ma che lingua parliamo oggi?

Transcript

ma che lingua parliamo oggi?
12 SOCIETÀ
N. 30 / 2011 EXTRA
MA CHE LINGUA
PARLIAMO OGGI?
L’italiano conosce una nuova vita nella società della comunicazione,
che è soprattutto il trionfo della scrittura. I cambiamenti ci dicono chi siamo:
meglio le frasi corte e addio al punto e virgola. Sms, email e chat hanno
archiviato le troppe formalità
LA MANIA
Comunicare
con un emoticon
@
Una faccia. Anzi, una faccina. È con
un simbolo grafico che richiama le
espressioni di un volto umano che
lo scrittore compulsivo di sms,
email e chat si è abituato a dare
sentimento alle parole digitate su
telefonini e computer. Arrivando a
una semplificazione estrema della
lingua scritta. In termine tecnico
viene utilizzato un «emoticon»,
un’icona che esprime emozioni,
parola inglese creata dalla fusione
di «emotional» e «icon». Con i canonici segni di interpunzione – ossia punti, virgole, punti e virgola,
due punti, parentesi e trattini, oltre
ad altri come l’asterisco – si emulano infatti le immagini. E le faccine
che nascono da questo semplice
gioco di tastiera possono accompagnare la parola scritta con un
sorriso di contentezza oppure una
smorfia di tristezza. Possono indicare contrarietà o complicità. Fare
la linguaccia all’interlocutore o
l’occhiolino. Esprimere euforia o
noia. Col tempo gli emoticon hanno sintetizzato numerosi sentimenti come l’amore, l’imbarazzo,
lo stupore, il fastidio, la confusione, finanche la commozione.
Con la punteggiatura si può mandare a distanza anche un classico
bacio, ovviamente, di cui ci sono
parecchie varianti. Numerosi software ormai trasformano in automatico le combinazioni in veri e
propri volti stile cartoon.
À Mentre parliamo, mentre scriviamo, la nostra lingua – l’italiano – si sta
già trasformando. È naturale che accada, spiegano gli esperti: usiamo il
linguaggio e lo pieghiamo alle abitudini, ai vezzi, alla storia comune, alle
necessità del momento. Insomma lo
cambiamo mentre ce ne serviamo. E
si tratta di un processo che dura da
sempre. Ma ci sono anche tendenze
che negli ultimi decenni, favorite dalla tecnologia che ormai smista le conversazioni quotidiane, hanno condizionato così tanto la lingua che i suoi
cambiamenti vengono studiati con
l’attenzione che si riserva ai cambiamenti profondi della società. Qualcuno ha persino ideato dei manuali di
sopravvivenza dell’italiano, quasi a indicare la mutevolezza del passaggio.
La lingua italiana di oggi è molto meno formale di un tempo. Si usa con
più disinvoltura, con meno timore reverenziale verso le regole della grammatica e la sintassi. Eppure ciò non significa che se ne faccia un minor uso:
anzi, la nostra epoca sta diventando il
trionfo della scrittura. Una nevrosi di
messaggi telefonici, email, chat, blog,
bacheche di social network, che rappresenta la vera novità. Tutti scrivono
di tutto, ne hanno gli strumenti, a
prescindere ovviamente dalla qualità
del risultato. Così nasce un nuovo codice comune, che certo non rivoluziona in toto la lingua italiana, ma comunque ne caratterizza l’evoluzione.
La definizione di «società della comunicazione», annota Giuseppe Antonelli, docente di Linguistica italiana
all’Università di Cassino, ha preso il
sopravvento su quella di «società dell’immagine, già in voga negli anni
Sessanta», come scriveva in un suo
studio pubblicato nel 2007 dal Muli-
no. «Se si guarda alle strutture della
lingua, alla grammatica e alla sintassi
– spiega Antonelli a eXtra – negli ultimi vent’anni il processo di innovazione ha subito un notevole rallentamento: il cambiamento più rapido,
quello che ha portato alla nascita dell’italiano contemporaneo, si è verificato negli anni del boom economico,
quando l’italiano ha preso a diventare
una lingua veramente parlata».
