Album Esempio 2 - le tue figurine
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Album Esempio 2 - le tue figurine
JUDO: NON SOLO SPORT Da molto tempo l’Occidente ha mostrato un particolare interesse per l’affascinante Mondo Orientale del quale poco o nulla conosceva. Fede, medicina, filosofia ed in genere tutta la cultura che per millenni sono stati avvolti nel mistero, oggi hanno catturato l’attenzione degli occidentali. Si è scoperto che in quel lontano Mondo tutta la vita ha una differente dimensione. Si è constatato, per esempio, che filosofia e sport, a volte, possono essere una cosa sola. E’ il caso delle arti marziali che in molte Nazioni Asiatiche sono considerate Sport nazionali. Esse concorrono alla costituzione del patrimonio storico-culturale di quei Paesi perché muovono da una concezione filosofica della vita. Chi non ha mai sentito parlare degli antichi Samurai? La loro figura, i loro costumi, la loro filosofia e soprattutto i loro duelli sono quanto più di affascinante ci possa essere. Tra le varie Arti Marziali il Judo ha sempre occupato una posizione di assoluto prestigio per essere riuscito a conservare nelle tradizioni il “profumo” di una civiltà basata sulla semplicità e sulla modestia. JUDO: LE ORIGINI La storia racconta che, nell’Antico Giappone, trascinati dai loro Signori, cento Clan guerreggiavano tra di loro senza tregua. Si esercitavano conservando gelosamente i loro “segreti” tecnici nelle arti della sciabola, della lancia, dell’arco, del combattimento a mani nude… Tuttavia, tutte queste attività guerriere, erano sempre temperate da uno spirito di cavalleria: il Bushido, codice d’onore dei Samurai. L’arrivo del Commodoro Perry, il 7 Luglio del 1853 nella Baia di Ouraga, aprì il Giappone al Mondo esterno. Questo mondo portò la sue “tecniche”… e quindi le armi da fuoco, fino ad allora sconosciute ai Giapponesi. Rattristato di vedere tante meravigliose tecniche sprofondare nell’oblio, un giovane studente giapponese, Jigoro Kano, consacrò una parte della sua vita a studiare il ju jitsu, in quello che consisteva in base alle diverse Scuole. Prendendo il meglio di ognuna, annotando e comparando “elaborò” dei principi ed un’etica ereditati dal Bushido. Era il 1882…! Nasceva l’Arte che il Mondo chiama Judo. il dojo Dōjō comunemente traslitterato come Il dojo rappresenta un luogo di meditazione, dojo, è un termine giapponese che significa concentrazione, apprendimento, amicizia e rispetto, etimologicamente luogo (jō) dove si segue la via è il simbolo della Via dell’arte marziale. (dō). In origine il termine, ereditato dalla tradizione buddhista cinese, indicava il luogo in cui il Buddha ottenne il risveglio e per estensione i luoghi deputati impropriamente tradotto in palestra ed inteso alla pratica religiosa nei templi buddhisti. Il termine unicamente come spazio per l’allenamento, mentre venne poi adottato nel mondo militare e nella pratica nella cultura orientale il dojo è il luogo nel quale si del Bujutsu, che durante il periodo Tokugawa fu può raggiungere, seguendo la Via, la perfetta unità influenzata dalla tradizione Zen, perciò è a tutt’oggi tra zen (mente) e ken (corpo) e, quindi, il perfetto diffuso nell’ambiente delle arti marziali. equilibrio psicofisico, massima realizzazione della In Occidente questo termine viene propria individualità. Il dojo è la scuola del sensei Nel budō è lo spazio in cui si svolge (maestro): egli ne rappresenta il vertice e sue sono le l’allenamento ma è anche simbolo della profondità direttive e le norme di buon andamento della stessa; del rapporto che il praticante instaura con l’arte oltre al maestro ci sono altri insegnanti, suoi allievi, marziale; tale ultimo aspetto è proprio della cultura ed i senpai (allievi anziani di grado) che svolgono buddhista cinese e giapponese, che individua il dojo un importante ruolo: il