Interviste incrociate
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Interviste incrociate
Agorà Formazione&Lavoro I n questa intervista a più voci mettiamo a confronto il parere di due docenti e di due dirigenti scolastici che hanno partecipato al progetto Di.sco.bull. È soprattutto interessante raccogliere le loro riflessioni sul valore aggiunto dell’iniziativa rispetto alle strategie e agli interventi di recupero scolastico già realizzati dalle scuole stesse e previsti dal piano dell’offerta formativa. Alcune delle scuole che hanno partecipato a Di.sco.bull, infatti, possedevano già una competenza sul contrasto al bullismo e alla dispersione. In qualche modo erano già esperte, pertanto anche più sensibili alla portata innovativa delle riflessioni condotte, alla reale applicabilità dei dispositivi introdotti e alla replicabilità del modello. Quali nuove strategie, quindi, ha suggerito Di.sco.bull? Il punto di vista dei docenti 102 1/2013 – monografico Che cosa ha funzionato e cosa meno? Quali azioni sono state più apprezzate? Aver intervistato sia i docenti che i presidi ci ha aiutato, inoltre, a cogliere congruità e differenze dai diversi livelli dell’organico scolastico. Infine, abbiamo intervistato una studentessa, che ha partecipato in prima persona alle attività di recupero messe in atto nel progetto. Il punto di vista dei dirigenti scolastici Floriana Severo Amico Salvino Docente di materie letterarie presso l'Istituto Istruzione Secondaria Superiore Da VinciMajorana di Mola di Bari Dirigente scolastico dell’Istituto Tecnico Commerciale Geometra e Turismo Duca Abruzzi di Palermo Maria Mariano Rosanna Barbieri Docente di lettere presso l’Istituto Istruzione Secondaria Superiore Santoni Pertini di Crotone Dirigente scolastico dell’Istituto Istruzione Secondaria Superiore Santoni Pertini di Crotone Formazione&Lavoro Agorà A cura di Irene Bertucci e Irene Gatti Intervista ai docenti 1a domanda Alla luce del suo ruolo, quali elementi e aspetti del progetto Di.sco.bull ritiene siano stati efficaci per combattere, nel suo istituto, i fenomeni del bullismo e della dispersione scolastica? Floriana Severo: I nsegno nel biennio da più di dieci anni, pertanto il problema della dispersione scolastica ha continuamente rappresentato una realtà con la quale confrontarmi nella ricerca e attuazione di metodi, strategie e percorsi che potessero almeno contenere tale fenomeno. Tuttavia posso affermare che la partecipazione al progetto Di.sco.bull ha sicuramente arricchito la mia esperienza. Infatti, ho potuto acquisire un metodo più scientifico nella realizzazione del dispositivo diagnostico per l’individuazione dei ragazzi a rischio di dispersione. Di ciò, si sono avvantaggiati anche tutti gli altri colleghi che hanno partecipato all’attività di formazione dei docenti condotta dalla prof.ssa Sposetti. Inoltre, la complessità del progetto, che ha posto attenzione e cura ai diversi fattori condizionanti il fenomeno della dispersione scolastica, quali quelli socio-culturali, famigliari, psicologici e cognitivi, mi ha permesso di esercitare, affinare e acuire la mia capacità di osservazione dei giovani a rischio in un’ottica più completa delle loro problematiche. Ciò ha prodotto in me una maggiore sensibilità nei confronti del problema della dispersione e ha costituito un momento di crescita professionale e umana condiviso con gli altri colleghi coinvolti nel progetto. Maria Mariano: L’ Istituto “Pertini Santoni” è da oltre un decennio un Centro Risorse contro la Dispersione Scolastica e il Disagio Giovanile, e quindi ha sempre dedicato una particolare attenzione a queste tematiche, offrendo agli alunni opportunità didattiche quali il teatro, la musica, la scrittura creativa, la cittadinanza attiva, alternative a quelle tradizionali. L’esperienza del progetto Di.sco. bull, quindi, ha sicuramente ampliato le competenze dei docenti, ma ha anche confermato la validità del lavoro svolto negli anni precedenti. I docenti partecipanti hanno avuto