02 Don Cristelli 18-05

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02 Don Cristelli 18-05
1° C O N V E G N O
QUALITA’ DEL TERRITORIO
delle produzioni, della vita e tecnologie
sabato 15 gennaio 2005
Sala della Cooperazione, via Segantini - Trento
L’INTERVENTO DI DON VITTORIO CRISTELLI
Valori, etica e politica di fronte all’uso-abuso della tecnologia
Provocatoriamente potrei chiedervi “che mi avete chiamato a fare? E se fosse proprio
l’etica cristiana, la più responsabile dei disastri che voi andate denunciando e paventando?”
Ovviamente non la penso così altrimenti non sarei venuto.
Il cristianesimo è stato chiamato alla sbarra come responsabile delle crisi ecologiche e
dell’applicazione delle tecniche che mettono in pericolo il futuro del pianeta e le specie in esso
contenute. Esso avrebbe ereditato dal giudaismo il rifiuto del tempo ciclico, sostituendolo con
una concezione lineare della storia e la conseguente fiducia in un progresso sempre crescente
ed illimitato.
Nello specifico poi la concezione biblica dell’uomo “immagine di Dio e Signore
dominatore della natura” avrebbe autorizzato l’uomo ad analizzare ed abusare del mondo a
suo piacimento.
La visione antropocentrica cristiana, specie nella sua versione occidentale, avrebbe poi
impregnato della sua arroganza anche la scienza e la tecnica. E la tragedia ecologica è
prodotta dal fatto che l’uomo non si considera parte integrante della natura e la natura sta
mettendo in atto le sue vendette. Come dicevo, ovviamente non la penso così altrimenti non
sarei venuto.
Ora io non voglio qui fare la difesa apologetica dell’etica cristiana, men che meno dei
modi con i quali si è espressa nei secoli passati, dirò qualcosa a riguardo, né fare il difensore
d’ufficio di Dio e delle espressioni letterali della sua parola nella Bibbia.
Andiamo per ordine. Anzitutto è vero che l’uomo nella Bibbia ha una collocazione di
privilegio rispetto alle altre creature, i passi citabili sono tantissimi mi limito soltanto a due. Il
primo, il più citato è Genesi 1-28 “siate fecondi – dice Dio ad Adamo ed Eva – moltiplicatevi,
riempite la Terra, soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni
essere vivente che striscia sulla Terra”.
Nel salmo n° 8 l’affermazione diventa addirittura ringraziamento e lode a Dio, perché
dice “hai dato all’uomo potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi, i
greggi e gli armenti, le bestie della campagna, gli uccelli del cielo e i pesci del mare”. Ora
bisogna stare però attenti a distinguere ciò che all’uomo è lecito fare.
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Vero è che, per la Bibbia, l’uomo nella natura non solo è naturale, ma in essa ha la
caratteristica di fine. In ciò è evidente la differenza da certo ambientalismo ideologico, che
tende a vedere naturale tutto il creato ad esclusione dell’uomo. I Vescovi lombardi, in uno dei
rari documenti che affrontano esplicitamente la questione ambientale, affermano “il buon
ambiente non è certo la foresta vergine, né alcun altro ecosistema spontaneamente realizzato
dalle forze della natura, il buon ambiente non può che essere ambiente civile elaborato cioè
attraverso l’opera dell’uomo”. L’uomo quindi nella natura è naturale.
IL DOMINIO UMANO SULLA NATURA
Torniamo alla Bibbia. Le frasi citate assieme a tutte le altre che si potrebbero citare
significano forse che l’uomo può fare quello che vuole e dominare a capriccio? Tutt’altro!
Anzitutto l’uomo della Genesi è tutta l’umanità, tutti i popoli e quindi è anche l’uomo che
verrà, l’uomo del futuro. Risulta quindi che il dominio della terra, di cui si parla, non può
essere troppo sbrigativamente interpretato, quasi corrispondesse a quello realizzato mediante
il potere della tecnica nei modi e nelle forme nelle quali si è realizzato. Se risulta, come
risulta, che tali applicazioni costituiscono un pericolo, dico di più, un attentato all’umanità,
allora la condanna è intrinseca proprio in quel dominio di cui parla la Bibbia. Cadono sotto
questo giudizio severo: inquinamenti, pesticidi, buco nell’ozono, sfruttamento di energia non
rinnovabile, estinzione di specie viventi, manipolazioni genetiche, ecc.
