Lega Navale Italiana, Sezione di Trieste Breve Corso - LNI
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Lega Navale Italiana, Sezione di Trieste Breve Corso di Navigazione Astronomica, a cura di G. Baici e F. Tommasini Questi appunti riassumono gli argomenti trattati negli incontri tenuti nel Settembre 2009 presso la sezione di Trieste della LNI. Crediamo utile metterli a disposizione di tutti gli interessati. 1. Retta d’altezza di Saint-Hilaire. La determinazione del punto nave astronomico è basata sul metodo illustrato nelle figure seguenti. Come mostrato in figura 1, la semiretta che va dal centro della Terra a un astro incontra la sfera terrestre nel punto subastrale e forma con la verticale del punto nave l’angolo Cv. Quest’angolo, detto distanza zenitale vera, è uguale alla distanza angolare del punto nave dal punto subastrale. In altre parole: Cv, espresso in primi d’arco, è la distanza in miglia della nave dal punto subastrale. Ad esempio, quando a bordo misuriamo Cv=50° 12.3’, la nave dista 3012.3 miglia dal punto subastrale. Ora, consideriamo un punto della zona di mare dove può trovarsi la nave, diciamo il punto stimato, e calcoliamo l’azimut stimato Azs e la distanza zenitale stimata Cs dell’astro per un osservatore che si trovi in tale punto nell’istante in cui noi misuriamo Cv. Ad esempio pensiamo che Azs=225° e che Cs=50°25.7’=3025.7 miglia. Se avessimo un grandissimo mappamondo, ad esempio con scala 1cm=1miglio, e un compasso grande quanto basta, potremmo procedere come mostrato qualitativamente in figura 2. Sul mappamondo tracciamo il circolo massimo che parte dal punto stimato con rotta iniziale Azs e, su tale circolo massimo, riportiamo il punto subastrale a distanza Cs dal punto stimato. Poi, centriamo nel punto subastrale e tracciamo un arco di circolo minore di raggio Cv. Questo è il luogo di posizione della nave e prende il nome di cerchio d’altezza. In teoria, la nave può trovarsi in qualunque punto del cerchio d’altezza, ma in realtà non disterà molto dal punto determinativo D, che si trova a distanza Cs-Cv dal punto stimato nel verso dell’azimut stimato. Nella zona di mare dove può essere la nave, il cerchio d’altezza può essere sostituito da un segmento rettilineo perpendicolare all’azimut nel punto D. Questo segmento prende il nome di retta d’altezza. In pratica, per tracciare la retta d’altezza, procediamo come mostrato in figura 3, disegnata pensando che i valori numerici di Cv, Cs e Azs siano quelli riportati negli esempi dati sopra. Su carta quadrettata con scala 1 quadretto=1 miglio, tracciamo il punto stimato, la direzione del nord e l’azimut stimato. Poi, riportiamo il punto D sull’azimut stimato, a distanza Cs-Cv=+13.4 miglia dal punto stimato. Infine tracciamo la retta d’altezza, avendo cura che sia perpendicolare all’azimut nel punto D, e disegniamo ai suoi estremi due frecce rivolte verso il punto subastrale. Nell’esempio, Cs-Cv è positivo e il punto D è spostato dal punto stimato nel verso del punto subastrale. Invece, quando Cs-Cv è negativo, il punto D è spostato dal punto stimato in verso opposto a quello del punto subastrale. In figura 1 abbiamo tracciato anche l’orizzonte astronomico e abbiamo indicato con hv l’altezza astronomica vera. L’orizzonte astronomico è il piano perpendicolare alla verticale, passante per 1 il centro della Terra, l’altezza astronomica è l’angolo formato con l’orizzonte astronomico dalla semiretta che va dal centro della Terra all’astro. Dalla figura si vede che valgono le relazioni: Cv=90°-hv , Cs=90°-hs , Cs-Cv=hv-hs=∆h Sottolineiamo che il punto determinativo è spostato dal punto stimato nel verso dell’azimut quando ∆h è positivo, in verso opposto altrimenti. Il metodo esposto, proposto nel 1875 dal comandante Marcq de Blond de Saint-Hilaire (poi ammiraglio), ha soppiantato i metodi usati in precedenza ed è alla base della moderna navigazione astronomica. Per usarlo, dobbiamo imparare a misurare hv e a calcolare Azs e hs. Un tempo, il calcolo di Azs e hs era molto laborioso, richiedeva l’uso delle Effemeridi nautiche, della trigonometria sferica e delle tavole dei logaritmi, oggi un modesto calcolatore, dotato del programma Stellarium, fornisce Azs e hs di qualunque astro instante per istante. Lo vedremo più avanti, per ora concentriamo l’attenzione sul sestante, sulle tecniche di misura e sulle correzioni necessarie per passare dall’angolo misurato con il sestante all’altezza astronomica hv. 2. Il sestante. Le parti principali del sestante sono mostrate in figura 4: 1 telaio 2 lembo graduato 3 alidada 4 specchio mobile 5 specchio fisso semiargentato 6 visore (o cannocchiale) 7 leva di sblocco dell’alidada 8 tamburo micrometrico 9 filtri