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I quaderni di
A cura di Alberto Mucci
Wi – Fi
come - quando - perché
S
ta per “partire” in Italia una nuova tecnologia nel sempre più
largo e profondo campo dell’Ict: è il Wi-Fi (wireless fidelity),
che possiamo chiamare in italiano e con un’immagine che
rende l’idea, la fedeltà senza filo. Una tecnologia che, nata
negli Usa nel 1997 per sostituire i collegamenti cablati fra Pc, si è
progressivamente affermata per i suoi costi contenuti e per la
facilità di utilizzazione e che ora, grazie anche al pungolo di
Nicholas Negroponte, fondatore del Media Lab e riconosciuto “guru”
della “grande mutazione”, sta crescendo in Europa e in particolare
in Italia.
La nuova tecnologia, che non è alternativa ma complementare
rispetto a quella di terza generazione, è destinata a dare uno scossone
al mondo delle telecomunicazioni, ad aprire nuove e più avanzate
frontiere alla società della comunicazione. Il Quaderno, elaborato da
ricercatori e collaboratori della Fondazione Ugo Bordoni, fornisce il
quadro d’insieme, illustra le prospettive, presenta precise
testimonianze di come, di quando, e del perché della nuova tecnologia.
Di come la stessa possa svilupparsi e di come il Governo italiano
intenda farla crescere.
Entro fine anno verrà messa a punto dal Governo una nuova
regolamentazione per il Wi-Fi. Sarà allineata a quella europea,
fornendo una concreta risposta alla richiesta italiana, propugnata dal
Ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, di definire in sede
Ue norme comuni per le attività Ict.
La nuova regolamentazione si ispirerà a tre principi fondamentali:
l’integrazione delle reti (per evitare ingiustificate incompatibilità); la
non discriminazione (tutti gli operatori devono avere la possibilità di
esercitare il servizio Wi-Fi e/o altri); la piena concorrenza,
fondamento del mercato europeo.
Con queste basi, che hanno valenza anche culturale, l’Italia si accinge
a fare un altro, importante passo in avanti in un settore dove prodotti
(tecnologie), mercato e regole, come osserva Guido Salerno, devono
avere analogo e armonizzato ruolo.
Supplemento al numero di Novembre n.201 di Media Duemila
Indice
Regole per una sana competizione: intervista al ministro delle comunicazioni, Maurizio Gasparri
Being Wireless/Senza fili articolo di Nicholas Negroponte
Wi-Fi: un po’ di storia ... e di tecnica
Wireless-Web Surfing e Wi-Fi
WISPs nel mondo: gli scenari
Integrazione del Wi-Fi nelle reti telco
Le regole in Italia e in Europa
Evoluzione degli standards WLAN
Gli aspetti critici
Il progetto Internet@scuola
Una moneta per la scuola articolo di Geminello Alvi
Progetto TERRA-Lecce
L’esperienza Wi-Fi a Dublino
Apparati disponibili sul mercato
News dal mondo Wi-Fi
Qualche conclusione
Il punto di vista della UE
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Hanno collaborato alla realizzazione di questo inserto, coordinato da Dario Di Zenobio: Laura Aria,
Wi – Fi. Come - quando - perché
Una nuova rivoluzione
È
iniziata in Italia la sperimentazione del servizio pubblico WI-FI, la
tecnologia senza fili che permette, attraverso antenne collegate su una
frequenza domestica (onde radio a bassa frequenza), il collegamento a
Internet con un PC portatile.
Uno tra i primi a parlare di questa nuova tecnologia è stato Nicholas Negroponte,
direttore del Media Lab di Boston. Durante le sue frequenti conferenze italiane il “guru”
del digitale ha sostenuto come questa tecnologia possa mettere in discussione lo sforzo
economico e tecnologico collegato al lancio della rete di terza generazione e cioè
l’UMTS. Nell’articolo che apre questo fascicolo, dedicato ad approfondire i molteplici
aspetti tecnici della nuova tecnologia, Negroponte sviluppa il suo ragionamento,
parlando della nuova e straordinaria rivoluzione che sta per arrivare nel mondo delle
TLC: “Tutto quello che sapevamo deve essere cancellato dalla nostra mente - sostiene perché le compagnie telefoniche a larga banda o senza fili verranno rimpiazzate da
micro-operatori. Questi potranno collegarsi tra loro e formare una comunità sempre
connessa”. (Pubblichiamo in altra pagina, eccezionalmente il testo in inglese e in
italiano).
La tecnologia 802.11b nasce 5 anni fa con l’obiettivo di implementare le reti locali
senza fili, sostituire i vecchi cavi coassiali senza il ricorso a trivellazioni e ai circuiti
elettrici. Oggi i costi di installazione di queste Wireless Lan sono diminuiti e ciò ha
portato ad una diffusione notevole di questa tecnologia: solo negli USA si contano circa
15 milioni di connessioni. La novità è che il Wi-Fi non si ferma più dentro le pareti
domestiche ma che può coprire aree più estese.
La novità di questa tecnologia, secondo Negroponte, è insita nel fatto che ciascun
utente può usare una piccola parte della banda ad alta velocità avendo la sensazione di
usufruire di rete e servizi di altissima qualità. Inoltre è un tipo di tecnologia che si
costruisce e si espande dal basso verso l’alto, in senso figurato è pari ad una democrazia
e senz’altro simile a Internet. L’esplosione del mondo della rete non è stato un
fenomeno imposto da qualche multinazionale; anche il Wi-Fi non sarà imposto ed è
differente da tutte le altre perché non richiede grandi investimenti.
Un dato di fatto di estrema importanza dopo le ubriacature del 2000-2001.
Regole per una sana competizione
Intervista al Ministro delle
Comunicazioni Maurizio
Gasparri
Q
uale la linea ufficiale del
Governo sull’applicazione
in Italia della tecnologia
Wi-Fi? Abbiamo
interpellato il Ministro
delle Comunicazioni Maurizio
Gasparri ponendogli una serie di
domande.
Il Wi-Fi, come abbiamo spiegato nella
premessa, è un sistema che consente di
collegarsi con un computer portatile,
senza bisogno di fili, alla rete di telefonia
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I quaderni di Telèma
fissa e, attraverso quella, a Internet ad
alta velocità, nei luoghi coperti dalle
antenne.
Questi luoghi possono essere
privati, e qui non ci sono problemi
di regole, ma se un operatore vuol
vendere un servizio Wi-Fi in un
fondo aperto come si regola?
Recentemente si è assistito ai primi
esempi di Wi-Fi ad uso pubblico, che
hanno suscitato l’attenzione di tutti gli
operatori del mondo delle
telecomunicazioni, dell’industria e, non
ultima, dell’utenza business. Tale
mercato che ha un forte potenziale di
crescita non è ancora adeguatamente
regolamentato dal punto di vista
giuridico, per quanto riguarda l’offerta di
servizi offerti al pubblico. La prima
necessità, nell’autorizzare l’uso pubblico
del Wi-Fi, è quella di individuare delle
regole che permettano la competizione,
onde favorire gli utenti, e che non siano
discriminanti, quindi un operatore che
voglia vendere il servizio in luoghi aperti
al pubblico dovrà attenersi alle regole ed
al rilascio di un’autorizzazione generale.
Lei ha più volte ribadito il principio
di: “regole uguali per tutti i paesi
d’Europa”. Ma crede che si arriverà
a questo risultato?
Le opzioni di regolamentazione sono
differenti perché taluni Stati prevedono il
rilascio di apposite autorizzazioni ed altri
considerano il servizio di libero uso
anche per l'offerta al pubblico. Dunque,
il problema si pone. Nel luglio scorso il
commissario Erkki Liikanen ha
convenuto sulla necessità di prevedere
regole comuni a livello europeo e mi ha
annunciato l'intenzione di presentare
una Raccomandazione con la quale si
invitano gli Stati membri di permettere,
tramite il rilascio di autorizzazioni
generali, la fornitura dei servizi al
pubblico che utilizzano le reti Wi-Fi.
L’iniziativa, sollecitata dall’Italia, si
colloca nell’auspicato e sempre più
necessario coordinamento europeo di
processo di sviluppo di nuove
tecnologie, per rendere possibile un
mercato aperto e competitivo. Vista la
disponibilità della Commissione e di
molti Stati Membri, mi sento fiducioso
in un risultato positivo, ovvero che si
possa arrivare ad una norma valida per
tutti i paesi usando lo strumento della
Raccomandazione. E’ poi logico
attendersi che, se il legislatore europeo
non riuscisse ad individuare regole
comuni, non mancherà, una autonoma
iniziativa di regolamentazione da parte
dell'Italia, in un quadro di
armonizzazione con i servizi esistenti,
non perturbando altri mercati delle
telecomunicazioni in via di sviluppo.
Lei crede che il Wi-Fi possa
occupare spazi di mercato e
servizi che sono propri delle
tecnologie di 3G?
La nostra politica è stata quella di far
sviluppare tutte le tecnologie a difesa
del consumatore, ma salvaguardando i
diritti e i doveri di ogni operatore, sia
pubblico che privato. Per
questo una
regolamentazione è
necessaria. Da un punto di
vista tecnico, per giunta, mi
risulta che i servizi che
possono essere soddisfatti
dalla tecnologia Wi-Fi e da
quelle di 3G sono
complementari, per cui non
c’è antagonismo tra
tecnologie, ma piuttosto le
une possono trarre
giovamento dallo sviluppo
regolamentato delle altre.
Fonte IDC, 2002
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Wi – Fi. Come - quando - perché
Being Wireless
Senza fili
articolo di Nicholas Negroponte
E
verything you
assumed about
telecommunications
is about to change.
Large wired and wireless
telephone companies will
be replaced by microoperators, millions of which
can be woven into a global
fabric of broadband
connectivity.
How will this come to be? Over the
past 30 years, telecommunications has
enjoyed three major changes, each a real
epoch. The first, in the '70s, was digital.
The second was packet switching. The
third was wireless. Each spurred some
fundamental innovation. The first
launched multimedia, among other
things. The second, "always on"
connectivity. And the third, functional
mobility. Combined with worldwide
deregulation, these generational changes
have given the consumer more services
at lower costs. This is especially true in
cellular telephony, which has had an
enormous cultural impact around the
world. (The effect has been least visible
in the US, but that's another story.)
VOICE-CENTRIC 3G
Against this background of momentous
progress, today's wireless providers are
about to make a small, almost irrelevant
change, moving to the so-called third
generation of wireless. 3G is too little
too soon, with none of the attributes of
a real generational shift. It is still voicecentric at a time when data usage is
gaining fast, a conversion that 3G can
nowhere near fully accommodate.
By chance, the computer industry has
been driving a parallel and seemingly
unrelated initiative for wireless local
area networks, called 802.11. Initially, it
was conceived to replace coaxial cables
and remove the need to drill holes and
string wires.
Five years ago, I put a wireless LAN
in my home in Boston. At the time it
cost about $2,000 for the base station
and $500 for each device I wanted to
connect. Today, it costs $120 and $50,
respectively, and the price is dropping.
T
utto ciò che si è
presupposto nelle
telecomunicazioni
sta per cambiare.
Le grandi aziende di
telefonia mobile e fissa
saranno sostituite da microoperatori, milioni dei quali
potranno essere inseriti in
un tessuto globale di
connettività a banda larga.
Come sarà possibile tutto questo? In
questi ultimi 30 anni, le telecomunicazioni
hanno avuto tre cambiamenti importanti,
ciascuno in un'epoca ben definita. Il primo,
negli anni ‘70, è stato il “digitale”, il
secondo è stato la commutazione di
pacchetto ed il terzo il wireless. Ciascuno
di questi cambiamenti ha prodotto
un’innovazione fondamentale. Il primo ha
lanciato le trasmissioni multimediali, il
secondo la possibilità di avere una
connessione in rete continua ed il terzo la
comunicazione mentre si è in movimento.
Questi cambiamenti generazionali, uniti alla
“deregulation” in atto in tutto il mondo,
hanno dato al consumatore più servizi e a
costi inferiori. Ciò è particolarmente vero
nella telefonia cellulare, che ha avuto un
enorme impatto culturale in tutto il mondo
(l'effetto è stato particolarmente evidente
negli Stati Uniti, negli ultimi tempi, ma
questa è un'altra storia.)
IL 3G FOCALIZZATO SULLA VOCE
In contrapposizione a questa fase di
importante progresso gli attuali operatori
mobili stanno facendo un piccolo, quasi
irrilevante, cambiamento muovendosi
verso la cosiddetta terza generazione del
wireless. Il 3G è un cambiamento
modesto ed immaturo, con nessuno degli
attributi di un cambio generazionale reale.
Infatti esso è ancora focalizzato sulla
voce, in un momento in cui lo scambio di
dati sta crescendo rapidamente, cosa che
il 3G non può in nessun modo soddisfare
pienamente.
L'industria del computer ha sviluppato
uno standard parallelo, ed
apparentemente indipendente da quella
degli operatori mobili, indirizzata alle
WLAN, definito 802.11. Inizialmente, esso
è stato concepito per sostituire i cavi
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I quaderni di Telèma
As a result, this kind of networking is
growing wildly, with a conservatively
estimated 15 million connections in the
US.
WI-FI'S REACH DOESN'T STOP
But 802.11 systems now available in a
variety of flavors, including 802.11b,
widely known as Wi-Fi do not stop at
the walls of your home. Depending on
the intervening materials, a vanilla Wi-Fi
can radiate more than 1,000 feet. Since I
live in a high-density area, my system
reaches perhaps 100 neighbors. I do not
know how many use it (totally free)
frankly, I do not care. I pay a fixed fee
and am happy to share.
