L`ARENA DEL 12 FEBBRAIO 2014 IL CASO. Il presidente di Amia

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L`ARENA DEL 12 FEBBRAIO 2014 IL CASO. Il presidente di Amia
Rassegna stampa dell'Eurodeputato Andrea Zanoni www.andreazanoni.it
L’ARENA DEL 12 FEBBRAIO 2014
IL CASO. Il presidente di Amia da tutti i commercianti di via
Fama e vicolo San Giovanni in foro
Centro,operazione vicoli puliti
Miglioranzi: «Faremo subito una disinfezione e prepareremo
una mappa dei casi da controllare»
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mercoledì 12 febbraio 2014 CRONACA, pagina 7
Negozio dopo negozio, bar dopo bar, il presidente dell'Amia Andrea Miglioranzi ha passato in
rassegna ieri mattina tutti gli esercizi commerciali di via Fama e di vicolo San Giovanni in foro. Un
sopralluogo annunciato, e puntualmente eseguito, a seguito delle proteste sollevate da alcuni
commercianti della zona, che si lamentavano per la scarsa attenzione di Amia.
I problemi maggiori si sono riscontrati in vicolo San Giovanni in foro: il titolare dell'ortofrutta Le
Primizie Giovanni Di Benedetto ha accompagnato Miglioranzi, in compagnia della consigliera di
Prima circoscrizione Luisa Sartori e di alcuni tecnici di Amia, nel vicoletto per indicare loro i
problemi da risolvere. Escrementi di cani - e talvolta persino umani - che effettivamente erano
presenti anche ieri, postumi di notti brave, per non parlare dei cattivi odori dovuti al fatto che,
spesso, questi angoli nascosti vengono utilizzati come orinatoio.
«Un piccolo vicolo purtroppo è soggetto a questo tipo di problemi», ha commentato Patrizia
Caffarelli, titolare dello Scrittoio, a sua volta intervenuta durante il sopralluogo. «Essendo un luogo
un po' infelice, va tenuto più sotto controllo rispetto ad altri, e disinfettato». Sempre Di Benedetto,
inoltre, ha segnalato la presenza di un tombino guasto: «È ostruito da diversi anni e quando piove a
lungo, come in questi giorni, la situazione degenera».
Miglioranzi ha contattato immediatamente il presidente di Acque Veronesi Massimo Mariotti,
chiedendogli di intervenire. «Procederemo al più presto alla disinfezione e prepareremo una mappa
dei vicoli del centro storico, che richiedono maggiore attenzione», ha annunciato il presidente di
Amia, che è tornato poi in via Fama per parlare con gli altri commercianti.
Molti non hanno avuto nulla da eccepire: qualcuno si è invece lamentato per la scarsa frequenza con
cui passano gli operatori di Amia e per la presenza di parecchi chewingum a terra. «Purtroppo i
problemi segnalati dipendono principalmente dalla cattiva educazione delle persone», ha concluso
Miglioranzi.
«Verona è abituata ad alti standard e vogliamo mantenerli tali: valuteremo se sarà possibile
intervenire con macchinari speciali per pulire a fondo la via». M.Tr.
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I NODI DELLA POLITICA. Il sindaco Tosi inquadra in una
strategia più ampia il fronte anti presidente della Repubblica
«L'attacco a Napolitano aiuta Renzi»
«Tempistica sospetta» D'Arienzo (Pd) replica a Quagliariello:
«Staffetta? No, cambio di marcia»
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mercoledì 12 febbraio 2014 CRONACA, pagina 8
L'attacco di questi giorni al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano può essere letto come
un'azione «dei poteri forti per favorire Renzi». Lo afferma il sindaco Flavio Tosi, che già l'altra sera
con il ministro delle Riforme costituzionali Gaetano Quagliariello aveva stigmatizzato (e il ministro
era d'accordo) quegli attacchi. «Non può sfuggire a nessuna persona dotata di senno», dice Tosi, «la
tempistica con cui è stato organizzato, con una sorta di messaggio mediatico di stile mafioso alla
vigilia della discussione in Commissione parlamentare sulla proposta del M5S di impeachment,
l'attacco al presidente Napolitano in un momento delicato e cruciale della vita politica nazionale».
L'obiettivo, secondo Tosi, è «determinare cambiamenti nella guida e nelle azioni del Governo». Per
il sindaco «esistono poteri forti — dalla grande finanza alle imprese che posseggono grandi aziende
editoriali — che non si presentano alle elezioni ma, approfittando di una politica e di istituzioni
deboli, cercano di influenzare le scelte che spetterebbero al Parlamento. L'attacco strumentale a
Napolitano ne è una dimostrazione eloquente».
E VINCENZO D'ARIENZO, deputato del Pd, replica allo stesso Quagliariello che a Verona ha
auspicato riforme veloci (su tutti quella della legge elettorale e giustizia) e ha invitato il Pd «a non
far saltare tutto». «Stia tranquillo il ministro Quagliariello», dice D'Arienzo, «il Pd pensa al bene
del Paese. Congresso permanente, confronto Letta/Renzi: temi che non mi appassionano, però sono
convinto che serva comunque qualcosa di diverso, un nuovo governo. Le elezioni subito, come
chiede qualcuno, sarebbe riconoscere una sconfitta. Il voto, poi, ci ripagherebbe per questo». Il
deputato del Pd sottolinea che «abbiamo bisogno di cambiare, l'Italia e il Pd. Il problema di fondo è
che il Governo, pur con diversi elementi positivi, è percepito come insufficiente dal Paese e dagli
elettori di centrosinistra. Si ha come l'impressione che Letta faccia fatica a invertire quella
convinzione negativa che è ampiamente diffusa nei confronti della politica e delle Istituzioni e,
quindi, il Governo appare come garante di uno stallo». La riprova, secondo l'esponente del Pd,
«sono state le primarie: la difesa del Governo, apparsa quasi come a prescindere da tutto, ha
sfavorito il candidato che più appariva come il suo difensore. Nei fatti non è così, ma la percezione
supera, come sempre, la realtà e, pertanto, siamo obbligati a tenerne conto. Quindi, piuttosto che
discutere di Letta bis o Renzi al posto di Letta, mi interessa discutere della necessaria inversione di
marcia dell'esecutivo. Diversamente, indeboliamo solo Letta, e il Pd di conseguenza».
Per D'Arienzo, infine, bisogna «affrontare i limiti e stabilire gli obiettivi. L'inversione arriva non
con le formule di Governo o semplicemente con le alleanze, bensì con le riforme che il Governo
mette in campo. Su questo sfidiamo gli alleati, Quagliariello in primis. Con un Letta bis o con
Renzi, ma cambiare è necessario. La staffetta sarebbe sbagliata? Nel 2010 il Governo D'Alema fallì
per le cose non fatte e la conseguente punizione alle regionali 2010, non per il cambio con
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Prodi».E.G.
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SUPERSTIPENDI. Si infiamma la polemica dopo la
pubblicazione dei compensi del direttore e altri 5 dirigenti
Bufera su Acque Veronesi
«Un carrozzone». «Dimissioni»
Manuela Trevisani
Miozzi: «Costi altissimi e molti disservizi». Valdegamberi:
«Mariotti lasci la presidenza» E lui replica: «Avviati i
risparmi»
mercoledì 12 febbraio 2014 CRONACA, pagina 9
S'infiamma la polemica dopo la pubblicazione degli stipendi dei dirigenti e degli amministratori di
Acque Veronesi. Cifre da capogiro, secondo alcuni, che hanno creato ancor più sconcerto
considerato il periodo di generale "spending review" che sta attraversando il Paese. L'attacco è
partito nei giorni scorsi dal consigliere regionale di Futuro popolare Stefano Valdegamberi, che ieri
ha rincarato la dose, chiedendo le dimissioni del presidente di Acque Veronesi Massimo Mariotti
erché avrebbe il potere di ridurre gli emolumenti.
E al coro di contestatori si sono aggiunti nel frattempo anche il presidente della Provincia Giovanni
Miozzi e alcuni capigruppo del consiglio dei Palazzi Scaligeri: «Quell'ente è un carrozzone» tuona
Miozzi, costa molto e provoca molti disservizi».
Ma facciamo un passo indietro. In virtù delle nuove disposizioni in materia di trasparenza, tutti gli
enti pubblici sono tenuti a rendere noti i compensi dei dirigenti. Acque Veronesi è una società
consortile a capitale interamente pubblico, nata nel 2006 dalla fusione di cinque consorzi: una realtà
importante per il territorio, che gestisce il servizio idrico di 77 comuni della provincia scaligera, tra
cui la stessa Verona. Il direttore generale Francesco Berton percepisce uno stipendio (lordo) di
242.558 euro, ma ci sono anche altri cinque dirigenti che guadagnano non meno di 107.710 euro
annuali tra direttore operativo, tecnico, di amministrazione e finanza, di approvvigionamento servizi
e marketing e il dirigente di gestione della depurazione. Sei figure di vertice, che ogni anno
assorbono oltre 800 mila euro del bilancio complessivo dell'ente.
«Non è una novità che nel pubblico impiego gli stipendi dei dirigenti siano sproporzionati», ribatte
il presidente Mariotti (il cui compenso ammonta a 36 mila euro, più 9.545 euro di rimborsi spese).
«Noi abbiamo ereditato questo organigramma, inclusi i dirigenti e i quadri dell'azienda, e l'unica
cosa che possiamo fare per ridurre i costi è valorizzare il personale interno, evitando il ricorso a
esternalizzazioni: come nuovo Cda, dal 2012, abbiamo già avviato un processo di riorganizzazione,
bloccando il turn over e incentivando i prepensionamenti».