per lo specchio fisso 10 filtri per lo specchio mobile Cautele. Per estrarre il sestante dalla custodia e per passarlo da una mano all’altra, agire sul telaio e sul manico, senza toccare gli specchi, l’alidada e il visore. Ricordare sempre di inserire i filtri quando si punta il Sole. Principio di funzionamento. Nelle condizioni di misura descritte in figura 5, i raggi provenienti da un astro sono riflessi dallo specchio mobile sulla parte riflettente dello specchio fisso e da questo nel visore. Nel visore entrano anche i raggi provenienti dall’orizzonte marino dopo aver attraversato la parte trasparente dello specchio fisso. L’angolo formato dai raggi diretto e riflesso si legge sul lembo graduato (gradi) e sul tamburo micrometrico. Questo è graduato in primi e ha un nonio che aiuta a interpolare con sensibilità di due decimi di primo. Si noti che l’angolo letto è il doppio di quello di cui è ruotata l’alidada partendo dalla posizione di parallelismo dei due specchi, quindi un sestante con lembo ampio 65° può misurare angoli fino a 130°. Per calibrare il sestante è necessario procedere con i seguenti passi, nell’ordine indicato. a. Rettifica dello specchio mobile. Portare l’alidada su 50° circa, impugnare il sestante a rovescio e porre l’occhio a una ventina di centimetri dallo specchio mobile. Se la parte di lembo vista direttamente appare continua alla parte riflessa, lo specchio è perpendicolare al piano del lembo, come deve, altrimenti bisogna agire con delicatezza sulla vite di regolazione dello specchio mobile. b. Rettifica dello specchio fisso. Portare l’alidada sullo zero e puntare un oggetto verticale, lontano almeno un miglio, ad esempio un’asta, l’albero di una barca o lo spigolo di un edificio. Poi ruotare il tamburo e portare le due immagini alla stessa altezza. Se le due immagini coincidono, anche questo specchio è perpendicolare al piano del lembo, altrimenti bisogna agire con delicatezza sulla vite di regolazione posta vicino al telaio. c. Misura della correzione d’indice. Quando le immagini diretta e riflessa di un oggetto remoto coincidono, i due specchi sono paralleli e il sestante dovrebbe segnare zero. Se segna un angolo molto diverso da zero, bisogna agire sulla vite di regolazione dello 2 specchio fisso posta lontana dal telaio, ma senza pretendere la perfezione: l’errore residuo deve comunque essere misurato. A tal fine si collimano le due immagini dell'orizzonte marino o di una stella, avendo cura di ruotare il tamburo nel verso dei numeri crescenti. Se si sorpassa la collimazione perfetta, bisogna tornare indietro una decina di primi e iniziare da capo. Quando la collimazione è perfetta, si legge sul tamburo l’errore d’indice. La correzione d’indice è l’errore d’indice cambiato di segno; ad esempio, se leggiamo 3.8’, anziché 0, la correzione d’indice è -3.8’, se leggiamo 57.4’, la correzione d’indice è +2.6’. 3. Misura dell’altezza strumentale di un astro. Il primo passo per ottenere l’altezza hv di un astro consiste nel misurarne l’altezza sull’orizzonte marino, detta altezza strumentale. Sarà poi necessario apportare alcune correzioni all’altezza strumentale per ottenere hv. Considereremo le correzioni nel prossimo paragrafo, qui concentriamo l’attenzione sull’altezza strumentale hstrum. Per misurarla possiamo procedere in uno dei modi seguenti. a) Portando l’astro sull’orizzonte. Si dispone il sestante intorno allo zero e si punta l’astro, avendo cura di inserire filtri sui due percorsi quando si punta il Sole. Poi, agendo sulla leva di sblocco, si libera l’alidada tenendola ferma, in modo da non perdere l’immagine riflessa, e si ruota il telaio fino a quando si vede l’orizzonte attraverso la parte trasparente dello specchio fisso (quando si osserva il Sole, durante la discesa del telaio bisogna togliere i filtri dello specchio fisso). Quando l’immagine dell’astro è ancora ben sopra l’orizzonte, si rilascia la leva di sblocco dell’alidada e si procede alla collimazione fine basculando il telaio intorno all’asse del visore e ruotando il tamburo sino a ottenere la situazione mostrata in figura 6; basculando il telaio facciamo descrivere all’immagine dell’astro un archetto di circonferenza, ruotando il tamburo portiamo l’astro a lambire l’orizzonte. Ciò assicura che l’angolo misurato è contenuto nel piano verticale passante per l’astro, come deve. Al fine di ridurre gli errori accidentali, il verso di rotazione del tamburo durante la collimazione fine deve essere quello usato nella misura della correzione d’indice. Quando la collimazione è perfetta, si da' lo stop a un assistente che legge il tempo su un orologio molto accurato. Si tenga ben presente che i punti subastrali corrono sui