Because further down the street,
beyond the reach of my system, another
neighbor has put in Wi-Fi. And another,
and another. Think of a pond with one
water lily, then two, then four, then many
overlapping, with their stems reaching
into the Internet. (Credit for the water lily
analogy goes to Alessandro Ovi,
technology adviser to European
Commission president Romano Prodi.)
Look at the numbers: 3G, in its most
generous projections, will deliver data
speeds of 1 megabit per second in two
years. Today, Wi-Fi commonly provides
11 megabits, offering up to 54 megabits.
Which standard do you think will be
adopted?
In the future, each Wi-Fi system will
also act like a small router, relaying to its
nearest neighbors. Messages can hop
peer-to-peer, leaping from lily to lily like
frogs the stems are not required. You
have a broadband telecommunications
system, built by the people, for the
people. Carriers are aware of this, but
they discount it because they do not feel
there will be sufficient coverage. They
are wrong.
A BROADBAND SYSTEM
Three things make this peer-to-peer
structure so interesting. First, its
emergence and growth are viral. Viral
telecommunications is a truly new,
bottom-up phenomenon, where
everyone builds their own and the whole
is woven together into a mesh by loose
agreements. In the face of a down
telecom market and tight capital
spending, this has further appeal.
Second, its performance increases with
coassiali ed evitare di perforare muri ed
installare nuovi cavi.
Cinque anni fa, ho messo una WLAN
nella mia casa a Boston. Costò circa
$2.000 per la stazione base e $500 per
ogni dispositivo che ho voluto collegare.
Oggi, gli stessi apparati, costano $120 e
$50 rispettivamente, ed il prezzo sta
ulteriormente diminuendo. Di
conseguenza, questo genere di rete sta
sviluppandosi selvaggiamente e, una
stima conservativa, valuta in 15 milioni di
unità i collegamenti attivi negli Stati Uniti.
L'ESTENSIONE DEL WI-FI
NON SI ARRESTA
I sistemi con standard 802.11, ora
disponibili in una varietà di “sapori”,
compreso lo standard 802.11b, noto come
Wi-Fi, non si arrestano alle pareti della
vostra casa. Secondo i materiali di
costruzione, una Wi-Fi alla “vaniglia” può
irradiare su un’area di 300m di raggio.
Poiché vivo in una zona ad alta densità, il
mio sistema raggiunge forse 100 vicini.
Non so quanti di essi stiano usando le
WLAN, e francamente, non me ne
preoccupo. Pago un canone fisso, felice
di condividere la rete WLAN.
Più giù, nella via, oltre la copertura
radio del mio sistema, un altro vicino ha
messo un sistema Wi-Fi. E poi un altro,
ed un altro ancora. Pensa ad uno stagno
con una ninfea, poi due, poi quattro;
molte che si sovrappongono, con i loro
gambi che raggiungono la rete Internet
(l'analogia della ninfea va accreditata ad
Alessandro Ovi, consigliere tecnologico
del presidente della Commissione
Europea Romano Prodi.)
Guarda ai numeri: il 3G, nelle
proiezioni più generose, trasporterà dati a
velocità di 1 megabit al secondo con una
evoluzione della tecnologia in due anni.
Oggi, il Wi-Fi fornisce immediatamente 11
megabit per secondo, offrendo la
possibilità di velocità dati fino a 54
megabit per secondo. Quale standard
pensate sarà adottato?
Nel prossimo futuro, ogni sistema Wi-Fi
si comporterà come un piccolo router,
che ripete segnali ai vicini. I messaggi
possono passare da utente ad utente,
saltando da ninfea a ninfea come rane, in
questo caso i gambi non sono richiesti.
Così si ha un sistema a banda larga di
telecomunicazioni sviluppato dalla gente,
per la gente. Gli operatori telco
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Wi – Fi. Come - quando - perché
tradizionali temono questo, ma non
danno credito a tale possibilità perché
non ritengono vi sia sufficiente copertura
radio. Essi sbagliano.
the number of nodes. Typically, adding
handsets means interference goes up and
quality of service goes down. In this
topology, more nodes equals better
service.
Third, there's the concern about
electromagnetic radiation. Europe, in
particular, is extremely conscious of the
unknown health consequences of
electromagnetic "smog." In the US, we
hear periodic claims of handsets causing
brain cancer. Whatever the evidence, the
topology of multi-hop networks needs
less power, as the signals go only a short
distance. One can assume that lower
power means lower health risk.
THE WATER LILIES AND THE FROGS
Spectrum today is managed like real
estate carefully parceled out by
government. Recent high-priced
auctions have established enormous
and unrealistic prices for these
properties. All the more reason,
according to the old way of thinking,
to fence them off, allowing each to
operate without interference and with
sovereignty.
Yet new ways of running the pond
are emerging, because we can pack
more and more intelligence into the
water lilies and frogs. Using less
power and at lower prices, wireless
spectrum can be employed far more
efficiently. Particularly interesting are
areas set aside as freely usable by
anybody, for anything, without a
license. These relatively small chunks
of bandwidth, sprinkled across
different frequencies, are considered
more or less junk. This unlicensed
spectrum is used for cordless phones,
garage door openers, microwave
ovens, and all sorts of other innocent
but unforeseen applications.
What people have learned with WiFi, and recent experiments with spread
spectrum and CDMA, is that we can
rethink how we allocate spectrum. We
can consider parts (maybe all of it) as
a large commons, rather than small
lots. Strict boundaries are then
replaced by suitable behavior. To
avoid a tragedy of the commons, akin
to overgrazing, people need to work,
for example, within power constraints.
Fine: It's like agreeing not to yell "fire"
in a crowded theater.
UN SISTEMA A BANDA LARGA
Tre cose rendono questa struttura da
utente ad utente così interessante.
In primo luogo, la sua nascita e il suo
sviluppo sono virali. Le telecomunicazioni
virali sono veramente nuove, un
fenomeno “bottom-up”, dove ognuno
costruisce la propria rete e l’intera
connessione è costruita mettendo insieme
una rete a maglia, basata su accordi
spontanei. Di fronte ad un mercato delle
telecomunicazioni in calo ed una ristretta
capacità di investire capitali, questo
approccio ha un’ulteriore attrazione.
In secondo luogo, le prestazioni delle
WLAN aumentano con il numero dei
nodi. Di solito, invece, aggiungendo
apparati, l'interferenza cresce e la qualità
del servizio degrada. Quindi, con questa
topologia, più nodi determinano un
servizio migliore.
In terzo luogo, vi è preoccupazione
generalizzata circa le radiazioni
elettromagnetiche. L’Europa, in
particolare, è estremamente attenta nei
riguardi delle poco conosciute
conseguenze, provocate dallo “smog
elettromagnetico”, sulla salute umana.
Negli Stati Uniti, sentiamo continue
accuse rivolte ai telefonini perchè si
pensa provochino il cancro al cervello.
Qualunque sia la verità, la topologia di
reti “multi-hop” ha bisogno di meno
potenza emessa, poiché i segnali sono
trasmessi a breve distanza. Non è
azzardato, comunque, supporre che
potenza emessa più bassa implichi meno
rischi per la salute.
LE NINFEE E LE RANE
Lo spettro, oggi, è controllato come un
bene immobile ripartito con attenzione
dal governo. Le recenti aste, così care,
hanno stabilito prezzi enormi e non
realistici per queste proprietà. Il motivo,
secondo il vecchio modo di pensare, è
quello di proteggere lo stesso bene,
permettendo ad ognuno di operare senza
interferenza e con esclusività.
Tuttavia stanno emergendo nuovi modi
di traversare lo stagno, perché possiamo
concentrare sempre più intelligenza nelle
ninfee e nelle rane. Usando meno potenza
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I quaderni di Telèma
NEW SOLUTIONS
Reallocating spectrum won't happen
overnight. It is just as hard to shake
up occupied electromagnetic zones
as it is to bulldoze part of a city for a
park or a civic center. New attitudes
will have a more immediate effect as
we look to higher and higher parts of
the spectrum, and use them for
shorter and shorter distances.
The new thinking will also impact
places where wireless penetration is
conspicuously low among real
water lilies and frogs, ironically, in
some of the most rural, remot0e
parts of our world. A dirty little
secret about 802.11b is that it can
cover more than 20 kilometers with
suitably directional antennas.
Imagine reaching places that do not
have sufficient commercial value to
justify classic infrastructure. In these
cases, the viral nature of unlicensed
telecommunications becomes a
major force of human development,
transforming everything from
education to entertainment, hospitals
to hiring halls. And won't that make
an astonishing splash.
Dalla selce al silicio
“Il futuro è wireless” sostiene “Dalla
selce al silicio”, il bel volume sulla
storia della comunicazione
e sul suo futuro, messo a punto
e rinnovato nell’articolazione
da Giovanni Giovannini, in uscita
a dicembre. Nuova edizione e
rinnovato impegno di analisi e di
proiezione sul domani. Un nuovo
capitolo di questa edizione è
dedicato, appunto, al Wi-Fi
(wireless fidelity), una tecnologia
“potente”: 11 megabit per secondo,
basato su un trasmettitore radio
rende accessibile la rete a qualsiasi
pc dotato di una semplice scheda
nel raggio di 50 metri al chiuso
e 300 all’aperto. l’approfondimento
sviluppato da “Dalla selce
al silicio” è consigliato ai lettori
di questo inserto di Telèma.
emessa e costi minori, lo spettro radio può
essere impiegato molto più efficientemente.
Particolarmente interessanti sono le bande
utilizzabili da tutti, per qualunque scopo,
senza licenze. Queste porzioni di banda,
relativamente piccole, distribuite a
frequenze diverse, sono considerate più o
meno scarti. Questo spettro senza licenza è
usato per telefoni senza fili, automatismi di
porte di garage, forni a microonde e tutta
una sorta di altre semplici applicazioni.
Quello che la gente ha imparato con il
Wi-Fi, e i recenti esperimenti con lo
“spread spectrum” e il CDMA, è che si può
ripensare al modo di allocare lo spettro.
Possiamo considerare parti, e forse l’intero
spettro radio, come un grande terreno
comunale, piuttosto che piccoli lotti.
Confini precisi vengono così sostituiti da un
adeguato rispetto della proprietà. Per
evitare un eccessivo sfruttamento del
terreno comune, analogo alla coesistenza
di molti allevamenti all’interno dello stesso
pascolo, la gente deve operare, per
esempio, all’interno dei vincoli imposti alla
potenza emessa. Bene: è come mettersi
d’accordo di non gridare "al fuoco" in un
teatro affollato.
NUOVE SOLUZIONI
La ridistribuzione dello spettro non avverrà
in una notte. Rimuovere parti dello spettro
elettromagnetico già occupate è come
abbattere parte di una città per un parco o
un centro sociale. Nuove soluzioni
avranno un effetto più immediato, se
pensiamo di utilizzare frequenze sempre
più alte e distanze sempre più corte.
Il nuovo modo di pensare avrà,
inoltre, un impatto in quei posti nei
quali la penetrazione radio è molto
bassa al momento, come fra ninfee e
rane, ironicamente, in alcune delle più
rurali e remote parti del nostro mondo.
Un piccolo segreto circa lo standard
802.11b è che può coprire più di 20
chilometri con specifiche antenne
direzionali. Si immagini di raggiungere
posti che non hanno un valore
commerciale sufficiente da giustificare
l'infrastruttura telco classica. In questi
casi, la natura virale delle
telecomunicazioni senza licenze si
trasforma in una maggiore forza di
sviluppo umano, trasformando ogni
cosa, dall’istruzione all’intrattenimento,
dagli ospedali a sale ricreative. E non
risulterà una sorprendente attrattiva.
- 82 -
Wi – Fi. Come - quando - perché
Wi-Fi:un po’di storia… e di tecnica
C
on l’acronimo Wi-Fi (Wireless
Fidelity) si intende la tecnologia di
trasmissione radio nota agli addetti
ai lavori come standard IEEE
802.11b. Questa tecnologia permette di
realizzare una rete di connessione tra
computers o terminali multimediali
predisposti a questo standard, senza fili, con
una velocità dati fino a 11 Mbps, operando
in un area da 30 a 100m nell’ambito di
edifici e fino a 300m in collegamenti senza
ostacoli. Questa “area di copertura” può
essere estesa con l’uso di ripetitori specifici
(apparecchiature poco più grandi di un
pacchetto di sigarette).
In altre parole si realizza una “Wireless
Local Area Network” (WLAN), una rete
locale tra computers che possono essere
spostati (terminali nomadici o portatili)
perché non hanno una connessione
cablata. Gli apparati, e dunque i sistemi
WLAN, spesso vengono denominati con
differenti acronimi: RadioLAN, Wavelan, WiFi, ecc., ma essi sono frutto della stessa
tecnologia.
In ambito mondiale, fatta esclusione per
pochi paesi, questi sistemi WLAN sono
“non regolamentati” e per questo usano
bande, come la 915 o la 2400 MHz, definite
“unlicensed frequencies”, nel rispetto delle
caratteristiche tecniche richieste (bande,
tecnica di trasmissione, potenze emesse,
etc). In Italia, in particolare, queste reti, data
la regolamentazione esistente, possono
operare per uso privato, anche se una
nuova regolamentazione è in arrivo per
disciplinare l’uso pubblico.
