8 dicembre di sangue sulle strade
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8 dicembre di sangue sulle strade
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Lo sappiamo: non sono domande nuove, anzi sono quesiti vecchissimi, subito E l’autista dell’incidente è vivo Il presidente Sarkozy FRANCESCO MOLLO alle pagine 8 e 9 www.ilquotidianodellacalabria.it Non si può far finta di niente Caso Bergamini quei misteri legati al camion Il presidente Sarkozy «Ultima chance» Venerdì 9 dicembre 2011 continua a pagina 17 Denis Bergamini Due terribili incidenti a Cerchiara e a Lamezia Terme. Tre feriti in un altro scontro a Gallico 8 dicembre di sangue sulle strade Un’infermiera e un giovane perdono la vita: lei tornava e lui andava al lavoro Nello sport Hinterreggio beffato Poker Valle Grecanica È super Liomatic Viola Vince di 30 a Giugliano Maria Altieri e Salvatore Pileggi IMMACOLATA di sangue sulle strade. Due persone sono morte e altre tre sono rimaste ferite in tre diversi incidenti a Cerchiara, Lamezia Terme e Gallico. Vittime una giovane infermiera che tornava dal turno di notte e un giovane che stava andando a lavorare in un call center. MAURELLA e RETTURA a pagina 6 Il gesto di protesta inscenato dai calciatori dell’Interpiana sul campo del Palazzolo Un aereo Alitalia sulla pista Voli tagliati da Alitalia da Reggio parte la protesta Interviene il presidente della Provincia da pagina 47 a pagina 57 a pagina 11 Partenza all’alba, spuntino e vittoria: odissea Interpiana Monsignor Bregantini un segnale sulla crisi arrivi anche dalla Cei di TONINO PERNA CARO Monsignor Bregantini, le scrivo dopo aver ascoltato il suo intervento sui mass media in qualità di responsabile della Pastorale sociale della Cei (Conferenza Episcopale Italiana). Lei, dopo aver dato un giudizio complessivamente positivo sul decreto “salva Italia” del governo Monti, ha posto la questione dell’equità, indicando in una maggiore imposizione fiscale dei redditi più alti una misura necessaria per una maggiore giustizia nella ripartizione dei sacrifici. Da questa sua richiesta di maggiore equità trae spunto questa lettera. Come Lei ben sa viviacontinua a pagina 17 Continua la polemica dopo l’attacco a Benigni. E il Pdci prepara una manifestazione aperta a tutti Sombrero Regali COSA donare ai bambini per Natale? L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù consiglia di regalare loro emozioni. E qui già state per acchiappare dagli espositori il nuovo decoder Sky o l’ultima playstation, ma..fermi! Continuano così: “Non oggetti, ma qualcosa che possa portare con sé emozioni, competenze e relazioni dalla persistenza duratura”. Come portarli a fare una visita, un viaggio. Dare loro tempo, pensieri, attenzione. Forse, crisi o non crisi, preferivate cavarvela coi soldi. Invece queste sono cose che non si possono comprare. E che forse non ricordiamo più come si fa. Frasi antisemite, interviene il presidente Scopelliti ANCORA polemica dopo l’attacco dell’assessore Tuccio a Benigni e agli ebrei. Scopelliti ha invitato a stemperare i toni. E il Pdci prepara una manifestazione. CATERINA TRIPODI a pagina 19 Il latitante Torino una spiata per aiutare Demasi G. VERDUCI a pagina 29 11209 9 771128 022007 E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro ANNO 17 - N. 339 - € 1,20 8 Primo piano Venerdì 9 dicembre 2011 Primo piano 9 Venerdì 9 dicembre 2011 Ma l’inchiesta di Castrovillari rischia di impantanarsi IL CASO BERGAMINI «Perché il corpo intatto?» La famiglia non si arrende La tragica fine del calciatore del Cosenza e la nuova inchiesta Denis e i misteri di quel camion Il giallo del suicidio, le testimonianze dubbie, un clan in ascesa E l’autotrasportatore Pisano. Che sta a Rosarno ed è vivo... di FRANCESCO MOLLO abbandona la squadra. E comincia il al Km 401, in uno spiazzo posto sulla destra. Quivi hanno conversato mistero. Michele Padovano, suo compa- sino alle ore 19 e 15 circa, e l'oggetto gno di stanza, racconta che Denis ri- della conversazione, secondo l'ascevette una telefonata verso le 15 e sunto reso dalla I. (Internò) Isabella, 30 che lo «turbò moltissimo». Il cen- aveva come oggetto la sua partenza trocampista Sergio Galeazzi ricor- dall'Italia, tanto che ebbe a dirle di da di averlo visto uscire dalla sala tornarsene a Cosenza con la sua auprima che il film iniziasse, dunque to, mentre egli avrebbe chiesto l'autostop fino a Taranto. La ragazza gli verso le 16. Il resto della storia “ufficiale” è af- raccomandava di desistere, anche in considerazione fidata al rapporto che pioveva e era del brigadiere dei buio, ma Bergamicarabinieri Franni usciva dall'auto cesco Barbuscio senza indossare il della stazione di giubbotto, nonoRoseto Capo Spulistante la pioggia, e co, che il giorno portandosi sul cisuccessivo conseglio della strada acgna al procuratore cennava l'autostop dell'epoca, Ottavio a due vetture in Abbate (attuale transito, chenon si presidente del trifermavano. La rabunale di Castrogazza, a quel punvillari) il rapporto to, richiamava il con i rilievi dell'inBergamini convincidente e le dichiacendolo a desistere razioni dei due tee tornare a Cosenstimoni oculari: la za, quando in quelex fidanzata e il ca- Raffaele Pisano al tempo dei la circostanza la mionista che lo in- processi: due assoluzioni per lui Statale 106, con diveste. Isabella Inrezione Taranto, ternò, la sua ex raveniva percorsa gazza, sottoscrive dall'autocarro Fiat che «alle ore 16 180 condotto da PiBergamini le avesano Raffaele, il va telefonato chiequale aveva visto dendole di uscire l'auto parcata fuori perché doveva dirstrada e una persole delle cose imporna che vi stava datanti. E subito dovanti. Appena il pepo con la sua auto, sante autocarro avendo la ragazza era giunto in corriacconsentito, staspondenza della va sotto la sua abiMaserati, Bergatazione di Rende. mini repentinaQui le aveva chiesto di essere accompagnato a Taran- mente si è lanciato buttandosi sotto to perché doveva imbarcarsi doven- la ruota anteriore del mezzo trascinandolo in avanti. Mentre il condudo lasciare l'Italia». «Alle ore 17 e 30 - aggiunge Bar- cente del camion arrestava la marbuscio - i due venivano fermati al po- cia, la ragazza metteva in moto la sto di blocco, capeggiato dallo scri- Maserati e raggiungeva il mezzo vente, per poi proseguire e fermarsi credendo di trovare in vita il Bergaa circa 4 km da Roseto, esattamente mini e prestargli soccorso; la stessa Lo scenario di quegli anni tra sospetti di scommesse e droga | 18 novembre 1989, statale 106 Jonica: il corpo di Bergamini davanti al camion Fiat guidato da Raffaele Pisano. Accanto al titolo: Denis Bergamini, centrocampista del Cosenza cosa veniva pensata dal conducente Pisano Raffaele, che arrestato il mezzo, manovrava in retromarcia per circa 50 centimetri, ma entrambi non hanno potuto fare altro che constatare la morte per schiacciamento del bacino. Appena arrestato il camion, manovrava in retromarcia credendo di poterlo salvare, quando veniva raggiunto dalla ragazza, la quale ebbe a dirgli: «E' il mio ragazzo. Si è voluto suicidare». Dopo di ciò la ragazza con un mezzo di passaggio si era portata a Roseto Capo Spulico Marina (nel bar di Mario Infantino per telefonare) mentre il conducente ha atteso l'arrivo dei carabinieri, mettendosi completamente a disposizione della giustizia». Una versione dei fatti che, sebbene con qualche importante variazione nella dinamica, è stata convalidata dai processi di primo e secondo grado per omicidio colposo a carico di Pisano, infine assolto. La famiglia Bergamini non ha mai creduto a quella versione. La nuova inchiesta aperta a Castrovillari dal procuratore Franco Giacomantonio sulla base di un corposo dossier prodotto dall'avvocato diFerrara EugenioGalleranipunta a dimostrare che in realtà si trattò di omicidio volontario. Ma è impresa IL RETROSCENA ardua poiché molti dei possibili testimoni sono ormai morti - come il factotum e il magazziniere del Cosenza Domenico “Mimmolino” Corrente e Alfredo Rende, deceduti alcuni mesi dopo Denis sulla stessa strada 106 - osolo ritenuti morti, come il camionista. Raffaele Pisano, infatti, viene dato per morto da ormai molti anni. In realtà è vivo. Abita ancora nella sua casa di Rosarno. Dal 2000 è un pensionato che incassa l'assegno dell'Inps presso l'ufficio postale di Palmi. La leggenda della sua morte si è alimentata grazie alle numerose omonimie: esistono almeno altri due Raffaele Pisano a Rosarno, uno dei quali appunto morto circa dodici anni fa. Nella nuova indagine riaperta dalla procura di Castrovillari, Raffaele Pisano potrebbe figurare solo come testimone oculare, semmai si presenterà. La sua posizione giuridica di imputato assolto in via definitiva lo protegge da ogni ulteriore incriminazione anche se lui stesso ammettesse di aver ucciso Denis volontariamente. Cambierebbero invece le cose se le sue parole facessero luce sullo scenario fosco che c'era dietro quell'omicidio, sul movente e sul mandante. Ma difficilmente parlerà. | Il figlio Bruno coinvolto nell’ operazione “Crimine” Il pm ha chiesto per lui dieci anni. Il padre fu assolto due volte per l’incidente dell’89 CASTROVILLARI - Ma chi è Raffaele Pisano, oltre che l'autotrasportatore che quel pomeriggio del 18 novembre 1989 era alla guida del camion rosso che sulla strada statale 106 jonica si imbatte nell corpo di Denis Bergamini, il centrocampista del Cosenza la cui morte resta ancora un mistero? Nato nel 1938, Raffaele Pisano appartiene al ramo dei Pisano di Rosarno che alla fine degli anni Ottanta è “pulito”, incensurato, mentre l'altro ramo, quello dei “Diavoli”, è già «attenzionato» dalla procura di Reggio Calabria. E rimane esente da condanne per tutta la vita: quando arrivano i carabinieri della stazione di Roseto Capo Spulico sul luogo dove si trova il corpo di Denis, dichiara - come fa l'altra testimone, Isabella Internò, di Rende - che il calciatore si è gettato improvvisamente sotto le ruote del camion, e si mette «a disposizione della giustizia» come recita il verbale del brigadiere Francesco Barbuscio. La procura di Castrovillari chiese l'imputazione di Pisano con l'accusa di omicidio colposo per essere stato negligente alla guida; ma il pretore di Trebisacce prima e la corte di appello di Catanzaro, nel giugno 1992, lo assolsero perché ritennero plausibile la versione del suicidio raccontata dai due testimoni: il tribunale di secondo grado ha stabilito che il camionista nulla ha potuto fare per evitare che Denis si buttasse sotto il mezzo con la pre- cisa volontà di suicidarsi. Ma il ramo dei Pisano al quale appartiene Raffaele, oggi non è più quello di una volta: ora annovera il trentatreenne Bruno Pisano il figlio - residente a un numero civico di distanza da quello del padre - che, secondo gli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, è alle “dipendenze del capo dei capi della 'ndrangheta “don Mico (Domenico) Oppedisano”. E in virtù della sua presunta attività criminale è stato coinvolto nell'operazione “Crimine”, insieme allo zio della moglie Michele Marasco. Per Bruno Pisano il pubblico ministero ha chiesto 10 anni di reclusione; la sentenza a fine dicembre. f. mo. | IL CAMION | Il Fiat Iveco nel 2007 è stato rottamato CASTROVILLARI- Il camion a quattro assi FiatIveco 180 NC, rosso, targato RC-307921 che il pomeriggio del 18 novembre 1989 travolge il corpo di Donato Bergamini, è un orgoglio del gruppo automobilistico torinese. Un mezzo indistruttibile che, dal '74 (quello di Pisano è almeno del '75, visto che porta lo stemma della Iveco) macina chilometri e infinite tonnellate di carico grazie ai suoi 9 metri per 2,50 e alla portata di 130 quintali. Chi ha la fortuna di potersene permettere uno, non lo abbandona per tutta la vita; e il prezzo dell'usato è sempre alto. Ma tre mesi dopo la tragica fine del centrocampista del Cosenza il mezzo libero da seri vincoli giudiziari, se no la pura consegna al proprietario “con facoltà d'uso” - è già in circolazione, con nuova targa, a trasportare cipolle rosse di Tropea. Ma nel marzo del 1990, il camion viene venduto e ritargato, per cambio di provincia, con la sigla VV. Nel 2007 il mezzo è stato consegnato dal nuovo proprietario a una ditta di autodemolizioni per la definitiva distruzione. Perciò, per le simulazioni di dinamica, i Ris di Messina dovranno accontentarsi di un altro esemplare di Iveco 180. Peccato: con l'originale le prove sarebbero state più rigorose; sarebbero state uniche. f. mo. Il padre e la sorella di Bergamini (al centro) durante il “Bergamini Day” tamente, l'ex fidanzata; ma le scarpe di Denis, e le ruote della Maserati sono pulite nonostante la sosta nella piazzola fangosa a margine della statale. E, infine, gli orari: un'ora e mezza per percorrere il tratto Rende-Roseto e due ore di discussione in macchina fanno le 19 e 30 verbalizzate da Barbuscio; ovvero buio pesto, a novembre. Mentre il barista Mario Infatino - dove lsabella Internò accompagnata da un uomo (mai identificato) va a telefonare al tecnico Roberto Ranzani, al calciatore Francesco Marino, e alla propria madre (mai interrogata) - dichiara: «era ancora giorno, fuori si vedeva…bene». Questi aspetti, insieme all'incongruenza dei racconti dei testimoni; le discrepanze negli orari e nelle dinamiche appurate con la prima inchiesta, sono l'oggetto esclusivo dell'indagine ora in corso a Castrovillari. Ma solo dopo l'esito dei rilievi scientifici, l'ufficio ddella Procura guidata da Franco Giacomantonio potrà sciogliere la riserva è dire sì, di omicidio si è trattato e non di suicidio. E già questo non è affatto scontato né facile, come tengono sempre a precisare il magistrato e il suo sostituto Larissa Catella, che hanno tempo un anno dall'apertura dell'inchiesta. E già è passato mezzo. Una volta accertato l’eventuale omicidio, resterà poi da stabilire il come, il quando, il dove, il chi e il perché. Insomma: tutto. Per gli inquirenti non c'è posto per le ipotesi giornalistiche, gli scenari e le indiscrezioni.; La morte di Denis Bergamini rischia così di rimanere un mistero per sempre. f. mo. Ministoria di un cartello vincente Gli altri Pisano la cosca che conta CASTROVILLARI - I Pisano di Rosarno, negli anni Ottanta e Novanta, nella geografia criminale internazionale sono ritenuti «gente d'onore e di rispetto», per niente inferiori alle famiglie con le quali oggi il cartello di Rosarno è più conosciuto: i Pesce-Bellocco-Ascone. La Commissione parlamentare antimafia, nella relazione sulla situazione della criminalità in Calabria, appena istituita, in riferimento alla cosca Pesce-Pisano scriveva: «Nel circondario di Palmi, la criminalità organizzata ha conquistato il dominio quasi assoluto del territorio, impadronendosi di tutte le strutture economiche e sociali e condizionando le istituzioni». E tra i Pisano, all'epoca, un nome su tutti: Salvatore Pisano, nato a Rosarno nel 1948, dove vive (nella stessa via in cui abita Raffaele Pisano, di fronte), figlio di Bruno Pisano (classe 1928) considerato capostipite dei “Diavoli” di Rosarno. Brunoi viene arrestato nel 1983 insieme all'altro figlio Domenico e al boss di Cosenza Antonio Sena, in una maxioperazione che fa luce su trentuno omicidi, quattro sequestri di persona, sulla strage di contrada Razza, dell'aprile '77 (morirono due carabinieri e due mafiosi) e sull'omicidio dell'esponente comunista di Rosarno, Giuseppe Valarioti, inviso ai boss per la sua aperta critica agli affari della 'ndrangheta nella Piana di Gioia Tauro. Quella volta Salvatore e l'altro fratello Francesco sfuggono ai carabinieri della Legione Calabria comandati dal colonnello Biagio Buono. Negli anni seguenti è infatti Salvatore che si guadagna il ruolo di capo dell'omonima consorteria mafiosa diventata negli anni Ottanta e Novanta la massima organizzazione per il traffico internazionale di stupefacenti, che fa affari con i palermitani e con i pugliesi e che usa la statale jonica 106 come corridoio privilegiato per lo scambio di droga e armi con la neonata Sacra corona unita, come racconterà in tanti processi e alla commissione parlamentare antimafia il collaboratore di giustizia ed 'ex boss di Trani, Salvatore Annacondia. I Pisano, che con i Pesce, i Bellocco e gli Ascone hanno formato un locale di 'ndrangheta unico, dall'89 al '91 sono stati al centro della storica indagine del procuratore di Palmi Agostino Cordova sul controllo mafioso dal comune di Rosarno e i voti di scambio con alcuni esponenti calabresi del Partito socialista italiano ai quali procurano fiumi di preferenza. E tra questi ci sarebbero stati noti parlamentari dell'hinterland cosentino . Oggi i Pisano sono di nuovo al centro dell'attenzione della magistratura. Nel decreto di fermo di indiziato di delitto della Dda di Reggio, relativo all'operazione “Crimine”, col numero 121, figura anche un Pisano Bruno, nato a Rosarno nel 1978. Nel processo, che si sta celebrando a Reggio, figura fra i 38 imputati, che hanno scelto il rito ordinario. Per lui il pubblico ministero ha chiesto 10 anni di reclusione. Non è da confondere con Bruno Pisano classe '83 (unico figlio maschio di Salvatore Pisano) che risulterebbe ancora di “minore” levatura criminale. Il Bruno Pisano di “Crimine” è, come abbiamo visto, il figlio (terzogenito e unico maschio) di Raffaele Pisano, l'autotrasportatore incensurato che il 18 novembre 1989 passava da Roseto Capo Spulico - nonostante l'autostrada esistesse già - con un camion carico di mandarini diretti al mercato ortofrutticolo di Milano, e che investì un calciatore del Cosenza col desiderio inconfessato di gettarsi a pesce sotto le ruote di un mezzo pesante. f. mo. Tante omonimie e parentele nella Piana E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro CASTROVILLARI- Èil grandegiallo del calcio italiano. E la domanda che da ventidue anni tormenta i familiari e i tifosi del Cosenza calcio: chi ha voluto Donato Bergamini morto? E soprattutto: perché? Una domanda che, nonostante tutti questi anni e la nuova inchiesta aperta dalla procura di Castrovillari, rischia di rimanere nel mistero, perché troppi sono gli aspetti oscuri, troppe le versioni che non quadrano, troppe le coincidenze. E troppo fosco è il mondo che fa da sfondo a questa vicenda. Maoggi daqueltragico episodioe da quel passato qualcosa riaffiora. Un qualcosa che potrebbe dare un nuovo impulso alle indagini: il camionista Raffaele Pisano, dimenticato da tutti al punto da essere considerato morto, l’autotrasportatore che avrebbe involontariamente investito Bergamini, che aveva deciso di uccidersi, l’uomo uscito due volte assolto dai precedenti processi per omicidio colposo. Facciamo un passo indietro. È una Cosenza, quella della metà degli anni Ottanta, nell'aspetto più grigia di quella attuale, ma nella sostanza più scintillante, più allegra; con i suoicommercianti, isuoi piccoliburocrati, i suoi politici e il calcio. Su tutto la sua piccola criminalità organizzata, subalterna alle potenti organizzazioni del reggino e del cirotano. In questa Cosenza arriva, nel 1985, Donato Bergamini, detto Denis, il centrocampista di Boccaleone d'Argenta (Ferrara), in tempo per vivere la stagione d'oro del club dei Lupi che con le nuove risorse finanziarie procurate da Giuseppe Carratelli, prima, e Antonio Serra poi, come presidenti, si può permettere allenatori come Gianni Di Marzio e Bruno Giorgi e calciatori (portati dal direttore sportivo Roberto Ranzani) del calibro di Alberto Urban e Michele Padovano (quel Padovano poi passato al Napoli, al Genoa e alla Juve che verrà - ma anche questa è forse un pura coincidenza - accusato di traffico internazionale di stupefacenti). Sulla brillante ascesa della squadra (in serie B) aleggia l'ombra delle partite combinate e della droga. Voci che, si badi, non si sono mai concretizzate in fatti o episodi specifici. Ma la stessa famiglia del povero Denis ora è pronta a tutte le ipotesi, pur di arrivarealla verità:anche asostenere, eventualmente, che il giovane sia rimasto impigliato in qualche giro sporco. Essere calciatore, già all'epoca, significa frequentare l'ambiente più luccicante della città in cui non manca la cocaina e il sesso: quello con le minorenni e quello con le donne più in vista. Il dorato mondo del calcio, quello della politica e del malaffare si intrecciano in un tutt'uno. Ed è in questo contesto, o almeno è su questo sfondo, che il 18 novembre 1989, mentre è in ritiro con la squadra e mentre si trova con gli altri giocatori rossoblu al cinema Garden di Rende, in vista della partita contro il Messina, il calciatore ventisettenne CASTROVILLARI - I carabinieri del Ris di Messina sono ancora al lavoro sulla Maserati e gli altri effetti personali di Denis Bergamini, le scarpe, un orologio e la catenina d'oro che il calciatore ventisettenne portava il giorno in cui - secondo la verità giudiziaria congelata nella sentenza del '92 - si sarebbe gettato sotto un camion, sulla statale Jonica, nei pressi di Capo Roseto Spulico. E sarebbe stato trascinato per una cinquantina di metri - sempre secondo la stessa sentenza che ha preso per buone le parole degli unici due testimoni: l'ex fidanzata del centrocampista del Cosenza, Isabelle Internò, e Raffaele Pisano, il camionista di Rosarno alla guida del pesante mezzo. Eppure - hanno sempre sostenuto i familiari del calciatore che l'anno scorso hanno affidato all'avvocato Eugenio Gallerani il compito di allestire un ricco dossier che ha convinto la procura di Castrovillari a riaprire l'inchiesta con l'ipotesi, stavolta, di omicidio volontario - su quei tre oggetti non c'è mai stata traccia di un incidente, né segni di trascinamento. Il corpo di Denis dopo il presunto impatto non era come venne fatto credere ai familiari, «completamente spappolato». L'autopsia tardiva fatta 50 giorni dopo a Ferrara poiché all'indomani della tragedia i parenti sono stati sconsigliati dalla dirigenza del Cosenza calcio ad allungare l'iter giudiziario che li avrebbe trattenuti inCalabria perpiù tempo - rivelerà che l'unico ferita sul corpo è sul fianco destro; mentre, se fosse vera la dinamica raccontata dai testi, dovrebbe trovarsi su quello sinistro. E poi «pioveva» raccontò, corret- 24 ore Venerdì 9 dicembre 2011 Domani l’interrogatorio della dipendente del commissariato di Lamezia arrestata mercoledì «L’amica è andata a Catanzaro» Vescio rassicurava i complici sulla possibilità di avere notizie dalla Lentini di CHIARA SPAGNOLO “TUTTO a posto, tutto sistemato, ho chiamato quell'amica mia, poi lei è andata a Catanzaro da un'altra amica…”. Iniziano con queste parole i guai giudiziari di Giuseppina Lentini, dipendente del ministero dell'Interno in servizio presso il commissariato di Lamezia Terme, da mercoledì agli arresti domiciliari su richiesta della Dda di Catanzaro. La donna, originaria di Gizzeria, è accusata di aver rivelato notizie riservate sulle indagini in corso agli esponenti di un gruppo criminale calabroucraino, collegato alle cosche della Piana lametina. La frase che fa partire i controlli nei suoi confronti viene ascoltata in primavera dai poliziotti della Squadra mobile di Catanzaro, impegnati in una serie di intercettazioni a carico di uomini che si suppone impongano il pizzo agli autotrasportatori in servizio tra la Calabria e l'Ucraina. A parlare è Matteo Vescio, 29enne lamentino, presunto capo del gruppo dedito alle estorsioni. L'interlocutrice è Larysa Furkulitsa, anche lei finita in manette nel corso dell'operazione “On the road” scattata a giugno. Vescio pensa di non essere indagato, perché la sua informatrice gli ha riferito che l'unico nome iscritto nel registro della Procura del capoluogo è quello di Vasyl Koval, quindi parla a ruota libera, senza timore di essere ascoltato. Dice che nell'indagine lui “non c'entra né dalla porta né dalla finestra” e fa riferimenti chiari a questa “amica”, alla sua trasferta catanzarese a caccia di informazioni utili ed anche ad un fantomatico cugino, in servizio proprio a Catanzaro, che l'avrebbe aiutata a monitorare il lavoro degli investigatori. Ascoltando Vescio, insomma, gli agenti della Mobile scoprono di essere a loro volta sotto osservazione e cominciano una serrata caccia alla talpa. A giugno, quando il gip Abigail Mellace firma l'ordinanza di custodia cautelare che fa finire in carcere i 6 presunti esponenti del gruppo criminale calabro-ucraino, l'esistenza della gola profonda è già nota. Nel provvedimento il giudice distrettuale parla di “circostanze allarmanti”, premurandosi di sostituire con degli omissis il nome di chi fornisce informazioni ai sodali. I poliziotti, però, sanno bene chi è la persona a cui Vescio fa riferimento e cercano riscontri per capire se quel che dice è vero o se mil- La donna accusata di avere svelato l’attività della polizia lanta con i suoi complici di avere un potere che in realtà non ha. Dopo cinque mesi di indagini la Dda ritiene che le sue parole siano fondate e che qualcuno gli abbia davvero rivelato come si muovevano gli investigatori. Per il pm Simona Rossi e per il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli quel qualcuno è Giuseppina Lentini, impiegata della divisione amministrativa del commissariato di Lamezia Terme, in servizio presso l'Ufficio passaporti. Sarebbe lei la talpa che consente a Vescio di sapere chi è indagato e chi è intercettato, finanche dove sono piazzate le telecamere della polizia. La Procura contesta alla donna il favoreggiamento personale aggravato dall'aver commesso il fatto in violazione dei doveri inerenti a una pubblica funzione, la rivelazione di segreti d'ufficio e il falso in atto pubblico, aggiungendo alla prima ipotesi di reato l'aggravante dell'articolo 7, nella convinzione che i fatti sarebbero stati commessi per agevolare una consorteria mafiosa. Sulla base degli elementi raccolti viene richiesta la custodia cautelare in carcere, ma il gip non aderisce in pieno alla sollecitazione, ritenendo non valida la contestata aggravante dell'articolo 7 e dispone la misura degli arresti domiciliari. La Lentini viene arrestata mercoledì, dagli stessi poliziotti che avrebbe monitorato nel loro lavoro. Domani, assistita dall'avvocato Francesco Gambardella, comparirà davanti al gip Abigail Mellace per l'interrogatorio di garanzia, nel quale cercherà di fornire la propria versione rispetto ai fatti contestati. L'interrogatorio po- trebbe servire agli inquirenti per capire da chi la donna abbia ricevuto le informazioni riservate che avrebbe poi passato agli indagati e anche quali fossero i rapporti che la legavano a Vescio e ai suoi sodali. Tra le contestazioni mosse dai magistrati c'è anche quella di avere aiutato un altro membro del gruppo, Ugo Bernardo Rocca, ad ottenere un passaporto nonostante l'irregolarità della documentazione presentata. Gli eventuali chiarimenti forniti dalla Lentini sulla questione dei suoi rapporti con Vescio e sull'origine delle informazioni che le si contesta di aver divulgato saranno fondamentali per indirizzare il prosieguo delle indagini. L'esistenza di una talpa tra le forze dell'ordine, infatti, è un'ipotesi inquietante. Rispetto alla quale il procuratore aggiunto di Catanzaro Giuseppe Borrelli ha manifestato totale serenità, rimarcando «piena e illimitata fiducia nei confronti della Questura di Catanzaro e della Squadra Mobile». “Gli arrivi del questore Vincenzo Roca, e del dirigente Rodolfo Ruperti a Catanzaro- ha aggiunto Borrelli - hanno segnato una svolta fondamentale nell'attività investigativa della Dda». Il procuratore Borrelli «Piena fiducia nella Questura» A Ivano Daffinà recapitato un proiettile davanti al portone della sua abitazione Solidarietà dopo l’intimidazione Dal presidente provinciale dell’Anpi e dal comandante della Municipale di GIANLUCA PRESTIA VIBO VALENTIA - Due giorni fa gli hanno fatto trovare un proiettile di pistola davanti al portone della propria abitazione. Un gesto che ha creato, inevitabilmente, forte preoccupazione in Ivano Daffinà, socio della “Daffinà Sas”, che, in merito al movente, non aveva escluso che potesse riferirsi all’attività “Filippo’s” divenuta, suo malgrado, celebre per il cosiddetto “gazebo della discordia” che avrebbe in qualche modo oscurato la lapide del partigiano Saverio Papandrea. Ne era nata una battaglia tra la proprietà ei discendenti dell’illustre figura vibonese supportati da partiti politici e associazioni di partigiani di diverse regioni d’Italia. Ma, a seguito dell’episodio, proprio la sezione vibonese dell’Anpi ha voluto esprimere la più totale e incondizionata solidarietà alla famiglia Daffinà e segnatamente a Ivano »per il vile atto intimidatorio di cui è stato fatto oggetto». Il presidente Silvestro Scalamandré ha, però, voluto Il locale “Filippo’s” con il gazebo al contempo confermare, in riferimento alla questione gazebo, mai tramontata, l'impegno dell'associazione, su tutto il territorio nazionale, contro ogni azione di sopraffazione e di prevaricazione tendente ad alterare la convivenza e il confronto civile e democratico, respingendo energicamente «ogni possibile illazione che, sia pure lontanamente, associ la civile protesta avviataper chiedere il rispetto della memoria del partigiano Saverio Papandrea, con l'atto intimidatorio in questione, che per le modalità utilizzate, richiama più chiaramente il modo di agire, tristemente famoso, delle organizzazioni mafiose». L’Anpi di Vibo, dunque, continuerà la sua protesta finché alla lapide della medaglia d'oro della Resistenza, non verrà ridata «la necessaria e doverosa visibilità pubblica, ed è anche pronta a scendere in piazza contro tutte le mafie e contro ogni tentativo di impedire lo svolgimento della vita sociale e democratica e nel caso della famiglia Daffinà, di proseguire in sicurezza la sua attività imprenditoriale». Sulla vicenda è intervenuto anche il comandante della Polizia Municipale Filippo Nesci che, nell’esprimere solidarietà a tutta a Ivano Daffinà, il quale in uno stato di comprensibile sconforto aveva anche ventilato la possibilità di voler chiudere il locale, ha contestualmente voluto chiarire la circostanza relativa al controllo Carceri sovraffollate, 1200 detenuti in più in Calabria di MASSIMO LAPENDA CATANZARO –Sono oltre 1.200, con un indice di affollamento del 68,3%, le presenze in esubero nei 12 istituti penitenziari della Calabria. I dati sono contenuti nel rilevamento trimestrale effettuato dalla Uil Penitenziari. Dalla ricerca emerge inoltre che nelle strutture penitenziarie italiane sono attualmente presenti 68.017 detenuti (65.121 uomini, 2.896 donne) a fronte di una disponibilità reale di 44.385 posti, con un esubero pari a 23.632, che determina un sovraffollamento medio nazionale al 53,2%. La Regione con il più alto tasso di sovrappopolamento è la Puglia (84%), seguita da Marche (83,9%), Emilia Romagna (75.6%), Friuli (75,1%) e Lombardia (74 %). Il penitenziario con il maggior tasso nazionale di sovraffollamento si conferma Lamezia Terme (183,3%), seguito da Brescia Canton Mombello (177,2%), Busto Arsizio (162,9%), Como (150,9%) e Ancona Montaguto (145%). Oltre alla maglia nera detenuta dal carcere di Lamezia, la situazione del sovraffollamento negli istituti penitenziari calabresi è preoccupante anche per altre strutture. A Castrovillari la capienza regolamentare è di 131 unità ma sono detenute 272 persone,con un indi- ce di affollamento del 107,6%. Seguono Reggio Calabria (101,9%), Palmi (96,4%), Locri (75,9%), Catanzaro (67,8%), Cosenza (64,1), Paola (61,5%) Rossano (51,5%) e Vibo Valentia (33,2%). Dai dati della Uil Penitenziari emerge che non ci sono problemi di sovraffollamento soltanto nelle carceri di Crotone e Laureana di Borrello. «Abbiamo cercato di aggregare i dati - ha evidenziato il segretario generale della Uil Penitenziari, Eugenio Sarno - per offrireunospaccato, tantoimmediatoquanto drammatico, della situazione carceraria in Italia. Una situazione che, oggettivamente, rappresenta vergogna e disonore per un Paese come l’Italia. E come emerge in modo netto dal rilevamento, non è solo una questione di sovrappopolamento, che pure riveste un ruolo importante nelle criticità del sistema». Nelle carceri della Calabria si sono verificati anche quattro suicidi (due a Castrovillari, uno a Catanzaro e Rossano). Diciotto i tentati suicidi e 79 casi di autolesioni. Quota 354 per gli scioperi della fame. In testa c’è il carcere di Vibo Valentia, con 106 casi. Poi Catanzaro (104), Castrovillari (71), Paola (40) e Locri (16). Undici le aggressioni ai danni di agenti penitenziari: 8 a Catanzaro, 1 a Cosenza, 1 a Reggio Calabria e 1 Vibo Valentia. dei vigili presso l’attività commerciale nell’immediatezza del fatto criminoso che non è in alcun modo collegato con esso. Nesci ha, quindi, evidenziato che che quello dei suoi uomini sulla parete di plexiglass installato al gazebo del locale “Filippo's” «è stato un semplice, normale controllo. Il personale era stato inviato sul posto dal sottoscritto e in seguito ad una segnalazione del dirigente del settore Urbanistica, Beatino, che aveva ricevuto una denuncia da parte proprio di un parente di Saverio Papandrea. Il personale della Municipale, che ha tenuto lo stesso atteggiamento che adotta verso tutti, ha eseguito, quindi, un normale accertamento la cui relazione verrà inoltrata al dirigente del Comune nella giornata odierna per le valutazioni del caso. Anzi, voglio aggiungere che questo stesso comando ha dato parere favorevole per l'installazione del gazebo e in più, nel 2008, aveva autorizzato l'occupazione del suolo pubblico da parte dei titolari del locale Filippo's». BREVI SAN GIOVANNI IN FIORE Parte colpo dal suo fucile Si ferisce un cacciatore SAN GIOVANNI IN FIORE – Un uomo di 60 anni, Pietro Paolo Barberio è stato ricoverato in condizioni gravi all’ospedale di Cosenza in seguito a un incidente durante una battuta di caccia al cinghiale, avvenuto nel territorio di San Giovanni in Fiore. Incidente insolito, però, visto che l’uomo si sarebbe ferito con la propria arma a causa di un colpo partito accidentalmente. Il 60enne, comunque, non è in pericolo di vita. CETRARO Bimba nata morta I genitori fanno denuncia CETRARO (COSENZA) – Una bambina è nata morta ieri pomeriggio nell’ospedale di Cetraro, nel cosentino. I genitori hanno presentato una denuncia ai carabinieri nella quale si sostiene che il parto è avvenuto in ritardo nonostante le ripetute sollecitazioni fatte ai sanitari. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 12 Calabria Nell’ordinanza della Dda una cena del presunto boss Lampada a cui era presente anche Naccari Carlizzi Quell’incontro scatena il Pdl Parlamentari e consiglieri regionali: «Deve spiegare come mai si trovava lì» di MICHELE INSERRA REGGIO CALABRIA - Risposte evasive da parte dell’ex assessore regionale del Pd Demetrio Naccari Carlizzi su un incontro nei giorni della campagna elettorale a cui era presente il presunto boss Giulio Lampada. Quest’ultimo è finito in manette nell’operazione della Dda di Milano assieme al giudice Vincenzo Giglio e al consigliere regionale Franco Morelli. Risposte evasive che ierihanno mandatosu tuttele furie il Pdl. «L'atteggiamento dell’ex Assessore regionale Naccari Carlizziè davveroincomprensibile ed irrispettoso nei confronti dei calabresi - dicono in una nota congiunta i parlamentari Giovanni Dima e Jole Santelli - Bene hanno fatto i consiglieri regionali ad evidenziare l’episodio, riportato nell’ordinanza dell’operazione Infinito, relativo alla cena con il presunto boss Lampada. Stupisce, e non poco la sprezzante replica dell’avvocato Naccari Carlizzi che gira attorno alla questione e non risponde alla principale domanda che gli è stata posta: è lui l’assessore Naccari indicato nel messaggio inviato dal presunto bossalla moglie?Ha realmente preso parte a quella cena? Anche se tergiversa e lascia trasparire grande nervosismo, nonostante il solito comunicato al veleno, la risposta pare essere proprio affermativa. Si tratta di una replica inquietante almeno quanto l'episodio. Nessuno – aggiungono Dima e Santelli - ha formulato ipotesi o avanzato illazioni ed è chiaro che non ci sia nulla di rilevanza penale: e allora come mai il Dirigente del Pd, come prima reazione, ha quella di sottolineare come Il deputato Jole Santelli. A destra l’ex assessore regionale Naccari Carlizzi non emerga da nessuna parte che abbia ricevuto voti da questi presunti clan? Dal punto di vista dell’opportunità politica, cosa cambia? Lui che dice di essere molto attento a tutto e non perde occasione per bacchettare, o meglio attaccare, i propri avversari su qualunque fronte, come mai non dice sesi trovavaa quellacena ecosa lo accomunasse con la famiglia Lampada? Specificare di non essere stato votato da certi personaggi, infatti – proseguono - non è dimostrativo delle ragioni di questo presunto incontro che sarebbe avvenuto, guarda caso, proprio in periodo elettorale. E allora, cosa dovevano dirsi a cena, alla vigilia delle elezioni regionali, Francesco Lampada e Demetrio Naccari Carlizzi? Il silenzio lascia spazio a qualunque ipotesi da parte dei calabresi. Questa non è una vicenda giudiziaria, nonostante Naccari cerchi di far passare tale messaggio: si tratta di un fatto squisitamente politi- co, che merita una spiegazionechiara -concludono iparlamentari – da parte di chi troppo spesso pensa di essere immune da tutto e tutti». A quello dei due parlamentari si aggiunge lo segno dei consiglieri regionali del Pdl Giuseppe Caputo e Nazzareno Salerno. «Abbiamo letto con grande stupore la dichiarazione, a nostro avviso assolutamente non esaustiva, dell’ex assessore regionale del Pd Naccari Carlizzi in risposta alla nota dei colleghi consiglieri Magno, Orsomarso e Pacenza, che si sono limitati a chiedere se fosse lui quell'assessore Naccari indicato a cena insieme al presunto boss Francesco Lampada, come scritto nell’ordinanza dell’operazione «Infinito». Quel Naccari che oggi, cercando di fare ironia, dice che «a sentire i consiglieri avrei il dovere di dare spiegazioni su tutto specie su ciò che non mi ha riguardato nè direttamente nè indirettamente». Non vogliamo sapere Il gatto milionario con i terreni in Calabria ROMA – Da gatto abbandonato per strada subito dopo la nascita a gatto più ricco del mondo. È l’incredibile parabola di “Tommasino”, il micio salito giusto due anni fa agli onori delle cronache per essere stato designato unico erede dalla sua padrona, Assunta C., classe 1917, originaria di Potenza ma da decenni trapiantata nella capitale. Due settimane fa la donna, tagliato l’invidiabile traguardo dei 94 anni, è passata a miglior vita e il suo singolare testamento, registrato nell’ottobre del 2009, è diventato operativo a tutti gli effetti. Tommasino (all’«anagrafe» Tommaso, ma per la signor Assunta era Tommasino e basta) è diventato così proprietario di una villa all’Olgiata, di due appartamenti a Roma e Milano, di diversi conti correnti bancari e di alcuni terreni in Calabria per un valore stimato complessivamente nell’ordine dei 10 milioni. Nel testamento olografo - del quale erano stati nominati esecutori testamentari gli avvocati Marco Angelozzi, Anna Orecchioni e Giacinto Canzona - era stato istituito un legato a favore della persona, fisica o giuridica, o dell’associazione animalista che sarebbe stata individuata dagli esecutori testamentari e che sarebbe divenuta erede dell’ingente patrimonio con il perentorio onere di occuparsi del gatto e, soprattutto, degli altri animali abbandonati. «Nell’ultimo anno spiega Anna Orecchioni - ci sono arrivate da tutta Italia centinaia di richieste di possibili “candidati” al ruolo ma molte delle offerte ci sono parse “sospette”, fatte a nome di improbabili associazioni, e questo ci ha costretto ad un lungo e scrupoloso lavoro di verifica». Alla fine, nel maggio del 2011, la scelta è caduta su Stefania C., 48 anni, romana, l’infermiera professionale che si è presa amorevolmente cura dell’anziana donna fino alla fine. «Con la signora - ricorda Orecchioni l’infermiera condivideva l’amore per cani e gatti: ne ospita parecchi nella sua casa fuori Un gatto città. Ed è certamente la persona più adatta a interpretare al meglio le volontà della sua assistita». Quando la notizia uscì sui giornali, in molti storsero la bocca per una decisione così stravagante, «ma la signora Assunta non ha parenti, ha sempre fatto donazioni a favore degli animali e voleva evitare che i suoi soldi andassero perduti». Una parte della cifra, prevede espressamente il testamento, va al solo Tommasino. Ma a lui, per star bene, in fondo bastano un po’ di latte, qualche scatoletta e tante coccole. Come a tutti i gatti «poveri» della terra. La signora Stefania, invece, se la vedrà molto meglio. Chissà se verrà in Calabria a visitare i terreni della vecchia amica Assunta. tutto, ma soltanto ciò che la comunità ha il diritto di conoscere inrelazione allasua qualità di personaggio politico. A lui, che ha sempre sottolineato la necessità per gli amministratori pubblici di avere rapporti cristallini, vorremmo ribadire il quesito: ha davvero partecipato a quella cena in piena campagna elettorale, prima delle regionali 2010, con il presunto boss Lampada? Dalle sue parole non emerge la risposta». Nel corso della giornata di ieri a rincarare la dose è stato anche il consigliere comunale del Pdl, Daniele Romeo. «L’ex assessore regionale Naccari Carlizzi sfugge davanti al quesito formulato dai consiglieri regionali del centrodestra - ha detto - In assenza di una sua risposta chiara sul problema, ognuno è libero di avere una propria opinione». «Fermo restando la mia base culturale chiaramente garantista - ha aggiunto Romeo –resto deluso da chi, in imbarazzo e con grande nervosismo, per cercare di distogliere l’attenzione dal problema principale, anche in questo caso formula attacchi. Piuttosto, mi rivolgo all’integerrimo parlamentare del Pd,Franco Laratta, sempre molto attento alle vicende che riguardano Reggio Calabria: qual è la sua posizione su questa vicenda? Cosa direbbe all’ex assessore regionale Naccari se venisse confermata la sua presenza a cena con il presunto boss Lampada, in piena campagna elettorale per le elezioni regionali del 2010?». Nell’ordinanza, inoltre, viene citato anche un incontro con un altro esponente del centrosinistra, l’ex consigliere comunale Sebastiano Romeo. LAMEZIA Patenti facili, torna in libertà il direttore della motorizzazione LAMEZIA TERME - Anche il principale indagato dell'inchiestasulle patentifacili eseguita dalla polizia stradale di Lamezia (operazione “Isola Felice”) è stato rimesso in libertà. Per Gaspare Pastore, all'epoca dei fatti contestati direttore della motorizzazione civile di Catanzaro, il tribunale della libertà di Catanzaro (presidente Scuteri; a latere Perri e Tarantino) ha revocato gli arresti domiciliari accogliendo quasi in toto il ricorso presentato dall'avvocato Alfredo G.D.. Foti, difensore dell'ingegnere Pastore, ritenuto dagli inquirenti il capo di una associazione a delinquere, ed ha annullato quasi completamente l'ordinanza di custodia cautelare. Nello studio della vicenda - fa sapere il legale dell’indagato - «importante» è stato il contributo fornito al penalista dall'omonimo collega di studio esperto in diritto amministrativo Alfredo Foti. Per Pastore quindi sono stati revocati i domiciliari e disposta la misura dell'obbligo di dimora a Reggio Calabria Il tribunale del Riesame, inoltre, è anche entrato nel merito dei gravi indizi di colpevolezza ritenuti, dagli inquirenti, sussistenti e su 14 capi di imputazione il tribunale ne ha annullati 10. E al Pastore, a differenza di alcuni altri coindagati, non è stata applicata la interdizione temporanea dai pubblici uffici, pertanto già da oggi potrà regolarmente riprendere a lavorare presso la motorizzazione di Reggio Calabria. Come si ricorda, erano state 17 le misure cautelari emesse dal gip di Lamezia (otto agli arresti domiciliari e 9 con obbligo di dimora) con l’accusa, a vario titolo, con l'accusa, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, all'abuso d'ufficio, al falso ed alla truffaai dannidello Stato. Oltre a funzionari e tecnici della motorizzazione civile di Catanzaro, nell’operazione sono rimasti coinvolti anche titolari e dipendenti di autoscuole e di agenzie di disbrigo pratiche con sede in Catanzaro e provincia e nell'alto tirrenico cosentino. Per gli inquirenti sarebbe stata smascherata un’organizzazione dedita al rilascio di patenti e certificazioni senza sostenere esami e con l’ausilio di documentazione ritenuta falsa. p. re. CONSORZIO CALABRIA ENERGIE Via D.M. Pistoia 179 – 88100 Catanzaro INDIZIONE CONFERENZA DEI SERVIZI Avviso di indizione di Conferenza dei Servizi ai sensi dell’art. 12 del D.Lgs. 387/2003; L.R. n. 42/2008; artt. 7 e 8 Legge n. 241/1990 e s.m.i. per il rilascio del provvedimento di Autorizzazione Unica al Consorzio Calabria Energie con sede in Catanzaro alla Via D.M. Pistoia 179, iscritta al registro delle imprese di Catanzaro P. IVA 02812960793. PREMESSO che codesto Consorzio ha presentato alla competente Regione Calabria, il progetto definitivo per la realizzazione di un impianto eolico da 15 MW denominato «Sansinato» sito nel Comune di Catanzaro (CZ) e delle opere elettriche e accessorie ad esso connesse, per l’ottenimento del Decreto di Autorizzazione Unica alla costruzione ed all’esercizio dello stesso, ai sensi dell’art. 12 del D.Lgs. n. 387/2003 e della Legge regionale 29 dicembre 2008, n. 42; che il progetto comprende un numero di 5 aerogeneratori, un elettrodotto interrato in media tensione a 20 kV, una sottostazione elettrica 20/150 kV, che verrà collegata in antenna con la sezione a 150 kV della cabina primaria esistente “Catanzaro 2” per permettere l’allacciamento alla rete elettrica nazionale del parco eolico, nonché strade di collegamento, piazzole di montaggio e opere di ampliamento della viabilità esistente. Tutte le opere di cui sopra interessano il comune di Catanzaro. RENDE NOTO che la Regione Calabria – Dipartimento Attività Produttive, Settore Politiche Energetiche, Attività Estrattive e Risorse Geotermiche, con pubblicazione sul sito istituzionale in qualità di ente responsabile del procedimento unificato diretto ad emanare il Decreto di Autorizzazione Unica per il Progetto del Parco Eolico «Sansinato» ai sensi dell’art. 12 del D.Lgs. n. 387/2003, della Delibera della Giunta regionale 832/2004 e della L.R. 42/2008, ha indetto la Conferenza dei Servizi, per l’acquisizione di tutte le intese, le concessioni, le autorizzazioni, le licenze i pareri i nullaosta, gli assensi comunque denominati necessari al rilascio del provvedimento di autorizzazione del progetto definitivo ed alle relative opere elettriche, per la costruzione e per l’esercizio dell’impianto di produzione di energia elettrica da fonte eolica. La Conferenza dei Servizi è stata indetta per il giorno 10/01/2012 ore 10.00 presso gli uffici della Regione Calabria, Settore Politiche Energetiche, siti in Santa Maria di Catanzaro, Palazzo Europa e si svolgerà con le modalità stabilite dagli artt. 14 e seguenti della Legge 241/1990. Il presente avviso è da valersi ad ogni effetto di legge, in ottemperanza a quanto richiesto dalla Regione Calabria «Assessorato Attività Produttive». Tutti gli atti relativi al progetto, unitamente ad una relazione descrittiva dell’opera ed ai nulla osta, alle autorizzazioni ed agli atti di assenso acquisiti, sono depositati e potranno essere visionati presso: Regione Calabria Dipartimento Attività Produttive, Settore Politiche Energetiche, Attività Estrattive e Risorse Geotermiche, Palazzo Europa, Santa Maria. A decorrere dalla data del presente avviso, a pena di decadenza, gli eventuali portatori di interessi pubblici o privati, individuali o collettivi, potranno far pervenire le proprie osservazioni (idonee memorie scritte e documenti a mezzo raccomandata A.R.) al Responsabile del Procedimento, presso il Dipartimento Attività Produttive, Settore Politiche Energetiche, Attività Estrattive e Risorse Geotermiche, Palazzo Europa 88100 Santa Maria di Catanzaro (CZ) Tel. 0961/856493, Fax 0961/856439. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Calabria 13 24 ore Venerdì 9 dicembre 2011 Monsignor Bregantini, un... segue dalla prima mo una delle fasi più difficili e travagliate della nostra storia repubblicana. Il fatto che il governo Monti, malgrado la stangata fiscale, abbia ancora il consenso della stragrande maggioranza degli italiani, è spiegabile solo con una forte presa di coscienza della gravità della situazione e anche della paura che il nostro Paese sprofondi sotto i colpi della speculazione finanziaria (made in Usa). Gli italiani sono disposti a fare dei sacrifici, anche rilevanti, a patto che vengano distribuiti equamente, e in questa direzione tutti sperano che ci sia una riformulazione del decreto Monti quando verrà chiesta la fiducia. Bisogna ritrovare l’energia e la forza che rese grande questo Paese dopo la seconda guerra mondiale. Anche oggi, infatti, usciamo da una realtà in rovina, abbiamo ereditato macerie economico-finanziarie (l’insostenibile indebitamento), ambientali (un degrado crescente e insopportabile) e morali (ogni giorno scopriamo il marciume che infetta questa società e le sue istituzioni). In questo quadro angosciante e complesso la Cei si è mossa negli ultimi mesi per dare una spinta verso il cambiamento, dato uno stallo politico istituzionale che ci avrebbe condannato prima della sentenza dei mercati (i nuovi dei del neopaganesimo in cui siamo immersi). Ma, in questi giorni difficili sarebbe importante che dalla Cei venisse un segnale di condivisione dei sacrifici imposti agli italiani: contribuire a pagare l’Ici come faranno tutte le famiglie. Per la stragrande maggioranza degli italiani non è comprensibile, in questa fase della nostra storia, l’esenzione dell’Ici per i beni immobili della Chiesa di Roma (escluse ovviamente le chiese e altre strutture adibite a luoghi di culto, preghiera, ecc.). So bene che la Chiesa Cattolica spende molte risorse finanziarie per opere sociali, basti solo pensare al prezioso e insostituibile impegno della Caritas. Ma, queste spese potrebbero essere dedotte dal pagamento dell’aliquota Ici con un apposito provvedimento, come, ad esempio, vengono dedotte le donazioni alle Onlus dal reddito lordo. Non entro nella questione tecnica, quello che le chiedo - a nome di tantissimi cittadini italiani e tanti cattolici - è di dare un segnale di condivisione e di solidarietà. Anche solo un gesto simbolico, come quello del presidente del Consiglio che ha rinunciato ai suoi emolumenti per la nuova carica ricoperta, riveste oggi un’importanza fondamentale per ricostruire le basi morali e civili di questo paese, per dare un segnale pre- IN VENA Non si può far finta di niente segue dalla prima ciso a tutti: Basta con i privilegi. Abbiamo bisogno di una democrazia «reale» che non può che fondarsi su una democrazia economica e sulla giustizia sociale. La ringrazio per l’attenzione che vorrà dare a questo invito. Tonino Perna affiorati sulle bocche di molti da quando quel povero ragazzo emiliano, idolo della tifoseria del Cosenza, venne trovato morto sulla statale Jonica in quel maledetto giorno di pioggia e di tristezza del novembre 1989. Lo sappiamo: da noi i processi non finiscono mai. Lo sappiamo: siamo un AAAAAA AAAAA paese dove non si riesce mai a sollevare la nebbia su certe brutte storie, a cominciare dai grandi misteri della storia recente. Da Pinelli alla strategia della tensione, alle bombe fasciste, al terrorismo rosso. E poi Ustica, le stragi della mafia. Anche quando ci sono sentenze definitive con colpevoli accertati e condannati o innocenti proclamati, restano tanti interrogativi. Una volta è il Potere, una volta sono i Servizi, una volta indagini e sentenze sbagliate. Non si sa mai se per incapacità o perché pilotate. Bergamini è tutta un’altra storia. Ma una brutta storia anch’essa. Una tragedia di una realtà piccola e provinciale. Denis non era certo un nome che richiamava i titoloni sui giornali. Anche se la sua fine è stata oggetto di articoli su articoli, ha riempito fascicoli giudiziari, ha prodotto anche qualche libro. Ma il giallo che circonda l’epilogo di questa vita giovane non viene risolto. Anzi con il passare degli anni si infittisce. Al punto che uno dei protagonisti della vicenda – il conducente del camion che avrebbe investito il calciatore che s’era buttato sotto il mezzo – viene considerato addirittura morto mentre è vivo e vegeto. Non che questo sia una colpa, beninteso. Come non è una colpa essere il padre di una persona coinvolta in una inchiesta mafiosa. Oltretutto parliamo di uno che è stato assolto due volte dall’accusa di omicidio colposo. Resta il fatto che ci sono troppe cose che non combaciano, troppe testimonianze che lasciano perplessi come scrive il nostro Francesco Mollo nelle due pagine che abbiamo dedicato al caso. E poi documenti spariti, reperti che non si trovano. Insomma, lunghe ombre continuano a oscurare quella morte e quegli anni di splendori e miserie della Cosenza pallonara e non. Droga e scommesse, per intenderci. Non stiamo rivelando nulla di nuovo ma se anche i familiari di Bergamini sono disposti ad accettare verità “pesanti” sul figlio, forse è il caso di riconsiderare queste ipotesi. Anche perché la sensazione – che non è una prova, neanche questa – è che il calciatore siavenuto a conoscenza di cose che non doveva sapere. Sono ipotesi, sussurri, niente di più. E forse non si arriverà mai a capire davvero che cosa sia successo negli ultimi istanti di vita di Bergamini. I familiari continuano a chiedere giustizia per Denis. Hanno ottenuto una nuova inchiesta presso laProcura di Castrovillari, hanno riportato il caso in tv, sperano che la verità ufficiale – fu suicidio – venga smentita. A noi tocca esortare chi deve svolgere le indagini affinché non tralasci nessuna strada per dare risposte definitive e certe su quella morte assurda. Che non si metta poco impegno perché è una storia vecchia come tante altre. Che non si scrollino le spalle. Lo vogliono la madre, il padre, la sorella. Lo chiedono quei tifosi ancora innamorati di quel ragazzo con la maglia rossoblù e il numero 8 sulle spalle. La verità, soltanto. Gianni Cerasuolo E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro La Tribuna 17 Venerdì 9 dicembre 2011 27 REDAZIONE: via Cavour, 30 - 89100 Reggio Calabria - Tel. 0965.818768 - Fax 0965.817687 E-mail: [email protected] Campo Calabro. Il Pd a confronto su «una buona politica per una buona società» «Nel Pdl c’è poca trasparenza» Il commissario Demaria: «Far rivivere i circoli attraverso i congressi» CAMPO CALABRO - “Una buona politica per una buona società” il tema dell’incontro organizzato – nei giorni scorsi presso la locale sede del Pd - dai Giovani del Partito democratico di Campo Calabro, su input del loro coordinatore, Umberto Sinicropi. Un’iniziativa che i promotori sperano possa essere un punto di partenza per “animare una discussione politica legata alle amministrative del comune in riva allo stretto che sembra dormiente”. Assente per sopraggiunti impegni istituzionali il parlamen- tare Francesco Laratta, sono stati i discorsi di rappresentanti del Pd locale, provinciale e regionale ad attirare l’attenzione di una nutrita platea di giovani desiderosi di cambiamento. A intervenire per il Pd campese il primo cittadino Domenico Idone, il segretario del circolo Vincenzo Crupi e ovviamente Sinicropi il quale auspica “una buona politica e un rilancio generazionale che partano da Campo Calabro”. “Spero che nessun giovane campese – ha detto Sinicropi - possa cadere nella trappola di chi chiede il voto o chiede appog- gio offrendogli un posto di lavoro, oggi nessuno è in grado di farlo e se lo fa è solo per rubare la vostra libertà di scelta”. Ai consiglieri comunali di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà e Nicola Irto il compito di commentare il modus operandi, “fatto di debiti e di rapporti poco trasparenti”, del centrodestra sia alla Regione che al Comune reggino. Presente all’incontro anche l’Associazione Libera, rappresentata da Domenico Nasone che ha sottolineato l’importanza di una “lotta alla criminalità a 360 gradi”. E mentre il diciannovenne re- ferente regionale dei Gd, Francesco Laganà, ha espresso con fermezza la necessità che “chi scende in politica deve avere come intento quello di un impegno serio e concreto”, il Commissario Girolamo Demaria provinciale del Pd, Girolamo Demaria, ha lanciato “un nio Billari e Antonino Castorina, segnale forte di unità del partito il consigliere regionale Demesperando presto di poter lancia- trio Battaglia che ha ribadito “la re i congressi nel Partito per po- necessità di una svolta nel partiter finalmente far rivivere i Cir- to che deve necessariamente trovare un ricambio generazionacoli”. A concludere l’iniziativa, cui le”. hanno preso parte anche Antof. m. Villa. Sorrenti contesta l’iniziativa con Scopelliti e Lombardo sulla megaopera Le scuole in campo A Bagnara cortometraggi tra solidarietà Il consigliere di Md: «Si continua a sbagliare volontariamente» e volontariato «Ponte, esiste per i reduci» di FRANCESCA MEDURI VILLA SAN GIOVANNI – «Che pena». Non usa mezzi termini il consigliere d’opposizione del Movimento democratico Luigi Sorrenti per commentare l’iniziativa “Occhi aperti sul Ponte”, che domani vedrà scendere in campo i massimi rappresentanti istituzionali della Calabria e della Sicilia in difesa della mega infrastruttura pensata per collegare le due regioni. «Come nel più classico degli scenari che piacciono ai nostalgici – ironizza amaro Sorrenti - gli sconfitti del progetto Ponte sabato 10 si incontrano a Villa. Al raduno dei reduci partecipano addirittura Scopelliti e Lombardo, oltre alle comparse Raffa e Ricevuto. Grande anfitrione il sindaco di Villa Rocco La Valle, che parla di adesioni entusiastiche ma precisa di non sapere a chi è venuta la splendida idea. Che pena». Una «splendida idea» che, a dire di Sorrenti, altro non fa che confermare quanto da lui sempre sostenuto con forza: «Il sottoscritto – ricorda il consigliere del Md - da oltre un anno dice che il Ponte è una bufala, un inganno. Una truffa! Adesso il raduno per chiedere al Governo di costruire il Ponte è la prova provata che anche loro sanno che il Ponte non esiste, è finito. Ma invece di trarne le conseguenze, dire la verità agli elettori, e ai proprietari delle case a rischio di esproprio, e pensare a governare, insistono! Che pena». Stando a Luigi Sorrenti, dunque, quanti incalzano a tenere “gli occhi aperti sul Ponte” altro non fanno che negare l’evidenza, dimostrando «tutti i limiti di un'intera classe dirigente». «Il primo ad avere abbandonato il Ponte al suo destino – rammenta ancora il consigliere del Md - è stato proprio Berlusconi, che tre anni fa disse: "E' chiaro che il Ponte si farà se ci saranno i soldi". Ma si sa in Calabria la nuova classe dirigente non legge i giornali (come la vecchia). E loro, la "classe dirigente della nuova Calabria" - tuona Sorrenti non l'hanno capito. Di recente i segnali chiari si sono moltiplicati proprio dal governo, con le parole e le decisioni di Tremonti. E loro non hanno voluto capire. Che pena». E dopo la stoccata nei confronti del sindaco La Valle ecco quella ad hoc per Giuseppe Scopelliti e Raffaele Lombardo. «Ora mentre tutta l'Italia, compreso il Pdl, chiede a Monti più equità, quindi più soldi ai poveri, questi che si inventano? Questi che governano le regioni più povere d'Italia? Si inventano – ammonisce Luigi Sorrenti - la manifestazione dei reduci per chiedere il ritorno del Ponte! Ci vuole faccia, o ci vuole testa? Si sono fatti prendere in giro dal loro stesso governo e non l'hanno capito. E ancora oggi si rifiutano di capirlo. Che pena». Si continua quindi a sbagliare, e non involontariamente, secondo Sorrenti. «Chi a suo tempo non ha capito (non ha voluto capire) che il Ponte non regge, tecnicamente, geologicamente ed economicamente, come può adesso riuscire a capire – si chiede e conclude il consigliere del Md - che nell'attuale momento storico il Ponte è fuori tempo, superato, impossibile? Che pena». Una elaborazione grafica del progetto definitivo del ponte sullo Stretto di Messina Villa, spiragli per la sistemazione di via Santa Croce VILLA SAN GIOVANNI – Dopo anni di disagi e proteste finalmente una bella notizia per i residenti nel popoloso rione di Fontana Vecchia, a Villa San Giovanni. E’infatti andata a buon fine la loro istanza rivolta a chiedere la sistemazione di via Santa Croce, da tempi in condizioni dissestate e priva di pubblica illuminazione. Una strada di fondamentale importanza in quanto l’unica pedonabile che collega il centro abitato - dalla via Nazionale – allo stesso quartiere di Fontana Vecchia. Dalla Giunta comunale guidata dal sindaco Rocco La Valle è dunque arrivato l’ok al progetto esecutivo (redatto dal geometra del settore tecnico Giancarlo Trunfio) per la riqualificazione della via Santa Croce, per un importo complessivo di 50.189,20 euro (di cui 41.672,00 per lavori a base d'asta, compresi oneri di sicurezza, e 8.517,20 per somme a disposizione dell'Amministrazione). Somma finanziata con la devoluzione di quote residue di alcuni mutui concessi dalla Cassa Depositi e Prestiti. A breve, quindi, la gara d’appalto per l’assegnazione dei lavori di rifacimento del look della via Santa Croce. f.m. BAGNARA CALABRA - «Si è concluso in questi giorni il termine dato alle scuole per la creazione di cortometraggi sul tema del volontariato e della solidarietà». Ad annunciarlo l’organizzazione del concorso “Volontari fate la differenza” indetto dall’associazione Agess, promotrice dell’evento e finanziato dal Centro Servizi Volontariato (Csv) di Reggio Calabria. L’iniziativa ha riscosso apprezzamento sia da parte dei docenti che dai discenti, i quali, quest’ultimi, hanno risposto positivamente presentando i loro lavori. Grande impegno sta manifestando la Commissione giudicatrice che avrà il compito di selezionare i cortometraggi e decretare i vincitori. Gli alunni che parteciperanno saranno quelli delle quinte classi elementari, delle terze medie e tutte le classi del Liceo Scientifico e Industriale. La premiazione è programmata in prossimità del Santo Natale e si prevede «una serata all’insegna dei profondi sentimenti e dei grandi valori, con la presenza delle istituzioni ma anche di chi ha fatto del volontariato una missione». L’incessante attività dei volontari dell’associazione cittadina, una tra le più attive del territorio, è stata sempre rivolta contro le ingiustizie sociali e la tutela dei bisognosi con «attività volte alla sensibilizzazione verso il volontariato». L’Agess, attraverso una nota, ringrazia i Dirigenti Scolastici che hanno accolto l’iniziativa guidando e spronando i ragazzi alla partecipazione. f.i. Bagnara. Un presepe meccanico è stato realizzato dai residenti Nel rione una piccola Betlemme I membri della Giunta con gli artigiani di FRANCESCO IERMITO BAGNARA CALABRA – In un angolo di strada, presso il “Rione Inglese”, sorge una piccola Betlemme: un caratteristico presepe meccanico realizzato artigianalmente dai residenti che, con grande passione e sacrificio, perseguono la tradizione tramandata sin da quella fredda vigilia di Natale a Greccio, quando il poverello d’Assisi di ritorno dalla Terra Santa, scelse questa rappresentazione per far comprendere a tutto il villaggio la nascita del Messia. A porgere il plauso per la lodevole iniziativa è stato il sindaco, Cesare Zappia, accompagnato dall’Assessore Vincenzo Bagnato e dal delegato alle politiche sociale, Giuseppe Surace, i quali sono stati presenti, ieri mattina, alla cerimonia d’inaugurazione. «Sono iniziative molto significative –ha asserito il primo cittadino – che testimo- niano il legame che la nostra città possiede con l’arte del presepe». Un vero e proprio capolavoro che ha subito affascinato la popolazione. Un vero e proprio gioiello dell’artigianato bagnarese curato nei minimi particolari: i volontari hanno riprodotto il firmamento con le varie costellazioni e la luna che è visibile durante l’alternarsi del giorno e della notte; il paesaggio complessivamente è terrazzato richiamando quello delle colline aspromontane bagnaresi, realizzate in cartapesta e munite di una folta vegetazione; a valle, il prato è stato riprodotto con il muschio, come impone la tradizione; le varie abitazioni sono tutte dotate di luce interna ed esterna; caratteristico è un ruscello che culmina con una piccola cascata; un sottofondo musicale crea un’atmosfera particolare; inoltre sono stati valorizzati tutti gli antichi mestieri tipici del nostro territorio come quello del fornaio, della lavorazione di ceramiche, pastorizia e molti altri. Il tutto culmina con la grotta della natività davanti alla quale sfilano le statue dei pastori in movimento grazie ad un’ingegnosa tecnica meccanica realizzata artigianalmente. incarna in un fragile bambino, ci rende consapevoli di essere in presenza di un vero e proprio miracolo natalizio. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Tirrenica Venerdì 9 dicembre 2011 29 Redazione: via D. Correale, 13 - 89048 Siderno (Rc) - Tel/Fax 0964.342451 - E-mail: [email protected] Il gruppo di fiancheggiatori era in fibrillazione perché sapeva degli spostamenti verso Torino della Mobile Una spiata per aiutare Demasi I timori negli sms: «Ho sentito voci stanno salendo. Digli a Giò di spostarsi subito» di GIOVANNI VERDUCI SIDERNO - Giorgio Demasi aveva le spalle coperte. Il suo gruppo di fiancheggiatori, infatti, era in grado di conoscere le scelte investigative delle forze dell’ordine che stavano dando la caccia al loro obiettivo. Chi proteggeva la fuga di Giorgio Demasi, infatti, lo scorso mese di gennaio si era preoccupato di organizzare lo spostamento del latitante da Torino verso un altro rifugio sicuro. Rocco Demasi, in quell’occasione, contattando un altro componente del gruppo lo avvisava di aver raccolto alcune segnalazioni precise su un prossimo spostamento degli uomini della polizia di Stato verso il Piemonte per chiudere il cerchio della latitanza di Giorgio Demasi. «Ho sentito voci che stanno salendo da qua per venire là»: questo il contenuto dell’intercettazione che ha fatto alzare il livello di sicurezza da parte degli uomini di Renato Cortese e Stefano Dodaro per evitare fughe di notizie sulle indagini in corso e, nello stesso tempo, ha messo in agitazione il gruppo che gestiva la fuga dalla giustizia di Giorgio Demasi. La soffiata della talpa era giusta. Gli investigatori del questore Carmelo Casabona erano sulle tracce del latitante. Il gruppo criminale di Gioiosa Jonica, così, ha dato corso ad una frenetica attività finalizzata ad organizzare lo spostamento di Giorgio Demasi dal covo di Torino verso un nascondiglio più sicuro. Al telefono, mentre gli uomini della sala ascolto della Procura della Repubblica registravano tutto sui loro brogliacci, RoccoDemasi egli altri del gruppo si scambiano telefonate e messaggi dal tono preoccupato. «Ciao Rocco sono Pasquale - questo il testo di uno degli sms intercettati, riletti e analizzati dai magistrati della Procura della Repubblica di Torino-digli aGiòdispostarsi urgente subito, aspetto conferma». I tempi erano stretti e l’operazione doveva essere fatta con urgenza se si voleva evitare la cattura di Giorgio Demasi. Poche settimane dopo, però, gli investigatori della Squadra mobile di Reggio Calabria, i loro colleghi del Commissariato di Siderno e quelli della Mobile torinese portavano a compimento il blitz che ha aperto le porte del carcere a Giorgio Demasi. Il primo colpo, però, non andò a segno. La mattina del 23 apri- le 2011, la vigilia del giorno di Pasqua, i poliziotti impiegati all'ascolto della conversazioni ambientali a bordo dell’autovettura di Rocco Demasi e un uomo calabrese che pur parlando a bassa voce induceva gli investigatori a pensare che tale soggetto si potesse individuare proprio nel latitante Giorgio Demasi. Nella circostanza, pur attivando immediatamente il personale della Sezione Criminalità Organizzata della Mobile di Torino, non si riusciva a giungere in tempo alla localizzazione dell'auto. L’arresto, comunque, veniva rinviato di alcune ore all'altezza del civico 15 di quel Corso Emilia “blindavano” la 159 e procedevano immediatamente all'arresto del ricercato. Giorgio Demasi L’autovettura sulla quale è stato catturato a Torino Locri. Un giovane è stato assegnato alle cure dell’Asp Si barrica in casa e lancia oggetti in strada, bloccato dai carabinieri Il comandante Nico Blanco LOCRI - Momenti di tensione si sono vissuti, nella serata di mercoledì, nel centro di Locri. Un ragazzo di 26 anni, infatti, dopo essersi barricato all’interno della propria abitazione ha iniziato a lanciare fuori dalle finestre di casa qualsiasi oggetto gli capitava sotto mano. Il materiale scagliato dal giovane verso la strada sottostante ha finito per danneggiare alcune autovetture che erano stata parcheggiate nei pressi dell’abitazione. Sul posto è stato necessario richiedere l’intervento dei vigili del fuoco del distaccamento di Siderno e dei carabinieri della compagnia di Locri e della locale stazione, guidati rispettivamente dal tenente Blanco e dal maresciallo Bramato. I militari dell’Arma sono riusciti a fare ingresso dentro l’abitazione del giovane solo con l’ausilio dei mezzi dei vigili del fuoco che, con una potente autoscala, hanno consentito ai carabinieri di raggiungere il balcone di casa. Appena dentro l’appartamento, poi, gli uomini del tenente Nico Blanco si sono adoperati per calmare il giovane ragazzo locrese. Dopo i controlli del caso, infine, il 26enne è stato affidato alle cure del personale medico dell’Azienda sanitaria provinciale. La città della Locride si prepara a programmare interventi per una darsena moderna Monasterace spera nel piano porti La “Lega navale” si attrezza e organizza un dibattito pubblico a febbraio di VINCENZO RACO MONASTERACE - “Si tratta di uno strumento straordinario che permette di fare chiarezza su un tema strategico in termini di sviluppo, anche del comparto turistico. Abbiamo individuato tutti i porti calabresi esistenti, quelli in fase di costruzione e quelle aree dove in futuro si potranno costruire. Questo ci consentirà nel breve periodo di aumentare l'attuale dotazione di posti barca con l'obiettivo di arrivare, in futuro, ai numeri delle altre regioni più attrezzate. Puntiamo anche ad avere un sensibile aumento dei livelli occupazionali legati ai servizi portuali”. Il presidente regionale Giuseppe Scopelliti ha usato queste parole lo scorso 22 novembre per presentare il master plain portuale calabrese. Obiettivo dichiarato creare almeno 10 mila posti barca nuovi con un sistema costituito da una serie di porti-approdi di diverse dimensioni e funzioni, distribuiti lungo i circa 740 km di costa della Regione, in parte lungo il versante tirrenico e in parte lungo quello jonico. Saranno A breve l’avvio dell’iter progettuale Imbarcazioni ormeggiate in un piccolo porto probabilmente ben più dei nove previsti le strutturali portuali ex novo. Tre come detto da Scopelliti nell'incontro con i sindaci della locride riguarderanno la nostra area geografica con due strutture portuali ex novo previste nel piano regionale a Monasterace e Locri e una darsena turistica che invece si dovrebbe fare a Bovalino. Il masterplain segna un punto storico per la regione e anche per al- cune cittadine della locride fra cui appunto Monasterace. La cittadina inserita nel piano portuale potrà in un futuro prossimo avviare l'iter per la costruzione di un porto. Certo sono ancora tanti punti di domanda, il primo riguarda le risorse economiche. La regione investirà solo una piccola parte per lo più per la ristrutturazione di strutture portuali già esistenti come quella di Roccella, per il resto va reperito attraverso i fondi Fesr (Fondi europei) e soprattutto con l'entrata in campo dei privati che dovranno sovvenzionare la costruzione delle stesse strutture portuali. In tanti si domandano dove potrebbe essere individuato uno spazio perla costruzionedi unporto nella cittadina ionica. Ebbene rifacendoci anche ad un vecchio progetto dell'ingegnere Milano risalente al 1973 con l'amministrazionecomunale guidatadalsindaco Giuseppe Diano, allora si era segnalato come possibile luogo per la struttura portuale l'area a nord del lungomare, l'attuale zona di piazza caduti senza croce tanto per intenderci. Certo il piano di allora andrebbe attualizzato e rivisto, ma soprattutto bisognerà da qui ai prossimi mesi muoversi nei tempi utili per garantire la costruzione dello stesso porto. A riguardo alla nascente lega navale di Monasterace del presidente Franco Comito si è già attrezzata per l'organizzazione di un convegno per febbraio 2012 con la presenza proprio di Milano attuale professore ordinario nell'università di Pisa. In sostanza qualcosa a riguardo sembra potersi muovere ma ci vorrà ancora tanto tempo perché l'ipotesi portuale si possa realizzare nella cittadina ionica. A Caulonia Agricoltura progetto del Gal CAULONIA - “Tutti in campo” è alle fasi finali. Il progetto di comunicazione ed informazione, attuato dal Gal Locride avviato a giugno 2010, entra nella fase finale delle attività. Tra queste, gli incontri informativi nelle scuole. Venerdì scorso, si è tenuto presso l'Istituto Tecnico Agrario di Caulonia, il primo seminario programmato del piano di comunicazione integrata. Walter Scerbo, e Marialetizia Longo, rispettivamente Direttore generale e Responsabile amministrativo e finanziario del Gruppo di azione locale, hanno interloquito con gli studenti e con i docenti in modo diretto, partecipato ed approfondito sulle opportunità di sviluppo offerte dalle politiche comunitarie, nazionali e regionali di sviluppo rurale. Partendo dall'assunto che l'informazione è alla base della conoscenza ed il mondo rurale calabrese ha bisogno di avere la giusta consapevolezza per operare scelte sostenibili sul piano economico ed ambientale, si è passato ad analizzare la Pac nel periodo di programmazione 2007/2013, per concludere col Programma di sviluppo rurale della Calabria, sottolineandone come lo stesso offra molteplici possibilità di realizzare progetti da finanziare con le risorse comunitarie sia per chi è agricoltore sia per chi agricoltore vuole diventare. Il filo rosso della giornata informativa è stato “Investire in agricoltura conviene” ed ecco perché importante è stato parlarne in una scuola con gli studenti e con i docenti delle ultime classi. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Locride Venerdì 9 dicembre 2011 Venerdì 9 dicembre 2011 Il libro del giornalista Biagio Simonetta. Presentazione a Cosenza Una mostra a Palazzo Arnone Calabria, ’ndrine e l’azzardo di vita tinuo, con riferimenti a protagoniste. Quelle che di CRISTINA VERCILLO Una delle sculture che formavano il ciborio della Certosa di Serra grandi operazioni, statisti- prendono le redini e dirigoche e numeri, come quelli no il “gioco, perché “le famiLAS VEGAS è un dedel business della droga, al- glie sono reti, impossibile lirio di luci e colori, tro regno incontrastato dei sfiorarne una parte senza un tripudio di suoni, boss. La cocaina, il petrolio far vibrare tutto il resto”, casinò e giochi d'acbianco di “Cosa Nuova” che quelle come Rosellina e Barqua, è il crocevia del prende il posto dell'eroina, bara che, loro malgrado, disogno che ottunde la quella che stava distrug- ventano vittime innocenti e mente e riempie lo gendo Nino. Ma lui ce l'ha quelle che invece cercano di sguardo con la varia NEL 1631 durante il priora- due angeli reggicanestro; fatta, la 'ndrangheta non lo ribellarsi, vogliono fuggire umanità di Freemont to di don Ambrogio Gasco san Lorenzo, santo Stefano, ha vinto con il suo commer- e decidono di parlare, di colviene dato incarico a Cosimo sanBruno, sanMartino eun Street e quell'insecio di morte. La 'ndranghe- laborare, a costo della vita, Fanzago (Clusone,1591 - frammento architettonico. gna che ti accoglie ta che mette sul mercato an- come Lea. Napoli, 1678) di realizzare il Proprio a questo straordinasfavillante: “WelcoUn quadro cupo, ma realiche i corpi, come carne da monumentale altare-cibo- rio progetto e corpus di opeme to fabulous Las macello. Come il corpo di stico quello che offre Biagio rio della Certosa di Santo re fanzaghiane la SoprinVegas”, città del pecKatia, nigeriana che si spo- Simonetta, un romanzo Stefano del Bosco a Serra tendenza per i Beni Storici, cato e dell'azzardo. glia e si vende agli addii al senza finzione che lascia peSan Bruno, smembrato a se- Artistici ed EtnoantropoloLì, a migliaia e micelibato nella Piana di Siba- rò spazio anche alla speranguitodel terremotodel1783 gici della Calabria dedica Argliaia di miglia da ri. Piccolo harem on the za, “astuto traditore, più e rimontato pressoché inte- te svelata. Capolavori di Coqui, è festa senza fine, perseverante perfino dell'oroad. gralmente, attorno al 1837, simo Fanzago. Il restauro il tempo si ferma e 'Ndrangheta panzer nel- nestà”, la citazione da Kiernella chiesa dell'Addolorata delle sculture dal ciborio delLa copertina del libro aspetta. la tedesca Duisburg e “si- kegaard nell’ultimo capitoa Serra San Bruno. Dell'im- la Certosa di Serra San BruQui, nella Calabria ponente impresa del mae- no. La mostra, curata da Fadel dolore e dei problemi, si late di rifiuti tossici mai gnora” nei palazzi del pote- lo. La speranza incarnata da stro restano oggi nel museo bio De Chirico con il coordiaffacciano alla memoria le smaltiti da discariche spe- re milanese. Il volto sporco d'arte sacra del duomo di Vi- namento scientifico di Ropiccole sale giochi di paese, cializzate. E' evidente il ri- delle faide, dei corpi sciolti Anna, la figlia di Matteo che bo Valentia alcuni mirabili sanna Caputo, sarà inauguquelle con i flipper e i biliar- chiamo allo scandalo esplo- nell'acido, dei dissolti nel vince la sua battaglia conso a Crotone. Storie perso- nulla e quello “pulito” degli tro il tumore e ora può manmanufatti bronzei raffigu- rata domani, alle 18, a Codini. giare la crostata di lamporanti quattro angeli oranti; senza, Palazzo Arnone. Dalle nebbie degli anni nali, fantasia e cronaca: un affari e dell'imprenditoria. ni. 'Ndrangheta delle donne Novanta si apre un varco intreccio, un rimando connei ricordi l'insegna luminosa “che accendeva di verde il muro di fronte”, quella DITORIA di una Las Vegas diversa, la Las Vegas sala giochi per tutti nell'entroterra crotonese, crocevia di classi, zona franca, quella dove “i ragazzini legati ai clan della zona sputavano sui monitor dei videogiochi…'Ndrangheta in embrione”. E' da questa Las Vegas che parte il viaggio del giornel 2010). nalista Biagio Simonetta PUNTA a triplicare entro la fine «Il mercato dell’ebook ha appenell'inferno delle 'ndrine, del 2012 il mercato nascente na due anni di vita, ma è comunraccontato nel suo primo lidell’eBook in Italia. Lo confermaque un mercato che c'è e che non bro “Faide” (Cairo editore, no gli ultimi dati dell’ufficio studi potrà che crescere nei prossimi 171 pagg., 13 euro) già alla AIE presentati ieri a «Più libri più mesi e anni – ha spiegato la reseconda ristampa, che sarà liberi», la Fiera nazionale della sponsabile nuove tecnologie presentato oggi alle 18 a Copiccola e media editoria in prodell’Associazione Italiana Editosenza, alla libreria Ubik. gramma fino all’11 dicembre al ri (AIE,) Cristina Mussinelli -. La Un percorso tra cronaca e Palazzo dei Congressi dell’EUR. crescita che si intravede è quella memoria, filtrate dalla leviLe previsioni per dicembre 2011 tipica dei mercati iniziali, con fortà della fantasia in una tradicono infatti che il mercato doti accelerazioni ma numeri assoma romanzata che si legge vrebbe raggiungere i circa 3miluti ancora piccoli. Questo è un d'un fiato. lioni di euro (circa lo 0,1% del mercato a cui guardano con atSimonetta, redattore per mercato complessivo del libro), tenzione non solo le case editrici alcuni anni del Quotidiano più del doppio, quasi il triplo, ripiù grandi ma anche i piccoli edidella Calabria, affronta l'inspetto alla fine del 2010 (quando tori, che proprio per la specializsidioso tema della 'ndransi attestava sullo 0,04%). zazione della nicchia di mercato gheta e del suo impero criIntanto, crescono i titoli di ein cui operano possono trovare minale tentacolare racconbook italiani: si è passati dai lettori anche al di fuori del mercatando le storie di chi ne è ri1.609 di dicembre 2009 ai 6.879 to italiano». masto vittima, di chi ne fa di dodici mesi dopo sino ai 18.816 parte, di chi è riuscito a saldi fine novembre 2011 (sono il L’uso dell’eBook destinato a triplicarsi in un anno r. c. varsi per miracolo. 2,6% dei titoli «commercialmenCosì, nella sala giochi te vivi»; il 35,8% sui titoli pubbli“Las Vegas”, metafora delcati di varia adulti e ragazzi). Per l'azzardo della vita, c'è quel che riguarda i generi da Chen, il ragazzo timido che gennaio a dicembre 2011 sono la gestisce e somiglia vagaraddoppiati i titoli di narrativa mente a Bruce Lee, c'è Sanitaliana, straniera e gialla: i titoli dro, il giovane down che di narrativa italiana in meno di adora il Milan e sogna di andodici mesi sono cresciuti del dare al mare, ci sono Federi143% (3.039 di fine novembre DOPO l’invasione delle scolaresche presentazione di un importante lico, Pasquale, Matteo. Ma 2011, rispetto ai 1.249 di gennaio subita ieri, da oggi a Roma, qui a bro di Città del Sole:“Islam tra pace e nella Calabria martoriata 2011), quelli di narrativa stranie- “Più libri più liberi” si fa sul serio. Il guerra” di Antonella Colonna Viladalla malavita ci sono anche ra del 111,8% (4.033 contro i vociare dei bambini e delle scolaresi. Un testo importante e attualissiNino, Peppino 'U Napulita1.904 di gennaio 2011). La narra- sche ha lasciato posto alla compomo che, inoltre, si fregia della Introno, Anna, Rita, Lea, Katia, tiva gialla è quasi raddoppiata stezza di un pubblico più adulto e siduzione di Rosario Priore. Il libro è Rosellina e Barbara. (da 668 titoli a 1.181), così come la curamente più eterogeneo. Bighelstato presentato, tra gli altri, da Le loro storie si snodano fantascienza e fantasy (da 160 a lonando per gli stand ci siamo imFiamma Nirenstein e Lapo Pistelli. attraverso i vari capitoli del 279 titoli). L’editore Pellegrini ha tenuto presbattuti in seriosi uomini in giacca e romanzo, ognuno con alI numeri comunque ancora pic- cravatta, attempate signore in tailso il proprio stand la presentazione l'intestazione una frase che coli, a partire da quello degli edi- leur ma anche in teenager con pierdel saggio “Il canto delle pietre. Brispinge a una maggiore ritori di eBook: sono infatti solo cing e rasta. gantesse e briganti nella letteratura flessione, che sia di Alvaro, 342 gli editori di e-book in Italia, dei vinti e il destino di Maria Sofia”. La presenza degli espositori cala- Lo stand di Rubbettino di Dostoevskij, Cioran o mentre, per un confronto, sono bresi in questa rassegna nazionale Con il pubblico ha dialogato uno deKierkegaard. 7393 gli editori di libri di carta (ricordiamolo, sono ben 10) conti- so i libri “Terroni 2.0. Cambiare il gli autori: Gerardo Picardo. Ed infiFederico, il sogno della presenti nel Catalogo dei libri in nua afarsi sentire.Vi racconteremo Sud vivendo altrove” di Piercamillo ne, ma non da ultimo, l’incontro “I liMedicina, i soldi che non bacommercio (Alice). In ogni caso il gli stand di tutti. Iniziamo dal fiore Falasca e “L’ultima chance. Per una bri protagonisti contro le mafie”, stavano e la scelta forzata trend viene indicato dal fatto che all’occhiello della Calabria: la Rub- generazione nuova di cattolici in po- che ha visto l’intervento, fra gli altri, del militare, delle missioni triplicano i piccoli editori che bettino. Titoli che raccontano storie litica” di Luca Diotallevi. Per non del sindaco di Lamezia Terme Gianin Iraq, Libano e Afghaniproducono eBook, che diventano di mafia, di giustizia e d’impunità, di parlare dei due saggi dei vertici isti- ni Speranza che, nel suo intervento, stan. Pasquale, vittima dei 284 con 21 titoli medi in catalogo Nord e Sud d’Italia, di politica e di- tuzionali e politici italiani, Gian- ha ricordato il recente festival “Traclan per quel desiderio del (erano 94, con 16 titoli medi in ca- battito, e attirano indubbiamente gli franco Fini e Francesco Rutelli che, me”, dedicato ai libri antimafia. E, in denaro facile. Matteo salvatalogo nel 2010). E raddoppiano occhi dei visitatori. Maurizio Serio, nuovi di zecca, sono ben in mostra una regione che vede i propri politici to dall'amore per Sandra e anche i grandi editori di ebook (e responsabile della sede capitolina all’interno dello stand stesso. Ci av- spesso subire e talvolta anche amper la piccola Anna, vittima marchi collegati): sono 58 con della casa editrice, ci evidenzia che viamo a concludere queste brevi no- miccare alle mafie, è una cosa che riindiretta dello strapotere 119 titoli medi in catalogo (erano sin dalle prime battute fieristiche un te con il resoconto sugli incontri cul- leviamo con estremo piacere. mafioso. Anna ammalata di 37, con 149 titoli medi in catalogo particolare interesse hanno riscos- turali avvenuti ieri. Innanzi tutto la I Bottegai cancro perché la sua scuola è stata costruita con tonnel- L’altare della Certosa e l’Arte svelata E Il predominio dell’eBook Il mercato in Italia triplicherà in un anno. I dati alla fiera di Roma Le offerte degli editori calabresi a Più libri, più liberi Se i libri sono antimafia E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 58 Idee e società Venerdì 9 dicembre 2011 19 REDAZIONE: via Rossini, 2 - 87040 Castrolibero (CS) - Tel. (0984) 852828 - Fax (0984) 853893 - E-mail: [email protected] Cassano San Giovanni in Fiore Monsignor Galantino nuovo vescovo a pagina 30 Monsignor Galantino Incidente di caccia Ferito cinquantunenne L’elisoccorso a pagina 27 Oltre a Bernaudo, Ruffolo, De Rose anche Romano Chirillo, Michele Di Puppo e Biagio Barberio Voto di scambio, sei indagati L’inchiesta della Dda di Catanzaro è del tutto separata da “Terminator 4” di ANTONIO MORCAVALLO VENTINOVE le persone per le quali i pm della Dda di Catanzaro avevano chiesto gli arresti, nell’ambito dell’inchiesta sulla cosca cosentina “Ruà-Lanzino”. Diciotto le ordinanze firmate dal gip. Per gli indagati le accuse variano dall’omicidio, all’associazione mafiosa, passando per estorsioni, porto d’armi, usura. Sono sei, invece, gli indagati nell’inchiesta che dalla prima ha preso avvio, quella che vede invischiati tre politici e che parte da ipotesi di reato che vanno dall’associazione esterna al voto di scambio. Nel corso delle indagini durate anni, infatti, per come spiegato dal procuratore Antonio Vincenzo Lombardo e dall’aggiunto Giuseppe Borrelli, gli inquirenti si sono imbattuti in alcune dichiarazioni di Michele Di Puppo, uno degli arrestati e ritenuti dalla Dda catanzaresi, l’uomo più vicino alla cosca sulla zona di Rende. Di Puppo, per come raccontato dai magistrati, avrebbe parlato di sostegno alle campagne elettorali di Umberto Bernaudo e Pietro Ruffolo, eletti consiglieri provinciali alle consultazioni del 2009. Come ha tenuto a ribadire Lombardo, nonostante la notizia dell’indagine sia stata resa pubblica proprio insieme a quella sulla cosca di ‘Ndrangheta, al momento si tratta di ipotesi investigative. Fino ad ora, non sarebbero stati rilevati contatti diretti tra Bernaudo, ex sindaco di Rende, o Ruffolo, ex assessore comunale al Bilancio ed autosospeso assessore provinciale (per il coinvolgimento nelle due inchieste “Coffe break” e “Cartesio”), e Di Puppo che dalla Dda è stato indicato come responsabile della Cooperativa Rende 2000. Nell’inchiesta, che dunque non fa parte dell’operazione antimafia Terminator 4, le ipotesi di voto di scambio e di commistioni da delinquenza organizzata e politica sono allargate anche ad altre tre persone. Anche se le indagini continuano e non è escluso un coinvolgimento di altre persone. Soprattutto legate al filone “Piane Crati”. Oltre a Bernaudo e Ruffolo, infatti, risulta indagato il consigliere comunale di Piane Crati Pierpaolo De Rose. Per come riferito in conferenza dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro l’ipotesi di voto di scambio per De Rose potrebbe configuarsi per contatti con elementi della criminalità organizzata di Paterno Calabro. Nello stesso fascicolo, infatti, è indagato Romano Chirillo che non figura tra gli indagati di Terminator 4. Dalle indagini sarebbero emerse minacce e voti “segnati”. Sulle schede elettorali, potrebbero essere presenti delle sigle di riconoscimento dell’elettore. Un metodo usato per “certificare” di aver votato come promesso. Un metodo che è comunque visibile e che, se la presenza dei segni venisse confermata dalle indagini ancora in corso, sarebbe passato inosservato a scrutatori e presidenti di seggio. Il sesto indagato è Biagio Barberio. Avrebbe avuto un ruolo per attuare il voto di scambio e dirottare consensi a Piane Crati. Barberio, nell’inchiesta Terminator 4 figura tra gli accusati degli omicidi di Antonio Sena, Enzo Pelazza e Antonio Sassone. In tutti i casi Barberio, secondo la Dda, avrebbe nascosto le auto (una Thema, una Peugeot 306 e una Uno) a Paterno Calabro. Come detto, le indagini sul voto di scambio sono ancora in corso e i reati per ora sono solo ipotizzati. Nonostante l’unica conferenza stampa. A Piane Crati sarebbero entrati in azione i paternesi Crisi Si rinuncia ai cuddruriaddri TRA crisi e manovra i cosentini hanno già iniziato a consumare meno. Ci vanno di mezzo anche i prodotti tipici. Romano Chirillo e Michele Di Puppo. Sotto la conferenza stampa col fascicolo Terminator in primo piano Natale Acceso l’albero dell’orafo vip SOBRIETÀ ma d’autore, per l’albero natalizio firmato Bruni. Sbadieratori in piazza, mostre e enogastronomia. alle pag. 20 e 21 Le estorsioni alla fiera TERMINATOR 4 Lanzino gestisce i videogiochi DALLE RISULTANZE investigative che hanno convinto il giudice per le indagini preliminari di Catanzaro a firmare 18 ordinanze di arresto per presunti appartenenti al gruppo criminale identificato come “RuàLanzino” emerge la riconducibilità al clan, «tra coloro che forniscono un contributo strutturale alle attività dello stesso», anche il figlio di Ettaruzzu, Emiddio Lanzino. Le attività investigative e alcuni servizi di intercettazioni telefoniche, secondo i magistrati della Dda, hanno consentito di ascrivere al gruppo Lanzino la gestione della attività di collocamento di apparecchiature e strumenti elettronici di videogioco, slotmachine e similari, con la società in nome collettivo a pag.25 “Nuovo Impero Games”. «Le attività investigative - sottolineano comunque i pm nella richiesta di applicazione di misure cautelari - non hanno permesso di dimostrare con certezza la commissione, nel contesto dello svolgimento di tale attività economica, specifiche ipotesi di reato, è da dire che esse hanno ancora una volta permesso di dimostrare il legame esistente tra la famiglia Lanzino e Patitucci Francesco e soprattutto il ruolo di gestore degli affari economici di Lanzino Ettore svolto dal figlio Emiddio». Questi, infatti, che come principale attività lavorativa conduce l'omonima impresa individuale per la riparazione, manutenzione di pneumatici per autoveicoli, secondo la Distrettuale Antimafia, «risulta essere il tramite del latitante nella gestione del circolo ricreativo “Nuovo Impero” di Rende, formalmente intestato a persone interposte e precisamente. Dimostrano l'“appartenenza” del circolo al gruppo Lanzino diverse conversazioni telefoniche, una delle quali, secondo la Dda, ricondurrebbe al latitante le decisioni concernenti la titolarità della gestione della stessa attività. In particolare Emiddio avrebbe parlato «con chi di dovere», e che questi avrebbe deciso che a gestire il circolo dovevano essere solo lui e un socio, estromettendo di fatto una terza persona alla quale sarebbe andato un risarcimento di 500 euro mensili. a. mor. «I veri affari si fanno con i vimini e i piatti» Tra i reati contestati, a vario titolo, agli indagati di Terminator 4, ci sono le estorsioni. Estorsioni che, come emerge dall’ordinanza, avrebbero portato al contatto dei sodali del gruppo “Ruà-Lanzino”e di Francesco Patitucci con il clan Cicero, contatto già sottolineato nell'Operazione Anaconda. Dalle intercettazioni di Terminator 4 emerge una estorsione perpetrata ai danni degli operatori economici impegnati in occasione della fiera di San Giuseppe. In particolare, Francesco Patitucci è stato captato all'interno del magazzino di Cicero nel mentre rappresentava a Osvaldo Cicero (che non risulta indagato) le sue lagnanze per il comportamento di una terza persona ritenuta responsabile di aver riscosso e trattenuto per sé denaro proveniente dalle estorsioni eseguite agli operatori della Fiera di S. Giuseppe. Le successive parole del Patitucci e di uno dei presenti sono chiarificatrici proprio nell'ambito delle estorsioni agli ambulanti: «La fortuna della fiera alla fine lo sai quali sono? Non sono le bancarelle! La fiera sono i piatti, vimini, divani eccetera eccetera. Addirittura». E ancora «Addirittu… ti dirò di più! Adesso mi devi stare a sentire! Quando siete andati dai divani...». Insomma, chi vuole esporre alla fiera, deve pagare. a. mor. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Cosenza 4 VENERDÌ 9 dicembre 2011 M E R I D I A N I calabria & ora P A R A L L E L I lotta alla criminalità FINE CORSA Michele Zagaria tra i poliziotti Nelle due foto a centro pagina il bunker con tutti le comodità del caso: tv al plasma, divani, libri Dopo la cattura di Zagaria potrebbe saltare l’intesa tra le due mafie Casalesi-’ndrangheta: il rapporto è a rischio? COSENZA “Capastorta” ha già raggiunto il carcere di Novara, il penitenziario di massima sicurezza che ha ospitato, ospita e ospiterà ancora i massimi rappresentanti delle consorterie mafiose italiane - quelli destinati al regime del carcere duro. Vi trascorrerà i prossimi anni, Michele Zagaria, che ha “costretto” con la sua resa il neo ministro della Giustizia Paola Severino a vergare il primo decreto di 41 bis da quando è Guardasigilli del governo Monti. In una cella di pochi metri quadrati, controllata 24 ore su 24 dai secondini, l’ultimo padrino dei casalesi avrà COSENZA Messina Denaro, Badalamenti, Condello, Varano, Matrone, Cubeddu, Motisi, Scotti, Giorgi, Di Lauro. Sembra la formazione di una squadra e, in qualche modo, lo è. È la squadra che mette insieme i dieci campioni italiani di una disciplina del tutto particolare: la fuga. Perché quelli appena citati altro non sono che i nomi dei nemici pubblici inseriti nella top ten dei latitanti di massima pericolosità facenti parte del “Programma speciale di ricerca” del ministero dell’Interno. Matteo Messina Denaro, nato nel 1962 a Castelvetrano (Trapani). È il “fiore all’occhiello” della lista, l’ultimo vero padrino di Cosa nostra. Figlio e delfino di don Ciccio, capo mandamento della mafia trapanese trovato morto il 30 novembre del 1998. Soprannominato “U siccu” e “Diabolik”, a lui viene attribuita la frase, pronunciata come confidenza a un amico: “Con le persone che ho ammazzato, io potrei farci un cimitero”. Uccel di bosco dal 1993, è ricercato per associazione a delinquere di stampo mafioso, omicidio, strage, devastazione, detenzione e porto d’armi di materiale esplosivo, furto. Soprattutto, è ritenuto colpevole e condannato in via definitiva all’ergastolo per le stragi del 1993. Vito Badalamenti, nato a Cinisi (Palermo) nel 1957, è anche lui figlio d’arte. Erede di quel don Tano che fu il mandante dell’omicidio di Peppino Impastato, è ricercato dal 1995 per associazione mafiosa, anche se il mandato d’arresto internazionale è stato spiccato solo il 22 novembre del 2000. Unico dei 175 indagati di “Pizza connection” a venire assolto, verrà condannato a sei anni nel “Maxi-quater”, il quarto troncone del maxiprocesso di Palermo contro Cosa nostra. Amante dei viaggi all’estero, si dice si stia godendo la latitanza in Brasile o in Australia. tempo per meditare. E riflettere sulle proprie azioni. Non avrà, in carcere, l’Ipad rinvenuto nel bunker di via Mascagli, a Casapesenna; né tv al plasma o le tante comodità immortalate dai flash della Polizia e già consegnate alla storia. Resterà solo con i suoi pensieri, a partire da quelli riferiti al destino del clan di cui aveva assunto la responsabilità di gestione. Un destino che potrebbe diventare fosco. A tutto vantaggio della ’ndrangheta calabrese. Perché tra la malavita nostrana e la criminalità di matrice campana s’era instaurato negli anni un rapporto di interscambio privilegiato, di mutua assistenza e collaborazione che potrebbe subire incrinature. I padrini dei casalesi sono finiti tutti dentro. Tutti. Da Schiavone a Setola a Bidognetti a Iovine a Zagaria. E pare non vi siano più in circolazione figure carismatiche capaci di dialogare da pari a pari con i mammasantissima della ’ndrangheta. Che torneranno a prendere il sopravvento nei luoghi, e nei business, in cui avevano ceduto fette di potere per convenienza strategico-criminale. Luoghi che, per la Direzione nazionale antimafia sono ben delineabili e già identificati. Lazio ed Emilia Romagna, tanto per rendere l’idea; Fondi e Reggio Emilia, giusto per essere un po’ più precisi. Centri che hanno registrato alleanze e interessi comuni di casalesi e ’ndranghetisti negli affari illeciti. Un recente report della Dia di Roma segnala che la capitale è stata da tempo “spartita” tra le due consorterie: il centro storico, con tutti i ristoranti e le attività commerciali annesse, sarebbe controllato dalla ’ndrangheta; i casalesi avrebbero ottenuto invece il via libera a mantenere la gestione indiretta degli ipermercati disseminati in periferia. Insieme avrebbero deciso, attraverso l’acquisizione di numerosi esercizi commerciali grazie al contributo (determinante) di prestanome, di ripulire i miliardi di euro che sono frutto del traffico di droga. Un settore nel quale, appunto, la ’ndrangheta è leader mon- padrini con il fiato sul collo Ecco i nuovi “obiettivi” delle forze dell’ordine Domenico Condello, nato a Reggio Calabria nel 1956, è il cugino di Pasquale Condello “il Supremo”. Il suo soprannome è tutto un programma: “Micu u pacciu”. È ricercato dal 1993 per omicidio, associazione di tipo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, rapina, armi e altro. Michele Antonio Varano, nato nel 1951 a Centrache (Catanzaro). Tra i protagonisti della “Montenegro connection”, operava in Svizzera in contatto con gruppi criminali italiani. È ricercato dal 2000 per associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere, contrabbando di tabacchi lavorati esteri. Francesco Matrone, nato nel 1947 a Scafati (Salerno). È considerato, assieme a Pasquale Loreto, capo del clan camorrista Loreto-Matrone, gruppo criminale di grande potere nella zona di Scafati almeno fino agli anni Novanta. È ricercato dal 2007 per omicidio. Attilio Cubeddu, nato ad Arzana (Nuoro) nel 1947. Esponente storico dell’anonima sequestri sarda, il suo nome è noto alle cronache soprattutto per il rapimento dell’imprenditore bresciano Giuseppe Soffiantini. Di lui si sono perse le tracce nel 1997. Giovanni Motisi, nato nel 1959 a Palermo. Considerato vicino a Bernardo Provenzano, la figura di “Pacchione” è avvolta dal silenzio. Alcune voci lo danno per morto. Di certo si sa che è ricercato dal 1998 per omicidi, dal 2001 per asso- ciazione di tipo mafioso, dal 2002 per strage. Pasquale Scotti, nato a Casoria (Napoli) nel 1958. Ex studente di medicina, elemento di spicco e “volto pulito” della Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo, Pasqualino “O’ collier”, è considerato il braccio armato e vice del “professore” di Ottaviano. È ricercato dal 1985 per omicidio e occultamento di cadavere. Giuseppe Giorgi, nato nel 1961 a San Luca (Reggio Calabria). Esponente dei Pelle-Vottari, “U cicero” o “U capra” è considerato il responsabile dei traffici internazionali legati allo smaltimento illegale di scorie tossiche e radioattive. Ricercato