Newsletter ERSAF CGIL
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Newsletter ERSAF CGIL
N ewsletter ERSAFCGIL numero 0 Perché questa newsletter? Lo avevamo scritto nella traccia distribuita nel corso della campagna per le elezioni della nuova RSU che “...riteniamo necessario incentivare la massima partecipazione di tutte le lavoratrici e i lavoratori coinvolgendoli nei processi decisionali dell’Ente ed alle attività della RSU. Per questo intendiamo impegnarci per sviluppare la qualità dell’informazione su novità legislative, iniziative, trattative, cambiamenti e riorganizzazioni in atto; Incentivare un uso mirato degli strumenti informatici anche attraverso la promozione di una “newsletter” sulle questioni sindacali/organizzative (aziendali, regionali, nazionali)…”. …..il numero 0 di questa newsletter è il primo passo in questa direzione. Vi chiediamo commenti, osservazioni e critiche per valutare insieme se le questioni affrontate ed i temi scelti sono interessanti. Unitaria e l a c a d nza Sin a t n e s e a Rappr , La nuov Armano uita da: t o i l t o s a o P c , re) F è rdinato o o di ERSA c ( i t t L) Corbele ssi (CGI o a i l n a o G t n a A ur ) zoli, La z a B n (CISL a i o K c o i r Mar Da ) cellieri, n a ni (UIL C i r o o i m F o c e vid Gia ani, Da i r b m a M Antonio (CSA) i l l e b r a ip Carlo R Pagina 2 Leggere la busta paga… xxxxxxxxxxx Cognome Nome xxxxxx 1 999 Via Xxxxxx xxxxx 2 Città Xxxxx gg/mm/aa XXXYYY00X00X000 3 X— xxxxxxx Xxxxxxxx gg/mm/aa x.xxx,xx x.xxx,xx x.xxx,xx x.xxx,xx x.xxx,xx x.xxx,xx x.xxx,xx Xxxxxx Xxxxxx xxxxxx x.xxx,xx xxxx,xx 5 4 x.xxx,xx x.xxx,xx x.xxx,xx x.xxx,xx x.xxx,xx x.xxx,xx 8 6 7 xx,xx 9 x.xxx,xx x.xxx,xx x.xxx,xx x.xxx,xx 99 9 x,xx xx,xx x.xxx,xx x.xxx,xx c x.xxx,xx x.xxx,xx xx.xxx,xx xxx,xx xxx,xx xx.xxx,xx 11 xxx,xx xxx,xx xxx,xx xxx,xx xxx,xx xx,xx xxx,xx x,xx x,xx 10 xx,xx% 12 x.xxx,xx Pagina 3 i n o i z u r t s i . .. o s u ’ l r pe 1 2 Coordinate bancarie dell’istituto dove viene accreditato lo stipendio e dati anagrafici Nome, cognome ed indirizzo dell’intestatario della busta paga 3 Categoria contrattuale giuridica ed economica – Profilo professionale – sede lavoro – data assunzione in ERSAF 4 Ritenuta mensile dallo stipendio per contributo pensione (CPDEL), contributo liquidazione (TFS -TF INADEL), contributo fondo previdenza credito (Fpc – CPDEL) [ indicata la trattenuta in € e la sua % ] 5 Detrazioni fiscali spettanti (= importo da detrarre dall’imposta lorda). Le detrazioni sono fisse (come lavoratore dipendente) e per figli a carico (stabilite per n. di figli e % di carico) 6 Codice e descrizione delle voci paga utilizzate nel mese. La sigla F00 individua le voci fisse, la sigla V00 individua le voci variabili sia di competenza (“avere”) che di trattenuta (“dare”) 7 La scadenza indica anno e mese di validità della voce (es. scadenza ricongiunzione/prestito, rimborso ATM) 8 Anticipazione di benefici contrattuali che andranno riassorbiti al momento dell'applicazione del contratto collettivo di lavoro (fermi al biennio 2008-2009!) 9 “Qtà/ore” indica rispettivamente il n. delle ore/gg in pagamento (es. tickets), e/o trattenuta (es. sciopero). Le voci “Competenze”, “Trattenute” indicano in € le somme percepite o trattenute per ognuna delle voci di cui al n. 6. 10 Addizionali regionali e comunali pagate nel 2012 mensilmente calcolate sul reddito dell’anno precedente (acconto mesi gennaio/ottobre, conguaglio mese novembre). 