Una risposta che il consigliere Valdegamberi fatica a digerire. «Da che mondo è mondo gli stipendi
dei direttori delle aziende, pubbliche o private che siano, li decidono i Cda, che possono stabilirne
l'entità visto che hanno per legge un ampio margine discrezionale», sostiene Valdegamberi. «Se non
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è in grado di far risparmiare l'azienda di cui è a capo il presidente Mariotti farebbe meglio a
dimettersi».
Alza la voce anche il presidente Miozzi, che parla soprattutto in qualità di sindaco (di Isola della
Scala). «Acque Veronesi è un carrozzone e gli stipendi percepiti dai dirigenti sono immorali,
soprattutto in questo periodo di crisi», attacca Miozzi. «Il numero di opere realizzate sul territorio è
limitato, i costi per gli interventi di allacciamento sono altissimi e ci sono molti disservizi: la
responsabilità di ciò è in capo alla dirigenza e nella prossima assemblea dei sindaci voterò contro
l'aumento delle tariffe dell'acqua». E i costi di questo "carrozzone"? «Spetta al Cda ridurli»,
conclude Miozzi. «Basterebbe approvare una pianta organica con un unico dirigente».
Sul tema sono intervenuti anche i capigruppo del consiglio provinciale Alberto Bozza (Pdl),
Lorenzo Dalai (Pd), Nicola Terilli (Udc) e Sonia Milan (Idv), assieme al presidente del consiglio
Antonio Pastorello, che hanno puntato il dito contro i manager iper-pagati, ma senza citare
direttamente Acque Veronesi.
«A distanza di quasi vent'anni (dalla riforma Bassanini, ndr) abbiamo dirigenti pubblici che, con le
dovute eccezioni, non rispondono quasi mai per gli errori commessi, sono praticamente
"inamovibili" ma guadagnano come o forse più di quelli del settore privato», si legge in una nota
dei capigruppo. «Lavoreremo affinché si stabiliscano tetti massimi alle retribuzioni, ai premi di
produttività e ai benefit, con la salvaguardia del merito».
Bertucco, lente sulla Fiera
La replica: riservatezza,
ma massima trasparenza
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Le polemiche sugli stipendi nelle aziende pubbliche e negli enti rischiano di coinvolgere anche enti
autonomi come Veronafiere, che ha una disciplina giuridica particolare e lavora in un mercato di
aperta concorrenza privatistica.
Il capogruppo del Pd Michele Bertucco, a proposito della bufera su Acque Veronesi, sottolinea che
comunque «tutte le aziende a capitale pubblico si stanno ormai aprendo alla trasparenza, tanto che
Acque Veronesi ha pubblicato gli stipendi del management. Invece, altri enti come la Fiera di
Verona rimangono dei fortini impenetrabili anche al Consiglio comunale, che pure è un azionista di
primo piano». Bertucco rileva come «nessun documento di trasparenza è stato pubblicato sul sito
istituzionale dell'ente. Inoltre, per ben tre volte (l'ultima delle quali a fine gennaio 2014) i vertici
dell'ente hanno respinto una mia richiesta di accesso agli atti riguardante una serie di consulenze, di
carattere legale ma non solo, che risulterebbero particolarmente onerose per l'ente e che sarebbero
in essere da molti mesi. Non capisco che cosa impedisca alla Fiera di mettere a disposizione questa
documentazione. Da che cosa deriva tutta questa riservatezza?». La riservatezza della Fiera è stata
anche motivato, come spiega Bertucco: «Nel motivare il diniego all'accesso agli atti, l'Ente Fiera
afferma di essere un ente di diritto privato svincolato da regole e procedure proprie del diritto
pubblico, più o meno le stesse argomentazioni a suo tempo opposte dalla Fondazione Arena su
analoga richiesta del Pd, ma che risultarono del tutto immotivate quando promuovemmo ricorso,
vincendolo».
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Ieri sera l'ente Fiera ha diramato una nota di replica nella quale si ribadisce che «L'attività di
Veronafiere è improntata alla massima trasparenza da sempre. Nell'ambito dell'assemblea dei soci,
dove viene condivisa ogni informazione e prodotta qualsivoglia documentazione richiesta, ogni
scelta dell'Ente è valutata, analizzata, condivisa e approvata. Le normative di riferimento, europea e
nazionale, così come la giurisprudenza, escludono l'assoggettamento di tutti gli organizzatori
fieristici da specifici obblighi pubblicistici. Al di là di ogni desiderio di trasparenza che l'Ente
favorisce in tutti i modi, la divulgazione analitica ed omnicomprensiva di informazioni sensibili in
merito alla propria attività, corrisponde anche a una esposizione e ad una vulnerabilità che, in un
contesto fortemente concorrenziale come quello fieristico, solleva evidenti scenari di rischio,
aumentando la possibilità di compromettere molte operazioni commerciali presenti e future,
depauperando in tal modo le positive ricadute dell'indotto generato dalla gestione sul territorio
locale, regionale e nazionale».
AMBIENTE. È esecutivo il progetto per altre due pale che
completeranno l'impianto già esistente vicino a Rivoli
Agsm prepara il parco eolico di Affi
I tempi dipendono dalla lista d'attesa (molto lunga) per i
produttori di energie rinnovabili
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mercoledì 12 febbraio 2014 CRONACA, pagina 9
Le due pale eoliche di Affi, che si aggiungono e concludono il parco già presente a Rivoli, hanno
terminato il loro iter amministrativo e hanno tutte le carte in regola per poter essere costruite. Il
progetto è ora esecutivo e il presidente di Agsm Paolo Paternoster incontrerà in settimana il primo
cittadino di Affi per decidere. Eppure, la costruzione delle ultime due pale eoliche previste sul
monte delle Danzie è tutt'altro che imminente.
Se, sulla carta, nulla osta all'inizio dei lavori anche domani mattina, come annuncia lo stesso
Paternoster, vincoli e il nuovo iter per inserire l'impianto nel nuovo sistema incentivante dell'energia
elettrica, indicano tempi ben più lunghi. E ancora indefiniti.
Serve un anno ancora solo per monitorare attentamente la zona e le specie di uccelli, pipistrelli e
rettili che lì vivono. Trascorso questo tempo, e dunque indicativamente da gennaio 2015, potrebbe
davvero partire la costruzione dell'impianto eolico di Affi, che sarà speculare a quello di Rivoli. Per
l'impianto di Rivoli, quattro pale eoliche, i giorni di cantiere erano stati poco meno di un centinaio e
anche in questo caso serviranno 4 mesi. «Le operazioni di costruzione di per sè sono piuttosto
rapide. E non passa nemmeno mezzo anno dall'inizio dei lavori al primo kilowatt prodotto»,
conferma Paternoster.
Tuttavia, c'è un altro - grosso - punto di domanda. Ed è relativo al nuovo sistema incentivante per le
energie rinnovabili. A differenza di quanto accaduto per l'impianto di monte Mesa a Rivoli, infatti,
ora è entrato in vigore un registro a garanzia di acquisto di energia a prezzo incentivato da parte
della collettività. E questo registro, Gse, ha una lista d'attesa ben precisa che viene pubblicata - e
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ricalcolata - annualmente. E' questa, sostanzialmente, che identificherà il periodo del via ai lavori.
Agsm iscriverà il proprio sistema eolico il prossimo mese. E a giugno saprà in che posizione è stato
inserito. Un'assegnazione che dipende da una moltitudine di variabili, a seconda soprattutto degli
aspetti tecnici dell'impianto eolico previsto. «E' a seconda di questa sorta di graduatoria che si
deciderà quando far partire effettivamente la realizzazione dell'impianto. Finché la posizione non è
favorevole, non si muove un solo passo verso la costruzione delle due pale», spiegano da Agsm.
«A Rivoli abbiamo impiegato circa sei anni per diventare operativi. In quel caso il ritardo è stato
però provocato da una particolare pianta che cresceva nell'area interessata dai lavori. Ora, questi
problemi almeno sono archiviati in quanto flora e fauna sono pratiamente identici».I.N.
LAVORO INSICURO. Operazione dei carabinieri di
Peschiera a Valeggio e Castelnuovo. Identificate trenta
persone
Sicurezza e igiene, sequestrati
due laboratori clandestini
Alessandra Vaccari
Gli operai lavoravano in strutture con cavi elettrici volanti,
senza protezioni ed estintori scaduti Due cinesi sono state
denunciate
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mercoledì 12 febbraio 2014 CRONACA, pagina 13
Non c'era niente in regola. Ma proprio niente. E poi ti chiedi come mai la merce dai cinesi costa
così poco. Fai poca fatica a capirlo se ti rendi conto delle condizioni in cui questa gente lavora e
come viene pagata. Sfruttamento del lavoro, certo, mica hanno i sindacati, i cittadini della
Repubblica Popolare, quando arrivano qui, alle volte con un passaporto, altre come clandestini. Mai
sentito di inchieste in tal senso. Mai nessuno che abbia raccontato durante un controllo come sia
arrivato in Italia. Sempre tutti zitti a lavorare. Non aprono bocca e il loro silenzio è anche la loro
forza. E la loro condanna.
Lavorano dieci ore al giorno, dormono e vivono dentro quei laboratori, dove spesso vengono trovati
anche bambini. Situazioni igieniche inesistenti. Sicurezza sul lavoro? una sconosciuta. Sono decine
ogni anno i laboratori che vengono sequestrati, e altrettanti che si costituiscono soprattutto nelle
periferie. L'ultimo sequestro, in ordine di tempo, quello appena realizzato dai carabinieri di
Peschiera che hanno chiuso due laboratori, uno a Valeggio e l'altro a Castelnuovo.
