SCAFFALE Spettacoli per gli oratori
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SCAFFALE Spettacoli per gli oratori
SCAFFALE Spettacoli per gli oratori di M. Magatti e C. Giaccardi, Milano 2013 TOC TOC... È PERMESSO? Dopo tanti passi e tanto andare due viandanti senza tempo hanno deciso di fermarsi. E con il vostro permesso lo faranno proprio a casa vostra. Con ironia e fantasia metteranno in piedi una casa in scatola e cercheranno di far fronte ai problemi del abitare insieme. Siete pronti ad accoglierli come vostri vicini di casa? VOLTA LA CARTA Spettacolo di animazione per adolescenti di e con Marco Bonini e Stefano Priori Due ladri compiono furti di talenti dentro un banca un po’ particolare. Tutte le persone che incontrano sulla loro strada diventano, volenti o nolenti, complici di questo affare! Attori e pubblico ci mettono del loro meglio e così facendo lo spettacolo si compone. Tra una risata e l’altra il lavoro cresce e diventa una riflessione più ampia e profonda sul mettersi in gioco! Uno spettacolo ricco di colpi di scena e musica dal vivo che fa sorridere e pensare! DI MANO IN MANO - Missione Corpo Spettacolo di animazione per bambini e famiglie di e con Mattia Cabrini e Alberto Ghisoni Airon e Vud, due nemici che si contendono il progetto più importante della loro vita: costruire il corpo! Una lotta a colpi di martello e scalpello, saldatrici e cianfrusaglie per realizzare il corpo perfetto. Piedi, mani, occhi ed orecchie da assemblare con fantasia ed ironia. In un susseguirai di gag comiche il vecchio fabbro e il giovane falegname impereranno a collaborare mettendo insieme limiti e abilità. Tutte le parti troveranno il loro posto, ma c’è un problema! Il corpo non funziona! Improvvisati artigiani ascoltando la voce del Padre e coinvolgendo il pubblico daranno vita e ritmo al vero Corpo...o almeno! ci proveranno insieme!!! Il testo vuole essere una riflessione sulla crisi e le risposte possibili a partire dalla riscoperta della dimensione della generatività. Gli autori - sociologi dell’Università Cattolica e coppia anche nella vita - parlano del bisogno per la nostra società di ritrovare l’orizzonte del generare, dal punto di vista biologico dell’apertura alla vita ma non solo. Generare è infatti in un senso molto più ampio prendersi carico dell’altro, assumersene la responsabilità e rendersi conto che qualcuno vive affianco a noi e anche grazie a noi. Proprio per questo il titolo del libro fa il verso al celebre motto del Manifesto del Partito Comunista di Karl Marx «Lavoratori di tutto il mondo unitevi». Perché l’invito a porsi con uno sguardo generativo nei confronti del mondo è una scelta di cambiamento forte nella società di oggi. Dal libro anticipiamo qui sotto un brano che mette in luce in maniera molto forte l’opposizione radicale tra consumismo e generatività. APPUNTAMENTI DI OTTOBRE 5 GIOVANI AZIONE CATTOLICA 11 UNA LUCE NELLA NOTTE 12 SVITATI PER DIO 19 TRAIETTORIE DI SGUARDI 24 Materia mista. O, se si vuole, navigazione non sempre lineare. In questi termini o in altri, magari più completi e approfonditi, si potrebbe fotografare l’identità dell’oratorio e, ancor più in generale della pastorale giovanile. L’Oratorio diocesano, quello parrocchiale, che sopravvive dentro tante trasformazioni al sopravanzare di nuovi modelli scolastici, a tempi trasformati, a esistenze plurisportive e pluridecorate, da sempre conosce un dinamismo ‘di frontiera’. Se si affronta con animo sereno e coraggioso la tensione tra apertura e dedicazione degli Oratori, se si guarda soprattutto in faccia la realtà della fede nei contesti CAFÈ TEOLOGICO Notiziario della Federazione Oratori Cremonesi Noi Cremona Associazione Via S. Antonio del Fuoco, 6/A Tel. 0372 25336 Web site: www.focr.it E-Mail: [email protected] Conto Corrente Postale 11015260 Periodico Mensile Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a.p. D.L. 353/03 (conv. in L.27/02/04 n°46) art. 1, c.2, DCB Cremona Ottobre 2014 - Anno XXVII - n° 2 n° Reg. Trib. Cremona 19/01/89 n. 224 Direttore responsabile: Marino Reduzzi Stampa: Fantigrafica - Cremona 2 “Fritto” misto!? Inaugurato il nuovo Oratorio di Covo “S. Tarcisio” Un augurio di buon lavoro educativo alla