIÙ La tempestività e l’appropriatezza delle azioni rispetto al momento evolutivo, come si è visto, sono essenziali e ciò vale anche per i quattro determinanti promossi dal progetto Guadagnare Salute: una corretta alimentazione della Genitori Più: promozione mamma prima e del bambino con l’allattamento materno poi, l’attività di 8 determinanti di salufisica e l’astensione da fumo e alcol. Le azioni promosse sono, oltre te precoci alla promozione dell’allattamento al seno, il contrasto del fumo e dell’alcol e l’assunzione di acido folico in gravidanza, la posizione supina nel sonno per proteggere dalla SIDS (morte in culla o Sudden Infant Death Syndrome), la protezione dagli incidenti in casa e in auto, le vaccinazioni e la lettura precoce ad alta voce. Nel 2015 GenitoriPiù è stato in grado di mettere a disposizione di tutte le aziende della regione i dati relativi agli 8 determinanti per la redazione di Piani della Prevenzione Aziendale. I dati disponibili per il territorio dell’ULSS 20 e confrontati con la media regionale sono i seguenti: TABELLA 6.3/1 GenitoriPiù: confronto dati Ulss 20 e media regionale (anno 2012). INDICATORI AZIONI VENETO 1° AZIONE: Assunzione da parte della mamma di acido folico Assunzione dell’acido folico nei tempi corretti + non corretti ma efficaci 2° AZIONE: Assunzione di alcol in gravidanza da parte della madre (MAI) Assunzione di alcol in allattamento da parte della madre (MAI) Assunzione di alcol in allattamento da parte della madre a livelli di binge drinking (MAI) 3° AZIONE: Comportamento della madre rispetto al fumo (NON FUMATRICE) (EX FUMATRICE) Comportamento del padre rispetto al fumo (NON FUMATORE) Numero di fumatori in casa (NESSUN FUMATORE) 4° AZIONE: Indicatore di alimentazione del bambino nelle ultime 24 ore (NO LATTE MATERNO) 5° AZIONE: Comportamento corretto dei genitori rispetto alla posizione del bambino in culla Consiglio corretto degli operatori riferito rispetto al posizionamento del bambino in culla. 6A- AZIONE - Comportamento dei genitori rispetto al corretto posizionamento del bambino in auto: SOLO POSIZIONI CORRETTE CAPITOLO 6 Le Malattie Cronico Degenerative 94 ULSS20* 95,2% 31,2% 93,5% 33,8% 67,7% 57,1% 76,7% 60,7% 47,2% 79,7% 73,1% 17,2% 68,9% 53,1% 68,5% 20,4% 67,8% 52,3% 40,6% 39,8% 56,9% 77,3% 54,5% 71,6% 88,1% 88,9% - Comportamento corretto del genitore rispetto alla disattivazione dell’airbag per il posizionamento sul sedile anteriore. 6B- AZIONE - Comportamento corretto dei genitori rispetto al cambio del bambino sul fasciatoio - Comportamento corretto dei genitori rispetto a cucinare con il bambino in braccio - Comportamento corretto dei genitori rispetto alla regolazione della temperatura dello scaldabagno. 7° AZIONE: Comportamento del genitore rispetto alle vaccinazioni (fatte tutte le vaccinazione) Intenzionalità del genitore rispetto alle vaccinazioni (farà tutte le vaccinazioni) 8° AZIONE Lettura di libri dei genitori (nell’ultimo anno). Comportamento dei genitori rispetto alla lettura precoce ai figli (già lo fa o certamente lo farà) 76,5% 76,8% 71,6% 58,9% 65,6% 59,0% 48,4% 48,1% 94,0% 88,5% 94,8% 89,0% 66,5% 81.6% 68,3% 81,8% * In rosso: dato peggiore rispetto alla media regionale. In verde: dato migliore rispetto alla media regionale. Le aree critiche evidenziate per rilevanza sono: In gravidanza 4 future mamme su 10 assumono alcol, 5 su 10 in allattamento, comportamenti al di sopra della media regionale ma preoccupanti in assoluto (raccomandazione: zero alcol); Solo il 68,5 % si astiene dal fumo in gravidanza, 5 punti in meno rispetto alla media Veneta (73,1%); Solo la metà circa dei genitori riferisce di mettere il bambino nella posizione supina in culla, anche se 7 su 10 hanno ricevuto il consiglio corretto da parte degli operatori (che avrebbero dato comunque consigli non corretti ben nel 30% dei casi); Una minor attenzione alla sicurezza domestica se si assume come indicatore il comportamento corretto dei genitori rispetto al cambio del bambino sul fasciatoio che verrebbe lasciato in condizioni di pericolo nel 34,4 % dei casi (Regione 71,6%). Il gruppo di lavoro Genitoripiù aziendale, costituito da una rappresentanza di ciascuno dei servizi del Percorso Nascita (Punto Nascita Ospedale di San Bonifacio, Consultori familiari, Distretti, Servizi Vaccinali, Servizio Igiene e Sanità Pubblica, Pediatri di famiglia) ha riunito periodicamente la rete degli operatori coinvolti nel promuovere gli 8 determinati di salute; è stato inoltre individuato un referente per le disuguaglianze in salute per un’attenzione maggiore alle nuove povertà, coinvolgendo anche Caritas e Centro Aiuto Vita di Verona. Con la collaborazione del Centro Aiuto vita di Verona abbiamo promosso la distribuzione di 600 Kit per l’igiene orale infantile (accompagnati da un pieghevole informativo predisposto dal Servizio di Odontoiatria Pediatrica) in favore di famiglie in difficoltà dal punto di vista socio-economico. Si è approfondita la collaborazione con Federfarma Verona con la realizzazione di 2 incontri formativi con i farmacisti sulle azioni preventive promosse da GenitoriPiù, informazioni utili che il farmacista, nella sua attività, può inserire nel rispondere alle varie richieste informative che gli vengono poste dai genitori. È proseguita la distribuzione di materiale informativo multilingue sulle 8 azioni di GenitoriPiù presso tutti i servizi del percorso nascita: punti nascita ospedalieri, consultori familiari, gli ambulatori di ostetricia, corsi di accompagnamento alla nascita, distretti socio-sanitari, pediatri e i medici di famiglia. www.genitoripiu.it 6.3.4 PROMUOVERE LA LETTURA PRECOCE AD ALTA VOCE: IL PROGETTO “NATI PER LEGGERE” Nell’ambito della promozione sinergica delle 8 azioni del Programma GenitoriPiù, che comprende anche i determinanti promossi dal progetto nazionale Guadagnare Salute (in particolare su Fumo Alcol e allattamento), di cui è parte fin dal 2007, assume un posto di rilievo l’aumento dell’Health Literacy che mette in grado le famiglie di compiere scelte salutari per i propri figli e i bambini stessi a capitalizzare nel futuro questi interventi. Le evidenze scientifiche sottolineano la connessione tra la lettura precoce ad alta voce e lo sviluppo delle abilità cognitive e sociali che motivano gli individui e li rendono capaci di accedere, comprendere e utilizzare le informazioni in modo da preservare la propria salute. 95 CAPITOLO 6 Le Malattie Cronico Degenerative L’obiettivo del progetto “Nati per Leggere” (NPL) è la promozione della lettura ad alta voce ai bambini fin dalla più tenera infanzia, per favorire e sostenere una crescita armoniosa ed equilibrata, sia sul piano cognitivo che su quello affettivo-relazionale. La lettura precoce, in particolare se accompagnata dal “dono del libro” costituisce un elemento fondamentale, sorretto da robuste evidenze, con provate ricadute su tutte le variabili di salute e sugli stili di vita e di riduzione delle disuguaglianze in salute. Per il 2015 pertanto il Gruppo Aziendale GenitoriPiù ha ritenuto prioritario prevedere la consegna mirata con l’invito alla lettura precoce di materiale specifico. Con i fondi di progetto sono state messe a disposizione dei Pediatri di famiglia 500 copie del volume “Guarda che faccia”, già validato da tempo, da destinarsi alle famiglie più in difficoltà. 6.3.5 PREVENZIONE S.I.D.S. (SUDDEN INFANT DEATH SYNDROME) A livello regionale, all’interno del programma GenitoriPiù, è stato offerto un corso di Formazione a Distanza (FAD) sulla prevenzione della SIDS (Sindrome della Morte in Culla) a tutti gli operatori sanitari del percorso nascita. A questo percorso e-learning, ha partecipato più della metà degli operatori del percorso nascita dell’Azienda Ulss 20, con l’obiettivo di migliorare le conoscenze e le modalità comunicative professionali degli operatori sanitari nel supportare i genitori ad adottare adeguati comportamenti per prevenire la «morte in culla». 6.3.6 PREVENZIONE INCIDENTI IN AUTO È proseguita la collaborazione con ACI (Automobile Club Italia) per la prevenzione degli incidenti automobilistici, che ha permesso di continuare presso il Consultorio Familiare di San Bonifacio incontri periodici, tenuti dai tecnici ACI, con gruppi di neogenitori sul corretto uso degli appositi dispositivi per il trasporto sicuro del bambino in auto. http://video.ulss20.verona.it/iweb/99/video.html http://www.genitoripiu.it/pages/18 6.4 FAVORIRE UN’ALIMENTAZIONE SANA Il SIAN, nell’ambito dell’attività di prevenzione nutrizionale, al 2015, ha verificato e/o predisposto i menù di 405 mense scolastiche sul territorio (pari a circa l‘80% di Al 2015 verificati i menù quelle note). Una particolare attenzione è rivolta ai regimi dietetici di 405 mense scolastiche speciali per patologie o anche per motivi etico religiosi. Su richiesta vengono valutati e predisposti menù e tabelle dietetiche nell’ambito della ristorazione collettiva. Le richieste di regimi dietetici speciali della popolazione in età prescolare e scolare (fino a 14 anni) che fruisce delle mense pubbliche gestite dal Comune di Verona (anno scolastico 2013/14) sono state 1.558, destinate a circa il 10% degli utenti. Sono state inoltre effettuate consulenze alle Amministrazioni Comunali sui capitolati d’appalto, commissioni mensa, verifiche con sopralluoghi sulla qualità nutrizionale dei pasti nonché pareri e/o realizzazione di diete speciali (celiachia, intolleranze e allergie alimentari). http://prevenzione.ulss20.verona.it/ristorazione_lineeguida.html 6.4.1 ALLERGIE, CELIACHIA, DIETE SPECIALI E SICUREZZA DEL CONSUMATORE L’allergia alimentare, reazione immunologica avversa al cibo, è una malattia con elevato impatto sulla qualità di vita dei soggetti che ne sono affetti e dei loro familiari, con costi sanitari rilevanti per l’individuo e per il Sistema Sanitario Nazionale. La costante vigilanza richiesta per evitare l’alimento in causa, in particolare l’alimento nascosto o non segnalato ed il vivere con incertezza, ansietà, sono problematiche che turbano particolarmente i bambini, gli adolescenti e le relative famiglie. CAPITOLO 6 Le Malattie Cronico Degenerative 96 Il punto chiave della terapia delle allergie alimentari è, quindi, evitare i cibi di cui è nota o sospetta la responsabilità causale nel determinare una reazione avversa ad alimenti. Di fronte a questo problema spesso le famiglie si trovano isolate con necessità di supporto e ancor di più avvertono il problema al momento dell’inserimento dei figli all’asilo o alla scuola per il momento del pasto. Dati epidemiologici evidenziano come l’allergia alimentare sia più elevata nei primi anni di vita; l’incidenza viene stimata tra il 6 e l’8% nei primi 2 anni, mentre tende a diminuire con l’età. L’allergia alimentare in età pediatrica ha un valore medio di prevalenza del 5%. Nell’ottica di tutelare la sicurezza nutrizionale del consumatore allergico e/o intollerante, su richiesta dei Comuni, delle scuole o delle ditte di ristorazione, il SIAN valuta/vidima o predispone diete speciali con esclusione di alimenti (61 diete speciali valutate/vidimate o predisposte nel 2014), promuove l’informazione e la formazione degli addetti alla produzione/distribuzione di prodotti alimentari e pasti, ed effettua controlli ufficiali al fine di consentire al soggetto allergico di consumare senza rischi prodotti alimentari, piatti pronti e pasti fuori casa. Sul sito del Dipartimento di prevenzione sono disponibili circa 200 ricette per l’età scolare, complete di tabelle dietetiche divise per grado scolastico (scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di I grado), modalità di preparazione e modifiche da apportare per le seguenti diete speciali: esclusione di glutine esclusione di latte e derivati esclusione di uova e derivati esclusione di legumi esclusione di fave. Ai fini di una valutazione epidemiologica è stato indagato il numero di richieste di diete speciali al servizio di ristorazione del Comune di Verona, il cui bacino di utenza risulta pari a circa 17.000 utenti. Per quanto riguarda la dieta senza glutine si è evidenziato un aumento delle richieste dal 2006 al 2015, che può essere spiegato da un maggior riconoscimento della problematica a livello di medico curante nonché al miglioramento del servizio di ristorazione in termini di formazione del personale e di supporto alla formulazione, valutazione e gestione delle diete speciali da parte degli operatori sanitari dell’ASL. I valori più recenti si avvicinano alla prevalenza stimata di celiachia nella popolazione, eccetto che all’asilo nido dove risulta inferiore. http://prevenzione.ulss20.verona.it/igiene2_dieteticapreventiva.html Gli interventi mirati sul territorio, organizzati dal SIAN a partire dal 2007, hanno portato al coinvolgimento e alla formazione di circa 1600 operatori della ristorazione pubblica e collettiva con appositi moduli formativi teorici e pratici. È stato realizzato, in accordo con l’Associazione Italiana Celiachia (AIC) del Veneto, un apposito filmato didattico informativo denominato “1,2,3 il glutine non c’è” diffuso sul territorio per facilitare l’apprendimento e la formazione degli operatori. http://prevenzione.ulss20.verona.it/celiachia.html 6.4.2 INFORMAZIONE, EDUCAZIONE ALIMENTARE E PROMOZIONE DELLA SANA ALIMENTAZIONE Si stima che oltre il 60% dei bambini in sovrappeso prima della pubertà rimanga in tale condizione anche nella giovane età adulta e infatti l’obesità infantile è considerata predittiva dell’obesità da adulti. L’obesità e il sovrappeso infantile, oltre a essere associati nei bambini a patologie quali asma, diabete mellito, ipertensione e problemi psicologici (stigmatizzazione sociale e bassa autostima) rappresentano un rischio per l’insorgenza di gravi patologie cardiovascolari e cronico-degenerative anche nell’età adulta. 97 CAPITOLO 6 Le Malattie Cronico Degenerative La recente crisi economica che ha colpito i Paesi industrializzati ha reso più che mai attuale il problema legato all’alimentazione con particolare riferimento al consumo di alimenti scadenti dal punto di vista nutrizionale e poco costosi, a scapito di alimenti sani quali quelli contemplati nella dieta mediterranea. Con l’obiettivo educativo di migliorare lo stato ponderale e nutrizionale dei bambini in età evolutiva, il SIAN rivolge la propria attenzione alle scuole per migliorare le abitudini alimentari mediante la sensibilizzazione dei bambini e delle loro famiglie. Le attività svolte sul territorio per promuovere la sana alimentazione e previste nel Piano Regionale per la Prevenzione e nel Piano Prevenzione Aziendale, sono basate sia sulla metodologia ludica (laboratori esperienziali) che di marketing sociale e di peer education, attraverso un approccio multisettoriale che coinvolge la Comunità (scuole, comuni, associazioni, operatori settore alimentare, ecc). Fondamentale è anche la formazione degli operatori del settore alimentare affinché l’offerta nutrizionale sia consapevole e possibilmente equilibrata. In tal senso, oltre all’offerta di corsi di formazione e sensibilizzazione gratuiti, l’ULSS 20 ha sempre aperto un canale di dialogo e collaborazione con l’Istituto Alberghiero IPSEOA “A. Berti” di Verona e l’utilizzo di nuovi canali di comunicazione quali l’applicazione Gong, il sito web e le pagine facebook del Dipartimento di Prevenzione. Il SIAN ha supportato iniziative didattiche a carattere educativo presso le scuole: OKkio alla SALUTE: diffusione dei dati relativi all’indagine 2014; sostenibilità alimentare con il Comune di Verona e in particolare partecipazione alle attività della settimana dell’ecosostenibilità “Riduci lo spreco, riscopri la natura, adotta una sana alimentazione”; redazione e pubblicazione di materiali informativi sulla tematica del consumo di frutta e verdura: numero di porzioni consigliate, stagionalità e aspetti igienico sanitari; iodoprofilassi; laboratori multimediali. In aderenza alle strategie di Guadagnare Salute, il Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione ha proseguito anche nell’anno 2015 (anni scolastici 2013/2014 e 2014/2015) una progettualità condivisa con l’Istituto Professionale Servizi per l’Enogastronomia e l’Ospitalità Alberghiera “Angelo Berti”, con cui è stato stipulato un accordo di collaborazione, volta a promuovere stili alimentari sani e a contrastare le disuguaglianze di salute attraverso il coinvolgimento della scuola, docenti e studenti, dei consumatori e degli stakeholder (Del. nr. 655 del 20.11.2014). https://sian.ulss20.verona.it/iweb/1497/argomenti.html Sono stati realizzati interventi di educazione alimentare nelle istituzioni scolastiche, amministrazioni comunali ed associazioni no profit, correlate anche alle tematiche di EXPO 2015 “Nutrire il pianeta Energia per la vita”, sulla sostenibilità di un’alimentazione buona, sana, sufficiente e sostenibile. Sono stati coinvolti il Consiglio Comunale delle bambine e dei bambini di Verona in rappresentanza delle scuole primarie, un centro di accoglienza di donne profughe, il Centro Riabilitativo di Ricerca (CERRIS) dell’Ulss 20. A contrasto delle disuguaglianze e in un’ottica di inclusione, il SIAN interviene per sensibilizzare gli stranieri (es. profughi) sui vantaggi della dieta mediterranea e sulle opportunità di un’alimentazione varia utilizzando le risorse agroalimentari disponibili nel nostro Paese, nel rispetto delle differenze che caratterizzano i vari Paesi, che sono viste quale arricchimento e opportunità di scambio culturale. Altre attività hanno compreso la valorizzazione dell’enogastronomia veronese (Reg. deliberazione del Consiglio comunale n. 36 del 30/5/2013), con partecipazione alla Commissione del Comune di Verona per l’ammissione nell’elenco dei ristoranti tipici; attenzione agli stili di vita del paziente cronico con interventi di formazione al personale sanitario dell’Ospedale e del territorio relativi a sani stili alimentari come obiettivo di salute fra prevenzione e prescrizione nutrizionale in accordo con la direzione medica. CAPITOLO 6 Le Malattie Cronico Degenerative 98 È proseguito il progetto realizzato nell’ambito della ricerca finanziata dal Ministero della Salute all’IZSVe (RC IZSVe 05/13) sull’analisi dell’impatto di un intervento formativo community centered finalizzato alla diffusione nel web di corrette pratiche di preparazione dei cibi in ambito domestico. http://prevenzione.ulss20.verona.it/igiene2_infoalimentare.html Appena il 4,6%, in diminuzione fra l’altro rispetto al 2008 (Fonte: Regione Veneto – Statistiche flash febbraio 2016), mangia almeno 5 porzioni al giorno di frutta e verdura (secondo le indicazioni OMS). Una tendenza dovuta probabilmente all’effetto della crisi sull’accessibilità economica di questi prodotti, per molte famiglie diventati troppo costosi. Si tende a consumare più legumi e pesce, un po’ meno carni rosse e salumi, pane, pasta o riso (effetto probabilmente del maggior ricorso a diete ipocaloriche). L’età è un fattore di condizionamento delle abitudini alimentari, per quanto attiene alla formazione del gusto e alle conoscenze legate al cibo. Nelle età giovanili il consumo di frutta e verdura è basso, solo il 53,2% dei bambini sotto i 13 anni ne mangia almeno 2 porzioni al giorno. La percentuale sale un po’ tra gli adolescenti (62,5%) ma appena si matura l’età per autogestirsi i pasti si preferisce altro e il consumo giornaliero di frutta e verdura diminuisce nuovamente (58% tra i 20 e i 25 anni). Una maggiore consapevolezza e attenzione si acquisisce con l’età più adulta. Viceversa, il consumo di snack fuori pasto rimane tra i più giovani, specie nell’età 14-19, ancora un’abitudine diffusa in più del 60% dei ragazzi. Le condizioni socioculturali influenzano il nostro comportamento alimentare: la scelta delle pietanze, la quantità e la varietà degli alimenti che includiamo nei pasti dipendono non solo dal gusto personale, ma anche dalla conoscenza dei prodotti e dalle possibilità culinarie, nonché dalla disponibilità economica. Chi gode di maggiori risorse economiche può permettersi una dieta più ricca e variegata, le persone più istruite tendono a mangiare più spesso frutta e verdura (ad esempio il 7,6% ne consuma almeno 5 porzioni al giorno contro il 3% di chi ha la licenza media o elementare), mentre riducono un po’ la carne e la pasta. I disoccupati subiscono uno svantaggio alimentare rispetto agli occupati piuttosto notevole: solo il 69,5% di loro (contro il 79,8%) mangia frutta e verdura almeno una volta al giorno, mentre ricorrono più spesso ai salumi e a pane, pasta o riso più volte al giorno (il 33,6% contro il 25,1%). Negli ultimi 5 anni le famiglie con minori possibilità economiche hanno contratto tutte le spese, anche quelle alimentari (di circa 40 Euro al mese). Stante le disparità di reddito, non è un paradosso parlare di contrazione della spesa alimentare dovuta a reddito insufficiente e al contempo di spreco alimentare. La necessità di risparmiare può indurre a comprare prodotti meno freschi o ad approfittare delle offerte della grande distribuzione per l’acquisto di grosse quantità di prodotti, così aumenta la probabilità che qualche alimento deperisca prima di essere consumato. Secondo una stima della Commissione europea, in Europa si sprecano 89 milioni di tonnellate annue di cibo, circa 180 kg pro-capite all’anno. Secondo queste stime una grossa parte dello spreco è da imputarsi al consumo domestico, quindi ad abitudini di acquisto, trattamento e conservazione dei cibi (Elaborazioni Regione Veneto - Sezione Sistema Statistico Regionale su dati Istat, Commissione Europea e Direzione Generale per l’Ambiente). 6.4.3 ANZIANO La malnutrizione non colpisce solo persone economicamente svantaggiate ma è anche un problema sanitario nascosto nelle strutture assistenziali residenziali extraospedaliere, negli ospedali e nelle case degli anziani. L’alimentazione in presenza di altre patologie o in condizioni di disabilità spesso non viene considerata come strumento fondamentale per il benessere psicofisico della persona, ma il suo ruolo non è secondario agli altri ruoli sanitari ed è parte di una visione strategica più ampia del percorso di salute all’interno di un'attività assistenziale di qualità. Con questa consapevolezza, il SIAN ha svolto un’indagine sulle strutture residenziali assistenziali extraospedaliere, sull’applicazione delle linee di indirizzo regionali e nazionali, sulla ristorazione. L’intervento ha evidenziato punti critici e promosso l’adozione di interventi standardizzati, quale lo screening sul rischio di malnutrizione per individuare i fattori di rischio che possono condurre a malnutrizione e una sua diagnosi precoce. 99 CAPITOLO 6 Le Malattie Cronico Degenerative Nonostante si sia riscontrata, nelle strutture sanitarie e sociali, insufficiente attenzione all’aspetto nutrizionale sia nel percorso diagnostico sia nel percorso terapeutico e assistenziale, si è comunque osservato un incremento di interesse sulla tematica della malnutrizione. 6.5 PROMOZIONE DELL’ATTIVITÀ FISICA 6.5.1 PREMESSA La promozione dell’AF è stata inserita negli obiettivi del Piano Sanitario Nazionale e del Piano Regionale della Prevenzione 2014-2018 (PRP). In particolare, il Servizio Progetti e Promozione Salute (SPPS) è capofila del Programma regionale di promozione dell’attività motoria MuoverSì, che rientra nel Piano Regionale per la Promozione dell’Attività Motoria e coinvolge tutte le Ulss del Veneto in azioni rivolte a tutte le fasce di età. MuoverSì presta una particolare attenzione alla lotta alle disuguaglianze di salute e all’intervento sui determinanti ambientali della sedentarietà e include molte altre attività tra cui interventi di comunità, formazione, marketing sociale e iniziative organizzate di movimento, tra cui le attività per le fasce svantaggiate, la rete dei gruppi di cammino e soprattutto le azioni rivolte ai bambini, alla scuola e alle famiglie. In particolare sono rivolti alla fascia in età scolare i progetti “Muovimondo” (didattica interculturale del movimento e degli stili di vita sani per gli insegnanti delle scuole primarie e secondarie di primo grado) e “Andiamo a Scuola da soli!” (che mira a sviluppare l'autonomia del bambino sul percorso casa-scuola, con particolare attenzione ai messaggi per i ragazzi stranieri e le loro famiglie). Gran parte delle attività del 2015 si sono concentrate nella realizzazione di un “Polo Laboratoriale” rivolto ai ragazzi dalle classi terze della scuola primaria, alle classi seconde della scuola secondaria della Regione ed ai loro insegnanti, nel quale vengono proposti laboratori esperienziali per far scoprire ai bambini e ai ragazzi varie possibilità di movimento in diversi contesti, sperimentando la possibilità di divertirsi e favorendo al contempo lo sviluppo fisico e psicologico. I laboratori si basano su diverse attività di movimento e ludiche che favoriscono il consolidamento degli schemi motori di base. Ogni mattinata consiste in due laboratori di due ore, gestiti da stakeholder qualificati: la Rete Tante Tinte di Verona (che promuove l’intercultura in tutta la provincia), la FIAB Verona e Villa Buri. Con questi ultimi sono stati stilati singoli accordi di collaborazione che disciplinano le attività svolte. Viene inoltre consegnato a tutti gli insegnanti partecipanti il volume Muovimondo, illustrandone i contenuti e le modalità di utilizzo suggerite. Viene infine proposta la prosecuzione delle attività didattiche inerenti post uscita. Nel corso del 2015 sono stati svolti 10 eventi che hanno coinvolto più di 400 alunni, 10 plessi, 22 classi e all’incirca 40 insegnanti; le attività proseguiranno anche nell’annata successiva. Le ULSS stanno pubblicizzando nei loro territori le attività del laboratorio in concomitanza con la diffusione dei manuali “Muovimondo” e “Andiamo a scuola da soli”. http://www.muoversidipiu.it/articoli/Muovimondo.htm http://www.muoversidipiu.it/articoli/Andiamo_a_scuola.htm http://muoversidipiu.it/laboratori/attivita IL CAMMINO, LA BICICLETTA, IL GIOCO NEGLI SPAZI URBANI E ALTRE ATTIVITÀ DELLA VITA QUOTIDIANA Il modo più efficace, economico e semplice per essere attivi è muoversi di più nella vita quotidiana. Camminare e andare in bicicletta ha un effetto positivo sulla salute fisica, l'umore e la socializzazione, oltre a ridurre il traffico e l’inquinamento e a migliorare la qualità urbana. Molto spazio è stato dato quindi alla promozione di queste due attività, nella Ulss 20 e in sede regionale e nazionale, in particolare negli adulti, negli anziani e soprattutto nei bambini, sia in gruppo (“Pedibus”) che, già a partire dalle primarie, in progressiva autonomia (“Andare a Scuola Da Soli”). Camminare, pedalare e giocare in città è il modo più semplice e piacevole per fare del movimento tutti i giorni CAPITOLO 6 Le Malattie Cronico Degenerative 100 MuoverSì prosegue nell’adesione al social per amanti della bicicletta “UnGiro” ed al progetto regionale “Green Tour - Ciclopista Treviso-Ostiglia” che nella Ulss 20 coinvolge i comuni di Cologna Veneta e Pressana. A seguito di un’azione di sinergia con l’azienda ULSS 21 di Legnago, si è tenuto il Workshop EASW - Scenari e Idee per il progetto Green Way- nel territorio della Pianura Veronese e sta proseguendo la collaborazione alle attività previste dal progetto. Un altro problema emergente è la constatazione che i bambini non scendono più nelle piazze a giocare. Creare ambienti urbani che favoriscano lo stile di vita attivo e promuovere il recupero dei giochi di strada tradizionali è una delle precondizioni indispensabili perché i ragazzi (e talvolta, con loro, anche gli adulti) possano muoversi regolarmente. Una città con più bambini che giocano e meno auto è più vivibile per tutti. Molte iniziative locali e regionali, quindi, sono dedicate a questo tema e Verona è la capitale del “Tocatì - Festival Internazionale dei Giochi in Strada”, con cui la Ulss 20 collabora. A questo proposito si è tenuto un incontro di apertura del Festival dal titolo “Esperienze in gioco” in cui sono state presentate le attività del programma MuoverSì coerenti con l’evento, in particolare Muovimondo e il Laboratorio Muoversì. Anche fare le scale a piedi abitualmente, invece di usare l’ascensore, è consigliabile per uno stile di vita attivo e sano. http://www.muoversidipiu.it/content/praticare-attivita-fisica-come-e-dove.html http://www.muoversidipiu.it/articoli/Andiamo_a_scuola.htm http://www.muoversidipiu.it/articoli/bicicletta.htm LE ATTIVITÀ ORGANIZZATE E I LUOGHI DOVE PRATICARE L’ATTIVITÀ FISICA L’attività fisica può essere svolta da soli, se si preferisce, ma per molti praticarla in gruppo è più piacevole. È stata prestata una particolare attenzione, quindi, a mappare e ad organizzare iniziative di attività fisica di gruppo, a basso costo o gratuite, comprese quelle destinate agli anziani e ai