È la scrittura, dunque, che sta guidando la rivoluzione odierna. «Moltissime
persone che fino a poco tempo fa
non scrivevano un rigo oggi producono incessantemente testi digitati»,
constata Antonelli, per il quale ciò è
un bene se si tiene conto però anche
delle conseguenze. La comunicazione di chi scrive sms, per esempio, ha
come cifra caratteristica la «frammentarietà», con testi che «non sono solo
brevi, sono anche incompleti». Da qui
la nascita di un nuovo modello: «L’italiano digitato è una varietà diversa
dall’italiano scritto tradizionalmente
inteso. È a questa varietà che darei il
nome di “e-taliano”, che per le persone colte rappresenta solo una scelta
stilistica, ma per tutti quelli che scrivono soltanto in queste occasioni potrebbe finire col diventare l’unico modo di scrivere».
Una variante popolare della lingua
italiana, potremmo dire così, che assorbe anche molti termini «glocali»,
prendendone alcuni da altre lingue (a
partire dall’inglese) e facendo anche
riaffiorare i dialetti. «Il tratto prevalente nello stile, in tutti i campi e a tutti i
SOCIETÀ 13
EXTRA N. 30 / 2011
livelli – è la conclusione del linguista
– è il dominio dell’informalità fino a
comprendere rapporti interpersonali
legati un tempo a registri più controllati». Rendendo preferibile, nel parlare
e nello scrivere, l’utilizzo del «tu» al
posto del «lei».
A Bellinzona l’Osservatorio linguistico
della Svizzera italiana (Olsi) si occupa
di approfondire non solo i cambiamenti espressivi ma anche gli aspetti
socio-culturali dell’italiano. Di fronte
a quanto stiamo constatando ora, ci
ha spiegato la ricercatrice Elena Maria
Pandolfi, «è importante chiarire che
questo tipo di comunicazione rappresenta una delle varietà dell’italiano, anche per i singoli parlanti, e
quindi non va presa semplicisticamente come “italiano di oggi”». «A
metà degli anni Ottanta – ha aggiunto – è stata osservata nell’italiano una
tendenza all’affermarsi come standard di costrutti o forme che non erano presenti nel canone tradizionale».
La tecnologia in uso un quarto di secolo dopo ha portato molto oltre. E
su questo, all’Olsi, si continuano ad
approfondire gli studi. Il direttore Bruno Moretti, che insegna all’Università
di Berna, sta per esempio collaborando a un progetto internazionale per
realizzare grandi raccolte di sms in varie lingue e indagarne il linguaggio.
Un altro ricercatore, Matteo Casoni,
ha studiato il rapporto fra l’italiano, il
dialetto e il computer. Presto l’Osservatorio realizzerà un «Indice di vitalità
dell’italiano in Svizzera».
Che lingua parliamo, insomma? Giorgio De Rienzo, linguista torinese
scomparso alcuni giorni fa, ha curato
per anni un forum sul portale del Corriere della Sera, lo «Scioglilingua».
Studenti, notai, avvocati, manager,
casalinghe gli hanno sottoposto dubbi, curiosità, errori, chiedendogli chiarimenti spicci. De Rienzo ne ha tratto
anche un manuale di pronto soccorso per l’italiano («S.O.S Lingua», Kowalski editore). In generale, spiegava,
«oggi si tende a scrivere con periodi
corti, con una progressiva eliminazione delle frasi subordinate troppo articolate». Gli insegnanti segnalano in
particolare che gli studenti scrivono
utilizzando un’abbondanza di virgole
e punti fermi, i due punti e il punto e
virgola – segni grafici mediani – sembrano invece scomparsi.
