SCAFFALE Spettacoli per gli oratori

Transcript

SCAFFALE Spettacoli per gli oratori
SCAFFALE
Spettacoli per gli oratori
di M. Magatti
e C. Giaccardi,
Milano 2013
TOC TOC... È PERMESSO?
Dopo tanti passi e tanto andare due viandanti senza tempo hanno deciso
di fermarsi. E con il vostro permesso lo faranno proprio a casa vostra. Con
ironia e fantasia metteranno in piedi una casa in scatola e cercheranno di
far fronte ai problemi del abitare insieme. Siete pronti ad accoglierli come
vostri vicini di casa?
VOLTA LA CARTA
Spettacolo di animazione per adolescenti
di e con Marco Bonini e Stefano Priori
Due ladri compiono furti di talenti dentro un banca un po’ particolare. Tutte le persone che incontrano sulla loro strada diventano, volenti o nolenti,
complici di questo affare! Attori e pubblico ci mettono del loro meglio e
così facendo lo spettacolo si compone. Tra una risata e l’altra il lavoro cresce e diventa una riflessione più ampia e profonda sul mettersi in gioco!
Uno spettacolo ricco di colpi di scena e musica dal vivo che fa sorridere e pensare!
DI MANO IN MANO - Missione Corpo
Spettacolo di animazione per bambini e famiglie
di e con Mattia Cabrini e Alberto Ghisoni
Airon e Vud, due nemici che si contendono il progetto più importante della
loro vita: costruire il corpo! Una lotta a colpi di martello e scalpello, saldatrici e cianfrusaglie per realizzare il corpo perfetto. Piedi, mani, occhi ed
orecchie da assemblare con fantasia ed ironia. In un susseguirai di gag comiche il vecchio fabbro e il giovane falegname impereranno a collaborare
mettendo insieme limiti e abilità. Tutte le parti troveranno il loro posto, ma c’è un problema!
Il corpo non funziona! Improvvisati artigiani ascoltando la voce del Padre e coinvolgendo il
pubblico daranno vita e ritmo al vero Corpo...o almeno! ci proveranno insieme!!!
Il testo vuole essere una riflessione sulla crisi e le risposte possibili a partire dalla riscoperta della
dimensione della generatività. Gli
autori - sociologi dell’Università
Cattolica e coppia anche nella vita
- parlano del bisogno per la nostra
società di ritrovare l’orizzonte del
generare, dal punto di vista biologico dell’apertura alla vita ma non
solo. Generare è infatti in un senso
molto più ampio prendersi carico
dell’altro, assumersene la responsabilità e rendersi conto che qualcuno vive affianco a noi e anche
grazie a noi. Proprio per questo il
titolo del libro fa il verso al celebre
motto del Manifesto del Partito Comunista di Karl Marx «Lavoratori
di tutto il mondo unitevi». Perché
l’invito a porsi con uno sguardo
generativo nei confronti del mondo è una scelta di cambiamento
forte nella società di oggi. Dal libro
anticipiamo qui sotto un brano che
mette in luce in maniera molto forte l’opposizione radicale tra consumismo e generatività.
APPUNTAMENTI DI OTTOBRE
5
GIOVANI AZIONE
CATTOLICA
11
UNA LUCE
NELLA NOTTE
12
SVITATI PER DIO
19
TRAIETTORIE
DI SGUARDI
24
Materia mista. O, se si vuole, navigazione non sempre lineare. In questi termini o in altri, magari più
completi e approfonditi,
si potrebbe fotografare
l’identità dell’oratorio e,
ancor più in generale della pastorale giovanile. L’Oratorio diocesano, quello
parrocchiale, che sopravvive dentro tante trasformazioni al sopravanzare
di nuovi modelli scolastici, a tempi trasformati, a
esistenze plurisportive e
pluridecorate, da sempre
conosce un dinamismo
‘di frontiera’. Se si affronta con animo sereno
e coraggioso la tensione
tra apertura e dedicazione
degli Oratori, se si guarda
soprattutto in faccia la realtà della fede nei contesti
CAFÈ
TEOLOGICO
Notiziario della
Federazione Oratori Cremonesi
Noi Cremona Associazione
Via S. Antonio del Fuoco, 6/A
Tel. 0372 25336
Web site: www.focr.it
E-Mail: [email protected]
Conto Corrente Postale 11015260
Periodico Mensile
Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a.p. D.L.