portatori di malattie croniche. Le principali sono attualmente: Gruppi di cammino: 15 nei diversi quartieri della città; attualmente si sta lavorando ad estendere la rete, sia in città (Ponte Crencano e Borgo Milano, in fase di progettazione) che nei comuni extra cittadini, con il coinvolgimento di Illasi, San Giovanni Lupatoto e San Bonifacio; Attività in collaborazione con gli Amici della Bicicletta; Ginnastica per anziani (in tutte le circoscrizioni e in numerosi comuni extra Verona); Ballo (nei centri anziani, oltre alle iniziative private e ad eventi cittadini organizzati periodicamente dal comune di Verona); Attività per diabetici e per portatori di patologie psichiatriche (v. avanti). Le informazioni su strutture, iniziative organizzate ed eventi motori sono trasmesse alla popolazione e agli operatori sanitari attraverso il sito web, dove si possono trovare una mappa dell’offerta, la newsletter ed i principali mass media locali. http://muoversidipiu.it/le-ulss-del-programma-regionale/ulss-20-verona/ IL PROGETTO “PALESTRE VERONA” Il progetto “Palestre Verona” nasce nel 2012 su proposta del comune di Verona con l’istituzione di un tavolo congiunto con l’Ulss 20, l’Università, l’Associazione Nazionale Dottori in Scienze Motorie ed alcuni rappresentanti delle palestre e delle farmacie di Verona. Il progetto ha l’obiettivo di collaborare con le palestre per la promozione della salute e la prevenzione delle patologie croniche; mira inoltre a promuovere e valorizzare gli stili di vita corretti e a contrastare l’utilizzo di sostanze dopanti. http://www.comune.verona.it/nqcontent.cfm?a_id=39729 “Spazi per camminare” http://www.muoversidipiu.it/articoli/spazi-per-camminare.htm “Spazi verdi da vivere” sintesi dei contenuti http://muoversidipiu.it/files/stili_di_vita_attivi.pdf Progettazione partecipata area “Giarol” http://prevenzione.ulss20.verona.it/giarol.html 101 CAPITOLO 6 Le Malattie Cronico Degenerative 6.5.2 ATTIVITÀ FISICA… SU MISURA GLI ANZIANI Non esiste un'età oltre la quale il movimento vada sconsigliato: anche a 90 anni si può iniziare senza problemi, pur con le dovute precauzioni per quanto riguarda la Il movimento è fondagradualità e l’intensità dello sforzo. Il movimento è anche mentale per prevenire la fondamentale per prevenire la disabilità nelle fasce d’età avanzate; disabilità nelle fasce d’età esso contrasta efficacemente la naturale sarcopenia nell’anziano (ossia la riduzione muscolare spesso accompagnata ad un’infiltrazione grassa più avanzate del tessuto) ed è stato dimostrato che in soli 10 giorni di immobilità a letto, per patologie gravi o anche relativamente banali, un anziano va incontro ad una sarcopenia (e conseguente rischio di perdita di autonomia e di disabilità) pari a quella che avviene fisiologicamente in un soggetto attivo in dieci anni. In uno studio (JAMA 2011;305:50) la È possibile modificare il velocità del cammino è risultata uno dei più importanti predittori di rischio di comparsa del sopravvivenza nell’anziano, associata alla durata di vita (aumentava diabete attraverso l’AF. per tutte le velocità di cammino). Molte iniziative di MuoverSì Nei diabetici l’attività fi(organizzate direttamente o in collaborazione) sono quindi rivolte alla sica aiuta a prevenire le terza età. Il programma di ginnastica “La Salute nel Movimento” (v. complicazioni tipiche di link http://www.comune.verona.it/nqcontent.cfm?a_id=5515) coinvolge questa malattia e a ridurcirca 1.500 anziani (di cui 2/3 a Verona) ed è in continuo aumento la partecipazione degli ultra-ottantenni: 60 gli iscritti nel 2012, 105 nel re il consumo di farmaci 2013, 112 nel 2014 (18 dei quali sono utenti che si iscrivono per la prima volta: l’ ”atleta” più anziana è nata nel 1922 ed è una nuova iscritta). http://www.muoversidipiu.it/content/attivita-fisica-per-tutte-le-eta/adulti-e-anziani.html http://www.muoversidipiu.it/content/ulss/ulss-20-verona.html I DIABETICI Esiste una forte evidenza che mostra come sia possibile modificare il rischio di comparsa del diabete di tipo 2 attraverso l’AF e, nei soggetti diabetici, prevenire gran parte delle complicanze della malattia. I diabetici che partecipano regolarmente ai programmi di attività motoria, oltre a migliorare il compenso metabolico, riducono significativamente il consumo di farmaci. Perché il diabetico assuma uno stile di vita attivo è fondamentale che egli venga adeguatamente consigliato dal medico di famiglia o dallo specialista che lo segue. Per questo sono state attivate numerose iniziative di prevenzione primaria (attraverso mass media e web, scuole, associazioni, lavoro con i mediatori culturali, intervento sui determinanti ambientali e urbanistici) e di collaborazione con i MMG, l’Associazione Diabetici, la Commissione Diabete dell’Ulss 20 e la divisione di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo dell’Azienda Ospedaliera. http://muoversidipiu.it/le-ulss-del-programma-regionale/ulss-20-verona/ 6.5.3 LA PROMOZIONE DELL’ATTIVITÀ FISICA NELLE “FASCE DEBOLI” Una fascia di popolazione svantaggiata particolarmente difficile da raggiungere è rappresentata dagli immigrati. Sono stati pertanto attivati numerosi progetti di Promozione del movipromozione dell’AF e degli stili di vita sani rivolti a stranieri (adulti e bambini di prima o seconda generazione) con il coinvolgimento di: mento negli stranieri Dipartimento di Prevenzione e Servizio Progetti e Promozione Salute, Ufficio di mediazione culturale dell’Ulss 20, rete Tante Tinte dell’Ufficio Scolastico di Verona, consultori, Istituti Comprensivi della Provincia, Comune di Verona, associazioni e gruppi del territorio che lavorano per e con i migranti (Terre dei Popoli, Azalea ed altri). CAPITOLO 6 Le Malattie Cronico Degenerative 102 Un’altra fascia potenzialmente svantaggiata è rappresentata dai pazienti psichiatrici. Queste persone hanno un tasso di mortalità circa doppio rispetto alla popolazione generale e una maggior prevalenza di MCNT (ipertensione, ipercolesterolemia, obesità, patologie cardiovascolari), in grado di spiegare circa il 60% delle morti premature non dovute a suicidio. Per questo fin dal 2005 è stata attivata una collaborazione con il Centro di Salute Mentale di Borgo Roma (CSM), Pazienti psichiatrici e con iniziative di formazione degli operatori, promozione degli stili di stili di vita sani vita sani e realizzazione di un gruppo di cammino. Le iniziative di AF sono poi proseguite, inserendosi nella routine del CSM (gruppo di cammino) e sono state integrate con altre proposte di movimento come escursioni in montagna, ginnastica in palestra, bicicletta, attività nel verde urbano e in piscina; sono stati anche realizzati eventi formativi ECM per gli operatori. Sono stati reclutati 358 soggetti e sono stati attivati 14 gruppi di cammino. I risultati dello studio hanno mostrato miglioramenti significativi dell’attività fisica nei soggetti che hanno partecipato ad almeno la metà delle sessioni di promozione della salute, con aumento di più di un’ora del tempo settimanale dedicato al cammino. L’intervento si è basato su azioni di formazione, sensibilizzazione e promozione di sane scelte alimentari di operatori e pazienti dei centri di salute mentale, nonché valutazione dei menù proposti presso la mensa interna, laboratori di educazione alimentare a carattere esperienziale attraverso la dietetica per volumi, promozione di preparazioni a base di frutta e verdura in collaborazione con l’Istituto Alberghiero in concertazione ad azioni di promozione dell’attività motoria. http://muoversidipiu.it/articoli/psichiatria.html 6.5.4 FORMAZIONE, COMUNICAZIONE E MARKETING SOCIALE Dal 2013 è attivo un account Twitter mediante cui è possibile inviare messaggi sintetici (140 caratteri) e link di approfondimento; l’account @Promo_salute_VR ha pubblicato oltre 1500 tweet ed il numero dei followers che lo seguono è in costante crescita ed ha ormai ampiamente superato quello dei following. Dal 2014 MuoverSì collabora inoltre con il social network “UnGiro” sui percorsi in bicicletta. 103 CAPITOLO 6 Le Malattie Cronico Degenerative CAPITOLO 7 Screening Parole chiave: screening oncologici, cancro della cervice uterina, test HPV, cancro della mammella, cancro del colon-retto, rischio cardiovascolare, disuguaglianze. 7.1 SCREENING ONCOLOGICI Gli screening oncologici si inseriscono nel piano più ampio della lotta contro il cancro che deve essere condotta su più fronti: l’individuazione della cause dei tumori, l’eliminazione o la riduzione dell’esposizione a fattori di rischio noti, l’individuazione precoce del cancro mediante lo screening, nonché un miglioramento del trattamento della malattia e delle cure. Gli screening oncologici sono interventi finalizzati all’individuazione del tumore in una fase precoce dato che, più precoce è la diagnosi, tanto più è probabile la possibilità di intervenire positivamente. Sul piano generale l’obiettivo principale dello screening è quello di ridurre la Tre screening oncologici mortalità causata dalla malattia nella popolazione che si sottopone al efficaci test e secondariamente di consentire l’applicazione di tecniche chirurgiche e mediche il più possibile conservative ed accettabili. È fondamentale, pertanto, che un programma di screening dei tumori venga proposto a persone sane solo se è stato dimostrato che riduce la mortalità specifica connessa alla malattia o il manifestarsi della malattia ad uno stadio avanzato, se i vantaggi ed i rischi sono ben noti e se il rapporto costo-beneficio dello screening è accettabile. Attualmente i test di screening che soddisfano tali criteri sono solo tre: lo screening per individuare le lesioni del collo dell’utero; lo screening per individuare i tumori del seno; lo screening per individuare i tumori del colon retto. Nel corso del 2011 tutti i percorsi e le procedure dei tre screening sono stati rivalutati e revisionati secondo il percorso di accreditamento istituzionale promosso dall’Agenzia Regionale Socio Sanitaria con il supporto ed il contributo scientifico del Registro Tumori del Veneto - Istituto Oncologico Veneto e della Direzione della Prevenzione. Nel 2013 e nel 2015 è stato ottenuto anche il riconoscimento di Accreditation Canada. 7.1.1 SCREENING DEL CANCRO DELLA CERVICE UTERINA Lo screening del cancro della cervice uterina è stato avviato dal 1997 per le donne nella fascia d’età 2564 anni. La popolazione bersaglio in questa fascia d’età è costituita da circa 128.300 donne, di cui circa 28.000 sono donne con nazionalità estera. Fino ad aprile 2015 l’offerta Screening per cancro deldi screening prevedeva esclusivamente l’esame del pap test, uno ogni la cervice uterina: 3 anni. Da maggio 2015, in conformità alle disposizioni regionali, di cui alla DGR n. 772 del 27.05.2014 “Modifica del programma regionale di 25 – 64 anni screening oncologico per i tumori della cervice uterina con utilizzo del test HPV-DNA come test primario a parziale sostituzione del Pap Test”, l’offerta è stata modificata con l’introduzione per l’appunto del test per la ricerca del Papilloma Virus, test HPV, uno ogni 5 anni (vedi paragrafo sottostante “Test HPV”). Per entrambi i test sono previste le medesime modalità organizzative: la donna viene invitata tramite lettera personale; l’esame viene eseguito da ostetriche nella sede scelta dalla donna ed in caso di esito normale (negativo), la risposta viene inviata direttamente a casa dell’assistita. 105 In caso invece di positività all’esame la donna viene contattata telefonicamente dalla segreteria del Coordinamento Screening Cervice Uterina, che ha sede presso l’Ospedale di San Bonifacio, e viene invitata ad eseguire gli accertamenti di secondo livello. La disponibilità di un Più donne straniere gestionale presente sulla rete web e di fondi regionali, previsti dal Piano della Prevenzione, nell’ambito del progetto “Mantenimento ed estensione dei programmi di screening”, ha consentito la messa in rete degli ambulatori, garantendo così l’accettazione dei campioni in tempo reale; il passaggio successivo è stata poi l’integrazione con l’Anatomia Patologica dell’Ospedale di San Bonifacio. Tutte le ostetriche prelevatrici sono donne e possono avvalersi, nel caso di Software unico regionale donne straniere con difficoltà linguistiche, del servizio di mediazione culturale. Da ottobre 2011 l’anagrafe dello screening è in linea con l’AUR (Anagrafe Unica Regionale), garantendo in tempo reale l’aggiornamento delle variazioni Anagrafe unica regionale anagrafiche e l’omogeneità di dati. In seguito all’allineamento con l’AUR sono entrate a far parte della popolazione bersaglio anche tutte le donne residenti nel territorio dell’ULSS 20 che hanno un’iscrizione a termine; molte di queste donne sono straniere (vedi paragrafo sottostante “Screening e disuguaglianze”). TEST HPV Da maggio 2015 la lotta al cancro della cervice uterina si è rinnovata grazie all’introduzione del test per la ricerca del virus del papilloma (test HPV) come test di screening primario, in parziale sostituzione del pap test. Con il test HPV non si cercano più le lesioni pre-neoplastiche, ma l’infezione del virus che può indurre le modificazioni pre-neoplastiche ed eventualmente il carcinoma. HPV è l’acronimo di Virus del Papilloma Umano. L’infezione da virus del papilloma umano è molto frequente e la gran parte delle donne si infetta almeno una volta nella vita. Nella stragrande maggioranza dei casi, l’infezione guarisce spontaneamente senza alcuna terapia e senza aver dato alcun segno clinico di se. In una piccola minoranza di donne l’infezione persiste e, se non individuata ed eventualmente curata, può portare allo sviluppo del carcinoma della cervice uterina. Con il test HPV viene cercato il DNA del virus. La positività del test non significa quindi che la donna sia affetta dal carcinoma, ma semplicemente che ha contratto l’infezione di un virus papilloma che la pone a rischio di poter sviluppare questo carcinoma. Il nuovo protocollo di screening prevede l’offerta del test HPV alle donne di età compresa fra 30 e 64 anni ogni 5 anni; lo screening per le donne tra 25 e 29 anni continua invece con il pap test ogni 3 anni. L’introduzione del nuovo protocollo di screening sta avvenendo in maniera graduale, con una fase di transizione che prevede l’offerta del test HPV per fasce d’età con un’estensione progressiva alle fasce d’età più giovani fino ad arrivare a regime nel 2018. In tal modo viene data la precedenza alle donne che altrimenti, vista l’età, uscirebbero dallo screening prima di poter usufruire del nuovo test. Nello specifico, nel primo anno (2015) il test HPV è stato offerto alle donne in età tra i 50 ed i 64 anni, nel secondo anno (2016) alle donne in età tra i 46 ed i 64 anni, nel 2017 sarà proposto tra i 41 ed i 64 anni e nel 2018 (fase a regime) si offrirà a tutte le donne tra i 30 ed i 64 anni. Nel 2013 la Regione Veneto ha istituito un gruppo di lavoro per il coordinamento e l’attivazione dei nuovi programmi di screening del carcinoma della cervice uterina. Sono stati individuati tre laboratori regionali per la centralizzazione dell’esecuzione del test HPV: l’Anatomia Patologica dell’Ospedale di San Bonifacio, dell’Ospedale di Treviso e dell’Istituto Oncologico Veneto di Padova. Al laboratorio dell’Ospedale di San Bonifacio vengono eseguiti i test HPV per le donne delle province di Verona e Vicenza. Le modalità di esecuzione del prelievo per il test HPV sulla donna sono le stesse con le quali è prelevato il campione per eseguire il pap test. Se il test HPV risulta negativo la donna riceve a casa la lettera con l’indicazione a ripresentarsi dopo 5 anni. Nel caso di positività del test, le indagini proseguono con un pap test, che viene effettuato sullo stesso campione prelevato per il test HPV e, se anche questo risulta positivo, proseguono ancora con la colposcopia. CAPITOLO 7 Screening 106 Se questo esame clinico risulta negativo non saranno necessari altri accertamenti. Se evidenzierà lesioni, queste verranno trattate gratuitamente presso le strutture sanitarie dell’ULSS di residenza. TABELLA 7.1.1/1 ULSS 20. Pap Test e test HPV- Inviti e Adesioni (anni 2011-2015). Il test HPV è in uso a partire dal 2015. ULSS 20. Cancri e CIN3 egli anni 2011-2015 individuati allo screening e trattati nel Centro di Prevenzione del Cervicocarcinoma dell’ULSS 20. POPOLAZIONE BERSAGLIO ANNUA DONNE INVITATE TASSO DI ESTENSIONE CORRETTO %* DONNE ADERENTI TASSO DI ADESIONE CORRETTO %** DONNE INVI- TASSO DI INVIO TATE AL SE- AL SECONDO CONDO LIVELLO LIVELLO% Cancri CIN 3 **** 2011 43.728 39.993 106.5 16.251 48,8 368 2.2 7 18 2012 42.102 41.859 112.2 16.877 48,5 678 4.0 12 29 2013 42.329 41.394 109.7 16.584 49.2 888 5.3 13 30 2014 42.820 32.083 79.4 13.899 52.6 768 5.5 4 23 2015 42.752 35.278 89.2 13.458 43.4 887*** 6.6 1 14 * tiene conto degli esami eseguiti anche al di fuori del programma di screening. ** tiene conto delle esclusioni dopo l’invito e degli inviti inesitati. ***90 positive al test HPV su 4574 test HPV eseguiti (1.97%) e 797 positive a Pap test su 8874 pap test eseguiti (8.97%). **** CIN3= Cervical Intraepithelial Neoplasia di grado III (displasia severa/carcinoma in situ). SCREENING E DISEGUAGLIANZE Come più sopra riportato, l’avvio ad ottobre 2011 dell’anagrafe Unica Regionale (AUR), ha inserito nella popolazione bersaglio donne residenti con iscrizione “a termine”, che nella precedente anagrafica di screening non erano presenti. Screening e Immigrazione L’ingresso di questa popolazione, mai invitata prima di allora, ha portato, particolarmente nello screening cervicale, ad un sensibile incremento, rispetto agli anni precedenti, dell’identificazione di patologia neoplastica e preneoplastica; l’incremento è in gran parte attribuibile alla quota di donne straniere entrate a far parte dello screening per la prima volta, nelle quali il tasso di invio al secondo livello e la detection rate (DR) per cancro e CIN3 è sensibilmente più elevata che nelle italiane. Da queste osservazioni hanno preso avvio ulteriori verifiche sia rispetto all’adesione delle donne straniere al programma di screening, sia rispetto alla composizione del denominatore dello screening, al fine di accertare le nazionalità di provenienza più rappresentate all’interno e al di fuori della popolazione di screening. GRAFICO 7.1.1/1 ULSS 20. Tasso di identificazione di cancri e CIN3 nelle donne esaminate nel 2013 per nazionalità (italiane e straniere). 3,90% 2,23% 0,84% 0,65% cancri (x1000) CIN3 (x1000) Italiane Straniere 107 CAPITOLO 7 Screening I dati del grafico precedente, da cui risulta un tasso di identificazione di lesioni precancerose di alto grado e carcinomi di gran lunga superiore nelle straniere, confermano che queste donne sono a maggior rischio di sviluppare la patologia cervicale. I programmi di screening sembrano dare una risposta a questo problema producendo equità e riducendo le disuguaglianze. In quest’ottica sono stati avviati interventi per favorire l’accessibilità e l’offerta di screening a gruppi più svantaggiati di popolazione, quali le donne nomadi e le donne straniere migranti. Un progetto CCM attivato nel 2012 ha permesso di indirizzare l’intervento a favore di 6 comunità di donne provenienti dai seguenti paesi: Romania, Moldavia, Sri Lanka, Marocco, Brasile, Nigeria e di mettere a punto un intervento specifico per le donne nomadi; gli interventi si sono concretizzati nel corso del 2013. Al termine della fase progettuale sono stati verificati nuovamente i tassi di adesione delle donne appartenenti alle nazionalità individuate come target dell’intervento progettuale e sono stati confrontati con quelli di partenza. L’analisi dei dati (Grafico 7.1.1/2) evidenzia un sensibile incremento del valore sia dell’adesione grezza, che di quella corretta in 5 delle 6 comunità scelte. GRAFICO 7.1.1/2 ULSS 20. Adesione Grezza e Corretta allo screening della cervice uterina Anni 2012 e 2014 (l’estrazione per i dati del 2014 è stata eseguita all’inizio di aprile 2015, quindi potrebbe ulteriormente migliorarsi). 60 55 50 45 40 35 30 25 20 15 Romania Moldavia Sri Lanka Marocco anno 2012 adesione corretta Brasile Nigeria Italia anno 2014 adesione corretta Ulteriori informazioni sul progetto potranno essere http://prevenzione.ulss20.verona.it/disuguaglianze290415.html reperite al seguente link: 7.1.2 SCREENING DEL CANCRO DELLA MAMMELLA Lo screening del cancro della mammella è attivo nella nostra ULSS dal luglio 1999, per le donne in fascia d’età 50 – 69 anni. La popolazione bersaglio in questa fascia d’età è Screening per cancro delpari a circa 61.640 donne. L’invito allo screening è previsto ogni due la mammella: anni, quindi la popolazione da invitare è pari a circa 30.820 donne/anno. Le sedi presso cui può essere eseguito l’esame sono il 50 – 69 anni Centro Senologico di Marzana, per le donne residenti a Verona città e nei comuni della zona ovest del territorio dell’ULSS, e la Senologia dell’Ospedale di San Bonifacio per le donne residenti nei comuni della zona est. Dai primi mesi del 2015 vi è la possibilità di eseguire l’esame mammografico anche presso la radiologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata (AOUI). Tutte e tre le sedi sono dotate di mammografi digitali con tomosintesi, uno strumento diagnostico che permette di studiare la mammella ‘a strati’ e consente di aumentare l’accuratezza diagnostica in quanto riesce a individuare lesioni che potrebbero risultare meno visibili con la mammografia tradizionale. CAPITOLO 7 Screening 108 Le immagini sono lette da due radiologi senologi, separatamente, con la modalità della doppia lettura differita. Nel caso in cui alla doppia lettura ci fossero dei dubbi, anche minimi, la donna viene contattata telefonicamente dal Centro ed invitata ad eseguire gli esami di approfondimento presso il Centro Senologico dell’ospedale di Marzana o presso la Senologia dell’Ospedale di San Bonifacio; anche questi esami di approfondimento sono gratuiti ed organizzati dal Programma. Se all’approfondimento si riscontrano delle lesioni tumorali, il Centro Senologico avvia la paziente alle cure opportune ed ai successivi controlli, presso la Breast Unit ULSS 20 ed altri centri specializzati, il tutto in regime di gratuità. Il personale dedicato che lavora presso questa unità (radiologo, chirurgo, oncologo, radioterapista e fisioterapista) garantisce alle donne un approccio multidisciplinare e personalizzato, essenziale per la corretta pianificazione terapeutica. Così come gli altri due screening, anche lo screening mammografico si avvale del software unico Ottimi i risultati di una regionale e da ottobre 2011 la popolazione bersaglio dello screening è nuova modalità di alimentata dall’anagrafe unica regionale (AUR); pertanto da tale data, diagnosi: la tomosintesi sono entrate a far parte della popolazione bersaglio dello screening anche le donne residenti nel territorio dell’ULSS 20 con un’iscrizione a termine e che precedentemente non venivano invitate; tra queste molte sono straniere. Come è già stato segnalato, il Centro Senologico di Marzana è stato promotore nel 2011 di una sperimentazione con Tomosintesi. Il confronto è stato fatto tra tomosintesi standard (3D) più mammografia standard (2D) e mammografia standard (2D). Sono state screenate 7.294 donne. Su queste donne sono state identificate 59 lesioni neoplastiche, di cui 20 identificate alla sola tomosintesi. L’analisi dei dati ha consentito di verificare che la tomosintesi (3D) + mammografia standard (2D) è in grado di aumentare il tasso di identificazione dei tumori, ossia il numero di casi identificati su 1000 screenate (detection rate +30%) e di abbassare il tasso di richiamo delle donne (recall rate -17%). Si tratta di risultati tanto importanti da essere pubblicati su Lancet Oncology: Volume 14, Number 7, 1 June 2013. In tabella 7.1.2/1 si riportano i dati relativi ad inviti, adesioni e tumori identificati allo screening mammografico nel periodo 2011 – 2015 in ULSS 20. TABELLA 7.1.2/1 ULSS 20. Mammografia – Inviti, Adesioni e tumori identificati, anni 2011 – 2015. POPOLAZIONE BERSAGLIO ANNUA DONNE INVITATE TASSO DI ESTENSIONE CORRETTO %* DONNE ESAMINATE TASSO DI ADESIONE CORRETTO %** DIAGNOSTICATI TUMORI 2011 29.237 23.152 101,6 13.628 68,2 101 2012 29.123 22.178 95,3 13.695 70,5 92 2013 29.409 30.027 114,2 16.080 66,3 88 2014 30.207 17.124 73.4 13.061 84.9 93 2015 30.820 28.370 102.2 15.203 62.2 136*** * tiene conto degli esami eseguiti anche al di fuori del programma di screening e degli inviti inesitati. ** tiene conto delle esclusioni dopo l’invito e degli inviti inesitati. *** dato provvisorio. SCREENING E DISEGUAGLIANZE Come più sopra riportato, l’avvio ad ottobre 2011 dell’Anagrafe Unica Regionale (AUR), ha inserito nella popolazione bersaglio donne residenti con iscrizione “a termine”, che precedentemente non erano invitate. Molte di queste donne sono straniere alla prima esperienza di screening, così come si può desumere dai dati relativi alla elevata percentuale d’invio ad approfondimenti di secondo livello. 109 CAPITOLO 7 Screening GRAFICO 7.1.2/1 ULSS 20. Percentuale di donne straniere esaminate nel 2011- 2013. 8,2% 8,1% 2012 2013 4,3% 2011 GRAFICO 7.1.2/2 ULSS 20. Percentuale di donne inviate a secondo livello nel 2013 per nazionalità. 7,4% 4,7% Italiane Straniere Italiane Straniere Dall’anno 2011, nell’ambito della promozione della salute all’interno della struttura carceraria, sono stati presi contatti con la Casa Circondariale di Verona e si è dato avvio allo screening mammografico per le donne detenute in fascia d’età 45-69 anni. La Casa Circondariale sorveglia la situazione screening delle Donne loro ospiti e le invia allo screening. 7.1.3 SCREENING DEL CANCRO DEL COLON-RETTO Fino a settembre 2015 nella nostra Ulss lo screening del colon retto veniva eseguito con due diverse tecniche di indagine: la rettosigmoidoscopia (RSS) e la ricerca del sangue occulto fecale (SOF). Lo screening del colon retto era stato avviato nell'anno 2003, con l’offerta attiva dell’esame RSS proposto alla coorte dei sessantenni maschi e femmine di tutta l'Ulss 20. In Da ottobre 2015 lo seguito, da agosto 2006, è stato avviato lo screening con SOF o FOBT screening del cancro del (esame di ricerca del sangue occulto fecale), offerto ogni due anni alle colon retto è cambiato persone tra i 61 ed i 69 anni non aderenti all'esame con RSS. Da ottobre 2015, sulla base di nuove conoscenze di letteratura, si è arrivati alla scelta di modificare il sistema di screening prevedendo l’offerta dell’esame di ricerca del sangue occulto fecale (SOF) a tutta la popolazione residente in età tra i 50 ed i 69 anni, ogni due anni. L’avvio del cambiamento ha coinciso con la chiamata attiva degli assistiti residenti nella città di Verona. Nel 2017 sarà esteso a tutti gli altri comuni del territorio dell’Ulss 20; complessivamente, la popolazione bersaglio da invitare sarà di circa 120.000 persone nel biennio. CAPITOLO 7 Screening 110 Grazie alla collaborazione di Federfarma Verona e Agec, tutte le farmacie territoriali, pubbliche e private, partecipano alla distribuzione dei kit diagnostici, garantendo così un servizio, oltre che qualificato, capillare e comodo per l’utenza. Anche le amministrazioni comunali partecipano alla fase organizzativa, promuovendo lo screening e collaborando alla fase di raccolta ed inoltro dei campioni al Laboratorio analisi. I campioni di feci, infatti, vengono raccolti o presso le sedi comunali o presso le sedi distrettuali, ove presenti; per quanto riguarda il comune di Verona, grazie alla collaborazione dei Distretti Sanitari di Base, i punti territoriali di consegna dei campioni sono 7, quindi è ampia la scelta delle sedi in cui poter riconsegnare il campione. Il risultato dell’esame viene comunicato tramite lettera entro 15-20 giorni. In caso di esito positivo, ovvero riscontro di sangue occulto all’esame delle feci, la persona riceve a casa una lettera e viene anche contattata telefonicamente dall'Unità di Coordinamento Screening del colon retto, con sede a Marzana, al fine di proporle un appuntamento alla colonscopia, esame di 2° livello. Le persone risultate positive al sangue occulto e residenti nella città di Verona possono eseguire l’approfondimento colonscopico, oltre che presso l’Ospedale di San Bonifacio, anche presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona). Per quanto riguarda la rettosigmoidoscopia, tutti i nati nel 1954 (nel 2014) e nel 1955 (nel 2015) sono stati invitati all’esame RSS con un solo invito, senza sollecito. TABELLA 7.1.3/1 ULSS 20. Rettosigmoidoscopia (RSS). Inviti e Adesioni, anno 2015. POPOLAZIONE BERSAGLIO ANNUA INVITI ADESIONI RSS TASSO DI ADESIONE CORRETTO %* 5.480 5.623 1.194 22.1 * tiene conto delle esclusioni dopo l’invito e degli inviti inesitati. TABELLA 7.1.3/2 ULSS 20. Ricerca del sangue occulto nelle feci (SOF). Invitati, Aderenti, Positivi invitati a colonscopia, anni 20112015. INVITATI ADESIONI TASSO DI ADESIONE CORRETTO* % POSITIVI ALLA RICERCA 2011 14.194 7.101 52,5 338 2012 15.027 5.442 38.4 308 2013 10.435 5.295 54.4 320 2014 17969 6591 39.8 381 2015** 14.668 7.465 54.5 446 *Il tasso di adesione corretto è stato calcolato su tutte le coorti invitate al SOF, quindi sia coorti invitate solo al SOF che coorti precedentemente invitate alla RSS e non aderenti a questo esame. Dall’anno 2012 le coorti invitate al SOF sono composte esclusivamente da non aderenti alla RSS, pertanto da persone “più resistenti” all’adesione allo screening. Il tasso di adesione corretta tiene conto degli esami eseguiti anche al di fuori del programma di screening e degli inviti inesitati. L’adesione annuale risente della composizione della popolazione che si va ad invitare annualmente: i residenti nei grossi centri urbani (Verona) aderiscono di meno rispetto ai comuni più piccoli. **Da ottobre 2015 l’offerta dell’esame SOF è cambiata: da questa data in poi sono invitati tutti i residenti nell’Ulss 20, tra i 50 ed i 69 anni, esclusi gli aderenti alla rettosigmoidoscopia; una parte di questa popolazione è quindi al primo esame. TABELLA 7.1.3/3 ULSS 20. Lesioni identificate negli anni 2011-2015 con SOF e RSS. 2011 RSS + SOF 2012 RSS + SOF Cancri 23 19 Adenomi avanzati (>1cm, istologia villosa, displasia di alto grado) 139 113 Adenomi a basso rischio 186 108 2013 RSS+SOF 11 2014 RSS+SOF 23 2015* RSS+SOF 24 115 142 174 132 137 133 *I dati relativi al 2015 sono ancora parziali, in quanto alcuni degli approfondimenti sono in corso. 