loro comportamento quale luogo dell’isolamento e della meditazione. quotidiano rappresenta l’esempio che deve guidare gli altri praticanti; quando un sempai non si cura del I dojo erano spesso piccoli locali situati nelle vicinanza di un tempio o di un castello, proprio comportamento diventa un danno per tutta la scuola. ai margini delle foreste, perché i segreti delle tecniche venissero più facilmente preservati. Con la diffusione delle arti marziali sorsero numerosi più di quanto esso non dia a sua volta: il dojo dojo che venivano in molti casi considerati da non è semplice spazio ma anche immagine di un maestri e praticanti una seconda casa; abbelliti con atteggiamento, i dojo della Via si differenziano in lavori di calligrafia e oggetti artistici preparati dagli questo aspetto dai normali spazi sportivi: l’esercizio stessi allievi, essi eprimevano appieno l’atmosfera fisico può anche essere il medesimo ma è la ricerca di dignità che vi regnava; talvolta su di una parete del giusto atteggiamento che consente di progredire. veniva posto uno scrigno, simbolo che il dojo era L’allievo entra nel dojo e deve lasciare alle spalle dedicato ai più alti valori e alle virtù del Do, non tutti i problemi della quotidianità, purificarsi la soltanto all’esercizio fisico. In altri dojo si trovavano mente e concentrarsi sull’allenamento per superare i gli altari detti kamiza (sede degli Dei), riferiti non a propri limiti e le proprie insiscurezze, in un costante divinità ma al ricordo di un grande maestro defunto confronto con sé stesso. Nessun allievo avanzato prende dal dojo Il dojo è come una piccola società, con Nel dojo non si usa la violenza: non per nulla le arti regole ben precise che devono essere rispettate. marziali enfatizzano la forza mentale e non quella Quando gli allievi indossano il kimono diventano fisica, condannata prima o poi ad affievolirsi. tutti uguali; la loro condizione sociale o professionale viene lasciata negli spogliatoi, per il maestro essi sono tutti sullo stesso piano. Si apprende con un segno di rispetto verso l’arte del ringraziamento le tecniche una serie di norme, che vanno dalla per tutto ciò che di valido essa ha offerto. cura della persona e del kimono (che mostra solo Anticamente nel dojo veniva eseguito il rito del l’emblema della scuola), al fatto di non urlare, non soji (pulizia): gli allievi, usando scope e strofinacci, sporcare, non fumare, non portare orecchini od altri pulivano l’ambiente, lasciandolo in ordine per i abbellimenti (per evitare di ferirsi o di ferire), al fatto successivi allenamenti. Tale gesto è il simbolo della di comportarsi educatamente sino all’acquisizione purificazione del corpo e della mente: i praticanti si dell’etica dell’arte marziale che discende da quella preparano ad affrontare il mondo esterno con umiltà, arcaico-feudale dei samurai: il Bushido o Via del dote necessaria per apprendere e per insegnare l’arte guerriero. marziale. Il coraggio, la gentilezza, il reciproco aiuto, il rispetto di se stessi e degli altri sono dettami che entrano a far parte del bagaglio culturale dell’allievo. Si entra e si esce dal dojo inchinandosi: judo c lu b r h o : l a nostr a s q u a dr a Andrea Toietta Andrea Ferraro Arianna Rota Beatrice Dal Bello Daniel Bianchini Desirè Martins Eleonora Cecchetti Gaia Finotti Giacomo Sainaghi Giovanni Bondoni Iacopo Sliepchevich Lorenzo Lucarella Luca Rossi Manuel Lucarella Marco Maldini Matilde Piano Matteo Nodari Nicolo’ Sliepchevich Pietro Cirigioni Samuele Garavaglia Sara Mancuso Simone Donato Tomas Bianchini Valentina Negrelli Alessandro Mangano Alessio Dal Piva Bruno Della Mura Alessandro Ciotti Alessio Cecere Andrea Ciotti Daniele Dal Piva Danila Di Somma Francesca Cafagna Francesco Cecchetti Francesco Fava Giulia Montessori Luca Landro Moreno Oliva Riccardo Balconi Stefano Cuneo Stefano Grassi