353/03 (conv. in L.27/02/04 n°46)
art. 1, c.2, DCB Cremona
Ottobre 2014 - Anno XXVII - n° 2
n° Reg. Trib. Cremona 19/01/89 n. 224
Direttore responsabile: Marino Reduzzi
Stampa: Fantigrafica - Cremona
2
“Fritto” misto!?
Inaugurato il nuovo Oratorio
di Covo “S. Tarcisio”
Un augurio di buon lavoro educativo alla Comunità
parrocchiale di Covo che ha aperto il nuovo oratorio dopo anni di impegno, progettazione e attesa.
Un investimento che racconta in forme concrete la
scommessa degli adulti sul futuro dei più giovani.
Periodico mensile - Sped. in A.P. Art.2 comma 20/C 662/96 - Filiale di Cremona
Generativi
di tutto il mondo
unitevi!
Manifesto
per la società
dei liberi
In questi ultimi due anni la Pastorale giovanile diocesana ha prodotto tre spettacoli di animazione rivolti agli oratori. Sono state realizzate circa 50 date in giro per la diocesi! L’obiettivo è quello di supportare gli Oratori attraverso spettacoli di qualità agili e divertenti,
basati sul coinvolgimento del pubblico. Mentre i nostri tecnici sono già in pista per progettare nuovi lavori ecco le proposte già pronte e disponibili:
Spettacolo di animazione per bambini e famiglie
di e con Mattia Cabrini e Alberto Ghisoni
OTTOBRE 2014 ANNO XXVII N. 2
Un augurio davvero speciale ad Alessandro Bertoni
che sabato 27 settembre è
stato ordinato diacono della
Chiesa cremonese.
Siamo grati al Signore per
la testimonianza di vita e di
impegno di un altro fratello
che si dedicherà al servizio
pastorale, lavorando anche a
stretto contatto con i più giovani. Caro don Alessandro,
buon cammino di servizio!
quotidiani di vita, non sarà
necessario cercare complicati momenti di evangelizzazione “oltre”, come se
il “qui ed ora” non avesse
già il tenore della missione. Una missione educativa, resa rarefatta da tanti
fattori, ma una missione
ancor più specificatamente “di fede” e “nella fede”.
L’innervatura territoriale
di diversi oratori - certo
rimodulate e radicalmente altra rispetto a qualche
anno fa - racconta di una
esposizione, di un attraversamento, di una contaminazione dell’Oratorio:
raramente questo avviene
tanto esplicitamente come
in Oratorio, portando con
sé luci ed ombre, tensioni
e occasioni. È in ragione
di questa esposizione che
non è possibile non cogliere la complessità e la
fatica del cortile, leggerne
le richieste, interfacciarlo
con le risorse e - magari decidere di conseguenza
senza sognare ciò che non
è più e senza semplificare
con (eccessiva?) velocità. I
Vescovi italiani hanno im-
maginato di recuperare il
DNA oratoriano proprio
nella “prossimità educativa”: perché qualcuno
ci passa a canto, perché
noi ci siamo, perché si
può stabilire una relazione. Quello che l’Oratorio ripropone sul versante
giovanile è forse il travaglio stesso della Chiesa,
da sempre comunità che
si va facendo nel tempo,
che conosce tanti livelli e
che esprime proprio nella
capacità di non massificare e di prendersi cura la
propria maternità.