La banda di frequenza nella quale opera
la WLAN-802.11b in Italia è quella dei 2.4
GHz (2.400-2.4835 GHz, tipicamente 2.422
GHz), assegnata a servizi diversi, infatti
coesistono nella stessa banda
apparecchiature per la ripetizione del
segnale televisivo in luoghi privati (Video
Sender), sistemi per telecontrolli, forni a
microonde, etc. Spesso sono queste
apparecchiature, difficilmente controllabili
come caratteristiche tecniche operative ed
utilizzanti modalità di trasmissione
(modulazione, potenze, etc) non rispettose
della compatibilità ed interoperabilità con
altri sistemi, quelle che causano interferenze
o emissioni elettromagnetiche elevate.
Evoluzione dello standard 802.11b
N
uovi sistemi, compatibili con
quelli classificati 802.11b, stanno
per essere introdotti sul mercato
e possono operare in “dual
band” tra la 2.4 e la 5.7 GHz, con una
capacità di trasmissione molto più alta, pari
a circa 54 Mbps.
Questi nuovi sistemi si riferiscono agli
standard, per altro ancora in discussione,
noti come 802.11a (operante nella banda
dei 5GHz , e compatibile con lo standard
europeo HyperLan 2) e 802.11g (operante
nella stessa banda dei 2.4 GHz).
Per quanto riguarda la potenza di
trasmissione, come si evince dalla scarsa
efficienza di copertura radio, i sistemi Wi-Fi
trasmettono con una potenza inferiore ai
100mw (un decimo di watt: dieci, venti
volte meno di un normale telefonino).
Si riportano di seguito le
raccomandazioni europee alle quali questi
sistemi devono essere conformi in termini
di emissioni.
Low Voltage Directive 73/23/EEC
Safety EN60950/IEC950
EMC EN55022/CISPR22 ClassB,
EN61000-3-2, EN61000-3-3, EN50082-1
Caratteristiche tecniche delle apparecchiature
C
ome noto, le apparecchiature
WLAN si distinguono in Unità
Centrale, meglio nota come
Access Point, e schede d’utente.
Tralasciamo la descrizione tecnica di
queste ultime perché ben nota mentre
facciamo notare che gli Access Points, di
varie marche, hanno per lo più
caratteristiche comuni, salvo alcune
peculiarità nelle modalità di
configurazione, ovvero nel software di
secondo livello.
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I quaderni di Telèma
Wireless-Web Surfing e Wi-Fi
I
n un cartellone pubblicitario, negli
USA, si vede un uomo vestito di
tutto punto (manca la bombetta!)
tenere in mano un PC palmare e
dietro scorre la scritta: “Vai nel vero
mondo del fast Internet …per una giusta
risposta alle tue domande, dovunque tu
sei”.
Ammesso, dunque, che esiste ed
esisterà sempre più questo bisogno di
ricorrere ad una via di scambio e fonte di
informazione così estesa e potente, come
il mondo Internet, in qualsiasi momento
della giornata, dovunque ci si trovi è
spontaneo chiedersi quale sia la soluzione
ideale per il “Wireless – Web surfing”.
Probabilmente, mentre si cerca la
risposta a tale domanda, con confronti e
studi tecnico-economici, il mercato reale
dell’utenza digitale, quella che già opera
ed ha maturato una propria esperienza,
anticiperà tali scelte, adottando una
soluzione immediatamente disponibile,
con una fuga in avanti che potrebbe
cogliere impreparato il settore delle
telecomunicazioni professionali. In tale
cornice va inquadrato l’interesse per la
tecnologia WLAN, o Wi-Fi, o Radio LAN,
acronimi ormai ben noti ai lettori.
Facciamo un po’ di storia.
Il sistema Wireless Local Area Network è
stato inizialmente concepito per il
collegamento senza fili (cavi) di terminali
intelligenti all’interno degli edifici,
sostituendo, così, le reti locali realizzate
con cavi. Sostanzialmente, tutto ciò che è
possibile fare con computer collegato alla
rete cablata (LAN) è possibile, nei limiti
della tecnologia radio che si adotta, fare
con un PC portatile, palmare, etc., o con
lo stesso computer da tavolo, corredato
con opportuna scheda WLAN.
Dunque, flessibilità e libertà d'impiego
in aree coperte dal segnale radio, ma
potenzialità analoghe al classico PC fisso.
E’ bene ricordare, e ripetere per evitare
confusioni e pericolose dimenticanze, che
la tecnologia WLAN, sia che si adotti lo
standard IEEE 802.11b o altro, è stata
sviluppata per collegare più PC alla stessa
rete, affinché essi possano colloquiare ed
accedere a risorse comuni (memorie di
massa, stampanti, etc.), per cui “una
tecnologia di collegamento” non è di per
se stessa apportatrice di novità
informatiche, ma tutt’al più, da essa
possono originarsi nuove modalità di
offerta dei servizi.
L’aspetto importante della
soluzione WLAN è che essa è stata
sperimentata in varie forme e da più anni
(anche lo standard IEEE 802.11b è ormai
datato, tanto che sono pronte evoluzioni
più performanti). I prodotti WLAN sono a
disposizione del mondo degli “utenti
digitali” nei negozi specializzati e sono
una realtà commerciale.
Per questo motivo, qualunque area con
un possibile alto addensamento d’utenti
(aeroporti, centri commerciali, etc.),
servita da una WLAN, diventa un’isola
dove quella possibilità di “Wireless – Websurfing” diventa più concreta. Infatti,
laddove una WLAN opera, è facile
immaginare che l’uomo della pubblicità,
di cui sopra, possa dire: “Datemi un
collegamento tra la rete WLAN ed un
Provider e il mondo Internet sarà mio!”
- 84 -
Wi – Fi. Come - quando - perché
Un’equa competizione
V
a però sottolineato che le
WLAN utilizzano bande di
frequenza condivise e,
pertanto, soggette ad
interferenza, con possibile degradazione
di qualità del servizio. Inoltre, l’area di
copertura è molto limitata se non si
adottano particolari accorgimenti tecnici.
Pertanto, sono necessarie delle regole
che permettano la coesistenza e la piena
operabilità di più reti WLAN nello stesso
sito o in siti adiacenti e/o la presenza
contemporanea di reti mobili.
Per chiarire il senso di un sistema di
autorizzazione generale, non
discriminante, senza esclusive per nessuno
riportiamo il pensiero del dott. Guido
Salerno, consigliere del Ministro delle
Comunicazioni:
“L'uso del nuovo servizio nei luoghi
pubblici non dovrebbe essere limitato solo
per favorire gli operatori mobili titolari di
licenze Umts. Né si possono concedere
esclusive agli operatori di Wi-Fi, che
naturalmente le gradirebbero. Tutti chiarisce - dovranno poter fornire il nuovo
servizio accordandosi con i gestori degli
aeroporti, delle stazioni e degli altri luoghi
pubblici, i cosiddetti fondi aperti. Avremo
un sistema di autorizzazione generale
come previsto dall’Unione europea, in
base al quale un operatore potrà rilasciare
qualunque tipo di servizio. E non ci sarà
assegnazione di bande di frequenza. Chi
installa antenne negli hot spot dovrà
accettare il traffico prodotto da chiunque,
a beneficio del cliente. Il quale per
esempio dovrà poter passare da un
operatore Wi-Fi di un aeroporto
all’operatore di un’altra rete Wi-Fi usando
la stessa “card”. Inoltre chi installerà
antenne Wi-Fi non potrà discriminare altri
operatori di telefonia (GSM,Umts,etc.). I
vari passaggi saranno pagati ai diversi
operatori come oggi si fa con il roaming
tra i diversi gestori di telefonia mobile.
Insomma ci atteniamo a tre regole:
integrazione, non discriminazione, piena
concorrenza”.
Quindi, occorre fare chiarezza, e non
solo a livello nazionale, per rendere la
competizione tra diverse tecnologie equa
sia in termini di diritti, sia in quella dei
doveri, sia in termini di costo/qualità di
servizio offerto, ma anche a livello
europeo.
Dunque, data la dinamicità delle
situazioni sia in termini tecnici che
normativi, gli scenari che si possono
immaginare sono molteplici, grazie
proprio all’immediatezza della soluzione
WLAN, che è a portata di mano
dell’utente, e non solo di questo.
Alla fine siamo tornati alla
domanda iniziale: la tecnologia Wi-Fi è “la
soluzione ideale” per il “Wireless-Web
Surfing”? Forse. E’ un buon candidato, ma
a condizione che si stabiliscano regole
chiare a livello europeo, per garantire il
miglior servizio agli utenti e la corretta
competizione tra tutti gli operatori.
(Dario Di Zenobio)
WISPs nel mondo: gli scenari
L
a rete Internet è divenuta, con il
passare degli anni, uno
strumento essenziale per ottenere
e scambiare le informazioni in
modo veloce ed economico. Il rapido
sviluppo della tecnologia fornisce
sempre nuove soluzioni per accrescere
la possibilità di connessione a questa
rete. E’ questo il caso della tecnologia su
cui si basano le WLAN che può offrire
una soluzione di accesso senza fili alla
rete “backbone”, messa a disposizione
da un qualsiasi operatore di
telecomunicazioni, a velocità di
trasferimento dati molto elevate (10-50
Mbps) a basso costo di
implementazione ed in tempi
relativamente brevi. Per far si che
questo sia possibile, tuttavia, sono
necessari dei punti di accesso “wireless”
ai quali, un generico utente registrato, si
può collegare utilizzando gli appositi
apparati WLAN.
Questi punti di accesso “wireless”,
anche chiamati “hot spot”, saranno gestiti
dai WISPs (Wireless Internet Service
Providers) e dovranno prevedere un
“Bridge” WLAN, che rappresenta
l’interfaccia tra il mondo radio e il mondo
cablato preesistente. In questo modo un
- 85 -
I quaderni di Telèma
qualsiasi negozio, appartamento o edificio
in genere, che assicura una connessione
affidabile e sicura ai propri utenti,
potrebbe essere la sede di un “hot spot”
(che, nel caso limite, potrebbe costituire
l’unico punto di accesso di un WISP). Lo
sviluppo dei WISP determinerebbe
numerosi benefici come ad esempio:
l’allargamento del mercato degli ISP con
conseguente riduzione dell’attuale costo di
connessione; un aumento del traffico dati;
l’incentivazione all’utilizzo di apparati
basati sulla tecnologia WLAN; nuove
opportunità di lavoro; ecc..
Questo scenario è ovviamente possibile
in paesi dove l’uso di frequenze per reti
WLAN, tipicamente la banda dei 2.4 GHz,
è libera. Comunque, è bene ricordare che
dove non esistono regole non si possono
pretendere livelli di qualità di servizio
garantiti. Per cui, contrapposto allo
scenario dinamico e competitivo dei
WISPs, esiste il mondo degli utenti che
non possono pretendere né la piena
accessibilità né la piena capacità, sempre
e dovunque.
La conseguenza è che qualche forma di
“regolamentazione” appare necessaria,
anche in questi paesi, magari come
“agreement” tra operatori raccolti in
associazioni. Ad esempio negli Stati Uniti,
e più precisamente a Boston, è stata
annunciata la nascita di una nuova
associazione dei WISP chiamata Pass-One.
Pass-One è stata fondata da cinque
WISP e da cinque fornitori di apparati
WLAN con l’obiettivo di sviluppare il
business degli “hot spot” WLAN e di
promuovere un unico modello di
business, valido a livello mondiale.
Nonostante si stia ancora lavorando ai
dettagli tecnici del roaming delle WLAN
per fornire la migliore soluzione possibile
per l’utente, sta diventando impellente la
necessità di accordi interaziendali sul
livello del servizio.
Perciò i WISP, i fornitori e carrier GSM
hanno deciso di creare un’entità centrale
che definisca questi standard e, allo stesso
tempo, offra i servizi amministrativi
consolidati a tutti i membri Pass-One.
Implementando standard minimi e
certificando i suoi membri, Pass-One
intende ricreare le stesse condizioni per
gli utenti di tutto il mondo. I membri
fondatori sono: Wayport Inc. Symbol
Technologies, Nomadix, Funk Software,
OpenPoint Networks, Wificom, FatPort
Corp., Tele2, Service Factory AB e TSI
Telecommunication Services Inc.
L’associazione dovrebbe rappresentare
tutti i WISP, indipendentemente dal fatto
che operano su un numero limitato di
“hot spot” oppure che assicurino una
copertura a livello regionale/nazionale.
Integrazione del Wi-Fi nelle reti telco
A
rticolando il nostro discorso,
riteniamo utile riportare il
punto di vista di un operatore
telco, fortemente impegnato
nel mercato europeo e nella
introduzione del servizio mobile di 3G,
al fine di avere una panoramica di
impressioni sugli argomenti trattati più
variegata e significativa. Con
quest’obiettivo abbiamo intervistato il
portavoce di Vodafone-Omnitel.
Wi-Fi opera in una porzione dello
spettro finita, e allocata per l’uso da
parte di molteplici tipi di servizio ed
utilizzazioni, in regime privo di licenza.
Quali sono le principali implicazioni
per l’operabilità e le prestazioni per
le reti Wi-Fi, in particolare nel
contesto di offerta di servizi WLAN al
pubblico?