11 DATI FISCALI: NEL MESE IN PAGAMENTO: imposta netta = è quanto pago nel mese di IRPEF e di addizionali comunali e regionali. PROGRESSIVI: anni precedenti ed aliquota media 12 Netto in busta = importo accreditato. Pagina 4 Qualche approfondimento DI S’È NITÀ O C DEN L’IN NZA ALE CA VA TTU A R NT CO È una retribuzione provvisoria, erogata dallo Stato nel periodo intercorrente tra la data di scadenza di un CCNL ed il suo rinnovo (cioè nel periodo in cui il Contratto Collettivo è scaduto ma non è ancora stato rinnovato, “vacanza” = assenza) con decorrenza dal mese successivo a tre mesi di VC. L’IVC è stata normalizzata dalla legge Brunetta (D.lgs. 27 ottobre 2009, n. 150) e viene erogata a partire dal (mese e anno), nella misura del 50% del tasso di inflazione programmato (TIP) applicato ai minimi contrattuali vigenti (il 30% nei primi 3 mesi di corresponsione). Cesserà di essere erogata dalla decorrenza del successivo accordo di rinnovo del contratto. Gli elementi essenziali per il computo dell’IVC sono: TIP, fissato nella Decisione di finanza pubblica dell’anno di riferimento. )? (IVC Base di calcolo: valore mensile dello stipendio minimo tabellare vigente al 1° gennaio per ciascuna qualifica e/o posizione economica. La misura mensile dell'indennità di vacanza contrattuale, in riferimento all’anno preso in considerazione, è pari al 30 % del TIP a partire dal 1° aprile, al 50% dal 1° luglio. Situazione attuale Nel sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze si legge che dal 2011, in mancanza di rinnovo contrattuale, proseguirà la corresponsione dell’IVC “, nella misura mensile definita a luglio 2010 pari al 50% del TIP 2010”. Quindi per tutto il 2012 la misura dell’indennità non muterà, come già avvenuto nei bienni economici precedenti [valore IVC fino al 31 dicembre del II° anno pari a quello di luglio del I° anno]. Nel frattempo i rinnovi contrattuali, in precedenza biennali per la parte economica del rapporto, hanno assunto una durata triennale sia per la parte giuridica sia per quella economica ma, soprattutto, la manovra finanziaria straordinaria del 2010 (D.L. n.78/2010) ha bloccato il rinnovo del CCNL per il triennio 2010/2012 salvaguardando l' erogazione dell'indennità di vacanza contrattuale nelle misure in precedenza definite. PER RISANARE I CONTI PUBBLICI! La busta paga di gennaio 2012 ha visto crescere la trattenuta per l’addizionale regionale all’IRPEF. La legge 214/2011 l (cosiddetta “ Salva Italia”) ha aumentato l’aliquota minima nella misura dello 0,33% del reddito imponibile, sia per l’anno in corso che per il precedente anno 2011. Si sommano, quindi, la trattenuta aumentata per quest’anno e il recupero della differenza dovuta per l’anno precedente. La tassazione annua, stimando una retribuzione teorica (cioè senza considerare gli oneri deducibili che si applicano ad ogni singola persona) crescerà in questo modo: per un reddito da 15.000 € lordi: da 169 a 185 annui per un reddito da 20.000 € lordi: da 232 a 264 annui per un reddito da 25.000 € lordi: da 260 a 346 annui per un reddito da 30.000 € lordi: da 317 a 427 annui PERCHÉ LO STIPENDIO CONTINUA A DIMINUIRE? Il peso delle maggiori trattenute si somma all’IMU (introduzione → giugno 2012), all’aumento dell’IVA e ai drastici interventi sul sistema pensionistico. Sull’aumento dell’addizionale regionale all’IRPEF, così come per tutti gli altri provvedimenti, non vi è stato confronto né accordo con il sindacato. Questi provvedimenti noi NON LI CONDIVIDIAMO perché colpiscono solamente chi ha sempre pagato: i conti pubblici devono essere messi in sicurezza, ma per farlo si deve ricorrere, prima di tutto, ad un’ IMPOSTA SUI GRANDI PATRIMONI. La CGIL continuerà a battersi per ottenere la PATRIMONIALE e far pagare chi più possiede e meno ha pagato, per ridurre il peso di queste nuove tasse sul lavoro dipendente e sui pensionati, per riprendere in mano ed alleggerire le regole sul pensionamento. Pagina 5 (…) Per questo tipo di licenziamenti (collettivi ndr) si conferma che ci debbano essere due comunicazioni