per associazione di tipo mafioso finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, armi, estorsioni ed omicidi, è sparito nel nulla nel 1995. Marco Di Lauro, nato nel 1980 a Napoli. Penultimo di dieci figli, dopo gli arresti in famiglia è rimasto, giovanissimo, a reggere l’omonimo clan, protagonista della sanguinosa faida di Secondigliano-Scampia. È ricercato dal 2005 per associazione di tipo mafioso. Nomi che, direttamente o per via ereditaria, hanno fatto e continuano a fare la storia criminale d’Italia. Una storia fatta di traffici, affari illeciti e morti ammazzati. Da questi nomi, dopo l’arresto del boss di Gomorra Michele Zagaria, riparte la sfida della giustizia. MARIASSUNTA VENEZIANO [email protected] 10 diale. È per questo che i casalesi hanno cercato, ed ottenuto dando chissà cosa in cambio, un contatto con i calabresi che a Fondi hanno mantenuto il controllo diretto del Mercato ortofrutticolo, uno tra i più grandi d’Europa. La famiglia egemone, secondo quanto dimostrato attraverso diverse attività antimafia, sarebbe quella dei Tripodo, un nome che rimanda al passato più “glorioso” della storia malavitosa calabrese. Due anni da, a finire in manette, furono infatti Carmelo Giovanni e Antonio Veneziano Tripodo, fratelli e soprattutto figli del boss Domenico “Micu” Tripodo, uno tra i padrini più rispettati della vecchia ’ndrangheta calabrese. Dagli inquirenti, i due, furono ribattezzati “I re del Mof”. E ai due, secondo quanto riferito da alcuni collaboratori di giustizia, si sarebbero rivolti i casalesi per entrare nel giro che conta del traffico di droga sfruttando le coperture che una struttura mastodontica (e quasi incontrollabile) qual è il Mercato ortofrutticolo di Fondi può assicurare. Eccolo, dunque, il collegamento diretto tra ’ndrangheta e casalesi; un collegamento rinnovato anche in Emilia Romagna, nel Modenese e a Reggio Emilia (droga, estorsioni, appalti pubblici); un rapporto che, dopo l’arresto di Michele Zagaria, rischia però di interrompersi bruscamente... PIER PAOLO CAMBARERI [email protected] super latitanti Ecco i volti dei latitanti più pericolosi A destra il capo di “Cosa Nostra” siciliana A seguire tutti gli altri. Tre i calabresi nell’elenco: Condello, Varano e Giorgi Matteo M. Denaro Vito Badalamenti Domenico Condello Michele Varano Francesco Matrone Attilio Cubeddu Giovanni Motisi Pasquale Scotti Giuseppe Giorgi Marco Di Lauro dal POLLINO alloSTRETTO calabria ora VENERDÌ 9 dicembre 2011 PAGINA 9 ’ndrine in lombardia il profilo La manager cattolicissima e in carriera SIDERNO (RC) Anche quando i mestieranti della politica calabra dovettero arrendersi ai richiami della Corte dei Conti, quando fu licenziata in tronco per sprechi e cattiva gestione del pubblico denaro, la dirigente Carmela Madaffari (nella foto in alto) non si perse d’animo. Per lei, alcuni anni dopo, ci fu un incarico al Comune di Milano. Dalla Calabria alla Lombardia, tra lo stupore generale, per afferrare il malloppo offerto dalla giunta Moratti e smentire tutti i detrattori malpensanti. «Non colpisce tanto – scrivono nel loro libro Giuseppe Orfei e Ferruccio Sansa - che una signora che non ha mai vissuto a Milano ottenga un incarico molto importante presso il Comune, quanto che la signora in questione abbia fornito prove a dir poco molto contestate: almeno due volte il super-dirigente della Moratti è stato allontanato dalle Asl che le erano state affidate per presunte irregolarità contabili emerse durante la sua gestione». Ma andiamo con ordine. La manager calabrese nasce l’uno aprile 1944. La appassionano le materie letterarie, così, appena maggiorenne, si iscrive all’Università di Messina, dove consegue la laurea. La sua carriera, poi, è un crescendo continuo. Tra le tante esperienze che la dirigente elenca nel suo curriculum, spuntano quelle di «Presidente dell’Azione cattolica diocesana», di «Sindaco di Santa Cristina d’Aspromonte, dal 24 aprile 1995 al settembre 1998», di «Direttore generale della Asl numero 5 di Crotone, dall’11 marzo 1997 al 26 luglio 1998, di «Direttore generale della Asl numero 9 di Locri», dal 28 settembre 1998 al 15 ottobre 1999», e infine «Direttore generale della Asl numero 6 di Lamezia Terme, dall’8 aprile 2004 all’8 agosto 2005». Poi, nel 2006, viene nominata al Comune di Milano dalla giunta Moratti. il. fil. Il boss e il politico filmati insieme al Comune di Milano «Passiamo a salutare Carmelina» Incarico d’oro all’ex manager Asl di Locri to piuttosto il metodo, che evidenzia una violazione di legge, allo stato degli atti, indice di una volontà specificamente diretta a favorire la Madaffari». Anche la Quando venne eletta sindaco, nel maggio 2006, Corte dei Conti bacchettò la giunta Moratti. Per l’orl’onorevole Letizia Moratti pensò a una sconosciuta gano di controllo, era stato consumato un danno allontana 1300 chilometri da lei e la riempì d’oro. Alla l’erario dell’ente:«Nella vicenda in questione – motiburocrate Carmela Madaffari si presentò un’occasiovò la magistratura contabile - è del tutto mancato il ne irripetibile: dalla Calabria alla Lombardia, da un caprudente apprezzamento dei gravi infortuni professiopo all’altro della penisola, per dirigere un settore amnali che hanno caratterizzato il cammino della desiministrativo del Comune di Milano a 217mila euro gnata. Queste sfavorevoli circostanze, avrebbero doannui. Più del primo cittadino. La funzionaria accetvuto infatti imporre alla giunta l’adempimento del batò l’incarico con entusiasmo. I giornali scrissero, la silare obbligo di precauzione e massima ponderaziopolitica s’indignò. La donna era stata sloggiata dalle ne». aziende sanitarie di Locri e Lamezia Terme per preDel resto, fino a quel momento, era stata tutt’altro sunte irregolarità contabili e cattiva gestione, ma alla che priva d’intralci la carriera di lady Pa, Carmela “Milano efficiente e sparagnina” andava benone. Og“Carmelina” Madaffari. Nel 1998, quando era Diretgi, però, quella scelta chiacchierata, quella nomina su tore generale all’Asl di Locri, l’azienda sanitaria comcui si allungano mancini anche i sospetti degli investimissariata per mafia, aveva chiuso i conti con perdigatori, torna di grande attualità. Nell’ufficio della bute per 22 miliardi di lire e le era stato contestato un derocrate, i padrini del clan Lampada erano di casa. bito fuori bilancio pari a 31 miliardi. Il suo nome era «Passiamo a salutare Carmelina», disse il boss Giulio spuntato anche in un’interrogazione Lampada al consigliere regionale delpresentata dal politico Francesco Forla Calabria Francesco Morelli. I due, Cacciata dalla tugno, il vicepresidente del Consiglio quel giorno, non immaginavano cersanità calabra regionale morto ammazzato per mato di essere intercettati e pedinati, ma no della ’ndrangheta. «Da un paio di si sbagliavano. Lo documentano due ma nominata presso l’Asl numero 9 – scrisse intercettazioni e un filmato allegati aldalla Moratti. Per anni, l’onorevole - si porta avanti il disegno le carte dell’ultima inchiesta della lei 217mila euro di creare un doppione del reparto Procura distrettuale antimafia di MiPronto Soccorso-Astanteria per affilano. darlo all’aspirante dottor Luigi Giugno. Nel periodo in «Carmelina – scrivono gli inquirenti - è la dirigencui questa illegittima iniziativa è stata portata avanti, te Carmela Madaffari». È il 15 settembre 2009, quansi sono alternati quattro cosiddetti manager e precido il capomafia e il politico infilano via Largo Treves samente Madaffari, Pelaia, Sgrò e Stroili. Solo il seconper un saluto alla responsabile del settore “Famiglia, do si è mosso per sospendere gli atti e ripristinare la scuola e politiche sociali”. La giunta Moratti si era spelegalità violata». Correva l’anno 2001. Dieci anni dosa per lei. Sul sindaco pendeva anche un’inchiesta per po, i dialoghi e il filmato infilati tra le carte dell’inchiemobbing e abuso d’ufficio. Aveva fatto pressione persta “Infinito”. ché alcuni funzionari stracciassero il contratto per far «Passiamo a salutare Carmelina», disse il boss al posto a manager di sua fiducia. Il giudice per le indaconsigliere regionale della Calabria Francesco Morelgini preliminari, nel motivare la sua decisione, si era li. Avevano un’aria sicura. «Arrivarono in Largo Tresoffermato proprio sull’assunzione della burocrate ves su una Bentley – documentano gli investigatori – giunta dal profondo meridione:«La nomina è avvenue si recarono negli uffici del Comune di Milano. Un ta senza una preventiva ricerca. Al momento della desuccessivo dialogo conferma che i due andarono a far signazione – scrisse il Gip - la donna aveva subito visita alla dirigente del settore “Scuole e politiche soprovvedimenti negativi, sia pur non definitivi, quali la ciali”». Quel giorno, per dirla ancora con l’indagine, sospensione della funzione di dirigente e la decaden«l’autista Mazziotta è rimasto in macchina». za e risoluzione del contratto di direttore generale dell’Asl di Locri». «Non rileva – annotò ancora il gip ILARIO FILIPPONE - il merito delle scelte, ovviamente insindacabili, [email protected] SIDERNO (RC) L’INFORMATIVA Sopra, il passaggio dell’informativa in cui è descritto l’incontro tra Lampada e Morelli (in alto) con la Modaffari 12 VENERDÌ 9 dicembre 2011 D A L P O L L I N O calabria A L L O Ancora terremoti nell’area del Pollino Ieri due scosse magnitudo 2.5. Si mobilitano i satelliti Usa COSENZA Continua a far ballare la terra lo sciame sismico che sta interessando l’area del Pollino. Anche la giornata di ieri ha fatto registrare diversi terremoti (il primo, magnitudo 2.5, si è verificato alle 5,58; il secondo, magnitudo 2.4, alle 11.06 sempre nel distretto sismico del monte Alpi-Sirino) facendo salire a 521 il numero complessivo degli eventi sismici registrati nella zona dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia dal settembre 2010 ad oggi. Le scosse di ieri hanno interessato l’area che comprende i comuni di Castelluccio Inferiore, Castelluccio Superiore, Rotonda e Viggianello, nel potentino, e quelli di Laino Borgo, Laino Castello e Mormanno, nel cosentino. Secondo quanto riferito dalle forze dell’ordine, non si registrano danni a persone o cose. «sorvegliata speciale» L’area interessata dallo sciame sismico (che comprende il territorio montano a confine tra la Calabria e la Basilicata) oramai è considerata una “sorvegliata speciale”. E non solo dai ricercatori italiani dell’Ingv ma anche da quelli americani della Chapman University che hanno messo a disposizione i propri satelliti per raccogliere ulteriori informazioni sull’incremento dell’attività che potrebbe prodursi nei prossimi giorni. In questi giorni, poi, si sprecano i parallelismi con lo sciame sismico che interessò l’Abbruzzo e che portò alla grande scossa che distrusse la città dell’Aquila e vari comuni dell’hinterland. Anche se i ricercatori a più riprese hanno ricordato che i terremoti non si possono prevedere e che non è detto che questa attività sia il preludio di qualcosa di più serio. Nel frattempo la Protezione Civile regionale si è già attivata per monitorare le strutture a rischio presenti nella zona del Pollino. un allarme che dura da più di un anno Era il 15 ottobre del 2010 SCIAME SISMICO Gli ultimi terremoti nel Pollino (fonte Ingv) quando il docente di sismologia del dipartimento di fisica dell’Università della Calabria Ignazio Guerra descrisse come «vivace» l’attività sismica dell’area del Pollino. «È un me- ora S T R E T T O setto circa che la Calabria – spiegava Guerra – per quanto riguarda le scosse di terremoto, sta mostrando una vivacità a livello strumentale». «Normalmente – ha aggiunto – i terremoti si presentano a grappoli ed è quanto sta accadendo in questo periodo anche in Calabria. Nella zona del Pollino, a Mormanno, in particolare, nelle settimane scorse abbiamo registrato delle scosse di magnitudo compreso tra 1.8 e 2.1. Poi ci sono state 4-5 scosse in provincia di Catanzaro ». Dopo un breve periodo di calma oggi, nella stessa area, la terra ha ripreso a tremare. DOMENICO MICELI [email protected] CETRARO Bimba nata morta I genitori denunciano CETRARO (CS) Una bambina è nata morta ieri pomeriggio nell’ospedale di Cetraro, nel cosentino. I genitori hanno pre- La procura di Paola ha aperto un’inchiesta Sentiti i medici dell’ospedale sentato una denuncia ai carabinieri nella quale si sostiene che il parto è avvenuto in ritardo nonostante le ripetute sollecitazioni fatte ai sanitari. La madre della bambina, di 28 anni, era stata ricoverata tre giorni fa. I medici hanno effettuato quotidianamente gli accertamenti ed hanno deciso di far nascere la bambina ieri anche se il parto era previsto per due gior- ni fa. Al momento del parto, avvenuto con metodo naturale, la bimba è nata morta e con il cordone ombelicale intorno al collo. I genitori della bimba hanno quindi deciso di presentare una denuncia ai carabinieri che hanno avviato le indagini. Gli investigatori stanno sentendo i medici che hanno avuto in cura la donna. La Procura della Repubblica di Paola (Cosenza) ha avviato una inchiesta. Nella denuncia vengono lamentati ritardi nel parto ed il rifiuto, da parte dei medici, di far nascere la bimba con il taglio cesareo. La Direzione sanitaria dell’ospedale di Cetraro, da parte sua, sostiene che non c’è stato alcun ritardo e che dai tracciati non erano emersi elementi per intervenire chirurgicamente. l’allarme Carceri sovraffolate, a Lamezia il record negativo calabrese CATANZARO Sono oltre 1.200, con un indi- Terme (183,3%), seguito da Brescia Canton ce di affollamento del 68,3%, le presenze in esu- Mombello (177,2%), Busto Arsizio (162,9%), Cobero nei 12 istituti penitenziari della Calabria. I mo (150,9%) e Ancona Montaguto (145%). Oltre alla maglia nera detenuta dal carcere di dati sono contenuti nel rilevamento trimestrale effettuato dalla Uil Penitenziari. Dalla ricerca Lamezia, la situazione del sovraffollamento negli istituti penitenziari calabresi è emerge inoltre che nelle struttupreoccupante anche per altre re penitenziarie italiane sono atLa denuncia strutture. A Castrovillari la catualmente presenti 68.017 detedella Uil pienza regolamentare è di 131 nuti (65.121 uomini, 2.896 donpenitenziari: è unità ma sono detenute 272 perne) a fronte di una disponibilità sone, con un indice di affollareale di 44.385 posti, con un esuuna vergogna mento del 107,6%. Seguono Regbero pari a 23.632, che determiper l’Italia gio Calabria (101,9%), Palmi na un sovraffollamento medio (96,4%), Locri (75,9%), Catanzanazionale al 53,2%. La Regione con il più alto tasso di sovrappopolamento è la ro (67,8%), Cosenza (64,1), Paola (61,5%) RossaPuglia (84%), seguita da Marche (83,9%), Emilia no (51,5%) e Vibo Valentia (33,2%). Dai dati della Uil Penitenziari emerge che non Romagna (75.6%), Friuli (75,1%) e Lombardia (74 %). Il penitenziario con il maggior tasso nazio- ci sono problemi di sovraffollamento soltanto nelnale di sovraffollamento si conferma Lamezia le carceri di Crotone e Laureana di Borrello. «Ab- biamo cercato di aggregare i dati - ha evidenziato il segretario generale della Uil Penitenziari, Eugenio Sarno - per offrire uno spaccato, tanto immediato quanto drammatico, della situazione carceraria in Italia. Una situazione che, oggettivamente, rappresenta vergogna e disonore per un Paese come l'Italia. E come emerge in modo netto dal rilevamento, non é solo una questione di sovrappopolamento, che pure riveste un ruolo importante nelle criticità del sistema». Nelle carceri della Calabria si sono verificati anche quattro suicidi, di cui due a Castrovillari ed uno a Catanzaro e Rossano. Ci sono stati, inoltre, 18 tentati suicidi e 79 casi di autolesioni. Gli scioperi della fame hanno raggiunto quota 354. In testa c’è il carcere di Vibo Valentia, con 106 casi. Seguono Catanzaro (104), Castrovillari (71), Paola (40) e Locri (16). Non vanno sottovalutate anche le 11 aggressioni ai danni di agenti della polizia penitenziaria. Si sono verificate a Catanzaro (8), Cosenza (1), Reggio Calabria (1) e Vibo Valentia (1). (Lapenda - Ansa) al “tito minniti” REGGIO CALABRIA La Provincia di Reggio Calabria non ci sta a rimanere progressivamente isolata dal resto d’Italia. Il presidente Giuseppe Raffa ha convocato una riunione operativa d’urgenza con tutti gli assessori, i capigruppo in consiglio provinciale di maggioranza e opposizione per affrontare di petto la questione della cancellazione di 52 voli decisi da Alitalia per le prossime settimane. Le conseguenze sono devastanti in un territorio già penalizzato dal taglio di numerosissimi treni a lunga percorrenza. Il presidente ha intenzione di assumere iniziative forti. Non esclude raccolta di firme, proteste con valanghe di mail da inoltrare ai vertici dell’Alitalia. Ma dovrà muoversi soprattutto la parte istituzionale. Ieri ha chiamato a raccolta i rappresentanti degli organismi politici del territorio e della Calabria, promet- Alitalia cancella 52 voli Raffa: scelta inaccettabile tendo di «chiamare uno a uno» i proprie colpe. Ora è giunto il tempo parlamentari calabresi e siciliani. di individuare in modo chiaro chi Tutti, dai comuni di Reggio Cala- sono i veri nemici di questo scalo bria a Messina, alle Province alla aeroportuale». Il presidente della Provincia di Reggio Regione, alla Camericonosce che «ovra di Commercio soIl presidente viamente i primi no chiamati da Rafdella Provincia chiamati ad assufa a far sentire (finalmente) la voce di di Reggio chiama mersi tutte le responsabilità del caReggio Calabria per a raccolta so siamo proprio salvare la mobilità e la politica noi che rappresenl’aeroporto “Tito tiamo gli enti attuaMinniti”. «Se l’Aeroporto non è funzionale li soci della Sogas». Dunque, tutti non può esserci uno sviluppo futu- diano il proprio contributo alla cauro del territorio – ripete Raffa –. Se sa. Sul futuro dello scalo aeroportuale cose non vanno le responsabilità sono di tutti. Ed è giusto che ciascu- le è intervenuto Giuseppe Eraclini, no, politica in primis, si assuma le consigliere delegato al Comune di Reggio Calabria. Nei mesi scorsi la Provincia di Messina è uscita dalla società di gestione dell’aeroporto. «Risulta incomprensibile, se non autolesionistico –commenta- capire l’atteggiamento di un socio importante, che ha piena corresponsabilità, nel bene e nel male, delle scelte e dei criteri di gestione dell’aeroporto negli ultimi anni». La sua proposta è che sia la Regione a farsi carico di quelle quote. D’altra parte – fa notare - detiene il 7% della Sacal, la società di gestione dello scalo di Lamezia Terme. Perché non entrare anche nella Sogas? «È incomprensibile – afferma - che una città che si presume metropolitana non abbia da parte della Regione nessuna partecipazione e nessun appoggio al suo sistema dei trasporti». ANNALIA INCORONATO [email protected] VENERDÌ 9 dicembre 2011 PAGINA 17 l’ora di Cosenza Tel. 0984 837661-402059 Fax 0984 839259 Mail: [email protected] LA POLEMICA SAN GIOVANNI IN FIORE Cacciatore scivola e si spara in un fianco CETRARO Grisolia denuncia: «Ecco le spese folli di Oliverio» > pagina 25 CALCIO Niente cesareo Bimbo muore in sala parto > pagina 27 Convincente vittoria dei Lupi al San Vito > pagina 34 > pagina 47 La cosca Lanzino sapeva della retata Ecco perché Ariello e Porcaro sono sfuggiti all’arresto Gli indagati di Terminator 4 sapevano di avere le forze dell’ordine alle calcagna. Di più: sapevano che una maxi operazione di polizia stava per scattare. Lo dice a chiare lettere il gip distrettuale Abigail Mellace nell’ordinanza con cui ha disposto l’arresto (su richiesta della dei pm della Dda Bruni e Villani) di 18 persone per associazione mafiosa, omicidio, usura, estorsione, etc. Francesco Patitucci e gli altri affiliati e fiancheggiatori della cosca Lanzino, insomma, avevano informazioni di prima mano. Proprio per questo erano diventati assai prudenti, al punto da evitare i posti che frequentavano abitualmente e persino le proprie abitazioni. È stato accertato dagli inquirenti che in numerose circostanze, lo stesso Patitucci dormiva fuori per evitare di svegliarsi all’alba con la polizia che bussava alla porta. Un particolare inquietante, che dimostra la grande organizzazione, e quindi la pericolosità del gruppo. Lo dimostra la lunga latitanza del boss Ettore Lanzino e del killer Franco Presta, ma anche l’irreperibilità di Salvatore Ariello e Roberto Porcaro, sfuggiti agli arresti proprio per essersi allontanati dalla città con qualche giorno d’anticipo sul blitz della Dia. «L’esistenza di un pericolo di fuga – scrive il giudice Mellace nel motivare le esigenze cautelari – è reso ancora più concreto dal fatto che, come emerge dalle captazioni, gli indagati sono a conoscenza della collaborazione di Angelo Colosso e della portata delle sue dichiarazioni e prospettano come inevitabili, anche se non imminenti, interventi giudiziari in relazione ai quali dicono di dovere predisporre delle adeguate contromisure». Il giudice racconta come dalle alle ultime investigazioni fosse emerso che gli indagati avessero «smesso di frequentare i luoghi dove in passato si riunivano abitualmente», limitando anche gli incontri per attirare il meno possibi- Il gip: «Patitucci e gli altri affiliati spesso non dormivano nelle proprie case» le l’attenzione delle forze dell’ordine. «Ma quel che più rileva e che fa ritenere come concreto e attuale il ravvisato pericolo di fuga – sottolinea il gip – è la circostanza che, attualmente, molti degli indagati, da tempo evitano di dormire nelle loro abitazioni». I riscontri arrivano dai numerosi servizi di appostamento degli inqui- renti che, passando nelle ore serali e notturne nei pressi delle abitazioni degli indagati, hanno potuto constatare l’assenza delle autovetture. In particolare, dai servizi di osservazione svolti dalla squadra mobile e dai carabinieri di Cosenza «è emerso che Francesco Patitucci da tempo trascorre moltissimi giorni fuori dal proprio domicilio». L’operazione Terminator 4 era scattato tra lunedì e martedì scorsi, colpendo boss e gregari della cosca Lanzino-Ruà, ritenuta la più potente a Cosenza, dopo l’uscita di scena dei clan Cicero (operazione Anaconda) e Bruni (Telesis). CRITICO Il procuratore aggiunto della Dda Giuseppe Borrelli Durante il briefing di martedì ha lamentato carenze investigative Tra i 29 indagati ci sono anche i presunti mandanti e esecutori degli omicidi di Vittorio Marchio, di Enzo Pelazza e di Antonio Sassone, avvenuti tra il 1999 e il 2000. Nell’inchiesta figurano anche due nomi eccellenti: l’ex sindaco di Rende e attuale consigliere provincia- le Umberto Bernaudo e l’assessore provinciale Pietro Ruffolo, già vicesindaco e assessore del Comune di Rende. Sono accusati di associazione mafiosa, corruzione e voto di scambio politico mafioso. ALESSANDRO BOZZO [email protected] terminator 4 Il mercato dei videopoker Era la miniera d’oro del clan Video poker e slot machine. Una voce importante negli introiti della cosca Lanzino, che ne controllava il mercato in maniera capillare, praticamente in regime di «monopolio». Il quartier generale di questa lucrosa attività sarebbe stata una sala giochi di Saporito di Rende: la Nuovo impero games, che si trova in fondo a una traversa di via De Chirico. L’attività – specializzata nel noleggio e nella distribuzione di videopoker e slot machine – era gestita da Emiddio Lanzino, 32 anni, figlio del boss Ettore, che nell’inchiesta “Terminator 4” risulta indagato a piede libero. Dalle intercettazioni di maggior peso indiziario, spiega il gip nell’ordinanza, emerge come la cosca tenesse molto a questo business. Una vera e propria miniera d’oro. Anche perché, grazie alle intercettazioni gli inquirenti hanno scoperto che le macchinette venivano «manomes- Via De Chirico a Rende se» in modo da ridurre le vincite, aumentare i guadagni e pagare meno tasse. Quanto alla distribuzione Emiddio lanzino non aveva nemmeno bisogno di intimidire i gestori dei locali per «imporre» il noleggio delle macchinette dalla sua società: bastava il nome. Quanto alla concorrenza, si ricorreva alle minacce. L’irreperibile Salvatore Ariello, per esempio, oltre a pagare gli stipendi degli affiliati, partecipare alle attività estorsive e procurare schede per telefoni cellulari “pulite”, era una figura centrale insieme a Emiddio Lanzino nella gestione dell’affare slot machine. Gli dava man forte Renato Mario Piromallo. (a. b.) 32 VENERDÌ 9 dicembre 2011 calabria ora J O N I O Quindici anni di ferriti e il processo archiviato Il sindaco: bonifica e risarcimento sono però una vittoria CERCHIARA DI CALABRIA Sullo sfondo della questione-ferriti, l’opposizione attacca a testa bassa la maggioranza, definendo la bonifica dei siti ed il risarcimento del danno economico ottenuto da parte di Eni «una vittoria di Pirro ed un atto di ordinaria amministrazione» e su cui, secondo gli oppositori, dovrebbero fare piena luce la Magistratura e la Corte dei Conti e l’esecutivo in carica, guidato dal sindaco Antonio Carlomagno, ritenendo quella della rimozione delle ferriti dopo ben 15 anni di danni alla salute dei cittadini, una vittoria di cui essere orgogliosi, risponde per le rime e con altrettanta veemenza e, prendendo in prestito le parole di una canzone di Modugno, definisce i tre oppositori (l’ex sindaco Mauro e gli ex assessori Lauria e Valentino) «tre somari e tre briganti», invitandoli a spiegare «perché non hanno impedito che i rifiuti tossici stazionassero per altri dieci anni sul territorio e concorressero in tal modo… a causare ancora tanto danno. Se di questo si trattava – aggiunge il sindaco in carica invitando “il trio” ad esibire le carte in un pubblico dibattito - allora vuol dire che questi signori in un decennio non hanno saputo compiere neanche atti di ordinaria amministrazione. O non è forse configurabile, a causa della loro negligenza, un attentato alla salute dei cittadini?». Poi Carlomagno ricorda la triste storia del processo “Artemide” con il quale è stato archiviato il reato commesso dai responsabili dell’illecito traffico di sostanze radioattive che ha portato all’interramento nella Sibaritide delle ferriti provenienti dalla Pertusola di Crotone. «Un processo, quello, - scrive il cardiologo Carlomagno - che poteva essere un “assist” formidabile per chi avesse voluto e saputo rivendicare i diritti del proprio territorio e che, invece di cogliere al volo, i nostri lungimiranti oppositori, Ogni venerdì su Calabria Ora Il sindaco Carlomagno, nel riquadro, punta il dito contro l’esecutivo precedente hanno, come sempre, barattato con l’oscuro immobilismo. Dov’è allora, nella gestione di questa vicenda, che ha prodotto al comune un benefit di oltre 1milione e 100mila euro, che è costata al comune poco più di 6mila euro e che è stata affidata ad uno studio di Roma in piena legittimità, il reato per il quale si ritiene di dover scomodare la Procura delle Repubblica e la Corte dei Conti? «Non è invece di straordinaria importanza la circostanza per la quale Cerchiara è il primo comune in Italia e in Europa a ottenere un risarcimento per danni ambientali da Eni con una transazione extra-giudiziaria?