Nonostante il drammatico incendio dello scorso dicembre nel laboratorio tessile di Prato, anche
nella comunità cinese della provincia di Verona le regole del pronto moda sembrano prevalere sulla
sicurezza dei lavoratori, ai quali viene imposto di confezionare a ciclo continuo migliaia di abiti da
inviare ai negozi.
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Il capitano Francesco Milardi, che comanda la compagnia di Peschiera, ieri mattina all'alba,
nell'ambito dell'attività di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, disposte dal comando della
Legione carabinieri «Veneto», ha sottoposto a controllo due laboratori di confezioni tessili,
riscontrando una serie di gravi violazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
Le due cittadine cinesi titolari degli opifici sono state denunciate e l'ammenda prevista supera i 50
mila euro.
Nelle prime ore di ieri i carabinieri hanno circondato e fatto irruzione nei due casolari adibiti a
laboratorio, in via Pozzi a Valeggio sul Mincio e in via del Donatore a Castelnuovo del Garda:
costruzioni anonime, prive di insegne e fuori dal centro abitato, entrambe attività con base regolare
e normalmente censite nel registro delle imprese.
All'interno i militari hanno identificato complessivamente una trentina di operai cinesi intenti a
lavorare a ciclo continuo. Sul loro conto sono in corso ulteriori accertamenti, al fine di verificarne la
posizione previdenziale, contributiva e assicurativa, essendo privi di qualsiasi documentazione.
Fra le numerose irregolarità contestate spiccano la mancata adozione di misure di prevenzione
incendi, con estintori assenti o scaduti di validità; la mancanza dei requisiti di sicurezza delle
postazioni di lavoro, circondate da materiali infiammabili; gli impianti elettrici non a norma, con
prese volanti su quadri elettrici precari; i macchinari tessili non a norma, con macchine da cucire
dalle quali erano state rimosse le protezioni di sicurezza salvadito, per velocizzare il lavoro.
Eclatante l'inosservanza della norma basilare da rispettare in ambienti di lavoro in cui i dipendenti
sono circondati da materiale infiammabile: al momento del controllo i carabinieri hanno notato una
cappa di fumo che non derivava dal vapore sprigionato dai ferri da stiro, ma dalle sigarette della
maggior parte degli operai, incuranti del rigoroso divieto di fumare, intenti a cucire con la sigaretta
in bocca, circondati da mozziconi schiacciati sul pavimento.
Acque Veronesi, stipendi
d'oro? Ci prendono in giro
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mercoledì 12 febbraio 2014 CRONACA, pagina 15
Rosanna Spaziani, casalinga, compra L'Arena all'edicola Ip Group in piazza Vittorio Veneto.
Strade gruviera, è ancora allarme...
Le manutenzioni delle strade sono fatte male. Il bitume per ricoprire le buche si sposta nel giro di
poco e per chi, come me, gira in bicicletta, le difficoltà sono enormi.
«Verona in Love» fa il pienone negli alberghi. Qual è la sua opinione sulla manifestazione?
Non mi interessa e la trovo un'iniziativa di troppo. I soldi per i cuori rossi appesi in città potrebbero
essere utilizzati in altri interventi.
Il consigliere regionale di Futuro Popolare Stefano Valdegamberi punta il dito contro i super
stipendi dei dirigenti di Acque Veronesi. Che idea si è fatta?
Acque Veronesi ha il coraggio di chiedere ai suoi utenti piccoli contributi per il terzo mondo e chi è
in difficoltà. Io sono impegnata nel volontariato, ma mi sento presa in giro da chi chiede soldi e poi
si dà stipendi da capogiro.
Nelle partite dell'Hellas molti tifosi fanno i bisogni in strada. Per il Comune spetta gli ambulanti
installare e occuparsi dei bagni chimici. È d'accordo?
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I bagni chimici sono indispensabili dove c'è una grande concentrazione di gente. Per il resto, invece,
abolirei la presenza della polizia e i super controlli, lasciando che i tifosi si arrangino.
Raccolta del farmaco, Verona batte tutti. E supera del 4,5 per cento il risultato registrato nel 2013...
I veronesi, compresi molti anziani, sanno essere dei cittadini sensibili. Questo successo non mi
sorprende. C.BAZ.
IL CASO. Dopo le partite regna la sporcizia
Degrado allo stadio,
serve l'intervento
dei vigili urbani
I Cinque stelle: «Sono necessari provvedimenti più restrittivi»
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mercoledì 12 febbraio 2014 CRONACA, pagina 17
La sporcizia allo Stadio dopo le partite suscita reazioni sia in Comune sia in terza circoscrizione
(ovest cittadino).
Tra i banchi dell'opposizione a Palazzo Barbieri, il capogruppo del M5s, Gianni Benciolini,
annuncia un'interrogazione e commenta: «Si è passibili di multa se si mangia un panino seduti sui
monumenti del centro, oppure se non si raccolgono i bisognini del proprio cane. Ma se centinaia di
persone trasformano un quartiere, lo Stadio, in una latrina, perché la polizia municipale non
interviene?. È grave che ai tifosi venga lasciata la licenza di trasgredire le regole che, invece, tutti
gli altri cittadini sono tenuti a rispettare».
Benciolini vuole sapere dalla giunta «come mai i vigili non intervengano, nei giorni delle partite,
per punire chi urina a ridosso delle case altrui e chi trasgredisce l'ordinanza anti-vetro, portandosi da
casa intere casse di bottiglie di birra. Se i provvedimenti finora emessi non bastano a garantire la
sicurezza e il decoro della zona, il sindaco ha il potere di emanarne di più restrittivi».
Anche la minoranza in terza circoscrizione si fa sentire. Federico Benini, capogruppo del Pd,
comunica che «il nostro gruppo presenterà in Commissione sicurezza una proposta affinché le forze
dell'ordine aumentino la sorveglianza nelle vie traverse vicine al Bentegodi, dove si manifestano
maggiori problemi di degrado. Se infatti i controlli riguardano in particolare l'anello attorno allo
stadio, basta inoltrarsi un po' tra i palazzi per scoprire una zona franca. I residenti hanno ragione a
lamentarsi e vanno ascoltati». Intanto, da Palazzo Barbieri si viene a sapere che i venditori
ambulanti di panini e bibite verranno costretti a dotarsi ciascuno di due bagni chimici. E così si
risolverebbe il problema delle toilette per i tifosi. Ma gli ambulanti non sembrano disposti ad
accollarsi la spesa.L.CO.
ZEVIO. La Giunta del sindaco Ruzza ricorre al Tribunale
amministrativo regionale contro la decisione di Venezia
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«Non chiudete il Chiarenzi»
Il Comune chiede aiuto al Tar
Piero Taddei
Fra un anno l'ospedale dovrebbe divenire una «scatola vuota»
mentre i suoi posti letto finirebbero a Bovolone, che non è
antisismico, e in parte in altre strutture dell'Ulss 20
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mercoledì 12 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 22
Sarà il Tribunale amministrativo regionale a decidere se l'ospedale «Chiarenzi» sarà dismesso o no.
Su input della Commissione in cui sono rappresentate tutte le forze politiche che siedono in
Consiglio comunale, la giunta del sindaco Diego Ruzza ha deciso di impugnare davanti ai giudici il
provvedimento regionale che dovrebbe chiudere lo storico nosocomio dal 2015.
Se quanto disposto da Venezia andasse in porto, il «Chiarenzi», che contò fino a 400 posti letto, si
ridurrebbe a una grande scatola vuota. Sparirebbero gli ultimi servizi rimasti e, soprattutto, gli 80
posti letto del reparto riabilitativo, la cui sopravvivenza era l'unico motivo per cui l'amministrazione
comunale ha ritenuto di rimanere agganciata all'Ulss 21. Col risultato che, loro malgrado, gli
zeviani devono far capo in toto al «Mater Salutis» di Legnago, sobbarcandosi una quarantina di
chilometri, anziché agli ospedali cittadini o di San Bonifacio, a 15-20 minuti d'auto.
Secondo quanto riporta la delibera comunale, con l'emanazione delle schede ospedaliere che
cancellano il «Chiarenzi», Venezia avrebbe violato la sua delibera del 2010 che individuava il
«Chiarenzi» quale sede riabilitativa per tutta l'Ulss 21. Il reparto, si rivendica nel documento, aveva
ottenuto il massimo del punteggio in fase di accreditamento. «Per cui il taglio dei posti letto non è
giustificato a livello demografico, né sotto il profilo della qualità dei servizi, poiché l'Ulss 21 è ben
sotto i parametri stabiliti dalla Regione. E per gli zeviani si profilano gravi difficoltà per
raggiungere i posti letto per acuti e quelli del servizio riabilitativo».
La delibera della giunta municipale fa la cronistoria della più recente «via crucis» che ha interessato
il «Chiarenzi», riconvertito due volte dalla riorganizzazione sanitaria avviata negli anni '90: in un
primo momento declassato a ospedale per non acuti e ora condannato a chiudere.
Il governatore Luca Zaia e l'assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto, avrebbero fatto orecchie
da mercante alle richieste di incontro inoltrate dal sindaco Ruzza a partire da febbraio 2013.