Solo la motivazione cambia rispetto agli adoratori della natura; questi emettono la
sentenza di condanna con motivazioni naturalistico-biologiche, i credenti condannano o
dovrebbero condannare le stesse operazioni come attentato all’umanità presente e futura.
L’interpretazione più autentica del dominio umano sulla natura, presente senz’altro nella
Bibbia, è quella fornita con un’immagine dal rabbino Amos Luzzato “l’uomo è il giardiniere del
mondo, un giardiniere che cura, dissoda, conserva, segue con apprensione e con amore la
natura” ed ecco la risposta “e anche se ne nutre, perché il mondo e la terra sono di Dio”.
GLOBALIZZAZIONE E MERCIFICAZIONE
Non dobbiamo però nasconderci, le deviazioni, l’incuria e lo sfruttamento dei quali si è
reso responsabile nella storia questo giardiniere.
Un fenomeno tremendamente attuale ed è quello della riduzione di tutto il creato, e
dell’uomo stesso, a merce. La globalizzazione economica riduce tutto a merce: il lavoro, la
salute, gli organi, i bambini. E i disastri sono sotto gli occhi di tutti, disastri ecologici, come lo
sfruttamento dissennato della natura, il buco dell’ozono, l’inquinamento dell’acqua e dell’aria,
le pioggie acide, l’esaurimento delle energie non rinnovabili, eccetera, ma anche i disastri
umani, come la pedofilia, il turismo sessuale, il traffico d’organi, anche di questo si è parlato
in questi giorni purtroppo, anche in seguito alla tragedia dello tsunami, il traffico d’organi
strappati ai bambini da chirurghi in camice bianco, l’uso di feti umani per la fabbricazione di
creme di bellezza.
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Io quando parlo a cristiani e credenti di questi problemi sono solito fare questa semplice
considerazione. Non possiamo pregare il Padre Eterno perché, domani mattina, con un
miracolo, faccia stare bene tutto il mondo, l’Africa, l’Asia come stiamo noi, perché se questo
significa produrre come produciamo noi, consumare come consumiamo noi, inquinare come
inquiniamo noi, il pianeta avrebbe 15, massimo 20 anni di vita. Allora qualcosa non funziona.
USO ED ABUSO DELLA TECNOLOGIA
E veniamo alla questione specifica dell’uso e abuso della tecnologia. Una distinzione va
fatta e tenuta sempre presente; quella tra scienza e tecnologia, intendendo la prima come
studio, esplorazione dei fenomeni e della realtà, la seconda come applicazione delle
conoscenze con interventi che si avvalgono di quelle conoscenze per modificare, correggere,
talvolta purtroppo anche violentare la realtà.
Tra la scienza-conoscenza e l’applicazione delle tecnologie si interpone il problema etico.
L’ha detto a chiare lettere la scienziata Premio Nobel Rita Levi di Montalcini, le tecnologie
sono belle, buone, ma ambigue, possono cioè produrre bene ma anche male, dipende dalle
scelte. Ed è qui che si inserisce appunto la responsabilità dell’uomo. Questo è vero a livello
elementare, conoscere la funzione di un coltello affilato è buona cosa, applicarla ovunque e
comunque può esser non solo pericoloso ma assassino.
La scomposizione dell’atomo è stata una scoperta meravigliosa, ma la sua applicazione
su Hiroshima e Nagasaki ha prodotto il disastro che sappiamo. La scoperta del DNA è stata
stupenda, a conferma anche di quella progettualità inserita dal creatore, ma le manipolazioni
genetiche che derivano da questa conoscenza profilano la possibilità di creare mostri e
mostruosità, anche negli effetti collaterali. Non per nulla è stata immediatamente sentita la
necessità di costituire comitati etici a tutti i livelli.
Si apre però la domanda: quali criteri adottare per distinguere il lecito dall’illecito? Il
criterio finora identificato come fondamentale e universale è quello dei diritti umani; criterio
che deve ispirare anche quelli che ho chiamato effetti collaterali.