…Altro che operazione favorita da normative vantaggiose! E se, invece, continua ancora Carlomagno - alla Procura chiedessimo di chiarirci se nel passato…siano configurabili reati di natura omissiva? O se addirittura chiedessimo di sollevarci dall’insopportabile dubbio che vi siano state connivenze ambi- gue?...». Resta, secondo Carlomagno, il danno alla salute dei cittadini, senza che l’esecutivo di allora (2008) abbia fatto niente, neanche dopo la prescrizione, né per costituirsi parte civile, né per un sostegno “ad adiuvandum” del procedimento avviato dalla Regione contro l’Eni. «Nulla di nulla. Solo insulti e logorrea da campagna elettorale… Il fango che buttate addosso – conclude Carlomagno rispedendo ai mittenti insulti e sospetti – a chi, onestamente e con grande dispendio di energie fisiche ed economiche ha riaffermato un diritto sacrosanto e combatte giorno per giorno una battaglia per la sopravvivenza, per la crescita e per la dignità di Cerchiara, a chi ha creduto nel dialogo e nel confronto attraverso informative, ascolti, inviti a produrre proposte… per creare insieme una Cerchiara nuova, vi tornerà indietro. Statene certi». PINO LA ROCCA [email protected] CASSANO JONIO Le Terme sibarite potenziano l’offerta Le Terme Sibarite potenziano l’offerta sanitaria per il territorio. Operativo anche di pomeriggio, il centro di riabilitazione motoria in acque termali. Unico nel suo genere in Calabria, è il fiori all’occhiello del moderno stabilimento termale ubicato a Cassano, all’ombra della Pietra del Castello. Dal gennaio 2012 il servizio sarà infatti a disposizione dell’utenza non solo al mattino, ma anche al pomeriggio. La buona novella arriva dal Consiglio di Amministrazione delle Terme Sibarite, il quale in una nota vergata e firmata dal presidente Mimmo Lione (foto) informa che la decisione di offrire all’utenza un servizio differenziato e sempre più qualificato, è stata assunta dall’organo di gestione del complesso termale di concerto con la direttrice sanitaria Francesca Napoli. Spiega ancora il Presidente del cda Mimmo Lione: «Il centro già oggi, è attivo dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 13. Dal prossimo gennaio sarà istituito anche il turno pomeridiano, dalle 15 alle 18. E ciò nell’ottica della mission perseguita sin dal suo insediamento dal nuovo Consiglio d’amministrazione: ovvero, valorizzare le Terme ed aprirle quanto più possibile alle reali esigenze del territorio, anche a quelle sanitarie, per un comune cammino di crescita e sviluppo». Nel centro di riabilitazione di cui le Terme Sibarite dispone, sono praticate le tradizionali terapie fisiche e kinesiterapiche e la riabilitazione in acqua grazie a due piscine riabilitative, a vasche per idromassaggio e ai camminamenti controcorrente. In questo reparto è possibile curare numerose patologie dell’apparato locomotore, intervenendo in situazioni caratterizzate da invalidità ad eziopatogenesi diverse quali emiplegia, paraplegia, tetraplegia, neuropatie periferiche, morbo di Parkinson, sclerosi multiple, malattie reumatiche, scoliosi, vasculopatie periferiche e tutte le patologie post-traumatiche e post-chirurgiche. Previsti, tra l’altro, la laserterapia, la ionoforesi e la rieducazione funzionale, ma pure la sauna, l’idromassoterapia, la mobilizzazione della colonna vertebrale e la ultrasuonoterapia. Vasta dunque la gamma d’applicazione e le ricadute positive sull’organismo. I benefici delle terme Sibarite tra l’altro, erano già noti dagli abitanti dell’antica Sibari. Acque salso-bromoiodiche da bere da utilizzare per lenire, curare, proteggere. Le terme sono state, dunque, fin dai tempi più antichi, un'indiscutibile panacea per l’organismo. Sempre più gente, oggi, frequenta questi luoghi perché favoriscono il benessere psico-fisico, curano e guariscono mali di molti tipi, aiutano a ritrovare una perfetta forma fisica. Leonardo Guerrieri culinaria: storia e cultura La tradizione sposa il sapore [email protected] la sala San Francesco Al Miramare palace hotel la raffinata cucina in ambiente di lusso TREBISACCE Dove si può mangiare bene? E’ questa la domanda più comune che porgono i turisti occasionali e non solo giungendo nel centro cittadino. Per iniziare si può consigliare un “Risotto al nero di seppia con cozze pelose e pomodorini caramellati” preparati dallo chef de cuisine Mimmo Guarino e servito al tavolo nella sala ristorante San Francesco, elegantissima, raffinata e arredata con materiali di gran lusso, del Miramare Palace Hotel. Gli stucchi veneziani, le sedute in velluto, gli imponenti lampadari di Swarovski, la tavola imbandita con posaterie pregiate e cristallerie Rosenthal, le conferiscono un’atmosfera esclusiva. Adiacente la sala ristorante vi è un ampio e panoramico terrazzo, che si affaccia sul lungomare e sulla caratteristica piazzetta San Francesco, per consumare un aperitivo o un pranzo o una suggestiva cena. Il Miramare Palace Hotel,di proprietà dei coniugi Albino Vulnera e Angela Coia, è ubicato sullo splendido lungomare di Trebisacce. L’hotel gode di una vista spettacolare, che spazia a 360 gradi: da un lato lo sguardo si perde sul cristallino mar Jo- RISOTTO AL NERO DI SEPPIA CON COZZE PELOSE... I titolari e lo chef del Miramare palace hotel nio ed abbraccia tutto il golfo antistante, dall’altro si può ammirare il caratteristico Centro Storico, con la sua architettura da antico borgo marinaio. Ideale, quindi, per una vacanza di mare e sole e antistante l’hotel vi è la spiaggia privata, situata a ridosso del caratteristico Pontile. Sempre a piedi è raggiungibile anche il centro stori- co, attraverso una scalinata che si inerpica sul caratteristico Bastione e conduce alla scoperta dei luoghi della nostra tradizione. E non è da sottovalutare la bontà della cucina: una visita a Trebisacce è anche un viaggio attraverso i sapori di una volta. Franco Lofrano Ingredienti: riso di Sibari karnak, seppie fresche, cozze pelose fresche, fumetto di pesce (lische di pesce, sedano, carote e carapace di crostacei), aglio, scalogno, prezzemolo, cipolla, pomodorini, zucchero, olio di oliva, peperoncino, vino bianco secco. A cottura ultimata, mantecare il riso (cotto lentamente con il brodo) con olio extravergine di oliva, aggiungere il pesce e i pomodorini precedentemente caramellati. Guarnire e spolverare con il prezzemolo 11 Gazzetta del Sud Venerdì 9 Dicembre 2011 Calabria . COSENZA La campagna di conquista scatenata dalle cosche in Settentrione passa attraverso il consolidamento di rapporti con esponenti di tutti i partiti Il trasversalismo politico della ’ndrangheta Le infiltrazioni tentate da boss e picciotti negli ambienti istituzionali in Liguria, Lombardia e Piemonte Arcangelo Badolati POLLINO Ieri mattina altre due scosse COSENZA La ‘ndrangheta non ha ideologia. Corteggia politici di tutte le estrazioni e cerca contatti con esponenti istituzionali che possano garantire piccoli e grandi favori. Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, ha ripetuto più volte in questi anni che le «cosche non fanno politica» nel senso che appoggiano candidati o eletti «utili solo agli scopi della consorteria». Il procuratore aggiunto di Milano, Ilda Boccassini, ha parlato, nei giorni scorsi, di una «mafia calabrese trasversale a tutti i partiti». Un concetto ribadito pure dal procuratore distrettuale di Catanzaro, Antonio Vincenzo Lombardo, che ha precisato, con evidente amarezza: «Più s’indaga, più si scopre l’intreccio sempre più fitto tra criminalità organizzata e zona grigia. I clan hanno imparato a dialogare con chi si trova al potere». Per nulla differenti le conclusioni cui è giunto il procuratore capo della città dello Stretto, Giuseppe Pignatone, che ha pubblicamente e ripetutamente parlato delle collusioni tra settori della politica e uomini della ‘ndrangheta. Collusioni ultradecennali se si considera che, alla fine degli anni ‘70, nell’agenda personale di un capobastone della Piana di Gioia Tauro vennero addirittura ritrovati i recapiti telefonici di cinque parlamentari e di un esponente di governo. Il dato davvero significativo è, però, che il piano d’infiltrazione sperimentato in Calabria lo ritroviamo da qualche tempo perfettamente esportato e funzionante in Settentrione. In Lombardia, Piemonte e Liguria boss e picciotti, direttamente oppure attraverso loro “emissari”, hanno costantemente tentato negli ultimi anni di “agganciare” esponenti politici. Non si tratta, nella maggior parte dei casi, di fatti penalmente rilevanti ma di episodi assai significativi per comprendere la strategia messa in atto per conquistare nuovi territori. Cominciamo dalla Lombardia, dove nei giorni scorsi, i rapporti equivoci mantenuti dal presunto boss e imprenditore, Giulio Lampada, con il consigliere regionale calabrese del PdL, Francesco Morelli, sono culminati nell’arresto dell’esponente del centrodestra. Le precedenti inchieste “Wall Street”, “Nord Sud”, “Infinito” e “Crimine” offrivano già uno spaccato eloquente del grado di penetrazione ottenuto dai malavitosi calabresi nel tessuto produttivo e sociale della regione più industrializzata del Paese. Franco Coco Trovato, signore fino ai primi anni ‘90 di Lecco e di Como, era riuscito, tra un omicidio e l’altro, a farsi persino assegnare una medaglia d’oro e un cavalierato dell’Ordine ospedaliero militare di Betlemme dall’Unione dei commercianti di Lecco. Un pentito, Giuseppe Di Bella, ha rac- La terra trema ancora Cittadini preoccupati dallo sciame sismico Fabio Melia COSENZA Milano è stata teatro anche di numerosi regolamenti dei conti tra esponenti delle cosche calabresi Nicola Gratteri Ilda Boccassini Antonio Vincenzo Lombardo contato che il padrino manteneva rapporti con esponenti della Lega, tirando maldestramente in ballo l’ex ministro della Giustizia, Roberto Castelli. Che ha querelato il collaboratore e smentito con decisione l’improbabile scenario. Eppure tentativi di avvicinamento di politici li ha fatti – e sono documentati – Vincenzo Mandalari, originario di Guardavalle, ritenuto uno dei malavitosi più in vista del Milanese, che ha “agganciato” il sindaco di Paderno Dugnano, Gianfranco Massetti, del centrosinistra, e il consigliere comunale di Sel, Francesco Simeti. Ne ha saggiato – per così dire – la «disponibilità» anche perché intendeva entrare direttamente in politica promuovendo una lista civica a Bollate. E sempre lì, a Paderno, si è svolta la riunione dei capi dei “locali” mafiosi lombardi, all’interno di un circolo cultural-ricreativo gestito da Arturo Baldessarre, consigliere comunale del Pd. Pino Neri, avvocato, ex consigliere comunale del Pci a Giffone (suo paese natio), potentissimo capo – secondo la magistratura – della ‘ndrangheta a Milano si è invece interessato alle campagne elettorali per le elezioni comunali di Vigevano, Voghera e Pavia. Altri “compari” avrebbero invece puntato le loro attenzioni su Desio e Pero facendo confluire i voti su candidati presumibilmente abbordabili. Neri risulta inoltre essere stato in stretti rapporti con Carlo Chiriaco, direttore d’origini calabresi dell’Asl pavese, che al telefono arriverà ad affermare «eravamo i capi della ‘ndrangheta a Pavia». Chiriaco farà (insieme a Neri) campagna elettorale per il Pdl e verrà definito dal Gip distrettuale di Milano una «preziosissima risorsa per la ‘ndrangheta». E che dire, poi, di Leonardo Valle, dell’omonima famiglia reggina imparentata con i Lampada, candidato al consiglio comunale di Cologno Monzese in appoggio al sindaco uscente di centrosinistra. Spostandosi in Piemonte, la musica non cambia. Dall’inchiesta “Minotauro”, coordinata dal procuratore di Torino, Giancarlo Caselli, emerge un quadro sovrapponibile. Salvatore De Masi, ufficialmente imprenditore ma, di fatto, capo del “locale” di ‘ndrangheta di Rivoli, viene contattato da Domenico Lucà, parlamentare del Pd, perché offra sostegno attraverso i suoi corregionali a Piero Fassino, impegnato nelle prima- rie per la scelta del sindaco di Torino. Fassino è, naturalmente, all’oscuro di tutto. De Masi, che nessuno evidentemente sospetta essere un capobastone, entra in contatto con il consigliere regionale Antonio Boeti (Pd), con l’assessore comunale di Alpignano, Carmelo Tromby (Idv) e con il parlamentare dipietrista Gaetano Porcino. Pure l’assessore regionale al Lavoro, Claudia Porchietto (PdL), e il sindaco di Rivarolo Canavese, Fabrizio Bertot (centrodestra) si ritrovano a manifestazioni o incontri pubblici in cui ci sono ‘ndranghetisti di peso. Nevio Coral, ex sindaco per il centrodestra di Leinì, viene invece arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa, così come il consigliere comunale di Alessandria, Giuseppe Caridi (Pdl). Entrambi avrebbero mantenuto legami equivoci con gli “amici degli amici” nativi della Calabria. In Liguria, dove la mafia calabrese conta sue cellule operative a Genova, Lavagna, Ventimiglia e Sarzana, i “picciotti” hanno tentato di conquistare la fiducia di Alessio Saso, consigliere regionale del Pdl che finirà iscritto sul registro degli indagati, e di Cinzia Damonte (Italia dei Valori) assessore al comune di Arenzano, fotografata durante una cena elettorale alla quale prendeva parte pure Orlando Garcea, imprenditore vicino – secondo la magistratura – a “mamma ‘ndrangheta”. Diceva negli anni ‘30 dei politici americani Frank Costello, boss newyorchese originario di Cassano Ionio: «Non importa che siano repubblicani o democratici, a noi interessano solo i dollari...». Prosegue senza soste lo sciame sismico che sta interessando la zona del Pollino. Anche ieri sono state registrate in quest’area al confine tra la Calabria e la Basilicata diverse scosse, due delle quali di particolare intensità. La prima è stata avvertita all’alba, alle 4.58, ed ha toccato i 2.5 punti della scala Richter. La terra s’è mossa ancora in mattinata, alle 10.06, toccando i 2.4 gradi. Le località più vicine all’epicentro delle scosse, ancora una volta, Laino Borgo, Mormanno, Rotonda e Viggianello (queste ultime due in provincia di Potenza). La preoccupazione che si respira tra la cittadinanza, ormai, ha raggiunto il livello di guardia. E la Protezione civile, ormai da tempo, ha intensificato i suoi sforzi per cercare di mantenere la situazione sotto controllo. In queste settimane, del resto, è partito un monitoraggio a tappeto su tutto il territorio, con una particolare attenzione agli edifici nevralgici, come le scuole e i palazzi istituzionali. Secondo quanto finora verificato, lo sciame sismico non avrebbe provocato alcun danno, ma bisogna continuare a rimanere vigili. Sulla comprensibile ansia che sta vivendo la popolazione locale, del resto, pesa il sinistro parallelismo con quanto avvenuto in Abruzzo due anni fa. I terremoti, tuttavia, sono eventi imprevedibili. E affermare che la lunga serie di movimenti tellurici (iniziata nel settembre del 2010) si concluderà con una scossa distruttiva non può essere dimostrato in alcun modo. A rammentarlo in maniera decisa è il professor Ignazio Guerra, docente di Fisica terrestre all’Università della Calabria: «Nessuno può assumersi il compito di allarmare o tranquillizzare. Ciò che va fatto o andava già fatto in passato è verificare le condizioni statiche del patrimonio edilizio. Perché i danni non li provoca il terremoto, ma le case che crollano». Il professor Ignazio Guerra insegna Fisica terrestre all’Unical L’esperto, rimarcando ancora una volta l’assoluta inattendibilità di chi ha la pretesa di prevedere un terremoto, ricorda quanto accaduto negli ultimi decenni proprio nell’area del Pollino. «Quanto sta succedendo in quella zona si è già verificato tra il ‘73 e il ‘74, nel ‘69 e anche in precedenza». Quegli sciami sismici, ricorda Guerra, si conclusero senza provocare alcun tipo di danno. Solo nel 1998 si registrò un forte terremoto, la cui la magnitudo superò di poco i 5 gradi. La Protezione civile regionale sta già verificando la stabilità degli edifici REGIONE CALABRIA AZIENDA OSPEDALIERA “Bianchi-Melacrino-Morelli” REGGIO CALABRIA ESTRATTO BANDO DI GARA Stazione Appaltante: Azienda Ospedaliera “Bianchi-Melacrino-Morelli” - Via Provinciale Spirito Santo n° 24 - Reggio Calabria. Procedura di gara: Procedura aperta per la concessione del servizio di gestione del bar interno Presidio Ospedaliero “Riuniti” di Reggio Calabria. Importo complessivo a base d’asta (quinquennale): € 1.036.000,00 IVA esclusa. Luogo di Esecuzione: Presidio Ospedaliero “Riuniti”. Durata del servizio: Il servizio avrà durata di mesi 60 dall’aggiudicazione dell’appalto. Criteri di aggiudicazione: offerta al rialzo rispetto all’importo a base di gara. Termine per il ricevimento delle offerte: giorno 25.01.2012 ore 12:00. Data apertura offerte: giorno 01.02.2012 ore 10:00. Data di invio del bando alla Cee: 06.12.2011. Codice Cig: 36298918CE Per eventuali chiarimenti rivolgersi all’UOC Acquisizione Beni e Servizi dell’Azienda Ospedaliera. Responsabile Procedimento Amministrativo: Geom. Giuseppe Romeo - Tel. 0965/397518 - Fax 0965/397529-17. I documenti di gara sono reperibili sui siti: www.fareonline.it e www.ospedalerc.it. IL DIRETTORE UOC ACQUISIZIONE BENI E SERVIZI (Avv. Angelo Rabotti) IL COMMISSARIO STRAORDINARIO (Dott. Carmelo Bellinvia) CERCHIARA Maria Altieri aveva appena terminato il turno di notte in ospedale e stava tornando verso casa a bordo di una Peugeot Tragico colpo di sonno, perde la vita un’infermiera di 41 anni Rocco Gentile CERCHIARA Tragica giornata dell’Immacolata sulle strade joniche. La morte, questa volta, si è fermata sulla Provinciale 162, l’arteria che dall'entroterra conduce al litorale attraversando l’abitato di Francavilla Marittima. In località Piana di Cerchiara, intorno alle 7.35 di ieri mattina, si è verificato l'ennesimo incidente che ha strappato alla vita Maria Altieri, 41 anni, infermiera professionale nell’ospedale di Castrovillari. La donna aveva appena termina- Maria Altieri to il turno di notte in pronto soccorso e stava facendo ritorno a Villapiana, dove viveva, a bordo della sua Peugeot 206 grigia. Ad attenderla c’erano il marito Roberto e soprattutto le tre figliolette di 12, 8 e 4 anni, tutti pronti per rinnovare la tradizione dell’albero di Natale e del presepe. Maria, per cause ancora al vaglio degli inquirenti (ma si pensa verosimilmente ad un improvviso colpo di sonno) ha perso il controllo della sua Peugeot che è finita fuori strada in un terreno incolto, per poi terminare la corsa contro un muro di recinzione di una villetta. Ogni soccorso s’è rivelato inutile, perché la quarantunenne è morta sul colpo. Tra i primi ad accorrere sul posto, dopo essere stati avvertiti da quanti percorrevano in quei drammatici istanti la Provinciale, l’equipaggio di un’ambulanza del 118 della postazione Suem di Cassano, i vigili del fuoco di Castrovillari, i carabinieri appartenenti alla Stazione di Cerchiara, i tecnici ed operai dell’Anas e dell’Aci. Il personale medico non ha potuto fare altro che constatare l’avvenuto decesso della donna ed informare la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Castrovillari. Il giudice di turno, Francesco Pellecchia, ha ordinato la rimozione della salma ed il suo trasporto all’obitorio di Villapiana. La tragica notizia è giunta in un batter d’occhio a Villapiana e ad Albidona, paese di origine della sfortunata donna. Nella località dell’entroterra jonico ancora oggi vivono i genitori, papà Michele, stimato infermiere in pensione dell’ospedale di Trebisacce, e mamma Rosetta, dipendente delle Poste anch’essa in quiescenza. Sempre ad Albidona abitano i due fratelli di Maria: Lello, dipendente del Comune di Trebisacce, Pietro e la sorella minore Angela. In lutto anche la locale amministrazione comunale. Il sindaco Salvatore Aurelio, del resto, è zio diretto della vittima, essendo il fratello della mamma della sfortunata Maria. Oggi dovrebbero svolgersi i funerali. «I colleghi del Pronto soccorso – si legge in una nota firmata dall’infermiere Salvatore Torzullo – sono costernati da questo episodio che vede venir meno un componente fondamentale del gruppo per la sua umanità e professionalità». Venerdì 9 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud 40 Reggio Tirrenica . LA CRISI Al crollo del mercato degli agrumi si aggiungono le difficoltà di un comparto strategico S.FERDINANDO Piana, l’olivicoltura è in ginocchio prezzi stracciati e spese insostenibili Associazione S.Barbara conferma il suo impegno Grave la situazione a Rizziconi, pesanti conseguenze sull’economia locale Francesco Inzitari RIZZICONI All’esasperazione degli agrumicoltori, va ad aggiungersi anche quella degli olivicoltori, davvero esasperati con il conseguente pericolo di tanti posti di lavoro. È questa la grave situazione che da alcuni anni a questa parte, sta vivendo l’olivicoltura pianigiana, al punto da creare grave preoccupazione, in seno alla nutrita categoria olivicola di Rizziconi, dell’intera piana di Gioia Tauro e del vasto entroterra aspromontano. Una grave situazione questa che da tempo si è venuta a determinare, in un momento in cui il comparto interessato sta attraversando un periodo molto difficile e non certamente florido. Il settore olivicolo, stretto tra la concorrenza internazionale, sempre più pressante e dalle difficoltà dovute ai prezzi molto bassi del prodotto, costringe i proprietari a lasciare il frutto sugli alberi non riuscendo neanche a coprire le spese di mano d’opera per la raccolta. La situazione è preoccupante per questo settore di importanza vitale che da anni attraversa un periodo molto critico. Alla mancanza di richiesta da parte di acquirenti, va aggiunta l’esiguità del prezzo al punto che, l’eventuale ricavo dalle vendite, sempre che si riesca a piazzare il prodotto, non basterebbe neanche per coprire le spese di raccolta. Questa grave situazione è il Nella Piana si fa sentire la crisi dell’olivicoltura motivo del disappunto e dell’esasperazione che serpeggiano in seno alla categoria interessata al punto di essere disposta a tutto, pur di far sentire il suo legittimo grido di protesta e la volontà di non subire più la morsa della crisi, causata dalla mancanza di spazi nel mercato, ma soprattutto, dalla diminuzione dei prezzi. La situazione è particolarmente grave a Rizziconi che oltre a disporre di una alta densità di uliveti, deve fare i conti con il tasso di disoccupazione che ha superato di molto il livello di guardia. Il governo centrale, a questo punto ha l’obbligo di intervenire per sanare questa piaga e quindi far tornare la tranquillità perduta ai moltissimi olivicoltori calabresi. Dopo l’attuale crisi degli agrumi, certamente non meno grave, la nostra Regione, si trova a dover affrontare á crisi olivicola, segno evidente che al contrario di quanto si dice o si cerca di fare credere, specialmente nei periodi elettorali, qualcosa non va, e che alcuni settori nevralgici della nostra economia vivono una profonda crisi ben lungi dal potersi risolvere. Nell’evidenziare che l’intera Piana di Gioia Tauro conta ben 27. 