saporiin orbita
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saporiin orbita
torino magazine aziende e protagonisti Luca Parmitano Luca Parmitano, sapori in orbita Una missione spaziale dal ‘gusto’ tutto made in Italy. Insieme alla Argotec, il nostro astronauta si è portato in orbita alcune ricette tipicamente italiane, preparate per lui dal celebre chef torinese Davide Scabin di ALESSIA BELLI foto ARCHIVIO UFFICIO STAMPA ARGOTEC 238 è stato il primo astronauta italiano a compiere una 'Eva', un’attività extra-veicolare, una vera passeggiata nello spazio. Luca Parmitano ci ha fatto davvero 'Volare' con lui, per riprendere il nome con cui è stata battezzata la sua missione: la prima di lunga durata sulla Iss, la Stazione Spaziale Internazionale, assegnata all’Asi, l’Agenzia Spaziale Italiana. Decollato il 28 maggio 2013, l’astronauta dell’Esa, Agenzia Spaziale Europea, ci ha reso partecipi giorno dopo giorno, attraverso foto e parole pubblicate sul suo blog (blog.esa.int/luca-parmitano), dei sei mesi che ha trascorso fra le stelle, fino all’11 novembre scorso, quan- do è rientrato sulla Terra. Un racconto appassionato e sincero, che ci ha mostrato il nostro pianeta dallo spazio, emozionandoci con istantanee della sua Sicilia, dell’Italia e del mondo. Il 21 febbraio è venuto a Torino per visitare la Argotec, azienda italiana che si occupa di ricerca, innovazione e sviluppo in diversi settori: ingegneria, informatica, integrazione di sistemi e, soprattutto, 'human space flights and operations' per l’Esa. La Argotec, infatti, addestra gli astronauti europei allo European Astronaut Centre di Colonia e prepara per loro il famoso 'bonus food': il 'cibo spaziale' da mangiare la domenica o nelle occasioni speciali, scelto direttamente dagli astronauti che possono portarsi in orbita un po’ dei loro sapori 'di casa'. Tutti i piatti per la Stazione Spaziale Internazionale subiscono trattamenti specifici che ne garantiscono la sicurezza, ma che purtroppo ne modificano il gusto, l’odore e il colore originali; inoltre, le porzioni devono essere molto compatte, per evitare che il cibo, fluttuando per l’assenza di gravità, possa compromettere le apparecchiature di bordo. È per questo che la Argotec si è impegnata per trovare la ‘ricetta giusta’ e creare uno ‘space food’ che fosse non solo sano ma anche e soprattutto buono, attraverso espedienti ingegneristici e gastronomici. Per realizzare le specialità scelte da Luca Parmitano, la Argotec si è affidata alle intuizioni creative di uno chef torinese pluristellato, Davide Scabin, che ha preparato un menù di cinque portate: lasagne, parmigiana, risotto al pesto, caponata e tiramisù. Tutto biologico, senza conservanti né sale. Queste ricette spaziali, termostabilizzate e disidratate attraverso un processo particolare che ne preserva in parte la consistenza, sono state chiuse all’interno di involucri sottovuoto e hanno reso speciale un’insolita cena tra le stelle, come racconta proprio Luca Parmitano. Com’era il tuo space food? «Cibo di ottima qualità, a cui tra l’altro è legato un episodio talmente bello che mi diverte sempre moltissimo ricordarlo. Tutto il cibo italiano era stato caricato sulla navetta spaziale europea, l’Atv-4, e in teoria doveva essere consegnato prima del mio arrivo sulla Stazione Spaziale Internazionale. Per motivi logistici, invece, la navetta è arrivata circa un mese dopo: una delusione, perché mi aspettavo di trovare subito le specialità italiane preparate da Davide, non vedevo l’ora di assaggiarle. C’era davvero molta attesa per questo space food, perché avevo promesso agli altri che avrei offerto un’autentica cena italiana. Così, come l’Atv-4 è arrivata, per prima cosa abbiamo cercato le provviste e, non appena abbiamo finito di fare il carico e scarico, ho subito annunciato: “Vi offro la cena!”