da parte del datore di lavoro: quella in cui annuncia la decisione generale, con il numero dei licenziati, e poi quella finale, grazie alla quale il singolo conosce i criteri per i quali è finito tra i "prescelti". Ebbene, la prima comunicazione, anche se scorretta, non sarà più impugnabile per errori procedurali, perché si intende «sanata dall'accordo sindacale» (e pensiamo che danno sia, quando i sindacati ad esempio sono venduti). La seconda è impugnabile dal singolo lavoratore, ma l'errore procedurale non darà più luogo al reintegro, ma solo a un indennizzo da 12 a 24 mensilità. Il reintegro c'è solo nella rara eventualità che io riesca a indicare un mio collega che avrebbe dovuto essere licenziato al posto mio: una "guerra tra poveri", insomma. È un vulnus fortissimo ai diritti: abbiamo vinto decine di cause in passato proprio sugli errori procedurali, e fatto reintegrare lavoratori in aziende come Fiat o Ferrovie. (…) Io credo che, viste queste condizioni di quasi irrealizzabilità della dimostrazione di «manifesta insussistenza», l'effetto deterrente sia una pistola un po' scarica. Le imprese poi magari ci tengono ad avere ulteriori sconti sulla flessibilità in entrata adesso che la riforma arriva in Parlamento. E poi qualcuno mi deve spiegare quando saranno costrette all'indennizzo, perché anche questo resta un capitolo ambiguo. La legge dice che l'indennità di 12-24 mesi si applica in «tutti gli altri casi» che non siano «manifesti». Ma quali sono? Vorrei sperare che ci si mettano dentro quelli per motivo economico «speculativo», cioè quando il datore di lavoro non licenzia perché è in crisi ma per aumentare i profitti. Come quando caccia un anziano per assumere un giovane, o un terzo lavoratore per sfruttare di più gli altri due, o esternalizza gli addetti in una coop per pagarli meno. Segnalo che in Francia questo tipo di licenziamento è illegittimo, e in Italia molto raramente i tribunali finora li hanno ritenuti giustificati. Articolo 18 Il compromesso di Monti di Umberto Romagnoli professore di Diritto del Lavoro presso l'Università di Bologna. dal sito www.insightweb.it Le osservazioni del giuslavorista Giovanni Alleva sulle modifiche all’art. 18 (intervista al “manifesto” del 14/04) L'ambiguità su dove piazzare questo tipo di licenziamento, a quanto ho capito, si traduce nel dire che saranno ritenuti totalmente legittimi o al peggio solo indennizzati. Finché non so dove vanno categorizzati, in effetti non so che succederà. Io credo si dovrebbe impostare il tema dei licenziamenti in modo diverso: gli speculativi vanno in causa, per tutti gli altri - per crisi o ristrutturazione - si obbliga l'impresa a esperire prima tutti gli ammortizzatori sociali possibili, e solo dopo, quando si vede che la soluzione non si trova, si autorizza a licenziare come extrema ratio. Anche in questo caso cito la Francia, dove l'ammortizzatore «preventivo» è obbligatorio per legge. E il disciplinare? Lì si applica il famoso «modello tedesco», almeno? Manco per idea. Il giudice non ha discrezionalità. Può reintegrare solo per tre tipologie: 1) se il fatto imputato non sussiste; 2) se il lavoratore non lo ha commesso; 3) se il contratto prevede che sia punito con una sanzione minore. Ma questi casi, nella mia esperienza, sono il 10% del totale. Per il restante 90%, nonostante l'ingiustificato motivo, scatterà il solo l'indennizzo. L'unico lato positivo della riforma riguarda la velocizzazione dei processi. Poco infine è stato fatto per i precari: il primo contratto a termine e il primo interinale di 6 mesi sono stati addirittura liberalizzati, è stata tolta la causale. Il cocoprò è stato riportato ai paletti originari, con la necessità di un vero progetto. La partita Iva, se si