L'audizione c'è stata a metà luglio, in quinta Commissione sanità, quando ormai i giochi erano quasi
definitivi. Il primo ottobre scorso la Commissione consiliare ha dato parere favorevole al progetto
di legge regionale presentato dall'ex assessore alla Sanità Sandro Sandri, volto a trasferire Zevio
nell'Ulss 20, ma solo a patto che la Regione tagli la riabilitazione del «Chiarenzi». Da ultimo, a fine
novembre l'ennesima richiesta all'Ulss 21 di ottenere una verifica antisismica dell'ospedale,
«richiesta tutt'ora inevasa», stigmatizza la delibera della giunta. La non antisismicità del
«Chiarenzi» sembra sia stato uno dei principali motivi che avrebbero indotto l'assessore Coletto a
smembrare i posti letto zeviani parte a Bovolone e parte in altre strutture dell'Ulss 20. Decisione
duramente contestata da Zevio: pure l'ospedale di Bovolone non sarebbe antisismico. E poi la
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polverizzazione dei posti letto sarebbe antieconomica dal punto di vista gestionale e disperderebbe
le professionalità che al «Chiarenzi» hanno richiamato pazienti anche da fuori provincia.
SOAVE. San Valentino
Un vigneto
in adozione
come pegno
d'amore
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mercoledì 12 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 22
«Amore, per San Valentino ti ho regalato un vigneto». Non è una stravaganza, perchè a pochi
chilometri della città di Giulietta e Romeo si possono adottare le viti di Garganega per farne dono
all'amato o all'amata e godersi insieme 12 bottiglie di Soave all'anno.
Oggi c'è un nuovo modo «green» per dichiarare alla persona amata la propria passione, a un costo
modesto. Quello di regalare l'adozione di 50 viti di Garganega, il vitigno che dà il Soave, che così
diventa un regalo nel regalo. L'iniziativa è possibile grazie al progetto «Adotta una Garganega»,
promosso dall'associazione Strada del vino Soave, che consente di ricevere ogni anno 12 bottiglie di
Soave Doc, personalizzabili nell'etichetta con il proprio nome e con un verso poetico o una dedica,
nonché di poter seguire il ciclo produttivo della vigna adottata attraverso una dettagliata newsletter.
La cosa può avvenire anche di persona, visitando il vigneto e aiutando il coltivatore a potarlo o a
vendemmiarlo e seguire poi in cantina l'evoluzione del vino, fino al ritiro delle bottiglie. L'adozione,
resa possibile grazie alla disponibilità di 13 aziende della Strada del vino, parte da un minimo di 50
viti per un costo di 100 euro all'anno. Dopo il secondo anno consecutivo d'adozione, il nome del
vignaiolo adottivo viene affisso sul palo di testa del filare adottato. Info e adesioni:
045.7681407.Z.M.
SAN MARTINO BUON ALBERGO. La soluzione del
consigliere Pd per mettere in sicurezza i torrenti tra Mizzole e
Pigozzo
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Squaranto, il progetto c'è già
«Ora la Regione trovi i fondi»
Vittorio Zambaldo
Bonfante: «Nel piano triennale delle opere non c'è riferimento
al bacino di laminazione ma Venezia può inserirlo nell'elenco
dei futuri lavori pubblici»
mercoledì 12 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 23
La realizzazione di un bacino di laminazione e la rimessa in funzione o integrazione di una serie di
briglie esistenti sull'alveo del torrente Squaranto è il progetto, il cui costo è stato stimato in due
milioni e mezzo di euro, che l'Autorità di bacino del fiume Adige ha già adottato come variante il 9
novembre 2012 al Piano di stralcio per la tutela dal rischio idrogeologico del bacino del fiume
Adige.
La relazione che accompagna il progetto si propone di illustrare questi elementi: l'individuazione e
la perimetrazione di aree di pericolosità idraulica nel sistema dei corsi d'acqua Squaranto e Fibbio;
l'inserimento delle disposizioni per adeguare le previsioni delle norme di attuazione del piano;
l'integrazione del piano stralcio per la tutela dal rischio idrogeologico del bacino idrografico del
fiume Adige con l'individuazione e perimetrazione dei territori interessati da allagamento.
È un progetto approvato dal comitato tecnico nel giugno 2012 e adottato dall'Autorità di bacino il
novembre successivo ma fermo perché il costo sarebbe di 9 milioni di euro e i soldi sarebbero
bloccati dal piano di stabilità, secondo quanto riferito agli amministratori sanmartinesi nel vertice in
Regione con l'assessore Maurizio Conte.
Il piano precede quindi l'alluvione di Montorio e San Martino Buon Albergo dello scorso maggio e
se fosse stato messo in opera da subito, dopo la sua adozione, si sarebbero mitigate alcuni
condizioni di rischio con misure di carattere preventivo che il piano indica chiaramente.
La soluzione proposta è «la realizzazione di un idoneo volume di invaso per la laminazione delle
piene... con opere in grado di trattenere a monte anche il materiale solido e flottante trasportato
dalla corrente», com'è nella relazione.
Il progetto individua anche le diverse zone di attenzione «caratterizzate da possibili condizioni di
pericolo cui non è ancora stato associato alcuna classe di pericolosità».
Per questo una cartina accompagna la relazione indicando quattro zone : da P1 (zone a moderata
pericolosità idraulica) a P4, zone a pericolosità elevata. «Dopo la scoperta che nel piano regionale
triennale delle opere 2013-15 non c'era accenno a questo progetto per lo Squaranto e il Fibbio»,
rileva il consigliere regionale del Partito democratico Franco Bonfante, «sono andato alla ricerca
della documentazione e ho preparato un emendamento, presentato in Regione a novembre, a firma
del vicepresidente della commissione Ambiente, Claudio Niero».
Nell'emendamento si chiede che «nel programma triennale 2013-15, ed elenco annuale dei lavori
pubblici di competenza regionale per il terzo stralcio del 2015, sia inserita la realizzazione del
bacino di laminazione sul torrente Squaranto tra Mizzole e Pigozzo, per 2,5 milioni di euro».
«Di questo avevo parlato in un incontro a Montorio, presenti anche gli assessori Corsi per Verona e
De Santi per San Martino, chiedendo ad entrambi di collaborare al progetto, disposto anche a
ritirare il mio emendamento per firmarne uno presentato da loro con la stessa finalità. So bene che
ci sono problemi finanziari in Regione», prosegue Bonfante, «ma il bilancio annuale è di 13
miliardi di euro: qui si parla di 2,5 milioni, una cifra affrontabile. Intanto si può inserire il progetto
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nell'elenco delle opere finanziabili, in attesa di avere la disponibilità economica». È intanto
confermato che nel Consiglio del 19 e 20 febbraio è inserito fra i primi punti all'ordine del giorno
anche il piano triennale delle opere pubbliche. Si voterà quindi l'emendamento presentato dal Pd per
il bacino dello Squaranto.
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SAN GIOVANNI LUPATOTO. Il Comune boccia il Ca' del
Bue Park: «Il frastuono delle moto si somma a traffico e
discarica»
No alla pista da cross, fa troppo rumore
Renzo Gastaldo
Il sindaco Vantini: «Noi valorizziamo l'ambiente il Comune di
Verona pensa a fare inceneritori»
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mercoledì 12 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 23
Un'altra serie di osservazioni approvata all'unanimità dal consiglio comunale sull'ipotizzata
realizzazione del campo da motocross a Ca' del Bue.
Sulla proposta del Ca' del Bue Park (così verrebbe chiamata la nuova infrastruttura) è in corso una
verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale.
In sostanza l'obiettivo della società è attrezzare a pista da cross per moto e bici un'area della
superficie complessiva di 60mila metri quadrati, di cui 49.730 sarebbero occupati dalle piste e i
rimanenti 10 mila metri sono destinati a parcheggi e servizi. L'area è posta fra il fiume Adige e
l'inceneritore di Ca' del Bue, in territorio di Verona ma a soli 600 metri dalle case di via Porto.
Il consiglio comunale lupatotino ha già espresso il suo parere negativo a dicembre scorso, per il
disturbo che potrebbe derivare alle abitazioni del quartiere di via Porto. Ed è tornato sulla questione
formulando ulteriori osservazioni in merito. Questa volta nel mirino sono entrati i rumori.
«I rumori della pista da motocross, misurati ai limiti dell'impianto quando funzionava in modo non
autorizzato, sono risultati superiori ai 70 decibel previsti in due punti e di 68,5 decibel in altri due
punti e quindi superano i limiti previsti dalla normativa», ha detto il dirigente tecnico comunale
illustrando il provvedimento ai consiglieri. «Per quanto attiene invece alle case dell'abitato di San
Giovanni Lupatoto che sono a 600 metri, qui il rumore risulterebbe entro la norma, con 52 decibel
rispetto ai 60 previsti dalla legge ma fra il campo da motocross e l'abitato c'è anche il Parco di
Pontoncello, inserito nel Sito naturalistico di interesse comunitario dell'Adige, dove non risulta
rispettato il limite stabilito di 50 decibel».
«Nel progetto, relativamente ai rumori, per bypassare i limiti viene citato il dato medio ma invece
deve essere valutata la somma di rumori», ha aggiunto il dirigente. «Quindi ai rombi delle moto
vanno aggiunti i rumori dell'impianto di Ca' del Bue e del traffico dell'autostrada».
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«Il nostro è un no secco alla pista di motocross», ha detto il sindaco Federico Vantini. «Noi qui,
sulla riva destra dell'Adige, cerchiamo di valorizzare l'ambiente con pista e anello ciclabili, parchi
naturali e bici grill. Sull'altra riva, quella sinistra in territorio di Verona, invece si sceglie di fare
discariche, inceneritori e pista da cross, calpestando e deturpando ogni risorsa ambientale».