Una maternità spirituale
che, proprio perché così
definibile, non si identifica con l’astrazione della
totalità e non si può permettere facili idealismi,
ma conosce il duro lavoro del “mettere al mondo” e non si fa incantare
dalle dichiarazioni formali. Generare alla vita dello
Spirito è cosa complessa e avvincente, come è
spesso difficile e bello
oggi credere.
La maternità della Chiesa
e dell’Oratorio non cono-
sce automatismi di massa
né può coincidere con il
semplice e veloce passaggio, per lo più anonimo.
Qui sta il senso di una presenza; da qui può partire
una relazione.
Questa materia mista,
questa carne e sangue
della maternità vale anche per la più complessiva pastorale giovanile
che fa i conti in termini
ancora più esponenziali
con le grandi dimensioni dell’occasionalità, dei
tempi dilatati dei giovani,
dei sommovimenti sociali,
universitari, lavorativi.
Entrambi, Oratorio e pastorale giovanile, rischiano di subire i contraccolpi
della stanchezza e della mancanza di fantasia,
spesso aggravati dall’assenza di collaborazione.
E sulle tavole imbandite
rischia di scendere la polvere, calare la routine, aggravarsi le distanze.
E, come scrive con sarcasmo McCullough nel recente “Ragazzi, non siete
speciali!”, loro, i ragazzi, se
ne accorgono.
don Paolo
Gesù, buono… come il pane
Primo: “STARE”
All’inizio del Vangelo di Marco Gesù
chiama i suoi discepoli. Prima i quattro
pescatori di Galilea. Poi è il turno di Levi,
il pubblicano (2,13), il quale tutto avrebbe pensato, in quella giornata, tranne di
diventare un discepolo del Signore. Lui
riscuoteva le tasse e non era certo un
“uomo di chiesa”. Ma la chiamata di Gesù
lo fa alzare dalla routine di ogni giorno. Si
sveglia, lo segue e invita Gesù e i suoi discepoli a cena a casa sua. In questa cena
Gesù non si vergogna di stare a tavola
con i pubblicani e i peccatori. Non si preoccupa nemmeno di quelli che guardano
esterrefatti la scena e commentano: “Perché mangia e beve insieme ai pubblicani
a cura di
don Marco D’Agostino
responsabile CDV diocesano
e i peccatori?”. Sono interessanti questi
verbi, perché ci fanno capire che Gesù si
è mostrato per uno che mangia e beve,
condivide, sta, si ferma, spezza il
suo tempo con gente che, per il
mondo, non merita. Possiamo
pensare che la prima chiamata educativa che il Maestro ci rivolge è condividere tempo con adolescenti e
giovani, con i vicini e i lontani? I vicini perché spezzino un messaggio di salvezza, i lontani perché
ne siano raggiunti.
Dentro la parola “amore”
Per riprendere ogni mese i grandi respiri
dell’educazione affettiva
I temi legati alla vita affettiva non sono
solo accademia. Si traducono in stili, atteggiamenti, mentalità e coinvolgono
una visione complessiva dell’uomo. In
gioco c’è la persona, la sua posizione
nel mondo e quella altissima vocazione
che si riassume in generatività. L’amore infatti da solo non basta: è pulsione,
forza dai contorni anche sfumati ed imprecisi, paragonabile ad un fiume carsico che fa emergere dimensioni non
sempre consce; ma è anche orientamento cosciente, desiderio di dono, servizio, fecondità. C’è un “oltre” nell’affettività che richiede di essere prima intravisto, poi riconosciuto
come buono, quindi plasmato ed educato. Non in forza di
meri divieti, ma sulla base di un bene globale, che sa inserire “questo bene” nel Bene. Questi passaggi culturali oggi
appaiono complicati e affaticati: si conoscono bene i fattori che frenano, che ridiscutono e degradano il desiderio a
mera fruizione, non solo delle possibilità fisiche, ma anche
di emozioni e sentimenti. Spesso mancano anche le parole
per cogliere quelle sfumature che raccontano la complessi-
tà di un mondo interiore. Il risultato è spesso quello dell’omologazione o della neutralizzazione del tutto uguale, tutto
bene, purchè sia il “mio” bene. La pressione – anche legittima – della soggettività è innegabile, ma a volte abnorme,
quasi a-sociale. L’educazione all’affettività si inserisce in una
faticosa “restituzione”: dei codici linguistici (le sfumature),
della presenza dell’altro (la dignità del fratello, spesso quella
anche dell’amato/a), dell’oggettività vera, reale delle conseguenze di pensieri e gesti. Nei contesti educativi (famiglia,
Oratorio, gruppi, scuola) si è chiamati a servire questa restituzione: con un linguaggio adulto di rispetto, con un accompagnamento a saper vedere più in profondità, con il coraggio
dell’oggettività responsabile (lo “stile” di vita che racconta
inesorabilmente quello che si pensa e si crede della vita!). Il
pensiero va allo stile di una coppia che “tira su” figli, al clima
che si respira in un Oratorio, all’approccio di un docente e di
un educatore.