I sistemi e i terminali Wi-Fi operano
nell’intervallo di frequenza da 2.4 GHz a
2.4835 GHz, comunemente indicato come
“Banda ISM a 2.4 GHz”. Tale
denominazione e’ derivata dal fatto che
tale banda e’ internazionalmente
identificata e allocata per l’uso da parte di
dispositivi radio per applicazioni ISM
(Industrial, Scientific and Medical
applications). In aggiunta a ISM, altri
servizi e tecnologie sono ammessi
all’utilizzo della stessa porzione di spettro
per usi civili - tra questi, anche i dispositivi
con interfaccia radio Bluetooth.
La limitazione di banda (83.5 MHz) e la
molteplicita’ di servizi ed applicazioni che
ne condividono l’uso sono due tra le
maggiori criticita’ per i sistemi Wi-Fi
operanti in essa.
La banda di 83.5 MHz a 2.4 GHz
- 86 -
Wi – Fi. Come - quando - perché
corrisponde, secondo la canalizzazione di
frequenza prevista dallo standard IEEE
802.11b (a cui i prodotti con marchio WiFi aderiscono), a 13 canali di frequenza,
ciascuno con una capacita’ trasmissiva
teorica di 11Mbit/s. Tuttavia, per evitare
severe degradazioni nelle prestazioni
associate all’interferenza radio tra sistemi
operanti su canali di frequenza adiacenti,
il numero effettivo di canali per utilizzo
concorrente nello stesso ambiente e’
limitato ad un massimo di 3
(corrispondente ad una spaziatura intercanale di almeno 25MHz).
Questo requisito e’ particolarmente ricco
di conseguenze rispetto allo scenario di
offerta di servizi WLAN al pubblico, in
ambienti “hot spot” in cui il traffico
generato e indirizzato all’utenza, associato
alla compresenza di piu’ WLAN service
provider con un’offerta al pubblico,
impone un’ottimizzazione della capacita’
del sistema.
Una attenta pianificazione frequenziale
puo’ risolvere il problema dell’interferenza
intra-sistema; tuttavia lascia irrisolto il
problema della degradazione di
prestazioni causata dall’interferenza da
sistemi/apparati non-WLAN operanti nello
stesso ambiente e nella stessa banda. In
particolare, la co-presenza di sistemi
WLAN e dispositivi Bluetooth e’ giudicata
con apprensione, sia per le caratteristiche
tecniche della tecnologia Bluetooth (che
utilizza tecniche di Frequency Hopping),
sia per la comunanza di ambienti,
dispositivi ed utilizzatori. Ampi studi,
teorici e sperimentali, sono stati promossi
e condotti per valutare la mutua
interferenza tra i due sistemi e le
conseguenze a livello di servizio; tuttavia,
una conclusione univoca al riguardo non
è ancora stata raggiunta.
I problemi citati – carenza di banda e
“inquinamento” dello spettro – sono
peculiari dell’uso della tecnologia WLAN a
2.4 GHz; viceversa, le soluzioni WLAN
operanti a 5GHz che, in prospettiva,
rappresentano il passo prossimo
nell’evoluzione della tecnologia e dei
prodotti associati, ne sono largamente
immuni.
Nella banda a 5GHz, una considerevole
porzione di spettro è stata identificata (a
livello internazionale) per le operazioni RLAN. In Europa, un totale di 455 MHz,
distribuiti su 2 blocchi di frequenza, sono
stati allocati dal CEPT (di questi, in Italia,
200 MHz sono attualmente allocati per usi
civili). Complessivamente, 19 canali non
interferenti possono essere resi disponibili
per operare sistemi WLAN concorrenti
spazialmente e temporalmente.
Le reti WLAN sono spesso indicate
come “insicure” dalla stampa
specializzata. Quali sono gli impatti
sulla sicurezza dei dati e della
privacy dell’utente? Esistono dei
rimedi?
La oggettiva debolezza dello standard
IEEE 802.11b rispetto alle caratteristiche di
sicurezza dell’accesso radio WLAN (chavi
pre-condivise, autenticazione
unidirezionale, “debole” algoritmo di
crittografia…) è all’origine della “cattiva
reputazione” delle WLAN come mezzo
vulnerabile agli attacchi dolosi di terze
parti.
Tuttavia, un consistente sforzo e’ stato
speso recentemente nello standard IEEE
802.11 per porre soluzione al problema, e
ha condotto allo sviluppo di nuove
soluzioni per l’autenticazione della rete,
del terminale d’utente e la cifratura dei
dati d’utente, raccolte in IEEE 802.11i, che
a sua volta ha recepito il lavoro svolto in
ambito 802.1x, ottimizzandolo per certi
aspetti relativamente all’impiego per
applicazioni wireless.
Lo sviluppo di soluzioni WLAN SIMbased permette di ovviare a buona parte
delle criticità associate con lo standard
nativo WLAN.
Infine, soluzioni sviluppate “on-top” dei
livelli radio, e che affrontano il problema
in una ottica end-to-end, contribuiscono
indirettamente a risolvere le debolezze
proprie delle tecnologia WLAN.
Quali vantaggi si possono avere
dall’utilizzo della SIM in una rete
WLAN?
Le reti WLAN offrono una connettività IP a
larga banda usando frequenze radio non
soggette a licenza. L’obiettivo è quello di
creare, prima per il mercato corporate e in
futuro per il consumer, un servizio
semplice ed economico di accesso dati ad
alta velocità (la crescita esponenziale delle
applicazioni Internet e servizi on-line
testimonia l’importanza del beneficio di
avere rapido accesso a dati e risorse
condivise). In questo ambito gli operatori
mobili possono giocare un ruolo
fondamentale per la loro capacità di
offrire un servizio molto esteso
geograficamente, praticamente sempre
- 87 -
I quaderni di Telèma
disponibile, e per la capacità già acquisita
nel gestire una vasta base di utenti di
servizi mobili.
L’autenticazione fornita dalla rete
GSM/GPRS attraverso l’uso della SIM card
garantisce integrazione con la rete mobile
sia a livello di tecnologia sia soprattutto a
livello di processi e procedure di
autenticazione e billing. La tecnologia
fornisce anche possibilità di roaming e,
potenzialmente, di mantenimento della
continuità di sessione nel passaggio tra
aree dotate di copertura WLAN, ad aree
con sola copertura wide area (GPRS in
particolare e, in un prossimo futuro,
UMTS). Guardando ad orizzonti più a
lungo termine, le reti cosiddette “ALL-IP”
consentiranno un’integrazione anche più
spinta tra applicazioni voce e dati.
I meccanismi di autenticazione alle reti
WLAN usando la SIM card sono stati fino
ad ora implementati utilizzando protocolli
di tipo proprietario. Il compito di
sviluppare un metodo standard per
l’autenticazione WLAN è stato intrapreso
dal Task Group I dell’IEEE802.11 che sta
cercando anche di trovare una soluzione
per superare i problemi relativi alla
sicurezza riscontrati nelle reti 802.11b.
Come punto di partenza sia per
l’autenticazione che per la sicurezza, il TG
I ha scelto lo standard IEEE802.1x, un
sistema per l’autenticazione e per lo
scambio di chiavi che è stato definito ed è
attualmente usato nelle tradizionali reti
fisse di tipo Ethernet. Usando IEEE802.1x
come base, il TG ha definito un sistema
completamente nuovo per l’autenticazione
e la sicurezza all’interno dell’IEEE802.11i.
Uno dei maggiori vantaggi
dell’IEEE802.11i è la possibilità di
supportare vari meccanismi di
autenticazione. Per quel che riguarda
l’autenticazione SIM, le soluzioni che si
stanno presentando sul mercato sono
basate sul Draft EAP/SIM in preparazione
in IETF.
È possibile passare da una rete
WLAN a una GPRS mantenendo la
connessione attiva?
A breve saranno disponibili soluzioni che
permettono l’handover tra le due reti,
sfruttando la tecnologia Mobile IP. Ad oggi
queste soluzioni sono già presenti in
versione pilota e sono in fase di test
presso diversi laboratori di ricerca.
Il GPRS-WLAN handover è una
soluzione che introduce l’uso del
protocollo Mobile IP per realizzare la
mobilità di una sessione IP in un
ambiente che offre molteplici tecnologie
di accesso. Il Mobile IP V6 (evoluzione in
contesto IP next generation dell’attuale
Mobile IP) è un protocollo in fase di
sviluppo nel gruppo di lavoro Mobile IP
dell’IETF. Lo scopo del Mobile IP è di
fornire l’infrastruttura per consentire ad un
terminale di migrare tra diverse sottoreti
IPv6; si permette quindi a un nodo di
cambiare il suo punto di accesso a una
rete IP senza modificare l’indirizzamento
di conseguenza la raggiungibilità del
nodo.
Sono previste delle integrazioni più
spinte tra le due tecnologie?
L’integrazione completa tra le due
tecnologie si avrà nel momento in cui ci
sarà un unico punto di gestione dei
diversi servizi sia sulla tecnologia WLAN
che GPRS. L’utente potrà scegliere il tipo e
classe di servizio cui vuole accedere
(Internet, accesso Corporate,…) e la rete
selezionerà la tecnologia più idonea in
base al profilo d’utente e alle locali
disponibilità. In questo modo si otterrà
una completa integrazione dei servizi, che
verranno fruiti dall’utente
indipendentemente dalla tecnologia di
accesso che li supporta.
Sono disponibili ad oggi delle soluzioni
proprietarie che consentono questo tipo
di integrazione ed è in atto un notevole
sforzo da parte degli organismi di
standardizzazione, 3GPP in particolare,
per concordare una soluzione comune
che permetta ottimi livelli di sinergie ed
ottimizzazione di implementazione e di
servizio..
Quali sono le metodologie di
roaming possibili fra operatori
WLAN?
Sono state identificate due architetture di
roaming:
ROAMING RADIUS
Questa soluzione prevede il colloquio
tra i server Radius preposti ai servizi di
tipo AAA nelle reti dei vari operatori
WLAN. In questo modo viene reso
possibile in modo semplice il roaming
indipendentemente dalla modalità di
autenticazione. Le informazioni
necessarie per l’autenticazione SIM
vengono infatti trasportate
trasparentemente nella messaggistica
Radius.
L’inconveniente di questa soluzione
- 88 -
Wi – Fi. Come - quando - perché
viene dal fatto che è necessario
realizzare un’architettura ad hoc per
supportare le procedure di roaming,
inoltre è necessario stipulare dei nuovi
accordi bilaterali tra gli operatori
coinvolti. Tuttavia, una volta realizzata
questa architettura, risulta molto
semplice lo scambio di tutte le
informazioni utili per la realizzazione
del roaming che presuppone
funzionalità che vanno al di là della sola
autenticazione, ma comprendono anche
aspetti di autorizzazione e tassazione.
ROAMING DI TIPO SS7
Questa soluzione prevede, in caso di
accesso WLAN con SIM, il completo
riutilizzo dell’architettura di roaming già
esistente per il GSM.
La rete SS7, presente in tutte le realtà
telefoniche, può essere usata per il
trasporto inter-operatore delle
informazioni di autenticazione ed
essendo una rete chiusa risponde
pienamente ai requisiti di sicurezza.
Questa soluzione soddisfa i requisiti di
roaming unicamente nel caso di utenti
che utilizzano la SIM per autenticarsi,
mentre non copre il caso di utenti che
accedono al sistema usando altri metodi
di autenticazione, ad esempio basati su
Radius ovvero tramite username e
password). Questo viene considerato un
limite potenzialmente significativo, in
considerazione anche del fatto che
l’utenza potrà essere di provenienza
varia (sia telecom che datacom).
Le regole in Italia e in Europa
La normativa vigente nel nostro Paese
L
a normativa vigente in Italia
relativamente alle RadioLAN
viene espressa dal DPR 447 del
5-10-2001 che fornisce
disposizioni in materia di licenze
individuali e di autorizzazioni generali
per i servizi di telecomunicazione ad
uso privato e dal Piano Nazionale di
Ripartizione delle Frequenze (D.M. del
8-7-2002). Gli articoli del DPR 447 di
particolare interesse sono l’art. 5 e l’art.
6 che vengono qui di seguito riportati:
Art.5:Autorizzazione generale
1. Un'autorizzazione generale è necessaria
nel caso di:
a) installazione o esercizio di una rete di
- 89 -
I quaderni di Telèma
telecomunicazioni su supporto fisico, ad
onde convogliate e con sistemi ottici, ad
eccezione di quanto previsto
dall'articolo 6, comma 2, lettera a);
b) installazione o esercizio di sistemi che
impiegano bande di frequenze di tipo
collettivo:
1) senza protezione da disturbi tra utenti
delle stesse bande e con protezione da
interferenze provocate da stazioni di
altri servizi, compatibilmente con gli
statuti dei servizi previsti dal piano
nazionale di ripartizione delle frequenze
e dal regolamento delle
radiocomunicazioni; in particolare
appartengono a tale categoria le stazioni
di radioamatore nonché le stazioni e gli
impianti di cui all'articolo 41, comma 1;
2) senza alcuna protezione, mediante
dispositivi di debole potenza, compresi
quelli rispondenti alla raccomandazione
CEPT/ERC/REC 70-03. In particolare
l'autorizzazione è richiesta nel caso:
2.1) di installazione o esercizio di reti
locali a tecnologia DECT o UMTS, ad
eccezione di quanto disposto
dall'articolo 6, comma 1, lettera a);
2.2) di installazione o esercizio di reti
locali radiolan e hiperlan, ad eccezione
di quanto disposto dall'articolo 6,
comma 1, lettera b);
2.3) di installazione o esercizio di
apparecchiature in ausilio al traffico ed
al trasporto su strada e rotaia, agli
addetti alla sicurezza ed al soccorso
sulle strade, alla vigilanza del traffico, ai
trasporti a fune, al controllo delle
foreste, alla disciplina della caccia e
della pesca ed alla sicurezza notturna;
2.4) di installazione o esercizio di
apparecchiature in ausilio ad imprese
industriali, commerciali, artigiane ed
agrarie, comprese quelle di spettacolo o
di radiodiffusione;
2.5) di installazione o esercizio di
apparecchiature per collegamenti
riguardanti la sicurezza della vita umana
in mare, o comunque l'emergenza, fra
piccole imbarcazioni e stazioni collocate
presso sedi di organizzazioni nautiche
nonché per collegamenti di servizio fra
diversi punti di una stessa nave;
2.6) di installazione o esercizio di
apparecchiature in ausilio alle attività
sportive ed agonistiche;
2.7) di installazione o esercizio di
apparecchi per ricerca persone;
2.8) di installazione o esercizio di
apparecchiature in ausilio alle attività
professionali sanitarie ed alle attività
direttamente ad esse collegate;
2.9) di installazione o esercizio di
apparecchiature per comunicazioni a
breve distanza di tipo diverso da quelle
di cui ai numeri da 2.1) a 2.8), comprese
le comunicazioni in "banda cittadina CB", sempre che per queste ultime
risultino escluse la possibilità di
chiamata selettiva e l'adozione di
congegni e sistemi atti a rendere non
intercettabili da terzi le notizie
scambiate; sussiste il divieto di effettuare
comunicazioni internazionali e
trasmissione di programmi o comunicati
destinati alla generalità degli ascoltatori.