dimostra che lavora in sede, ha il 75% del reddito da un unico datore o ci lavori per 6 mesi l'anno, viene trasformata in cococò e poi eventualmente in subordinato. Piuttosto, per risolvere il precariato, io istituirei una anagrafe del lavoro, dove i sindacati possono vedere l'uso dei contratti che negli anni si fa nelle aziende per poi denunciare all'Inps, che se trova abusi li potrà sanare. Il ripristino della situazione anteriore all'illecito - la reintegrazione in forma specifica, dicono i giuristi - è la sanzione primaria prevista dal codice civile in presenza di un atto illecito; mentre il risarcimento del danno per equivalente è una sanzione di ripiego. A questo principio si richiama lo Statuto dei lavoratori sia là dove autorizza il giudice che accerti l'antisindacalità di un comportamento imprenditoriale ad ordinarne la cessazione immediata, in una con la rimozione degli effetti dannosi nel frattempo prodotti, sia là dove lo autorizza ad annullare un licenziamento illegittimo ed a comandare di rimuoverne tutti gli effetti, a cominciare dal reinserimento in servizio del lavoratore D'ora in poi, l'aderenza alle regole generali non sarà più completa. Se andrà in porto l'ultima versione della riforma dell'art. 18, d'ora in poi non tutti i licenziamenti disciplinari saranno sanzionabili con la reintegra - operante soltanto nei casi analiticamente individuati dal legislatore - e tutti i licenziamenti economici saranno soltanto indennizzabili, tranne nel caso in cui il giudice accerti la «manifesta insussistenza» del motivo. Perciò, si potrebbe anche dire: per quasi tutti i licenziamenti disciplinari bocciati dal giudice scatterà la reintegra, mentre per quasi tutti i licenziamenti economici che non abbiano superato il test scatterà soltanto la sanzione risarcitoria. Dico subito che la soluzione non è «pessima» (Marcegaglia), ma non è neanche una «svolta storica» (Monti). È un compromesso. Avrebbe potuto essere meno contorto e più lineare, questo sì; ma bisogna riconoscere che la matrice compromissoria è insopprimibile. Lo esige la ratio dei criteri di bilanciamento praticabili tra gli interessi in gioco: quello dell'imprenditore ad essere padrone in casa propria e quello del suo dipendente a non esserne cacciato senza un giustificato motivo. È ovvio che il bilanciamento, di cui la più alta espressione è proprio la nostra costituzione, risente dello stato dei rapporti di forza tra i portatori degli interessi in contrasto. Pertanto, se è comprensibile che il compromesso sia stato assai favorevol e al lavoro nel 1970, è del pari comprensibile che il compromesso odierno lo sia assai di meno. (…) Anzi, la direzione del compromesso sembra destinata a rovesciarsi più in fretta di quanto non si pensi. Infatti, la legge in itinere sposta visibilmente il baricentro della tutela legale contro il licenziamento ingiustificato, incoraggiando la composizione stragiudiziale delle controversie. Anzitutto, perché la monetizzazione del danno in una vasta casistica di licenziamenti illegittimi diventa la regola. Come nelle imprese sotto i 16 dipendenti. Dove la legge, vigente dal 1966, esclude la reintegra e, dal momento che concede soltanto un risarcimento forfettario, in omaggio al vecchio adagio popolare "pochi, maledetti, ma subito" domina la tendenza a risolvere le liti lontano dal giudice. Tendenza assecondata dalla medesima legge del 1966 prevedendo che il licenziato ha facoltà di proporre un tentativo di conciliazione in una sede para-sindacale. Adesso, gli autori della riforma dell'art. 18 sono intenzionati a valorizzare al massimo il previo tentativo di conciliazione in una sede para-sindacale: lo vogliono obbligatorio e ad istanza del licenziante. Pertanto, il pragmatismo di oggi potrebbe