000 ettari di terreni olivicoli, va ricordato che le anzidette colture dopo il 2013, venendo meno gli aiuti comunitari, non riusciranno a sopravvivere. Da ciò la certezza che per le nostre colture, dopo tale anno, non vi sarà più spazio economico, salvo non si provveda immediatamente a rimodernare le strutture arboree senescenti ed anacronistiche, o a riconvertire con specie differenti, in concreto a trasformare a sistema produttivo una agricoltura che allo stato attuale non lo è più. Ovviamente per realizzare tale progetto si rende necessario, anzi fondamentale che la politica faccia la sua parte, prendendo atto della reale situazione agricola territoriale attraverso una disamina dei problemi agronomici e tecnici che l’affliggono e delle pastoie amministrative che la immobilizzano. Emblematica la reazione di oltre cento agrumicoltori della Piana di Gioia Tauro che hanno formato un comitato (“I nuovi schiavi della Piana”). Un modo per manifestare l’insofferenza rispetto all’assenza di una concreta politica di sostegno all’agricoltura che chiama in causa anche le associazioni di categoria. Stucci, Russo, Spanò e Rizzieri ROSARNO Il piano della Regione Misure di sostegno ai progetti d’impresa presentati dai giovani Giuseppe Lacquaniti ROSARNO Presentato all’Istituto “Piria” il progetto “L’impresa possibile”, indirizzato a giovani nuovi imprenditori. È una misura a sostegno dell’imprenditorialità giovanile, inserita nel Piano regionale delle Attività produttive 2011/2013, «che punta sui giovani, sulle loro attitudini e competenze, accompagnandoli ed agevolandoli nell’avvio di nuove imprese». Nell’introdurre i lavori, coordinati dalla prof. Fernanda Stucci, la preside Mariarosaria Russo ha messo in rilievo come l’intervento sia mirato «ad assistere e ad agevolare i giovani all’avvio di nuove iniziative imprenditoriali non soltanto attraverso la concessione di incentivi economici, ma anche mediante specifiche azioni di accompagnamento, sia propedeutiche che successive alla costituzione dell’impresa». A relazionare sul progetto, per conto della Regione, sono stati gli esperti Riccardo Rizzieri e Federica Spanò, secondo cui «il programma di ani- mazione territoriale e di accompagnamento ha per finalità quella di supportare la vocazione all’autoimprenditorialità dei giovani e la valorizzazione delle risorse locali». L’iniziativa – hanno detto rappresenta quindi un’azione concreta di sviluppo del capitale umano basata sulla valorizzazione delle potenzialità individuali ed ambientali e sull’avvio di nuove attività imprenditoriali e di lavoro autonomo. Ciò consentirebbe di aumentare, sia pur indirettamente, la quantità e la qualità dei progetti per l’accesso alle agevolazioni previste dalla normativa comunitaria, nazionale e regionale e di creare una rete locale per lo sviluppo del territorio. Nelle intenzioni dei promotori del progetto, «si potrebbero così creare reali condizioni di sviluppo e produttività, in un’ottica di valorizzazione delle risorse disponibili, a partire proprio da quelle umane, scardinando la logica dei finanziamenti a pioggia che ha spesso prodotto effetti distortivi sul sistema economico regionale». SAN FERDINANDO. È partita col botto quest’anno la festività di Santa Barbara, organizzata dalla Onlus che porta il suo stesso nome e presieduta dallo storico presidente Pasquale Severino. Domenica pomeriggio, dopo pola mesa, si è esibita l’orchestra giovanile “Paolo Ragone” di Laureana di Borrello diretta dal maestro Maurizio Managò. I giovani talenti hanno suonato per oltre un’ora sulle note di Verdi, Morricone, Piovani, Ficini e Puccini e sono stati molto apprezzati dalla folta platea che gremiva la chiesa madre. Da qui e fino al 5 gennaio sarà ricco il programma natalizio programmato dall’associazione. il 20 dicembre ci sarà il tradizionale tombolone; il 22 la “zzippulata” in piazza Nunziante. Il 28 sarà la giornata dedicata agli anziani: presso la sede dell’associazione si terrà una serata di animazione con musica e canti e balli natalizi anche in favore degli anziani ricoverati presso la casa di riposo “Padre Pio”. Il 5 gennaio termine delle attività con l’attenzione spostata sui bambini con la tradizionale Befana”. Il tutto naturalmente senza dimenticare la consueta adozione a distanza di tre bambini africani. Ancora una volta la onlus “Santa Barbara” conferma la sua vitalità nel campo del sociale e del volontariato. Un impegno che va avanti da diversi anni e che la vede sempre più protagonista nello scenario associativo cittadino come realtà consolidata e di primaria importanza.(a.n) 37 Gazzetta del Sud Venerdì 9 Dicembre 2011 Cronaca di Cosenza . TERMINATOR 4 Emergono altri interessanti storie ed episodi dai fascicoli della maxi inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia Quelle estorsioni a tappeto e la donna offesa La mazzetta versata dal titolare di un supermercato di via Popilia creò attrito tra Bruni e Patitucci Domenico Marijno La delusione e la grinta della donna offesa dal clan. Le centinaia di pagine dell’operazione “Terminator 4” conservano gelosamente un interessante dialogo in carcere tra Walter Gianluca Marsico e la sua compagna che si lamenta con l’uomo per il mancato versamento dei milleottocento euro di stipendio mensile. E quando lo aveva fatto notare le avevano detto chiaramente di non lamentarsi perché hanno già pagato l’avvocato, quindi... «Se quando esci di qua ti permetti minimamente ad avvicinarti a certa gente... lasciami già da ora», si sfoga la donna, che però teme d’essere registrata dalle forze dell’ordine. In più occasioni, infatti, sia lei che Marsico abbassano la voce rendendo impossibile per le cimici la registrazione della conversazione. Altre volte si affidano ai gesti, ma le telecamere a circuito chiuso del penitenziario filmano tutto e aiutano gli investigatori e ricostruire qualche passaggio del dialogo. Come quando Gianluca Marsico disegna con il dito un cerchio sul tavolino per indicare che la famiglia criminale s’è allargata quindi bisogna pensare a più persone e i soldi cominciano a scarseggiare. «Gianlù a me non hanno portato niente», sbotta la donna, «neanche i mileotto... ahah... ha detto questo mese... neanche il pane». Uno dei pilastri dell’impianto accusatorio sono le estorsioni che secondo la ricostruzione della Dda il gruppo criminale imponeva a tappeto in città come nell’area urbana. In mesi e mesi d’indagine carabinieri e polizia registrano decine di tele- fonate tra le vittime e gli estortori, i quali monitoravano con attenzione il mercato degli appalti, presentandosi all’incasso. La tecnica era quasi sempre la stessa, con la tanica di benzina piazzata all’ingresso di negozi e cantieri. Boss e picciotti non temono nemmeno d’essere intercettati, anzi si mostrano spavaldi. Mario Gatto dice chiaramente che non gliene frega niente quando, durante un colloquio telefonico Roberto Porcaro gli mostra il timore d’essere intercettato. «Cercate di sbrigarvi a mandare qualcuno qua perché discorsi a metà non se ne lasciano a Cosenza qua a Cosenza», chiariscono i presunti estortori in una telefonata senza mezzi termini a un imprenditore di Lamezia che aveva preso diverse commesse in città. Simile pressione intimidatoria il gruppo mette in atto nei confronti del responsabile d’un supermercato di via Popilia, contro l’ingresso del quale i picciotti danno alle fiamme una Fiat Idea che distrugge la saracinesca annerendo anche i vetri delle finestre sistemate ai piani superiori. Sentiti dagli investigatori, i proprietari del locale raccontavano che nei mesi precedenti avevano subito un’altra intimidazione con una tanica di benzina trovata all’ingresso del supermercato. L’estorsione al locale è al centro di tensione tra Michele Bruni e Francesco Patitucci, che pretende 20 mila euro una tantum oltre a 2 mila euro alle scadenze tradizionali: Pasqua, Ferragosto, Natale. Il proprietario inizialmente non vuole pagare perché l’ha già fatto a Bruni, ma poi secondo l’accusa lo convince Simone Andretti che lavorava per lui. SCUOLA La Corigliano: col Comune nessuno scontro I magistrati Giuseppe Borrelli e Vincenzo Antonio Lombardi La tanica di benzina è un’arma cruciale degli estortori Agenda telefonica cittadina FARMACIE DI TURNO (dalle ore 13 alle ore 16) BENEDUCE - Piazza dei Bruzi CIACCO - Via Panebianco FARMACIE NOTTURNE (dalle ore 19,30 alle ore 8,30) COPPOLA TANCREDI - Via Tribunali GIONCHETTI - Via Panebianco GUARDIA MEDICA Cosenza - Via M. d’Oro 18, tel. 411333. Guardia medica festiva e pre-festiva: dalle ore 10 di sabato e dei giorni pre-festivi alle ore 8 di lunedì o del primo giorno lavorativo; tutti i giorni dalle ore 20 alle ore 8 del mattino succ., via delle Medaglie d’Oro 18, tel. 0984/411333 APRIGLIANO-CORTE tel 0984420053 CASTIGLIONE COSENTINO tel. 0984442677 CELICO tel. 0984435117 COLOSIMI tel. 0984963125 DIPIGNANO tel. 0984621697 DOMANICO tel. 0984633263 DONNICI tel. 0984780490 FIGLINE VEGLIATURO tel. 0984422755 GRIMALDI tel 0984964326 LATTARICO tel. 0984933513 MARANO PRINCIPATO tel. 0984856238 MENDICINO tel. 0984630406 PARENTI tel. 0984984882-0984965137 ROSE tel. 0984901143 ROVITO tel. 0984435117 SAN GIACOMO D’ACRI tel. 0984917089 S. PIETRO IN GUARANO tel. 0984471085 SANTA SOFIA D’EPIRO tel. 0984957000 SCIGLIANO tel. 0984966580 TORANO CASTELLO tel. 0984504112 TRENTA tel 0984432952 RENDE FARMACIA DI TURNO (Dalle ore 13 alle ore 16) STUMPO - Commenda GUARDIA MEDICA Rende Centro tel. 443014 Rende Arcavacata tel. 402518 Rende Roges tel. 464533 CINEMA CITRIGNO SALA 1: «Midnight in Paris» Regia di: Woody Allen. Con: Owen Wilson - Rachel McAdams, Spett. ore: 16.30 18.30 - 20.30 - 22.30. SALA 2: «Il giorno in più» Regia di: Massimo Venier. Con: Fabio Volo - Isabella Ragonese. Spett. ore: 17.30-20-22.30. SUPERCINEMA MODERNISSIMO «Ligabue - Campovolo in 3D» - Versione in 3D Regia di Marco Salom. Orari spett.: 17.30 - 20 - 22.30. Rassegna d’essai: Lunedì 12 «Biutiful» Con Javier Bardem. Orari spett. : 17.30-20-22.30. SAN NICOLA (CITRIGNO SALA 3) «Anche se è amore non si vede» Con Salvo Ficarra e Valentino Picone. Orari spett.: 16 - 18.15 - 20.30 - 22.45. Lunedì chiuso per riposo. CINEMA ITALIA - Tel. 0984813389 «The Twilight Saga: Breaking dawn 1. parte» - Con Robert Pattinson, Kristen Stewart. Orari spett.: 17.30 - 20 22.30. (Lunedì chiuso per riposo). Per ulteriori informazioni visitare il ns. sito: www.cosenzacinema.it CINEMA GARDEN «Anche se è amore non si vede» con Ficarra & Picone. Spett. ore: 16.30 18.30 - 20.30 - 22.30 SALA A: «Napoletans» Spett. ore: 16.30 - 20.30. «Cambio vita» Spett. ore: 18.30-22.30. SALA B: «Pina» in 3D Spett: ore: 16.30 - 18.30 - 20.30 - 22,30. CINEMA ANDROMEDA RIVER Dal 7 al 15 dicembre SALA 1:«Campovolo 3D» Spett. ore: 16.15 - 18.20 - 20.20 - 22.30. SALA 2: «Midnight in Paris» Spett. ore: 16.30 - 18.30 - 20.30 - 22.30. SALA 3: «Lo Schiaccianoci 3D» Spett. ore 16.30 - 18.20. Segue: «Twilight» Spett. ore: 20.30 - 22.30. SALA 4: «Il giorno in più» Spett. ore: 16.30 - 18.30 - 20.30 - 22.30. SALA 5: «Re Leone 2D» Spett. ore: 16.30. Segue: «Anche se è amore non si vede». Spett. ore 18.30-20.30-22.30. In merito al dimensionamento scolastico l’assessore provinciale alla Pubblica istruzione, Maria Francesca Corigliano, tiene a precisare: «Non c’è alcuno scontro in atto tra il Comune e la Provincia. Sulla proposta di dimensionamento c’è stata un’interlocuzione costante tra la sottoscritta e l’Assessore comunale all’istruzione, nonchè tra le rispettive strutture tecniche. Il principio, assunto dalla Provincia in linea generale, è stato quello di confrontarsi preventivamente, fermo restando l’assoluto rispetto delle scelte dei Sindaci per le aggregazioni di scuole all’interno dei comuni amministrati. Così è stato anche per la città di Cosenza, la cui proposta di dimensionamento su cinque scuole è stata recepita ed inserita nella bozza del piano di dimensionamento già all’attenzione del Consiglio provinciale dello scorso 28 novembre, nonostante le forti perplessità pubblicamente manifestate dalla sottoscritta riguardo l’aggregazione di scuole territorialmente distanti. Mi preme altresì precisare che il Consiglio provinciale convocato per il 28 è stato aggiornato al 2 dicembre anche per dar modo la Comune bruzio di rivedere la sua proposta». Gazzetta del Sud Venerdì 9 Dicembre 2011 39 Cosenza - Provincia . DIPIGNANO Presi di mira l’auto di un consigliere comunale e un bus di una ditta privata ALTILIA Criminalità scatenata e senza remore Due intimidazioni nel giro di poche ore Il sindaco: gli impianti sportivi saranno ammodernati Nell’estate del 2010 fu minacciato un altro esponente istituzionale Fabio Melia L’ospedale “Beato Angelo” di Acri DIPIGNANO Un brusco scossone a una comunità fatta di gente tranquilla e laboriosa. Dipignano è un piccolo centro incastonato nella valle del Savuto, rinomato per le sue risorse naturali e apprezzato dai buongustai della provincia per la freschezza dei suoi prodotti tipici. Ma da un po’ di tempo a questa parte, purtroppo, le scene che si ripetono a queste latitudini sono di tutt’altro tenore. La cittadinanza si trova oggi costretta a fare i conti con un nemico subdolo, tanto feroce quanto intangibile. Un nemico che agisce di notte, danneggiando, appiccando incendi e terrorizzando le persone perbene. Nella sola giornata di mercoledì, proprio alla vigilia dell’Immacolata, gli episodi inquietanti sono stati addirittura due, uno di fila all’altro. Il primo ad essere colpito è stato il consigliere comunale di minoranza Gianni Perri, che di professione fa il medico. La sua automobile è stata infatti presa di mira da ignoti che, armati di punteruolo, hanno bucherellato la carenatura del veicolo. Perri, appena s’è accorto di quanto accaduto, è corso dai carabinieri per sporgere una formale denuncia. In serata, poi, il sindaco Guglielmo Guzzo ha espresso la sua piena solidarietà al medico, annunciando la prossima convocazione di un consiglio comunale straordinario per far sentire a Perri la vicinanza e l’affetto delle istituzioni. Tutto sembrava essere finito lì, con i dipignanesi pronti a godersi l’ingresso nel periodo ACRI Si attende la risposta di Scopelliti La vicenda ospedale finisce pure sul web Decine i messaggi Rosanna Caravetta ACRI I vigili del fuoco hanno impedito che l’incendio del pullman si propagasse sugli altri veicoli nelle vicinanze Il sindaco Guglielmo Guzzo natalizio. E invece, intorno alle 21, la tranquillità del paesino è stata lacerata da una seconda intimidazione. Qualcuno si sarebbe infatti preso la briga di dare alle fiamme un autobus parcheggiato nella piazza centrale del paese. Il rogo ha rapidamente avvolto il veicolo, un pullman di una ditta privata di trasporti. E sarebbe potuta andare anche peggio, visto che il tempestivo intervento dei vigili del fuoco ha impedito all’incendio di propagarsi sugli altri due mezzi posteggiati nelle vicinanze. I pompieri, secondo una prima ricostruzione dei fatti, non hanno trovato la prova evidente della matrice dolosa, eppure si tende ad escludere l’autocombustione dovuta a un cortocircuito del sistema elettrico del bus. E non va dimenticato quanto accadde due estati fa, quando fu preso di mira un altro consigliere comunale, Antonio Scarcello, al quale venne recapitata una tanica piena di benzina. Un messaggio chiaramente intimidatorio, che suscitò fin dal principio lo sdegno dell’intera cittadinanza, sindaco Guzzo in testa. Qualcosa sta dunque accadendo a Dipignano, qualcosa di estremamente preoccupante e da non sottovalutare per nessun motivo. I militari dell’Arma stanno cercando di fare finalmente chiarezza su questi oscuri avvenimenti, con il preciso impegno di restituire la meritata serenità agli abitanti di questo “gioiellino” della valle del Savuto. È stato un succedersi di avvenimenti , manifestazioni, sedute consiliari aperte a far riaccendere i riflettori sulla vicenda dell’ospedale Beato Angelo e sul suo possibile ridimensionamento. Tanti i messaggi di contrarietà lanciati dai cittadini in questi ultimi mesi che anche attraverso il web continuano a tenere alta l’attenzione sulla vicenda, non abbassando la guardia proprio perché in gioco questa volta c’è l’ospedale e il suo futuro , già privato nei mesi scorsi del suo punto nascita. “No” all’idea di ospedale di montagna con soli venti posti letto di medicina Generale e altri sedici posti letto multidisciplinari ma piuttosto Acri ospedale generale. Intanto, dopo la missiva inviata al termine della seduta consiliare dello scorso 5 dicembre al governatore, nonché commissario ad acta della sanità, Giuseppe Scopelliti chiedendogli un tavolo di concertazione istituzionale perché non sufficienti per molti le sue rassicurazioni affidate ad una lettera: «Acri potrebbe assurgere ad ospedale generale», la mobilitazione in città non si ferma. Il comitato dei cittadini liberi, costituitosi in difesa del nosocomio “Beato Angelo” continua il suo lavoro. Prosegue, infatti, senza sosta la raccolta firme avviata all’incirca due mesi fa con importanti risultati. Oltre quattromila i firmatari. E nei prossimi giorni il comitato acrese prenderà parte ad una riunione del “ Co. Mo. Cal”, il Comitato degli Ospedali di Montagna della Calabria che vede uniti Acri, San Giovanni in Fiore, Serra San Bruno e Soveria Mannelli, per fare il punto della situazione e promuovere altre iniziative volte a salvaguardare i contesti montani «dagli attacchi dei vari atti aziendali che, supportati dal decreto 106, hanno classato gli ospedali di montagna a meno di un poliambulatorio». Tuttavia, fanno sapere dal comitato, qualora il decreto così come anticipato dal commissario della sanità calabrese Scopelliti non dovesse essere rivisitato trasformando Acri in ospedale generale, non esiteranno ad impugnarlo legalmente. Luigi Michele Perri ALTILIA Saranno ammodernati e messi a norma gli impianti sportivi di Altilia. La giunta comunale, che si è riunita con la presidenza del sindaco Pasquale De Rose, ha approvato, con voti unanimi, un progetto esecutivo per la loro ristrutturazione per un importo di circa 100mila euro. Il finanziamento è stato concesso al Comune dall’amministrazione provinciale di Cosenza. Del campo di calcio sarà coperta la tribunetta e ampliato il rettangolo di gioco. Sarà installato un impianto di illuminazione per le partite in notturna. Inoltre, l’area sarà dotata di ampi parcheggi. Analoghi interventi sono previsti negli impianti sportivi della popolosa frazione di Maione, che, abbandonati da tempo, versano attualmente in condizioni di fatiscenza. «Tali interventi – ha affermato De Rose – erano stati auspicati dalla consulta giovanile. L’amministrazione è stata pronta a recepirne le istanze a dimostrazione del fatto che i giovani sono al centro del programma amministrativo». Il sindaco Pasquale De Rose L’assemblea ha stilato un documento in cui si chiede la riduzione dei dirigenti e la sospensione dei loro stipendi nonchè l’eliminazione di tutti i consulenti Dipendenti Sorical: i sacrifici devono essere a 360 gradi Franco Rosito Un incontro con la Regione Calabria (socio pubblico) per capire qual è la sua posizione, un piano aziendale, sacrifici anche per i livelli più alti della società visto che fino adesso a pagare sono stati solo i dipendenti (hanno rinunciato a straordinario, indennità di reperibilità, auto aziendali e altro). Queste le principali richieste avanzate dall’assemblea dei lavoratori della Sorical preoccupati del loro futuro e di quello dell’azienda in grande difficoltà finanziaria riuscendo a recuperare solo briciole rispetto a crediti che superano i 180 milioni di euro. Durante l’assemblea tra rsu e dipendenti si è parlato della crisi aziendale, degli strumenti da mettere in atto per uscire dal tunnel, delle inefficienze della normativa regionale (pone due enti, Ato e Sorical, in contrapposizione tra loro generando falle operative nel sistema gestionale) e del totale disinteresse che secondo i lavoratori avrebbe caratterizzato fino adesso il comportamento della Regione Calabria, maggiore azionista della Sorical. Per rsu e dipendenti il primo passo è quello della programmazione industriale. «Infatti, fermo restando che è necessario modificare le strategie relative alla riscossione dei crediti poichè quelle attuate fino ad oggi sono risultate fallimentari», si legge nel documento stilato a fine riunione dall’assemblea di lavora- tori ed rsu, «è altrettanto necessario individuare una strategia di sviluppo per risolvere le anomalie operative del ciclo integrato coinvolgendo anche i dirigenti regionali. La procedura di riduzione dell’erogazione idrica ai comuni morosi messa in campo da Sorical negli ultimi mesi è un’attività corretta ma tardiva. Perchè questo passaggio non è stato fatto prima in modo graduale? Il ritardo ha messo Sorical in ginocchio finanziariamente, qualunque procedura di riscossione potrebbe risultare inefficace e dunque generare mancanza di liquidità mensile mettendo a rischio anche il pagamento degli stipendi». I lavoratori non vogliono sentire parlare di cassa integrazione ed altri sacrifi- ci. «Poichè», continua il documento dell’assemblea, «non si è a conoscenza delle spese effettive riguardanti dirigenti e consulenti nonchè delle assunzioni effettuate nel corso del 2011 (dunque in piena crisi finanziaria o addirittura quando si parlava già di cassa integrazione». L’assemblea ha pure deciso di intraprendere azioni di lotta più incisive ove la Regione dovesse fissare l’incontro chiesto da rsu e lavoratori. Sono state quindi indicati gli strumenti da mettere in atto per giungere alla fine della crisi. Si punta a salvaguardare i livelli occupazionali e si invita la dirigenza a valutare l’utilizzo della cassa integrazione quale ultimo atto necessario per il salvataggio finanziario dell’azien- La sede cosentina della Sorical BISIGNANO Serve numerosi quartieri che spesso restano al buio. E i residenti si appellano al Municipio La cabina elettrica di Monachelle ancora fuori uso Rino Giovinco BISIGNANO Sul territorio c’è un’altra incompiuta. Questa volta, però, le responsabilità sono dell’Enel anche se il comune ci ha messo lo zampino. La vicenda risale al febbraio del 2010. A seguito delle abbondanti piogge di quel periodo, la cabina elettrica di Monachelle crolla inesorabilmente lasciando al buio il popoloso quartiere di Santa Croce e zone limitrofe. Nell’immediato, viene trattata un’emergenza che ancora dura. Infatti, numerosi restano i disagi agli utenti con la luce bassissima che fa andare in tilt lampadari, caldaie e ogni tipo di elettrodomestico visto che lavorano sotto sforzo. Da oltre un anno, l’enel ha posizionato la nuova cabina in località San Fili ma, da allora nulla si è mosso. La struttura è rimasta lì in attesa dei lavori di collegamento alla rete elettrica, nonostante le proteste dei cittadini colpiti dalla “bassa tensione”. Un mese addietro si La cabina dell’Enel apprende che l’enel non aveva iniziato i lavori perché il comune non aveva concesso l’autorizzazione cosa che ha fatto con una delibera dello scorso ottobre richiamando la richiesta dell’enel del 6 aprile 2010. Insomma, il comune concedeva l’autorizzazione con 19 mesi di ritardo. Ma, concessa l’autorizzazione, l’unica cosa che cambia è il manufatto che doveva ospitare la cabina che, nel tempo è stato preda dei vandali e oggi si presenta privo di porte e di finestre, oppor- tunamente smontate da ignoti e portate via per racimolare qualche euro. Inoltre, indiscrezioni parlano di un lavoro che l’Enel, almeno per il momento, non ha intenzione di fare visto che i soldi all’epoca stanziati, probabilmente sono stati dirottati altrove. Ora, è necessario un intervento deciso dell’amministrazione comunale e del sindaco per “costringere” l’Enel a fare i lavori per evitare che, come lo scorso anno, zone della città passano il Natale a lume di candela. da. Ecco la ricetta dell’assemblea: qualsiasi comunicazione che la rsu riceve dall’azienda sulla cassa integrazione deve essere discussa con i lavoratori; cassa integrazione supportata da un piano industriale; riduzione del numero dei dirigenti presenti in Sorical, del numero dei dirigenti e dei membri del Cda, sospensione dei loro stipendi fino alla ripresa dei corretti flussi economici; cancellazione di tutte consulenze esterne; azione più incisiva verso i comuni morosi. L’assemblea chiede i verbali delle ultime riunioni del Cda della Sorical e pone un quesito alla Regione: è vero che ha adempiuto solo in parte ai doveri stabiliti dalla convenzione di gestione stipulata il 13 giugno 2003? 