2. Le bande di frequenze e le
caratteristiche tecniche delle
apparecchiature sono definite a norma
dell'articolo 20.
Art. 6: Libero uso
1. Sono di libero uso le apparecchiature
che impiegano frequenze di tipo
collettivo, senza alcuna protezione, per
collegamenti a brevissima distanza con
apparati a corto raggio, compresi quelli
rispondenti alla raccomandazione CEPTERC/REC 70-03, tra le quali rientrano in
particolare:
a) reti locali a tecnologia DECT o UMTS
nell'ambito del fondo, ai sensi
dell'articolo 183, comma secondo, del
decreto del Presidente della Repubblica
n. 156 del 1973;
b) reti locali di tipo radiolan e hiperlan
nell'ambito del fondo, ai sensi
dell'articolo 183, comma secondo, del
decreto del Presidente della Repubblica
n. 156 del 1973; sono disciplinate ai
sensi dell'articolo 5 le reti hiperlan
operanti obbligatoriamente in ambienti
chiusi o con vincoli specifici;
c) sistemi per applicazioni in campo
ferroviario;
d) sistemi per rilievo di movimenti e
sistemi di allarme; e) allarmi generici ed
allarmi a fini sociali;
e) telecomandi dilettantistici;
f) applicazioni induttive;
g) radiomicrofoni a banda stretta e
radiomicrofoni non professionali;
h) ausilii per handicappati;
l) applicazioni medicali di debolissima
potenza;
m) applicazioni audio senza fili;
n) apriporta;
- 90 -
Wi – Fi. Come - quando - perché
o) radiogiocattoli ;
p) apparati per l'individuazione di vittime
da valanga;
q) apparati non destinati ad impieghi
specifici.
2. Sono altresì di libero uso:
a) i collegamenti su supporto fisico, ad
onde convogliate e con sistemi ottici
realizzati nel fondo ai sensi dell'articolo
183, comma secondo, del decreto del
Presidente della Repubblica n. 156 del
1973;
b) gli apparati radioelettrici solo riceventi,
anche da satellite, per i quali non sono
previste assegnazione di frequenze e
protezione: non sono compresi gli
apparecchi destinati esclusivamente alla
ricezione del servizio di radiodiffusione.
3. Le bande di frequenze e le
caratteristiche tecniche delle
apparecchiature sono definite a norma
dell'articolo 20.
CEPT ERC/DEC/(01)07 frequenze della
banda 2.400-2.483,5 MHz possono essere
impiegate ad uso collettivo per usi civili da
reti locali ad uso privato mediante
apparati a corto raggio per la trasmissione
di dati a larga banda con tecniche a
dispersione di spettro (R-LAN) aventi le
caratteristiche tecniche della
raccomandazione della CEPT ERC/REC
70-03 (Annesso 3). Tali utilizzazioni non
debbono causare interferenze ai
collegamenti del servizio fisso, né possono
pretendere protezione da tali collegamenti.
Tali applicazioni rientrano negli scopi di
cui al dPR 5 ottobre 2001, n. 447, articolo
5, comma 1, lettera b), numero 2.2) ad
eccezione di quanto disposto dall’articolo
6, comma 1, lettera b).
Per quanto riguarda il Piano Nazionale
di Ripartizione delle Frequenze, le
note di interesse sono la 158 e la 158A
che riportano quanto segue:
Nota 158: In accordo con la decisione
Nota 158A: In accordo con la decisione
CEPT ERC/DEC/(01)05 frequenze della
banda 2.400-2.483,5 possono essere
impiegate ad uso collettivo da apparati a
corto raggio non destinati ad impieghi
specifici, aventi le caratteristiche tecniche
della raccomandazione CEPT ERC/REC 7003 (Annesso 1). Tali applicazioni rientrano
negli scopi di cui al dPR 5 ottobre 2001, n.
447, articolo 6, comma 1, lettera q).
Le direttive in ambito Europeo
I
n ambito europeo esistono alcune
direttive e decisioni del parlamento
europeo che regolano la materia.
In particolare si fa riferimento ai
seguenti documenti:
● Decisione 676/2002/CE del Parlamento
Europeo e del Consiglio del 7 marzo
2002 relativa ad un quadro normativo
per la politica in materia di spettro radio
nella Comunità Europea (decisione
spettro radio) ;
● Direttiva 2002/19/CE del Parlamento
Europeo e del Consiglio del 7 marzo
2002 relativa all’accesso alle reti di
comunicazione elettronica e alle risorse
correlate e all’interconnessione delle
medesime (direttiva accesso);
● Direttiva 2002/20/CE del Parlamento
Europeo e del Consiglio del 7 marzo
2002 relativa alle autorizzazioni per le
reti ed i servizi di comunicazione
elettronica (direttiva autorizzazioni);
● Direttiva 2002/21/CE del Parlamento
Europeo e del Consiglio del 7 marzo
2002 che istituisce un quadro normativo
comune per le reti ed i servizi di
comunicazione elettronica (direttiva
quadro).
Evoluzione degli standard WLAN
U
na WLAN (Wireless Local
Area Network) è
un’infrastruttura di rete per
trasmissioni di tipo radio,
costituita da dispositivi che basano il
proprio funzionamento su protocolli
specifici, tra i quali lo standard di
comunicazione 802.11.
La prima versione del protocollo 802.11,
redatta dall’organismo internazionale per
la creazione degli standard IEEE (Institute
of Electrical and Electronic Engineers), è
- 91 -
I quaderni di Telèma
stata completata nel 1997;
successivamente, nel 1999, sono stati
redatti i protocolli 802.11b, nome con il
quale è universalmente riconosciuto lo
standard Wi-Fi, anche detto High Rate, e
802.11a i cui dispositivi sono entrati in
commercio solo successivamente. La
versione più recente, nota con il nome di
802.11g, è ancora in fase di studio e se ne
prevede la divulgazione entro la fine del
2002.
Lo standard 802.11b, di certo quello
attualmente più utilizzato, opera nella
banda a 2.4 Ghz, permettendo di
raggiungere velocità di trasmissione fino a
11Mbps, e consentendo l’interoperabilità
all’indietro con la versione precedente.
Lo standard 802.11a prevede una
frequenza di lavoro intorno ai 5 GHz ed
assicura un notevole incremento delle
prestazioni rispetto all’802.11b,
identificabili in una maggiore velocità di
trasferimento dati (da 11 Mbps a 54 Mbps)
ed in un maggior numero di canali non
sovrapposti fruibili.
La banda adottata (anche conosciuta
come banda UNII, Unlicensed National
Information Infrastructure) è attualmente
composta da tre sottobande, UNII1 (5.15-
5.25 GHz), UNII2 (5.25-5.35 GHz) e UNII3
(5.725-5.825 GHz). In realtà solo negli
Stati Uniti le tre sottobande UNII sono
libere e disponibili per trasmissioni senza
licenza, mentre in Europa e Giappone
sono utilizzabili rispettivamente la banda
5.725-5.875 GHz (UNNI 3) e 5.15-5.25
GHz (UNII1), con relativa limitazione
delle prestazioni. La larghezza di banda
totale utilizzabile a 5 GHz è di 300 MHz,
maggiore quindi degli 83.5 MHz
disponibili a 2.4 GHz: per questo una
WLAN basata sul protocollo 802.11a può
supportare fino a 8 canali non
sovrapposti, utilizzando entrambe le
bande UNII1 e UNII2, contro i 3 canali
ricavabili con il protocollo 802.11b nella
banda a 2.4 GHz, garantendo la possibilità
di supportare un maggior numero di
utenti simultaneamente, senza il rischio di
conflitti.
Questi miglioramenti, però, sono
accompagnati anche da perdite in termini
di compatibilità e raggio d’azione. Infatti,
poiché lavorano in bande di frequenza
diverse, 802.11a e 802.11b non sono
compatibili. D’altronde entrambi gli
standard possono coesistere proprio
perché operanti a diverse frequenze.
Test iniziali
L’
alta frequenza operativa
dell’802.11a comporta una
portata inferiore e la necessità
di utilizzare un numero
maggiore di access point per irradiare la
stessa area coperta dall’802.11b. La
possibile soluzione di aumentare la
potenza trasmessa non è praticabile a
causa delle normative vigenti che
limitano le potenze di trasmissione
ammesse. Comunque, test iniziali hanno
mostrato come prodotti 802.11a
mantengano un incremento delle
performance dell’ordine di 3 a 1 rispetto
all’802.11b in tipiche applicazioni
indoor. Lo standard 802.11g unisce il
meglio delle versioni precedenti “a” e
“b”, ovvero alto data rate ed un raggio
d’azione esteso. Esso prevede il
mantenimento della compatibilità con i
prodotti già esistenti dell’802.11b, grazie
al fatto che opera nella stessa banda a
2.4 GHz e con la stessa modulazione
DSSS (Direct Sequence Spread
Spectrum) con velocità fino a 11 Mbps,
disponendo però anche di una più
efficiente tecnica di modulazione che
permette di raggiungere velocità fino a
54 Mbps. Una PC-card 802.11g può
operare con un access point 802.11b, ed
un access point 802.11g può operare
con una PC-card 802.11b, ma in
entrambi i casi sempre a 11 Mbps. Per
poter trasmettere a 54 Mbps entrambi i
dispositivi usati devono essere del tipo
802.11g.
Erroneamente si potrebbe pensare che
802.11g e 802.11a siano in
competizione, ma in realtà sono
complementari. L’802.11g ha lo
svantaggio rispetto all’ 802.11a di servire
un numero ridotto di utenti in quanto
prevede solo tre canali non sovrapposti
rispetto agli otto della banda a 5 GHz
dell’802.11a. Viceversa, l’802.11g
garantisce la compatibilità con i sitemi
Wi-Fi, ovvero con la maggior parte delle
WLAN esistenti. Gli utenti già in
possesso di una WLAN, ma con
l’esigenza di migliorare le prestazioni
- 92 -
Wi – Fi. Come - quando - perché
della propria rete, potranno affiancare
nuovi dispositivi 802.11g ai vecchi
802.11b, senza dover peraltro affrontare
la spesa della creazione di una nuova
WLAN, ma convertendo nel tempo la
rete a 11 Mbps in una rete a 54 Mbps.
Per tutte le ragioni elencate sopra, risulta
facile pensare a futuri dispositivi dualband che lavorino con entrambe i
protocolli 802.11a e 802.11g (e quindi
802.11b) nelle due bande a 5 GHz e a
2.4 GHz. La complessità di tali
dispositivi, ed in particolare del loro
hardware, sarebbe infatti limitata
notevolmente dal fatto che entrambi gli
standard usano la stessa tecnica di
modulazione, ma soprattutto i costi di
una rete dual-band sarebbero addirittura
comparabili a quelli di una semplice rete
802.11a.
Modalità operative
P
er quanto riguarda le modalità
operative di impiego dei
dispositivi WLAN, ne sono
previste tre, ciascuna rispondente
a requisiti di rete diversi:
1) la modalità Client/Server, anche detta
Infrastructure mode, è usata
principalmente per estendere una
esistente LAN cablata con dispositivi
wireless, attraverso l’utilizzo di un
access point (AP). Tale access point
collega la WLAN alla LAN cablata e
funziona, inoltre, da organo centrale di
controllo per la WLAN stessa;
2) la modalità Peer to Peer, anche detta ad
hoc mode, non prevede la presenza di
access point o server e viene utilizzata
dove c’è la necessità di collegare piccoli
gruppi di PC (sia desktop che laptop),
senza bisogno di accedere ad un’altra
rete. In tale modalità di funzionamento
è prevista la presenza di due o più PC,
provvisti di PC-cards, che sono abilitati a
parlare tra loro, ma non sono connessi
alla rete fissa;
3) la modalità Outdoor Bridge, viene
utilizzata per collegare WLAN o LAN
cablate distanti tra loro, evitando di
approntare, tra queste due entità, un
collegamento cablato. Tipiche
applicazioni possono riguardare il
collegamento di due reti locali di una
stessa azienda presenti in due edifici
separati.