111 CAPITOLO 7 Screening SCREENING E DISEGUAGLIANZE Nell’anno 2012, nell’ambito della promozione della salute all’interno della struttura carceraria è stato pianificato un intervento di screening del colon retto con esame di ricerca del sangue occulto fecale, per i detenuti di ambo i sessi in età 50-69 anni. L’intervento si è attuato nel corso dei primi mesi del 2013. Sono state individuate 101 persone in età tra i 50 ed i 69 anni, di cui 97 uomini e 4 donne, alle quali è stato offerto di partecipare prioritariamente ad un incontro informativo e di sensibilizzazione con personale medico dell’ULSS 20. La partecipazione è stata pressoché totale con un’adesione allo screening (raccolta dei campioni per ricerca sangue occulto nelle feci) pari all’80% di coloro che avevano partecipato alla riunione (circa 70% degli invitati). Il tasso di positività è stato pari al 10 % (7 persone) quindi circa il doppio rispetto a quello che si riscontra abitualmente nella popolazione generale. A tutti i soggetti risultati positivi è stato offerto di eseguire una colonscopia presso l’UOC di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva dell’Ospedale di San Bonifacio; uno solo di loro ha rifiutato di sottoporsi all’esame. 7.2 CARDIO 50 PROGRAMMA ORGANIZZATO DI SCREENING DEL RISCHIO CARDIOVASCOLARE FINALIZZATO ALLA PREVENZIONE ATTIVA NEI SOGGETTI CINQUANTENNI Le malattie cardiovascolari (MCV) sono al primo posto tra le cause di morte in Italia; essendo responsabili del 44% circa di tutti i decessi; la cardiopatia ischemica è responsabile del 28% delle morti e le patologie cerebrovascolari del 13%. Il 23,5% della spesa Rischio cardiovascolare: farmaceutica italiana (pari all'1,34% del Prodotto Interno Lordo) è Screening CARDIO 50 destinato ai farmaci per il sistema cardiovascolare. Gran parte di questi decessi sono prevenibili con interventi su fattori di rischio noti, prima che la malattia compaia ed anche dopo che i primi danni siano stati diagnosticati (prevenzione primaria e secondaria). La Regione Veneto, assieme ad altre undici Regioni, ha aderito al programma di prevenzione cardiovascolare “Cardio 50”, che si pone l’obiettivo di individuare il rischio di malattie cardiovascolari e di proporre specifici percorsi di prevenzione, in collaborazione con i medici di medicina generale. Dal mese di maggio 2015, sono iniziate anche in Ulss 20, presso il Dipartimento di Prevenzione, le visite di screening. Nella prima fase il programma è stato rivolto, mediante invito attivo e gratuito, ai soggetti cinquantenni (anno di nascita 1964) residenti nel comune di Verona, fatta eccezione per quelle persone alle quali erano già state diagnosticate una serie di patologie tra cui ipertensione arteriosa, diabete, affezioni del sistema cardiocircolatorio e neoplasie. In sede di visita, personale sanitario qualificato effettua una valutazione degli stili di vita tramite questionario, misura alcuni parametri (peso, altezza, circonferenza vita, pressione arteriosa, glicemia, colesterolemia) e fornisce indicazioni personalizzate. Al termine della valutazione viene consegnato un referto riportante i valori rilevati e una classificazione del rischio cardiovascolare (A, B, C, C1, D) riscontrato: Classe A: parametri e stili di vita nella norma; Classe B: parametri nella norma ma presenza di fattori di rischio comportamentali o BMI o circonferenza addominale non nella norma; Classe C: parametri non nella norma e presenza di fattori di rischio comportamentali; Classe C1: parametri non nella norma e assenza di fattori di rischio comportamentali; Classe D: soggetti non eleggibili o esclusi perché in terapia o con patologie. I soggetti sottoposti a screening vengono indirizzati quindi verso percorsi di prevenzione appropriati, mediante l’attivazione di progetti di educazione e promozione della salute, inerenti al miglioramento degli stili di vita (abitudine al fumo, alimentazione scorretta e sedentarietà) e/o verso percorsi diagnosticoterapeutici appropriati con stretto coinvolgimento dei Medici di Medicina Generale (nel caso di classificazione in classe C e C1). CAPITOLO 7 Screening 112 Inoltre, grazie alla collaborazione dell’U.O.S. Dietetica e Nutrizione Clinica afferente all’U.O.C. Geriatria dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, è possibile indirizzare i soggetti affetti da obesità a specifici percorsi mirati. Dall'inizio del progetto a fine febbraio 2016 sono stati invitati alla prima visita di screening tutti i soggetti eleggibili: 1936 soggetti hanno aderito all'invito presentandosi alla visita (adesione: 53,3%). Di questi, il 41% (821 soggetti) ha riportato presenza di stili di vita scorretti in assenza di parametri alterati. Come previsto dal progetto, tali soggetti sono stati invitati a visita di follow-up al fine di monitorare eventuali miglioramenti degli stili di vita. Le visite di follow-up sono iniziate a marzo 2016; nell'arco del primo mese si sono presentati 78 pazienti (adesione: 34,1%). GRAFICO 7.2/1 Stratificazione in base alla classe di rischio dei soggetti residenti nel Comune di Verona sottoposti a Screening Cardio 50 (dati aggiornati all’1 aprile 2016). 41,0% 24,8% 20,4% Classe A Classe B Classe C 6,9% 6,8% Classe C1 Classe D Nei primi dieci mesi di visite è emerso che circa un soggetto su 4 è fumatore (23,2%) e che circa la metà (46,6%) dei soggetti visitati presenta obesità o sovrappeso (BMI≥25). GRAFICO 7.2/2 Percentuali dei principali fattori di rischio dei soggetti sottoposti a screening Cardio 50 (dati aggiornati all’1 aprile 2016). 34,6% 23,2% 22,1% 18,2% 12,0% Fumatori Sovrappeso Obesità 11,0% Circonferenza Circonferenza Attività fisica lieve addominale ≥ 88 addominale ≥ 102 cm (donne) cm (uomini) Il programma di prevenzione cardiovascolare “Cardio 50” si concluderà a settembre 2016. 113 CAPITOLO 7 Screening CAPITOLO 8 Incidenti Parole chiave: incidenti stradali, cinture di sicurezza, uso del casco in moto, guida con cellulare, commissione patenti, etilometro, incidenti domestici, intossicazioni da monossido di carbonio. 8.1 PREVENZIONE DEGLI INCIDENTI STRADALI Gli incidenti stradali rappresentano la prima causa di morte nelle Prima causa di morte nei fasce d’età comprese tra i 18 ed i 24 anni. Nell’Unione Europea (UE) giovani In Italia ogni giorno circa un incidente su quattro è addebitabile all’abuso di alcool e sono non meno di 10.000 le persone che muoiono ogni anno in incidenti muoiono 9 persone per stradali alcol-correlati. Anche se non è stato raggiunto l'ambizioso incidente stradale obiettivo fissato dall’Unione Europea con il Programma d'Azione 20012010 sulla sicurezza stradale, quello cioè di dimezzare entro il 2010 il numero di incidenti mortali, sono stati comunque realizzati sensibili progressi ed è in continua diminuzione il numero di morti per incidenti stradali; nel 2014 in Italia il numero di morti per incidenti stradali si è Italia: diminuzione del ridotto del 52,4% rispetto al 2001. Nonostante ciò il numero delle 52,4% dei morti sulle vittime rimane molto elevato (3381 nel 2014). Nel luglio 2010 l’UE si è strade rispetto al 2001 prefissata l’obiettivo di dimezzare, entro il 2020, il numero dei morti sulle strade europee sollecitando gli Stati Membri ad adottare ulteriori misure per il raggiungimento di tale obiettivo. L’obiettivo per l’Italia, da raggiungere entro il 2020, secondo le indicazioni dell’UE, è di portare il numero delle vittime da incidente stradale a 2.000. I dati ACIISTAT evidenziano, per il 2014, una tendenza al decremento sia del numero degli incidenti (-2,5%), che dei feriti (-2,7%), con una riduzione dello 0,6% dei decessi rispetto all’anno 2013. TABELLA 8.1/1 Italia. Incidenti stradali, morti e feriti; anni 2009-2014, valori assoluti (Fonte: ACI-ISTAT - Incidenti stradali. Anno 2014). INCIDENTI MORTI FERITI 2009 215.405 4.237 307.258 2010 211.404 4.090 302.735 2011 205.638 3.800 292.019 2012 186.726 3.653 264.716 2013 181.227 3.385 257.421 2014 177.031 3.381 251.147 In Veneto nel 2014 si sono verificati 13.958 incidenti stradali, che hanno causato 19.512 feriti e 325 vittime, di cui 73 nella provincia di Verona. Rispetto all’anno precedente, si registra un incremento degli incidenti (+1,2%), dei morti (+8,7%) e dei feriti (+2,8%), in controtendenza rispetto alle variazioni rilevate nell’intero Paese. Nel 2013, infatti, si erano registrati 13.794 incidenti stradali, che avevano determinato 18981 feriti e 299 vittime, 59 delle quali nella provincia di Verona (fonte: Direzione Sistema Statistico Regionale su dati ISTAT-ACI – Regione Veneto). 115 La quota più elevata di incidenti avviene lungo un rettilineo. In ambito urbano gli incidenti si verificano maggiormente nei pressi di una intersezione (25,8%), seguono quelli che avvengono in corrispondenza di un incrocio (15,2%) e in curva A Verona nel 2015 sono (7,7%). Le cause più frequenti di incidente sono rappresentate da: deceduti: 4 motoguida distratta, mancato rispetto delle regole di precedenza, mancato scooteristi, 2 automobilirispetto della distanza di sicurezza, velocità troppo elevata. L’abuso di sti, 1 ciclista, 2 pedoni alcol e droghe, pur non rappresentando una percentuale elevata del totale dei casi, va segnalato per la gravità degli eventi che genera. Nel Comune di Verona nel 2015 si sono verificati 1771 incidenti con il coinvolgimento di 4224 persone, di cui 9 sono decedute e 1474 sono rimaste ferite (fonte: Polizia Municipale di Verona). Rispetto all’anno precedente risulta diminuito il numero degli incidenti e quasi dimezzato il numero dei deceduti. Nel 2015 quasi il 71% dei veicoli coinvolti in incidenti sono autovetture (2875 automobili), tra questi si registrano 2 decessi. Al secondo posto i motoveicoli (11%), tra questi si registrano 2 decessi. Nel 2015 si registra, rispetto all’anno precedente, un incremento dei pedoni coinvolti in incidenti stradali (343) di cui 2 deceduti, ovvero l’1,43%. Tale percentuale risulta essere circa quattro volte più alta rispetto a quella relativa ai conducenti deceduti sui totali coinvolti (0,35%). L’aumento delle vittime “vulnerabili” è sempre più preoccupante e rende necessaria la verifica delle condizioni di sicurezza che devono essere garantite alle persone che scelgono di spostarsi a piedi e in bicicletta, oltre che degli eventuali comportamenti scorretti dei conducenti di autoveicoli. L’alto numero di decessi tra i moto-scooteristi pone l’accento sui rischi connessi all’elevata cilindrata e velocità dei mezzi utilizzati. TABELLA 8.1/2 Comune di Verona. Tipologia delle vittime degli incidenti stradali (fonte: Polizia Municipale di Verona). CATEGORIA/ANNO 2011 2012 2013 2014 2015 Moto-scooteristi 2 6 1 8 4* Automobilisti-camionisti 7 1 3 3 2** Ciclisti 3 5 0 1 1 Pedoni 4 2 4 3 2 TOTALE 16 14 8 15 9 * 2 motociclisti – 2 scooteristi | ** 2 automobilisti – 0 camionisti Dai dati forniti dalla Polizia Municipale di Verona emerge come restino le grandi arterie cittadine le vie a più alta incidentalità (tab. 8.1/3). Si sottolinea, inoltre, come il ridimensionamento di velocità molto elevate (-30 Km/h) nella tangenziale Nord T4-T9, indotto dall’introduzione di una colonnina autovelox, abbia portato ad una riduzione del numero di incidenti da 77 nel 2010 (1° posto per incidentalità) a 19 (17° posto) nel 2013. TABELLA 8.1/3 Comune di Verona. Strade più a rischio di incidenti – anni 2013 e 2015 (fonte: P.M. di Verona). 2013 2014 2015 Corso Milano 46 Corso Milano 46 Via Unità d’Italia 42 Via Unità d’Italia 45 Via Unità d’Italia 42 Corso Milano 41 Via Torbido Francesco 35 Viale del Lavoro 37 Via Goffredo Mameli 32 Via Goffredo Mameli 35 Viale Dal Cero Luciano 30 Bretella T4 30 Viale Col. Galliano 34 Viale Piave 29 Viale del Lavoro 29 CAPITOLO 8 Incidenti 116 Tangenziale Sud 32 Viale Colonnello Galliano 29 Viale Piave 25 Viale Piave 31 Via Mantovana 29 Via Torbido Francesco 25 Corso Porta Nuova 29 Via Colonnello Fincato 28 Via Albere 25 Via Mantovana 27 Via Roveggia 26 Via Mantovana 24 Viale C. Colombo 25 Tangenziale SUD 26 Viale C. Colombo 24 Nell’Ulss 20 sono stati attivati interventi di informazione/educazione rivolti ai giovani in collaborazione con l'Amministrazione Provinciale, il 118 e la Polizia Stradale nelle classi quinte delle scuole superiori di Verona e provincia. L'obiettivo principale è quello di far conoscere ai giovani le dimensioni del fenomeno e promuovere la cultura della sicurezza. 8.2 COMMISSIONE MEDICA LOCALE PATENTI (CML) La CML sottopone a visita utenti affetti da patologie specificatamente individuate dalla normativa in materia, utenti sottoposti a provvedimenti di revisione per l’art. 186 (guida sotto l’influenza di sostanze alcoliche), per l’art. 187 (guida in stato di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti) o per l’art. 128 del Codice della Strada (segnalazioni da parte delle forze dell’ordine, delle commissioni medicolegali o dei medici curanti per patologie e/o uso di sostanze psicoattive). Il numero delle domande è rimasto sovrapponibile a quello dello scorso anno, pari a 11.535, grazie alla permanenza delle disposizioni previste dal decreto "Semplifica Italia" (decreto legge 9.2.2012 n.5, convertito con legge 4.4.2012 n. 35) con il quale è stato eliminato l'obbligo di visita biennale di idoneità alla guida presso la CML per gli ultraottantenni, fatta eccezione per alcuni casi specifici come previsto dal Codice della Strada. I tempi di attesa sono rimasti invariati (in media 75 giorni). Rimane comunque opportuno che l’inoltro dell’istanza di visita avvenga almeno 4 mesi prima della scadenza della patente. Rimangono attivate le sedi periferiche di Commissione più vicine alla residenza dei cittadini della zona sud della Provincia (Ospedale di Legnago), del Distretto n. 3 - Borgo Venezia e dell’Est Veronese (Ospedale di San Bonifacio) (quest’ultima con l’inizio del 2016 è stata temporaneamente sospesa per mancanza di risorse), più facilmente accessibile rispetto alla sede centrale del Dipartimento. GRAFICO 8.2/1 Numero visite effettuate dal 2006 al 2015 dalla Commissione Patenti di Verona. 12.619 12.427 11.820 12.031 11.680 11.176 11.060 10.536 10.609 10.504 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 La possibilità di reperire sul sito del Dipartimento di Prevenzione tutte le informazioni relative alla Commissione Patenti, di scaricare i modelli per inoltrare la domanda di visita medica e di contattare via email la segreteria della Commissione permane molto apprezzata e più utilizzata rispetto agli anni precedenti. L’utilizzo della posta elettronica per comunicare con la Commissione, rispetto all’uso del telefono, consente di dare risposte in tempi brevi e documentate. 117 CAPITOLO 8 Incidenti Dal sito è possibile scaricare inoltre il modello per la richiesta dell’attestazione necessaria per ottenere un permesso provvisorio di circolazione (previsto solo in caso di rinnovo e con istanza presentata prima della scadenza) nel caso in cui la patente scada prima della data di effettuazione del controllo sanitario. Al fine di ridurre i disagi per gli utenti che devono prenotare la visita presso la Commissione Patenti, dalla fine del mese di giugno 2012 è attiva una nuova modalità di prenotazione tramite Internet. Questa modalità permette all’utente di ottenere, tramite posta elettronica, una conferma immediata dell’avvenuta prenotazione nonché una serie di informazioni di rimando al sito sui documenti da produrre. Le richieste effettuate online dall’1 gennaio al 31 dicembre 2015 per la prenotazione della visita patente sono state 2.365, su un totale di 11.469 (20.6%). http://prevenzione.ulss20.verona.it/patenti_cml.html Sempre molto elevato il numero di utenti che inoltrano la domanda, per i quali è stata effettuata l’istruttoria sia amministrativa che sanitaria ed ai quali è stato spedito l’invito, ma che non si presentano a visita (841). Tale fenomeno incide negativamente sull’attività organizzativa della segreteria, ma in particolare comporta un allungamento dei tempi di visita a discapito di tutti gli altri utenti. CML: Epidemiologia e Prevenzione Nel 2015 i soggetti visitati per problemi alcool correlati (nuove visite + controlli successivi) sono stati 4.983, pari al 45.1% del totale. Il numero delle domande pervenute a seguito dell’emissione di nuovi provvedimenti della Prefettura per guida sotto l’influenza di sostanze alcoliche (art. 186 del Codice della Strada) nell’arco dell’anno è leggermente inferiore a quello dello scorso anno e pari a 870 (- 227). GRAFICO 8.2/2 CML Verona. Numero di utenti visitati per revisioni e rinnovi per art.186 C.d.S. (guida sotto l’influenza di sostanze alcoliche) dal 2005 al 2015. 4.024 3.532 4.124 3.632 3.533 3.979 3.769 3.711 3.139 3.065 2.210 1.479 2005 1.571 2006 1.519 2007 1.767 1.899 1.308 2008 2009 2010 1.048 1.161 1.080 987 1.004 2011 2012 2013 2014 2015 Revisioni Rinnovi Dei 4.983 soggetti sottoposti a visita per alcool nel 2015: il 76.6% (3.816) era costituito da utenti già visti in precedenza (rinnovi); il 20 % (1004) da utenti visti per la prima volta o recidivi o plurirecidivi, cioè visitati per la seconda volta o più, poiché fermati dalle Forze dell’Ordine e risultati positivi all’alcool test in più occasioni (revisioni); il restante 3.3 % (163) da utenti che dovevano conseguire la patente (neopatentati o con revoca della patente). Dei 1.004 soggetti visitati per revisioni, il 92.4 % (928 soggetti) effettuava la visita per la prima volta, il 7.6 % (76 soggetti) per la seconda volta o più. La percentuale dei soggetti sottoposti a visita per revisione per guida in stato di ebbrezza alcolica, riconosciuti non idonei per dipendenza o abuso in atto di sostanze alcoliche, è leggermente aumentata passando dal 4,4% dello scorso anno al 5,1%. CAPITOLO 8 Incidenti 118 Circa il 98% di tali soggetti ad una seconda visita è stato riconosciuto idoneo per avvenuto miglioramento dei rilievi clinici e di laboratorio a seguito di sospensione o rilevante diminuzione dell’assunzione di bevande alcoliche e nei controlli successivi ha dimostrato di mantenere nel tempo adeguati stili di vita. Coloro che risultano affetti da sindrome da dipendenza alcolica o che presentano segni o sintomi da abuso cronico di alcool sono avviati ai Servizi Territoriali di Alcologia per un percorso terapeutico–riabilitativo. Inoltre tutti i recidivi per l’art. 186 La guida in stato di “ebdel Codice della Strada (guida in stato di ebbrezza alcolica) devono brezza alcolica” non è una frequentare un corso educativo di 2-3 giornate, predisposto condizione caratteristica appositamente dai Servizi Territoriali di Alcologia e incentrato solo dei giovani sotto i 25 sull’argomento alcool e guida. La collaborazione con i Servizi anni Territoriali di Alcologia si è dimostrata proficua e la maggioranza degli utenti, malgrado l’iniziale disappunto, ha giudicato l’esperienza utile. L’analisi dei dati relativi alle revisioni per alcool ha evidenziato che la guida in stato di “ebbrezza alcolica” non è una condizione caratteristica solo dei giovani. Infatti, la percentuale di soggetti sanzionati per l’art. 186 con età inferiore ai 25 anni è pari al 18 %, il 32 % ha un’età compresa tra i 25 ed i 35 anni, il 33,7% un’età compresa tra i 36 e 50 anni e il 16,4 % è ultracinquantenne. GRAFICO 8.2/3 CML Verona. Numero di soggetti visitati per revisione art. 186 C.d.S. (guida sotto l’influenza di sostanze alcoliche) – fasce di età (anno 2015). > 50 anni; 164 < 25 anni; 181 36-50 anni; 338 25-35 anni; 321 Un altro dato interessante riguarda il valore di etilometro riscontrato. Di tutti i soggetti sanzionati per l’art.186 con un tasso di etilometro >1,5, il 10,7 % ha un’età inferiore ai 25 anni, il 30,7 % un’età compresa tra i 25 e i 35 anni, il 41,5% un’età compresa tra i 36 e i 50 anni ed il 17 % un’età superiore ai 50 anni. Malgrado il regime sanzionatorio estremamente severo, alta è ancora la percentuale di soggetti che si rifiutano di sottoporsi all’accertamento etilometrico su strada (media 13.8%). GRAFICO 8.2/4 CML Verona. Percentuale di distribuzione dei livelli di alcolemia per fasce d’età nei soggetti visitati per revisione art. 186 C.d.S. – anno 2015. >50 36-50 25-35 <25 aa 14,0 34,1 11,5 34,8 32,0 17,1 41,1 37,4 21,0 15,4 32,1 50,3 0.5 - 0,8 17,1 0,8 - 1,5 119 13,4 19,9 > 1,5 8,8 R/N.C. CAPITOLO 8 Incidenti Nel 2015, la percentuale di non idonei tra i soggetti visitati per problemi correlati all’uso di sostanze stupefacenti è aumentata al 19,3%, così come risulta aumentata anche la percentuale dei non idonei nei soggetti che accedono alla visita per problematiche correlate all’assunzione sia di stupefacenti che di alcool (15.1%). La percentuale di non idonei nei soggetti sottoposti a Ogni 5 soggetti visitati revisione perché fermati alla guida in condizioni di intossicazione acuta da sostanze stupefacenti (art. 187 CdS) è pari al 27% e al 23% in per problemi correlati quelli con revisione sia per alcool che per stupefacenti (art. 186+187 all’uso di stupefacenti, 1 CdS). Il dato assume connotazioni estremamente serie se si considera viene riconosciuto non che i controlli sull'uso di sostanze stupefacenti effettuati su strada idoneo dalle Forze dell’Ordine, per problemi tecnici, sono estremamente esigui e di gran lunga inferiori rispetto a quelli effettuati per l’alcool. Tra i visitati perchè affetti da particolari patologie, resta significativa la percentuale di non idonei: 4.5% in caso di epilessia, 4.2% per le patologie psichiatriche, 4.3% tra i diabetici, 3.7% tra gli affetti da malattie cardiovascolari e 3.6% tra coloro che soffrono di malattie del sistema nervoso. 8.3 INCIDENTI DOMESTICI INTOSSICAZIONI DOMESTICHE DA MONOSSIDO DI CARBONIO (CO) Il monossido di carbonio è un gas inodore, incolore e insapore che può causare gravi intossicazioni, fino alla morte. Questo gas si sviluppa a causa di una combustione incompleta, in carenza di ossigeno, in genere in conseguenza di irregolarità nell’installazione o nella manutenzione degli impianti di produzione di calore (caldaie, stufe, caminetti, ecc.) o dell’utilizzo di metodi di riscaldamento o di cottura dei cibi non adeguati (es. bracieri). I primi sintomi dell’intossicazione sono: mal di testa, nausea e vomito, debolezza, difficoltà di respiro, aumento della frequenza cardiaca, difficoltà a coordinare i movimenti, confusione mentale. È importante riconoscerli e non confonderli con altre patologie (ad es. un'intossicazione alimentare o l'inizio dell’influenza) in quanto si tratta di un vero e proprio avvelenamento che può essere curato se riconosciuto precocemente. Particolarmente pericolosa è la presenza di impianti termici in locali non idonei (camere da letto, bagni) e la coesistenza in uno stesso locale di caldaie a tiraggio naturale e caminetti a legna: la loro contemporanea accensione può far sì che il tiraggio del caminetto crei una depressione nel locale e determini quindi il ritorno dei fumi della caldaia. Frequentemente le intossicazioni dipendono anche dalla mancanza o dall’ostruzione dei fori di ventilazione. Attenzione anche all’uso di seconde case e di centri di ritrovo comunitari poco utilizzati: le canne fumarie, inattive per lunghi periodi, possono risultare ostruite per mancanza di interventi di pulizia o per la presenza di foglie secche, nidi di animali, ecc. Altra situazione a rischio è l’uso di bracieri per il riscaldamento o la cottura dei cibi in locali chiusi, pratica molto diffusa nelle abitazioni dei cittadini immigrati. Tutto ciò si collega al problema della disponibilità di case di qualità accettabile e risulta particolarmente critico se si considera che gli stranieri costituiscono a Verona il 15,1% della popolazione. Anche la mancanza di conoscenza delle problematiche legate all’uso degli impianti rappresenta un fattore di rischio per gli stranieri. Per tale motivo sono stati elaborati dei volantini multilingue sulla prevenzione di questa intossicazione, che vengono consegnati nel periodo invernale anche in occasione di accessi nelle abitazioni di stranieri per altri motivi (es. sopralluoghi per rilascio di certificazioni, ecc.). Dai dati raccolti nell'ambito dell'Osservatorio Provinciale sulle intossicazioni domestiche da CO, cui partecipano i Servizi Igiene e Sanità Pubblica delle tre Ulss della Provincia, emerge che ogni anno in Provincia di Verona un numero non trascurabile di persone si avvelena con il CO. Nel 2015 nella Provincia di Verona si sono verificati 7 incidenti (due nell’Ulss 20, due nell’Ulss 21 e tre nell’Ulss 22), che hanno causato l’intossicazione di 65 persone con il decesso, nel comune di Brenzone, dell’Ulss 22, di una turista tedesca. Nell’Ulss 20 i due incidenti riscontrati hanno coinvolto in un caso 1 persona disabile per l’incendio del motore della sua carrozzina elettrica e nell’altro 4 persone intossicate a causa del malfunzionamento dell’impianto di combustione a gpl e legna. Nell’Ulss 21, in occasione di una recita in una chiesa, si sono intossicate 52 persone, tra le quali anche 26 bambini, per le esalazioni tossiche di una stufa difettosa. Un altro caso di intossicazione domestica, con il coinvolgimento di 3 persone, si è verificato per il mal funzionamento di una stufa a legna e della parziale occlusione delle prese di aerazione CAPITOLO 8 Incidenti 120 previste per gli impianti termici. Nell’Ulss 22, l’incendio di un’autorimessa agricola e l’utilizzo di un braciere, hanno rispettivamente coinvolto 3 persone e una signora anziana. Un altro incidente in un’abitazione ha interessato due turisti, di cui uno deceduto. GRAFICO 8.3/1 Numero di persone intossicate da CO nella Provincia di Verona, anni 1994-2015. 