domani regalare proprio alla signora Emma Marcegaglia la relativa certezza che la soluzione adottata non è poi tanto distante dall'obiettivo di partenza: quello di sottrarre il licenziamento individuale al controllo giudiziario. Pagina 6 Sintesi delle modifiche avanzate dal governo sull’art.18 la FP CGIL di Milano aderisce ro allo sciope generale della territoriale l Camera de Lavoro (compresa Regione ed enti vari) Mercoledì 18 aprile nata Intera gior L’Italia è ancora una Repubblica fondata sul lavoro? Domenico Gallo 22 marzo 2012 “...il lavoro è un bene comune, ma non è un bene esistente in natura, come l'acqua, è un bene comune in quanto istituito dalla Costituzione come supremo bene pubblico repubblicano. Il principio lavorista, generato dall'art. 1 della Costituzione (l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro) costituisce uno dei cinque principi fondamentali che reggono l'edificio delle Costituzione (gli altri – secondo la nota definizione di Costantino Mortati – sono il principio democratico (art. 1), il principio personalista (art. 2 e 3), il principio pluralista (art.2), il principio internazionalista o supernazionale (artt. 10 e 11). Il lavoro è posto a fondamento della Repubblica. Non si tratta di una espressione lieve o banale (…) In realtà la dignità del lavoro è strettamente collegata ai diritti della persona. Di qui l'affermazione del diritto-dovere al lavoro, riconosciuto a tutti i cittadini, e del dovere della Repubblica di renderne effettivo l'esercizio (art. 4). Di qui il principio, contenuto nell'art. 35, secondo cui "La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme." (…) Quando fu varato lo Statuto dei lavoratori, il commento unanime fu che finalmente la Costituzione entrava in fabbrica. Che finalmente anche i lavoratori acquistavano la libertà di esprimere le proprie opinioni, di iscriversi al sindacato da loro scelto, di non essere sottoposti alle vessazioni di polizie private, di non essere controllati nelle loro opinioni politiche, etc. Tutto questo è destinato a sparire, la dignità del lavoratore ed il rispetto dei suoi diritti costituzionali, diventeranno merce di scambio da inserire nella contabilità dei costi e ricavi. La cancellazione dell'art. 18 (cioè della sanzione contro i comportamenti illegittimi del potere privato) espelle la Costituzione dai territori che sono dominio del potere privato e trasforma il lavoratore in un noncittadino, realizzando la profezia nera di Marchionne, che aveva annunziato l'avvento di una nuova era. Siamo proprio sicuri che è di questo che l'Italia ha bisogno?” Pagina 7 NUOVO TRASLOCO PER ERSAF? Dop o le v oci d i cor r id oio e n e ll’at t e sa d i av er e r isp ost e uf f iciali p r oviam o a f ar e q ualch e ip ot e si sulle or ig ini d e lla pr op ost a: 1) la calcolat r ice usat a pe r con t ar e i d ip en d e nt i ERSAF si è b loccat a p r opr io q uan d o b isog n av a som m ar e i n uov i ar r iv i (?) de lle sp e r im e n t azion i... 2) Il m e t r o usat o p e r calcolar e g li sp azi de g li uf f ici n on er a q ue llo giust o… 3) l’id e a d i t r aslocar e è in r e alt à un a t r ov at a pe r coin v olg e r e il pe r son ale in un a v e r a e p r op r ia caccia al t e sor o (p e n siam o al t it olo “ch i t r ov a l’ERSAF è b r av o!”) con t an t o d i p r e m i in p alio. Mag ar i il p r im o classif icat o ot t e r r à un in con t r o spe ciale con il se g r e t ar io g e n er ale alla p r e sid e nza, che r accon t e r à com e è b e llo st ar e n e l Palazzo Sist e m a, d ov e siam o v icin i e si lav or a t ut t i in sie m e , e cc… Mah , f or se q ue st a l’ab b iam o g ià se n t it a, p er ò f a se m pr e un cer t o e f f e t t o. 4) n on sar à che la giun t a ci usa com e e