Gli aspetti critici
“N
on sono tutte rose e
fiori”... il vecchio adagio
vale anche per una
tecnologia innovativa
qual è il Wi-Fi, ai cui aspetti positivi,
già ampiamente illustrati in
precedenza, fanno da contraltare
criticità di sistema, oggetto di studio
degli addetti ai lavori.
Non sarà sfuggito all’attenzione del
lettore, infatti, il problema normativo
riguardante la scelta di un’opportuna
banda di frequenza nella quale poter
garantire un buon livello di qualità,
necessario per la commercializzazione
del servizio al pubblico. Attualmente,
in ambito mondiale, fatta esclusione
per pochi paesi, i sistemi WLAN non
sono regolamentati, e per questo
utilizzano bande ISM (Industrial
Scientific and Medical), quali quella a
2.400 – 2.4835 GHz o, ancora peggio,
quella 902-928 MHz, non soggette a
licenze d’uso ma, proprio per questo,
fortemente sfruttate da servizi diversi.
Questo fatto determina la presenza
di interferenze che degradano le
prestazioni delle WLAN.
Infatti, una delle caratteristiche
peculiari dello standard wireless è la
buona efficienza d’utilizzo dello
spettro radio (bit/frequenza) che,
proprio a causa di dette interferenze,
risulta penalizzata. Inoltre, le reti
WLAN utilizzano una tecnica di
trasmissione nota come “spread
spectrum” che permette la
compatibilità di più WLAN in aree
limitrofe, e quindi la presenza di più
utenti contemporaneamente attivi
all’interno della stessa area. Questo
accesso multiplo determina ulteriori
possibili disturbi che rappresentano
un ostacolo alla qualità della
- 93 -
I quaderni di Telèma
trasmissione, che certamente non può
essere garantita alla massima velocità
ma risulta funzione delle condizioni
operative. Dunque, sarebbe
opportuno individuare una banda di
frequenza specifica per l’uso pubblico
delle WLAN, così come proposto da
autorità, operatori Telco,etc.
Al di là di un problema di
regolamentazione e di bande riservate,
vanno evidenziati altri aspetti del
sistema Wi-Fi che risultano ancora
critici.
Primo fra tutti, l’aspetto della
sicurezza dell’informazione che, in
un’epoca come quella attuale in cui si
fa un gran parlare di e-commerce e
di e-business, è un requisito
essenziale se si vuole che i sistemi
WLAN possano fornire questi servizi.
Il mezzo di trasporto delle
informazioni utilizzato dalle WLAN è
per sua natura fortemente
vulnerabile, ed è per questo che
occorre indirizzare le ricerche di
esperti del settore verso
l’individuazione di un adeguato
codice di criptaggio dei segnali che
non permetta l’accesso alle
informazioni.
Tutto questo senza, però,
penalizzare la complessità delle
operazioni richieste nella fase di
accesso ad una rete WLAN.
Attualmente, infatti, questa fase,
ovvero l’autenticazione e
l’abilitazione ad operare, è limitante
per tutti quegli utenti che, seppur
attratti dagli aspetti positivi della
tecnologia wireless, incontrano
notevoli difficoltà nell’apprendere la
metodologia di configurazione
iniziale e, talvolta, anche quella di
routine. Sicuramente nel prossimo
futuro il software di gestione sarà
semplificato, apparendo più
trasparente all’utente, così che
questo verrà riconosciuto,
qualificato, abilitato alle operazioni
con un processo di accettazione
semplice e guidato.
Questo nostro “excursus di criticità”
non può trascurare, infine, l’aspetto
della copertura radio.
I sistemi Wi-Fi, infatti, trasmettendo
con potenze molto basse (dieci, venti
volte meno di un normale telefonino)
presentano caratteristiche propagative
non in grado di superare ostacoli
naturali che possono interessare il
percorso di diffusione del segnale
radio. Da indicazioni ricavate dalla
letteratura tecnica risulta che i
dispositivi wireless sono in grado di
illuminare aree comprese tra i 30 ed i
100m. nell’ambito di edifici (ambiente
“indoor”), e fino a 300m. in
collegamenti aperti (ambiente
outdoor). Queste prestazioni
risultano particolarmente attraenti
per la classe di utenza di tipo
business, la quale può ampliare la
propria rete aziendale, di per sé
fortemente dinamica, a proprio
piacimento. Si può rispondere così
alle esigenze di spostamento ed
ampliamento del personale, oppure
impiegare reti provvisorie radio
senza l’onere di una nuova cablatura
in ambienti sedi di convegni o
meeting aziendali.
Va detto, però, che nelle situazioni
ambientali reali, si è verificato come i
valori di copertura sopra riportati
siano del tutto indicativi, soprattutto
se si è interessati ad operare alla
massima velocità consentita. Basta,
infatti, la presenza di un semplice
soffitto in cemento armato o di una
parete prefabbricata, per limitare
fortemente le capacità trasmissive dei
dispositivi wireless, tanto da
richiedere la presenza di ripetitori
specifici per estendere l’area di
copertura. Sono state presentate
ultimamente delle soluzioni tecniche
originali, una anche da parte della
Fondazione Ugo Bordoni (patent
pending), che permettono di
migliorare le prestazioni di copertura
di un singolo Access Point (vedi
articolo sugli apparati WLAN)
utilizzando supporti ed architetture
di rete particolari. Il problema della
copertura radio di una rete WLAN
esiste e va affrontato nel giusto
modo; non ci si può limitare ad
accettare i parametri di copertura
dichiarati in condizioni ideali e fare
affidamento su questi, ma è
necessario trovare soluzioni di rete e
di sistema efficienti ed innovative se
si vogliono mantenere i costi e la
complessità della WLAN nei limiti
previsti, che sono quelli che la
rendono attrattiva e competitiva.
- 94 -
Wi – Fi. Come - quando - perché
Il progetto Internet@scuola
I
l giorno 17 luglio 2002 presso il
Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca (MIUR)
è stata firmata una convenzione tra il
Ministero delle Comunicazioni ed il MIUR
stesso per l’attuazione di un progetto
sperimentale denominato Internet@scuola.
Il progetto nasce da una specifica
richiesta del Ministero dell’Istruzione
dell’Università e della Ricerca, raccolta con
immediatezza dal Ministero delle
Comunicazioni, diretta a promuovere la
diffusione di Internet nelle scuole,
utilizzando le tecnologie di comunicazione
più avanzate ed efficienti, come ad
esempio quelle basate sullo standard WiFi, e coniugandole con metodologie
didattiche innovative, per stimolare e
valorizzare nuovi servizi scolastici. Inoltre,
con queste attività, si vogliono individuare
gli indirizzi da seguire per rendere tali
tecnologie, e le conseguenti architetture di
rete, coerenti con l’obiettivo più generale
di sostenere l’avvio in tempi brevi
dell’UMTS e del WLL. Fase importante del
progetto sarà il monitoraggio dei risultati
immediatamente verificabili sull’utenza
scolastica e sul mondo ad essa connesso
(famiglie, istituzioni pubbliche e private,
ecc..). Allo stesso tempo dovrà essere
valutato l’impatto sociale, economico e
culturale che l’innovazione dell’attività
didattica, introdotta tramite i mezzi
informatici e la rete internet/intranet, avrà
comportato. Il progetto Internet@scuola
(sito web: www.internetascuola.fub.it)
prevede un sottoprogetto tecnologico ed
uno metodologico.
Sottoprogetto tecnologico
L
a realizzazione di una rete Internet
in ogni scuola, o in gran parte di
esse, è un problema che va visto
sotto due aspetti. Il primo pone al
centro dell’attenzione la singola scuola,
che provvederà a dotarsi di un punto di
accesso alla rete i servizi offerti dagli
operatori del settore. Il secondo, più
vasto, pone al centro del sistema la
creazione di una rete generale di
connessione tra diverse scuole: si impone,
in tal caso, uno studio di ottimizzazione di
rete di connessione tra scuole (intranet)
che, al momento, può essere risolto
attraverso l’accesso tramite le reti
pubbliche.
Gli aspetti tecnici di realizzazione di una
rete intranet saranno valutati e studiati in
modo più approfondito sulla base dei
risultati del progetto TERRA, in corso di
sperimentazione presso la Fondazione
Ugo Bordoni. I dati sperimentali, gli studi
e le proposte di bande di frequenza utili
allo scopo saranno disponibili presso la
stessa Fondazione.
I principali problemi da affrontare sono
quelli del cablaggio degli edifici scolastici
e dell’accessibilità alla connessione casascuola per gli studenti che vivono in
piccoli centri o in località geograficamente
disagiate, dove sicuramente non c’è, da
parte degli operatori del settore, un
interesse ad investire in nuove reti in
quanto economicamente non
rappresentano aree vantaggiose.
Nell’affrontare tale problema, dunque,
si deve tener conto dei seguenti aspetti:
● difficoltà di cablaggio esistenti in ogni
scuola
● risorse economiche disponibili
● tempi di realizzazione
● prestazioni ottenibili
● costi e benefici.
Al momento l’accesso alla rete di ogni
singolo istituto può essere realizzato
attraverso una rete di telecomunicazione
in fibra ottica, via satellite, mediante
doppino telefonico o via radio.
Il cablaggio dell’edificio può essere
attuato generalmente in due modi: o
mediante rete cablata o mediante rete
WLAN. Inoltre si può prevedere anche
una soluzione ibrida, con una percentuale
predominante dell’una o dell’altra,
secondo le diverse realtà nelle quali ci si
trova ad operare, da cui la soluzione più
vantaggiosa.
La soluzione ibrida (cabled-wireless)
ideata dalla Fondazione Ugo Bordoni
(patent pending), permette di abbassare i
costi della soluzione radio e di avere una
rete, dove si vuole, equivalente a quella
cablata, utilizzando le classiche interfacce
PC (USB, IEEE 802.3). Seguendo questa
- 95 -
I quaderni di Telèma
soluzione si garantisce una connessione
sicura alla rete per ogni utente alla rete,
eliminando le difficoltà a volte riscontrate
con la sola soluzione radio. Questa stessa
soluzione permette di integrarsi con reti
mobili di nuova generazione,
consentendo lo sviluppo di servizi
aggiuntivi per la scuola.
Sottoprogetto metodologico
I
l sottoprogetto internet@scuolaMERCOR, permette di utilizzare al
meglio le risorse disponibili
didattiche ed economiche di ogni
singola scuola, favorendo, al contempo,
attività di e-learning e tele-educazione.
Il metodo di valorizzazione ed
incentivazione dei prodotti scolastici è
quello che viene definito nel sottoprogetto
menzionato, sulla scorta della teoria del
prof. Alvi, alla quale si rimanda per i
dettagli. Il metodo si rivolge all’utenza
scolastica per la creazione di prodotti
culturalmente, scientificamente e
socialmente validi, e dunque vendibili, sia
all’interno che all’esterno del mondo
scolastico.
Incentivi e valorizzazioni dei prodotti
scolastici sono possibili quando si ha un
patrimonio comune da utilizzare. La
disponibilità di internet permette di
trasformare i computers in dotazione alle
scuole da semplici componenti di una
struttura moderna a strumenti di
rivoluzione della pedagogia e della
cultura, non subita ma vissuta tramite i
mezzi informatici.
In questo modo la scuola non “consuma
solo cultura” ma ne crea, anche in forme
nuove. Il sottoprogetto si fonda su tre
concetti fondamentali: il donor, il mercor e
l’invor, che stanno ad indicare
rispettivamente: le doti a disposizione
(donazioni da parte del MIUR e dal
mondo esterno); i crediti ed i criteri di
merito nella gestione della moneta virtuale
del mondo scolastico; la qualità dei
progetti e dei prodotti risultanti dall’attività
scolastica così indirizzata.
(Dario Di Zenobio)
Una moneta per la scuola
articolo di Geminello Alvi
È
ormai consuetudine dichiarare
che la scuola deve aprirsi
all’esterno, e però rinforzare la
propria autonomia; premiare i
migliori ma mantenersi solidale; abituare
al massimo senso di responsabilità e
tuttavia favorire il più intenso scambio di
idee. Il nostro Mercor, il sistema
monetario elaborato per la scuola nelle
pagine seguenti, è un modo per riuscirvi.
Crea infatti una moneta della scuola
sviluppando alcuni circuiti monetari di
internet e altri sperimentati nei più diversi
ambienti. Non ha proprio dunque per fine
il profitto; tende invece a articolare libertà
e comunità in forme funzionali, che con
internet ritrovano una efficacia, e ne
fanno una preziosa innovazione per la
scuola. Ministero o imprese stanziano dei
fondi in euro che vengono all’inizio di
ogni semestre convertiti in crediti
denominati Mercor. Essi vengono
distribuiti alle varie scuole o università la
prima volta in proporzione ad esempio al
numero d’allievi o ad un altro quale che
sia criterio proporzionale.