86 68 64 62 56 54 55 54 51 50 42 43 37 37 29 29 32 29 30 2 3 2 1994 1995 1996 0 1997 3 1998 0 0 1999 2000 16 2 3 2001 2002 5 1 0 2003 2004 2005 Vivi 9 5 1 0 1 0 0 0 2006 2007 2008 2009 2010 2011 0 0 1 2013 2014 2015 0 2012 Morti LA PREVENZIONE DEGLI INCIDENTI DOMESTICI Gli incidenti domestici rappresentano un problema di sanità pubblica di grande rilevanza In Italia, secondo l’indagine Multiscopo ISTAT del 2011, ogni anno si infortunano a causa di incidenti domestici circa 2,8 milioni di persone, per un totale di 3,3 milioni di incidenti. Tali eventi, in base ai dati del Sistema Informativo Nazionale sugli Incidenti di Civile Abitazione (SINIACA) sono la causa di oltre un milione e mezzo di accessi al Pronto Soccorso, in conseguenza dei quali 130mila persone vengono ricoverate, mentre 7mila non sopravvivono. La tipologia di incidenti domestici che più spesso giungono a un Pronto Soccorso sono le cadute (40%), le ferite da taglio o punta (15%) e gli urti o schiacciamenti (12%). Le fasce più a rischio per gli incidenti domestici risultano essere i bambini sotto i 10 anni e gli anziani sopra i 65 anni. Gli infortuni accidentali rappresentano la prima causa di morte di bambini e adolescenti e sono fonte di disabilità gravi. Il 20% dei ricoveri in età pediatrica è dovuto ad un incidente domestico: per prime le cadute, poi le ustioni, i soffocamenti, gli avvelenamenti, gli annegamenti, ecc. egli anziani la presenza di diversi fattori di rischio coinvolti nella genesi degli incidenti domestici quali lo stato di salute e l’uso di alcuni farmaci, la condizione psicologica (depressione, solitudine), le abitudini e i comportamenti (vita sedentaria, deficit nutrizionali, ecc), le condizioni abitative, il mancato o inappropriato utilizzo di ausili per la deambulazione, rende necessaria una maggiore attenzione alla prevenzione degli infortuni domestici in questa fascia di popolazione. In realtà la maggior parte degli incidenti domestici sia nei bambini che negli anziani è prevedibile ed evitabile mediante l'adozione di comportamenti adeguati e di misure di sicurezza da parte di genitori, educatori e caregiver (familiari, badanti, volontari, operatori socio-sanitari, ecc). A tal fine, è stato attivato uno specifico programma regionale (Tabella 8.3/1). TABELLA 8.3/1 Programma Regionale per la prevenzione degli incidenti domestici. Linee progettuali. (PRP 2014-2018). PROGETTO TARGET Baby bum Cambia la vita, cambia la casa Bambini 0-3 anni Affy Fiutapericolo Bambini 3-6 anni Promozione di corretti comportamenti per prevenire le cadute degli anziani attraverso il coinvolgimento dei Caregiver Anziani >65 anni 121 CAPITOLO 8 Incidenti PROGETTO “BABY BUM. LA VITA CAMBIA, CAMBIA LA CASA” Il progetto “Baby Bum. La vita cambia, cambia la casa” promuove (integrandosi nelle attività del progetto Genitoripiù, cap. 6) la sicurezza domestica dei bambini dai 0 ai 3 anni attraverso l’informazione/formazione degli operatori che si rapportano con i genitori dei bambini di questa fascia di età e accompagnando la distribuzione di materiali informativi con informazioni preventive relative alla necessità di apportare modifiche nella propria casa e nel proprio comportamento quando nasce un bambino e man mano che cresce. Per ogni nato sono previsti 4 pieghevoli, specifici per le diverse fasce di età (0-6 mesi, 6-12 mesi, 12-24 mesi, oltre 24 mesi), disponibili anche tradotti (inglese, arabo, cinese), atti ad essere inseriti nel libretto pediatrico e destinati ai genitori dei bambini nella fascia 0-3 anni. I canali di distribuzione previsti (punti nascita, ambulatori vaccinali, ambulatori dei Pediatri di famiglia) nel 2014 hanno proseguito la distribuzione a livello aziendale. http://www.genitoripiu.it/pages/16 PROGETTO “PREVENZIONE INCIDENTI DOMESTICI NELLE SCUOLE DELL’INFANZIA” Il progetto “Prevenzione incidenti domestici nelle scuole dell’infanzia” denominato “Affy Fiutapericolo” ha previsto un’attività sinergica tra Aziende Ulss e scuole dell’infanzia, con la proposta agli insegnanti di partecipare ad un progetto nazionale del CCM chiamato “AFFY FIUTAPERICOLO”, il quale affronta il problema della sicurezza domestica mettendo a disposizione degli insegnanti, opportunamente formati, un kit gratuito, “La valigia di Affy Fiutapericolo”, finalizzato alla promozione della sicurezza in casa e negli ambienti dove vivono i bambini, coinvolgendo anche i genitori. Il kit è un semplice strumento ludico pensato per essere usato con gruppi di bambini e bambine in età prescolare (3-6 anni) con l’obiettivo di aumentare la loro consapevolezza sulle conseguenze spiacevoli che possono verificarsi in determinate situazioni e favorire la riflessione sulle azioni da attivare per prevenire gli incidenti domestici. Questa progettualità ha permesso un’attiva collaborazione con l’Ufficio Scolastico XII di Verona e il Servizio scuole dell’infanzia del Comune di Verona per proporre agli insegnanti sensibili alla tematica, afferenti al territorio aziendale, di partecipare. Nel corso dei 3 anni scolastici che vanno dal 2011 al 2014 hanno aderito al progetto circa 30 scuole, con il coinvolgimento di pressappoco 60 insegnanti e più di 1.500 bambini con i loro genitori, con una maggiore attenzione ai genitori stranieri. Per l’anno scolastico 20142015 l’adesione al progetto si è estesa ad altre 6 nuove scuole dell’infanzia con la partecipazione di altri 15 insegnanti che hanno promosso la sicurezza in casa in 14 sezioni coinvolgendo oltre 350 bambini con le loro famiglie. http://affyfiutapericolo.eclectica.it http://www.genitoripiu.it/pages/16 PROGETTO “PROMOZIONE DI CORRETTI COMPORTAMENTI PER PREVENIRE LE CADUTE DEGLI ANZIANI ATTRAVERSO IL COINVOLGIMENTO DEI CAREGIVER” Il progetto si prefigge di raggiungere gli anziani attraverso i canali dell’assistenza sanitaria, sociale e del volontariato e mira a creare un percorso di sensibilizzazione sulla problematica ed a favorire l’empowerment dei Caregiver. Le azioni partite da un’indagine per far emergere le iniziative di formazione delle figure che, a vario titolo, si occupano della cura degli anziani (caregiver) presenti nel territorio Aziendale, hanno permesso di mappare le proposte territoriali promosse da enti pubblici o privati e da associazioni. Successivamente quest’ultimi sono stati contattati per l’inserimento di materiale formativo, realizzato a livello regionale, nei percorsi formativi individuati, finalizzato ad aumentare le conoscenze, le competenze e le abilità dei caregiver, atte a promuovere la sicurezza domestica. Contestualmente, sempre presso le associazioni, le cooperative ed i servizi sanitari che formano caregiver (badanti, Operatori socio-sanitari, volontari, ecc) e che hanno aderito, è stato distribuito del materiale informativo (poster e brochure) rivolto direttamente agli anziani e ai caregiver. Questo materiale, tuttora a disposizione (c/o Servizio Progetti e Promozione della Salute), è stato distribuito anche negli ambulatori dei medici di medicina generale e in alcuni reparti e servizi dell’ospedale e del territorio dell’Ulss 20 di Verona. http://www.eclectica.it/it/comunicazione-sociale/portfolio/argento-attivo.html CAPITOLO 8 Incidenti 122 CAPITOLO 9 La sicurezza nei luoghi di lavoro Parole chiave: Infortuni sul lavoro, infortuni mortali, malattie professionali, sorveglianza sanitaria, prevenzione infortuni, vigilanza aziende, edilizia, agricoltura, amianto, coordinamento enti, prevenzione, assistenza ai lavoratori, medicina del lavoro, formazione. IL PIANO REGIONALE DI PREVENZIONE (PRP) 2014-2018 ED IL PIANO DI PREVENZIONE AZIENDALE (PPA) Il nuovo Piano nazionale di prevenzione 2014-2018 afferma il ruolo cruciale della promozione della salute e della prevenzione come fattori di sviluppo della società e di sostenibilità del welfare alla luce delle dinamiche demografiche che la caratterizzano. Delinea un sistema di azioni di promozione della salute e di prevenzione che accompagni il cittadino in tutte le fasi della vita, nei luoghi di vita e di lavoro. Prevede pochi macro obiettivi a elevata valenza strategica, perseguibili contemporaneamente da tutte le Regioni, fra i quali “Prevenire gli infortuni e le malattie professionali”. La Regione Veneto, recependo le indicazioni nazionali ed in continuità con i Piani precedenti, ha deliberato il Piano regionale di prevenzione 2014-2018 (PRP). Il Piano regionale si basa sulla convinzione che è necessario superare l'ottica parcellizzata di singole azioni di progetti settoriali per arrivare ad una logica di piani/programmi e processi legati ad attività istituzionali, tra loro coerenti, coordinate e sinergiche. Elemento di novità è costituito dai Piani di Prevenzione Aziendali (PPA) che ogni azienda ULSS deve realizzare coerentemente ai macro obiettivi del Piano Regionale Prevenzione1. Il Dipartimento di Prevenzione, sia nel Piano nazionale che nel Piano regionale, viene riconosciuto come luogo centrale, responsabile diretto delle linee di azione previste, e come luogo di coordinamento dei soggetti aziendali ed extraziendali (intersettorialità) coinvolti nel perseguimento degli obiettivi. Il tema della salute e sicurezza del lavoro nei Piani aziendali è declinato in sintesi nei programmi che raccolgono sintesi delle diverse azioni ed attività dei servizi: incremento del grado di utilizzo dei sistemi informativi per la prevenzione (potenziare ulteriormente l'utilizzo dei sistemi informativi); prevenzione infortuni sul lavoro (contrastare il rischio di infortuni gravi in agricoltura - attività a funzione della ULSS 20 e nelle costruzioni); prevenzione delle malattie professionali (contrastare il rischio di malattie professionali con particolare riferimento a: agricoltura, costruzioni, cancerogeni, agenti chimici, stress lavoro correlato, patologie muscolo-scheletriche); promozione della cultura della salute e della sicurezza nel mondo del lavoro (rafforzare il coordinamento tra istituzioni e partenariato economico sociale e tecnico scientifico); prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali. A livello locale la sede operativa dove si attuano i piani operativi definiti dal Comitato Regionale di Coordinamento, e dove si programma e coordina l’attività di assistenza e controllo, da erogarsi alle imprese presenti sul territorio, è il Comitato Provinciale di Coordinamento della provincia di Verona 1 Le attività previste dal PRP e di conseguenza dal PPA costituiscono un LEA ai sensi dell’Accordo Stato Regioni n. 56 del 25.03.2015 e integrano gli obiettivi istituzionali e di carattere obbligatorio propri del Dipartimento di Prevenzione, già regolamentati da specifiche normative, cogenti e prioritarie così come definite nella DGR n. 842 del 4.6.2013 e descritte analiticamente negli Allegati A e B alla DGR stessa (LEA dei Dipartimenti di Prevenzione), nonché nell’Atto Aziendale e nei documenti di programmazione richiesti dai sistemi di autorizzazione e accreditamento correnti. 123 (articolo 7 del D.lgs. n. 81/’08 e DGRV N. 4182/’08),composto da: Aziende ULSS 20, 21, 22, INAIL, Direzione Territoriale del Lavoro (DTL), INPS, ARPAV, Vigili del Fuoco, Organizzazioni sindacali e Associazioni datoriali. Il Comitato di Coordinamento della provincia di Verona si è insediato ufficialmente il 10 dicembre 2009 ed è stato ratificato con delibera del Direttore Generale ULSS 20, n. 70 del 10 febbraio 2010. Nel 2015 il Comitato provinciale di coordinamento di Verona, alla presenza dei rappresentanti delle Parti sociali, ha realizzato tre incontri (24 aprile, 1 dicembre, conferenza stampa l’1 luglio). L’Ufficio Operativo tra Enti si è riunito due volte (22 gennaio, 19 marzo 2015). Otto invece sono stati gli incontri che hanno coinvolto i componenti dell’Ufficio Operativo e le organizzazioni datoriali o sindacali. 9.1 RISCHI DA LAVORO I rischi sul lavoro, a livello provinciale, rilevati dai dati aggregati sanitari e di rischio dei lavoratori sottoposti alla sorveglianza sanitaria effettuata nell’anno 2014, si riferiscono a 9.313 unità produttive su 96.703 imprese iscritte alla Camera di Commercio (anno 2014 ultimo dato disponibile). I lavoratori visitati nel 2014 sono stati 116.218 su 177.071 (66%) lavoratori soggetti a sorveglianza sanitaria. Il principale rischio per la salute dei lavoratori che emerge è rappresentato dalla “movimentazione manuale dei carichi”, con 90.009 lavoratori esposti. Seguono i rischi da impegno muscolo scheletrico segmentario affaticamento visivo (“videoterminalisti”) e da “rumore” rispettivamente con 47.512 e 47.292 lavoratori esposti. La sorveglianza sanitaria viene attivata anche per i rischi da “sovraccarico biomeccanico degli arti superiori”, da esposizioni ad agenti chimici e biologici. Il 99.7% dei soggetti visitati (115.852 lavoratori) è stato giudicato idoneo alla mansione; di questi il 77.5% (89.895 lavoratori) è risultato completamente idoneo ed il 22.5% (25.957 lavoratori) parzialmente idoneo, con limitazioni o prescrizioni temporanee o permanenti. L’inidoneità temporanea o permanente ha riguardato lo 0,3% dei lavoratori visitati (366 lavoratori). La percentuale sale al 28,1% (32.688 lavoratori) per le verifiche di assunzione di sostanze stupefacenti. Di questi lo 0,53% (175 lavoratori) è risultato positivo al test di screening e successivamente lo 0,15% (48 lavoratori) è risultato positivo anche al test di conferma. Il 14,5% dei lavoratori visitati (16.936 lavoratori) è stato sottoposto a verifiche per alcol dipendenza, di questi lo 0.8% (141 lavoratori) è stato giudicato non idoneo. GRAFICO 9.1/1 Provincia di Verona: Distribuzione dei principali rischi occupazionali per la salute: anno 2014. 90.009 72.272 47.512 47.292 37.283 36.562 28.014 20.900 19.976 CAPITOLO 9 La sicurezza nei luoghi di lavoro 124 145 39 28 4 Infrasuoni Ultrasuoni Altri rischi 626 Atmosfere iperbariche Ag. Canc. e mutageni Rad. ultraviolette naturali Radiazioni ottiche artificiali Microclima severo Lavoro notturno Vibrazioni mano braccio Vibrazioni corpo intero Agenti biologici Agenti chimici Sovracc. Biomecc. arti sup. Rumore Videoterminali Mov. manuale dei carichi 3.453 2.514 2.214 Amianto 12.785 Silice libera cristallina 15.545 9.2 I DANNI DA LAVORO INFORTUNI NELLA PROVINCIA DI VERONA In provincia di Verona nel 2015 gli infortuni denunciati in occasione di lavoro sono stati 13.150; rispetto allo scorso anno sono calati dell’1%. Nel computo rientrano anche gli infortuni in franchigia che comportano un’assenza dal lavoro non superiore a tre giorni e non sono indennizzati da INAIL (fonte: Flussi INAIL). Sono comprese le gestioni Industria, Servizi, Agricoltura e Conto stato, nonchè gli studenti delle scuole pubbliche statali. Negli ultimi 11 anni gli infortuni denunciati “in occasione di lavoro”sono calati del 49%. GRAFICO 9.2/1 Provincia di Verona: Infortuni denunciati e riconosciuti in occasione di lavoro: 2004-2015. Fonte: banca dati INAIL. 25.797 17.263 16.130 15.134 14.058 13.271 9.496 8.949 8.652 2012 2013 2014 13.431 10.971 2004 2010 10.270 2011 Inf. denunciati in occasione di lavoro 13.150 2015 Inf. riconosciuti in occasione di lavoro Gli infortuni sul lavoro indennizzati2 dall’INAIL per grado di menomazione superiore al 5% (dal 6% al 100%), compresi gli infortuni mortali avvenuti nell’Industria e Servizi, Agricoltura e Conto Stato, negli ultimi anni sono in media 620. Gli infortuni mortali denunciati all’INAIL (dato non definitivo), nel 2015, sono stati 25 (14 nel 2014), 15 in occasione di lavoro3 (8 nel 2014) e 10 in itinere, avvenuti durante il normale tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il luogo di lavoro, (6 nel 2014). Dalle statistiche sono esclusi tutti gli infortuni accaduti a lavoratori non assicurati INAIL, rientranti in categorie specifiche (pensionati, Vigili del Fuoco, militari, liberi professionisti, ecc.). 2Nel conteggio sono presenti tutte le modalità di accadimento: in occasione di lavoro con e senza mezzi di trasporto, in itinere con e senza mezzi di trasporto. 3L’occasione di lavoro è un concetto diverso rispetto alle comuni categorie spazio temporali riassumibili nelle espressioni “sul posto di lavoro” o “durante l’orario di lavoro”. Si tratta di tutte le situazioni, comprese quelle ambientali, nelle quali si svolge l’attività lavorativa e nelle quali è imminente il rischio per il lavoratore. A provocare l’eventuale danno possono essere: elementi dell’apparato produttivo; situazioni e fattori propri del lavoratore; situazioni ricollegabili all’attività lavorativa. Non è sufficiente, quindi, che l’evento avvenga durante il lavoro ma che si verifichi per il lavoro, così come appurato dal cosiddetto esame eziologico, ossia l’esame delle cause dell’infortunio. Deve esistere, in sostanza, un rapporto, anche indiretto di causa-effetto tra l’attività lavorativa svolta dall’infortunato e l’incidente che causa l’infortunio. Sono esclusi dalla tutela gli infortuni conseguenti ad un comportamento estraneo al lavoro, quelli simulati dal lavoratore o le cui conseguenze siano dolosamente aggravate dal lavoratore stesso. Sono invece tutelabili gli infortuni accaduti per colpa del lavoratore, in quanto gli aspetti soggettivi della sua condotta (imperizia, negligenza o imprudenza) nessuna rilevanza possono assumere per l’indennizzabilità dell’evento lesivo, sempreché si tratti di aspetti di una condotta comunque riconducibile nell’ambito delle finalità lavorative. Fonte INAIL: https://www.inail.it/cs/internet/attivita/prestazioni/infortunio-sul-lavoro.html 125 CAPITOLO 9 La sicurezza nei luoghi di lavoro TABELLA 9.2/1 Provincia di Verona - Infortuni mortali avvenuti in occasione di lavoro ed in itinere denunciati all’INAIL: anni 2010-2015 (Fonte: INAIL). DENUNCE 2010 2011 2012 2013 2014 2014 2015 In occasione di lavoro 21 16 19 14 10 8 15 - con mezzo di trasporto 3 7 1 2 2 2 3 - senza mezzo di trasporto 18 9 18 12 8 6 12 In itinere 5 10 9 6 6 6 10 TOTALE 26 26 28 20 16 14 25 MALATTIE PROFESSIONALI NELLA PROVINCIA DI VERONA Negli ultimi anni si è assistito ad un progressivo incremento del numero di denunce di malattia professionale, in particolare in Agricoltura, dovuto prevalentemente ad una aumentata denuncia da parte dei Medici competenti di patologie dell’apparato muscolo scheletrico dopo l’entrata in vigore del DM 9 aprile 2008 “Nuove tabelle delle malattie professionali nell’industria e nell’agricoltura”. Tale incremento va inteso come un’aspettativa di maggior tutela assicurativa e di attenzione finalizzate al miglioramento del benessere lavorativo e della salute, in particolare per le malattie professionali di origine muscoloscheletrica (fonte INAIL http://www.inail.it/internet_web/wcm/idc/groups/internet/documents/document/ucm_110004.pdf). DENUNCE DI MALATTIE PROFESSIONALI ALL’INAIL Nel 2014 (ultimo dato disponibile) sono state denunciate all’INAIL4 438 malattie professionali (121 nel settore Agricoltura e 317 nell’Industria e Servizi); di queste 204 (47%) sono state riconosciute dall’INAIL, e 148 (il 73% delle riconosciute) hanno ricevuto un indennizzo che nella maggioranza dei casi è un indennizzo permanente in capitale. In agricoltura le malattie indennizzate sono state 65 su 121 (54%), nell’industria e servizi 88 su 317 (27%). GRAFICO 9.2/2 Provincia di Verona: malattie professionali denunciate e riconosciute dall’INAIL in Agricoltura anni 2010-2014. Fonte banca dati INAIL. 121 87 68 67 81 70 62 65 45 42 49 26 38 36 21 2010 2011 Denunciati 2012 Riconosciuti 2013 2014 Indennizzati 4 Il Testo Unico n. 1124/65 dispone che, a fronte di una patologia di origine occupazionale, l’INAIL ha il dovere di indennizzare, secondo i danni provocati alla salute della lavoratrice o del lavoratore, prevedendo prestazioni di carattere economico, sanitario e riabilitativo. La denuncia all’INAIL, delle malattie professionali ai sensi dell’ art. 139, D.P.R. n. 1124/1965 avviene obbligatoriamente da parte di ogni medico, che ne riconosca l’esistenza, la denuncia all’INAIL. CAPITOLO 9 La sicurezza nei luoghi di lavoro 126 GRAFICO 9.2/3 Provincia di Verona: malattie professionali denunciate e riconosciute dall’INAIL nell’Industria e Servizi: anni 2010-2014. Fonte banca dati INAIL. 303 286 134 132 72 83 2010 2011 Denunciati 323 317 115 128 123 91 93 83 2012 2013 2014 291 Riconosciuti Indennizzati SEGNALAZIONE DI MALATTIE PROFESSIONALI AGLI SPISAL Nel 2015 le segnalazioni pervenute agli SPISAL5 sono state 356 e confermano sia il trend generale di incremento sia l’aumento delle patologie a carico dell’apparato muscolo-scheletrico. Nella ULSS 20 le segnalazioni pervenute sono state 176. Il 74% (n. 131) di esse sono di natura muscolo scheletrica, il 7% (n. 13) sono ipoacusie da rumore, il restante 19% riguarda altre tipologie. Tale tendenza trova giustificazione nel progressivo incremento dell’età media dei lavoratori e nel riscontro del proporzionale incremento delle patologie cronico-degenerative tipiche del lavoratore anziano. A ciò si aggiunga che l’INAIL riconosce ed indennizza tale tipologie a partire dall’anno 2008. TABELLA 9.2/2 ULSS 20: malattie professionali segnalate allo SPISAL: anno 2015. TIPOLOGIA V.A. Pat. app. muscolo scheletrico 131 Ipoacusie da rumore 13 Mesoteliomi 11 Pat. apparato respiratorio 7 Dermatiti 2 Disturbi psichici lavoro-correlati 1 Altri tumori 6 Altre patologie 5 TOTALE 176 5 Gli SPISAL sono istituzionalmente destinatari delle segnalazioni di malattia professionale da parte dei medici ai sensi dell’art. 139 del DPR 1124/65 (denuncia di malattia professionale) e dell’art. 365 del Codice Penale (referto medico). 127 CAPITOLO 9 La sicurezza nei luoghi di lavoro 9.3 COMUNICAZIONE, INFORMAZIONE, PROGETTI DI PROMOZIONE DELLA SALUTE L’obiettivo di comunicazione degli SPISAL è quello di promuovere l’informazione in materia di salute, sicurezza e benessere nei luoghi di lavoro nella provincia di Verona. La promozione della salute nei luoghi di lavoro è il risultato degli sforzi congiunti di soggetti pubblici e privati allo scopo di incrementare i livelli individuali e collettivi di salute e di benessere negli ambienti di lavoro. Al fine di promuovere attivamente a livello locale politiche in materia di salute e sicurezza sul lavoro, sono utilizzati i seguenti strumenti strategici ed operativi. COMITATO PROVINCIALE DI COORDINAMENTO Si tratta di un tavolo operativo e di coordinamento delle attività di vigilanza e controllo, formazione, informazione e assistenza nei confronti delle aziende presenti nel territorio. PORTALE INTERNET Tramite il sito i Servizi dialogano con i datori di lavoro, i lavoratori e i professionisti, pubblicando materiale di interesse, manuali, modulistica, documentazione, iniziative, video ecc. Gli accessi al nuovo sito ULSS 20 (periodo agosto – dicembre) sono stati 90.000. Gli argomenti di maggior interesse sono stati: lavoratrici madri, DVR standardizzato (5.826 richieste al 31/12/2015 di cui 1.000 nel 2015), modulistica, manuali, stress lavoro correlato, edilizia, agricoltura. Il sito del servizio di Verona viene integrato con le reti sociali (Facebook, Twitter, YouTube) che permettono di visualizzare, in tempo reale, avvisi, informazioni di pubblica utilità, iniziative, video, ecc.. https://spisal.ulss20.verona.it/ www.aulsslegnago.it/dip_prevenzione/dip_prev_idx.html NEWSLETTER DEL SERVIZIO DI VERONA La newsletter è inviata periodicamente a circa 3.000 iscritti. Le azioni nel 2015 sono state dirette verso i seguenti target: lavoratori, imprese e professionisti con l’obiettivo di fornire informazione ed assistenza; Stakeholder istituzionali, sociali e professionali con l’obiettivo di rafforzare la comunicazione con gli Enti istituzionali, le Parti sociali (Associazioni imprenditoriali, Organizzazioni sindacali, Organismi bilaterali) e le altre Organizzazioni e Servizi SPISAL, in particolare quelle presenti sul territorio provinciale; Mass-media con l’obiettivo di realizzare un’efficace comunicazione istituzionale, rivolta ai massmedia, allo scopo di promuovere una corretta cultura della salute e sicurezza negli ambienti di lavoro. Nel 2015 sono stati pubblicati due video: “Sicurezza già a scuola” e “Sicurezza in ambienti confinati”. MODULISTICA ONLINE Il 2015 ha inoltre visto il consolidamento dell’iniziativa di semplificazione amministrativa a vantaggio delle imprese e dei lavoratori, che ha permesso, per l’ULSS 20, la trasmissione della modulistica on-line con conseguente riduzione di costi a carico delle imprese. Lo strumento recepito positivamente è stato usato principalmente per le notifiche preliminari dei cantieri (il 32% delle notifiche sono pervenute on-line, 21% nel 2014), per la comunicazione dei piani di lavoro amianto e notifiche (il 56% dei piani trasmessi nel 2015, n.406 su 724, sono pervenuti on-line, 48% nel 2014) e di variazione inizio lavori (n.477). In totale la modulistica on-line è stata utilizzata 2.278 volte (1.652 nel 2014), in media 6 pratiche al giorno. CAPITOLO 9 La sicurezza nei luoghi di lavoro 128 TABELLA 9.3/1 SPISAL Ulss 20. Modulistica on-line pervenuta nel 2014 e nel 2015. MODULO ANNO 2014 ANNO 2015 VAR ‘15/’14 % Notifica preliminare cantieri (art. 99 D.lgs 81/2008) 841 1295 +54 Comunicazione variazione inizio lavori (amianto) 329 477 +45 Piano di lavoro per lavori di demolizione e rimozione dell'amianto art. 256 D.Lgs 81/2008 293 329 +12 Notifica ex art. 250 D.Lgs 81/2008 (amianto) 83 77 -7 Iscrizione corso amianto gestionale (50 ore) / operativo (30 ore) 65 48 -26 Richiesta di campionamento amianto e attestazione finale di restituibilità 18 9 -50 Richiesta programmazione colloquio Sportello Assistenza Ascolto 10 7 -30 Ricorso del lavoratore avverso il giudizio di idoneità del Medico Competente 8 8 0 Segnalazione di carenze in materia di igiene e sicurezza del lavoro 4 10 +150 Ricorso del datore di lavoro avverso il giudizio di idoneità del Medico Competente 1 18 +1700 2.278 +38 TOTALE 1.652 TABELLA 9.3/2 PROVINCIA DI VERONA. Principali iniziative di comunicazione: anno 2015. ARGOMENTI N. INCONTRI N. PARTECIPANTI Fitosanitari (Uso corretto e sostenibile dei prodotti fitosanitari) 8 450 Ambienti confinati (Casi-studio relativi agli ambienti confinati) 2 70 Cantieri mobili (Corso di aggiornamento in materia di cantieri temporanei mobili) 2 200 Rischio sovraccarico biomeccanico (Le malattie professionali da sovraccarico biomeccanico del rachide) 2 320 Bonifica amianto (Incontro con i datori di lavoro ed i medici competenti) 1 80 Rischio chimico e cancerogeno (Incontri di approfondimento sui criteri e sugli strumenti per la valutazione e gestione del rischio chimico e cancerogeno) 2 90 Rete delle scuole (Il datore di lavoro nella Pubblica Amministrazione: poteri e responsabilità") 2 150 TOTALE 19 1.360 PROGETTI DI PROMOZIONE DELLA SALUTE E SICUREZZA PROGETTO CCM 2014-2016: “PIANO DI MONITORAGGIO E D’INTERVENTO PER L’OTTIMIZZAZIONE DELLA VALUTAZIONE E GESTIONE DELLO STRESS LAVORO-CORRELATO” Il progetto ha l’obiettivo di “Contribuire all’accrescimento ed al miglioramento complessivo del sistema di gestione dello stress lavoro-correlato in Italia, attraverso un piano di monitoraggio sullo stato di attuazione, lo sviluppo di soluzioni pratiche, interventi formativi, realizzazione di azioni mirate e modelli di intervento su misura per la realtà produttiva del Paese”. Il progetto è coordinato da INAIL. Hanno aderito al piano 16 Regioni, tra le quali il Veneto, che nel corso del 2015 tramite gli SPISAL ha effettuato 115 ispezioni in altrettante aziende, 20 delle quali in provincia di Verona con la verifica dell’efficacia dell’applicazione dell’obbligo di valutazione SLC, oltre che la rilevazione delle metodologie adottate, delle procedure seguite, dei risultati e delle misure di prevenzione attuate. Lo sviluppo omogeneo delle competenze e conoscenze necessarie per l’attività di monitoraggio è stato sostenuto attraverso: 129 CAPITOLO 9 La sicurezza nei luoghi di lavoro un corso di formazione a distanza (FAD), secondo il “Piano formativo per gli operatori dei servizi di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro”, affidato allo SPISAL di Verona per la Regione Veneto che ha visto la partecipazione di 380 soggetti; la realizzazione di iniziative informative territoriali anche in collaborazione con l’Università di Verona, rivolte alle associazioni territoriali, per promuovere l’avvio della sperimentazione di uno strumento specifico per la valutazione del rischio SLC nelle PMI. PROGETTO ERGONOMIA “RISCHIO DA SOVRACCARICO BIOMECCANICO IN EDILIZIA” Conclusione del progetto con la definizione del profilo di rischio da sovraccarico biomeccanico in edilizia, l’individuazione delle misure di prevenzione; la gestione del rischio e delle buone prassi ergonomiche. Lo studio prevede l’utilizzo di strumenti semplificati di valutazione, individuazione delle misure di prevenzione, nonché gestione del rischio e buone prassi ergonomiche (Documento di prossima pubblicazione). Nel 2016 partirà il progetto “Sperimentazione/ricerca di metodi e strumenti di valutazione del rischio ergonomico e del rischio da stress lavoro-correlato in relazione a genere ed età”. L’obiettivo è comprendere, nel contesto generale della promozione della salute (art. 2, comma 1, lettera p), come sono state trattate a livello aziendale, in relazione alla raccolta dati, alla valutazione dei rischi, alla stesura del DVR e alle politiche di gestione del personale, le variabili genere ed età ed eventualmente provenienza da altri Paesi e tipologia contrattuale (vedi art. 28 D.Lgs. 81/08) per arrivare alla costruzione di metodi e strumenti di valutazione specifici. PROGETTO “RETE DELLE SCUOLE" Nel 2015 si sono iscritte e hanno partecipato alle diverse attività della rete “Sicurscuolaverona” 48 scuole (n. 20 ICS, n. 28 II° grado di cui n. 14 IPSIA-ITIS,) e n. 5 Agenzie (SPISAL AULSS 20,21,22, Vigili del Fuoco e l’INAIL). Dal gennaio 2013 al dicembre 2015 la Scuola Capofila della Rete è stata l’Istituto IPSIA G. Giorgi di Verona che al 31/12/2015 ha passato il Coordinamento della rete all’Istituto Superiore Einaudi di Verona. Nel corso dell’anno sono stati realizzati 15 incontri di coordinamento, di cui una Conferenza dei Servizi nel mese di febbraio sul tema della “Formazione obbligatoria delle diverse figure scolastiche” secondo gli Accordi Stato e Regioni in applicazione degli articoli 34 e 37 del D.Lgs 81/08. Attività didattiche: è continuato il progetto “caccia ai pericoli” (mostra itinerante) nelle scuole del I° ciclo, la presentazione ai Referenti per la Didattica del progetto PercorsoESSE. Attività di formazione: nell’anno 2015 sono state realizzate attività informative e formative rivolte ai Dirigenti Scolastici, RSPP e RLS, formatori, insegnanti, collaboratori scolastici, per un totale di circa 765 figure formate. La Rete ha partecipato al bando di concorso “Bando Memory Safe” promosso da Indire (INAIL) con due progetti di formazione degli studenti “Sicuri dalla scuola al lavoro” e “Flash Security”. Sono state pubblicate 9 newsletter contenenti avvisi, proposte (seminari, corsi di formazione, bandi e progetti), report di attività dei tre gruppi di lavoro (Didattica, Formazione e SGS) e le risposte ai vari quesiti in tema di sicurezza provenienti dalle diverse figure professionali della scuola; sul sito www.sicurscuolaverona.it istituito dall’Istituto IPSIA G. Giorgi di Verona, sono state inserite tutte le iniziative/attività, documenti utili e newsletter finora pubblicate dalla rete. Nel 2015 è stato creato un nuovo gruppo di lavoro: il gruppo di formazione e coordinamento degli addetti all’Antincendio. PROGETTO “LA SICUREZZA PARTE DALLA SCUOLA" Progetto sperimentale, “La sicurezza sul lavoro parte dalla scuola”, realizzato dai Servizi SPISAL della provincia di Verona, in collaborazione con Confindustria Verona, Apindustria Verona e Cgil, Cisl e Uil di Verona, l'Ufficio Scolastico Provinciale e l'Organismo Paritetico. Un percorso formativo in modalità elearning, articolato in 4 ore di formazione generale secondo i contenuti previsti dall’ Accordo Stato Regioni. Ciò permette, da una parte di assolvere ad un obbligo di formazione della Scuola e, dall'altra, rappresenta per i giovani studenti un credito formativo permanente, trasferibile in una prospettiva di inserimento lavorativo futuro. CAPITOLO 9 La sicurezza nei luoghi di lavoro 130 I destinatari del corso di formazione sono stati gli studenti degli Istituti di istruzione superiore della provincia di Verona, compresi gli studenti degli istituti agrari, che fanno uso di attrezzature di lavoro tra cui fornite di videoterminali, o esposti ad agenti chimici, fisici e biologici nel corso di attività scolastica o di tirocini formativi in azienda. La durata del corso è stata validata dal tutor e certificata dai sistemi di tracciamento della piattaforma per l’e-learning attraverso la registrazione dei tempi di fruizione individuali. A conclusione del corso il Dirigente scolastico, in qualità di datore di lavoro, ha effettuato la verifica di apprendimento finale ed emesso l’attestato di partecipazione al corso di formazione generale sulla salute e sicurezza sul lavoro previsto dal T.U. 81/’08. Il progetto ha visto la partecipazione di 20 istituti scolastici della Provincia di Verona, per un totale di 4.200 studenti. Di questi 3.200 hanno concluso il corso. PROGETTO TRIENNALE (2016-2018) PER LA PROMOZIONE DELLA CULTURA DELLA SICUREZZA NEGLI ISTITUTI TECNICI AD INDIRIZZO COSTRUZIONI, AMBIENTE E TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI VERONA” Continuazione del precedente progetto per gli anni scolatici 2016, 2017 e 2018, promosso dal CPT in collaborazione con gli SPISAL ULSS 20, 21, 22 con il contributo dell’INAIL di Verona, e dell’Istituto Cangrande di Verona, con l’obiettivo di sostenere i docenti della materia “Gestione del cantiere e sicurezza dell’ambiente di lavoro” nella programmazione e realizzazione del piano formativo. I destinatari dell’iniziativa sono i docenti e gli studenti delle classi 3^ - 4^ - 5^ dei 4 istituti tecnici ex-geometri “Cangrande d. S.” di Verona, “Dal Cero” di San Bonifacio, “Ricci-Silva” di Legnago, “Calabrese-Levi” di San Pietro Incariano. 