paralleli da est verso ovest spostandosi di un primo in longitudine ogni quattro secondi, quindi un errore di un secondo sul tempo di misura si traduce in un errore di un quarto di primo sulla longitudine del punto subastrale (l’errore ha effetto massimo per astri a Est o a Ovest, e ha effetto nullo per astri a Nord o a Sud). b) Predisponendo il sestante. Si calcolano preliminarmente l’altezza stimata e l’azimuth stimato dell’astro d'interesse al tempo previsto per la misura. Poi si dispone il sestante sull’altezza stimata e si punta l’orizzonte nel verso dell’azimuth stimato, eventualmente un po’ a dritta o un po’ a sinistra. Quando nel visore compare anche l’astro, si procede alla collimazione fine come nel caso precedente. Questo procedimento è spesso preferibile, ma richiede una buona pianificazione delle osservazioni. 4. Correzioni all’altezza strumentale. L’angolo formato dalla direzione dell’astro con il piano orizzontale passante per l’occhio, indicato come altezza apparente in figura 7, è minore dell’altezza astronomica hv perché l’occhio non è al centro della Terra. La differenza prende il nome di angolo di parallasse diurna, dipende dalla distanza e dall’altezza dell’astro, e può raggiungere 61’ per la Luna, 0.5’ per Venere e 0.2’ per Marte. Per tutti gli altri astri, l’angolo di parallasse è molto minore della sensibilità del sestante, e può essere trascurato. In altre parole: per le stelle, il Sole, Giove e Saturno, possiamo pensare che l’orizzonte astronomico passi per l'occhio come in figura 8. 3 Questa figura mostra che l’angolo hstrum, formato dalla direzione di visione dell’astro con quella dell’orizzonte marino, è maggiore dell’altezza astronomica hv per le seguenti ragioni: Quando attraversano l’atmosfera, i raggi provenienti dall’astro incontrano strati d’aria di densità crescente e s’incurvano un po’ per effetto di rifrazione. I raggi provenienti dall’orizzonte marino, un po’ incurvati per effetto di rifrazione, viaggiano sotto il piano orizzontale, diciamo che sono depressi. In figura, la grandezza dei due effetti è molto esagerata; in realtà l’angolo di depressione e l’angolo di rifrazione hanno valori di pochi primi. Precisamente, l’angolo di depressione dipende dall’elevazione dell’occhio come mostrato nella seguente tabella. Elevazione 1.4 2 2.5 2.9 3.3 3.7 4.1 4.6 5.1 5.6 6.2 6.8 7.4 8.0 8.6 9.3 10 in metri Depressione 2.1 2.5 2.8 3 3.2 3.4 3.6 3.8 4.0 4.2 4.4 4.6 4.8 5.0 5.2 5.4 5.6 in primi In mari molto caldi e alla foce dei grandi fiumi l’angolo di depressione può differire da quello riportato in tabella anche di alcuni primi, ma non è facile prevederlo. Va anche tenuto presente che il moto ondoso, facendo oscillare l’elevazione, fa oscillare anche l’angolo di depressione. L’angolo di rifrazione dipende dall’altezza misurata come precisato nella seguente tabella: Altezza 12 14 16 18 20 22 24 26 29 32 35 40 45 50 60 70 80 in gradi Rifrazione 4.4 3.8 3.3 2.9 2.6 2.4 2.2 2.0 1.8 1.6 1.4 1.2 1.0 0.8 0.6 0.4 0.2 in primi In condizioni meteo anomale, ad esempio quando al tramonto il Sole appare molto ovalizzato, i valori riportati in tabella per piccole altezze possono essere inaccurati; per questa ragione è opportuno evitare di osservare astri con altezze minori di 20°. Riassumendo, le altezze astronomiche vere delle stelle, del lembo inferiore del Sole, di Giove e di Saturno si calcolano come segue: hstrum±correzione d’indice-angolo di depressione-angolo di rifrazione=hv Per il Sole, all’altezza vera del lembo inferiore dobbiamo aggiungere il semidiametro apparente che varia un po’ nel corso dell’anno. Possiamo approssimarlo con 16.2’ dal 10 Novembre fino alla fine di Febbraio, con 15.8’ dall’8 Maggio fino alla fine di Agosto e con 16’ negli altri periodi. 5. Introduzione all’uso di Stellarium Stellarium è un programma gratuito molto usato dagli astrofili ma ancora poco diffuso in ambiente nautico. Eppure è una fonte d’informazione straordinaria per il navigante: sostituisce le Effemeridi Nautiche del passato, del presente e del futuro, presenta visioni cinematografiche del cielo da qualunque punto di vista e per qualunque punto della Terra ed esegue calcoli che un tempo richiedevano ore in frazioni di millisecondo. Consigliamo vivamente di scaricarlo dal sito www.stellarium.org e di installarlo sul proprio PC. Una volta installato, il programma gira senza richiedere collegamento online. Al primo avvio, Stellarium si apre sul cielo di Parigi con orizzonte urbano; conviene configurarlo usando la barra comandi verticale che appare quando si avvicina il puntatore del mouse a sinistra. Cliccando sulle varie caselle della barra si aprono finestre che consentono di modificare le impostazioni. Per