È dentro questa cornice di riferimento (di “stile” adulto, consapevole e razionale) che verranno posti, ogni mese, focus
specifici sull’educazione all’affettività: piccole grandi riflessioni che si affiancano al lavoro già da anni avviato negli Oratori su questa dimensione preziosissima della persona.
Gli appuntamenti formativi proposti dall’Ufficio Scuola in collaborazione
con la Pastorale giovanile e familiare: aperti a educatori, insegnanti, genitori.
SABATO 11 OTTOBRE 2014 Seminario Vescovile, ore 16.00
“Io amo la scuola. Fare scuola nel tempo della crisi” - Interviene il prof. S. Petrosino
SABATO 21 FEBBRAIO 2015 Centro Pastorale Diocesano, ore 16.00
“Generare frutti o produrre risultati?” - Interviene il prof. P. Triani
L’allenamento continua
Il CSI cremonese e le sue prospettive
Breve dialogo con il presidente Daniele Zanoni
all’indomani dell’Assemblea di inizio attività
1
Qual è la situazione del CSI cremonese (numeri, oratori…)?
La stagione appena conclusa conferma il trend positivo, nonostante la
crisi economica che si ripercuote anche sul nostro movimento, di crescita
del comitato cremonese attestando il
numero dei tesserati sempre più vicino
alle 8000 unità. Le società sportive sono
112 di cui 48 di provenienza oratoriana.
2
Che servizio può compiere il CSI
per gli Oratori e i suoi frequentatori?
Il CSI, che trova le sue radici proprio
negli oratori, ha sempre cercato un
equilibrio tra le sue attività sportive e
le attività parrocchiali e diocesane per
consentire la possibilità alla partecipazione più ampia possibile condividendo appieno valori e percorsi proposti.
Sull’onda dello slogan di questi anni
del CSI nazionale “una società sportiva
in ogni parrocchia”, abbiamo iniziato
a lavorare su un progetto di proposta
concreata agli oratori, soprattutto laddove non esiste un gruppo sportivo organizzato, per supportali e guidarli ad
un primo approccio ad attività sporitve
diversificate da proporre nei propri
spazi. L’obbiettivo principale è quello
di un’attività trasversale non solo dal
punto di vista delle singole attitudini
ma anche dal punto di vista dell’età con
un occhio attento soprattutto ai giovani.
L’esperienza positiva della scorsa estate ha aperto un canale con gli oratori ed
è emersa l’efficacia di una formula di
proposta di attività sportiva che può incontrare sempre di più le esigenze dei
nostri oratori. Una sorta di “pacchetto”
preconfezionato di attività, coordinata
da un nostro operatore, da svolgere in
un periodo più o meno breve, in base
alle esigenze espresse, con l’obbiettivo di animare l’oratorio senza pesare
troppo sulla realtà locale sia dal punto
di vista organizzativo che economico.