9.4 ATTIVITÀ DEL SERVIZIO INDAGINI GIUDIZIARIE SU INFORTUNI E MALATTIE PROFESSIONALI6 Nel 2015 lo SPISAL ULSS 20 ha effettuato 97 indagini per infortunio grave e mortale, con interventi nell’immediatezza dell’evento, su segnalazione dei Carabinieri o del Servizio 118, con una reperibilità h24 e con interventi programmati per infortuni estratti giornalmente dalla piattaforma dell’INAIL. Nel 17,5% dei casi (n.17) l’indagine si è conclusa riscontrando responsabilità a carico del Datore di lavoro, dirigenti, preposti ed anche lavoratori. L’agente materiale che, nella maggioranza dei casi, provoca il danno è la macchina, l’utensile, l’attrezzatura. Quando l’evento è ascrivibile al comportamento non corretto o imprudente del lavoratore o terzi, si valuta: a) l’informazione/la formazione/l’addestramento mancante o carente; b) la mancata o insufficiente vigilanza da parte del preposto o del datore di lavoro; c) la responsabilità del lavoratore (se il lavoratore ha compiuto occasionalmente e di propria iniziativa operazioni o manovre imprudenti); d) la responsabilità di terzi (se l’infortunio è stato causato dagli interventi di altre persone cioè da terzi intervenuti in quel momento). I comparti di maggior interesse per infortuni gravi sono stati le industrie alimentari, le aziende agricole e la lavorazione dei metalli, la cartotecnica, i servizi di logistica. Nelle modalità di accadimento, prevalgono le cadute o dall’alto o in profondità o su un piano, gli infortuni per contatto o colpito o schiacciato, urtato, afferrato, incastrato da macchine ed attrezzature e i casi dovuti ad investimento da parte di trans pallet o muletti. Dallo studio dei casi si ricava che nel 17% gli infortuni si sarebbero potuti evitare con l’adozione di misure tecniche, nel 19% con misure procedurali, nel 10% con la formazione e l’istruzione del lavoratore e nel 19% con la vigilanza da parte dell’azienda. 6 Lo SPISAL interviene con pronta reperibilità su tutti gli infortuni mortali, gravissimi e gravi, su segnalazione del 118, Carabinieri, Polizia di Stato. 131 CAPITOLO 9 La sicurezza nei luoghi di lavoro GRAFICO 9.4/1 ULSS 20: Indagini su infortuni e malattie professionali: anno 2015. PRODOTTO SPECIFICA Indagini infortuni Indagini malattie professionali V.A. Concluse 97 Con responsabilità 17 Concluse 185 Con responsabilità 10 I casi di infortunio mortale sul lavoro indagati dallo SPISAL ULSS 20, sono stati sette: tre nel settore in agricoltura, tre nel comparto delle costruzioni, una nel comparto metalmeccanica (cfr. tabella seguente). TABELLA 9.4/1 Infortuni mortali indagati dagli SPISAL della provincia di Verona: anno 2015*. AGRICOLTURA MODALITÀ DI ACCADIMENTO Il lavoratore dopo circa un’ora dalla fine del turno di lavoro è stato rinvenuto da due passanti sul ciglio di una strada sterrata a lato della pista ciclabile che dal luogo di lavoro portava alla sua abitazione. Probabile decesso per colpo di calore. Il lavoratore mentre percorreva la strada provinciale tra Selva di Progno e Campofontana alla guida della sua moto agricola, usciva di strada precipitando in una profonda scarpata di circa 70 metri. Il lavoratore alla guida di una trattrice, ad essa collegata un trinciaerba, stava effettuando il taglio dell’erba quando arrivato sulla capezzagna perdeva il controllo del mezzo che precipitava nella scarpata sottostante per circa 15 metri. La trattrice era dotata di dispositivi di sicurezza quali arco di protezione e cinture di sicurezza, al momento non utilizzati. COSTRUZIONI MODALITÀ DI ACCADIMENTO Il lavoratore mentre era intento a coprire con malta le canaline dell’impianto idraulico del fabbricato in fase di ristrutturazione, cadeva lungo la rampa della scala fissa a gradini. Il lavoratore alla guida di una autogru colpiva con il braccio della macchina una trave posizionata e già fissata sui pilastri. Nella caduta la trave (20 tonnellate) cadeva sopra la cabina di guida dell’autogru. Il lavoratore, in attesa della messa in opera di un pannello metallico da parte di un gruista, stazionava insieme a due colleghi sopra un vano scale in costruzione - coperto da travetti ed assi in legno - ad una altezza di circa 18 metri. A causa del collasso del piano in legno il lavoratore precipitava mentre gli altri due colleghi riuscivano ad aggrapparsi al pannello metallico in fase di posa. METALMECCANICA MODALITÀ DI ACCADIMENTO Il lavoratore, mentre stava effettuando lavori di saldatura sulla piastra portaprese del fondo anteriore di una cisterna su semirimorchio adibita a trasporto benzina/gasolio, veniva investito dalla esplosione della stessa. * Lo SPISAL indaga anche casi non ufficialmente riconosciuti dall’INAIL e non indaga gli infortuni occorsi per incidente stradale. CAPITOLO 9 La sicurezza nei luoghi di lavoro 132 9.5 ATTIVITÀ SANITARIE DI MEDICINA DEL LAVORO Le principali attività sanitarie erogate dal servizio di Medicina del Lavoro sono: visite mediche specialistiche per idoneità a specifiche mansioni lavorative; visite mediche per malattie professionali; sorveglianza sanitaria a lavoratori ex esposti ad amianto; visite mediche per ricorsi avverso il giudizio di idoneità del medico competente. TABELLA 9.5/1 SPISAL ULSS 20. Accertamenti sanitari - anno 2015. PRODOTTO Visite mediche SPECIFICA NUMERO Malattie professionali 22 Ex esposti ad amianto 33 Lavoratori autonomi 9 Ricorsi avverso il giudizio del medico competente (visite) 16 Altre visite 128 TOTALE 208 RICORSI AVVERSO IL GIUDIZIO DI IDONEITÀ DEL MEDICO COMPETENTE Nel 2015 sono stati trattati dal Servizio 32 ricorsi di cui 4 giudicati non ammissibili. Quindi sono stati definiti 28 ricorsi così suddivisi: 17 contro un giudizio di idoneità, 4 contro un giudizio di idoneità con limitazioni e 7 contro una non idoneità. In 18 casi il giudizio del MC è stato confermato, in 5 casi modificato e in 5 casi revocato. 9.5.1 DISAGIO LAVORATIVO NEI LUOGHI DI LAVORO (ART. 6 LR 8/10) Il D.Lgs. 81/08 e La Legge Regionale 8/2010 hanno portato alla costituzione dello Sportello di assistenza e ascolto sul disagio e lo stress lavorativo. Lo sportello, rivolto ai lavoratori che vivono una condizione di disagio lavorativo, ha la funzione di fornire informazioni ed indicazioni sui diritti dei lavoratori e sui relativi strumenti di tutela, oltre che orientare il lavoratore presso le strutture di supporto presenti sul territorio. A partire dal 2012 lo Sportello ha accolto in totale 247 lavoratori. Nel 2015 l’assistenza ha riguardato 51 lavoratori (33 femmine e 18maschi) di cui il 47% occupato nel settore pubblico e il 53% in quello privato. Come già evidenziato negli anni precedenti, i lavoratori appartengono principalmente al comparto sanità ed assistenza sociale (49%) e ai servizi (16%). Inoltre il 10% è occupato nella pubblica amministrazione e l’8% nell’industria manifatturiera. I lavoratori, al termine dei colloqui, sono stati orientati principalmente verso il Consigliere di Fiducia per un intervento sul benessere organizzativo all’interno di enti o istituzioni pubbliche (n.22), verso il Centro di Salute Mentale o Servizio di Psicologia Territoriale per eventuale supporto terapeutico informando il medico di medicina generale (n.7), 16 persone non hanno richiesto alcun orientamento o non intendeva proseguire. Due casi sono stati inviati presso il Centro di Riferimento per il Benessere Organizzativo di Verona allo scopo di un approfondimento clinico di secondo livello o di un intervento di prevenzione in azienda. Tre casi hanno avuto la conseguenza di avviare tre sopralluoghi in azienda al fine di verificare il documento di valutazione del rischio stress lavoro correlato e le relative misure di prevenzione adottate dalla stessa. Un caso è stato orientato alla Direzione Territoriale del Lavoro, riscontrando problemi di natura contrattuale. 133 CAPITOLO 9 La sicurezza nei luoghi di lavoro 9.6 ATTIVITÀ DI VIGILANZA La vigilanza nei luoghi di lavoro anche nell’anno 2015 è stata programmata in funzione della pianificazione regionale e nazionale delle attività di prevenzione e orientata alle priorità di rischio di infortunio e di malattia professionale e al contrasto delle principali irregolarità in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Prevalente è stata l’attività di vigilanza nei cantieri edili, nelle principali manifestazioni fieristiche dell’Ente Fiera, negli eventi e spettacoli musicali realizzati in Arena o altre in sedi, allo scopo di verificare le condizioni di sicurezza nella messa in opera di palchi o tensostrutture che può esporre i lavoratori al rischio di infortunio grave o mortale per caduta dall’alto. Nei “cantieri” il controllo è stato pianificato attraverso l’analisi delle notifiche di inizio lavori, con priorità per i cantieri con pericolo mortale di caduta dall’alto e di seppellimento, con selezione di quelli con un indice di rischio elevato, costruito con un algoritmo, che prende in considerazione una serie di indicatori specifici, quali le dimensioni, la natura delle opere, i precedenti provvedimenti sanzionatori e infine riservando il controllo ai cantieri che “a vista” presentavano situazioni di rischio. In coordinamento con gli altri enti di controllo (INAIL, INPS e Direzione Territoriale del Lavoro) l’intervento è stato completato anche per quanto concerne gli aspetti di regolarità del lavoro. Il 2015 si è caratterizzato da un impegno di maggior chiarezza e semplificazione degli interventi di vigilanza, con definizione di standard di comportamento e soprattutto di riduzione dei tempi di emissione e conclusione del singolo controllo, in linea con quanto previsto dalle nuove normative di contrasto della corruzione e della trasparenza, emanate dalla Direzione Generale della nostra Ulss. L’assistenza alle aziende è stata orientata a migliorare le loro capacità di autovalutazione ed analisi dei problemi di salute e di sicurezza e del benessere organizzativo al fine di sostenerle mediante l’implementazione di procedure standardizzate di valutazione dei rischi. Nel 2015 le attività di vigilanza programmate sono riportate nei paragrafi seguenti. 9.6.1 INTERVENTI DI VIGILANZA NELLE AZIENDE Nel 2015 lo SPISAL Ulss 20 ha controllato 1.196 aziende, garantendo i livelli essenziali di assistenza (LEA) assegnati dalla Regione. La scelta delle aziende è orientata secondo criteri epidemiologici di rischio (flusso infortuni, malattie professionali, presenza di cancerogeni o di rischio chimico o di pesante Controllate 1.196 aziende movimentazione manuale dei carichi, in particolare nelle attività di servizi). L’intervento di controllo prevede uno o più sopralluoghi in e lavoratori autonomi, azienda o in cantiere con emissione di un verbale regolare o di sanzioni al 23,4 % prescrizione ai sensi del D.Lgs.758/94. La percentuale di aziende e lavoratori autonomi che hanno ricevuto verbali di prescrizioni con sanzioni è stata del 23,4% (33,5% nel 2014, 28,2% nel 2013). L’importo complessivo delle sanzioni (ex 758/94 e delle amministrative) è stato pari a 329.661 Euro. Oltre la metà delle prescrizioni (il 55%) hanno riguardato le misure di sicurezza nei cantieri temporanei e mobili. Il 30% hanno riguardato la sicurezza delle macchine, delle attrezzature e degli ambienti di lavoro nelle aziende (Industria, Servizi, Agricoltura); il 12,5% sono state poste a carico di figure aziendali quali il datore di lavoro, i dirigenti, i preposti, i medici competenti (con lo 0,5%), per evasione degli obblighi. Il restante 2,5% ha riguardato altro. TABELLA 9.6.1/1 SPISAL ULSS 20. Interventi di vigilanza nelle aziende di tutti i comparti - anno 2015. PRODOTTO Interventi di vigilanza SPECIFICA CAPITOLO 9 La sicurezza nei luoghi di lavoro NUMERO Aziende edili (imprese + lav. Auton.) 762 Aziende agricole 75 Aziende altri comparti 359 Totale (Aziende di tutti i comparti) Verbali redatti ULSS 20 Totale verbali di prescrizioni 134 1.196 280 9.6.2 INTERVENTI DI VIGILANZA NEL COMPARTO EDILIZIA Le attività di prevenzione in edilizia sono definite dal Piano Nazionale e declinate nel Piano Regionale. Nei confronti di questo settore permane un’attenzione costante degli Enti preposti sia sotto il profilo della sicurezza sul lavoro sia sotto il profilo della regolarità amministrativa del lavoro: lavoro sommerso, lavoro irregolare, irregolarità contributive ecc. (DTL, INAIL, INPS). L’attività di controllo scaturisce da una selezione dei cantieri con un indice di rischio elevato sulla base delle informazioni contenute nella notifica preliminare, dei dati della vigilanza pregressa, degli indici infortunistici dell’impresa, delle segnalazioni e dalla costante attività di monitoraggio a vista dei cantieri sul territorio. L’attenzione sotto il profilo della sicurezza sul lavoro trova ragione in quanto il settore delle costruzioni rimane tra i settori a maggior rischio di infortuni mortali ed invalidanti. Tali eventi riguardano prevalentemente la caduta dall’alto dovuta a carenze di protezioni. Spesso nel settore dell’Edilizia alla presenza di gravi problemi di sicurezza si sommano altri aspetti critici come il ricorso a forme di appalto e subappalto a cascata e l’utilizzo dell’intermediazione di manodopera di lavoratori autonomi. Nel comparto edilizia nella ULSS 20 a fronte di 4.036 cantieri notificati sono stati ispezionati 465 cantieri (12% dei cantieri notificati). Ai controlli sono risultati irregolari 158 cantieri (il 34% dei cantieri controllati). I verbali emessi sono stati 223, l’89% dei quali emessi a carico di imprese e lavoratori autonomi ed il restante 11% emessi a carico di committenti e/o responsabili dei lavori, dei coordinatori per la sicurezza. Gli articoli violati hanno riguardato gli obblighi del datore di lavoro, dirigenti, preposti e lavoratori (28.7%); carenze dei ponteggi e delle opere provvisionali (22.4%); macchine e attrezzature, comprese quelle in uso ai lavoratori autonomi e impianti (12.5%). I lavori con la presenza di amianto sono sorvegliati dallo SPISAL attraverso la verifica e valutazione dei piani di bonifica che le imprese sono tenute a trasmettere al servizio. Nel 2015 sono stati comunicati 724 piani di bonifica amianto. A seguito di valutazione sono stati ispezionati 65 cantieri, pari a circa 9% dei piani di lavoro pervenuti. Nei confronti di questo comparto permane l’attenzione costante degli Enti preposti al controllo, sia sotto il profilo della sicurezza sul lavoro sia della regolarità del lavoro: lavoro sommerso, lavoro irregolare, irregolarità contributive, in coordinamento operativo con Direzione Territoriale del Lavoro (DTL), Polizia Municipale di Verona, ARPAV, INAIL. TABELLA 9.6.2/1 SPISAL ULSS 20. Interventi di vigilanza in edilizia, anno 2015. VIGILANZA Notifiche apertura cantieri pervenute Tipo intervento Verbali erogati a: NUMERO 4.036 Cantieri controllati 465 Imprese controllate + lav. autonomi 762 Piani di lavoro amianto 724 Cantieri ispezionati per amianto 65 Imprese e lavoratori autonomi 198 Committenti e/o responsabili dei lavori 12 Coordinatori per la sicurezza 13 Altro 0 Totale verbali con prescrizioni 223 https://spisal.ulss20.verona.it/iweb/107/categorie.html 135 CAPITOLO 9 La sicurezza nei luoghi di lavoro AMIANTO Nel Veneto dal 1987 al 2015 sono stati identificati 2.243 nuovi casi di mesotelioma supportati da diagnosi istologica o citologica insorti in residenti del Veneto7 Le provincie del Veneto che presentano per entrambi i generi la maggiore incidenza di mesotelioma sono quelle di Venezia e Padova. Verona si colloca al quarto posto con 287 casi (cfr. tabella seguente). TABELLA 9.6.2/2 Frequenza di mesotelioma per sesso e per provincia di residenza. Anni 1987- 2015. PROVINCIA UOMINI DONNE TOTALE Venezia 512 142 654 Padova 339 162 501 Treviso 224 90 314 Verona 208 79 287 Vicenza 203 58 261 Rovigo 88 53 141 Belluno 62 23 85 TOTALE 1.636 607 2.243 In Veneto l'edilizia è il comparto maggiormente interessato al fenomeno (i casi di mesotelioma in chi ha lavorato in questo settore sono 435), seguono le aziende per la costruzione o riparazione dei mezzi ferroviari in ditte esterne o in strutture delle Ferrovie dello Stato (234 casi di mesotelioma); al terzo posto, in ordine di frequenza, si collocano i casi di mesotelioma insorti in chi ha lavorato nella costruzione o riparazione navale (142 casi). Un consistente numero di mesoteliomi (120 casi) è insorto in chi ha avuto un'esposizione ad amianto lavorando nell'industria chimica. Come prevedibile, rilevante è il numero di mesoteliomi in chi ha lavorato alla produzione e messa in opera di manufatti in cemento-amianto, attività che ha determinato l'insorgenza, negli anni considerati, di 98 casi di mesotelioma. Un numero simile di mesoteliomi (92 casi) si è verificato in coloro che ha lavorato, esposti ad amianto, in imprese di costruzione di impianti industriali. La percentuale dei casi di mesotelioma familiare o ambientale o extralavorativa ad amianto (quindi non lavorativa), risulta più marcata nel genere femminile e complessivamente in crescita rispetto ai dati che erano disponibili negli anni precedenti passando dal 35,3% del periodo 1987-2004 al 42,5% del periodo 2005-2015; tra gli uomini la percentuale di casi con esposizioni ad amianto extra-lavorative non ha subito variazioni nel corso degli anni. 9.6.3 INTERVENTI DI VIGILANZA IN AGRICOLTURA Le attività di prevenzione in agricoltura sono definite dal Piano Nazionale di Prevenzione (PNP) e declinate nel Piano Regionale di Prevenzione (PRP). Nella nostra provincia gli interventi di vigilanza riguardano gli aspetti essenziali di sicurezza e salute, quali: rischi derivanti dall’utilizzo di macchine e attrezzature; lavori con esposizione ad agenti chimici e impiego di DPI. Nel 2015 le aziende agricole controllate dagli SPISAL della provincia di Verona sono state 222. Gli interventi hanno riguardato i centri di conferimento, le aziende ed un controllo a vista nelle campagne. Trentasei di esse (il 16,2% delle aziende visitate) hanno ricevuto verbali di prescrizione legati alla manutenzione ed alle attrezzature utilizzate in agricoltura da coltivatori diretti e collaboratori familiari. Si precisa che con l’introduzione del D.lgs n.81 del 2008 per la prima volta il settore agricolo ha l’obbligo di disporre macchine ed attrezzature a norma e di utilizzare dispositivi di protezione individuali. 7 Fonte: “Relazione dell'attività' svolta nell'anno 2015”, Registro regionale veneto dei casi di mesotelioma, ULSS 16 – Padova. CAPITOLO 9 La sicurezza nei luoghi di lavoro 136 Ulteriori obblighi, in materia formativa, sono stati introdotti lo scorso anno con il patentino per l'uso dei trattori, obbligatorio, e previsti nel 2016 con la revisione delle macchine agricole circolanti su strada. Altra novità riguarda il rapporto tra scuole (in particolare quelle agrarie) e mondo del lavoro agricolo, in particolare con la recente riforma scolastica (legge 107/2015). Questa prevede l’alternanza scuola lavoro con un minimo di 400 ore previsto per Istituti tecnici e professionali e a beneficiarne sarà oltre che il singolo studente, anche la cultura della sicurezza in un settore molto complesso. A tal proposito nel Piano Regionale di Prevenzione 2014-2018 sono previste azioni specifiche dirette al mondo scolastico con il coinvolgimento di tutti i 18 Istituti Agrari del Veneto, in continuità con il progetto pilota del 2012 “Sicurezza una questione di cultura” che ha visto coinvolti allievi e professori dell’Istituto Stefano Bentegodi di Verona in un percorso didattico in collaborazione con lo SPISAL della provincia di Verona e l’INAIL. Sul versante della salute, con riferimento alle malattie professionali non vi sono stime approfondite sul reale stato di salute dei lavoratori del settore in quanto si tratta prevalentemente di lavoratori autonomi e come tali non obbligati alla sorveglianza sanitaria. Anche per i lavoratori stagionali, data la brevità dell’impiego, si assiste all’elusione dell’obbligo della stessa. Tuttavia si rileva un notevole aumento delle denunce (circa 250 nuovi casi per anno nel Veneto) di patologie osteo-articolari e muscolo-tendinee da sovraccarico per movimentazione manuale dei carichi e movimenti ripetuti, soprattutto per l’attività di raccolta di frutta e verdura. Per dare soluzione a questo problema un recente decreto del Ministero della salute del marzo 2013 ha definito una procedura semplificata (visite ogni due anni, valide anche per aziende diverse con i medesimi rischi, formazione attraverso strumenti cartacei validati dall’ULSS ecc.). Nella provincia di Verona tale procedura già da due anni ha trovato concreta attuazione grazie ad un progetto dell’Ente bilaterale dell’agricoltura (AGRI.BI.), che offre alle aziende interessate un servizio di sorveglianza sanitaria e di formazione. Sono coinvolti circa 1.000 lavoratori ogni anno. Altro aspetto rilevante nel settore è l'impiego dei prodotti fitosanitari su cui si sta concentrando un intervento di vigilanza trasversale tra operatori dei diversi servizi del Dipartimento di Prevenzione, sostenuto dalla Regione Veneto. Nel 2015 l’Azienda ULSS 21 Legnago, in attuazione del progetto specifico previsto nel Piano Regionale di Prevenzione 2014-2018, ha realizzato due edizioni del corso di formazione regionale sull’uso corretto e sostenibile dei prodotti fitosanitari. Il corso ha consolidato un metodo di controllo globale dalla tutela del lavoratore alla tutela della popolazione. Alle due edizioni hanno partecipato 145 operatori. 9.7 REACH Regolamento (CE) N. 1907/2006 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006 concernente la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH). ATTIVITÀ PROVINCIALE 2014 L’Unione Europea ha recentemente aggiornato la legislazione in materia di sostanze chimiche con lo scopo di aumentare le informazioni sulle caratteristiche delle sostanze e dei prodotti chimici, già esistenti e nuovi, che circolano sul territorio comunitario e sul loro utilizzo, migliorando la conoscenza dei pericoli e dei rischi derivanti, a tutela della salute dell’uomo e dell’ambiente. Su tale base la Regione Veneto definisce annualmente il Piano Regionale dei controlli REACH secondo metodi ed obiettivi prestabiliti prescrivendo il numero e le tipologie dei controlli da eseguire nelle singole Ulss. Sulla base delle indicazioni dell’Autorità nazionale e regionale per l’anno 2015, nella ULSS 20, è stata controllata un’azienda. Per approfondimenti vedasi il sito della Regione Veneto https://www.regione.veneto.it/web/sanita/reach1 137 CAPITOLO 9 La sicurezza nei luoghi di lavoro CAPITOLO 10 Il Mondo Animale Parole chiave: popolazione animale, macellazioni, vigilanza, ispezioni, stabilimenti produzione alimentare, influenza aviaria, vettori di malattie, lingua blu, Leishmaniosi, febbre del Nilo, apicoltura, randagismo, canile, gatti, cani, colombi, ratti, insetti, artropodi, zanzara tigre, trattamenti disinfestanti. 10.1 IL CAMPO D’INTERVENTO Dall’anagrafe informatizzata del Servizio Veterinario, nel territorio dell’ULSS n. 20 risultano esistere n. 3.752 allevamenti di animali di tutte le specie da produzione con una popolazione animale così ripartita: TABELLA 10.1/1 Popolazione animale. SPECIE ANIMALE NUMERO CAPI Bovini da riproduzione 31.671 Bovini da carne 53.310 Ovi-caprini 6.057 Equini 3.460 Suini Polli (*) 52.048 7.811.921 Galline ovaiole (*) 1.446.253 Faraone (*) 151.800 Tacchini (*) 2.678.389 Anatre (*) 13.750 Conigli 179.173 Fagiani (*) 31.100 Quaglie (*) 96.050 Apiari 467 Ittiocolture 25 (*) Numero animali presenti per ciclo di allevamento. TABELLA 10.1/2 Statistica macellazioni. ANNO CARNI ROSSE 2010 46.559 2011 2012 DIFFERENZA RISPETTO ALL’ANNO PRECEDENTE CARNI BIANCHE DIFFERENZA RISPETTO ALL’ANNO PRECEDENTE -1.3 51.528.732 +5.8 45.939 -1.3 53.951.943 +4.7 44.754 -2.58 56.088.186 +3.9 2013 44.004 -1.7 55.831.605 -5 2014 48.386 +9 58.061.223 +3.8 2015 43.665 -9.76 58.103.286 +0.07 139 Tutti gli animali sottoposti a macellazione vengono visitati prima (visita ante mortem) e dopo le operazioni di macellazione (visita post mortem), per verificare l'eventuale presenza di patologie trasmissibili all'uomo o agli animali. Nel caso di macellazioni speciali d'urgenza vengono regolarmente eseguiti esami batteriologici sulle carni e sugli organi, ed analisi per la ricerca di sostanze inibenti. Nel corso dell’anno sono state eseguite 76 macellazioni speciali d’urgenza. Tutti i bovini macellati, abbattuti o morti ad una età maggiore di 48 mesi sono stati sottoposti ad un test rapido per la ricerca dell'encefalite spongiforme bovina (BSE). Nel 2015 gli animali controllati hanno dato tutti esito negativo. I dati riportati in tabella evidenziano che: il numero capi avicoli macellati presso la nostra ULSS è di nuovo in linea con il dato nazionale che ha visto un modesto aumento (0.07%) delle produzioni e dei consumi di carni bianche (avicole). Pare opportuno rimarcare il fatto che oltre ai 58 milioni di capi avicoli macellati, si aggiungono circa 33.000 capi di selvaggina allevata (pernici, fagiani, anatre) nonché prodotti di eccellenza (capponi, faraone, oche) che sono destinati al mercato di Milano. Il numero di sedute di macellazione presso le 3 ditte che producono carni bianche, è stato di 562 accessi con 9.658 ore di attività ispettiva. controlli ufficiali eseguiti periodicamente e con una frequenza proporzionata al rischio associato alle aziende ed agli alimenti prodotti La macellazione di animali per la produzione di carni rosse è tornata a scendere con un calo del 9.76% riconfermando il tendenziale trend negativo nazionale nella produzione e consumo delle carni bovine. Il dato è comunque poco significativo rispetto al consumo locale di carni rosse e può presentare variazioni anche notevoli da un anno all’altro dal momento che le principali ditte di macellazione presenti sul nostro territorio si sono ormai indirizzate verso una macellazione per conto terzi e non sono impegnate in prima persona nella commercializzazione. La quasi totalità degli animali macellati da queste ditte vengono infatti venduti nel meridione ove viene richiesta carne molto fresca, mentre qui nel settentrione la maggior parte della carne posta in vendita arriva già macellata presso gli stabilimenti di altri Stati Membri della CE. Il numero annuale di accessi negli 8 macelli per la produzione di carni rosse è stato di 689 sedute di macellazione (contro le 710 dell’anno precedente) con un impegno orario di oltre 4000 ore di attività ispettiva. 