i nostri scopi conviene procedere come segue: Aprire la finestra posizione e inserire le coordinate nella forma N XX° XX’, E XXX° XX’. Stellarium risponde “nuova posizione”. Spuntare la casella “usa come predefinito” e, eventualmente, assegnare un nome al punto e cliccare su “aggiungere alla lista”. Aprire la finestra “opzioni cielo e visualizzazione”, cliccare su cielo, mettere su 1 le due scale e l’inquinamento luminoso, su 0 lo scintillio, e controllare che siano spuntate le 4 caselle “mostra pianeti”, “stelle” e “pianeti”. Cliccare su indicator, spuntare le caselle “equatore”, “eclittica”, “meridiano locale” e “punti cardinali”, e scegliere la proiezione stereografica. Cliccare su paesaggio, scegliere “ocean” e spuntare le caselle “mostra orizzonte” e “usa come predefinito”. Infine cliccare su tradizioni, scegliere occidentale e spuntare la casella “utilizza come predefinita”. Nella finestra “configurazione” cliccare su “tutte le disponibili”, e selezionare “salva le impostazioni”. Al seguente avvio il programma si aprirà con le nuove impostazioni. A questo punto il programma è configurato per i nostri scopi, ma è ancora molto flessibile. Infatti, portando il puntatore in basso e cliccando sulle varie caselle della barra comandi orizzontale, possiamo fargli fare un gran numero di cose. La prima casella a sinistra fa apparire (o scomparire al successivo clic) linee che congiungono le stelle di una stessa costellazione; la seconda i nomi delle costellazioni; la terza, le figure che hanno suggerito i nomi delle costellazioni; la quarta, il reticolo di meridiani e paralleli celesti; la quinta, il reticolo di verticali e almicantarat (circoli minori paralleli all’orizzonte). La sesta casella rende visibili o invisibili gli astri sotto l’orizzonte; la settima, nasconde o mostra i punti cardinali; l’ottava rende visibili o invisibili le stelle durante il giorno. La nona e l’undicesima casella interessano gli astrofili; la decima mostra o nasconde i nomi dei pianeti; la dodicesima è la casella di centraggio intorno ad un particolare astro; la tredicesima è la casella di visione notturna; la casella seguente, che precede la croce rossa di chiusura del programma, riduce le dimensioni della schermata. Infine, le caselle di destra funzionano come quelle di un registratore: la velocità di rotazione della sfera celeste può essere variata a piacere cliccando più volte sulle varie frecce, il tempo attuale può essere ripristinato cliccando sul simbolo che assomiglia a una clessidra. La mappa del cielo può essere spostata o ruotata tenendo premuto il tasto sinistro e spostando il mouse; e può essere ingrandita agendo sulla rotella centrale del mouse. L’ingrandimento può raggiungere i valori dei grandi telescopi; per convincersene, cliccare su Giove, centrarlo e ingrandire fino a vedere i satelliti, oppure scrivere M31 nella casella di ricerca, centrare e ingrandire: apparirà una galassia in tutto il suo splendore.. La proiezione stereografica che abbiamo scelto proietta la sfera celeste su un piano tangente in un punto dal punto opposto della sfera celeste. Ha campo di vista più vasto delle proiezioni gnomonica e ortografica e, soprattutto, ha il merito di conservare gli angoli, rendendo più facile il confronto delle schermate con le osservazioni dirette del cielo. Il punto di tangenza può essere selezionato portandolo al centro dello schermo, oppure cliccando su un astro e poi sulla casella di centraggio. Si noti che, con punto di tangenza nello zenit i punti cardinali non stanno nell’ordine della rosa dei venti, sono come li vedremmo se guardassimo il cielo sdraiati in coperta. Possiamo ripristinare l’ordine consueto usando la combinazione di tasti Ctrl shift h, ma non conviene farlo: se lo facessimo, le mappe del cielo centrate sull’orizzonte o un po’ sopra, che sono quelle che ci interessano, avrebbero la destra scambiata con la sinistra. Invece, non premendo Ctrl Shift h (o premendolo due volte) e centrando il Nord, ad esempio, l’Est appare a dritta, come deve, e le costellazioni hanno la forma che vediamo guardando il cielo. A volte, anche non volendo, capita di portare il Nadir a centro schermo. In tal caso la mappa è la proiezione dallo Zenit su un piano tangente al Nadir e ha un aspetto sorprendente: l’orizzonte è una circonferenza riempita dal mare e gli astri visibili sono all’esterno di tale circonferenza. Stellarium è anche uno straordinario ausilio didattico per l’insegnamento dell’Astronomia: le sue immagini cinematografiche possono sostituire le figure statiche dei testi e mostrare in poche ore ciò che avviene in cielo nell’arco di millenni; daremo qualche esempio nell’ultimo paragrafo. 