Comunità parrocchiale di Covo che ha aperto il nuovo oratorio dopo anni di impegno, progettazione e attesa. Un investimento che racconta in forme concrete la scommessa degli adulti sul futuro dei più giovani. Periodico mensile - Sped. in A.P. Art.2 comma 20/C 662/96 - Filiale di Cremona Generativi di tutto il mondo unitevi! Manifesto per la società dei liberi In questi ultimi due anni la Pastorale giovanile diocesana ha prodotto tre spettacoli di animazione rivolti agli oratori. Sono state realizzate circa 50 date in giro per la diocesi! L’obiettivo è quello di supportare gli Oratori attraverso spettacoli di qualità agili e divertenti, basati sul coinvolgimento del pubblico. Mentre i nostri tecnici sono già in pista per progettare nuovi lavori ecco le proposte già pronte e disponibili: Spettacolo di animazione per bambini e famiglie di e con Mattia Cabrini e Alberto Ghisoni OTTOBRE 2014 ANNO XXVII N. 2 Un augurio davvero speciale ad Alessandro Bertoni che sabato 27 settembre è stato ordinato diacono della Chiesa cremonese. Siamo grati al Signore per la testimonianza di vita e di impegno di un altro fratello che si dedicherà al servizio pastorale, lavorando anche a stretto contatto con i più giovani. Caro don Alessandro, buon cammino di servizio! quotidiani di vita, non sarà necessario cercare complicati momenti di evangelizzazione “oltre”, come se il “qui ed ora” non avesse già il tenore della missione. Una missione educativa, resa rarefatta da tanti fattori, ma una missione ancor più specificatamente “di fede” e “nella fede”. L’innervatura territoriale di diversi oratori - certo rimodulate e radicalmente altra rispetto a qualche anno fa - racconta di una esposizione, di un attraversamento, di una contaminazione dell’Oratorio: raramente questo avviene tanto esplicitamente come in Oratorio, portando con sé luci ed ombre, tensioni e occasioni. È in ragione di questa esposizione che non è possibile non cogliere la complessità e la fatica del cortile, leggerne le richieste, interfacciarlo con le risorse e - magari decidere di conseguenza senza sognare ciò che non è più e senza semplificare con (eccessiva?) velocità. I Vescovi italiani hanno im- maginato di recuperare il DNA oratoriano proprio nella “prossimità educativa”: perché qualcuno ci passa a canto, perché noi ci siamo, perché si può stabilire una relazione. Quello che l’Oratorio ripropone sul versante giovanile è forse il travaglio stesso della Chiesa, da sempre comunità che si va facendo nel tempo, che conosce tanti livelli e che esprime proprio nella capacità di non massificare e di prendersi cura la propria maternità. Una maternità spirituale che, proprio perché così definibile, non si identifica con l’astrazione della totalità e non si può permettere facili idealismi, ma conosce il duro lavoro del “mettere al mondo” e non si fa incantare dalle dichiarazioni formali. Generare alla vita dello Spirito è cosa complessa e avvincente, come è spesso difficile e bello oggi credere. La maternità della Chiesa e dell’Oratorio non cono- sce automatismi di massa né può coincidere con il semplice e veloce passaggio, per lo più anonimo. Qui sta il senso di una presenza; da qui può partire una relazione. Questa materia mista, questa carne e sangue della maternità vale anche per la più complessiva pastorale giovanile che fa i conti in termini ancora più esponenziali con le grandi dimensioni dell’occasionalità, dei tempi dilatati dei giovani, dei sommovimenti sociali, universitari, lavorativi. Entrambi, Oratorio e pastorale giovanile, rischiano di subire i contraccolpi della stanchezza e della mancanza di fantasia, spesso aggravati dall’assenza di collaborazione. E sulle tavole imbandite rischia di scendere la polvere, calare la routine, aggravarsi le distanze. E, come scrive con sarcasmo McCullough nel recente “Ragazzi, non siete speciali!”, loro, i ragazzi, se ne accorgono. don Paolo Gesù, buono… come il pane Primo: “STARE” All’inizio del Vangelo di Marco Gesù chiama i suoi discepoli. Prima i quattro pescatori di Galilea. Poi è il turno di Levi, il pubblicano (2,13), il quale tutto avrebbe pensato, in quella giornata, tranne di diventare un discepolo del Signore. Lui riscuoteva le tasse e non era certo un “uomo di chiesa”. Ma la chiamata di Gesù lo fa alzare dalla routine di ogni giorno. Si sveglia, lo segue e invita Gesù e i suoi discepoli a cena a casa sua. In questa cena Gesù non si vergogna di stare a tavola con i pubblicani e i peccatori. Non si preoccupa nemmeno di quelli che guardano esterrefatti la scena e commentano: “Perché mangia e beve insieme ai pubblicani a cura di don Marco D’Agostino responsabile CDV diocesano e i peccatori?”