10.2 VIGILANZA E ISPEZIONI STABILIMENTI PER LA PRODUZIONE ALIMENTARE SISTEMA INFORMATICO PER LE REGISTRAZIONI Il sistema di registrazione delle attività produttive tramite presentazione di una Segnalazione Certificata di Inizio Attività (SCIA) ha sostituito la vecchia autorizzazione sanitaria. Il sistema informatico SIVE correlato con GesVet e utilizzato per creare un’anagrafe regionale che dialoga con il sistema SIAN NET, permette la gestione informatica delle pratiche di registrazione. Attualmente è in fase di attuazione l’inserimento nello stesso sistema informatico dell’attività svolta dal personale impegnato nell’attività di vigilanza. In fase di registrazione la pratica viene indirizzata al Servizio Veterinario o al SIAN a seconda della prevalenza di competenza, valutando quali sono gli alimenti che vengono posti in vendita o in lavorazione. La possibilità del’Operatore del Settore Alimentare di utilizzare una vasta gamma di prodotti alimentari sia vegetali che animali, fa sì che sempre più spesso certi sopralluoghi debbano essere eseguiti da personale del Servizio Igiene degli Alimenti e della Nutrizione congiuntamente a personale del Servizio Veterinario. ALLERTE ALIMENTARI Per notificare in tempo reale i rischi diretti o indiretti per la salute pubblica connessi al consumo di alimenti è stato istituito il sistema rapido di allerta comunitario, sotto forma di rete, a cui partecipano la Commissione Europea, l'EFSA (Autorità per la sicurezza alimentare) e gli Stati membri dell'Unione. CAPITOLO 10 Il Mondo Animale 140 L'attività del sistema di allerta prevede il ritiro o il richiamo di alimenti e mangimi pericolosi per la salute umana. Il Servizio Veterinario a livello locale, viene attivato dalla Regione per le verifiche e gli accertamenti che coinvolgono insediamenti produttivi di competenza territoriale. Successivamente, fornisce un feedback sulle risultanze degli accertamenti e delle azioni intraprese alla Regione. Nel caso invece di riscontro di semplice non conformità sul prodotto (senza che si configuri la possibilità che l’alimento costituisca un pericolo per la salute) viene solo trasmessa una nota informativa. Nel corso del 2015 sono state gestite 42 allerte (31 allerte e 11 informazioni per attenzione) riguardanti gli alimenti e 9 allerte (6 allerte e 3 informazioni per attenzione) riguardanti i mangimi. È stata generata 1 allerta su prodotti ittici. ALIMENTI E CATEGORIZZAZIONE DEL RISCHIO Prosegue l’attività di controllo prevista dal D.D.R. 292/2007 (linee guida per la valutazione del rischio delle imprese alimentari ai fini del controllo ufficiale). Tale decreto rivede le modalità di esecuzione del controllo ufficiale dei prodotti alimentari, con l’obiettivo di adeguarle alle disposizioni della nuova legislazione europea. Occorre ricordare che i recenti Regolamenti comunitari, noti come “pacchetto igiene”, hanno previsto l’analisi del rischio come fondamento di tutta la nuova legislazione alimentare. In particolare, l’art.3 del regolamento 882 prevede che i controlli ufficiali siano eseguiti periodicamente e con una frequenza proporzionata al rischio associato alle aziende del settore e ai relativi alimenti prodotti. Si provvede pertanto all’inizio dell’anno solare a “categorizzare” gli stabilimenti e a programmare la relativa attività. Il profilo di rischio viene definito in base criteri riguardanti le caratteristiche dello stabilimento, l’entità produttiva, i prodotti, l’igiene delle produzioni, il sistema di autocontrollo ed infine i dati storici intesi come non conformità riscontrate. Nel corso dell’anno sono state valutate tutte le aziende in possesso di riconoscimento comunitario e sono state eseguite ispezioni e verifiche utilizzando le schede operative già inserite nel decreto DGR 292/2007. Su queste attività nel corso dell’anno 2015 il servizio veterinario ha effettuato interventi di ispezione e verifica, suddivisi come specificato nella tabella che segue. TABELLA 10.2/1 Interventi 2015. ISPEZIONE E VERIFICA N. INTERVENTI depositi riconosciuti C.E. 590 impianti di produzione e lavorazione carni 446 caseifici 226 impianti CE prodotti pesca 71 centri imballaggio uova 20 impianti prodotti d'uovo 40 lavorazione miele e prodotti apicultura 43 TOTALE 1.436 Nel corso dell’attività di vigilanza negli stabilimenti di cui sopra, sono state aperte 17 non conformità (tutte risolte dagli OSA in tempi variabili a seconda della complessità), comminate 12 sanzioni amministrative e inviate in Procura cinque notizia di reato. 141 CAPITOLO 10 Il Mondo Animale TABELLA 10.2/2 Sedute di macellazione e ispezioni durante la lavorazione delle carni 2015. STRUTTURE N. ISPEZIONI macelli avicoli 738 macellazione presso agriturismi 7 macelli riconosciuti 713 laboratori di sezionamento riconosciuti 88 carcasse da macellazione speciale 107 suini a domicilio 486 TOTALE 2.139 Durante l’attività ispettiva sono state sequestrate e distrutte 17.562 tonnellate di carni rosse e 1.210,66 tonnellate di carni bianche giudicate non idonee al consumo (dato assai simile a quello dell’anno precedente). CERTIFICAZIONI PER L’ESPORTAZIONE Il servizio è quotidianamente impegnato nel rilascio di certificazioni e di attestazioni di idoneità al consumo per alimenti di origine animale che vengono esportati al di fuori dell’UE in 22 paesi diversi dei continenti asiatico, africano e sudamericano, o destinati ai contingenti militari italiani in missione all’estero. Nel corso del 2015 sono state rilasciate complessivamente 1.628 certificazioni. CONTROLLI SULL’IMPORTAZIONE DA STATI MEMBRI Anche se l’Unione Europea rappresenta un mercato unico ed è garantita la libera circolazione delle merci, chi vuole introdurre prodotti di origine animale in Italia da uno Stato Membro, deve essere registrato presso un ufficio del Ministero della Sanità che ha una sede in ogni Regione (UVAC, ufficio veterinario adempimenti comunitari). Verona è la sede per il Veneto. Una volta effettuata la registrazione o la convenzione, le Ditte devono comunicare l’arrivo del prodotto all’Ulss competente e all’UVAC, almeno 24 ore prima dell’arrivo a destinazione, fornendo le indicazioni previste in merito alla qualità e quantità del prodotto introdotto in Italia. Avvalendosi dell’attività territoriale delle ULSS, l’UVAC (Ufficio Veterinario Adempimenti CEE), badando bene a non essere discriminante, dispone gli eventuali controlli, indicando se si tratta di controllo conoscitivo o obbligatorio e, se è previsto o meno un esame di laboratorio. Nel corso dell’anno i controlli eseguiti sono stati complessivamente 72 con 31 campionamenti CAMPIONAMENTI Oltre all’attività di ispezione di tutti gli animali macellati negli impianti autorizzati, anche le industrie alimentari e gli allevamenti vengono periodicamente sottoposti a controlli di vario tipo a seconda delle esigenze come previsto dal “Libro Bianco” e dal reg. CEE 178/2002 che prevede un controllo di filiera distribuito “dal campo alla tavola”, finalizzato alla sicurezza alimentare e alla tracciabilità degli alimenti. Negli allevamenti i controlli mirano all’identificazione degli animali, alla verifica dello stato sanitario, del benessere, dell’utilizzo dei farmaci, dei mangimi e degli eventuali inquinanti ambientali. Nelle industrie alimentari vengono verificati l’aspetto igienico sanitario delle materie prime (comprese quelle provenienti da altri Stati sia comunitari che extracomunitari), delle lavorazioni, delle strutture e degli impianti e dei prodotti finiti. A completamento dell’attività di vigilanza vengono effettuati i campionamenti, mirati o casuali, contemplati nel Piano Nazionale Residui, nel Piano Regionale Integrato dei Controlli (PRIC). CAPITOLO 10 Il Mondo Animale 142 TABELLA 10.2/3 Campionamenti – anno 2015. N. INTERVENTI CAMPIONAMENTI Piano Nazionale Residui in allevamento e macello (PNR) e Piano Nazionale Alimentazione Animale (PNAA) 1.206 Piano Regionale Integrato dei Controlli (PRIC) 225 Campionamenti DIOSSINE E RADIOATTIVITÀ 14 Campionamenti AFLATOSSINE su latte 24 Campionamenti per UVAC 31 Altri campionamenti 980 TOTALE 2.480 L’attività ha permesso di evidenziare una positività per sostanze non ammesse in un allevamento. 10.3 MALATTIE INFETTIVE ED INFESTAZIONI Tutelare il patrimonio zootecnico dalle malattie infettive con particolare attenzione per quelle di interesse antropozoonosico, rappresenta da sempre uno dei più importanti compiti del Servizio Veterinario. INFLUENZA AVIARIA Il focolaio di influenza aviaria H5N8 in Italia a Porto Viro in un allevamento con 32.000 tacchini confermato a fine 2014 dello stesso ceppo rilevato da novembre in altri casi in Germania, Olanda e Gran Bretagna e che ha avuto un impatto estremamente pesante in Asia, nel corso dell'anno ha richiesto una notevole attività di controllo per questa malattia infettiva. Sulla base dei piani già messi in atto negli anni 1999-2003, periodo in cui si era verificato un notevole interessamento degli allevamenti e l’eliminazione di circa un milione e mezzo di capi avicoli, ha permesso di limitare l’epidemia al solo focolaio citato. A seguito di questa prima emergenza era stato perfezionato da parte del Centro Regionale di Epidemiologia Veterinaria, un sistema di geo-referenziazione del territorio che ha comportato l’attribuzione a tutti gli allevamenti di coordinate geografiche per una precisa identificazione di ogni attività produttiva (https://veterinari.ulss20.verona.it/iweb/734/categorie.html). FIGURA 10.3/1 Focolaio di influenza aviaria H5N8 mappato nel sistema di geo-referenziazione del territorio. 143 CAPITOLO 10 Il Mondo Animale FIGURA 10.3/2 ULSS 20. Distribuzione allevamenti avicoli intensivi. Anche nel 2015 questo sistema di codifica e di monitoraggio ha consentito la sospensione della vaccinazione, con l’abbattimento dei relativi costi, ed inoltre ha permesso la programmazione degli accasamenti (contemplando in Monitorati tutti gli allealcuni territori anche l’accasamento di sessi misti), controllata dal vamenti avicoli Servizio Veterinario, riducendo la possibilità di diffusione della malattia grazie alla sincronia delle varie attività dell’allevamento (carico, pulizie, ecc). Inoltre, in caso di focolaio, come si è dimostrato nel focolaio di Porto Viro, si riducono enormemente i tempi di intervento e l’estinzione dello stesso. Nel territorio di competenza tutti gli allevamenti avicoli sono stati sottoposti ad attività di monitoraggio e controllo mediante il prelevamento di campioni e in contemporanea anche gli allevamenti rurali sono stati sottoposti a un piano di sorveglianza che permette di verificare la presenza di virus influenzale nel territorio. Nel 2015 sono stati eseguiti 13.350 esami. MALATTIE TRASMESSE DA VETTORI Con i mutamenti climatici che si sono registrati negli ultimi anni, malattie che erano presenti in zone subtropicali sono state diagnosticate anche nei nostri territori. Si tratta di patologie trasmesse mediante insetti vettori, come alcune malattie di seguito descritte. CAPITOLO 10 Il Mondo Animale 144 MALATTIA DELLA LINGUA BLU (BLUETONGUE) È una malattia virale dannosa per le pecore ma che riconosce il bovino come serbatoio del virus che è trasmesso da vari tipi di zanzare (culicoides). La malattia è presente nelle aree subtropicali e da alcuni anni era presente anche nelle regioni meridionali italiane e lo scorso anno ha avuto una particolare patogenicità. Grazie alle azioni di controllo e vigilanza non ha mai interessato i nostri allevamenti. Nel corso del 2006 in alcuni paesi del Nord Europa (Paesi Bassi, Francia, ecc.) si sono rilevati alcuni focolai di una variante (BTV8) che si è dimostrata più aggressiva per il bovino. Nel corso del 2007 si è assistito ad una grande diffusione nel Nord Europa e conseguentemente, a seguito delle massicce importazioni di animali da ristallo, necessari per i nostri allevamenti, è stata rilevata la presenza di soggetti positivi al sierotipo BTV8. Nel 2015 il piano di monitoraggio in alcuni allevamenti sentinella ha permesso di escludere la presenza del virus in bovini autoctoni consentendo la movimentazione degli animali. LEISHMANIOSI La leishmaniosi canina è oggetto di monitoraggio dal 1995. Causata da Leishmania infantum, è una parassitosi importante in campo veterinario ed un problema di sanità pubblica. L’attività di ricerca svolta nel 2004-2005, in collaborazione con le Amministrazioni dei Comuni dell’Est veronese, che ha evidenziato la presenza in forma autoctona del parassita, si è concretizzata in azioni di educazione sanitaria rivolte alla popolazione, in particolare ai proprietari dei cani, e nel massiccio coinvolgimento dei veterinari liberi professionisti. Nel periodo maggio-giugno 2012 sono stati prelevati 1.597 campioni di sangue, principalmente da veterinari libero professionisti che con i loro clienti hanno aderito all’indagine epidemiologica organizzata da Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, ULSS 20 e 22, e Università di Padova con il contributo finanziario della Regione Veneto (nell’ambito del progetto “Zoonosi emergenti e ri-emergenti”, DGRV 2562 del 29/12/2011). Lo scopo dell’indagine era quello di monitorare l’andamento della leishmanosi canina nella provincia di Verona, con particolare riguardo alla popolazione asintomatica. I risultati hanno confermato che, nella nostra provincia, la zona di maggior espansione risulta essere l’area collinare a nord di Verona e principalmente ad ovest verso il lago di Garda, ma gradatamente anche verso Vicenza. Alla luce dell’esperienza acquisita, occorre sottolineare l’efficacia dello screening precoce per la leishmaniosi canina dei cani residenti nell’area collinare ai fini di una tempestiva diagnosi e terapia e l’importanza di una corretta prevenzione mediante idonei repellenti. Nel 2015 si è eseguito il monitoraggio soprattutto sui cani randagi con il prelievo di 311 campioni dei quali 6 sono risultati positivi (1,92 %); valore che, dai dati ormai consolidati, è inferiore alla reale prevalenza dell’infezione nei nostri territori. Nel territorio dell’ULSS 20 sono stati eseguiti 884 campioni su sospetto clinico con positività in 161 casi (18,21 %). WEST NILE DISEASE La West Nile Disease (WND) o “febbre del Nilo” è una zoonosi virale Febbre del Nilo negli anitrasmessa principalmente tramite la puntura di Culicoidi (zanzare). mali Nell’uomo sono state accertate vie di trasmissione minori, come trasfusioni di sangue infetto, trapianti d’organo e la via transplacentare. La malattia si manifesta nei volatili, equini, altri mammiferi, rettili e nell’uomo e riconosce come serbatoio del virus gli uccelli selvatici. Ha una sintomatologia variabile a seconda del ceppo virale e dell’ospite, con possibili sindromi febbrili e neurologiche. La prima segnalazione nell’uomo è stata nel 1937 in Uganda, mentre in Europa è avvenuta in Francia nel 1962. Negli ultimi 10 anni sono stati segnalati in Europa numerosi focolai di infezione localizzati soprattutto nel bacino del Mediterraneo. In Italia il primo focolaio è toscano (Padule di Fucecchio), nel 1998, con 14 casi clinici in cavalli. Da luglio a ottobre 2015 sono stati effettuati i controlli nelle aziende identificate all’interno dell’area sottoposta a sorveglianza (Figura 10.3/3). 145 CAPITOLO 10 Il Mondo Animale FIGURA 10.3/3 Individuazione dei comuni da sottoporre a sorveglianza per WNV negli equidi nel 2015 in base alle positività 2014 (fonte IZSVe: report finale 2015). Tali controlli hanno coinvolto 451 aziende a livello regionale di cui 134 aziende di equidi del territorio provinciale (figura 10.3/4) e hanno consentito l’identificazione di 2 positività in equidi (tabella 10.3/1), gli ulteriori controlli eseguiti nel territorio non hanno individuato nuove positività. FIGURA 10.3/4 Distribuzione dei controlli nelle aziende di equidi nei mesi di luglio, agosto, settembre e ottobre (Veneto, 2015). CAPITOLO 10 Il Mondo Animale 146 TABELLA 10.3/1 Focolai e casi di WND confermati negli equidi (fonte Izs Abruzzo e Molise). PROVINCIA N. FOCOLAI Verona 2 EQUIDI NEI FOCOLAI N. FOCOLAI CON SINTOMI CLINICI Presenti 0 24 PREVALENZA PREVALENZA Con segni Morti/ Casi totali clinici abbattuti 2 0 0 CASI TOTALI CASI CLINICI 8,33% 0,00% LETALITÀ 0,00 http://sorveglianza.izs.it/emergenze/west_nile/pdf/Bollettino%20_WND_30_03_2016_riassuntivo2015.pdf Nel corso del 2015 sono state attivate trappole entomologiche per la sorveglianza WNV in tutto il territorio regionale (figura 10.3/5). Nei territori delle ULSS 20, 21 e 22, le analisi condotte sui pool di zanzare catturate hanno rilevato la presenza del WNV in un sito, mentre sono risultati positivi per il virus USUTU 9 pools di Culex pipiens. FIGURA 10.3/5 Distribuzione delle trappole per la cattura di zanzare in Veneto, stagione 2015 (fonte IZSVe: report finale 2015) dei controlli nelle aziende di equidi nei mesi di luglio, agosto, settembre e ottobre (Veneto, 2015). Per maggiori informazioni: http://sorveglianza.izs.it/emergenze/west_nile/pdf/Bollettino%20_WND_30_03_2016_riassuntivo2015.pdf Il personale del Servizio Veterinario dell’Ulss20 in collaborazione col laboratorio di Parassitologia dell'IZS delle Venezie ha attivato, nel corso del 2015, un piano di monitoraggio nel territorio di competenza con l’obiettivo di valutare il tasso di infestazione del Monitoraggi straordinari territorio cittadino e di una porzione dei territori della provincia della fascia pedemontana al fine di individuare aree altamente positive e indirizzare gli interventi di lotta. In aggiunta a tale attività nel periodo ottobre-novembre 2015 è stato eseguito un monitoraggio nelle zone collinari per verificare la presenza di zanzare infestanti che possono avere un ruolo nella trasmissione di malattie, in particolare esemplari del genere Aedes delle specie Albopictus e Koreicus, quest’ultima rinvenuta sul territorio nazionale solo nel 2011 e nella provincia di Verona (comune di Cerro Veronese) nel 2014. Tali attività di monitoraggio hanno consentito di aumentare le informazioni sul territorio, dimostrare la presenza della ULSS sul territorio, essere un efficace supporto alle amministrazioni locali. 147 CAPITOLO 10 Il Mondo Animale ZECCHE Nei territori collinari e montani sono sempre più frequenti le segnalazioni da parte di cittadini della presenza di questi parassiti. Nel corso del 2015 sono state rilevate ancora infestazioni in animali al pascolo, sia domestici che selvatici. Il pericolo è rappresentato dalla trasmissione di alcune malattie anche gravi all’uomo (Malattia di Lyme, Encefaliti Trasmissibili, Babesia, ecc.). Il progetto di ricerca, in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, l’Università di Padova e il Corpo Forestale dello Stato, conclusosi negli scorsi anni e che prevedeva la raccolta e l’identificazione delle zecche in alcuni siti della Val d’Illasi e delle valli limitrofe con il controllo sierologico degli animali che pascolano nei siti di raccolta, non ha evidenziato la presenza dei virus delle encefaliti, presenti in altri territori del nord est. Tuttora non si hanno evidenze di presenza di questi pericolosi patogeni nei nostri territori. ALTRE MALATTIE INFETTIVE Il patrimonio bovino, attualmente, risulta ufficialmente non affetto da Tubercolosi, Leucosi Bovina e Brucellosi e la Regione Veneto per queste malattie è stata dichiarata dalla Unione Europea ufficialmente indenne. Nel 2015, tutti i bovini da riproduzione, con età superiore Tubercolosi Leucosi Bovialle 6 settimane, sono stati controllati per la tubercolosi bovina con na e Brucellosi: Regione esito negativo; tale controllo, previsto dai piani regionali, ha Veneto ufficialmente ininteressato tutti gli animali di questo indirizzo produttivo.L’attività di sorveglianza dei programmi regionali comporta inoltre una serie di denne attività di monitoraggio fra le quali anche il controllo, per numerose infezioni, dei feti bovini abortiti. Altro obiettivo posto dalla Regione è la valutazione della presenza del Mycobacterium paratuberculosis, agente della paratubercolosi, malattia cronica del bovino, nel latte, come garanzia di salubrità di queste produzioni anche in funzione dell’esportazione dei prodotti lattiero caseari. Sono state controllate tutte le stalle con più di 30 lattifere due volte nell’arco dell’anno. I Servizi Veterinari già dal 1998, in collaborazione con la sezione di Verona dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, hanno iniziato le ricerche negli allevamenti e nell’ambiente della zona montana per la valutazione della prevalenza di questa malattia e per attuare specifici piani di risanamento. Come previsto dal Piano Regionale, tutti i bovini che producono latte fresco da vendersi crudo (bancolat) sono stati controllati per tubercolosi e brucellosi, oltre ad altre infezioni, con esito negativo, confermando l’indennità del nostro territorio, qualifica riconosciuta ormai da alcuni anni. APICOLTURA Il settore apicoltura sta vivendo un momento di particolare difficoltà, parecchi apiari registrano la scomparsa di alcune famiglie per patologie non ancora ben chiare (cosiddetta sindrome da spopolamento). La Peste Americana e la Varroa sono patologie importanti e la seconda, in particolare, provoca ingenti danni. Un nuovo pericolo si sta avvicinando ai nostri alveari; infatti, nel settembre del 2014 è stato accertato il primo focolaio in Italia, in un ''nucleo esca'' posto in Calabria nel Comune di GioiaTauro (RC), di Aethina Tumida. Questo piccolo coleottero, originario dell’Africa meridionale, è conosciuto come il piccolo coleottero dell'alveare ("small hive beetle"- SHB) che attacca favi abbandonati o famiglie deboli. Recentemente, a causa di importazioni di materiale apistico dal Sud Africa, questo coleottero ha invaso anche il Nord America provocando ingenti danni alle locali popolazione di api. In casi di forte infestazione la produzione di miele è compromessa a causa della presenza nel prodotto di escrementi del coleottero. Il rinvenimento in Calabria è il primo anche nella CEE. Nel 2015 si è registrata l’espansione verso nord dell’infestazione. CAPITOLO 10 Il Mondo Animale 148 BENESSERE ANIMALE La sensibilità verso il mondo animale porta sempre più l’attenzione alle modalità di allevamento e di trasporto volte ad assicurare un maggior benessere degli animali, in ottemperanza a quanto disposto dal D.Lgs. 146/2001. I nostri allevamenti di suini sono adeguati a quanto previsto dal D.Lgs. 7-7-2011 n. 122 Attuazione della direttiva 2008/120/CE- che stabilisce le norme minime per la protezione dei suini, che ha previsto ulteriori standards di benessere con importanti adeguamenti dei ricoveri. Sono stati sottoposti ad ispezione e vigilanza tutti gli allevamenti di vitelli, suini e galline ovaiole presenti sul territorio. Inoltre, negli stabilimenti di macellazione vengono verificate giornalmente le condizioni di benessere degli animali durante il trasporto e la macellazione. Il numero totale di allevamenti controllati nell’anno 2014 è stato 132. Notevoli sono inoltre gli interventi su segnalazione o su richiesta delle forze di polizia sia negli animali da reddito che da affezione. In applicazione del regolamento CEE 01/2005 sul trasporto degli animali vivi, il Servizio ha proseguito la formazione per i conducenti/guardiani con il rilascio degli appositi attestati ed ha effettuato una serie di interventi con la Polizia Stradale. Sempre in questo ambito, insieme alle associazioni di categoria, si è provveduto a formare sia gli allevatori che il personale che opera in impianti di macellazione, formazione prevista anche dal regolamento (CE) N. 1099/2009 DEL CONSIGLIO relativo alla protezione degli animali durante l’abbattimento. EDUCAZIONE SANITARIA Il Servizio ha organizzato convegni indirizzati agli allevatori per parlare di problematiche relative alla monticazione degli animali e alla profilassi delle malattie infettive. Si è inoltre intervenuti per affrontare la problematica della produzione primaria del latte bovino nel territorio. Particolare riguardo è stato posto nella informazione ed educazione sanitaria degli allevatori per l’applicazione di tutte le misure di biosicurezza e benessere animale, problematiche su cui la Comunità Europea sta indirizzando con forza. Specifici corsi sono stati preparati per gli allevatori di polli e suini. Prosegue l’attività di formazione dei Medici Veterinari in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, con il SIVEMP (Sindacato medici veterinari), con l’Università di Medicina Veterinaria di Padova e con l’Ordine dei Medici Veterinari della Provincia di Verona. Grazie al supporto della Società Italiana Medicina Veterinaria Preventiva e dell'Associazione Giovanni Vincenzi si è continuato con una rilevante azione formativa indirizzata ai dirigenti medici e al personale tecnico del Dipartimento. Nel 2015, a seguito del protocollo di intesa sottoscritto con il Comune di Verona e l’Ordine dei Medici Veterinari della Provincia di Verona per l’organizzazione di percorsi formativi per proprietari di cani impegnativi e, come previsto dall’Ordinanza del Ministero della Salute del 9 marzo 2009, si è svolto un corso con il Comune di Verona. 10.4 CENTRO PET THERAPY Dal 2005, presso la sede ospedaliera di Marzana, è attivo il servizio di Pet Therapy che eroga, in conformità con le Linee Guida della Regione Veneto in materia di interventi assistiti con l’ausilio di animali, prestazioni ad utenti interni ed esterni. L’utilizzo della relazione uomo-animale in campo medico e psicologico, per apportare ai pazienti benefici di ordine terapeutico ed assistenziale, è una realtà in continua diffusione. Il Dipartimento di Salute Mentale, i Centri Diurni per disabili, le Residenze per anziani, la Neuropsichiatria Infantile, il Centro Diagnosi Ricerca e Cura per l’Autismo, le Residenze Sanitarie Assistite, il Carcere e le Scuole sono i servizi che, ormai da qualche anno, prevedono l’inserimento degli Interventi Assistiti dagli Animali all’interno dei programmi educativi e terapeutici. Anche al C.E.R.R.I.S. è attivo da parecchi anni un servizio di ippoterapia riservato agli utenti interni che, con progetti trimestrali, coinvolge un cinquantina di ospiti. 