6. Punto nave, con nave ferma, al crepuscolo nautico serale o mattutino. I crepuscoli nautici sono gli intervalli di tempo durante i quali il Sole è tra 6° e 12° sotto l’orizzonte. Durante tali periodi, con cielo sereno, sono visibili sia le principali stelle, sia l’orizzonte. Alle nostre latitudini i crepuscoli nautici durano circa mezz’ora; in tale tempo, con cielo sereno e con un buon allenamento, si possono misurare le altezze di cinque o sei astri. Ad esempio, pensiamo di aver fatto le misure riportate nel seguente riquadro e di aver apportato le correzioni alle altezze strumentali usando le tabelle del paragrafo 4. 5 Data e ora del punto stimato: 26/6/2009, 21 30 fuso A (con ora legale) φs=44° N, λs=13° 15’ E, Elev=5 m, Rv= , Veff= 0 kn Astro Tempo hstrum Correzioni in primi hv Azs hs ∆h h m s ° ’ Ind. Elev. Rif. ° ’ ° ° ’ ’ Vega 21 35 25 47 10.8 0 -4.0 -0.9 47 05.9 Spica 21 41 03 31 20.7 0 -4.0 -1.6 31 15.1 Polare 21 46 09 43 46.0 0 -4.0 -1.0 43 41.0 Saturno 21 50 11 28 41.9 0 -4.0 -1.8 28 36.1 Ora apriamo Stellarium, inseriamo le coordinate del punto stimato, spuntiamo la casella “usa come predefinito” e premiamo il tasto 7 per fermare lo scorrere del tempo. Poi, apriamo la finestra data e ora, inseriamo la data e l’ora di osservazione di ciascun astro, clicchiamo sull’astro e leggiamo l’azimut e l’altezza nella sesta riga in alto a sinistra. Approssimiamo l’azimut al mezzo grado, calcoliamo i valori di ∆h=hv-hs e otteniamo la seguente tabella. Astro Tempo hstrum Correzioni in primi hv Azs hs ∆h h m s ° ’ Ind. Elev. Rif. ° ’ ° ° ’ ’ Vega 21 35 25 47 10.8 0 -4.0 -0.9 47 05.9 76 46 59.2 + 6.7 Spica 21 41 03 31 20.7 0 -4.0 -1.6 31 15.1 204.5 31 31.8 -16.7 Polare 21 46 09 43 46.0 0 -4.0 -1.0 43 41.0 0 43 18.3 +22.7 Saturno 21 50 11 28 41.9 0 -4.0 -1.8 28 36.1 251 28 40.7 - 4.6 Non rimane che riportare le rette d’altezza su carta quadrettata, individuare il punto nave e riportalo sulla carta di Mercatore. Le rette d’altezza, mostrate in figura 9, sono disposte in modo perfetto; infatti, messo il punto nave all’incrocio delle bisettrici delle coppie di rette contrapposte, si vede che tutte le frecce lo fuggono e tutte le rette vi passano alla stessa distanza. Naturalmente, il punto nave sarebbe perfetto anche se tutte le rette lo guardassero passandovi alla stessa distanza. In questi casi tutte le misure hanno lo stesso errore, diciamo che hanno un errore sistematico. Questo può essere dovuto a depressione anomala, a una correzione d’indice mal misurata, o anche a una nostra tendenza a collimare “asciutto” o “bagnato”, ma non pregiudica l’accuratezza del punto nave. Per riportare il punto nave sulla carta nautica, conviene misurare sul grafico il rilevamento e la distanza dal punto stimato e trasferirli. Alternativamente, possiamo valutare le coordinate dal grafico, pur di ricordare che un miglio su un parallelo corrisponde a uno scarto in longitudine maggiore di un primo, pari a 1’/cos φ. Passiamo a considerare la situazione più realistica mostrata in figura 10. Come avviene di solito, le distanze a e b del punto nave dalle due coppie di rette contrapposte non sono uguali e ciò significa che sono presenti errori accidentali. Il valor medio delle due distanze è l’errore sistematico medio, la differenza delle due distanze è l’errore accidentale medio. Il primo è ininfluente, il secondo è il raggio del cerchio d’incertezza tratteggiato in figura. Può anche avvenire che due delle rette guardino il punto nave e le altre due lo fuggano. In questo caso, almeno una delle rette ha un errore accidentale notevole e il cerchio d’incertezza ha raggio uguale alla somma delle distanze dalle due coppie di rette. 6 7. Punto nave con trasporto delle rette d’altezza. Ora pensiamo che, su una nave in moto con rotta e velocità costanti, siano state fatte le misure e i calcoli riportati nel seguente riquadro. Nell’ultima colonna sono riportate le distanze percorse dagli istanti di misura all’istante dell’ultima misura. Precisiamo che il punto stimato usato nei calcoli è lo stesso per tutti gli astri, ma l’ora del punto nave sarà quella dell’ultima osservazione. Data e ora del punto stimato 25/9/2009, 06 00 fuso A (con ora legale) φs=40°N, λs=12°E, Elev=10 m, Rv= 090°, Veff= 15 kn Astro Tempo hstrum Correzioni in ’ hv Azs hs ∆h Trasp. h m s ° ’ Ind. Elev. Rif. ° ’ ° ° ’ ’ miglia Rigel 06 03 56 41 58.8 +1.5 -5.6 -1.1 41 53.6 178 41 47.1 + 6.5 4.6 Polare 06 07 47 40 27.2 +1.5 -5.6 -1.2 40 21.9 359.5 40 33.1 -11.2 3.6 Pollux 06 16 43 58 18.0 +1.5 -5.6 -0.6 58 13.3 100.5 57 58.1 +15.2 1.4 Alpheratz 06 22 12 25 34.7 +1.5 -5.6 -2.0 25 28.6 287.5 25 48.9 -20.3 0 Per trasportare le rette d’altezza all’istante dell’ultima osservazione procediamo come mostrato in figura 11: trasportiamo i punti D e tracciamo rette perpendicolari agli azimut passanti per i punti trasportati. Il grafico mostra che il punto nave delle 06 22 ha coordinate φ=39° 41.3’ N, λ=12° 23.8’E e ha cerchio d’incertezza di raggio un miglio. Si noti che l’effetto del trasporto è minimo per gli astri quasi al traverso da una parte e dall’altra, ed è massimo per gli astri di prora o di poppa. Per questa ragione, e per minimizzare gli errori di trasporto, conviene pianificare le misure come nell’esempio: osservare prima gli astri in prossimità dei traversi, poi gli astri di prora e di poppa. 