Le osservazioni approvate ora andranno in Provincia, organo deputato alla valutazione ambientale.
«Da una riunione sull'argomento in Regione è emerso che sul progetto è stata chiesta ulteriore
documentazione per le carenze rilevate sotto l'aspetto dei rumori e degli scarichi», ha informato il
vicesindaco Daniele Turella, che ha partecipato agli incontri. «Dal 15 febbraio prossimo si riaprono
i termini per presentare altre osservazioni, tra cui le nostre».
Sull'attività svolta in Provincia ha fornito comunicazioni anche il consigliere comunale Giuseppe
Stoppato, che è pure consigliere provinciale.
«In Provincia su questo progetto si sta alzando il livello di attenzione», ha dichiarato Stoppato. «La
pratica è andata all'esame della seconda e della quarta commissione consiliare. Pare che ci sia
l'orientamento a sottoporre l'intervento a valutazione di impatto ambientale. La competenza in
materia di urbanistica è del Comune di Verona».
BELFIORE. Guinzaglio e sacchetto per le feci
Tutte le regole per i cani
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mercoledì 12 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 23
Non ha ancora emesso un'ordinanza apposita, ma il sindaco Davide Pagangriso si riserva di farlo
per comminare le sanzioni pecuniarie, in caso il suo invito con le norme di senso civico non verrà
osservato dai proprietari ed accompagnatori di cani in luoghi pubblici. «Innanzitutto i cani devono
circolare con il guinzaglio», precisa il primo cittadino. «A coloro che conducono cani su aree
pubbliche o aperte al pubblico e in particolare sui marciapiedi e nelle zone attrezzate per i bambini,
è obbligato a munirsi dell'attrezzo per la raccolta delle feci lasciate dagli animali. Un obbligo che è
vigente sempre, in qualsiasi momento dell'accompagnamento del cane».
Infine Pagangriso raccomanda di depositare le feci «in sacchetti chiusi, da porre nei cestini per la
raccolta dei rifiuti solidi urbani».Z.M.
NEGRAR. È il primo laboratorio veneto a ottenere la
certificazione
L'Ecocardiografia
accreditata in Europa
Sono serviti tre anni di lavoro per centrare l'obiettivo
mercoledì 12 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 24
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Il Sacro Cuore Don Calabria di Negrar guarda anche fuori dall'Italia, in un'ottica comunitaria di
cure e servizi alla persona che ottimizzino qualità delle prestazioni per i pazienti e continuo
aggiornamento di operatori e strumentazione.
L'ultimo successo è stato raccolto dal laboratorio di Ecocardiografia, divenuto un centro accreditato
in Europa dopo aver ottenuto il riconoscimento della Società europea di Cardiologia. In pratica, la
Società ha riconosciuto che l'attività diagnostica a Negrar è in linea con quanto stabilito dalla
comunità scientifica a livello europeo.
Il successo è veneto, poiché si tratta del primo laboratorio a ottenere questa certificazione in tutta la
regione. È il quinto in Italia, inoltre, preceduto dagli ospedali Niguarda di Milano e Sant'Andrea di
La Spezia, l'ospedale del Cuore di Massa e il Santa Maria della Misericordia di Udine. Soddisfatto
il primario della Cardiologia al Sacro Cuore Don Calabria, il professor Enrico Barbieri, insieme alla
responsabile del Laboratorio Laura Lanzoni e a tutta l'Unità operativa, composta dai dottori Marco
Pinamonte, Edoardo Adamo e Andrea Chiampan e dalla sonographer Sara Bulgari.
Il percorso avviato per centrare l'obiettivo della certificazione è durato tre anni. Hanno iniziato con
un accreditamento personale per le loro singole attività i dottori Stefano Bonapace e Lucia Albrigi
per l'ecocardiografia transtoracica, e la dottoressa Lanzoni anche per l'ecocardiografia
transesofagea. In seguito, il Laboratorio è stato giudicato da una serie di cardiologi indipendenti, in
maggioranza stranieri, che hanno preso in considerazione gli ecocardiogrammi eseguiti in una
determinata data, comunicata a posteriori dalla Società scientifica. I referti cartacei sono stati
valutati per qualità e attinenza alle linee guida più aggiornate.
Il Laboratorio di Ecocardiografia del Sacro Cuore, inoltre, è uno dei primi del Veronese ad
avvalersi di un ecocardiografo con sonda tridimensionale in grado di riprodurre immagini del cuore
ad alta definizione. L'apparecchio permette in questo modo una valutazione diagnostica accurata
delle patologie cardiache ed è particolarmente utile nello studio delle valvole cardiache, anche in
vista di un intervento cardiochirurgico. C.M.
TURISMO & WEB. Il portale di viaggi indica pure il
ristorante Il Gondoliere per il B&B Cà Giulietta
Tripadvisor promuove il lago:
due hotel tra i primi 25 d'Italia
Sul podio il «Color» di Bardolino e l'«Enjoy Garda» di
Peschiera
mercoledì 12 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 28
La Riviera degli Olivi primeggia nelle classifiche di Tripadvisor, il portale web di viaggi che
pubblica le recensioni degli utenti su hotel, ristoranti e attrazioni turistiche.
Nelle prime 25 strutture d'Italia figurano l'Hotel Color di Bardolino e l'Enjoy Garda Hotel di
Peschiera Il primo, gestito dalla famiglia Manetti, si piazza al tredicesimo posto assoluto e non è
nuovo a riconoscimenti.
L'albergo a quattro stelle, grazie al suo design e alta qualità di servizio, è considerato uno dei Top
Hotel sul lago di Garda secondo le segnalazioni ricevute dalle più conosciute piattaforme web di
recensione e prenotazioni turistiche come Holidaycheck, Zoover, Trivago o Condé Nast Johansen,
la guida dell'hotellerie più rinomata.
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A far colpo sono, tra le altre cose, i giardini ampi e rigogliosi, ornati da palme, ulivi, oleandri,
cascate e fontane. Il tutto impreziosito da tre grandi piscine, una vasca idromassaggio di acqua
salata e delle accoglienti aree salotto.
«Abbiamo 90 camere, la metà di queste sono junior suite. Il costo varia dalla categoria della stanza:
dai 150 euro ai 300», informa Laura Manetti, titolare della struttura che dirige assieme al fratello
Claudio e alla mamma. «I nostri clienti sono principalmente stranieri. Per lo più tedeschi, austriaci,
svizzeri, olandesi, britannici, belgi e ultimamente anche scandinavi. Di solito sono coppie ma in alta
stagione arrivano molte famiglie visto il gran numero di suites a disposizione. Conduzione
familiare? Oddio la direzione è familiare ma contiamo ben 45 dipendenti», continua Laura Manetti,
che per promuovere l'albergo si affida ad internet oltre al passa parola. La ricaduta è anche su
Bardolino: «Apprezzano i locali e i negozi del paese, il lungolago sempre fiorito ma non amano la
confusione in generale dell'alta stagione».
A pochi chilometri di distanza, a Peschiera, sorge l'Enjoy Garda Hotel, l'ex Hotel Fortuna
completamente ristrutturato e nel maggio 2012 dato in gestione alla famiglia Verdolin. Famiglia che
per 18 anni ha condotto a Calmasino l'Hotel Veronello, il quartiere generale del Chievo Verona.
«Siamo il primo bike-hotel sul lago di Garda e Verona con servizi dedicati ai cicloturisti», spiega
Alberto Verdolin.
«Organizziamo escursioni giornaliere con guide professioniste sia per gli amatori che per i più
allenati e offriamo un servizio di noleggio bici di qualità». La zona offre percorsi per la
Valpolicella, le colline moreniche del Baldo, la Lessinia o Mantova. «È un servizio particolarmente
gradito da clienti australiani, americani, canadesi, israeliani e inglesi. Il nocciolo duro dei vacanzieri
viene però dalla Germania attratto dalla vicinanza a Gardaland e ai parchi tematici», conclude
Verdolin, che registra una piccola apertura verso la clientela araba. Sempre secondo la classifica
annuale stilata da Tripadvisor, nella categoria miglior ristorane, figura al terzo posto «Il
Gondoliere» di Malcesine, mentre per la categoria Pensioni e B&B c'è da segnalare la settima
posizione nazionale dell'agriturismo Cà Giulietta di Sommacampagna.
Infine, tra gli alberghi con le migliori tariffe, va segnalato l'ottavo posto dell'hotel Benacus a
Malcesine. S.J.
BRENZONE. Dopo l'interrogazione di D'Arienzo al
presidente del Consiglio per completare lo sminamento
dell'isolotto
Trimelone, è scoppiato il caso
dei fondi «persi» per la bonifica
Emanuele Zanini
Benedetti: «Regione e protezione civile nel 2009 avevano
messo a disposizione 700mila euro» Il vicesindaco: «Non c'è
traccia»
mercoledì 12 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 29
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L'interrogazione al presidente del Consiglio presentata dal deputato del Pd Vincenzo D'Arienzo
sulla richiesta di completare la bonifica dell'isola di Trimelone, ex polveriera militare dove sono
ancora presenti resti di vari ordigni bellici, ha fatto scoppiare la polemica tra maggioranza e
opposizione a Brenzone. Secondo l'esponente del Partito democratico dal 2009 in poi sull'isola non
si è più fatto nulla. Tuttavia sul tavolo quattro anni fa c'era un finanziamento da 700mila euro - metà
della Protezione civile nazionale e metà della Regione - stanziato per terminare la bonifica almeno
fino a 30 metri di profondità.