Questo ovviamente è possibile anche
grazie ad un continuo dialogo tra la
nostra associazione e i referenti degli
oratori. Speriamo che questa formula
possa essere “avvincente” e “vincente”. Sono convinto che a piccoli passi
si possa davvero essere sostegno concreto alle realtà della nostra provincia
più in difficoltà sostenendo anche
una politica di condivisione tra
piccole realtà limitrofe, il nostro “arduo” compito è quello
di fare da collante attraverso lo
sport.
3
Quali sono i valori più preziosi
che da 70 anni si portano avanti?
La stagione che si è aperta con
l’assemblea delle società sportive del
13 settembre, ha dato il via ufficiale a
quella che sarà la settantesima stagione
sportiva del CSI cremonese. Un grande
traguardo che non vuole rappresentare
un punto di arrivo ma uno stimolo per
guardare al futuro con gli stessi occhi di
chi 70 anni fa ha creduto fortemente in
questa associazione. Come allora il filo
conduttore che ha attraversato la nostra
storia è “educare” attraverso lo sport.
Se dovessi riassumere in poche parole
quelli che sono i valori più preziosi della nostra associazione direi sicuramen-
te l’impegno, il coraggio e la volontà
di proporre una attività sportiva e formativa che sia espressione di integrazione e crescita umana con la speranza
di mettere a disposizione le esperienze
di ognuno di noi al fine di essere “strumento” educativo per i nostri giovani con un po’ di fiducia e speranza nel
guardare al domani.
Web & ragazzi:
un confronto rischioso
SPECIALE
Rischiamo spesso di fare confusione:
a volte confondiamo l’episodio di litigio, anche violento, con il bullismo,
che invece ha bisogno di reiterazione. Veniamo a sapere degli episodi
perché i fenomeni si verificano anche vicino a noi, magari negli Oratori. Ma c’è un particolare “nuovo”
rispetto ai vecchi tempi: ne abbiamo
notizia. È cambiato il fatto che si è
passati da una società di fruitori (ad
es. i siti internet) ad un modello in
cui noi produciamo contenuti. Gli
smartphones sono in mano ai ragazzini che li sanno usare con abilità superiore alla nostra, pensando che, se
non si produce e non si pubblica, il
fatto semplicemente non ci sarebbe!
Apparteniamo ad una società che
esprime bisogni di affermazione
attraverso la pubblicazione di prodotti, dentro spesso una “stupidità
digitale” perché non si ha coscienza. Cyberbullismo è allora qualsiasi
Idealmente l’anno oratoriano 20142015 si lascia interpellare da alcuni risvolti non secondari che vedranno la
ribalta delle cronache con Expo 2015.
Di qui il “valore aggiunto” di competenze educative e di passione per l’uomo
che i nostri Oratori possono esplicitare e su cui interrogare innanzitutto gli
educatori adulti e giovani, nel percorso
ordinario di formazione e di verifica. E
non dimentichiamo il prossimo appuntamento ecclesiale di Firenze che ci interpellerà sul valore dell’umanesimo
che nasce dal Vangelo.
La metafora del pane, o meglio il suo
bisogno elementare e la sua quotidiana esperienza, ci ha indotti ad analogare ad ogni elemento che costituisce
il cibo-base della nostra tradizione, ad
altrettante attenzioni.
Esse sono altra cosa rispetto agli strumenti. Ne costituiscono per certi versi
la premessa, o meglio il contesto umano essenziale. E interpellano l’“esserci
con intelligenza” più che il solo “fare”.
Ecco allora l’attenzione all’accoglienza dei ragazzi (il loro starci a cuore), la
convinzione che la Parola del Vangelo e la vita spirituale siano ancora per
loro, ancora attuali, ancora possibili; la
testimonianza di stili comunitari “buoni come il pane”, perché animati dal
perdono e dalla gratuità, quella che potrebbe essere definita come la sostanza della “generatività” oggi; ed infine
il desiderio di contesti di bene in cui
si possa fare esperienza della carità,
“sale” della vita cristiana.