8. Rette di velocità e di spostamento. Punto nave con due o tre rette d’altezza. Quando le condizioni meteo ai crepuscoli non consentono l’osservazione di quattro astri, anche singole rette d’altezza, o coppie di rette d’altezza quasi contrapposte in azimut, possono fornire informazioni preziose. Ad esempio, quando vogliamo capire se la nave è in anticipo o in ritardo sulle previsioni, possiamo osservare un astro di prora o di poppa. In tal caso la retta d’altezza è perpendicolare alla rotta e la sua distanza dal punto stimato dell’ora d’osservazione è proprio l’anticipo o il ritardo. Naturalmente, è preferibile osservare due astri, uno di prora e uno di poppa; in tal caso la bisettrice delle due rette è un luogo di posizione più accurato di una singola retta perché elimina l’errore sistematico. Discorso analogo può essere fatto quando interessa capire se la nave scade da una parte o dall’altra della rotta prestabilita. In questo caso, osservando un astro al traverso, o una coppia di astri al traverso da una parte e dell’altra, si ottiene una retta, o una bisettrice, parallela alla prora; la sua distanza dalla rotta stimata è lo spostamento laterale. Possiamo ottenere un punto nave anche osservando solo due astri separati in azimut da un angolo non molto diverso da 90°, come in figura 12 a), o tre astri separati in azimut da angoli non molto diversi da 120°, come in figura 12 b). Ma, in entrambi i casi, non possiamo valutare dal grafico gli errori accidentali e il raggio d’incertezza. In questi casi, solo l’esperienza acquisita in precedenti osservazioni con lo stesso sestante e in condizioni meteo simili può consentire di valutare l’attendibilità del punto nave. 7 9. Punto nave con rette di Sole. In Astronomia, la latitudine del punto subastrale prende il nome di declinazione ed è indicata con il simbolo δ (DE per Stellarium). Per il Sole, la declinazione vale δ =+23° 27’ al solstizio d’estate e δ=-23° 27’ al solstizio d’inverno; intorno agli equinozi varia rapidamente, ma mai più di un primo d’arco per ora. Ciò consente di determinare la declinazione del Sole nell’istante del passaggio in meridiano, in un dato giorno, anche nel caso che la longitudine non sia ben nota. Ad esempio, pensiamo di essere in una zona dell’oceano Atlantico settentrionale compresa tra le longitudini 55°W e 57°W il giorno 20 Marzo 2009 e domandiamo: quale declinazione ha il Sole quando passa in meridiano? Per rispondere entriamo in Stellarium con latitudine qualunque e longitudine 55°W, facciamo avanzare il tempo fino al passaggio in meridiano del Sole e leggiamo DE=+ 0° 3’ 56”; poi portiamo la longitudine a 57W, facciamo avanzare nuovamente il tempo sino al passaggio in meridiano del Sole e leggiamo DE=+0° 4’ 04”. Quindi la risposta è: il Sole passa in meridiano con δ=+0° 4.0’. Ora pensiamo di iniziare a collimare il lembo inferiore del Sole sull’orizzonte un po’ prima che l’altezza sia massima e di continuare a collimarlo fino a quando l’altezza smette di aumentare. A questo punto, leggiamo l’altezza strumentale, apportiamo le correzioni, senza dimenticare il semidiametro, otteniamo l’altezza meridiana hv=55° 12.4’ e domandiamo: qual’è la nostra latitudine? Dalle figure 13 a) e 13 b) si vede che la latitudine è legata all’altezza meridiana e alla declinazione dalla relazione: φ = δ ±(90°-hv) Il segno + vale quando il Sole culmina a Sud come in a), il segno – quando culmina a Nord come in b). Naturalmente, δ è negativo quando il Sole è nell’emisfero Sud, e φ risulta negativo quando la nave è nell’emisfero Sud. Nell’esempio considerato sopra, il risultato è φ =+0° 4.0’+90° -55° 12.4’= + 34° 51.6’’. Si noti che se la longitudine fosse sbagliata di 10° in più o in meno, l’errore sulla latitudine sarebbe solo di 0.6’. E si noti che quando osserviamo la meridiana in un giorno vicino a un solstizio, anziché all’equinozio, possiamo sbagliare anche di 180° la stima della longitudine senza introdurre errori nella latitudine. Un tempo, quando gli orologi erano poco accurati e i calcoli delle rette d’altezza molto laboriosi, la misura dell’altezza meridiana consentiva