Alcuni esempi. La clonazione umana fa già problema in sé, tanto e vero che è stata
ovunque vietata, ma fa problema anche il connesso tramonto di un mondo di valori come la
genitorialità, il diritto di un individuo ad avere un padre ed una madre, la sparizione del
rapporto di coppia.
Gli organismi geneticamente modificati fanno problema già in sé per gli effetti che a
lungo termine possono avere sugli esseri umani e sugli animali. Ma c’è pure un altro effetto
collaterale, legato al fatto che i frutti di tali piante sono sterili e proprio nel mondo della fame
inducono una dipendenza perpetua dalle centrali di produzione di tali organismi, coperti
magari dall’esclusività, dall’esclusiva dei brevetti.
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CONCEZIONE VERA DEI DIRITTI UMANI
Oggi il mondo globalizzato ha bisogno di trovare altre radici sulle quali fondare i propri
impegni e la propria azione politica. Radici e ragioni che abbracciano tutta l’umanità e il
creato con essa. Sotto questo profilo è significativo l’interesse suscitato nel recente convegno
promosso a Trento dai focolarini dal quale è emersa la nuova parola d’ordine “fraternità”. E’ la
risposta a quell’esigenza di un’etica trasversalmente condivisa che da anni si agita nel mondo
della filosofia.
Nel mondo cristiano e cattolico si ripropone anche a questo riguardo la svolta segnata
dal Concilio Vaticano II non ancora sviscerata e applicata, perché è nei documenti di quel
Concilio la prospettiva, non solo ecumenica, ma anche cosmica della salvezza.
Concludo con il riferimento ad un momento solenne, ma purtroppo dimenticato quando
non addirittura snobbato dagli stessi cristiani. Alludo all’Assemblea Ecumenica di Basilea del
1989 presieduta dal cardinal Martini che ha avuto ulteriori sviluppi e conferme nell’assemblea
di Seul e di Graz. Già il titolo di quell’assemblea era significativo “Giustizia, pace, salvaguardia
del creato”. Nel documento finale dopo l’elencazione dei disastri già verificatesi e dei pericoli
incombenti, si dice che è necessario un ordine ecologico internazionale. Interpretando la
Bibbia si deduce “dobbiamo essere amministratori del mondo che non è nostro, ma di Dio,
unico proprietario nel senso pieno del termine dell’intera creazione.”
Urge quindi la conversione ed un impegno per superare la divisione tra umanità e il
resto della creazione, il dominio degli esseri umani sulla natura, l’individualismo che vìola
l’integrità della creazione per perseguire interessi egoistici.
Abbiamo quindi doveri verso l’ambiente che sintetizzo per sommi capi.
Ogni sviluppo tecnologico deve essere sottoposto a criteri di sostenibilità. Lo spreco di
energia nei Paesi industrializzati ha raggiunto proporzioni gigantesche, per cui si impone una
drastica riduzione dei loro consumi, con riferimento specifico al consumo di combustibili fossili
e al risparmio energetico attraverso l’uso di energie rinnovabili, sole, acqua e vento. Sui rifiuti
c’è il bisogno urgente di una regolamentazione internazionale, soggetta a controllo sullo
smaltimento dei rifiuti, in particolare di quelli nucleari e degli altri rifiuti nocivi. In nessun
modo i Paesi europei dovrebbero liberarsi dei loro rifiuti a spese di altri Paesi, nei loro mari e
nelle acque internazionali. E’ priorità urgente per tutti i Paesi europei la costituzione di accordi
internazionali sugli scarichi, per impedire un ulteriore inquinamento dell’acqua, dell’aria, del
suolo e per riparare i danni già provocati.
In ordine alla ricerca genetica e all’ingegneria genetica sono necessari controlli e codici
di comportamento professionale, così come provvedimenti urgenti sono richiesti per
salvaguardare la varietà delle specie e la ricchezza genetica all’interno della stessa specie.
Concludo con la breve preghiera che conclude il documento di Basilea:
“Signore fa di noi strumenti della tua giustizia, fa di noi strumenti della tua pace, fa di
noi strumenti del rinnovamento della tua creazione”.
Trento, 15 gennaio 2005
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