n t e p er t e st ar e in q uan t o t e m p o si p osson o f ar e e d isf ar e uf f ici, scat olon i e sup p e lle t t ili? For se n on siam o ancor a com p e t it iv i, q uin d i... Un suggerimento : se occorre trovare spazi, pare che presso il Consiglio regionale negli ultimi tempi si siano liberate diverse stanze (causa allontanamento di alcuni occupanti, “presi “ da altre vicende…). Come si vive in Italia? Rapporto QUARS 2011 E’ stato pubblicato il IX Rapporto Quars (indice di qualità regionale dello sviluppo) che “Sbilanciamoci!” ha avviato dal 2003, indirizzato a fotografare annualmente la qualità della vita e dello sviluppo nelle regioni italiane a partire dalla misurazione (attraverso l’utilizzo di 41 indicatori), delle più importanti dimensioni – dall’ambiente al lavoro, dalle pari opportunità alla partecipazione, dalla salute alla cultura – del benessere e del progresso. Alla base degli studi del Quars vi è la convinzione che la correlazione tra ricchezza economica, da un lato, e benessere sociale e sostenibilità ambientale, dall’altro, non sia affatto scontata e che sia invece urgente e necessario un approccio scientifico e culturale diverso per misurare la qualità dello sviluppo nelle nostre regioni. Di fronte a un sistema sempre più insostenibile dal punto di vista economico (le continue crisi finanziarie, la dipendenza dalla volatilità dei mercati), sociale (con la crisi che colpisce soprattutto le categorie più deboli, giovani, donne, precari, immigrati, lavoratori a basso reddito) e ambientale (gli effetti dei cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti), emergono con chiarezza i limiti di politiche indirizzate esclusivamente alla crescita economica. ...e in Lombardia? La Lombardia si attesta in nona posizione nella classifica generale del Quars (è al terzo posto in quella del PIL) tra Marche e Piemonte, evidenziando risultati nelle singole dimensioni – ad eccezione di quella ambientale – al di sopra della media delle regioni italiane. Ambiente: la Lombardia si colloca soltanto al sedicesimo posto nella graduatoria del Quars. Incidono in senso negativo i dati sull’utilizzo dei fertilizzanti in agricoltura (il peggior dato in Italia), sulla densità abitativa, con 414 abitanti per chilometro quadrato (si tratta del secondo dato più alto in Italia, subito dopo la popolatissima Campania), sulle aree protette, con il 15,6% della superficie totale regionale ad esse destinata (a fronte del 36% dell’Abruzzo). Migliori sono invece le evidenze che provengono dalla raccolta differenziata (48,5% sul totale dei rifiuti prodotti in regione, quinto risultato in Italia…). Nell’indice di mobilità sostenibile elaborato da Sbilanciamoci! (numero di autovetture circolanti per abitante, inquinamento derivante dal traffico su gomma, utilizzo di mezzi alternativi per lo spostamento e incidenti stradali), la Lombardia ottiene la medaglia d’argento, dietro la Valle d’Aosta. Su Economia e lavoro, decimo posto in classifica (oscillando tra il miglior risultato sul fronte della povertà relativa e il dodicesimo risultato in merito alla disuguaglianza), per Diritti e cittadinanza, tredicesimo posto, con risultati negativi, al di sotto della media delle regioni italiane...Sono solo alcune voci, per seguire gli altri macroindicatori sfogliate il documento: la versione pdf è disponibile gratuitamente sul sito www.sbilanciamoci.org Pagina 8 APPELLO CONTRO LA MULTIUTILITY DEL NORD Facciamo parte dei 27 milioni di cittadine e cittadini che si sono espressi contro la privatizzazione dell'acqua e per la difesa dei beni comuni. Viviamo con forte preoccupazione i ripetuti tentativi di cancellazione del risultato referendario, che colpiscono al cuore la partecipazione democratica e la