149 CAPITOLO 10 Il Mondo Animale GRAFICO 10.4/1 Attività con l’ausilio di cani– anno 2014. Odontostomatologia; 2% Anziani; 2% Minori; 2% Oncologia; 5% Disabilità; 21% Neuropsichiatria infantile; 28% Autismo; 26% Disturbi psichiatrici; 14% Progetti: 43 Interventi: 717 Utenti coinvolti: 98 REPERIBILITÀ VETERINARIA ULSS 20 dal lunedì al venerdì dalle 18,00 alle 06,00 del giorno successivo il sabato dalle 13,30 alle 06,00 di domenica domenica e festivi dalle 06,00 alle 06,00 DISTRETTO VETERINARIO 1 - S. GIOVANNI LUPATOTO TEL. 337 211058 Comuni: Buttapietra, Castel D’Azzano, S.Martino B.A., S.Giovanni Lupatoto, Verona città a sud SS11 DISTRETTO VETERINARIO 2 - GREZZANA TEL. 337 211061 Comuni: Boscochiesanuova, Cerro Veronese, Erbezzo, Grezzana, Roverè Veronese, Verona città a nord SS 11 DISTRETTO VETERINARIO 3 - COLOGNOLA AI COLLI TEL. 337 211062 Comuni: Badia Calavena, Belfiore, Caldiero, Cazzano di Tramigna, Colognola, Illasi, Lavagno, Mezzane di S., Montecchia, Monteforte, Roncà, S. Giovanni I.S., Mauro di S., Selva di P., Soave, Tregnago, Velo V.se, Vestenanuova DISTRETTO VETERINARIO 4 - COLOGNA VENETA TEL. 0442 425078 Comuni: Albaredo d’Adige, Arcole, Cologna Veneta, Pressana, Roveredo di Guà, San Bonifacio, Veronella, Zimella 10.5 RANDAGISMO RANDAGISMO FELINO Nei centri urbani e nelle aree verdi collegate è frequente riscontrare la presenza di gatti liberi, di solito aggregati in colonie con spiccata organizzazione gerarchica. Un articolato impianto legislativo nazionale e regionale vieta il maltrattamento e tutela l’esistenza dei gatti liberi sul territorio, prevedendo sanzioni amministrative e penali per i trasgressori. Al Servizio Veterinario (SV) è affidato il compito di tutelare la salute degli animali, controllarli demograficamente con le sterilizzazioni, conciliare l’igiene dell’ambiente e proteggere la popolazione dalle malattie potenzialmente trasmesse dai gatti. Sono sempre più frequenti gli esposti di persone che non sopportano la presenza di gatti liberi in ambito urbano per ataviche superstizioni o talvolta per reali inconvenienti di tipo igienico-sanitario. CAPITOLO 10 Il Mondo Animale 150 Il Servizio Veterinario (SV), in collaborazione con le Amministrazioni Comunali e con le Associazioni Protezionistiche, esercita una mediazione tra le posizioni contrapposte ed antitetiche, nell’ottica di una convivenza accettabile per tutti. CENSIMENTO Ogni anno viene aggiornato il censimento delle colonie feline, con l’attività di cattura svolta dal personale dipendente in collaborazione con i gattofili referenti contestualmente agli interventi di completamento delle stesse. Il problema del randagismo felino, già presente e controllato con tentativi di contenimento da oltre 25 anni nel Comune di Verona, si è presentato rilevante anche nei Comuni della Provincia afferenti a questa Azienda Sanitaria. Il numero delle colonie a Verona è incrementato e continua ad aumentare: erano 147 nel 2000, sono 356 nel 2015. L’incremento è dovuto alla presenza di piccole colonie localizzate nei cortili condominiali, attratte dalla quotidiana alimentazione somministrata da alcuni cittadini e, soprattutto, al continuo stillicidio di abbandoni di gatti domestici, stante la difficile situazione economico-finanziaria delle famiglie, in aree pubbliche dove sorgono e sono censite colonie “storiche”. Complessivamente in tutta l’Ulss 20 sono censite 658 colonie feline, 82 delle quali sono state registrate nel corso del 2015 come nuovi insediamenti. CONTROLLO SANITARIO E DEMOGRAFICO La Legge Regionale 60/93 affida ai Servizi Veterinari delle Ulss il compito di limitare le nascite dei gatti che vivono in libertà ed il controllo sanitario delle colonie che attualmente nel nostro territorio sono, come già detto, 658. Nell’anno 2015 sono state controllate 82 nuove colonie di gatti, di cui 56 solo nel Comune di Verona, per un totale di 620 gatti sottoposti a sterilizzazione (363 femmine e 257 maschi). I gatti sono stati prelevati nelle colonie di residenza dagli operatori del SV, talvolta con la preziosa collaborazione di personale volontario, trasferiti negli ambulatori del Canile Sanitario e sottoposti a visita medica preliminare. Se l’esito della visita è favorevole e le condizioni fisiologiche sono buone, i gatti vengono sterilizzati chirurgicamente, previa anestesia generale, e sottoposti ad orchiectomia se maschi ed ovariectomia (ovarioisterectomia in caso di piometra-endometrite) se femmine. GRAFICO 10.5/1 Ulss 20. Gatti controllati e sterilizzati – anno 2015. 72 68 64 56 54 54 46 44 46 46 44 26 Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Anche nel corso dell’anno 2015 è stato affrontato dal Servizio Veterinario un nuovo grave caso sociale segnalato dall’Ufficio Affari Animali-C.d.R. Ecologia del Comune di Verona, attinente ad un nucleo familiare disagiato convivente con un numero molto elevato di gatti nel proprio domicilio e conseguente stato di ingentissimo degrado ambientale con notevoli ripercussioni igienico-sanitarie. 151 CAPITOLO 10 Il Mondo Animale Sono stati pertanto sottoposti a cattura, sterilizzazione, trattamento antiparassitario polivalente e test ematico per Fiv e Felv complessivamente 46 gatti semi-domestici custoditi in un immobile cittadino di limitata metratura. Dopo l’intervento chirurgico,tutti i felini sono stati trasferiti in strutture convenzionate con il Comune di Verona, gattili direttamente gestiti dalle Associazioni Protezionistiche. RANDAGISMO CANINO Il SV controlla il randagismo canino tramite la cattura dei cani libero vaganti sul territorio di tutta la Provincia di Verona segnalati dai Comandi di Polizia Municipale e dai Servizi Veterinari delle ULSS 21 e 22, in attuazione di una convenzione con gli stessi, con la collaborazione degli operatori dell’Associazione Protezionistica San Francesco per il recupero dei randagi. Anche nel 2015 si è mantenuta elevata la richiesta di cattura cani randagi/vaganti nei 98 Comuni della Provincia di Verona; in totale sono stati catturati 904 animali, di cui 519 nel territorio dell’ULSS 20, 156 nella ASL 21 e 229 nel territorio dell’ULSS 22. Per 532 animali catturati, già identificati mediante il micro-chip (cosiddetti “riscattati”) e pari al 59%, è stato possibile il pronto ritorno a casa grazie al sistema informatizzato dell’anagrafe canina. È rimasto molto elevato il numero dei cani dati in adozione a titolo gratuito dal Canile Sanitario: 377 pari al 42 % dei catturati, soggetti sterilizzati se di età pubere, microchippati, iscritti in anagrafe canina regionale, immunizzati contro le principali malattie infettive della specie, sottoposti a trattamenti antiparassitari interni ed esterni polivalenti e testati per filaria e leishmania. Scorporando dal totale dei cani recuperati (904) il numero degli animali restituiti ai legittimi proprietari (532), la percentuale delle adozioni supera il picco del 100%, con un turn-over elevatissimo che attesta un alto gradimento per questo servizio da parte dei cittadini veronesi dotati di spiccato senso civico e zoofilo. Questo brillante risultato è frutto anche della recente inaugurazione avvenuta a fine anno del nuovo canile rifugio del Comune di Verona gestito dall’Associazione Protezionista ENPA, che ha contribuito all’affidamento dei cani randagi provenienti dal Comune di Verona e di altri Comuni della Provincia, convenzionati con lo stesso. Nel 2015 sono stati sterilizzati 200 soggetti, di cui 101 di sesso maschile,con incremento del numero di interventi chirurgici rispetto agli anni precedenti. Sono stati inoltre eseguiti 62 interventi chirurgici di natura complessa su cani e gatti randagi politraumatizzati, alcuni dei quali con la preziosa collaborazione della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Padova,convenzionata con il Canile Sanitario. L’ambulatorio del Canile Sanitario è stato dotato di un ablatore del tartaro dentale,apparecchio che ha consentito, previa sedazione dei cani, la pulizia in profondità della bocca di animali anziani affetti da questa fastidiosa patologia, migliorando l’appeal degli stessi e aumentandone l’indice di adottabilità. GRAFICO 10.5/2 Provincia di Verona. Flusso catture cani randagi – anno 2015. 111 93 86 85 76 74 76 71 58 64 57 53 Gen CAPITOLO 10 Il Mondo Animale Feb Mar Apr Mag Giu Lug 152 Ago Set Ott Nov Dic Ogni giorno vengono catturati in media 3 cani. Gli animali randagi recuperati in regime di reperibilità notturna e festiva sono stati 283, con urgenza motivata altri 426. Il servizio di accalappiamento è attivo 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno. GRAFICO 10.5/3 Attività del Canile sanitario – andamento 2012 – 2015. 904 532 377 200 Entrati Riscattati Adottati 11 5 Morti Eutanasie 51 Sterilizzati Presenze al 31/12 L’analisi degli eventi rispecchia i dati relativi agli anni precedenti. Purtroppo,sempre più frequentemente e quindi anche nel corso del 2015, sono stati abbandonati cani molto anziani affetti da molteplici patologie e quindi di difficile collocazione in adozione. Sono stabili gli interventi terapeutici e di prevenzione: 1.255 trattamenti antiparassitari, 3934 visite cliniche con terapie, 831 vaccinazioni. Aumentano quasi del doppio gli interventi chirurgici complessi effettuati anche in collaborazione con la Facoltà di Medicina Veterinaria di Padova, attuati su animali politraumatizzati vittime di incidenti automobilistici: 62. Sono stati rilasciati 581 passaporti per pets e 68 certificati internazionali per l’espatrio di animali d’affezione in Paesi extracomunitari al seguito dei proprietari. Sono stati redatti 112 verbali di accertamento di infrazioni amministrative e 1 notizia di reato inviata alla Procura della Repubblica per illecito penale legato al maltrattamento. A fronte di 299 prelievi di sangue per la ricerca a fresco della Filariosi cardio-polmonare effettuati in cani randagi catturati nel corso del 2015, sono state accertate 8 positività in altrettanti soggetti sottoposti successivamente a costosa ed impegnativa terapia specifica. Sono stati eseguiti 318 prelievi di sangue per la ricerca della Leishmania canina, che hanno consentito di accertare la presenza di tale zoonosi in un soggetto, 13 prelievi per la ricerca della Leptospirosi felina, 61 esami coprologici, 8 esami per il riconoscimento e la tassonomia di parassiti cutanei, 13 esami istologici per la identificazione e caratterizzazione di lesioni tumorali e 5 necroscopie su carcasse di cani e gatti raccolte sul territorio della ASL 20 per sospetto avvelenamento con ricerca di sostanze tossiche. I prelievi di sangue per la ricerca di Ricketsia ed Erlichia sono stati 69 con nessuna positività. 153 CAPITOLO 10 Il Mondo Animale Nel corso dell’anno 2015 sono state effettuate 377 adozioni di cani. Questo ottimo risultato negli affidi è stato raggiunto grazie anche al supporto del personale volontario ospite al Canile Sanitario in aggiunta alla pubblicazione on-line di tutti gli esemplari adottabili visibile sul sito https://veterinari.ulss20.verona.it/iweb/792/cercocasa.html, “vetrina” molto apprezzata dagli utenti, con medie di oltre 30-40 mila contatti al mese. Il sito viene aggiornato più volte nel corso della settimana con l’inserimento delle fotografie degli animali ospitati presso il Canile Sanitario e risulta essere il più visitato di tutto il Dipartimento di Prevenzione. Altra iniziativa molto apprezzata dagli utenti è la possibilità offerta loro di denunciare on-line lo smarrimento, il ritrovamento, il furto e la cessione del proprio animale domestico, il passaggio di proprietà dello stesso, la sua iscrizione nella banca dati dell’anagrafe canina regionale ed altre variazioni anagrafiche. PROGETTO CARCERE Nel corso dell’anno 2013 è stato stipulato dalla Azienda ULS 20 con Ministero di Grazia e Giustizia-Casa Circondariale di Verona un accordo, proseguito efficacemente anche nel 2015, che ha consentito l’inserimento presso il Canile Sanitario di 9 detenuti in regime di semi-libertà, con le mansioni di interagire quotidianamente nella apposita area di sgambatura con i cani randagi ospitati al Canile Sanitario, migliorandone le caratteristiche comportamentali e aumentando, di riflesso, l’indice di adottabilità. Il progetto “carcere” ha riscosso notevole successo con ampie soddisfazioni da parte di entrambe le Amministrazioni e si è dimostrato molto utile anche in funzione della creazione di un posto di lavoro a tempo indeterminato a favore di un ex detenuto che ha acquisito, grazie a questa esperienza, le necessarie competenze per una professione che gli ha consentito il reinserimento nella società civile. PROGETTO ESODO Anche presso il Canile Sanitario è stato attivato il Progetto Esodo con percorsi personalizzati di accompagnamento e di reinserimento dei detenuti, fornendo loro la possibilità di scontare la pena detentiva inflitta al di fuori della Casa Circondariale. Si è notato che l’ambiente rappresentato dal Canile Sanitario risulta particolarmente richiesto e pertanto gradito da parte dei soggetti a cui è stata formulata la proposta. Al personale coinvolto nell’arco dell’anno 2015 sono state affidate sia mansioni amministrative nell’Ufficio dell’anagrafe canina, che tecniche a diretto contatto con gli animali, a seconda della predisposizione e sempre sotto la supervisione di un tutor aziendale nella figura del Responsabile del Canile Sanitario. STAGE ESTIVI PER STUDENTI Come tutti gli anni, numerosi studenti iscritti agli ultimi anni delle Scuole Superiori Veronesi, soprattutto Licei, hanno frequentato un periodo di stage di norma della durata di 15 giorni nel periodo estivo presso il Canile Sanitario, location che attira molti ragazzi animati da un sentimento di amore e di attrazione nei confronti dei pets, motivo di soddisfazione per il Servizio ospitante e di concreta speranza per un futuro nel quale si auspica ci siano un maggiore rispetto e tutela per il mondo animale. I ragazzi e le ragazze che hanno frequentato con passione lo stage che rientra nel progetto di “alternanza scuolalavoro”, previsto dalla recente riforma scolastica come piano di offerta formativa, hanno potuto conoscere ed approfondire le tematiche relative alla lotta al randagismo canino e felino nella Provincia di Verona nonché apprendere nozioni sul possesso responsabile degli animali d’affezione e sulla corretta interazione con essi. ATTIVITÀ DI VOLONTARIATO Anche nel corso del 2015 numerosi volontari hanno dedicato il loro tempo libero alle attività del Canile Sanitario, sia in supporto alle mansioni amministrative che a quelle a diretto contatto con gli animali. Questo tipo di collaborazione prosegue con successo da molti anni e risulta essere molto prezioso per l’Amministrazione ospitante, data la cronica carenza di personale dipendente. CAPITOLO 10 Il Mondo Animale 154 10.6 RATTI, INSETTI ED ARTROPODI Il personale tecnico assegnato al SV ha assicurato anche nell’anno 2015, in orario ordinario ed in pronta disponibilità per eventuali urgenze, le disinfezioni, disinfestazioni e derattizzazioni in tutte le sedi ospedaliere, distrettuali e amministrative gestite dall’ULSS 20 e nella Casa Circondariale di Montorio ed ha inoltre effettuato interventi di cattura nelle colonie feline, con la seguente ripartizione: GRAFICO 10.6/1 ULSS 20. Interventi di sanificazione e di cattura in colonie feline – anno 2015. Catture in colonie feline; 157 Altre sedi; 212 Distretti; 44 Cerris Ceod; 38 Ospedale; 85 Canile; 27 Carcere; 5 Oltre agli interventi nelle strutture aziendali la squadra degli operatori ha effettuato la disinfezione delle 123 malghe della Lessinia nel territorio dell’ULSS 20 e 22 prima dell’alpeggio e le disinfezioni ufficiali nelle manifestazioni fieristiche di Fieracavalli. Al SV vengono recapitati campioni di insetti da identificare, rinvenuti in ambito residenziale,oltre alla classificazione vengono date informazioni per la prevenzione e sui metodi di disinfestazione da applicare, in parte pubblicati sul seguente link: https://veterinari.ulss20.verona.it/iweb/1576/argomenti.html MONITORAGGIO DI AEDES ALBOPICTUS (ZANZARA TIGRE) I materiali e metodi utilizzati sono quelli indicati dall’Istituto Superiore di Sanità (Romi e altri Laboratorio di Parassitologia). In contenitori cilindrici di colore nero, riempiti con 500 ml di acqua, viene posizionata un’asticella di legno parzialmente immersa nell’acqua per richiamare la deposizione delle uova sulla porzione asciutta, immediatamente sopra il livello dell’acqua. Dopo 6-10 giorni l’asticella viene ritirata ed esaminata presso il SVM tramite microscopio a 20 ingrandimenti per il conteggio delle uova depositate. FIGURA 10.6/1 Uova di zanzara tigre e contenitore per il richiamo alla deposizione. 155 CAPITOLO 10 Il Mondo Animale Dal 01 luglio al 21 ottobre 2015 sono stati effettuati 08 controlli in 18 punti di cui 14 in città e 04 in altri comuni del territorio della nostra ULSS, per un totale di 158 campioni (grafico 10.6/2 – le lettere da A ad E sono seguite dal numero che indica il mese di riferimento del campionamento). GRAFICO 10.6/2 ULSS 20. Campionamenti per Aedes albopictus – anno 2015. 173 167 142 153 151 106 36 60 15 16 17 17 18 A/7 B/7 C/7 D/8 E/8 9 15 18 9 4 n° positivi F/8 G/9 H/9 I/9 n° uova Il monitoraggio eseguito nel 2015 ha confermato nel territorio dell’ULSS 20 aree con diverso livello di infestazione da Aedes albopictus: nell’area di Verona sud partendo dal Chievo e proseguendo ad est fino a San Bonifacio l’infestazione è maggiore rispetto ad altre zone. La presenza della zanzara coreana (Aedes koreicus) anche nella nostra zona collinare, rilevata nel 2014, è stata confermata con una specifica attività di vigilanza che dal 31 agosto al 27 ottobre ha interessato il territorio collinare con positività anche nei comuni di Verona e Tregnago. In precedenza questo insetto, che ha maggior resistenza alle basse temperature invernali, era già stato segnalato nel bellunese. La mappa dettagliata della campagna di monitoraggio aggiornata è rinvenibile al seguente link: https://veterinari.ulss20.verona.it/iweb/785/categorie.html IDENTIFICAZIONE DEI PARASSITI E CONSULENZA Numerosi utenti si rivolgono al SV per avere indicazioni utili al controllo di infestazioni in ambito residenziale (mosche, blatte, vespe, acari, cimici dei letti, processionaria, zecche dei piccioni e degli animali domestici, etc.); l’attività è preponderante nei mesi estivi. I casi vengono trattati considerando il livello di infestazione, il tipo di parassita, la disponibilità di biocidi in libera vendita e le caratteristiche della struttura residenziale. Vengono inoltre esaminati gratuitamente i campioni consegnati al SV, specialmente quelli di incerta identificazione, spesso parassiti delle piante ed essenze arboree che occasionalmente invadono le abitazioni. Materiale informativo per la lotta contro le mosche è stato predisposto, grazie al supporto della Regione Veneto e dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, per i Comuni soprattutto delle aree rurali e periferiche della città. Esso è reperibile al seguente link: http://prevenzione.ulss20.verona.it/docs/VeterinarioMultizonale/Varie/volantinocol13b.pdf https://veterinari.ulss20.verona.it/iweb/785/categorie.html COORDINAMENTO E VIGILANZA IGIENICA DEI TRATTAMENTI È proseguita anche nell’anno 2015 la vigilanza sui trattamenti disinfestanti e derattizzanti eseguiti da Enti e privati, secondo le indicazioni delle Linee Guida Regionali e del Protocollo d’Intesa tra ULSS 20 e Comune di Verona. Sono stati convalidati i Capitolati di Appalto e le modalità degli interventi derattizzanti e disinfestanti attuati dai Comuni. Con l’Ordinanza Ministeriale 10 febbraio 2012 “Norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati” è proseguita l’attività di verifica dei sospetti avvelenamenti denunciati dai Veterinari Libero Professionisti o da altri organi con l’informazione della popolazione, da parte delle amministrazioni locali, del pericolo. Nel 2015 sono state eseguiti 25 esami. CAPITOLO 10 Il Mondo Animale 156 CAPITOLO 11 La pianificazione delle attività di prevenzione Parole chiave: Piano Nazionale della Prevenzione, Piano Regionale della Prevenzione, PPA Nel corso del 2015 è stato definitivamente messo a sistema da parte della Regione il Piano Regionale della Prevenzione 2014-2018 del Veneto (PRP), che realizza e modula secondo le specificità territoriali il Piano Nazionale della Prevenzione 2014-2018 (PNP), ai sensi dell’Intesa Stato Regioni n. 156 del 13.11.2014, recepita con DGR n. 2705 del 29.12.2014. Le principali novità introdotte dal Piano Nazionale della Prevenzione sono state l’organizzazione in 10 Macro Obiettivi (MO), con indicatori e standard di risultato da raggiungere e la programmazione di un attento percorso valutativo, come da Intesa Stato Regioni n. 56 del 25.03.2015 (Piano Nazionale per la Prevenzione per gli anni 2014-2018 - Documento per la valutazione). Le diverse progettualità inerenti il PNP e, di conseguenza, il PRP, sono state oggetto di deliberazioni regionali successive, articolate in più provvedimenti e prevedono interventi sui diversi Macrobiettivi (MO) del Piano Nazionale della Prevenzione: con DGR 749 del 14.05.2015 per i MO 1-6, 9 e per parte dei MO 8 e 10 (Allegato A); con DGR 749 del 14.05.2015 per il MO 10 (Allegato B); con Decreto 10 del 29.05.2015 per i MO 7 (Allegato A) e MO 8 (Allegato B). Con DGR 1167 del 08.09.2015, la Regione ha chiesto alle ULSS di provvedere alla redazione di Piani di Prevenzione Aziendali (PPA), adattando la struttura delle attività e modulando gli obiettivi secondo le necessità territoriali. L’architettura di sistema del PRP ha assunto come punti cardine della programmazione il lavoro di rete, il passaggio da progetto a programma, la programmazione per setting, il consolidamento delle attività storiche, le attività innovative e trasversali, le nuove competenze del personale/formazione, l’intersettorialità, l’equitylens ovvero la capacità di leggere le diseguaglianze in salute e di contrastarle, i determinanti ambientali e la salute, il task shifting“ (DGR 749/15 All. A). Di conseguenza, nella redazione del Piano della Prevenzione Aziendale (PPA) dell’ULSS 20 si è cercato di ricondurre le azioni in un quadro unitario, mantenendo contemporaneamente le specificità e le indicazioni metodologiche proprie di ogni linea di attività e valorizzando le attività trasversali che incidono su più obiettivi. Sia nel PNP che nel PRP è chiaramente identificato il ruolo centrale del Dipartimento di Prevenzione, sia come responsabile diretto delle linee di azione previste, che come funzione di coordinamento dei soggetti aziendali ed extraziendali (intersettorialità) coinvolti nel perseguimento degli obiettivi. La redazione del Piano della Prevenzione Aziendale, approvato con delibera del Direttore Generale n. 909 del 18.12.2015, ha pertanto seguito l’itinerario indicato e formalizzato dalla Regione: sono stati individuati i tre coordinatori e gli operatori che hanno partecipato alle attività formative ed ai diversi incontri regionali organizzati; il percorso ha visto diversi livelli di coinvolgimento e si è svolto con il coordinamento generale del Direttore del Dipartimento. Sono stati costituiti un gruppo ristretto per la redazione del Piano e la raccolta delle schede dei singoli programmi ed un gruppo allargato, composto da tutti referenti dei programmi stessi. Le attività specifiche sono state supervisionate, inoltre, dai Direttori delle Unità Operative. Per ogni programma sono state redatte delle apposite schede con le azioni, gli obiettivi “sentinella” – necessari a monitorare l’avanzamento delle attività - e gli obiettivi di salute finali. Tali obiettivi sono stati assegnati dall’Accordo Stato Regioni in base ai dati disponibili e prevedono standard da raggiungere per il miglioramento di tutti gli indicatori di prevenzione e promozione della salute. Per i programmi che prevedevano la sinergia di più Servizi del Dipartimento sono stati fatti incontri mirati in sottogruppi, così come per i programmi che interessavano altri servizi aziendali. Il coinvolgimento degli stakeholders del territorio, previsto dal PRP, è nella maggior parte dei Programmi un elemento storico consolidato: i diversi soggetti istituzionali e non del territorio aziendale, impegnati a diverso titolo nel raggiungimento degli obiettivi del Piano di Prevenzione Aziendale, sono indicati nelle singole schede. 157 REDAZIONE PPA La redazione complessiva del PPA è stata diretta da: Luciano Marchiori, Direttore del Dipartimento di Prevenzione. Con il coordinamento di: Fabrizio Cestaro Coordinatore PPA - Area Sicurezza Alimentare e Veterinaria; Giuseppina Napoletano - Coordinatore PPA - Malattie Trasmissibili – SISP; Leonardo Speri - Coordinatore PPA - Malattie Non Trasmissibili - U.O.S. SPPS. E in collaborazione con: Mara Baldissera Medico Collaboratore SISP; Mara Brunelli Assistente Sanitaria U.O.S. SPPS; Cristiana Pasqualetto Dirigente Medico U.O.C. SISP. La redazione delle schede è stata curata dai seguenti professionisti, referenti dei programmi: Mara Brunelli, Assistente Sanitaria U.O.S. SPPS; Loredana Brunetti, Dirigente Biologo SPISAL Servizio Prevenzione Igiene Sicurezza Ambienti di Lavoro; Giampaolo Brunetto,Dirigente Medico Servizio Dipendenze – Alcologia; Francesca Caumo, Direttore UOSD Breast Unit; Fabrizio Cestaro, Direttore UOC Servizi Veterinari Area A-C; Linda Chioffi, Direttore UOC SIAN Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione; Maria Cristina Chioffi,Responsabile U.O.S. Coordinamento Screening Oncologici; Doriano Dal Cengio, Dirigente Psicologo Servizio Dipendenze- Attività Prevenzione; Katia Dalle Molle, Medico del Lavoro U.O.C. SPISAL; Mario Gobbi, Dirigente Medico U.O.C. SPISAL; Maria Lelli, Dirigente Chimico U.O.C. SPISAL; Ilaria Lucchi, Dirigente Medico U.O.C. SISP; Fiorenzo Minelli, Educatore Professionale Servizio Dipendenze – Attività Tabagismo; Susanna Morgante, Dirigente Medico U.O.S. SPPS Servizio Progetti Promozione Salute; Riccardo Murari, Direttore U.O.C. Servizi Veterinari Area B; Giuseppina Napoletano, Direttore f.f. U.O.C. SISP Servizio Igiene e Sanità Pubblica; Cristiana Pasqualetto, Dirigente Medico U.O.C. SISP; Manuela Peruzzi, Dirigente Medico Responsabile U.O.S. Vigilanza SPISAL; Valeria Rebonato, Biotecnologo U.O.C. Servizio Igiene Alimenti eNutrizione; Leonardo Speri, Dirigente Psicologo Responsabile U.O.S. SPPS; Antonio Zedde, Dirigente Medico Responsabile UOS Medicina Lavoro Promozione Salute; Cristina Zuppini, Ostetrica UOC Famiglia Infanzia Adolescenza. Gli obbiettivi e gli standard del PPA sono riassunti nella tabella 11.1/1. ATTIVITÀ “A FUNZIONE” L’ azienda ULSS 20 inoltre, come da DGR n. 1565 del 26/08/2014, da DGR n. 2705 del 29/12/2014 e dall’Allegato B al Decreto n.10 del 29/05/2015, è impegnata nel coordinamento di più programmi del PPR ed ha la responsabilità delle seguenti competenze “a funzione” per la realizzazione del PRP che si aggiungono ed integrano le attività richieste per l’attuazione del PPA, più precisamente: MuoverSì - Promozione dell’attività motoria nel ciclo di vita, con particolare attenzione all’intervento sui determinanti ambientali e al contrasto delle disuguaglianze; CAPITOLO 11 La pianificazione delle attività di prevenzione 158 Ospedali e Comunità Amici del Bambino OMS/UNICEF – Coordinamento e sviluppo Rete per l’Allattamento Materno; Genitori Più – Coordinamento Promozione Salute Materno-Infantile; Prevenzione degli infortuni sul lavoro - Azione 2 - Prevenzione degli Infortuni in agricoltura; Programma di Riferimento Regionale di Epidemiologia Ambientale. Migliorare la conoscenza del rapporto inquinanti ambientali e salute attraverso lo sviluppo di strumenti interdisciplinari per la valutazione preventiva degli impatti sulla salute e il rafforzamento di relazioni inter istituzionali; Progetto per la sorveglianza e la prevenzione delle patologie legate ai viaggi e all’immigrazione e profilassi per i Viaggiatori Internazionali; La comunicazione nell’ambito delle malattie infettive – sito vaccinarsinveneto; Piano Formativo Regionale a sostegno del calendario vaccinale. Le attività a Funzione, che vengono svolte dall’Azienda ULSS su scala regionale, intersecano le attività locali e sono oggetto di specifici finanziamenti, ma dal momento che poggiano sulle competenze specifiche maturate, coinvolgono in modo significativo gli operatori dei diversi Servizi del Dipartimento. TABELLA 11.1/1 ULSS 20. Piano di Prevenzione Aziendale. Tabella degli indicatori centrali con standard regionali e recepimento standard aziendali (Riferimenti: DGR 749/2015 e Decreto 10 del 29.05.2015 e rispettivi allegati). MACRO 1. Ridurre il carico prevenibile ed evitabile di morbosità, mortalità e disabilità delle malattie non trasmissibili OBIETTIVO CENTRALE NOME INDICATORE DEFINIZIONE OPERATIVA STANDARD BASELINE REGIONALE REGIONALE PREVALENZA DI DONNE CON FIGLI 2. AUMENTARE I BAMBINI IN ALLAT74,4% PREVALENZA DI BAMBINI ALLATTATI AL TRA I 4 E GLI 8 MESI CHE RIFERISCONO TAMENTO MATERNO ESCLUSIVO FINO (G+ SENO TRA I 4 E GLI 8 MESI (1) DI AVER ALLATTATO NELLE ULTIME 24 AL SESTO MESE (180 GIORNI DI VITA) 2012) ORE 2018 ANNO - BASELINE AZIENDALE 76,4% (G+ 2012) STANDARD AZIENDALE 2018 ANNO AUMENTO 3. PROMUOVERE IL POTENZIAMENTO DEI FATTORI DI PROTEZIONE (LIFE SKILL, EMPOWERMENT) E L’ADOZIONE DI COMPORTAMENTI SANI (ALIMENTAZIONE, ATTIVITÀ FISICA, FUMO E ALCOL) NELLA POPOLAZIONE GIOVANILE E ADULTA PROPORZIONE DI ISTITUTI SCOLASTICI DI OGNI ORDINE E GRADO CHE ADERISCONO, SULLA BASE DI UN ACCORPROPORZIONE DI ISTITUTI SCOLASTICI DO STIPULATO TRA REGIONE E UFFICHE ADERISCONO (CON ALMENO L’80% CIO SCOLASTICO REGIONALE, AI DELLE CLASSI) ALLA PROGETTAZIONE PROGRAMMI DI PROMOZIONE DELLA REGIONALE SPECIFICA SALUTE NEL CONTESTO SCOLASTICO CON ALMENO L’80% DELLE CLASSI TARGET 10% DI SCUOLE RISPETTO ALLE QUALI TUTTE LE ULSS DEVONO IMPEGNARSI 4. RIDURRE IL NUMERO DI FUMATORI PREVALENZA DI FUMATORI NELLA POPO- PREVALENZA DI FUMATORI DI ETÀ 18- 23,4% LAZIONE 69 ANNI (PASSI 2013) -10,0% (TARGET: 21%) 25,6% -10% (PASSI 2010-13) (TARGET: 23,0%) PREVALENZA DI PERSONE DI ETÀ 1869 ANNI CHE LAVORANO IN LOCALI CHIUSI E CHE RISPONDONO “SEMPRE” 95,5% O “QUASI SEMPRE” ALLA DOMANDA (PASSI 2013) SUL RISPETTO DEL DIVIETO DI FUMO SUL LUOGO DI LAVORO +2% (TARGET: 97,4%) 94,5% +2% (PASSI 2010-13) (TARGET: 96,3%) PREVALENZA DI PERSONE DI ETÀ 1869 ANNI CON CONSUMO A RISCHIO DI 6. RIDURRE IL CONSUMO DI ALCOL A PREVALENZA DI CONSUMATORI DI ALCOL 23,7% ALCOL (CONSUMO ABITUALE ELEVARISCHIO A RISCHIO (PASSI 2013) TO + CONSUMO BINGE + CONSUMO FUORI PASTO) -15% (TARGET: 20,2%) 16,9% -15% (PASSI 2010-13) (TARGET: 14,4%) +10% (TARGET: 56,3%) 51,6% +10% (PASSI 2010-13) (TARGET: 56,8%) +15 (TARGET: 64,5%) NON DISPONIBILE, SI ASSUME IL BASELINE REGIONALE PREVALENZA DI PERSONE CHE RIFERI5. ESTENDERE LA TUTELA DAL FUMO SCONO CHE NEL PROPRIO AMBIENTE DI PASSIVO LAVORO IL DIVIETO DI FUMO È SEMPRE O QUASI SEMPRE RISPETTATO PREVALENZA DI PERSONE DI ETÀ 1869 ANNI CHE CONSUMANO ABI- 51,2% TUALMENTE 3 O PIÙ PORZIONI DI (PASSI 2013) PREVALENZA DELLE PERSONE CHE CON- FRUTTA E/O VERDURA AL GIORNO 7. AUMENTARE IL CONSUMO DI FRUTSUMANO ALMENO 3 PORZIONI DI FRUTTA E VERDURA TA E/O VERDURA AL GIORNO PREVALENZA DI BAMBINI DI ETÀ 8-9 ANNI CHE CONSUMANO ALMENO 2 56,1% VOLTE AL GIORNO FRUTTA E/O VER- (OKKIO 2014) DURA 10% DI SCUOLE DEL TERRITORIO AZIENDALE 1 Tale indicatore va valutato come proxi; per avere una significatività a livello aziendale si sono dovuti considerare i casi tra i 4 ed 8 mesi compiuti del bambino, quindi non c’è una corrispondenza con il dato inserito nel documento di valutazione del piano regionale, che veniva calcolato sui 6 mesi d’età. Inoltre tale dato è stato standardizzato per età del bambino con la distribuzione della popolazione regionale. 