41 Gazzetta del Sud Venerdì 9 Dicembre 2011 Cronaca di Lamezia Oggi all’Uniter si parla di immigrati Oggi alle 17 nella sede dell’Uniter si parla di Immigrati. Relazionano Francesco Caruso e Costanza Falvo D’Urso Corso Nicotera 215, - Cap 88046 Tel. e Fax 0968.448193 [email protected] . Salvatore Pileggi con la sua Nissan si scontra con una Stilo sulla Statale 18 guidata da Vincenzo Iannazzo che viene ricoverato in ospedale Muore a 37 anni mentre andava a lavorare Un’auto della polizia locale corre in soccorso ma viene coinvolta in un altro incidente in Via dei Bizantini Vinicio Leonetti Stava andando a lavorare in un call center nonostante ieri fosse giorno di festa, ma ha trovato la morte sulla strada. Salvatore Pileggi, 37 anni, a bordo della sua Micra verde lungo la Statale 18 s’è scontrata con una Stilo grigia che avanzava sull’altra carreggiata. Nell’impatto frontale Pileggi ha perso la vita, la sua auto gli si è accartocciata intorno e sono dovuti intervenire i vigili del fuoco per tirare fuori dalla macerie il cadavere. Ferito ma senza gravi conseguenze Vincenzo Iannazzo, l’autista della Stilo. Trasportato d’urgenza da un’ambulanza del 118 i medici l’hanno sottoposto a ricovero, è sotto choc ma fuori pericolo di vita. Ad occuparsi dei rilievi la sezione sinistri dei vigili urbani. Erano le 11.45 circa quando le due auto stavano transitando sulla strada statale in senso contrario, all’altezza dell’Ayers Rock One, poco distante dall’area ex Sir. Là era diretto Salvatore Pileggi, lametino, che abitava nella casa dei genitori. Da circa tre anni lavorava all’Infocontact, una grande azienda di servizi telefonici con quasi un migliaio di addetti al lavoro tutti i giorni, inclusi quelli festivi. Per raggiungere il posto di lavoro Salvatore Pileggi per- correva la scorciatoia di Palazzo che porta sulla Statale 18 bypassando la rotatoria di autostrada e aeroporto. Per cause in corso d’accertamento la sua Micra è andata a scontrarsi contro la Stilo e s’è ribaltata. Per Pileggi non c’è stato nulla da fare nonostante i soccorsi immediati. È stato per lui un colpo fatale. I rilievi sono stati effettuati dagli agenti della polizia municipale, che hanno accertato ci fosse un’abbondante pioggia a quell’ora nell’area dove c’è stato l’incidente. Di sicuro l’asfalto era viscido. La prima pattuglia della polizia locale arrivata sul luogo dell’incidente dopo aver visto la gran confusione che s’era creata anche nella circolazione ha chiamato rinforzi, e dalla centrale di Palazzo Maddamme è partita un’altra squadra di vigili a bordo di una Fiat Brava di servizio. L’auto in Via dei Bizantini è andata a scontrarsi con un’Alfa 147 che procedeva in senso contrario. Ma questa volta nessuna grave conseguenza per chi era nelle due auto coinvolte nell’incidente. Salvatore Pileggi era single, abitava nella casa dei genitori, aveva due sorelle ed un fratello. Dell’incidente mortale si sta occupando il sostituto procuratore della Repubblica di turno Luigi Maffia che ha La Nissan Micra dopo l’incidente aperto un fascicolo. Non si sa ancora se ordinerà l’autopsia sul cadavere per accertare le cause precise della morte. «Le parole contano poco in circostanze tragiche come questa», dichiara Paolo Braganò direttore delle risorse umane all’Infocontact che esprime cordoglio e vicinanza alla fa- Nessuna conseguenza per i vigili urbani dopo l’incidente su Via Bizantini Salvatore Pileggi miglia Pileggi, «ma Salvatore era un ragazzo davvero ineccepibile, puntuale e sempre col sorriso solare anche sul lavoro». Si tratta dell’ennesimo incidente sulla pericolosissima Statale 18 che si dimostra sempre più insicura e certamente inadeguata a sopportare tutto il traffico che gravita intorno all’area industriale dove circolano quotidianamente circa 2 mila persone tra addetti nelle attività economiche e lavoratori dell’indotto. La Stilo guidata da Vincenzo Iannazzo La Fiat Brava della polizia municipale coinvolta in un altro infortunio in Via dei Bizantini In breve L’ispettore di polizia è accusato di aver fatto la “talpa” Ammesse le intercettazioni delle telefonate di Esposito È tempo di “talpe” nella polizia. Mentre mercoledì scorso è stata arrestata l’assistenza amministrativa Giuseppina Lentini in servizio all’ufficio passsaporti del commissariato lametino per aver passato delle “soffiate” ad una presunta organizzazione che sarebbe legata al clan Iannazzo, proseguirà martedì prossimo il processo in Tribunale all’ispettore Alfonso Esposito, 50 anni, fino a quattro anni fa in servizio nella Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, che avrebbe fornito informazioni riservate al costruttore lametino Salvatore Mazzei mentre era sott’inchiesta. Nella prossima udienza il presidente del Tribunale Pino Spadaro, affiancato da Adele Foresta e Gustavo Danise, affiderà l’incarico ad un perito per la trascrizione di alcune telefonate intercettate nel corso dell’indagine, che sono alla base dell’accusa per corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio contro il poliziotto. Si tratta di due dialoghi ch erisalgono a quattro anni fa e che, secondo l’accusa, inchioderebbero l’imputato. Da parte del suo difensore, l’avvocato Francesco Gambardella, era stata chiesta l’inutilizzabilità di quelle intercettazione, che invece sono state annesse al processo da parte del Tribunale con un’ordinanza emessa nella settimana scorsa. Tanto che presto verranno trascritte per entrare a pieno titolo nel processo cominciato il 4 ottobre scorso. ALLE 16 IN PIAZZA DIAZ Domani incontro su giovani e politica Domani alle 16 nella sala comunale di Sambiase si terrà l’incontro “Giovani e politica, proposte e opportunità”. Interverranno Danilo Massena dei Giovani Udc, Salvatore Mazzotta segretario provinciale dello Scudocrociato, Ludovico Abenavoli dell’Università di Catanzaro, Massimo Cristiano capogruppo Udc, Filippo Garofalo vicesindaco di Soveria. ALL’UMBERTO ALLE 18.30 Domenica convegno su teatro e identità Il porticciolo di Gizzeria Nello stesso procedimento l’imprenditore Mazzei è imputato di corruzione. Secondo l’accusa, sostenuta in aula dal pubblico ministero Luigi Maffia, il costruttore in cambio di preziose informazioni avrebbe fornito al poliziotto del materiale edile per la costruzione di una casa. Al costruttore nello scorso luglio il Tribunale di Catanzaro ha sequestrato un impero da 200 milioni di euro fatto di 70 fabbricati, 215 terreni, 25 società, 30 automezzi, l’Aerhotel Phelipe nel quartiere Sant’Eufemia e la cava di San Sidero sequestrata anni fa dalla procura della Repubblica perchè ritenuta abusiva. La stessa sospetta “talpa” è accusata anche di aver minacciato l’ex sindaco di Gizzeria Sergio Trapuzzano per ottenere un’autorizzazione per la realizzazione del porticciolo turistico del paese sequestrato da tempo perchè ritenuto abusivo. Ma questa vicenda è al centro di un altro processo in corso davanti al giudice per l’udienza preliminare del Tribunale lametino. Il pubblico ministero Maffia per gli illeciti urbanistici e ambientali riguardanti il porticciolo ha messo sott’accusa 33 persone tra cui l’ispettore Esposito, definito dagli inquirenti «gestore di fatto della struttura», e fondatore dell’associazione Marineland che si occupava di protezione civile. Molti degli imputati vengono accusati di aver realizzato l’approdo turistico su una proprietà demaniale.(v.l.) “Teatro e identità” è il tema del convegno di domenica alle 18.30 al Teatro Umberto, promosso dall’associazione “I vacantusi” e dall’Unesco. Relazioneranno Antonio Panzarella docente all’Accademia delle belle arti di Roma e l’archeologa Stefania Mancuso, docente all’Unical di Cosenza. SCIOPERO LUNEDÌ Cgil, Cisl e Uil contro la manovra Le ragioni dello sciopero di lunedì prossimo contro la manovra finanziaria del governo Monti vengono spiegate oggi alle 10 da Cgil, Cisl e Uil in una conferenza stampa congiunta in un hotel a Sant’Eufemia. Partecipano i segretari regionali Sergio Genco (Cgil), Paolo Tramonti (Cisl) e Roberto Castagna (Uil). Lo sostiene il consigliere Stella dell’Ordine degli agronomi L’albero di Natale più ecologico è certamente quello naturale La solennità dell’Immacolata Concezione ha ufficialmente aperto il lungo periodo delle festività natalizie che si concluderà, secondo una tradizione ormai inveterata, il 6 gennaio prossimo con l’Epifania. Tempo di Natale, dunque, di case addobbate col presepe e l’immancabile albero, naturale o sintetico che sia. Di colore e dimensione tra le più svariate, l’abete natalizio campeggia sfavillante di luci nei salotti, davanti alle finestre o nei giardini. In molti scelgono l’albero sintetico per non estirpare una pianta dal bosco, molti altri invece preferiscono l’abete naturale. Per Aldo Stella, consigliere dell’Ordine provinciale dei dottori agronomi e forestali, docente dell’istituto tecnico per geometri, «il vero albero di Natale è proprio quello naturale. Il suo utilizzo comporta una corretta scelta ambientale a salvaguardia della montagna e della sua popolazione». L’agronomo spiega che è convinzione diffusa, specie in persone che si definiscono veri ambientalisti, che è deprecabile sdradicare o abbattere un giovane albero naturale per goderne la presenza in casa per solo pochi giorni. «Questa idea», sottolinea Stella, «è del tutto errata in quanto proprio l’impiego di un albero vero rappresenta un’azione di alto valore ecologico. Gli alberi che vengono destinati alla vendita per questo scopo, normalmente abete rosso, abete bianco e in alcuni casi douglasia e pino, non vanno per niente ad impoverire il popolamento silvestre delle nostre montagne o a degradare L’albero di Natale naturale in Corso Numistrano aree boscate che diffusamente interessano il nostro entroterra». In pratica gli abeti naturali che vengono venduti in questo periodo di grandi festività «provengono da vivai forestali, da diradamenti controllati di boschi di abete o addirittura dalle cime di piante adulte già abbattute e destinate all’industria del legname. Di conseguenza sono piante il cui ciclo vitale è direttamente controllato dall’uomo e dal corpo forestale che vigila sulla corretta utilizzazione del patrimonio forestale nazionale». Il docente tiene anche a sottolineare che «avere in casa un albero di Natale vero ha risvolti positivi immediati, basti pensare alla possibilità di far entrare nelle case la natura, anche se in maniera del tutto estemporanea; a far comprendere ai piccoli, tanto interessati all’albero ricco di addobbi luccicanti e regali sempre molto desiderati, le caratteristiche di un albero che vive solo in montagna». Una valenza che è anche di tipo ambientale, sociale ed economico. L’effetto sociale si evidenzia con l’attività lavorativa che coinvolge l’intera filiera del legno, interessando principalmente le popolazioni montane dei numerosi nostri borghi a rischio di spopolamento. L’aspetto economico è di facile comprensione: in Italia si comprano circa 6,5 milioni di alberi veri, per un giro d'affari di 140 milioni di euro. Risorse che non solo alimentano un settore in crisi come quello agricolo ma principalmente riguardano un prodotto del tutto nazionale. (m.s.) 43 Gazzetta del Sud Venerdì 9 Dicembre 2011 Lametino . PIANOPOLI Il professionista ha riferito sui quintali di rifiuti presenti negli argini del fiume CONFLENTI Il perito della Procura ha presentato una dettagliata relazione sul Gaccia La prossima udienza è prevista per il 12 gennaio. Saranno sentite le parti La Consulta ha promosso un incontro sul tumore al seno Luigina Pileggi Giovambattista Caravia LAMEZIA TERME Ha riferito sullo stato di “salute” del fiume Gaccia. Raccontando tutto quello che ha trovato: quintali e quintali di immondizia sotterrati lungo gli argini del fiume. Così il perito della Procura, l’ingegnere Nigro, ha raccontato tutto quello che c’era da sapere al gip Barbara Borelli e ai difensori degli indagati dell’inchiesta sui rifiuti al fiume Gaccia a Pianopoli. Una perizia minuziosa e dettagliata, nella quale l’ingegnere ha descritto tutto quello che ha scoperto lungo il corso d’acqua, e che ha esposto nel corso dell’incidente probatorio chiesto dal pm Domenico Galletta, nell’ambito del procedimento che vede indagati diversi amministratori. L’udienza è stata poi rinviata al 12 gennaio, giorno in cui saranno ascoltati anche i consulenti di parte. Un’udienza che si preannuncia particolarmente “animata”, dato che il Comune di Pianopoli ha tirato in ballo lo stesso perito: l’Amministrazione guidata da Gianluca Cuda ha infatti denunciato il professionista nominato dalla Procura in quanto avrebbe “rimosso” alcuni rifiuti, attraverso l’utilizzo di una ruspa, provocando così ulteriori danni ambientali. Il perito ha effettuato dei controlli lungo le sponde del corso d'acqua, a seguito di un'inchiesta avviata dalla Procura che portò all'invio di avvisi di garanzia ad amministratori, dipendenti del Comune e persone legate alle ditte che effettuarono dei lavoro lungo il Gaccia. La Giunta comunale di Pianopoli ha dato mandato, con una delibera del 10 novembre scorso, all'avvocato Italo Reale di intra- Strada allagata a Nocera Terinese NOCERA T. Immacolata sottotono Centri turistici deserti e vasti allegamenti sulle strade del litorale Sopralluogo dei carabinieri lungo il fiume Gaccia que del fiume Gaccia. In ragione della gravità di quanto avvenuto – insiste l'Amministrazione di Pianopoli – si rende indispensabile incaricare legale di fiducia di questo Comune, nella personale dell'avvocato Italo Reale, del foro di Lamezia Terme, per intraprendere ogni utile del predetto Ctu e di chiunque dovesse risultare corresponsabile». Il tratto di fiume in questione è stato sequestrato nel luglio del 2010 dai militari dell'Arma, dopo la scoperta di una mega discarica di rifiuti speciali lungo 4 chilometri del fiume Gaccia. Sequestro che fu disposto dalla Procura della Repubblica, che notificò anche cinque avvisi di garanzia: al responsabile dell'Ufficio tecnico del comune di Pianopoli Luigi Mercuri, 44 anni; a Pasquale Donato, 54 anni, ingegnere progettista e direttore dei lavori; a Maurizio Antonio Diodato, 47 anni, geometra, direttore dei lavori incaricato dal comune; a Biagio Francesco Maduli, 47 anni, di Taurinova, titolare dell'impresa che si è aggiudicata i lavori; e a Agostino Lucia, 33 anni, titolare dell'impresa che ha eseguito i lavori lungo gli argini del fiume. Tutti accusati di concorso in gestione non autorizzata di discarica e smaltimento illecito di rifiuti speciali su area sottoposta a vincolo paesaggistico-ambientale, danneggiamento degli argini del fiume, disastro doloso e deturpamento di bellezze naturali. DECOLLATURA Tutto pronto per l’iniziativa di Comune e Pro Loco zione del Presepe Vivente, rivolto ad ottenere un comune sforzo di coinvolgimento, affinché si potesse recuperare il materiale necessario, i costumi e un’ampia partecipazione di volontari. Al momento fervono i preparativi e sembra che l’edizione del Presepe Vivente si preannunci come la giusta occasione per attrarre visitatori e ospiti che potranno anche soggiornare nel centro del Reventino. L’iniziativa della Pro Loco, per come è stato scelto dall’attuale dirigenza e per altro come ricordano tutti i messaggi che accompagnano la comunicazione istituzionale, di fatto concretizza la propria attività nel rispetto del principio che «la Pro Loco di Decollatura contribuisce all’organizzazione e promozione di qualunque attività utile al perseguimento degli obiettivi sociali, in collaborazione con i soci, le associazioni, la cittadinanza e può operare in partenariato con gli enti pubblici e privati». prendere «le necessarie azioni davanti all'autorità giudiziaria al fine di accertare eventuali responsabilità penali a carico del Ctu nominato nell'ambito dell'incidente probatorio riferito a due procedimenti penali o a carico di chiunque dovesse risultare corresponsabile e, comunque, a richiedere il risarcimento del danno arrecato al territorio e all'Ente. Dalla relazione di un consulente di parte trasmessa a questo Ente e regolarmente acquisita agli atti, risulta che nelle operazioni disposte dal Ctu per la verifica dello stato di inquinamento dei luoghi, a causa della loro errata esecuzione, hanno determinato inquinamento della falda acquifera con ripercussioni, nel tempo, sulle ac- Antichi mestieri e sapori del passato rivivranno nel presepe vivente 2011 Santino Pascuzzi SOVERIA MANNELLI La Pro Loco Decollatura, il Comune in collaborazione con i cittadini, presentano l’edizione del Presepe Vivente 2011. Per annunciare l’iniziativa è stato ideato un colorato manifesto accompagnato dal messaggio "Un magico percorso tra l'atmosfera natalizia e gli antichi mestieri e sapori della nostra tradizione". Le date previste sono domenica 25 dicembre, domenica 1 gennaio 2012 e venerdì 6 gennaio, con orario dalle ore 18 alle 20. Luogo della manifestazione sono le “vinelle” di via XXIV Maggio, a Casenove di Decollatura, teatro e memoria della vita semplice e agreste delle famiglie che popolavano un centro storico adesso dimenticato e spopolato. Il presidente della Pro Loco, Gianpiero Nicolazzo, ha attivato l’organizzazione già dopo l’estate chiedendo ed ottenendo la piena collaborazione della civica amministrazione, precisando che l’iniziativa è inserita nel programma delle attività per l’anno in corso. Diversi gli inviti e le riunioni preparatorie che la Pro Loco ha tenuto per programmare nei dettagli la manifestazione. Nei mesi scorsi, nel corso di alcuni incontri, esplicito è stato l’invito, proprio per una migliore organizza- Presepe vivente SAN PIETRO A M. Ottima prova della squadra del mister Azzarito La volley maschile batte in casa la capolista del girone di andata Sebastiano Senese SAN PIETRO A MAIDA Con il punteggio di 3 set a zero e i parziali di 25/17 – 25/21 – 25/19 l’Auto Bartuca è riuscita a battere la capolista del girone di prima divisione maschile di pallavolo. Un bellissimo spettacolo quello dell’altra sera a San Pietro a Maida, dove, in un palazzetto dello sport gremito da un pubblico caldo e appassionato, l’Auto Bartuca si è imposta con determinazione e grinta sulla La squadra di volley maschile di San Pietro a Maida capolista Mister Toto Marina di Gioiosa. Una partita emozionante e intensa, durante la quale i ragazzi di mister Ernesto Azzarito non hanno risparmiato le energie pur di portare a casa gli ambiti tre punti facendo bottino pieno contro una Mister Toto, che non ha saputo reagire alla compattezza dimostrata dalla formazione Sanpietrese in tutti i settori. Una prova eccellente dell’intero sestetto, ma mister Azzarito guarda avanti e riporta l’attenzione alla prossima ostica trasferta. Sabato 10 dicembre, infatti, l’Auto Bartuca sarà ospite a Vibo Valentia della giovane ma tenace formazione della Callipo Sport, che in classifica segue la formazione Sanpietrese a due lunghezze di distanza. NOCERA TERINESE. Ieri, almeno fino al primo pomeriggio, il contesto generale esteriore sulla costa tra Gizzeria e Nocera Terinese, è apparso tutt’altro che festivo. Scarso il traffico veicolare; chiuse quasi tutte le seconde case; pochi i clienti nei locali pubblici, nelle strutture ricettive; pressoché deserte le passeggiate. Colpa della deprimente crisi economica o della pioggia piuttosto abbondante che ha interessato il litorale? Forse di entrambe. Certo è che se la ricorrenza dell’Immacolata, che tradizionalmente dà avvio al clima natalizio, dovesse essere considerata come la prova generale delle festività che verranno, c’è davvero poco da stare allegri, specialmente per gli operatori economici, turistici. L’auspicio è che nelle prossime settimane l’incalzare dell’atmosfera natalizia, di Capodanno e dell’Epifania possa contribuire a un maggiore movimento di persone, tempo permettendo. Intanto ieri la fotografia dei centri abitati costieri era quella di località con copiosi allagamenti viari per l’inadeguatezza delle opere di deflusso della acque piovane. Interi tratti di stra- de comunali, della Statale 18, della Provinciale che collega lo svincolo autostradale falernese con Marina di Nocera Terinese, erano un susseguirsi di laghetti, sulla sede viaria o ai margini, con le immaginabili conseguenze per la circolazione veicolare e per i pedoni. Se per questi ultimi il rischio prevedibile era quello di un’improvvisa doccia volante, a causa dei consistenti schizzi, per le automobili in transito a velocità sostenuta davanti ai vasti e non segnalati allagamenti c’era l’alternativa in alcuni casi di attraversare gli specchi d’acqua mantenendo la destra e riducendo improvvisamente la velocità o d’invadere bruscamente l’altra corsia con quel che ne consegue a livello di sicurezza stradale. Vistosi allagamenti hanno interessato la Statale 18, in particolare a fianco del lungomare di contrada Lenzi a Gizzeria e la Provinciale che attraversa Marina di Nocera Terinese (specie in prossimità della zona industriale falernese); a Marina di Nocera Terinese le vie comunali Marcello De Luca e quella tra la strada nazionale e il villaggio Nuova Temesa. (g.r.) SAN MANGO D’AQUINO “Prevenzione del tumore al seno”, questo l’argomento del convegno dibattito organizzato dalla “Consulta donne - gruppo Conflenti nel Cuore” di Conflenti programmato per domenica prossima alle 16,30. Al convegno, che si svolgerà alla Casa del pellegrino di Conflenti, parteciperanno valenti medici impegnati sul territorio che affronteranno il delicato tema del carcinoma mammario sensibilizzando, in maniera particolare, la popolazione femminile sull’importanza che oggi riveste la prevenzione, per consentire una diagnosi precoce della malattia che ogni anno in Italia colpisce ancora tantissime donne. Dopo l’introduzione dei lavori, curati dalla professoressa Giuliana Carnovale, l’importante tematica sarà affrontata dalla dottoressa Maria Cristina Giordano, pneumo-oncologa all’ospedale “Santa Croce” di Cuneo e dalla dottoressa Maria Renne, chirurgo oncologo al polo oncologico “Tommaso Campanella” di Catanzaro. Scopo del convegno sarà quello di «responsabilizzare le donne incoraggiandole a rivolgersi al medico al primo campanello di allarme, quando avvertono qualche sintomo che possa far pensare alla presenza di un male oscuro oppure di svolgere con regolarità dei controlli medici». FALERNA La storia del paese raccontata in “Oltre il tempo” Pagine di memoria collettiva per trovare un’identità comune Giovambattista Romano FALERNA Lo ha dedicato alla storia, al territorio e alla gente di Falerna il suo ultimo saggio dal titolo “Oltre il tempo – Lampi di storia falernese” Armido Cario. Uno studio del paese nella ricorrenza del bicentenario dell’istituzione del comune attraverso la fusione con Castiglione Marittimo, di cui Falerna faceva parte come frazione, mentre oggi, com’è noto, Castiglione è frazione del Comune tirrenico. Il 4 maggio 1811 il sovrano del Regno di Napoli, Gioacchino Murat (aveva sposato Carolina, sorella di Napoleone Bonaparte), nell’approvare il nuovo ordinamento del territorio su cui regnava, riconobbe l’unitarietà del comune tirrenico. Secondo l’amministrazione, la pubblicazione di Cario «ha una valenza storica e didattica di fondamentale importanza, perché consente anzitutto ai cittadini falernesi la possibilità di conoscere uno spaccato della propria storia sociale, politica e amministrativa». Per celebrare il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia e il bicentenario municipale il Comune ha promosso tre incontri pubblici alla presenza dell’autore, con inizio alle ore 17.30, su “Oltre il tempo”: domani al Centro polifunzionale di Falerna capoluogo; il 17 nella sala della Società di mutuo soccorso di Castiglione Marittimo; il 23 nell’aula magna della scuola media di Falerna Marina. «La ricchezza del nostro Comune – osserva al riguardo il sindaco, Giovanni Co- Falerna Superiore agli inizi del 900 in una rara immagine d’epoca stanzo – risiede, da sempre, nella sua triplicità, nel suo essere mare, collina e montagna. La storia del nostro territorio, antica come la storia dell’uomo, è perciò ricca di lezioni, di eventi e di sfumature. Ogni comunità ha bisogno di un principio d’identità, nel quale riconoscersi. Ciò vale soprattutto per Falerna, così multiforme ed eterogenea. Per tali ragioni, oltre che per celebrare il bicentenario dell’unione comunale e il 150esimo dell’Unità d’Italia, abbiamo scelto di promuovere questa iniziativa culturale. Divulgare il patrimonio collettivo di memoria e conoscenza è, infatti, un imperativo etico non solo per chi amministra. «Le vicende narrate da questo libro sono destinate perciò a tramutarsi in coscienza duratura, in un’eredità morale per tutti coloro che a Falerna sono nati e vivranno». Ma quali sono i motivi dello studio di Cario sulla comunità falernese? «Le ragioni sono molteplici – spiega l’autore – lo spunto mi è stato offerto dal bicentenario dell’unione comunale tra Castiglione e Falerna, che arricchisce di contenuti e riflessioni il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia. Tuttavia il motivo che mi ha spinto all’impresa è più profondo: restituire ai falernesi pagine di memoria collettiva, sottraendole all’oblio e alla corruzione di sedicenti storici. L’obiettivo principale è divulgare una conoscenza autentica, libera da opinioni e preconcetti, che stimoli la riflessione e il pensiero critico. La finalità innanzitutto è antropologica: ogni aggregazione umana, ogni comunità ha bisogno di un principio d’identità (un noi), nel quale riconoscersi. La triplicità falernese Anche la storia dei suoi centri abitati è eterogenea».