A sostenerlo con forza è anche Davide Benedetti, attuale consigliere di minoranza e presidente della
commissione creata ad hoc nel 2011 per occuparsi dell'intricata questione dell'isolotto, affiancato
dal vicesindaco Aldo Veronesi e dal consigliere Ivano Brighenti.
«Sono ex presidente», precisa subito Benedetti, «visto che la commissione, temporanea, è durata
solo un anno, dal 2001 al 2012. Abbiamo fatto appena due riunioni: in pratica non è mai partita.
Secondo Veronesi la commissione aveva solo il compito di reperire fondi per sminare l'isola su
indicazione del Consiglio comunale. Ma in realtà il nuovo organismo doveva impegnarsi a
coordinarsi con gli enti preposti per creare un piano di sviluppo. Non si sono create insomma le
condizioni per andare avanti. Un'occasione perduta». Benedetti, però, si sofferma soprattutto su
questi fantomatici 700mila euro che, secondo il consigliere di opposizione, il Comune avrebbe
potuto incamerare oltre quattro anni fa.
«La passata amministrazione comunale», spiega Benedetti, «aveva trovato le risorse e colto
l'opportunità di questi fondi concessi da Protezione civile e Regione per la pulizia dei fondali.
L'approvazione risale alla primavera del 2009. I soldi erano stati assegnati ed erano disponibili.
Bastava farne richiesta ufficiale. Ci sono i documenti a testimoniarlo. Ma, con l'avvento della nuova
amministrazione, non se ne è fatto più nulla. Da allora dagli uffici comunali non è stata inviata
alcuna richiesta. Ora con l'occasione fornita dall'interrogazione dell'onorevole D'Arienzo è il caso di
riprendere in mano la questione».
Anche per Enrico Nascimbeni, del direttivo del Partito Democratico di Brenzone, si è trattato di
«un'occasione persa. Nei prossimi cinque anni di amministrazione bisognerà assolutamente far
ripartire il progetto».
Di tutt'altro avviso il giudizio del vicesindaco Aldo Veronesi. «Di quei documenti relativi ai fondi
da 700mila euro non c'è traccia», replica Veronesi, «non abbiamo ricevuto alcuna nota ufficiale da
parte di Protezione civile e Regione. Se Benedetti era a conoscenza di questa somma poteva
comunicarlo. Nella commissione, richiesta dalla stessa minoranza e che al contrario di quanto
sostiene il consigliere di opposizione è ancora formalmente attiva», sottolinea il vicesindaco, «non
si è mai discusso di questa presunta somma messa a disposizione dai due enti. Purtroppo oggi la
situazione è ferma ma sarà indispensabile trovare fondi per rilanciare il recupero dell'isola. Il
Comune ha risorse limitate pertanto daremo appoggio a qualsiasi ente disposto a investire su
Trimelone».
Diversa la versione del sindaco Rinaldo Sartori che ammette di ricordare di un finanziamento messo
a disposizione dalla Protezione civile «ma che fu poi dirottato all'interno dei fondi destinati per il
terremoto de L'Aquila».
Il primo cittadino, infine, ha annunciato che presenterà un'interrogazione per indagare le reali
attività svolte dalla commissione, «sulle cui azioni rimango perplesso».
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IL CONVEGNO. Se ne parla con tecnici e rappresentanti di
politica e associazioni lunedì in sala congressi a Garda
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Il collettore nuovo, sfida per il lago
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mercoledì 12 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 29
«Il nuovo collettore per il lago di Garda e il futuro del suo territorio»: se ne parla lunedì a Garda alle
9.30 in sala congressi di lungolago Regina Adelaide. La giornata è organizzata da Ags, GardaUno,
Depurazioni Benacensi e Comune. «Ci saranno i rappresentanti di Governo, Regione Veneto,
Province di Verona, Brescia, Trento e Mantova e tutti i Comuni che si affacciano sul lago; con loro
associazioni professionali, economiche, ambientaliste e di volontariato che potranno partecipare alla
tavola rotonda del pomeriggio e contribuire a porre l'esigenza di sostenere e finanziare la
salvaguardia del nostro lago», dice il presidente di Ags Alberto Tomei.
«L'appuntamento ha come obiettivo la realizzazione dei progetti elaborati dai consorzi interessati a
dare una risposta definitiva ai problemi di qualità delle acque, salute del lago, dell'ambiente e anche
dell'economia turistica. Il più grande lago italiano rappresenta un patrimonio insostituibile che per
avere un futuro ha bisogno di infrastrutture che sostituiscano quella bomba ad orologeria costituita
dall'attuale collettore vecchio di 30 anni».
Il programma di lavori dopo i saluti del sindaco Antonio Pasotti prevede gli interventi di Davide
Bendinelli consigliere regionale «Il rifacimento del collettore: unica via per salvare il Garda»;
Angelo Cresco, presidente di Depurazioni benacensi, «La salute e l'economia del Garda. Un
problema nazionale»; Paolo Artelio, presidente Consorzio Lago di Garda veronese «La qualità
dell'acqua, cuore dello sviluppo del turismo»; Alberto Ardieli, direttore di Ags, «Lo stato attuale
dell'infrastruttura collettore nella sponda veronese»; Simone Venturini di Technital «Analisi tecnica
del progetto del nuovo collettore»; Mario Bocchio e Angelo Agostini di Garda Uno «Il nuovo
sistema di collettamento e depurazione della sponda bresciana del lago di Garda»; Giorgio
Passionelli presidente della Comunità del Garda «Candidatura Unesco: la qualità delle acque del
Garda come fattore strategico. Monitoraggio, ricerca e valutazioni»; Mauro Martelli presidente
Consiglio di bacino veronese «La programmazione di area vasta, punti di forza e criticità». Previsti
gli interventi di Alberto Giorgetti sottosegretario all'Economia «Nuovo collettore. Un'opportunità
per il lago di Garda»; l'onorevole Maria Stella Gelmini «Impegnare le Istituzioni per salvaguardare
il Garda»; Massimo Giorgetti assessore regionale Lavori pubblici ed energia «Politiche di
governante e prospettive future in materia ambientale». Modera Maurizio Battista, giornalista
dell'Arena. Nel pomeriggio tavola rotonda presieduta da Enrico Rizzetti, Ad di Ags , e Angelo
Cresco. G.B.
LEGNAGO
Ruba rifiuti
all'isola
ecologica
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mercoledì 12 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 30
L'ecocentro di Casette è tornato nel mirino dei ladri di rifiuti. Questa volta, però, la prontezza degli
addetti all'impianto ha fatto in modo che due malintenzionati non solo se ne andassero a mani vuote
ma anche con una denuncia a carico di uno dei due. Sabato scorso, verso le 11, due cittadini
marocchini sono stati notati dal personale di guardia davanti all'isola ecologica del quartiere di
destra Adige. Entrambi rovistavano tra i materiali di scarto depositati nell'area.
I due stranieri volevano impossessarsi di componenti elettriche che potevano essere riutilizzate
come ricambi o rivendute al mercato nero. Sul posto sono intervenuti i vigili del distretto «Basso
Adige» che, dopo aver fermato i due uomini, hanno denunciato a piede libero N.M., 46 anni,
residente in città e regolare in Italia. All'uomo è stato contestato il reato di furto. L'immigrato è stato
quindi portato al comando di via Matteotti, mentre gli agenti hanno avvisato il pubblico ministero di
turno. Il materiale sottratto dall'uomo è stato recuperato e subito restituito. F.T.
TERRAZZO. La pioggia non ha portato solo danni: a finire
sott'accusa sono ora le decisioni del Consorzio di bonifica
Dopo la piena c'è la polemica
Luca Fiorin
L'assessore Bordin: «Per evitare l'allagamento, bastava
scaricare l'acqua nel Fratta-Gorzone» Ma il torrente è troppo
inquinato
mercoledì 12 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 31
Finita l'emergenza, inizia la «guerra».
Il maltempo nel Basso veronese non si è limitato a portare danni e paura, ha anche aperto divisioni
che paiono ben lungi dal poter esser ricomposte. E tutto questo con un contorno di polemiche che
potrebbero, ma su questo il condizionale è davvero d'obbligo, sfociare in iniziative legali clamorose.
Meglio però partire dagli antefatti. Ovvero dalla piena del Terrazzo – il fiume che nasce dall'Adige
a Bonavigo e finisce la sua corsa buttandosi nel Fratta-Gorzone a Merlara – che nei giorni scorsi ha
messo a rischio il capoluogo dell'omonimo comune (Terrazzo, appunto) e ha fatto finire sott'acqua i
campi della frazione di Begosso. Oltre a larghe aree del territorio comunale di Merlara.
Una piena, e qui sta l'origine delle discussioni, che è stata dovuta all'impossibilità, per quanto
riguarda il Terrazzo, di scaricare le proprie acque nel Fratta-Gorzone. Una mossa che nei giorni
dell'emegenza è stata vietata con un'ordinanza dalla Regione. Perché il Fratta-Gorzone non poteva
accogliere più acqua di quella che già trasportava a valle.
A prescindere dal fatto che la piena, secondo quanto affermato dal presidente del Consorzio di
bonifica Alta pianura veneta Antonio Nani, era dovuta al fatto che c'erano perdite nelle paratie del
bacino di Montebello (non confermata ufficialmente dalla Regione) la conseguenza istituzionale di
questa situazione sta tutta in un'ipotesi di intervento che sembra avere il potere di dividere gli animi.