Ma è nella costruzione di un discorso
(scritto e parlato) che gli italofoni rivelano tendenze interessanti. I verbi all’indicativo sono per esempio i più
utilizzati, spiegava De Rienzo, spia di
una cultura in cui «tutto viene appiattito in un perpetuo presente». E a farne le spese è soprattutto il congiuntivo. Quasi sparito. O, alla meglio, utilizzato male. Fra gli errori più comuni
nella scrittura, infine, «qual è» composto con l’apostrofo in mezzo e la frapposizione di una virgola fra soggetto
e verbo. Solo una questione di punti,
virgole e parentesi tonde? Non proprio, le scelte della lingua ci dicono
chi siamo. Viviamo velocemente. Tendiamo ad aggirare le gerarchie. E ci
facciamo condurre per mano dalle
tecnologie.
ALESSANDRO FRANZI
([email protected])
ANDREA FAZIOLI: «MAI PERDERE LO STUPORE»
Andrea Fazioli, affermato scrittore
ticinese di gialli, sa come comportarsi con le parole. Trentatré anni,
ha al suo attivo ormai numerosi titoli di successo. Nel 2004 Fazioli si
è laureato in Lingua e letteratura
italiana e francese all’Università di
Zurigo, con una tesi sul poeta Mario Luzi. La scrittura è come il suo
doppio nella vita. A lui abbiamo,
dunque, chiesto alcune considerazioni sulle abitudini nell’uso della
lingua italiana consolidatesi in una
società che ha fatto della comunicazione una delle sue cifre identificative.
Fazioli, vede anche lei il rischio
di banalizzazione della parola
scritta?
«Il rischio c’è anzitutto per chi fa il
mio mestiere. Qualcuno ha detto
che ad essere veramente creativi
sono i bambini e i poeti, perché
sanno stupirsi di fronte al significato delle parole. Quindi per chi scrive la prima regola è di mantenere
sempre lo stupore. Per chi invece
compone sms o e-mail il consiglio
è di distinguere il parlato dalla parola scritta: il primo, anche se la arricchisce, sta invadendo la seconda. Bisogna dunque avere sempre
cura di quello che si sta scrivendo».
Come sceglie le parole e le
espressioni da utilizzare nei
suoi libri?
«La mia è una scrittura mossa, che
segue molto le conversazioni. È
fondamentale, per me, ascoltare le
persone nei loro dialoghi e portare
la loro vivacità nella scrittura, anche se per esempio in Ticino è più
difficile che altrove riportare fedelmente le espressioni dialettali. Infine, oltre all’ascolto, l’altra ispirazione è data dalle buone letture. Io
leggo molto».
Che cosa non utilizzerebbe
mai, invece, nei suoi libri?
«Cerco sempre di utilizzare espressioni tipicamente ticinesi, preferisco per esempio il “bucalettere” alla
“buca delle lettere”. Ma non mi
piacciono parole come “comandare” al posto di ”ordinare”. Diciamo
che evito le asperità. Cerco di avere
un linguaggio molto controllato,
soprattutto nelle espressioni più
spinte, perché ciò che scrivo possa
essere letto da chiunque».
Chiacchierare all’infinito senza spese.
Fr. 19.80/mese
Jetzt
(incl. 100 MB)
* Offerta valida alla stipulazione di un nuovo abbonamento M-Budget Mobile Surf della durata minima
di 24 mesi, carta SIM da fr. 40.– esclusa.
www.m-budget-mobile.ch
Telefon
a
in tutta gratis
M-Bud la rete
con l’a get Mobile
bb
M-Budg onamento
et Mob
ile.
I prodotti M-Budget Mobile sono disponibili presso
0.– *
Android™
Samsung Galaxy S I9000 / I9001
Fotocamera da 5 megapixel, schermo tattile Super AMOLED
da 4", senza abbonamento fr. 499.– / 7945.479 / 7945.525