. Sono interessanti questi verbi, perché ci fanno capire che Gesù si è mostrato per uno che mangia e beve, condivide, sta, si ferma, spezza il suo tempo con gente che, per il mondo, non merita. Possiamo pensare che la prima chiamata educativa che il Maestro ci rivolge è condividere tempo con adolescenti e giovani, con i vicini e i lontani? I vicini perché spezzino un messaggio di salvezza, i lontani perché ne siano raggiunti. Dentro la parola “amore” Per riprendere ogni mese i grandi respiri dell’educazione affettiva I temi legati alla vita affettiva non sono solo accademia. Si traducono in stili, atteggiamenti, mentalità e coinvolgono una visione complessiva dell’uomo. In gioco c’è la persona, la sua posizione nel mondo e quella altissima vocazione che si riassume in generatività. L’amore infatti da solo non basta: è pulsione, forza dai contorni anche sfumati ed imprecisi, paragonabile ad un fiume carsico che fa emergere dimensioni non sempre consce; ma è anche orientamento cosciente, desiderio di dono, servizio, fecondità. C’è un “oltre” nell’affettività che richiede di essere prima intravisto, poi riconosciuto come buono, quindi plasmato ed educato. Non in forza di meri divieti, ma sulla base di un bene globale, che sa inserire “questo bene” nel Bene. Questi passaggi culturali oggi appaiono complicati e affaticati: si conoscono bene i fattori che frenano, che ridiscutono e degradano il desiderio a mera fruizione, non solo delle possibilità fisiche, ma anche di emozioni e sentimenti. Spesso mancano anche le parole per cogliere quelle sfumature che raccontano la complessi- tà di un mondo interiore. Il risultato è spesso quello dell’omologazione o della neutralizzazione del tutto uguale, tutto bene, purchè sia il “mio” bene. La pressione – anche legittima – della soggettività è innegabile, ma a volte abnorme, quasi a-sociale. L’educazione all’affettività si inserisce in una faticosa “restituzione”: dei codici linguistici (le sfumature), della presenza dell’altro (la dignità del fratello, spesso quella anche dell’amato/a), dell’oggettività vera, reale delle conseguenze di pensieri e gesti. Nei contesti educativi (famiglia, Oratorio, gruppi, scuola) si è chiamati a servire questa restituzione: con un linguaggio adulto di rispetto, con un accompagnamento a saper vedere più in profondità, con il coraggio dell’oggettività responsabile (lo “stile” di vita che racconta inesorabilmente quello che si pensa e si crede della vita!). Il pensiero va allo stile di una coppia che “tira su” figli, al clima che si respira in un Oratorio, all’approccio di un docente e di un educatore. È dentro questa cornice di riferimento (di “stile” adulto, consapevole e razionale) che verranno posti, ogni mese, focus specifici sull’educazione all’affettività: piccole grandi riflessioni che si affiancano al lavoro già da anni avviato negli Oratori su questa dimensione preziosissima della persona. Gli appuntamenti formativi proposti dall’Ufficio Scuola in collaborazione con la Pastorale giovanile e familiare: aperti a educatori, insegnanti, genitori. SABATO 11 OTTOBRE 2014 Seminario Vescovile, ore 16.00 “Io amo la scuola. Fare scuola nel tempo della crisi” - Interviene il prof. S. Petrosino SABATO 21 FEBBRAIO 2015 Centro Pastorale Diocesano, ore 16.00 “Generare frutti o produrre risultati?” - Interviene il prof. P. Triani L’allenamento continua Il CSI cremonese e le sue prospettive Breve dialogo con il presidente Daniele Zanoni all’indomani dell’Assemblea di inizio attività 1 Qual è la situazione del CSI cremonese (numeri, oratori…)? La stagione appena conclusa conferma il trend positivo, nonostante la crisi economica che si ripercuote anche sul nostro movimento, di crescita del comitato cremonese attestando il numero dei tesserati sempre più vicino alle 8000 unità. Le società sportive sono 112 di cui 48 di provenienza oratoriana. 