credibilità delle istituzioni. Con l’abrogazione dell’art. 23 bis, il referendum ha restituito alla sfera pubblica non solo l’acqua, ma anche gli altri servizi pubblici, compresi i rifiuti e il trasporto pubblico locale. Decenni di liberalizzazioni e privatizzazioni mostrano oggi il fallimento di questo disegno che ha visto il pubblico ritirarsi dai propri compiti e i Comuni trasformarsi da garanti dei servizi pubblici in azionisti. Ci lasciano aziende con miliardi di debito, aumento dei costi dei servizi per i cittadini, peggioramento delle condizione dei lavoratori del settore, azzeramento degli investimenti in nuove reti, impianti e tecnologie, spreco di ingenti risorse naturali, finite e irriproducibili, e una drastica riduzione degli spazi di democrazia, di partecipazione e di trasparenza. 25 APRILE MANIFESTAZIONE NAZIONALE A MILANO NELLA RICORRENZA DEL 67° ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE Mercoledì 25 Aprile 2012 Manifestazione centrale CONCENTRAMENTO dei partecipanti al corteo in piazzale Oberdan Oggi più che mai una scelta del genere non deve essere perseguita. Al contrario è neces- (PORTA VENEZIA ) sario aprire un ampio dibattito pubblico che coinvolga le amministrazioni locali, le as- a partire dalle ore 14,30. semblee elettive, coloro che hanno promosso e vinto i referendum, le associazioni, i Il corteo, percorrendo le vie comitati, tutti coloro che vogliono preservare l’universalità dei diritti fondamentali, co- del centro città, raggiungerà me l’acqua, e tutelare i diritti dei lavoratori. Riteniamo indispensabili modalità nuove ed Piazza del Duomo etiche per garantire ai Comuni investimenti pubblici necessari a realizzare politiche am- Interverranno: bientali di risparmio idrico ed energetico e di riduzione, recupero e riuso dei rifiuti - o- Giuliano PISAPIA, Sindaco di biettivi previsti dalla Direttiva Europea sulla promozione delle fonti rinnovabili. Non Milano e rappresentanti di accettiamo di farci espropriare delle condizioni minime per esercitare i diritti di cittadi- Provincia e Regione; nanza, di riproducibilità della nostra vita associata, in armonia con l'ambiente. Susanna CAMUSSO, Segretario Generale della Per queste ragioni, pensiamo sia interesse di tutta la società civile fermare questo pro- CGIL; getto che si presenta come un ulteriore attacco alla democrazia e ai beni comuni. Chiediamo a tutte le forze politiche, sociali e sindacali, in particolare quelle che hanno soste- Carlo SMURAGLIA, Presidente nazionale dell’ANPI, nuto i referendum, di prendere una posizione chiara opponendosi con decisione a questo progetto e portandolo alla discussione e al pubblico dibattito. Ci impegniamo a favo- a nome del Comitato Permanente Antifascista contro il rire tutti i possibili momenti informativi, di dibattito e di sensibilizzazione . terrorismo per la difesa dell’ordine Repubblicano. Per adesioni all’appello e informazioni: www.acquabenecomune.org La proposta di creare una grande multiutility del nord si inserisce in questo quadro desolante. Ripercorre la strada dei fallimenti testimoniati dai bilanci in debito di A2A, Iren, Hera, ecc.; ci ripropone l'idea di vendere servizi essenziali per coprire buchi di bilancio; punta a superare i debiti delle aziende attraverso economie di scala. E’ un’operazione lobbistica e verticistica di istituzioni, managers e correnti di partiti, estranea alle città interessate, che espropria i consigli comunali dei loro poteri e allontana le decisioni dal controllo democratico. Oggi serve una gestione dell'acqua, dei rifiuti, del TPL, dell'energia, prossima ai cittadini e alle amministrazioni locali, per garantirne la trasparenza e la partecipazione nella gestione dei servizi. ISCRIVITI ALLA FUNZIONE PUBBLICA CGIL