Questi crediti servono a finanziare i vari
progetti dei singoli gruppi di studenti
creatisi ad hoc. Essi sono sottoposti a un
decremento del 20% o del 10% ogni sei
mesi, a seconda che siano spesi o no fuori
del sistema. Questo per far sì che lo
svolgersi dei vari progetti e le spese che
essi richiedono siano accelerati; e che la
spesa dei crediti si svolga il più possibile
- 96 -
Wi – Fi. Come - quando - perché
all’interno della nostra comunità scolastica
virtuale. Un progetto divenuto prodotto
può essere venduto o comprato sia
all’interno e sia all’esterno della nostra
comunità. I crediti finanziano come si è
detto i più diversi progetti: libri, ricerche,
invenzioni, su un orizzonte semestrale o
plurisemestrale. Alla fine di ogni semestre
viene regolato il saldo di questi crediti
mercor, e l’ammontare di spese all’esterno
viene convertito in euro e pareggiato,
come si trattasse di una bilancia dei
pagamenti con l’estero che richiede la
conversione in altra moneta. Consiglierei
che dopo il primo semestre i vari gruppi
di studenti nelle varie scuole votino dei
consigli, che decidano in autonomia quali
progetti meritevoli finanziare. Gli altri
progetti, non venduti o giudicati meno
interessanti non resterebbero però senza
finanziamento. Il decremento semestrale
dei Mercor finisce in un fondo per
finanziare altri progetti che restano senza
mercato delle scuole scuole più disagiate
per essere convertito in spese in euro.
Così da riequilibrare il sistema in modo
solidale. Il dono insomma rifornisce di un
minimo tutti i progetti; i consigli di
valutazione incentivano i migliori. E il
sistema riparte, si riavvia a regime.
I crediti mercor
C
hiameremo i crediti mercor; la
percentuale di essi donata
donor; i progetti più complicati e
dunque plurisemestrali invor
(trascurati a questo livello di definizione).
Si crea così una specie di banca virtuale
che regola gli scambi e i saldi interni in
mercor ed esterni in euro. Come detto
per far fronte agli acquisti esterni al
sistema, qualora superino le vendite
esterne si ricorre agli euro di Ministero e
imprese. Alla fine di ogni periodo i
gruppi scolastici, che avendo collocato
più progetti hanno accumulato più
crediti, li incassano. Le cifre in euro
vanno per una parte alle loro scuole per
investimenti e per l’altra divengono
consistenti borse di studio in università
italiane o straniere per gli studenti che
hanno elaborato i progetti. Una simile
decisione dovrà essere presa anche circa i
progetti compiuti venduti a imprese
all’esterno.
Quanta parte deve andare ai gruppi che
hanno elaborato e venduto i progetti e
quanta alle loro scuole e al sistema? Altra
questione da regolare le proporzione di
decumulo. Inoltre quanta parte dei crediti
va restituita? Nell’esempio abbiamo
assunto che sia uguale a zero. Si veda,
riguardo a queste questioni di pratico
funzionamento a regime: i documenti in
power point acclusi, con le loro
equazioni, il mio studio generale redatto
in inglese, il modello alle differenze; tutti
acclusi qui di seguito.
Gli obiettivi
P
iù comunità. Non disperdere
i fondi ma legarli ad un
progetto di intreccio di nessi
comunitari tra i diversi istituti
e con le imprese.
Autogoverno. Abituare gli studenti
e le scuole a collaborare, ma anche
alla responsabilità di un progetto
comune, di una idea nella quale ci si
cimenta. Premiare i più meritevoli.
Assecondare il criterio del merito. A
regime il sistema tende a premiare
chi ha lavorato con più talento,
finanziando i migliori progetti.
Solidarietà. La percentuale di
crediti, mercor, che scade va in un
fondo, che sarà suddiviso
proporzionalmente tra tutti. Così da
rinnovare le chances di tutti.
Nesso con l’esterno. Si favorisce un
autonomo nesso con ogni genere di
persone, enti, o imprese esterni alla
scuola. Da non trascurare la rilevanza
del rapporto con le imprese.
Si impara facendo. Non piccolo
contributo didattico in una nazione in
cui l’approccio a non poche
questioni è malato di ideologismo e
impraticità. Elevare la qualità. I
gruppi di studenti che hanno
accumulato più crediti mercor ne
vedono convertita una parte in borse
di studio, un’altra parte va alle loro
scuole.
- 97 -
I quaderni di Telèma
Le risorse
G
li incontri preliminari hanno
fissato un numero di settanta
scuole per iniziare a
sperimentare Mercor.
Mettiamo in ogni scuola si finanzino
cinque gruppi di studenti, e fissiamo in
media 2500 euro a progetto, fanno
875000 euro necessari per la
sperimentazione. Per le 6 mila scuole
italiane, dimezzando i gruppi,
arriviamo alla cifra di 37,75 milioni di
euro. Cifra non piccola, ma si consideri
che una parte di essa diviene borse di
studio e finanziamenti a scuole in
c/capitale.
17 giugno lancio del progetto.
Formulazione di un gruppo di lavoro
per la sua implementazione. Alla
riapertura delle scuole a settembre
partenza dell’esperimento che
dovrebbe entrare a regime nei primi
mesi del 2003 nelle 70 scuole scelte.
Progetto TERRA-Lecce
È
in corso di definizione un
protocollo di intesa tra il Comune
di Lecce, l’Università di Lecce, il
Ministero delle Comunicazioni e
la Fondazione Ugo Bordoni per
l’attuazione del progetto sperimentale di
cui si parlerà di seguito, inteso a facilitare
l’informatizzazione della pubblica
amministrazione, a fornire una rete
digitale innovativa in ambito cittadino, ad
introdurre nuovi servizi e l’uso intensivo
di internet nell’università, così da creare
un esempio, in forma ridotta di modulo
da replicare, di “city of tomorrow”, in un
area che può essere considerata la porta
verso il Mediterraneo.
La collaborazione si sintetizza nel
progetto definito TERRA-Lecce che si
propone di realizzare un modulo
campione della rete che coinvolgerà,
inizialmente, solo alcuni degli edifici
comunali e universitari. Nello stesso
progetto, sviluppato dalla Fondazione
Ugo Bordoni per conto del Ministero
delle Comunicazioni, è già stata avviata
una fase di studio ed analisi di fattibilità
generale, utile per definire una
successiva fase esecutiva che terrà conto
delle diverse realtà operative. In questa
parte del progetto si andranno a
sperimentare su Lecce soluzioni
innovative, utilizzanti la tecnologia Wi-Fi
integrata con altre (fibra, radio, laser), al
fine di costituire una rete di
telecomunicazioni digitale di facile e
veloce realizzazione, ad alta velocità, a
ridotto impatto ambientale, ad alta
penetrazione, con accesso diretto
all’utente e a costo contenuto. Ogni
intervento sarà mirato all’innovazione ed
allo sviluppo di servizi con alti contenuti
informativi ed educativi (internet veloce,
tele-education, e- learning,ecc.), creando
un’attività intorno alla quale maturerà un
indotto che trarrà beneficio dalle nuove
tecnologie.
Gli obiettivi
L
a proposta vuole sfruttare la
struttura di rete non utilizzata
esistente nel sottosuolo del
territorio di Lecce, resto del
cablaggio denominato “Socrate” ed
ampliare la stessa, cercando, per il
momento, un diretto collegamento tra
le strutture comunali decentrate e tra le
stesse strutture e l'Università di Lecce,
che a sua volta dovrà avere un
collegamento tra i vari plessi decentrati.
Pertanto il progetto si propone i
seguenti obiettivi:
1) Collegare tra loro i seguenti uffici
comunali: Palazzo Carafa, Ufficio
Ambiente Igiene e Polizia Municipale,
Ufficio Lavori Pubblici, Ufficio
Pubblica Istruzione, Ufficio Traffico e
tutti gli altri uffici decentrati.
2) Collegare tra loro le seguenti sedi
universitarie: Rettorato, Palazzo
Codacci Pisanelli, Complesso Buon
Pastore, Convento degli Olivetani, ex
istituto sperimentale tabacchi, S.O.F.T.
(Palazzo Casto), Palazzo Parlangeli,
ex I.N.A.P.L.I., ex Collegio Palmieri,
- 98 -
Wi – Fi. Come - quando - perché
ex Caserma Roafio, Campus
Universitario e Centro Servizi
Satellitari.
3) Collegare tra loro gli uffici comunali
e la sedi universitarie suddette.
4) Attivazione di un servizio cittadino di
trasporto su fibra di segnali a larga
banda, con diffusione nell'ultimo
miglio di tipo elettromagnetico,
destinati all'utenza pubblica.
Le aspettative
L
a città di Lecce allo stato attuale
ospita una popolazione
universitaria pari a circa 28.000
studenti e una popolazione
residente di 100.000 abitanti.
Pertanto il servizio di collegamento tra
le strutture comunali ed i centri
universitari snellire le procedure,
aumenterà in numero e qualità dei
servizi e contribuire a ridurre la mobilita
urbana. Inoltre, si attiveranno servizi
informatici offerti dalla pubblica
amministrazione grazie alla possibilità
di accedere ad una rete digitale
ad alta velocità.
Il tutto apre le porte allo sviluppo
di una vera e propria rete civica,
dove non è fantasia immaginare anche
la possibilità di distribuire segnali
televisivi civici.
L’esperienza Wi-Fi a Dublino
I
l progetto della rete wireless nella
città di Dublino nell’ambito del
progettoWAND rappresenta una
concreta piattaforma su cui si può
sperimentare a fondo la tecnologia
wireless, acquisendo informazioni utili
al miglioramento delle reti WLAN
applicate nel cablaggio di aree estese.
WAND nasce dalla collaborazione fra
Media Lab Europe, il Trinity College di
Dublino, l’Intel, l’Eircom e la
Fondazione Ugo Bordoni. Il progetto
WAND prevede di realizzare una rete
Wi-Fi sulla quale sperimentare nuove
applicazioni.
Il progetto va oltre lo standard IEEE
802.11b, anche se al momento access
points e PC-cards già diffusi in tutto il
mondo; lo scopo è quello di maturare
esperienza considerando la WLAN del
futuro, che connetterà microprocessori
integrati su tutti i dispositivi presenti
nell’area che ci circonda. I milioni di
nodi per città che tale scenario prevede
comportano nuovi protocolli, nuovi
standards di comunicazione e persino
nuove applicazioni, un nuovo mondo
dove la consegna istantanea dei dati
non è necessariamente importante e
dove la mancanza di strutture di rete si
affiderà a connessioni “ad hoc” tra nodi
vicini, che permetteranno la
propagazione di dati e messaggi tra
nodi che sono fuori dai rispettivi campi
di copertura.
La sfida tecnica di sviluppo delle reti
“self-organising” e l’opportunità di
esplorare globalmente i fenomeni
emergenti che sorgono da interazioni di
corto raggio tra nodi vicini, terrà conto
dei fattori umani nell’introduzione di
una nuova tecnologia e nella sua
applicazione nella vita comune. Un
altro obiettivo del progetto è lo
sviluppo di applicazioni di interesse
socio-culturale e commerciale orientate
verso la comunità delle reti wireless.
Nel frattempo la ricerca ha raggiunto il
suo primo scopo: WAND supporterà lo
sviluppo di applicazioni innovative
particolarmente nelle aree dell’arte, del
turismo, delle comunicazioni locali, del
monitoraggio del traffico e
dell’informazione. In aggiunta tale rete
sarà utilizzata per valutare
l’interoperabiltà tra i servizi di
comunicazione a larga banda, le reti
cablate e quelle cellulari.
La rete coprirà l’area che si estende
dalla sede del Media Lab Europe (MLE)
al Trinity College di Dublino (TCD)
attraversando Thomas Street e Dame
Street. La rete sperimentale è stata
realizzata unendo varie reti distribuite
sul territorio con nodi fissi o mobili, che
comunicano principalmente attraverso
un algoritmo dinamico di salto, senza
che sia prevista la presenza di access
- 99 -
I quaderni di Telèma
point o di una rete Ethernet di
backbone.
In futuro è prevista l’estensione della
rete WAND all’adiacente stazione
ferroviaria, all’ospedale e all’area
commerciale del centro.
(Paolo Dini, David Kuller)
Apparati disponibili sul mercato
G
li apparati basati sulla
tecnologia Wi-Fi consentono di
realizzare collegamenti di rete
senza l’impiego di cavi,
aumentando le possibilità di utilizzo delle
risorse in rete. In questo articolo si vuole
fornire una panoramica dei dispositivi
WLAN, con le relative caratteristiche,
attualmente disponibili sul mercato e quelli
che sono in via di realizzazione.
Access Point (o Base Station):
è un dispositivo WLAN in grado di
connettere una LAN cablata ad uno o
più apparati wireless. Il suo impiego
prevede anche la possibilità di
colloquiare con altri Access Point (AP) al
fine di estendere l’area di copertura della
WLAN. Esistono vari tipi di AP usati sia
in reti wireless che in reti cablate che, a
seconda del loro impiego, possono
svolgere funzioni di: bridges, hubs,
switches, routers e gateways. Le
differenze tra questi dispositivi non sono
ben definite, in quanto certe possibilità
associate ad uno possono essere
associate all’altro. Ad esempio un router
può fare bridging, ed un hub può anche
essere uno switch. In ogni caso, la
funzione comune è quella di assicurare il
trasferimento dei dati da un nodo della
rete ad un’altro.
In particolare:
un bridge collega dispositivi che
utilizzano tutti lo stesso protocollo;
un router può collegare reti che usano
protocolli differenti; esso legge gli
indirizzi dei pacchetti in ingresso e li
instrada verso le appropriate
destinazioni, cooperando con gli altri
routers al fine di individuare il percorso
migliore; un hub wireless aggiunge
alcune capacità, quale quella del
roaming, a quelle standard di un bridge
e provvede a fornire connessioni di rete
ai vari utenti che vi accedono;
uno switch è un hub più intelligente, in
quanto può leggere l’indirizzo di un
pacchetto ed inviarlo alla destinazione
appropriata;
un wireless gateway è un AP con
l’ulteriore capacità di implementare
funzioni di livello superiore ad una
semplice rete locale. Con questo
apparato, un numero consistente di
utenti wireless e/o cablati, hanno la
possibilità di accedere alla rete internet
attraverso la condivisione di un singolo
cavo o modem DSL. Questo consente ad
un intero ufficio di disporre di una
connessione a banda larga
economicamente vantaggiosa.