co- munque modo, con l’ausilio dell’équipe psico-socio-educativa, di prendere coscienza del fatto che la dispersione sia un fenomeno complesso, non sempre e non solo riconducibile a situazioni di degrado sociale e disagio economico, ma anche a una forma d’insuccesso scolastico, che si verifica quando gli studenti non riescono a dispiegare pienamente il loro potenziale di apprendimento soddisfacendo i propri bisogni formativi. Dal “lavoro” sui ragazzi, si è potuto constatare, infatti, che, in moltissimi casi, il distacco dalla scuola non si consuma sempre con l’abbandono, ma più spesso con il disinteresse e la demotivazione allo studio, che generano difficoltà di apprendimento e la convinzione che la carriera scolastica sia più un obbligo esterno, familiare e sociale, che interno, per realizzarsi come persona. Tale presa di coscienza ha, di fatto, determinato un diverso approccio da parte di tutti i docenti al tema della dispersione, ponendo l’allievo al centro della propria azione educativa e riconoscendo il suo diritto a essere educato a un apprendimento consapevole e gratificante, in un ambiente a lui favorevole. 1/2013– monografico 103 Formazione&Lavoro Agorà 2a domanda A conclusione dell'esperienza come giudica l'applicabilità sia dei Percorsi di recupero individualizzati (PER), che degli strumenti di valutazione, nel suo istituto? F.S.: Il mio approccio nei confronti degli studenti è generalmente “dinamico”, nel senso che, entro certi limiti, cerco di adattarlo al contesto per facilitare e valorizzare la relazione comunicativa con loro. Pertanto non posso affermare che la partecipazione al progetto abbia cambiato il mio approccio nei confronti degli alunni, ma posso auspicare che quanto esposto prima riguardo l’acuirsi della mia capacità di osservazione possa avere ricadute positive nella relazione con gli studenti e conseguentemente anche nel mio lavoro. Il vantaggio più concreto a tal proposito mi è stato offerto dal buon esito, in termini di recupero scolastico, di alcuni miei studenti, che hanno partecipato ai Progetti Educativi di Recupero, poiché tale successo oltre a rappresentare il raggiungimento degli obiettivi del progetto Di.sco. bull, costituisce un elemento di stimolo per tutta la classe e… Anche per l’insegnante! M.M.: Il gruppo di docenti che hanno partecipato al progetto si sono confrontati su problematiche complesse, che purtroppo investono molti Istituti del nostro territorio, e hanno avuto la possibilità di riflettere per trovare soluzioni efficaci. L’approccio a queste problematiche è stato sistematico, costruttivo e incisivo soprattutto per individuare, nei singoli alunni, carenze formative, o difficoltà incontrate nell’apprendimento dei contenuti didattici, ed anche eventuali problematiche riguardanti la sfera affettiva e relazionale Aver acquisito questa maggiore consapevolezza ha comportato un migliore rapporto con i ragazzi e ha di conseguenza facilitato il lavoro, poiché abbiamo sostituito la logica verticale della didattica tradizionale, fondata sulla dicotomia tra 104 1/2013 – monografico docente “esperto” e discente “che apprende” senza tener conto delle diverse soggettività degli allievi, con tecniche di didattica attiva che, al contrario, valorizzano l’educazione tra pari e mirano al conseguimento di obiettivi meta cognitivi. Abbiamo sperimentato tecniche didattiche che permettono il coinvolgimento attivo dei ragazzi, partendo dalla tesi che l’alunno impari facendo e che quindi bisogna renderlo protagonista del lavoro che si svolge in classe. Inoltre, formare un selezionato gruppo di ragazzi – nella logica della peer education - ha significato trasferire direttamente al gruppo classe nuovi strumenti di lettura dei fenomeni della dispersione e del bullismo, fondati sullo sviluppo delle competenze emotivo-relazionali. Proprio questa esperienza ha reso protagonisti gli allievi stessi, nel ruolo di formatori, potenziando il loro livello di autostima e la responsabilità che il compito richiedeva. La ricaduta positiva è stata bilaterale, entrambi i protagonisti hanno ricevuto grandi benefici da questa "nuova" strategia didattica. Infine, è stata molto utile la creazione di un centro di ascolto e di sostegno allo studio e al recupero scolastico, perché l’ascolto delle problematiche dei ragazzi ha consentito di lavorare sulla percezione spesso negativa del loro sé, ottenendo come risultato una maggiore motivazione all’apprendimento, tanto è vero che alcuni di loro frequentano il centro per il secondo anno ed altri ancora, pur se non selezionati, hanno chiesto di frequentarlo. 