L’apprezzata voce dalla cooperativa educativa “Pepita” di Milano
aggressione, insulto o umiliazione
utilizzando un apparato connesso a
internet con vittima ragazzo o adolescente, con ripetitività, asimmetria e
intenzionalità. Si tratta di eventi con
impieghi deliberati di strumenti con
volontà di colpire altri. Su iniziativa
di alcuni parlamentari si sta scrivendo una legge sul cyberbullismo,
accanto ad un provvedimento che
ancora manca sul bullismo e sul bullismo sessuale. L’Italia rischia un’arretratezza di 15 anni. Da una ricerca
campionata soprattutto negli oratori, emerge che il 95% dei ragazzi ha un profilo facebook. Almeno
uno! Potrebbero averne più di uno;
si può mentire (e l’85% dei ragazzi
sostiene di avere mentito!). il 98%
possiede un cellulare che accede a
internet. il 70% dei ragazzi che possiedono un profilo FB, ignora che il
materiale pubblicato diviene per
contratto di proprietà di FB!
Aspetto particolare è poi il sexting,
ovvero lo scambio e la condivisione di messaggi, immagini e video
a sfondo sessuale tra adolescenti e
ragazzi.
Da questa carrellata di dati (tutti disponibili su www.focr.it) si deducono urgenza e priorità educativa sul
tema dell’impiego cosciente del
web e delle sue potenzialità. Gli
Oratori sono in questo un campo di
azione, accanto alle scuole, del tutto privilegiato. Occorrono iniziative
di informazione anche nei confronti dei genitori, capillarità e oculato
sfruttamento della informalità che
transita nei cortili degli Oratori.
Serve anche continuità educativa,
sempre in relazione con le famiglie
e con le scuole. Spesso i fenomeni
sopra citati, anche per la diffusione
endemica dei dispositivi, iniziano
molto precocemente.
Ivano Zoppi
Sono disponibili
presso i consultori diocesani
moduli di approfondimento
e formazione
per adulti e adolescenti
sui media.
ASSEMBLEA 2014
Punti di ripartenza
Nell’edizione estiva del Mosaico si è
tentato di inserire questa rosa di
attenzioni in una scansione idealmente annuale, ma sempre
con beneficio di inventario.
Ci dovrebbe stare a cuore una passione educativa
che è di fatto missionaria,
di fatto emergenziale, di fat-
to sottratta a facili sequenze formative.
Di qui il valore forse ancora più grande
(e difficile) di quanto accadeva un tempo, della relazione “da cortile”, quella
quotidiana, fatta di approcci e di tempo
donato. Attenzione che ripropone a tutti
– agli Oratori di grandi comunità come
a quelli più piccoli e magari consorziati in tessuti pastorali diversi – l’urgenza
di adulti collaboratori, destinati in diversa misura alla relazione educativa.
Quest’anno avviamo l’esperienza di 20
giovani formalmente assunti in Oratorio, seguiamo con speranza l’evolversi
della comunità vocazionale del seminario, ci interroghiamo su come, quando
e quanto sia possibile e doveroso collaborare tra preti, tra comunità, dentro
le determinazioni giuridico-pastorali
della diocesi.
Nel messaggio agli Oratori il Vescovo
ha insistito soprattutto sulla qualificazione spirituale di chi opera in Oratorio
e sulla grande opportunità di fare delle relazioni anche spicciole altrettante
occasioni per un accompagnamento
spirituale dei più giovani. Si aprono di
conseguenza l’attenzione ai percorsi di
formazione degli adulti e dei giovani;
ma si rende anche evidente la sfida di
ridire l’ “abc” della vita spirituale nei
tempi e nei modi propri della
vita oratoriana. Una mole di
lavoro che non può toccare al solo prete, in particolare laddove è chiamato a
reggere l’intera parrocchia o si trova a
prestare servizio su più comunità. Si fa
serio ed urgente il profilo di adulti corresponsabili e di spazi di spiritualità innanzitutto per chi ragazzo non è più.