2 Che servizio può compiere il CSI per gli Oratori e i suoi frequentatori? Il CSI, che trova le sue radici proprio negli oratori, ha sempre cercato un equilibrio tra le sue attività sportive e le attività parrocchiali e diocesane per consentire la possibilità alla partecipazione più ampia possibile condividendo appieno valori e percorsi proposti. Sull’onda dello slogan di questi anni del CSI nazionale “una società sportiva in ogni parrocchia”, abbiamo iniziato a lavorare su un progetto di proposta concreata agli oratori, soprattutto laddove non esiste un gruppo sportivo organizzato, per supportali e guidarli ad un primo approccio ad attività sporitve diversificate da proporre nei propri spazi. L’obbiettivo principale è quello di un’attività trasversale non solo dal punto di vista delle singole attitudini ma anche dal punto di vista dell’età con un occhio attento soprattutto ai giovani. L’esperienza positiva della scorsa estate ha aperto un canale con gli oratori ed è emersa l’efficacia di una formula di proposta di attività sportiva che può incontrare sempre di più le esigenze dei nostri oratori. Una sorta di “pacchetto” preconfezionato di attività, coordinata da un nostro operatore, da svolgere in un periodo più o meno breve, in base alle esigenze espresse, con l’obbiettivo di animare l’oratorio senza pesare troppo sulla realtà locale sia dal punto di vista organizzativo che economico. Questo ovviamente è possibile anche grazie ad un continuo dialogo tra la nostra associazione e i referenti degli oratori. Speriamo che questa formula possa essere “avvincente” e “vincente”. Sono convinto che a piccoli passi si possa davvero essere sostegno concreto alle realtà della nostra provincia più in difficoltà sostenendo anche una politica di condivisione tra piccole realtà limitrofe, il nostro “arduo” compito è quello di fare da collante attraverso lo sport. 3 Quali sono i valori più preziosi che da 70 anni si portano avanti? La stagione che si è aperta con l’assemblea delle società sportive del 13 settembre, ha dato il via ufficiale a quella che sarà la settantesima stagione sportiva del CSI cremonese. Un grande traguardo che non vuole rappresentare un punto di arrivo ma uno stimolo per guardare al futuro con gli stessi occhi di chi 70 anni fa ha creduto fortemente in questa associazione. Come allora il filo conduttore che ha attraversato la nostra storia è “educare” attraverso lo sport. Se dovessi riassumere in poche parole quelli che sono i valori più preziosi della nostra associazione direi sicuramen- te l’impegno, il coraggio e la volontà di proporre una attività sportiva e formativa che sia espressione di integrazione e crescita umana con la speranza di mettere a disposizione le esperienze di ognuno di noi al fine di essere “strumento” educativo per i nostri giovani con un po’ di fiducia e speranza nel guardare al domani. Web & ragazzi: un confronto rischioso SPECIALE Rischiamo spesso di fare confusione: a volte confondiamo l’episodio di litigio, anche violento, con il bullismo, che invece ha bisogno di reiterazione. Veniamo a sapere degli episodi perché i fenomeni si verificano anche vicino a noi, magari negli Oratori. Ma c’è un particolare “nuovo” rispetto ai vecchi tempi: ne abbiamo notizia. È cambiato il fatto che si è passati da una società di fruitori (ad es. i siti internet) ad un modello in cui noi produciamo contenuti. Gli smartphones sono in mano ai ragazzini che li sanno usare con abilità superiore alla nostra, pensando che, se non si produce e non si pubblica, il fatto semplicemente non ci sarebbe! Apparteniamo ad una società che esprime bisogni di affermazione attraverso la pubblicazione di prodotti, dentro spesso una “stupidità digitale” perché non si ha coscienza. Cyberbullismo è allora qualsiasi Idealmente l’anno oratoriano 20142015 si lascia interpellare da alcuni risvolti non secondari che vedranno la ribalta delle cronache con Expo 2015. Di qui il “valore aggiunto” di competenze educative e di passione per l’uomo che i nostri Oratori possono esplicitare e su cui interrogare innanzitutto gli educatori