di ottenere la latitudine senza richiedere la misura del tempo e con un calcolo semplicissimo. Oggi, con l’immediatezza di calcolo fornita da programmi come Stellarium e con l’accuratezza raggiunta dagli orologi, conviene abbandonare la tradizione e misurare due altezze di Sole a distanza di alcune ore l’una dall’altra. Così facendo evitiamo il rischio che il Sole si nasconda dietro una nuvola proprio quando passa in meridiano: ne misuriamo le altezze quando è ben visibile e annotiamo accuratamente i tempi di misura. Poi teniamo conto della rotta vera e della velocità effettiva tra le due misure e trasportiamo la prima retta d’altezza all’istante della seconda. Ad esempio, consideriamo le osservazioni riportate nella seguente tabella. Data e ora del punto stimato: 26/8/2009 ore 12 00. Lembo inferiore del Sole. φs= 44° N , λs= 13° E , Elev=10 m , Rv= 130 , Veff= 8 kn ∆h Tempo hstrum Correzioni in primi hv Azs hs Trasp. h m s ° ’ Indice Elev. Rif. SD ° ’ ° ° ’ ’ miglia 10 12 21 38 18.4 1.2 -5.6 -1.3 +15.8 38 28.5 117.5 39 04.5 -36.0 33.2 14 19 56 53 11.2 1.2 -5.6 -0.7 +15.8 53 21.9 209.5 52 59.9 +22.0 0 8 Riportando le rette d’altezza su carta quadrettata e trasportando la prima retta all’istante della seconda, come in figura 14, vediamo che il punto nave delle 14 e 20 ha coordinate φ=43°42.3’ N e λ= 12° 41.8’ E. Ricordiamo, però, che due rette d’altezza non determinano l’errore sistematico e il raggio d’incertezza; inoltre, il trasporto per alcune ore può aver introdotto un errore accidentale notevole, quindi l’affidabilità di questo punto nave è minore di quella dei punti ottenuti con quattro rette di stelle o pianeti. D’altra parte, anche in giornate con cielo coperto può avvenire che il Sole si mostri per brevi periodi, eventualmente dietro un leggero strato di nuvole, e basta cogliere due di tali occasioni a distanza di alcune ore l’una dall’altra per ottenere un punto nave. Naturalmente grande cura deve essere posta per limitare gli errori sistematici e accidentali, ad esempio misurando la correzione d’indice prima d’ogni misura d’altezza, collimando quando la barca è sulla cresta dell’onda e, soprattutto, evitando banali errori di lettura o di trascrizione delle altezze e dei tempi. 10. Uso di Stellarium come ausilio per l’insegnamento dell’Astronomia. Questo paragrafo deve essere affiancato da proiezioni d’immagini cinematografiche di Stellarium. Sfera celeste e reticolo equatoriale. • La sfera celeste è una sfera immaginaria di raggio arbitrario centrata nel centro della Terra. Una semiretta che dal centro della Terra va a un astro incontra la sfera celeste in un punto che rappresenta la direzione istantanea dell’astro. Sottolineiamo che la sfera celeste serve a rappresentare le direzioni degli astri, ma questi non stanno sulla sfera celeste, sono alle distanze riportate da Stellarium nella penultima riga delle informazioni che appaiono in alto a sinistra quando si clicca su un astro. Le distanze sono date in Unità Astronomiche (UA) per i corpi del sistema solare, e in anniluce per le stelle; l’UA è la distanza media del Sole dalla Terra, l’annoluce è circa sessantamila UA. Si noti che anche stelle di una stessa costellazione sono a distanze molto diverse, ad esempio, nella costellazione di Orione, Bellatrix è a 243 anniluce, Rigel a 773 anniluce e Alnilam a 1342 anniluce. Vicino a queste stelle si vede Sirio che dista “solo” 8.6 anniluce. • La sfera celeste fa un giro intorno all’asse polare in un giorno sidereo, circa 23 h e 56 m. • Le proiezioni dal centro della Terra sulla sfera celeste dell’equatore e dei paralleli terrestri sono l’equatore celeste e i paralleli celesti, rappresentati in azzurro. • La distanza angolare di un astro dall’equatore celeste è la declinazione dell’astro ed è uguale alla latitudine del punto subastrale. • La proiezione sulla sfera celeste del nostro meridiano è il meridiano superiore (rappresentato in verde). Quando la sfera celeste ruota, i meridiani celesti passano l’uno dopo l’altro sul meridiano superiore. Moti del Sole, della Luna e dei pianeti; eclittica; punto gamma; ascensione retta. Accendendo le stelle anche di giorno, lasciando inalterata l’ora attuale e facendo avanzare dapprima i giorni, poi i mesi, infine gli anni e i millenni nella finestra data e ora, si vedono molte cose interessanti, ad esempio: • Le costellazioni avevano le forme attuali millenni orsono e le conserveranno ancora per millenni. Ciò significa che le direzioni delle stelle sono fisse l’una rispetto all’altra. • Il Sole e la Luna ruotano meno velocemente delle stelle: in un giorno il Sole rimane indietro di circa 4 minuti, la Luna rimane indietro di circa 50 minuti. • L’eclittica (in violetto) è