159 CAPITOLO 11 La pianificazione delle attività di prevenzione PREVALENZA DI PERSONE DI ETÀ 18PREVALENZA DI SOGGETTI CHE HANNO 69 ANNI IPERTESE CHE HANNO RICERICEVUTO SUGGERIMENTI DA OPERA81,7% VUTO DA OPERATORI SANITARI IL TORI SANITARI PER LA RIDUZIONE DEL (PASSI 2013) SUGGERIMENTO DI RIDURRE IL CONCONSUMO DI SALE SUMO DI SALE NEL CIBO +5% (TARGET: 85,8%) 89,7% +5% (PASSI 2010-13) (TARGET: 94,2%) PREVALENZA DI SOGGETTI 3 ANNI E PREVALENZA DI SOGGETTI CHE HANNO PIÙ CHE DICHIARANO DI NON PRE27,1% RIDOTTO IL CONSUMO GIORNALIERO DI STARE ATTENZIONE ALLA QUANTITÀ (ISTAT 2013) SALE DI SALE E/O AL CONSUMO DI CIBI SALATI -30% (TARGET: 19%) NON DISPONIBILE, SI ASSUME IL BASELINE REGIONALE PREVALENZA DI PERSONE DI ETÀ 18PREVALENZA DI SOGGETTI 18-69 ANNI 69 ANNI CHE SVOLGONO UN LAVORO 33,5% FISICAMENTE ATTIVI PESANTE E/O ADERISCONO ALLE (PASSI 2013) LINEE GUIDA SULLA ATTIVITÀ FISICA +30% (TARGET: 43,4%) 36,7% +30% (PASSI 2010-13) (TARGET: 47,7%) +4% (TARGET: 90 PUNTI) NON DISPONIBILE, SI ASSUME IL BASELINE REGIONALE 8. RIDURRE IL CONSUMO ECCESSIVO DI SALE PUNTEGGIO PASE CALCOLATO CON 9. AUMENTARE L’ATTIVITÀ FISICA DELLE PROPORZIONE DI ULTRA64ENNI FISICALA RILEVAZIONE PASSI D’ARGENTO 86,4 PERSONE MENTE ATTIVI NELLA POPOLAZIONE OVER 64 ANNI RAPPORTO TRA RICOVERI CON DIA-15% -15% TASSO DI OSPEDALIZZAZIONE PER FRAT- GNOSI PRINCIPALE O SECONDARIA DI 14 PER 1.000 12 PER 1.000 (TARGET:12 PER (TARGET:10 PER TURE (SOGGETTI DI ETÀ>75 ANNI) FRATTURA DEL COLLO DEL FEMORE E ABITANTI ABITANTI 1000 ABITANTI 1000 ABITANTI) POPOLAZIONE RESIDENTE ATTIVAZIONE DEL PROGRAMMA SECONDO LE MODALITÀ INDIVIDUATE DALLO STUDIO DI FATTIBILITÀ E PRESENZA DI INDICATORI DI ESTENSIONE E 10. AUMENTARE L'OFFERTA DI APADESIONE (ENTRO IL 2018) PROCCIO COMPORTAMENTALE O FARMACOLOGICO PER LE PERSONE CON FATTORI DI RISCHIO PER MCNT ADESIONE AL PROGRAMMA ENTRO IL 2018 PREVALENZA DI FUMATORI DI ETÀ PROPORZIONE DI FUMATORI CHE HAN- 18–69 ANNI CHE NEGLI ULTIMI 12 51,7% NO RICEVUTO DA UN OPERATORE SANI- MESI HANNO RICEVUTO DAL MEDICO (PASSI 2013) TARIO IL CONSIGLIO DI SMETTERE O DA UN OPERATORE SANITARIO IL CONSIGLIO DI SMETTERE DI FUMARE +30% (TARGET: 67,2%) 55,4% +30% (PASSI 2010-13) (TARGET: 72,0%) PREVALENZA DI PERSONE DI ETÀ 18– 69 ANNI IN ECCESSO PONDERALE (IMC COMPRESO TRA 25,0 E 29,9 PROPORZIONE DI PERSONE IN ECCESSO KG/M² CALCOLATO DAI VALORI AUPONDERALE CHE HANNO RICEVUTO DA 52,9% TORIFERITI DI PESO E ALTEZZA) CHE UN OPERATORE SANITARIO IL CONSIGLIO (PASSI 2013) NEGLI ULTIMI 12 MESI HANNO RICEDI PERDERE PESO VUTO DAL MEDICO O DA UN OPERATORE SANITARIO IL CONSIGLIO DI PERDERE PESO +30% (TARGET: 68,7%) 47,6% +30% (PASSI 2010-13) (TARGET: 61,8%) PREVALENZA DI PERSONE DI ETÀ 1869 ANNI CON CONSUMO A RISCHIO DI ALCOL CHE NEGLI ULTIMI 12 MESI 6,2% HANNO RICEVUTO DAL MEDICO O DA (PASSI 2013) UN OPERATORE SANITARIO IL CONSIGLIO DI RIDURRE IL CONSUMO DI ALCOL +300% (TARGET: 24,6%) 12,0% +300% (PASSI 2010-13) (TARGET: 48,0%) PREVALENZA DI PERSONE DI ETÀ 18– 69 ANNI CON PATOLOGIA CRONICA CHE NEGLI ULTIMI 12 MESI HANNO 44,0% RICEVUTO DAL MEDICO O DA UN (PASSI 2013) OPERATORE SANITARIO IL CONSIGLIO DI FARE REGOLARE ATTIVITÀ FISICA +30% (TARGET: 57,2%) 47,3% +30% (PASSI 2010-13) (TARGET: 61,4%) 10. AUMENTARE L'OFFERTA DI APPROCCIO COMPORTAMENTALE O PROPORZIONE DI CONSUMATORI DI FARMACOLOGICO PER LE PERSONE ALCOL A RISCHIO CHE HANNO RICEVUTO CON FATTORI DI RISCHIO PER MCNT DA UN OPERATORE SANITARIO IL CONSIGLIO DI RIDURRE IL CONSUMO PROPORZIONE DI PERSONE CON PATOLOGIA CRONICA CHE HANNO RICEVUTO DA UN OPERATORE SANITARIO IL CONSIGLIO DI PRATICARE REGOLARE ATTIVITÀ FISICA 12. AUMENTARE L’ESTENSIONE REALE DEI PROGRAMMI DI SCREENING ALLA POPOLAZIONE TARGET (PER OGNUNO DEI 3 TUMORI OGGETTO DI SCREENING) (2) PROPORZIONE DI REGIONI CHE HANNO ATTIVATO UN PROGRAMMA DI POPOLAZIONE PER L’IDENTIFICAZIONE PRECOCE DEI SOGGETTI IN FASCIA D’ETÀ 45-60 ANNI IN CONDIZIONI DI ESTENSIONE DEL RISCHIO AUMENTATO PER MCNT. IL STANDARD GIÀ PROGRAMMA PROGRAMMA DEVE PREVEDERE LA ATTIVATO IN ENTRO IL 2018 AL RILEVAZIONE DI INDICATORI DI EALCUNE ULSS. 90% DELLE AZIENDE STENSIONE E ADESIONE. CONSIDERAULSS TO CHE IN MOLTE REALTÀ REGIONALI SI TRATTA DI AVVIARE UNA NUOVA LINEA DI ATTIVITÀ, IL PROGRAMMA DOVRÀ ESSERE ALMENO AVVIATO ENTRO IL 2018 PERCENTUALE DI PERSONE CHE RICEVONO L’INVITO A PARTECIPARE AL PROPROPORZIONE DI PERSONE IN ETÀ 89,4% GRAMMA DI SCREENING PER IL TUMORE TARGET INVITATE (ANNO 2012) DELLA CERVICE UTERINA SULLA POPOLAZIONE BERSAGLIO +11,8% 111,3% (TARGET DA RAG- ESTENSIONE GIUNGERE: 100%) CORRETTA MANTENIMENTO (TARGET DA RAGGIUNGERE: 100%) 2 A livello nazionale, l’indicatore proposto come baseline è l’estensione grezza riferito all’anno 2012 (target da raggiungere 100% per tutti e tre i programmi di screening oncologi). Tale indicatore è stato pertanto adottato anche a livello regionale. A livello aziendale, grazie all’utilizzo delle esclusioni prima dell’invito e quindi ad una selezione a monte della popolazione da invitare, viene proposto come baseline il dato dell’estensione corretta riferita all’anno 2012 e come Proposta di Standard aziendale il raggiungimento del 100% dell’estensione corretta. CAPITOLO 11 La pianificazione delle attività di prevenzione 160 PERCENTUALE DI PERSONE CHE RICEVONO L’INVITO A PARTECIPARE AL PROGRAMMA DI SCREENING MAMMOGRAFICO SULLA POPOLAZIONE BERSAGLIO 86,7% (ANNO 2012) +15,3% 82,9% (TARGET DA RAG- ESTENSIONE GIUNGERE: 100%) CORRETTA +20,6% (TARGET DA RAGGIUNGERE: 100%) PERCENTUALE DI PERSONE CHE RICEVONO L’INVITO A PARTECIPARE AL PROGRAMMA DI SCREENING COLORETTALE SULLA POPOLAZIONE BERSAGLIO 73,5% (ANNO 2012) +36% 115,1% (TARGET DA RAG- ESTENSIONE GIUNGERE: 100%) CORRETTA MANTENIMENTO (TARGET DA RAGGIUNGERE: 100%) PERCENTUALE DI PERSONE CHE HANNO ADERITO ALL’INVITO SULLA POPOLAZIONE BERSAGLIO (SCREENING CERVICALE) 53,9% (ANNO 2012) +2% 42,5% ADE+29,5% (TARGET (TARGET DA RAG- SIONE GREZZA DA RAGGIUNGEGIUNGERE:55%) (ANNO 2012) RE: 55%) PERCENTUALE DI PERSONE CHE HANNO ADERITO ALL’INVITO SULLA POPOLAZIO65,8% NE BERSAGLIO (SCREENING MAMMO(ANNO 2012) 13. AUMENTARE I SOGGETTI A RISCHIO GRAFICO) PROPORZIONE DI PERSONE IN ETÀ SOTTOPOSTI A SCREENING ONCOLOGITARGET INVITATI CHE ESEGUONO IL CO (3) TEST DI PRIMO LIVELLO PERCENTUALE DI PERSONE CHE HANNO ADERITO ALL’INVITO SULLA POPOLAZIONE BERSAGLIO (SCREENING COLORETTALE) 15. IDENTIFICARE PRECOCEMENTE I SOGGETTI A RISCHIO EREDO-FAMILIARE PER TUMORE DELLA MAMMELLA ADOZIONE DEI PERCORSI IN TUTTE LE AZIENDE SECONDO PROGRAMMAZIONE REGIONALE (ENTRO IL 2018) 61,9% (ANNO 2012) PROPORZIONE DI REGIONI CHE HANNO ADOTTATO I PERCORSI IN TUTTE LE AZIENDE NON ATTIVO +3,3% 63,6% ADE+6,8% (TARGET (TARGET DA RAG- SIONE GREZZA DA RAGGIUNGEGIUNGERE:68%) (ANNO 2012) RE: 68%) 56,6% ADE+ 17,5% RISPETSIONE STIMATO AD ADESIONE TA FOBT+RS FOBT/RS +1,8% (TARGET DA RAG37,2% ADEGIUNGERE:63%) +69,3% (TARGET SIONE GREZZA DA RAGGIUNGEFOBT RE: 63%) (ANNO 2012) NON ATTIVO ADOZIONE DEL PERCORSO ALL’INTERNO DELL’AZIENDA ULSS STANDARD BASELINE REGIONALE AZIENDALE 2018 STANDARD AZIENDALE 2018 ADOZIONE DEI PERCORSI IN TUTTE LE AZIENDE ULSS MACRO 2. Prevenire le conseguenze dei disturbi neurosensoriali OBIETTIVO CENTRALE NOME INDICATORE DEFINIZIONE OPERATIVA BASELINE REGIONALE 1. EFFETTUARE LO SCREENING AUDIO- PROPORZIONE DI NEONATI SOTTOPO- ATTIVAZIONE DELLO SCREENING LOGICO NEONATALE IN TUTTI I PUNTI STI A SCREENING AUDIOLOGICO NEO- AUDIOLOGICO IN TUTTI I PUNTI NASCI- NASCITA NATALE TA DELL’AZIENDA ULSS ATTIVATO ADESIONE ENTRO IL 2018 2. EFFETTUARE LO SCREENING OFTAL- PROPORZIONE DI NEONATI SOTTOPO- ATTIVAZIONE DELLO SCREENING MOLOGICO NEONATALE IN TUTTI I STI A SCREENING OFTALMOLOGICO OFTALMOLOGICO IN TUTTI I PUNTI PUNTI NASCITA NEONATALE NASCITA DELL’AZIENDA ULSS ATTIVATO ADESIONE ENTRO IL 2018 MACRO 3. Promuovere il benessere mentale nei bambini, adolescenti e giovani OBIETTIVO CENTRALE 1. PROMUOVERE IL POTENZIAMENTO DEI FATTORI DI PROTEZIONE (LIFE SKILL, EMPOWERMENT) E L’ADOZIONE DI COMPORTAMENTI SANI (ALIMENTAZIONE, ATTIVITÀ FISICA, FUMO E ALCOL) NELLA POPOLAZIONE GIOVANILE E ADULTA NOME INDICATORE DEFINIZIONE OPERATIVA PROPORZIONE DI ISTITUTI SCOLASTICI DI OGNI ORDINE E GRADO CHE ADERISCONO, SULLA BASE DI UN ACCORDO PROPORZIONE DI ISTITUTI SCOLASTICI STIPULATO TRA REGIONE E UFFICIO CHE ADERISCONO (CON ALMENO SCOLASTICO REGIONALE, AI PRO- L’80% DELLE CLASSI) ALLA PROGETTAGRAMMI DI PROMOZIONE DELLA ZIONE REGIONALE SPECIFICA SALUTE NEL CONTESTO SCOLASTICO CON ALMENO L’80% DELLE CLASSI TARGET BASELINE REGIONALE STANDARD BASELINE REGIONALE AZIENDALE 2018 STANDARD AZIENDALE 2018 10% DI SCUOLE RISPETTO ALLE QUALI TUTTE LE ULSS DEVONO IMPEGNARSI 10% DI SCUOLE DEL TERRITORIO AZIENDALE 3 A livello nazionale, l’indicatore proposto è la percentuale di aderenti all’invito sulla popolazione bersaglio riferito all’anno 2012 (target da raggiungere 50%). L’indicatore pertanto adottato a livello regionale è quello dell’adesione grezza. A livello aziendale, viene proposto come baseline, il dato dell’adesione grezza riferita all’anno 2012 e come Proposta di Standard aziendale il raggiungimento del 55%, 68% e 63% di adesione grezza, rispettivamente per lo screening cervicale, mammografico e colorettale. 161 CAPITOLO 11 La pianificazione delle attività di prevenzione MACRO 4. Prevenire le dipendenze (sostanze, comportamenti) OBIETTIVO CENTRALE NOME INDICATORE PROPORZIONE DI ISTITUTI SCOLASTICI 1. AUMENTARE LA PERCEZIONE DEL CHE ADERISCONO ALLA PROGETTARISCHIO E L’EMPOWERMENT DEGLI ZIONE REGIONALE SPECIFICA INSERITA INDIVIDUI NEI PROGRAMMI INTEGRATI DI PROMOZIONE DELLA SALUTE BASELINE REGIONALE DEFINIZIONE OPERATIVA PROPORZIONE DI ISTITUTI SCOLASTICI DI OGNI ORDINE E GRADO CHE ADERISCONO, SULLA BASE DI UN ACCORDO STIPULATO TRA REGIONE E UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE, AI PRO- GRAMMI DI PROMOZIONE DELLA SALUTE NEL CONTESTO SCOLASTICO CON ALMENO L’'80% DELLE CLASSI TARGET STANDARD STANDARD BASELINE REGIONALE AZIENDALE AZIENDALE 2018 2018 10% DI SCUOLE RISPETTO ALLE QUALI TUTTE LE ULSS DEVONO IMPEGNARSI 10% DI SCUOLE DEL TERRITORIO AZIENDALE MACRO 5. Prevenire gli incidenti stradali e ridurre la gravità dei loro esiti OBIETTIVO CENTRALE NOME INDICATORE DEFINIZIONE OPERATIVA BASELINE REGIONALE STANDARD STANDARD BASELINE REGIONALE AZIENDALE AZIENDALE 2018 2018 RAPPORTO TRA IL NUMERO DEI MORTI IN INCIDENTE STRADALE E LA POPOLAZIONE RESIDENTE (TASSO PER 61,0 /1 MILIONE -20% 1. RIDURRE IL NUMERO DI DECESSI PER TASSO DI DECESSI PER INCIDENTE NON DISPONIBILE, SI ASSUME IL 1.000.000 DI ABITANTI). SI CONSIDERA AB. (TARGET: 48,8/1 INCIDENTE STRADALE STRADALE BASELINE REGIONALE “DECESSO DA INCIDENTE STRADALE” (ACI ISTAT 2013) MILIONE AB.) UN DECESSO CHE AVVIENE ENTRO 30 GIRONI DALL’INCIDENTE PERCENTUALE RICOVERI PER INCIDEN2. RIDURRE IL NUMERO DI RICOVERI PER TASSO DI RICOVERI PER INCIDENTE TE STRADALE SUL TOTALE DEI RICOVERI INCIDENTE STRADALE STRADALE PER TRAUMATISMI ED AVVELENAMENTI 12% DEI RICOVERI PER TRAUMATI- -10% NON DISPONIBILE, SI ASSUME IL SMO ED AVVELE- (TARGET: 10,8%) BASELINE REGIONALE NAMENTO* PREVALENZA DI PERSONE DI ETÀ 18-69 ANNI CHE VIAGGIANO IN AUTO (IN CITTÀ E FUORI), E CHE, ALLA DOMAN- 37,6% DA SULL’USO DELLE CINTURE DI SICU- (PASSI 2013) REZZA QUANDO STANNO SUI SEDILI POSTERIORI, RISPONDONO: “SEMPRE” PROPORZIONE DI SOGGETTI CHE 3. AUMENTARE I SOGGETTI CON COMUTILIZZANO DISPOSITIVI DI SICUREZZA PREVALENZA DI PERSONE 18-69 ANNI PORTAMENTI CORRETTI ALLA GUIDA PER ADULTI E BAMBINI CHE NEGLI ULTIMI 12 MESI SONO SALITE SU UNO SCOOTER /MOTOCICLETTA /MOTORINO, COME 97,7% GUIDATORE O PASSEGGERO E CHE, (PASSI 2013) ALLA DOMANDA SULL’USO DEL CASCO QUANDO VANNO IN SCOOTER/ MOTOCICLETTA/ MOTORINO, SIA IN CITTÀ SIA FUORI, RISPONDONO “SEMPRE” GUIDA SOTTO EFFETTO DELL'ALCOL (% DI PERSONE CHE DICHIARANO DI AVER GUIDATO UN’AUTO O UNA MOTO, NEGLI ULTIMI 30 GIORNI, ENTRO UN’ORA DALL’AVER BEVUTO 2 O PIÙ UNITÀ DI BEVANDE ALCOLICHE) PREVALENZA DI PERSONE 18-69 ANNI CHE DICHIARANO DI AVER GUIDATO UN’AUTO O UNA MOTO, NEGLI ULTIMI 9,3 % 30 GIORNI, ENTRO UN’ORA DALL’AVER (PASSI 2013) BEVUTO 2 O PIÙ UNITÀ DI BEVANDE ALCOLICHE +50 38,2% (TARGET: 56,4%) (PASSI 2010-13) +50% (TARGET: 49,6%) 95% 96,1% STANDARD GIÀ (PASSI 2010-13) RAGGIUNTO 95% STANDARD GIÀ RAGGIUNTO -30% (TARGET: 6,5%) -30% (TARGET: 4,6%) 6,6% (PASSI 2010-13) MACRO 6. Prevenire gli incidenti domestici OBIETTIVO CENTRALE NOME INDICATORE DEFINIZIONE OPERATIVA BASELINE REGIONALE STANDARD STANDARD BASELINE REGIONALE AZIENDALE AZIENDALE 2018 2018 3.612 RICOVERI PER TRAUMI ED AVVELENAMENTO CON TASSO ANNUALE DI INCIDENZA DEGLI 1. RIDURRE GLI INCIDENTI DOMESTICI E NUMERO DI RICOVERI PER INCIDENTE COMPILAZIONE INCIDENTI DOMESTICI SEGUITI DA DIMINUZIONE DEL TEMPO LIBERO DOMESTICO DELLA CAUSA RICOVERO PER FASCE DI ETÀ E GENERE ESTERNA DEL TRAUMATISMO, PARI AL 7‰ * CAPITOLO 11 La pianificazione delle attività di prevenzione 162 NON DISPONIBILE, SI ASSUME IL BASELINE REGIONALE PUNTEGGIO PASE CALCOLATO CON LA RILEVAZIONE PASSI D’ARGENTO RELAPROPORZIONE DI ULTRA64ENNI FISI- TIVO AL 40% DELLA POPOLAZIONE 2. AUMENTARE IL LIVELLO DI ATTIVITÀ CAMENTE ATTIVI SOPRA IL 40° PER- ITALIANA OVER65 (NEL 2012 È 78. 86,4 FISICA NEGLI ULTRA64ENNI CENTILE L’OBIETTIVO È PORTARE QUESTO PUNTEGGIO - CHE COMPRENDE IL 40% DELLA POPOLAZIONE OVER65 - A 90) +4% (TARGET: PUNTI) PREVALENZA DI PERSONE DI ETÀ 18-69 ANNI CHE DICHIARANO DI AVER RICEVUTO, NEI 12 MESI PRECEDENTI 16,8% L’INTERVISTA, INFORMAZIONI DA (PASSI 2013) OPERATORI SANITARI SU COME PRE4. MIGLIORARE LA CONOSCENZA DEL PROPORZIONE DI PERSONE CHE HANVENIRE GLI INFORTUNI DOMESTICI. FENOMENO E DELLE AZIONI DI PREVEN- NO RICEVUTO INFORMAZIONI DAGLI ZIONE DA PARTE DEGLI OPERATORI OPERATORI SANITARI (PASSI - PASSI SANITARI, MMG E PLS D’ARGENTO ENTRO 5 ANNI) PREVALENZA DI PERSONE ULTRA 90 NON DISPONIBILE, SI ASSUME IL BASELINE REGIONALE +100% 18,3% (TARGET: 33,6%) (PASSI 2010-13) 64ENNI CHE DICHIARANO DI AVER 10% +100% RICEVUTO, NEI 12 MESI PRECEDENTI (PASSI D’ARGENTO (TARGET: 20%) L’INTERVISTA, INFORMAZIONI SU 2012/2013) COME EVITARE LE CADUTE IN CASA +100% (TARGET: 36,5%) NON DISPONIBILE, SI ASSUME IL BASELINE REGIONALE MACRO 7. Prevenire infortuni e malattie professionali OBIETTIVO CENTRALE NOME INDICATORE BASELINE REGIONALE DEFINIZIONE OPERATIVA EMERSIONE DEL FENOMENO TECNOPATICO MISURATA MEDIANTE L’INCREMENTO DELLE SEGNALAZIONI E DELLE DENUNCE DELLE MALATTIE INCREMENTARE LA COLLABORAZIONE LAVORO CORRELATE PER COMPARTI, O TRA OPERATORI SANITARI PER FAVORI- PER I RISCHI, OGGETTO DI INTERVENTO INCREMENTO RELATIVO DELLE SEGNARE L’EMERSIONE E IL RICONOSCIMENTO CON PARTICOLARE RIFERIMENTO A: LAZIONI DI MALATTIE PROFESSIONALI DELLE MP - COMPARTO AGRICOLO FORESTALE - COMPARTO DELLE COSTRUZIONI - RISCHIO CANCEROGENO E CHIMICO - RISCHI PER APPARATO MUSCOLO SCHELETRICO NUMERO DELLE SEGNALAZIONI/ DENUNCE DI MALATTIE PROFESSIO- +10% NALI: N. 1.971 (ANNO 2013) SOSTENERE IL RUOLO DI RLS/RLST E ADOZIONE DI PROGRAMMAZIONE IN DELLA BILATERALITÀ SENO AI COMITATI REGIONALI DI COORDINAMENTO EX ART 7 DLGS PROMUOVERE/FAVORIRE L’ADOZIONE 81/08 DI AZIONI DI PROMOZIONE PER: DA PARTE DELLE IMPRESE DI BUONE - IL SOSTEGNO AL RUOLO DI RLS/RLST E PROGRAMMAZIONE DI AZIONI DI 0 PRASSI E PERCORSI DI RESPONSABILITÀ DELLA BILATERALITÀ PROMOZIONE SOCIALE - LA PROMOZIONE DELLA RESPONSABILITÀ SOCIALE D’IMPRESA PROMUOVERE/FAVORIRE PROGRAMMI - LA PREVENZIONE DEI RISCHI DA DI MIGLIORAMENTO DEL BENESSERE INCONGRUENZE ORGANIZZATIVE ORGANIZZATIVO NELLE AZIENDE PROPORZIONE DI ISTITUTI SCOLASTICI COINVOLGERE L’ISTITUZIONE SCOLASTICHE ADERISCONO ALLA PROGETTACA NELLO SVILUPPO DELLE COMPETENZIONE REGIONALE SPECIFICA INSERITA ZE IN MATERIA DI SSL NEI FUTURI LAVONEI PROGRAMMI INTEGRATI DI PRORATORI MOZIONE DELLA SALUTE PROMUOVERE IL COORDINAMENTO DELL’ATTIVITÀ DI VIGILANZA E L’APPROCCIO DI TIPO PROATTIVO DEI SERVIZI PUBBLICI ATTRAVERSO L’ADOZIONE DI PIANI INTEGRATI DI PREVENZIONE DEGLI INFORTUNI RIDUZIONE DEI TASSI DI FREQUENZA INFORTUNISTICA CON PARTICOLARE RIGUARDO AGLI INFORTUNI GRAVI E MORTALI PER COMPARTI O PER I RISCHI OGGETTO DI INTERVENTO, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO A: COMPARTO AGRICOLTURA - COMPARTO EDILIZIA PROPORZIONE DI ISTITUTI SCOLASTICI DI OGNI ORDINE E GRADO CHE ADERISCONO, SULLA BASE DI UN ACCORDO STIPULATO TRA REGIONE E UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE, AI PRO0 GRAMMI DI PROMOZIONE DELLA SALUTE E DI SVILUPPO DELLE COMPETENZE IN MATERIA DI SSL NEL CONTESTO SCOLASTICO, CON ALMENO L’80% DELLE CLASSI TARGET RIDUZIONE RELATIVA DELL'INDICE DI FREQUENZA TOTALE DEGLI INFORTUNI CON PROGNOSI MAGGIORE DI 40 GG O CON POSTUMI PERMANENTI SUPERIORI AL 5% INAIL, O MORTALI 163 STANDARD STANDARD BASELINE REGIONALE AZIENDALE AZIENDALE 2018 2018 129 (ANNO 2013) + 10% SVILUPPO DI ATTI DI PRO1 PROGETTO GRAMMAZIONE REGIONALE 3 PROGETTI ADESIONE, SULLA BASE DI UN ACCORDO STIPULATO TRA REGIONE E UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE, AI PROGRAMMI DI PROMOZIONE 0 DELLA SALUTE E DI SVILUPPO DELLE COMPETENZE IN MATERIA DI SSL NEL CONTESTO SCOLASTICO, CON ALMENO L’80% DELLE CLASSI TARGET 20% IF: 5,5/1000 ADDETTI PER TUTTI I SETTORI ATECO -10% IF: 9,17/1000 ADDETTI IN EDILIZIA (ANNO 2013) IF: 4,77/1000 ADDETTI PER TUTTI I SETTORI ATECO -10% IF: 10/1000 ADDETTI IN EDILIZIA CAPITOLO 11 La pianificazione delle attività di prevenzione MACRO 8. Ridurre le esposizioni ambientali potenzialmente dannose per la salute OBIETTIVO CENTRALE REALIZZARE ATTIVITÀ DI SUPPORTO ALLE POLITICHE AMBIENTALI DI MIGLIORAMENTO QUALITÀ ARIA, ACQUA, SUOLO SECONDO IL MODELLO DELLA “SALUTE IN TUTTE LE POLITICHE” NOME INDICATORE DEFINIZIONE OPERATIVA BASELINE REGIONALE STANDARD STANDARD BASELINE REGIONALE AZIENDALE AZIENDALE 2018 2018 RETE REGIONADISPONIBILITÀ DI RAPPORTI DI ATTIVILE INTEGRATA EVIDENZA DOCUMENTATA DI ESISTEN- PLURALITÀ DI TÀ DELLE RETI DI REFERENTI IN AMBITO DOCUMENTI ZA DI UNA RETE E DELLA RELATIVA TAVOLI DI LAVORO COME DA STANDARD REGIONALE SANITARIO PER LA TEMATICA AMBIENCHE EVIDENATTIVITÀ SETTORIALE TE E SALUTE ZIANO LA RETE REGIONALE ATTI DI INDIRIZZO REGIONALI PER LA SVILUPPARE MODELLI, RELAZIONI INTERGESTIONE DI PROBLEMATICHE (ACISTITUZIONALI PER LA VALUTAZIONE PRODUZIONE DI ATTI DI INDIRIZZO ATTO DI INDIRIZZO CERTATE O PRESUNTE) SANITARIE DEGLI IMPATTI SULLA SALUTE DEI FATREGIONALI REGIONALE ATTRIBUIBILI ALL’INQUINAMENTO TORI INQUINANTI AMBIENTALE ATTO DI INDIRIZZO REGIONALE ATTUATO A COME DA STANDARD REGIONALE LIVELLO PROVINCIALE MACRO 9. Ridurre la frequenza di infezioni/malattie infettive prioritarie OBIETTIVO CENTRALE NOME INDICATORE DEFINIZIONE OPERATIVA BASELINE REGIONALE PROPOSTA STANDARD BASELINE STANDARD REGIONALE AZIENDALE AZ.LE 2018 2018 TASSO DI INDAGINE DI LABORATORIO: RAPPORTO PERCENTUALE TRA NUMERO DI CASI SOSPETTI DI MORBILLO O ROSOLIA TESTATI IN UN LABORATORIO DI RIFERIMENTO QUALIFICATO E NUMERO DI CASI SOSPETTI DI MORBILLO E ROSOLIA. DEVE ESSERE ESCLUSO DAL DENOMINATORE PROPORZIONE DI CASI DI MORBILLO QUALUNQUE CASO SOSPETTO CHE NON ABBIA ANALISI DI LABORATORIO E CHE SIA ROSOLIA NOTIFICATI PER I QUALI È A) CONFERMATO DA COLLEGAMENTO 80% STATO SVOLTO L’ACCERTAMENTO DI EPIDEMIOLOGICO OPPURE 2. IDENTIFICARE TEMPESTIVAMENTE I LABORATORIO B) SCARTATO COME NON CASO DI MORCASI E I RISCHI INFETTIVI, ANCHE MEBILLO/ROSOLIA A CAUSA DI UN COLLEGADIANTE SISTEMI DI ALLERTA PRECOCE MENTO EPIDEMIOLOGICO AD: • UN CASO DI ALTRA MALATTIA INFETTIVA CONFERMATO IN LABORATORIO OPPURE • UN CASO DI MORBILLO/ROSOLIA NEGATIVO A IGM 90% PERCENTUALE DI NOTIFICHE INVIATE DA ASL A REGIONE/PA ATTRAVERSO IL 3. INFORMATIZZARE I SISTEMI DI SOR- PROPORZIONE DI NOTIFICHE INSERITE SISTEMA INFORMATIVO REGIONALE VEGLIANZA PER LE MALATTIE INFETTIVE, NEL SISTEMA INFORMATIVO PER LE SUL TOTALE DI NOTIFICHE PERVENUTE IN MODO INTEROPERABILE MALATTIE INFETTIVE ALL'ASSESSORATO ALLA SANITÀ DELLA REGIONE 95% 1. AUMENTARE LA FREQUENZA DI IDENTIFICAZIONE E CARATTERIZZAZIONE DELL’AGENTE PATOGENO PER LE MALATTIE PRIORITARIE 4. AUMENTARE LA SEGNALAZIONE DELLE MALATTIE INFETTIVE DA PARTE DEGLI OPERATORI SANITARI (MEDICI DI FAMIGLIA, MEDICI OSPEDALIERI, LABORATORISTI) STESSI STANDARD REGIONALI 95% PROPORZIONE DI CASI DI MALATTIA BATTERICA INVASIVA NOTIFICATI PER I QUALI È STATO SVOLTO L’ACCERTAMENTO DI LABORATORIO E PER I QUALI ESISTA UNA DIAGNOSI ETIOLOGICA PROPORZIONE DI CASI DI MALATTIE INVASIVE DA MENINGOCOCCO E PNEUMOCOCCO, NOTIFICATI AL SISTEMA MIB RISPETTO ALLE SDO +50% COME STANDARD REGIONALE PROPORZIONE DEI CASI DI TBC POLMONARE E INFEZIONE TUBERCOLARE LATENTE CHE SONO STATI PERSI AL FOLLOW-UP PROPORZIONE DI CASI DI TUBERCOLOSI POLMONARE BACILLIFERA PERSI AL FOLLOW UP SUL NUMERO TOTALE DI 8% CASI DI TUBERCOLOSI POLMONARE BACILLIFERA NOTIFICATI NELL'ANNO (DA RILEVARE OGNI 2 ANNI) 6% COME STANDARD REGIONALE PROPORZIONE DI NUOVE DIAGNOSI DI HIV LATE PRESENTER (CD4<350/ÌL INDIPENDENTEMENTE DAL NUMERO DI CD4)/ SOGGETTI CON NUOVA DIAGNOSI DI HIV RAPPORTO PERCENTUALE TRA NUMERO DI NUOVE DIAGNOSI DI HIV CON UN NUMERO DI LINFOCITI CD4 MINORE DI 350 CELL/µL E NUMERO DI SOGGETTI CON NUOVA DIAGNOSI DI HIV.I LATE PRESENTER (LP) SONO QUEI PAZIENTI CHE AL MOMENTO DELLA 49,7% PRIMA DIAGNOSI DI SIEROPOSITIVITÀ HANNO UN NUMERO DI LINFOCITI CD4 MINORE DI 350 CELL/µL O HANNO UNA PATOLOGIA INDICATIVA DI AIDS INDIPENDENTEMENTE DAL NUMERO DI CD4 40% NON APPLICABILE 5. RIDURRE I RISCHI DI TRASMISSIONE DA MALATTIE INFETTIVE CRONICHE O DI LUNGA DURATA (TBC, HIV) 6. COMPLETARE L’INFORMATIZZAZIONE DELLE ANAGRAFI VACCINALI INTEROPEPROPORZIONE DELLA POPOLAZIONE RABILI A LIVELLO REGIONALE E NAZIOREGIONALE COPERTA DA ANAGRAFE NALE TRA DI LORO E CON ALTRE BASI DI VACCINALE INFORMATIZZATA DATI (MALATTIE INFETTIVE, EVENTI AVVERSI, RESIDENTE/ASSISTITI) CAPITOLO 11 La pianificazione delle attività di prevenzione PERCENTUALE DI REGIONI CHE HANNO REALIZZATO L'ANAGRAFE VACCINALE OBIETTIVO REGIONALE UNICA INFORMATIZZATA RAGGIUNTO (RIF. PNV 2005-2007 E PNPV 20102012, PNEMORC 2003 E 2010-2015) 164 GIÀ - ATTIVARE E REALIZZARE L’ANAGRAFE VACCINALE SE NON PRESENTE DEFINIZIONE PASSI: COPERTURA VACCINALE PER LA VACCINAZIONE ANTINFLUENZALE IN PERSONE DI 18-64 ANNI AFFETTE DA ALMENO UNA MALATTIA COPERTURA VACCINALE IN SPECIFICI CRONICA (ICTUS, INFARTO, ALTRE 21,8% GRUPPI A RISCHIO PER PATOLOGIMALATTIE CARDIOVASCOLARI, DIABE- (PASSI 2010-13) A/STATUS TE, INSUFFICIENZA RENALE, MALATTIE 7. AUMENTARE LA COPERTURA VACCIRESPIRATORIE E ASMA BRONCHIALE, NALE E L’ADESIONE CONSAPEVOLE TUMORI, MALATTIE CRONICHE DEL NELLA POPOLAZIONE GENERALE E IN FEGATO) SPECIFICI GRUPPI A RISCHIO (OPERATORI SANITARI, ADOLESCENTI, DONNE IN ETÀ FERTILE, POPOLAZIONI DIFFICILI DA V. TAB.1 – ALL. N. 1 RAGGIUNGERE, MIGRANTI, GRUPPI A DELIBERA N. 909 RISCHIO PER PATOLOGIE) DEL 18/12/2015 COPERTURE VACCINALI PER LE VACCI- TUTTI GLI INDICATORI DI COPERTURA (COPERTURE VACNAZIONI PREVISTE DAL PNPV E TASSO PREVISTI DAL PNPV E RELATIVI BASELICINALI AGGIUSTATE DI RIFIUTI NE E STANDARD AL 31/12/2014; FONTE: REGIONE VENETO). PROPORZIONE DI STRUTTURE OSPEDALIERE, APPARTENENTI AD AZIENDE SANITARIE E AZIENDE OSPEDALIERE, 10. MIGLIORARE LA QUALITÀ DELLA PROPORZIONE DI AZIENDE SANITARIE ADERENTI ALLA CIRCOLARE “SORVESORVEGLIANZA DELLE INFEZIONI INVAIN CUI È STATA ATTIVATA LA SORVE- GLIANZA E CONTROLLO DELLE INFE- SIVE DA ENTEROBATTERI PRODUTTORI GLIANZA DELLE CPE ZIONI DA BATTERI PRODUTTORI DI DI CARBAPENEMASI (CPE) CARBAPENEMASI (CPE)” DEL 26/02/2013, SUL TOTALE DELLE STRUTTURE OSPEDALIERE +100% 31,2% (TARGET: 43,6%) (PASSI 2010-13) RAGGIUNGIMENTO DEGLI STANDARD PREVISTI DAL PIANO NAZIONALE DI PREVENZIONE VIGENTE V. TAB.1 – ALL. N. 1 DELIBERA N. 909 DEL 18/12/2015 (COPERTURE VACCINALI AGGIUSTATE AL 31/12/2014; FONTE: REGIONE VENETO). TUTTE LE AZIENDE ULSS ED OSPEDALIERE INVIANO I DATI +100% (TARGET: 62,4%) RAGGIUNGIMENTO DEGLI STANDARD PREVISTI DAL PIANO NAZIONALE DI PREVENZIONE VIGENTE INVIO DEI DATI MACRO 10. Rafforzare le attività di prevenzione in sicurezza alimentare e sanità pubblica veterinaria per alcuni aspetti di attuazione del Piano Nazionale Integrato dei Controlli OBIETTIVO CENTRALE NOME INDICATORE ADOTTARE PIANI DI CONTROLLO/MONITORAGGIO INTEGRATI PER LA GESTIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO, CHIMICO E FISICO (AMBIENTALE E TECADOZIONE DI PROTOCOLLI NOLOGICO) NELLE MATRICI ALIMENTARI L’INTERVENTO INTEGRATO E NEGLI ALIMENTI PER ANIMALI, NELL’OTTICA DELL’INTEGRAZIONE TRA SANITÀ PUBBLICA, AMBIENTE E AGRICOLTURA COMPLETARE I SISTEMI ANAGRAFICI DEFINIZIONE OPERATIVA ADOZIONE DI MISURE SI COORDINAMENTO E COOPERAZIONE TRA LA REGIONE E LE ALTRE AMMINISTRAPER ZIONI CHE EFFETTUANO CONTROLLI SULLA FILIERA ALIMENTARE AL FINE DI ASSICURARE L’EFFICACE COORDINAMENTO DI CUI ALL’ART. 4, PARAGRAFO 3 DEL REGOLAMENTO 882/2004 INSERIMENTO NEL SISTEMA INFORMATIVO NAZIONALE PER LA GESTIONE DELLE ANAGRAFICHE DEGLI OSM (PIATTAFORMA SINVSA) DI TUTTI I NUOVI OPERATORI DEL SETTORE DEI IMPLEMENTAZIONE DELL’ANAGRAFE MANGIMI (OSM) REGISTRATI O RICODEGLI OPERATORI DEL SETTORE DEI NOSCIUTI A PARTIRE DAL 2015 E TRAMANGIMI SFERIMENTO DELLE ANAGRAFICHE PREESISTENTI IN POSSESSO DELLE REGIONI E P.A. SECONDO LE TEMPISTICHE E LE MODALITÀ DETTATE DAL PIANO NAZIONALE ALIMENTAZIONE ANIMALE 2015-17 […] LE MALATTIE DA SOTTOPORRE A SORVEGLIANZA SONO: AFTA EPIZOOPREVENIRE LE MALATTIE INFETTIVE E ATTUAZIONE DI PIANI DI SORVEGLIAN- TICA, PESTE SUINA CLASSICA, PESTE DIFFUSIVE DI INTERESSE VETERINARIO ZA IN POPOLAZIONI DI ANIMALI SEL- SUINA AFRICANA, RABBIA, INFLUENZA TRASMISSIBILI TRAMITE VETTORI ANIVATICI AVIARIA, WEST NILE DISEASE, PSEUMALI DOPESTE AVIARE, BRUCELLOSI, TUBERCOLOSI PREVENIRE IL RANDAGISMO, COMPRESE MISURE CHE INCENTIVINO LE ISCRIZIONI IN ANAGRAFE DEGLI ANIMALI D’AFFEZIONE, ED I RELATIVI CONTROLLI, SUI CANILI E RIFUGI BASELINE REGIONALE UN DOCUMENTO CHE RACCHIUDE I CONTROLLI SULLE 1 DOCUMENTO MATRICI ALIMENTARI E SUI MANGIMI PRIC CONTRIBUTO AZIENDALE AL DOCUMENTO REGIONALE STANDARD AZIENDALE 2018 CONTRIBUTO AZIENDALE AL DOCUMENTO REGIONALE TRASMISSIONE AL MINISTERO DELLA SALUTE DELL’ELENCO DEGLI OPERATORI REGISTRATI/ RICONOSCIUTI DEL SETTORE DEI MANGIMI: 1 TRASMISSIONE AL MINISTERO DELLA SALUTE DELL’ AGGIORNAMENTO DELL’ELENCO DEGLI OPERATORI REGISTRATI/ RICONOSCIUTI DEL SETTORE DEI MANGIMI: 1 A) PIANO DI SORVEGLIANZA DELL’INFLUENZA AVIARIA E DELLA WEST NILE DISEASE IN POPOLAZIONI DI ANIMALI SELVATICI: 1; B) PIANO DI SORVEGLIANZA DELLA TUBERCOLOSI E BRUCELLOSI IN POPOLAZIONI DI ANIMALI SELVATICI: 0 PIANO DI SORVEGLIANZA PER L’INFLUENZA AVIARIA, PER LA WEST NILE ATTUAZIONE ATTUAZIONE DISEASE E PER DEL PIANO DI DEL PIANO DI LA TUBERCOLOSORVEGLIANZA SORVEGLIANZA SI E BRUCELLOSI IN POPOLAZIONI DI ANIMALI SELVATICI […] LA PERCENTUALE DI CANI VAGANTI CATTURATI GIÀ MICROCHIPPATI – PROPORZIONE DI CANI IDENTIFICATI E PERTANTO RESTITUIBILI AI PROPRIEISCRITTI ALL’ANAGRAFE REGIONALE, TARI- SUL TOTALE DEI CATTURATI È UN 60% RESTITUITI AL PROPRIETARIO, RISPETINDICATORE CHE MISURA IL GRADO DI TO AL N. DI CANI CATTURATI DIFFUSIONE DELLO STRUMENTO “ANAGRAFE” SUL TERRITORIO […] 165 STANDARD BASELINE REGIONALE AZIENDALE 2018 MANTENIMENTO TRASMISSIONE TRASMISSIONE ALLA REGIONE ALLA REGIONE DELL’ AGGIORDEI DATI RICHIENAMENTO DEI STI DATI COME STANDARD REGIONALE CAPITOLO 11 La pianificazione delle attività di prevenzione Un ringraziamento a tutte le persone che hanno contribuito alla redazione di questo testo, in particolar modo ai Responsabili di Uffici e Strutture e a tutte le persone che ogni giorno lavorano nel Dipartimento di Prevenzione. A cura di: Luciano Marchiori, Sara Ferrari, Ilaria Lucchi, Mariasole Migliorini, Cristiana Pasqualetto, Anna Sannino, Giorgia Spezzapria, Andrea Comin, Massimo Valsecchi.