adulti e giovani, nel percorso ordinario di formazione e di verifica. E non dimentichiamo il prossimo appuntamento ecclesiale di Firenze che ci interpellerà sul valore dell’umanesimo che nasce dal Vangelo. La metafora del pane, o meglio il suo bisogno elementare e la sua quotidiana esperienza, ci ha indotti ad analogare ad ogni elemento che costituisce il cibo-base della nostra tradizione, ad altrettante attenzioni. Esse sono altra cosa rispetto agli strumenti. Ne costituiscono per certi versi la premessa, o meglio il contesto umano essenziale. E interpellano l’“esserci con intelligenza” più che il solo “fare”. Ecco allora l’attenzione all’accoglienza dei ragazzi (il loro starci a cuore), la convinzione che la Parola del Vangelo e la vita spirituale siano ancora per loro, ancora attuali, ancora possibili; la testimonianza di stili comunitari “buoni come il pane”, perché animati dal perdono e dalla gratuità, quella che potrebbe essere definita come la sostanza della “generatività” oggi; ed infine il desiderio di contesti di bene in cui si possa fare esperienza della carità, “sale” della vita cristiana. L’apprezzata voce dalla cooperativa educativa “Pepita” di Milano aggressione, insulto o umiliazione utilizzando un apparato connesso a internet con vittima ragazzo o adolescente, con ripetitività, asimmetria e intenzionalità. Si tratta di eventi con impieghi deliberati di strumenti con volontà di colpire altri. Su iniziativa di alcuni parlamentari si sta scrivendo una legge sul cyberbullismo, accanto ad un provvedimento che ancora manca sul bullismo e sul bullismo sessuale. L’Italia rischia un’arretratezza di 15 anni. Da una ricerca campionata soprattutto negli oratori, emerge che il 95% dei ragazzi ha un profilo facebook. Almeno uno! Potrebbero averne più di uno; si può mentire (e l’85% dei ragazzi sostiene di avere mentito!). il 98% possiede un cellulare che accede a internet. il 70% dei ragazzi che possiedono un profilo FB, ignora che il materiale pubblicato diviene per contratto di proprietà di FB! Aspetto particolare è poi il sexting, ovvero lo scambio e la condivisione di messaggi, immagini e video a sfondo sessuale tra adolescenti e ragazzi. Da questa carrellata di dati (tutti disponibili su www.focr.it) si deducono urgenza e priorità educativa sul tema dell’impiego cosciente del web e delle sue potenzialità. Gli Oratori sono in questo un campo di azione, accanto alle scuole, del tutto privilegiato. Occorrono iniziative di informazione anche nei confronti dei genitori, capillarità e oculato sfruttamento della informalità che transita nei cortili degli Oratori. Serve anche continuità educativa, sempre in relazione con le famiglie e con le scuole. Spesso i fenomeni sopra citati, anche per la diffusione endemica dei dispositivi, iniziano molto precocemente. Ivano Zoppi Sono disponibili presso i consultori diocesani moduli di approfondimento e formazione per adulti e adolescenti sui media. ASSEMBLEA 2014 Punti di ripartenza Nell’edizione estiva del Mosaico si è tentato di inserire questa rosa di attenzioni in una scansione idealmente annuale, ma sempre con beneficio di inventario. Ci dovrebbe stare a cuore una passione educativa che è di fatto missionaria, di fatto emergenziale, di fat- to sottratta a facili sequenze formative. Di qui il valore forse ancora più grande (e difficile) di quanto accadeva un tempo, della relazione “da cortile”, quella quotidiana, fatta di approcci e di tempo donato. Attenzione che ripropone a tutti – agli Oratori di grandi comunità come a quelli più piccoli e magari consorziati in tessuti pastorali diversi – l’urgenza di adulti collaboratori, destinati in diversa misura alla relazione educativa. Quest’anno avviamo l’esperienza di 20 giovani formalmente assunti in Oratorio, seguiamo con speranza l’evolversi della comunità vocazionale del seminario, ci interroghiamo su come, quando e quanto sia possibile e doveroso collaborare tra preti, tra comunità, dentro le determinazioni giuridico-pastorali della diocesi. Nel messaggio agli Oratori il Vescovo ha insistito soprattutto sulla qualificazione spirituale di chi opera in Oratorio e sulla grande opportunità di fare delle relazioni anche spicciole altrettante