Una conclusione che in realtà è uno
sguardo contemporaneamente sul passato già avviato e sul futuro prossimo,
riguarda alcuni preziosi cammini intrapresi. Sono molte le aspettative di tanti sulla vita degli Oratori. È innegabile
che nella nostra forma di chiesa locale
l’Oratorio scrive, oggi come ieri, pagine di vissuto anche simbolico. Di qui la
preziosità del lavoro di tanti, anche nascosto; della tenacia feriale dei preti,
giovani ed anche non più giovani; dei
percorsi condivisi tra parrocchie e nelle zone; degli sforzi che in molti fanno
perché i più giovani aderiscano alle
proposte diocesane. A tutti va il grazie
fraterno e il riconoscimento che lì, più
che in altri discorsi e scritti, risiede un
pezzo prezioso di pastorale giovanile.
Forse la Chiesa si attende anche dagli
Oratori che sia possibile amare nel Signore ancora oggi i più giovani e credere con fede nella generatività spirituale che è affidata ai nostri ambienti.
don Paolo
Amare i “viandanti della fede”
Riproponiamo l’intervento che il Vescovo Dante ha offerto all’Assemblea Oratori 2014
Mi viene in mente il termine che papa Francesco usa nell’Evangelii gaudium a proposito
dei giovani: li chiama “viandanti della fede”,
nel contesto in cui si riconosce la fatica della
pastorale giovanile, mentre si mettono in evidenza le diverse situazioni che dicono promessa per il futuro: sia in ordine alle iniziative che nascono dal desiderio dei giovani di
cominciare la fede, sia in ordine consapevolezza che tutti gli adulti sono chiamati a dare
il proprio contributo. “Siete – ricorda con efficacia il papa - viandanti della fede”.
A partire da questa suggestione
vorrei porre tre aspetti:
IN PRIMO LUOGO...
IN SECONDO LUOGO...
INFINE...
Ciò che è fondamentale nella pastorale giovanile, è avere ben chiaro che l’obiettivo è scoprire cosa significhi “credere”. Il tutto avviene in un campo aperto: l’Oratorio. Alcuni sacerdoti, in ordine alla
“chiesa in uscita”, hanno recentemente sottolineato che esiste già
una quantità di ambienti e proposte in linea con la missione, perché
possibilità di annunciare nuovamente ai battezzati la vita di fede.
Tra questi ambienti spicca l’Oratorio, come un vero e proprio “campo aperto”: qui convergono quanti sono ispirati dalla fede ed anche
gli indifferenti, compresi i genitori. Educare alla fede è la prospettiva fondamentale, e per noi educare alla fede è educare all’umanità
vera, nella capacità di comunicare, di esprimere una affettività vera.
Non dimentichiamo che quasi automaticamente gli adulti stessi
sono educati alla fede: sempre il lavoro pastorale richiama gli operatori alla fede, alla disponibilità di seminare senza far conto della
fretta di raccogliere.
Ma un ambito particolarmente evidente in cui educare alla fede è
anche educarsi alla fede, è la pastorale giovanile. Educarsi a vedere quanta promessa di futuro c’è nelle persone cui rivolgiamo la
nostra cura.
È bello pensare all’impresa dell’educare come a quella forza che
trova nella fede il coraggio dell’impossibile.
Come ricordano tutti i papi del post-concilio, noi non possiamo
mantenere la fede se non la comunichiamo. Educhiamo non solo
ad avere fede, ma anche a trasmetterla. Siamo convincenti perché
convinti.
Nel mese di settembre si vivono tante feste dell’Oratorio e alcune
comunità festeggiano giustamente l’arrivo dei nuovi parroci.
È necessario accompagnare queste feste con la memoria dei martiri che anche in questi mesi e in questi giorni danno la vita per la
fede nel Signore Gesù. Occorre ricordare sempre i fratelli di fede
che stanno pagando caro il dono della fede: perché lo apprezzano
al punto tale da dare la vita.