L'amministrazione di Terrazzo, infatti, da subito ha chiesto la riattivazione del canale Tre CanneSeguimi su Facebook, clicca qui
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Spazzolara che collega il Fratta-Gorzone all'Adige. «Era stato costruito per far confluire l'acqua
dell'Adige nella Fratta ma da tempo è inutilizzato», spiega l'assessore di Terrazzo Nazzareno
Bordin. «Attualmente le condizioni delle sponde sono ancora ottimali, basterebbe pulirlo e dotarlo
di una pompa di sollevamento per farlo funzionare. Forse sono troppo pochi i soldi da spendere, per
cui si preferisce puntare sui mega-bacini che costano milioni e milioni di euro, però così si
risolverebbero i problemi».
Non proprio tutti, però, visto che su questa proposta c'è la netta contrarietà dell'amministrazione di
Merlara. Una contrarietà che il sindaco Claudia Corradin ha espresso la scorsa settimana in un
incontro svoltosi proprio a Terrazzo e che sta alla base di una sua proposta di creare un fronte
padovano-rodigino. «L'acqua del Fratta-Gorzone», ribadisce Corradin, «contiene sostanze sversate
dai depuratori delle concerie di Arzignano. Scaricarla nell'Adige significherebbe inquinare l'acqua
che bevono 360mila persone, del Padovano e del Rodigino. Per salvare i campi non vogliamo
avvelenare la gente, per cui vogliamo ogni rassicurazione prima di dare l'assenso al progetto».
Una posizione che condividono i consorzi di bonifica a valle di Terrazzo ma che invece contrasta
l'Alta pianura veneta, visto che Nani spiega di essere d'accordo con Terrazzo.
Intanto in questi giorni, i tecnici inviati dal Padovano erano a Terrazzo per fare prelievi nel FrattaGorzone. «Una situazione alla quale non avremmo mai voluto arrivare», commenta Bordin, «visto
che il nostro intento è arrivare a soluzioni condivise». Bordin spiega anche di aver invitato Nani ed i
suoi tecnici ad un incontro pubblico.
«Il consorzio si è preso del tempo per compiere le sue verifiche», spiega l'assessore, «ma entro
questo mese il confronto verrà effettuato. In quella sede proporrò ai cittadini di sottoscrivere un
esposto collettivo. Saranno ascoltati tutti coloro che in questi giorni hanno affermato di aver visto
vari casi di gestione discutibile delle risorse idriche nel nostro territorio».
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«INSIEME per ricostruire». È questo il nome del finanziamento
ponte che l'area Antonv
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mercoledì 12 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 31
«INSIEME per ricostruire». È questo il nome del finanziamento ponte che l'area Antonveneta di
Banca Monte dei Paschi di Siena ha stanziato per offrire soccorso a imprese e famiglie di Veneto e
Friuli danneggiati dalla recente alluvione. Si tratta di un plafond di 50 milioni di euro, a condizioni
molto agevolate, che Banca Mps destinerà alla copertura dei danni alle abitazioni familiari, alle
infrastrutture delle imprese, per compensare la diminuzione di produzione lorda vendibile.LU.FI.
Transpolesana groviera
«Crateri» a Villafontana
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mercoledì 12 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 31
Il maltempo che lunedì ha ripreso a flagellare la Bassa ha aperto numerose buche lungo le principali
arterie, a cominciare dalla Transpolesana. Sulla 434, infatti, gli avvallamenti sono riapparsi
soprattutto sulla corsia più a destra per chi viaggia verso Verona, in corrispondenza della
congiunzione tra due fasce di asfalto parallele. I «mini-crateri», con le raffiche di vento, hanno
messo in difficoltà i conducenti che si spostavano lungo i 24 chilometri compresi tra gli svincoli di
Legnago nord e Vallese di Oppeano. Tale situazione, tuttavia, non ha creato danni a macchine e
veicoli, al contrario di quanto invece era accaduto la scorsa settimana. Allora una maxi buca,
apertasi nel tratto tra Villa Bartolomea e Vangadizza aveva danneggiato una quindicina di
macchine, costringendo la Polizia stradale di Legnago e l'Anas a intervenire per mettere in sicurezza
l'arteria.
Sempre il maltempo dell'altro ieri ha messo in crisi molte strade nel Bovolonese. A cominciare da
via Madonna, nel tratto compreso tra Villafontana ed il capoluogo. Sono state parecchie le
lamentele giunte al comando di polizia locale del distretto «Media pianura veronese» riguardo lo
stato del manto stradale, costellato di buche e avvallamenti. Per questo ieri gli operatori comunali
hanno cominciato a tamponare con bitume a freddo le zone più deteriorate su tutte le arterie del
territorio comunale. «Considerato che sono riparazioni temporanee», commentano all'ufficio della
polizia locale, «c'è da augurarsi che il tempo si stabilizzi, altrimenti l'arrivo di nuovi scrosci d'acqua
potrebbe far saltare le tamponature, riaprendo le voragini».F.T.
NOGARA MARE. Il direttore di Veneto Strade fa il punto sul
progetto: 107 km di strada fino ad Adria, costo di 2 milioni
Si allunga l'attesa per i lavori
«Sarà pronta tra otto anni»
Luca Fiorin
Vernizzi: «In primavera ci sarà la firma con il concessionario
Dopo la fase degli adempimenti di legge potrà partire il
cantiere»
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mercoledì 12 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 32
La Nogara-Mare rischia di passare alla storia come una delle strade più lente del Nord-Italia. La
realizzazione, peraltro ancora contestata, dei 107 chilometri di arteria che congiungeranno Nogara
con la Romea, all'altezza del Comune rodigino di Adria, è infatti ancora lontana dal poter essere
avviata. E se tutto va come previsto, la strada, di cui peraltro si parla ormai da decenni, non sarà
pronta prima del 2022.
A dare i tempi dell'opera, a margine di un convegno svoltosi nei giorni scorsi a Lendinara, in
provincia di Rovigo, è stato il direttore di Veneto Strade Silvano Vernizzi.
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«Il contratto con il concessionario, che è già stato individuato, sarà firmato nella prossima
primavera. Poi ci vorranno un paio d'anni per espletare gli adempimenti necessari per arrivare
all'avvio vero e proprio dei lavori e, quindi, ne serviranno altri sei per la realizzazione», spiega
Vernizzi.
A conti fatti, insomma, l'attesa dovrà durare altri otto anni in tutto. Sempre che, ovviamente, le
previsioni vengano rispettate. Otto anni al termine dei quali sarà possibile percorrere un'arteria dal
costo di un miliardo e 900 milioni di euro ma che solo per 61 milioni graverà sulle casse pubbliche.
Il grosso dell'investimento sarà infatti affrontato grazie ad un project financing. Ovvero all'impegno
economico diretto di un gruppo di imprese - si tratta delle società autostradali Brescia-Padova,
Vicenza-Padova, Serenissima e Confederazione autostrade, e di Astaldi concessioni, Impresa di
Costruzioni Mantovani, Itinera, Technical e Sina - che prevedono di rifarsi dell'investimento grazie
al pagamento del pedaggio di quella che sarà, e su questo non c'è nessun dubbio, una vera e propria
autostrada.
Proprio il fatto che si tratti di un'arteria che in parte trasformerà la Transpolesana in una strada a
pedaggio è stato, e per qualcuno continua ad essere, un motivo di contrarietà.
Tanto che l'ambientalista legnaghese Fabio Tagetti afferma eloquentemente che «una strada c'era
già, ed era gratis». Anche se a dire il vero nel Rodigino sono piuttosto altri i motivi di opposizione
al progetto, legati al fatto che l'arteria attraverserebbe un territorio già piuttosto fragile. Motivi che
sono stati espressi anche nell'incontro di Lendinara, in occasione del quale è stato allestito un
presidio dei comitati polesani contro la nuova autostrada ed al quale, oltre a Vernizzi, erano presenti
anche il presidente della Brescia-Padova, oltre che sindaco di Verona, Flavio Tosi, che ha spiegato
come la Nogara-Mare sia «il progetto più importante» della società di cui è a capo, ed il sindaco di
Rovigo Bruno Piva.
La Nogara-Mare attraverserà in diagonale il Basso Veronese. Il suo tracciato prevede infatti che
parta da Nogara per poi attraversare Gazzo, Sanguinetto, Casaleone, Cerea, Legnago,
Villabartolomea e Castagnaro, prima di arrivare in provincià di Rovigo, dove attraverserà 18
municipi: Badia Polesine, Giacciano con Baruchella, Trecenta, Canda, Bagnolo di Po,
Castelguglielmo, San Bellino, Fratta Polesine, Villamarzana, Arquà Polesine, Rovigo, Bosaro,
Pontecchio Polesine, Ceregnano, Crespino, Gavello, Villanova Marchesana ed Adria. La nuova
autostrada avrà svincoli, oltre che con la Modena-Brennero, con la Valdastico Sud, la PadovaBologna e la Nuova Romea, mentre il collegamento con l'Autobrennero avverrà passando per Isola
della Scala , in maniera da arrivare al casello di Nogarole Rocca.
Come si diceva, sarà interamente a pagamento, anche se è prevista un'esenzione valida per 15 anni a
favore di chi vi abita vicino. Esenzione che, comunque, riguarda tragitti lunghi non più di 15
chilometri.
EMERGENZA IDRICA. Un comitato valuterà il caso
dell'acqua inquinata
«Pfas», il ministero
si pronuncerà a giugno
Roma dovrà stabilire i limiti delle sostanze chimiche
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Caso «Pfas»: le risposte che tutti attendono dal ministro per l'Ambiente Andrea Orlando non
arriveranno prima di giugno. Ad annunciarlo è il deputato veronese Vincenzo d'Arienzo, del Partito
democratico, che riferisce come della questione sia stato investito un comitato di esperti che sta
lavorando con la previsione di arrivare a dare delle risposte solo la prossima estate.