un circolo massimo inclinato di 23° e 27’ sull’equatore. Il Sole si sposta sull’eclittica in verso opposto a quello di rotazione della sfera celeste. • La Luna e i pianeti si spostano tra le stelle rimanendo sempre in prossimità dell’eclittica. • Il punto gamma è il nodo ascendente dell’eclittica sull’equatore. In altre parole: è il punto della sfera celeste nel quale il Sole passa dall’emisfero sud all’emisfero nord. 9 • Sulla sfera celeste, un astro è individuato da due angoli, l’ascensione retta (RA), e la declinazione (DE), riportati nella quarta riga delle informazioni che appaiono in alto a sinistra quando si clicca sull’astro. L’ascensione retta è l’arco di equatore compreso tra il punto gamma e il meridiano dell’astro. Si conta in ore, minuti e secondi in verso opposto a quello di rotazione della sfera celeste. • In un giorno, l’ascensione retta del Sole aumenta di 4 minuti circa, quella della Luna aumenta in media di 50 minuti, quelle dei pianeti a volte aumentano, altre diminuiscono. Precessione degli equinozi. L’asse polare non è perfettamente ferma tra le stelle, oggi punta in prossimità della Polare, intorno all’anno 13700 punterà in prossimità di Vega e intorno al 25800 tornerà nella posizione attuale. Di conseguenza il punto gamma si sposta un po’ tra le stelle. Ai tempi di Ipparco da Nicea, intorno all’anno 150 A. C., era nella costellazione dell’Ariete, dalla quale ha preso il nome di punto d’ariete e il simbolo ϓ, oggi è nella costellazione dei Pesci. A causa della precessione degli equinozi, l’ascensione retta e la declinazione delle stelle non sono perfettamente costanti, ma nell’arco di una giornata non mostrano variazioni. Coordinate locali orarie, sole medio, ritardo del Sole vero rispetto al sole medio. L’angolo orario di un astro è l’arco di equatore compreso tra il meridiano superiore (fisso) e il meridiano dell’astro (mobile). Si conta da 0 a 24 ore nel verso di rotazione della sfera celeste ed è riportato, insieme alla declinazione, nella quinta riga delle informazioni che compaiono in alto a sinistra quando si clicca sull’astro. L’angolo orario è nullo quando l’astro passa al meridiano superiore, poi aumenta al passare del tempo, diventa 6 h quando il meridiano dell’astro passa per il punto cardinale Ovest e diventa 18 h quando il meridiano dell’astro passa per il punto cardinale Est. In un giorno l’angolo orario del Sole aumenta un po’ meno di 24 h d’inverno e un po’ più di 24 h d’estate, quindi non si presta per la misura del tempo. Per questa ragione, è stato introdotto un astro immaginario, il sole medio, che percorre l’equatore con velocità uniforme. L’ora civile di un fuso differisce di 12 ore dall’angolo orario del sole medio contato dal meridiano centrale del fuso. In altre parole: il giorno inizia e termina quando il sole medio passa sull’antimeridiano centrale del fuso. Impedendo al PC di adottare l’ora estiva e facendo girare Stellarium con la longitudine centrale del fuso, si vede bene che, rispetto al sole medio, il Sole vero è in ritardo un po’ più di 14 minuti intorno al 12 febbraio, è in anticipo di 16.5 minuti intorno al 4 novembre, ed è in orario quattro volte l’anno, intorno al 15 aprile, intorno al 12 giugno, intorno al 2 settembre e per Natale. Universal Time (UT). Effemeridi del passato del presente e del futuro. L’Universal Time, a volte indicato ancora con la vecchia sigla GMT (Greenwich Mean Time), è l’ora di Greenwich e non adotta mai l’ora estiva. Ad esempio, dall’ora del nostro fuso dobbiamo sottrarre 1 h (o 2h, quando abbiamo l’ora estiva) per ottenere l’UT. Scegliendo di regolare il computer sull’UT e facendo girare Stellarium con longitudine 0, possiamo ottenere le Effemeridi del passato e del futuro, oltre che del presente, con un notevole vantaggio: non dobbiamo fare le interpolazioni richieste dalle versioni cartacee. Infatti, Stellarium riporta i dati astrali secondo per secondo, mentre le Effemeridi Nautiche li riportano di ora in ora. Abbiamo anche visto che Stellarium riporta l’azimut e l’altezza dell’astro, evitandoci di dover usare la trigonometria sferica per calcolarli. Ore del sorgere e del tramonto degli astri. Ore d’inizio e fine dei crepuscoli nautici. Per ottenere le ore del sorgere o del tramonto di un astro, entriamo in Stellarium con punto stimato e data, clicchiamo sull’astro d’interesse e facciamo avanzare il tempo fino a quando l’altezza diventa nulla. Analogamente procediamo per calcolare le ore d’inizio e fine dei crepuscoli nautici: il crepuscolo nautico mattutino inizia quando il Sole ha altezza -12° e termina quando ha altezza-6°, il crepuscolo nautico serale inizia quando il Sole ha altezza -6° e termina quando ha altezza -12°. 10