. Allora ho preparato un vero e proprio menù all’italiana: antipasti, primo piatto, secondo e dolce. In realtà, questo ‘bonus food’ mi era stato offerto come cibo della Luca Parmitano con gli ingegneri della Argotec domenica da distribuire nell’arco di sei mesi, la durata della mia missione. Invece, decidendo di organizzare un vero banchetto, ce lo siamo mangiato tutto in una sera. Piatti talmente gustosi che nessuno ha potuto rifiutare l’offerta, e in effetti abbiamo mangiato tantissimo. Anche Karen Nyberg, che abitualmente è molto attenta alla dieta, è riuscita a finire tutta la sua porzione, così come Chris Cassidy. Per mesi abbiamo riparlato di quella cena, soprattutto quando cercavamo qualcosa di sfizioso da mettere sotto i denti, e non avevamo altro che il cibo reidratato del menù standard: purtroppo, non era proprio uguale». Il bonus food per Luca Parmitano e la missione Volare C’era davvero molta attesa per questo space food, perché avevo promesso agli altri che avrei offerto un’autentica cena italiana space food torino magazine Il bonus food ideato per Samantha Cristoforetti e la missione Futura David Avino, Marco Carrano e Luca Parmitano insieme ad alcuni giovani ingegneri della Argotec E lo space food degli altri? «Erano cibi molto vari, internazionali. Onestamente, un po’ per provenienza militare e un po’ per costituzione, io mangio davvero di tutto. In orbita, il menù internazionale mi piaceva, anche perché da un punto di vista nutrizionale è molto valido: tutti ingredienti di qualità e sufficientemente saporiti. Non avevano il gusto e la genialità culinaria delle ricette dei nostri chef-artisti, come Davide Scabin o Stefano Polato, ma si trattava comunque di cibo sano. Tanto più se consideriamo l’ambiente in cui ci trovavamo e il genere di procedure che ogni alimento ha dovuto subire per trovarsi lì ed essere mangiato». Cosa ti è piaciuto di più? «Le lasagne, la parmigiana e la caponata erano ottime, il tiramisù fantastico. Il più straordinario, però, era senza dubbio il risotto al pesto: penso che non lo dimenticherò!». Il prossimo cibo spaziale ad andare in orbita sarà quello di Samantha Cristoforetti, che porterà con sé durante la missione Futura piatti leggeri e altamente nutrienti: frutti di bosco, quinoa, riso integrale e molto altro, il tutto preparato dal giovane chef Stefano Polato. Per Luca Parmitano, la visita alla Argotec ha inoltre rappresentato un’occasione per ricordare altri momenti della sua missione, durata 166 giorni: gli episodi divertenti, come i giochi che si possono fare soltanto in una stazione spaziale (ad esempio cercare di attraversarla tutta fluttuando, senza urtare nulla: «Io ci sono riuscito solo la prima volta – racconta Luca – è meno facile di quanto sembri»), e le esperienze più delicate, come le sperimentazioni scientifiche. Ma l’incontro di Parmitano alla Argotec ha rappresentato soprattutto un’opportunità di confronto con i giovani ingegneri – l’età media è di 29 anni – che operano in questa realtà torinese. «Attualmente, stiamo lavorando a un esperimento termico che volerà sulla Iss – sottolinea David Avino, managing director di Argotec – il capo progetto è un ragazzo di 26 anni». «Spesso in Italia abbiamo il vizio di sottolineare solo ciò che non va bene – conclude Luca Parmitano – mentre a me piace valorizzare quello che funziona, la bellezza. I ragazzi che con caparbietà, con impegno, investono il loro tempo negli studi, perché sanno che questo investimento porterà sicuramente un risultato, sono quelli che rappresentano un futuro, il nostro futuro. Questi giovani ingegneri hanno fame, voglia, grinta, e hanno scelto una strada difficile. Sono dei pionieri e io sono contento di confrontarmi con loro, perché hanno un entusiasmo che trasmette un’energia incredibile. Lo spazio parla di futuro, del desiderio dell’uomo di scoprire e non arrendersi, e questi sono i ragazzi che ci permetteranno, un giorno, di ampliare i nostri orizzonti, e di vedere sempre più lontano». I