Sino ad allora, quindi, nei tredici Comuni della Bassa (Arcole, Veronella, Zimella, Albaredo,
Cologna Veneta, Bonavigo, Minerbe, Pressana, Roveredo, Legnago, Boschi, Bevilacqua e
Terrazzo), oltre che in altri 17 sparsi fra le confinanti provincie di Vicenza e Padova, dove dalla
scorsa estate si sta facendo i conti con la presenza negli acquedotti di sostanze perfluoroalchiliche
che vengono utilizzate per rendere resistenti ai grassi ed all'acqua tessuti, carta e contenitori per
alimenti, tutto continuerà come prima. Ovvero nessuno prenderà dei provvedimenti restrittivi in
merito al consumo di quell'acqua che sgorga dai rubinetti del pubblico acquedotto e che continua ad
essere potabile. Perché si tratta di un'acqua oggetto di una contaminazione senza regole, visto che
nel nostro Paese non esistono norme che stabiliscano i limiti massimi riguardanti la presenza
tollerabile al suo interno di «Pfas».
Un fatto che, nonostante l'allarme che serpeggia con insistenza fra la gente, ha sinora portato tutte le
realtà interessate dal servizio di acquedotto, dai Comuni ad Acque Veronesi, dalle Ulss alla
Regione, a dar vita ad un rimpallo di responsabilità che è arrivato sino sul tavolo del ministro
Orlando. Il quale, a sua volta, ha chiamato in causa gli specialisti. «Il ministro Orlando», spiega
D'Arienzo, «ha fatto istituire per decreto, nel dicembre scorso, un comitato con lo scopo di arrivare
finalmente ad una definizione degli standard di qualità per le acque che contengono sostanze
perfluorate. I tecnici si sono finora riuniti due volte, l'ultima delle quali è stata mercoledì cinque
febbraio, ed hanno definito un programma di attività che dovrebbe concludersi entro giugno».
Crisi di Governo permettendo, insomma, bisognerà attendere almeno altri quattro mesi perché si
arrivi ad avere delle risposte ufficiali ad un problema che, così è emerso in un convegno organizzato
proprio dal Partito democratico e che si è svolto lunedì sera al teatro comunale di Cologna, era stato
scoperto dagli esperti del Consiglio nazionale delle ricerche già nel 2011. Anche se, ad onor del
vero, è stato reso conoscibile ai Comuni solo l'estate scorsa. Una situazione che, fintantochè non
verrà fatta chiarezza ufficialmente, continuerà ancora ad essere un impalpabile caso di
inquinamento. E tutto ciò a causa di una mancanza di regole in merito alla quale l'Unione Europea
sta però portando avanti, come ha sottolineato l'europarlamentare Andrea Zanoni lunedì sera
intervendo al convegno dei Democratici, una procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia.LU.FI.
Distributore
di minerale
in piazza
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Entro marzo verrà installato un erogatore di acqua potabile, sia naturale che frizzante, vicino alla
seconda aiuola centrale, in piazza Caduti di Nassiriya. Un nuovo servizio per i cittadini che ha
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deciso il consiglio comunale, votando una convenzione con l'azienda «DF Eco srl» di Sandrigo
(Vicenza). La società privata monterà la casetta per l'impianto di filtraggio ed erogazione per poi
gestire direttamente il distributore automatico. Il Comune, dal canto suo, si accollerà le spese per gli
allacciamenti alla rete idrica ed elettrica e concederà gratuitamente il suolo pubblico sul quale
sorgerà la struttura. «Si tratta», assicura l'assessore all'Ecologia Elisa Leonardi, «di una ditta che
lavora in diversi Comuni vicini al nostro. La convenzione ha una durata di sei anni. Il costo
dell'acqua per gli utenti sarà di sei centesimi il litro per quella frizzante e di quattro per quella
naturale».
Il distributore dell'acqua sarà allacciato all'acquedotto pubblico. Acquistare l'«acqua municipale»
sarà economicamente vantaggioso per i cittadini, rispetto all'acquisto nelle bottiglie di plastica. «Ci
sarà poi un beneficio in termini ambientali, con il risparmio e il riciclo di plastica», dice Leonardi.
Z.M.
RINNOVABILI. Con il nuovo generatore della divisione di
PentaSistems
Due impianti eolici al Sud della scaligera PentaWind
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mercoledì 12 febbraio 2014 ECONOMIA, pagina 34
PentaWind, divisione di PentaSistems srl di Badia Calavena è entrata nel mercato nazionale e
internazionale con un nuovo generatore eolico da 10 kW, sviluppato con caratteristiche uniche, a
partire dall'utilizzo di cinque pale invece delle solite tre; e con una altezza massima di 24 metri, per
un impatto ambientale ridotto.
PentaSistems srl è un'impresa di carpenteria metallica che da anni si è specializzata nell'allestimento
di punti vendita, stand, negozi per una nota casa veronese che produce abbigliamento intimo. Dopo
il primo test avvenuto nei mesi scorsi in località La Collina di Badiacalavena, PentaWind da alcuni
giorni ha reso funzionante un nuovissimo impianto con una «batteria» da sei pale, per la produzione
complessiva di 60 kW di energia, in Basilicata, in provincia di Potenza. Un nuovo impianto è in
fase avanzata di allestimento, nel Sud d'Italia, a Reggio Calabria, vicinissimo allo stretto, in una
zona ventosa.
«Il generatore nasce con l'obiettivo di sfruttare al meglio i venti medio-bassi e garantire un elevato
rendimento energetico a venti con velocità tra i cinque metri-secondo e gli otto metri-secondo; ed è
caratterizzato da elevati standard di qualità e sicurezza», spiega Mirco Perlati di PentaWind. «È
l'ideale per aziende agricole, piccole imprese che vogliono essere energeticamente autosufficienti e
vogliono valorizzare la propria posizione in località ventose. Per avere una risposta ottimale
abbiamo considerato che l'impianto eolico debba essere costituito da almeno sei pale, per produrre
almeno 60 kW di energia».
«L'impianto eolico gode dell'incentivo statale», sottolinea Moreno Fabbris, addetto commerciale di
PentaWind. «Noi stiamo già dialogando con i mercati stranieri. In primis con la Germania e
l'Inghilterra. Ma tutto il Nord Europa è un terreno per noi interessante. Offriamo un prodotto di
elevata qualità, fortemente tecnologico, tutto italiano con i marchi di garanzia. E questa è già la
nostra forza». S.Ba.
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Brevi
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CONFAGRICOLTURA
OGGI IL SEMINARIO
SULLE FONTI RINNOVABILI
IN AZIENDE AGRICOLE
Oggi, alle ore 17, nella sede di Confagricoltura Verona, via Sommacampagna 63/E, si terrà il primo
dei cinque seminari gratuiti della rassegna «Il petrolio di casa nostra», sul recupero e utilizzo delle
fonti rinnovabili in azienda agricola. L'incontro è stato promosso da Confagricoltura e Agriturist
Verona ed è condotto da Guido Pagan Griso, dottore agronomo-forestale.F.S.
CONSORZIO DI TUTELA
«SOAVE BY GLASS»,
OLTRE 4MILA BOTTIGLIE
STAPPATE IN GIAPPONE
Il ristorante Sawamura di Tokyo ha vinto il concorso «Essere Soave» per aver stappato più bottiglie
di vino Soave, nella capitale nipponica, nell'ambito delle attività promozionali del Consorzio di
Tutela. Il concorso rientra nella promozione «Soave by the glass» dedicata alla ristorazione, con 15
aziende del Soave, 15 importatori giapponesi e oltre 4000 bottiglie stappate.
VINO. Tour per promuovere l'eccellenza enogastronomica
italiana
A Miami, Iem premia Simply the Best
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mercoledì 12 febbraio 2014 ECONOMIA, pagina 35
Simply Italian Great Wines a Miami ha inaugurato il programma 2014 dei tour organizzati
dall'agenzia veronese Iem, per promuovere il vino italiano. A Miami, si legge in una nota
dell'agenzia sono stati oltre 100 i partecipanti ai seminari e 400 operatori ai walk-around tasting.
Il tour si è concluso a Città del Messico.
A Miami alla Freedom Tower, dove ha partecipato anche Adolfo Barattolo, console generale d'Italia
a Miami sono stati assegnati i premi Simply the Best, giunti alla seconda edizione. I vincitori,
decretati da una giuria di giornalisti ed esperti, sono stati Gregory Dal Piaz, direttore della rivista
Snooth; Patrick “Chip” Cassidy, Esperto e Docente alla Florida International University, School of
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Hospitality and Tourism Management; i ristoranti Via Verdi e The Cypress Room di Miami.
«Vogliamo promuovere l'eccellenza enoica italiana», commenta in una nota Marina Nedic,
managing director di Iem, «Ecco perché anche quest'anno abbiamo conferito i Simply The Best a
chi opera con impegno e dedizione per onorare il vino tricolore nel mondo».
Nel corso della serata è stata consegnata a Jose A. Vicente, presidente del Miami Dade College, una
borsa di studio per gli studenti più meritevoli del Miami culinary institute, del Miami Dade college.
«Siamo convinti», sottolinea la Nedic, « che la formazione inizi a scuola, dove si preparano i futuri
professionisti. I Simply the Best premiano gli ambasciatori di oggi, speriamo che la borsa di studio
aiuti a formare, tra tanti giovani talentuosi, gli ambasciatori di domani».
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