occasioni per un accompagnamento spirituale dei più giovani. Si aprono di conseguenza l’attenzione ai percorsi di formazione degli adulti e dei giovani; ma si rende anche evidente la sfida di ridire l’ “abc” della vita spirituale nei tempi e nei modi propri della vita oratoriana. Una mole di lavoro che non può toccare al solo prete, in particolare laddove è chiamato a reggere l’intera parrocchia o si trova a prestare servizio su più comunità. Si fa serio ed urgente il profilo di adulti corresponsabili e di spazi di spiritualità innanzitutto per chi ragazzo non è più. Una conclusione che in realtà è uno sguardo contemporaneamente sul passato già avviato e sul futuro prossimo, riguarda alcuni preziosi cammini intrapresi. Sono molte le aspettative di tanti sulla vita degli Oratori. È innegabile che nella nostra forma di chiesa locale l’Oratorio scrive, oggi come ieri, pagine di vissuto anche simbolico. Di qui la preziosità del lavoro di tanti, anche nascosto; della tenacia feriale dei preti, giovani ed anche non più giovani; dei percorsi condivisi tra parrocchie e nelle zone; degli sforzi che in molti fanno perché i più giovani aderiscano alle proposte diocesane. A tutti va il grazie fraterno e il riconoscimento che lì, più che in altri discorsi e scritti, risiede un pezzo prezioso di pastorale giovanile. Forse la Chiesa si attende anche dagli Oratori che sia possibile amare nel Signore ancora oggi i più giovani e credere con fede nella generatività spirituale che è affidata ai nostri ambienti. don Paolo Amare i “viandanti della fede” Riproponiamo l’intervento che il Vescovo Dante ha offerto all’Assemblea Oratori 2014 Mi viene in mente il termine che papa Francesco usa nell’Evangelii gaudium a proposito dei giovani: li chiama “viandanti della fede”, nel contesto in cui si riconosce la fatica della pastorale giovanile, mentre si mettono in evidenza le diverse situazioni che dicono promessa per il futuro: sia in ordine alle iniziative che nascono dal desiderio dei giovani di cominciare la fede, sia in ordine consapevolezza che tutti gli adulti sono chiamati a dare il proprio contributo. “Siete – ricorda con efficacia il papa - viandanti della fede”. A partire da questa suggestione vorrei porre tre aspetti: IN PRIMO LUOGO... IN SECONDO LUOGO... INFINE... Ciò che è fondamentale nella pastorale giovanile, è avere ben chiaro che l’obiettivo è scoprire cosa significhi “credere”. Il tutto avviene in un campo aperto: l’Oratorio. Alcuni sacerdoti, in ordine alla “chiesa in uscita”, hanno recentemente sottolineato che esiste già una quantità di ambienti e proposte in linea con la missione, perché possibilità di annunciare nuovamente ai battezzati la vita di fede. Tra questi ambienti spicca l’Oratorio, come un vero e proprio “campo aperto”: qui convergono quanti sono ispirati dalla fede ed anche gli indifferenti, compresi i genitori. Educare alla fede è la prospettiva fondamentale, e per noi educare alla fede è educare all’umanità vera, nella capacità di comunicare, di esprimere una affettività vera. Non dimentichiamo che quasi automaticamente gli adulti stessi sono educati alla fede: sempre il lavoro pastorale richiama gli operatori alla fede, alla disponibilità di seminare senza far conto della fretta di raccogliere. Ma un ambito particolarmente evidente in cui educare alla fede è anche educarsi alla fede, è la pastorale giovanile. Educarsi a vedere quanta promessa di futuro c’è nelle persone cui rivolgiamo la nostra cura. È bello pensare all’impresa dell’educare come a quella forza che trova nella fede il coraggio dell’impossibile. Come ricordano tutti i papi del post-concilio, noi non possiamo mantenere la fede se non la comunichiamo. Educhiamo non solo ad avere fede, ma anche a trasmetterla. Siamo convincenti perché convinti. Nel mese di settembre si vivono tante feste dell’Oratorio e alcune comunità festeggiano giustamente l’arrivo dei nuovi parroci. È necessario accompagnare queste feste con la memoria dei martiri che anche in questi mesi e in questi giorni danno la vita per la fede nel Signore Gesù. Occorre ricordare sempre i fratelli di fede che stanno pagando caro il dono della fede: perché lo apprezzano al punto tale da dare la vita.