Filarete placchetta Madonna col Bambino e angeli
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Filarete placchetta Madonna col Bambino e angeli
Antonio Averlino detto il Filarete (Firenze 1400 ca. - Roma ? 1469) Madonna col Bambino e Angeli, con Storie dei Progenitori Metà del sec. XV Placchetta in bronzo a patina nera, cm 28,3 x 19,7 Milano, collezione Giorgio Baratti Questa elaborata e festosa placchetta di considerevoli dimensioni in forma di edicola architettonica ornata da esuberanti motivi di gusto archeologico, in origine utilizzata come pace o altarolo portatile (lo attestano i due punti di giunzione di una maniglia poi rimossa visibili sul retro), raffigura la Vergine che allatta il Bambino tra due angeli adolescenti, uno dei quali lo sostiene premurosamente, e due più giovani angioletti musicanti con liuto ed arpa. La scena, ispirata da un piccolo rilievo marmoreo di Donatello (Londra, Victoria and Albert Museum), si svolge all’interno di una nicchia con ampia valva di conchiglia - che fa risaltare la testa di Maria come una perla -, sopra la quale due genietti, disposti come le Vittorie alate di un arco di trionfo romano, recano sospeso un festone d’alloro. Nel fregio della trabeazione compaiono altri vivaci spiritelli reggifestone ed una coppia che cavalca delfini - un putto e una figurina che indossa una tunica e suona la cetra, possibile allusione al mito del poeta lirico Arione -: motivi desunti da antichi sarcofagi che ben esprimono la vena archeologica del primo Rinascimento e il sincretismo iconologico caro all’umanesimo cristiano. Nelle paraste, sorgendo da eleganti cantari baccellati ciascuno affiancato da due api allusive all’operosità dell’artista - una sorta di ‘firma’ del Filarete, adottata anche nella medaglia con autoritratto (Milano, Civici Musei al Castello Sforzesco) e ricorrente nella produzione milanese del maestro -, si dipanano rigogliosi serti di acanto che ospitano altri due puttini e numerosi volatili con un probabile significato simbolico, tra i quali un pavone, una civetta e due galli. Nel fregio del gradino è adagiata la figura nuda di Eva, personificazione veterotestamentaria della “madre terra” pagana, che mostra il pomo del peccato posizionato esattamente al centro sotto la Vergine, accompagnata da Caino e Abele con i loro doni rurali al Signore (un fascio di grano e un agnello), mentre sui dadi sono raffigurate la Tentazione dei Progenitori e la Cacciata dall’Eden. Il rilievo esprime dunque un complesso significato teologico incentrato sull’antitesi tra Eva progenitrice dell’umanità e Maria madre di Cristo (Guldan 1966) dal cui ventre immacolato, esibito proprio nell’epicentro dell’immagine, scaturisce la redenzione dal peccato originale, evocato sotto i suoi piedi, e l’armonia che ne consegue. L’opera che qui si presenta, finora sfuggita alla critica, è la versione migliore, per l’eccellente qualità della fusione, la raffinata, minuziosa rinettatura e l’ottimo stato di conservazione, di un modello ben noto agli studi attraverso tre altri esemplari (Parigi, Musée du Louvre; già Berlino, Kaiser Frierdich Museum; Roma, collezione privata; inoltre Pisa, Museo dell’Opera del Duomo), già riferito al Filarete dal Bode (1895) e dal Venturi (1908), attribuzione oggi largamente condivisa mentre incerta è la sua datazione (cfr. in ultimo Orbicciani 2008), ritenuto la più complessa e significativa placchetta del maestro, pioniere e specialista di questo genere: “il capolavoro tra le opere di piccole dimensioni” (Cannata 1989). Scultore, architetto e trattatista tra i più celebri del primo Rinascimento, attivo soprattutto a Roma, dove eseguì le porte della basilica Vaticana (143345), e dal 1451 al 1465 presso la corte milanese di Francesco Sforza, il Filarete fu un appassionato, erudito e fantasioso interprete del gusto antiquario diffuso nella cultura umanistica e nel collezionismo di metà Quattrocento con esiti che ne distinguono la consistente produzione in bronzo di statuette e rilievi di piccolo formato (Parlato 1988). Giancarlo Gentilini Bibliografia essenziale di riferimento: - E. Guldan, Eva und Maria. Eine Antithese als Bildmotiv, Graz-Köln 1966 (speciatim p. 219 n. 151). - E. Parlato, Il gusto all’antica di Filarete scultore, in Da Pisanello alla nascita dei Musei Capitolini. L’Antico a Roma alla vigilia del Rinascimento, catalogo della mostra (Roma, Musei Capitolini, 24 maggio - 19 luglio 1988) a cura di A. Cavallaro e E. Parlato, Roma 1988, pp. 114134 (speciatim pp. 129-130 n. 29). - P. Cannata, Le Placchette del Filarete, in Italian Plaquettes, a cura di A. Luchs (“Studies in the History of Art”, 22), Washington 1989, pp. 35-53 (speciatim pp. 45-46). - L. Orbicciani, in Il ‘400 a Roma. La rinascita delle arti da Donatello a Perugino, catalogo della mostra (Roma, Museo del Corso, 29 aprile - 7 settembre 2008) a cura di M.G. Bernardini e M. Bussagli, Milano 2008, pp. 52, 185 n. 46 (con bibliografia precedente).