PC Card o PCMCIA Card:
è un dispositivo di interfaccia tra il
mondo Wi-Fi ed il computer portatile,
tipicamente rimovibile e delle
dimensioni di una carta di credito.
Rispetta gli standard definiti dal Personal
Computer Memory Card International
Association. Tale dispositivo contiene
principalmente un modem per la
trasmissione dei dati, una memoria ed
un chip e viene utilizzato per il
colloquio con l’AP di rete.
PCI Card:
dispositivo di interfaccia, analogo al
precedente, in grado di abilitare un PC
desktop in una rete WLAN. Può essere
utilizzato anche con altri tipi di bus,
quali ISA e AGP.
USB WLAN Device:
è un apparato che consente la
connessione bidirezionale-seriale ad alta
velocità tra un PC ed un’interfaccia WLAN.
Wireless Print Servers:
è un dispositivo che consente l’accesso a
qualunque tipo di stampante da parte di
computers che implementano lo
standard 802.11b, senza l’impiego di
alcun cavo. Risulta, quindi, perfetto per
applicazioni in cui la stesura di cavi è
impraticabile o troppo costosa, o
laddove la stampante deve essere
spostata frequentemente. Attraverso tale
apparato più utenti possono stampare
simultaneamente senza l’impiego di
software speciali, avendo l’impressione
- 100 -
Wi – Fi. Come - quando - perché
che la stampante sia collegata
direttamente al proprio computer.
Personal Digital Assistance:
il PDA, noto anche come palmare, è più
piccolo dei laptop computer, ma con
molte delle stesse capacità di
elaborazione e di comunicazione, e
consente connettività wireless
attraverso schede radio Wi-Fi integrate.
Per quanto riguarda il prossimo futuro si
prevede lo sviluppo di apparati analoghi
a quelli precedentemente descritti ma
basati sullo standard 802.11g, che
permetteranno, nella banda dei 2.4 GHz,
la trasmissione dati a velocità più elevata
(fino a 54 Mbit/s). Per quanto riguarda le
PC-Card, le interfacce verranno
direttamente integrate sulla scheda madre
dei computer, semplificando le
operazioni di installazione e
configurazione delle stesse. Inoltre, le
stesse interfacce verranno installate sui
cellulari di nuova generazione per fornire
più possibilità di scelta relativamente alla
rete da utilizzare per le proprie
comunicazioni.
News dal mondo Wi-Fi
Eventi wireless a Milano
I
l wireless e' protagonista di uno
degli eventi piu' rivolti al futuro tra
quelli in programma a Smau:
giovedi' 24 e venerdi' 25 IBAN
presenta alla platea della “business
community” le idee imprenditoriali
selezionate all'interno del concorso
“Illumina la tua idea”.
Tra i progetti scelti: un'interfaccia per
applicazioni SMS, EMS e MMS, un
sistema di analisi statistiche via
SMS/WAP/MMS, un ricetrasmettitore
telefonico wireless, applicazioni di
riconoscimento vocale per il Mobile
Internet e sistemi WLAN integrati. Nel
corso del WLAN Business Forum,
organizzato dalla rivista WIRELESS,
(novembre), si parla, per la prima volta
in Italia, di wardriving, il fenomeno
nato negli Stati Uniti che consiste nel
mettersi alla ricerca dei segnali delle
WLAN che debordano dai confini
stabiliti.
Nel corso del convegno vengono
presentati i risultati di un’indagine
condotta a Milano alla ricerca delle
WLAN non protette. Risultati
particolarmente importanti, se si pensa
che solo un terzo delle reti wireless
individuate aveva il protocollo Wep
attivato. Per informazioni: www.wifibusiness.com. Come sviluppare il
proprio business con la comunicazione
mobile? Se ne parla nel corso del 1°
“Wireless Business Forum” a Milano il
5 dicembre, all’Hotel Gallia.
Wi-Fi:via alle sperimentazioni
I
l Ministero delle Comunicazioni
ha deciso l'avvio delle
sperimentazioni del servizio WiFi per consentire l'offerta al
pubblico di strumenti di
telecomunicazione a banda larga. E'
quanto ha dichiarato il Ministro delle
Comunicazioni Maurizio Gasparri.
"Le sollecitazioni del Ministero per
una regolamentazione comune spiega Gasparri - sono state accolte
dall'Unione europea che sta per
emanare una raccomandazione con
la quale si invitano gli Stati ad
autorizzare, tramite il rilascio di
autorizzazioni generali, la fornitura
di servizi che utilizzano R-LAN. Alla
luce delle iniziative in corso
finalizzate all'apertura dell'accesso
delle Wi-Fi al pubblico, il Ministero
ha ritenuto opportuno accogliere la
richiesta della societa’ Megabeam di
sperimentare il servizio per poter
verificare, dal punto di vista
tecnologico, l'effettivo grado di
fruizione delle reti R-LAN per
l'offerta al pubblico di servizi tlc.
La sperimentazione potra’ essere
richiesta da tutti gli operatori
interessati e sara’ inoltre effettuata su
aree limitate e senza scopo di lucro
verso l'utenza".
- 101 -
I quaderni di Telèma
Wlan in ospedale
U
no dei motivi che vengono
addotti per spiegare la limitata
diffusione delle WLAN in
ambito ospedaliero e’ la
legittima cautela contro le radiazioni
elettromagnetiche che potrebbero
risultare pericolose. La normativa in
materia, pero’, stabilisce che il limite del
campo elettrico da non superare e’ di
3V/m per gli apparati elettromedicali e di
6 V/m per le persone. Il campo generato
dalla sorgente radio per una WLAN
standard, invece, e’ dell’ordine di pochi
mV/m ad alcune decine di centimetri di
distanza dalla sorgente e diminuisce con
l’aumento della distanza. Pertanto, siamo
ampiamente nei limiti stabiliti dalle
norme. Ben consapevole di tutto cio’, la
societa’ Kfi Trading ha realizzato una
rete in radiofrequenza presso l’ospedale
Misericordia di Grosseto, capace di
servire i Pc portatili dotati a loro volta di
una scheda PCMCIA che garantisce il
collegamento RF, in dotazione ai medici.
Tutta l’area dell’ASL di Grosseto vanta un
tasso di informatizzazione altissimo. La
LAN dell’ospedale Misericordia ha una
capacita’ di oltre 2mila postazioni di rete
con almeno 800 macchine connesse.
(Notizie da Gowireless.it)
Qualche conclusione
T
rarre una conclusione da questa
lunga carrellata, per molti
aspetti estremamente tecnica,
non è facile. Forse diremmo
impossibile. Ma qualche osservazione
può essere tentata. Innanzitutto le
opportunità. Sono notevoli, a quanto
appare dalle notizie che si susseguono a
ritmo incalzante. Ad un tratto, il mondo
delle telecomunicazioni pare che abbia
scoperto una nuova occasione di
“business”, ma forse è più un desiderio
che una reale possibilità. Infatti, il
mondo del computer più che quello
delle telecomunicazioni è il vero “leader”
di questa opportunità, e questo mondo é
talvolta imprevedibile.
Sono gli utenti attuali disposti ad
investire, anche se poco, su una
innovazione che comporta un accesso,
potenzialmente ed ipoteticamente libero
ma non completamente gratuito, ad
Internet? E cos’altro? E che dire delle
ninfee e delle rane, di cui parla Nicholas
Negroponte nel suo articolo, metafora
d’effetto che forse trova riscontro in una
realtà sociale distante da quella europea?
Non va dimenticato che il mondo
americano, che spesso viene preso a
modello, è fatto da “americani”. Di cui i
“cyber-men” e la nuova generazione
degli “screen-agers”, come giustamente
definiti da qualche magazine del settore,
sono l’apetto più evidente del loro modo
di approcciare le innovazioni
tecnologiche. Utenti che aspirano alla
libertà del “Web-Surfing”, possibilmente
senza vincoli e regole, ma non
particolarmente aperti alla socialità.
D’altronde, gli europei sono stati
“leaders” del settore radio per più di un
decennio, con varie tecnologie
innovative, quali il GSM, SMS, GPRS,
mentre gli USA si sono destreggiati con
un “patchwork” di standards, analogici e
digitali.
Perfino negli standards WLAN, dove
non siamo stati capaci di ripetere con
Hyperlan2 il successo del GSM, le
maggiori prestazioni di questo standard
europeo in molti aspetti ha aiutato a
definire e rifinire lo standard
IEEE.802.11, che sembra aver vinto la
competizione.
Ma, ancora, è questa una “tecnologia”
così rivoluzionaria, in grado di dare una
svolta al mondo delle telecomunicazioni,
o è semplicemente una soluzione tecnica
degna come altre di attenzione?
Fors’anche il termine “tecnologia” appare
troppo esagerato!
Sarebbe meglio parlare di uno
standard valido per l’applicazione
prevista e che ha trovato un buon
mercato e una grande volontà di
investirci sopra. In ogni caso, come per
le canzoni degli anni 60 e 70, ogni
novità proveniente dal nuovo continente
ci fa gridare al miracolo. Altri standards
si affacciano al mondo delle reti locali
micro,pico cellulari che probabilmente
saranno la base delle future reti telco:
- 102 -
Wi – Fi. Come - quando - perché
Blutooth 2.0 ne è un esempio. Anche
questi standards hanno ovviamente pari
dignità del Wi-Fi (anche l’acronimo è
d’effetto: ricorda ovviamente il ben noto
Hi-Fi!). Vi è di più, qualche volta
standards alternativi offrono prestazioni
migliori, come per l’aspetto consumo di
potenza, che vede al momento il Wi-Fi
penalizzato e non direttamente
integrabile nei “telefonini”.
Certamente, la pubblicità insegna,
l’importante è parlarne. Non importa
come, purché se ne parli! Dice una
vecchia “regola”.
E questo favorisce in ogni caso gli
sponsor dello standard e la fantasia degli
utilizzatori; forse permette ad un sistema
nato per applicazioni di nicchia di
invadere, stravolto nei contenuti e nelle
regole, applicazioni non proprie, ma
usufruibili presto, a basso costo, con
qualche vena di pirateria di cui non si
può dire scevro l’utilizzatore Internet;
anche se questo significa rinunciare ad
una buona qualità di servizio. Il nostro
dovere, comunque, è quello di informare
dove si sta andando e cosa bolle in
pentola.
Riteniamo di averlo fatto anche con
questo fascicolo.
Il punto di vista della UE
Erkki Likkanen (Commissario
Europeo responsabile per le Imprese
e la Società dell’informazione) ha
così illustrato in una conferenza la
posizione della UE sul Wi-Fi:
Nel giugno del 2000, i leader della UE
hanno adottato il Piano di Azione
“eEurope 2002”. Questo piano sottolinea
il forte impegno degli Stati Membri ad
accelerare la transizione europea
all’economia della informazione. Il
piano eEurope è stato un successo.
Infatti:
- ha accelerato la decisione da parte dei
singoli governi della UE su argomenti
chiave quale, in particolare, l’adozione
di un nuovo programma quadro per le
comunicazioni tra apparecchiature
elettroniche;
- ha permesso di coordinare le politiche
degli Stati Membri della UE e di
monitorare i progressi in ambito
nazionale sulla base di indicatori di
riferimento;
- ma principalmente ha creato una forza
dinamica. Internet è ora al vertice degli
obiettivi politici di tutti i paesi europei.
Tuttavia vengono richiesti ancora
ulteriori sforzi: primo, aumentare la
produttività in ambito economico;
secondo, richiedere maggiore efficienza
ed equità nei servizi pubblici. Per questa
ragione, ho accolto positivamente la
decisione del Consiglio Europeo di
Barcellona di estendere eEurope fino al
2005.
Ritengo che ci siano 5 priorità
fondamentali per eEurope 2005:
- occorre promuovere contenuti, servizi e
applicazioni che suscitano un notevole
interesse;
- occorre fornire servizi interattivi
pubblici on-line;
- occorre conseguire la piena
digitalizzazione per tutti i cittadini
europei;
- occorre promuovere l’accesso a larga
banda ad Internet;
- occorre incrementare la fiducia e
confidenza nei confronti del cyberspazio.
Queste 5 priorità saranno la base per
una società dell’informazione
onnipresente, aperta a chiunque,
dovunque ed in qualunque momento. Le
comunicazioni mobili occupano un
ruolo centrale in questo disegno. Esse
sono, e rimarranno, una priorità per la
Commissione.
D’altronde il consumatore generico
non è interessato solo alla tecnologia,
bensì a prodotti e servizi che migliorino e
semplifichino la sua vita. Se la tecnologia
non fa questo, non è attraente.
In questo contesto il programma IST sta
cercando di individuare nuove soluzioni
tecnologiche per il prossimo futuro. Uno
degli elementi chiave di questo quadro è
la comunicazione globale tra tutti i
contenuti, tra le piattaforme tecnologiche
(fisso, UMTS, Wireless LAN, Bluetooth) e
tra le interfacce (PC, TV digitale,
terminali mobili).
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