3a domanda Quali elementi del progetto andrebbero migliorati in vista di una sua replicabilità? Inoltre, che cosa le politiche formative dovrebbero ancora fare per contenere e gestire efficacemente i fenomeni del bullismo e della dispersione scolastica? F.S.: A mio avviso sarebbe importan- te proseguire l’esperienza del progetto Di.sco.bull anche in futuro utilizzando il dispositivo diagnostico sperimentato. Alla luce dell’esperienza che cui ho partecipato, ritengo che possa essere migliorato nella parte relativa alla rilevazione delle competenze di base, al fine di renderla più interdisciplinare o comunque più centrata alle competenze trasversali e non solo a quelle relative alle materie di matematica e italiano. Questo consentirebbe, secondo me, un maggior coinvolgimento di tutti i docenti del consiglio di classe e renderebbe così più collegiale l’attenzione al problema della dispersione scolastica. M.M.: Il dispositivo diagnostico speri- mentato nel progetto (attraverso la intranet, ndr) ha avuto grande rilevanza, ma si potrebbe, tuttavia, rendere più facile l’accesso alla lettura dei dati, attraverso sia la creazione di files distinti per ogni classe, sia di una guida che permetta una agevole navigazione anche a chi non frequenta il corso. Durante la sperimentazione, i docenti sono stati passivi fruitori di dati preconfezionati, sicuramente validi, ma forse troppo oggettivi. In futuro, per un miglior impiego del servizio svolto, sarebbe quindi opportuno che i docenti avessero una chiave di lettura del software tale da poter elaborare, anche autonomamente, tutte le informazioni utili alla realizzazione di esperienze educative positive. Al fine di una valutazione più esaustiva dell’azione intrapresa, sarebbe stato auspicabile, inoltre, una maggiore tempestività nella fase di avvio del progetto e la previsione di tempi più lunghi per la sua conclusione, soprattutto al fine di poter continuare a lavorare, con l’ausilio professionale dell'équipe che gestisce il Centro d’ascolto, sui ragazzi che hanno iniziato questo percorso, affinché i risultati finora ottenuti non vadano dispersi. Formazione&Lavoro Agorà Il punto di vista degli studenti Intervista ai dirigenti scolastici Domanda unica Quale bilancio si sente di stilare sull’esperienza del progetto Di.sco. bull e sui Percorsi di recupero individualizzati realizzati nel suo istituto? Quali azioni possono essere ulteriormente intraprese per gestire i fenomeni del bullismo e della dispersione scolastica? Amico Salvino I l progetto Di.sco.bull ha avuto sicuramente un proficuo riscontro all’interno della comunità scolastica tra tutte le componenti coinvolte nei vari percorsi previsti dalla piattaforma progettuale. Uno dei risultati positivi raggiunti è stato sicuramente il miglioramento dei rapporti relazionali soprattutto tra docenti e docenti, e tra i docenti e gli studenti e, per ciò che concerne la cura dell’allievo e la salvaguardia del suo benessere, l’attivazione del centro di ascolto frequentato ed utilizzato anche dai genitori. Vanno sicuramente incrementate e migliorate le attività formative rivolte ai docenti offrendo loro una formazione più adeguata al rinnovamento in atto nel mondo della scuola, focalizzando gli interventi su attività che diano poi ai ragazzi una vera motivazione verso il loro percorso formativo tali da prevenire forme di abbandono scolastico e di bullismo all’interno della comunità scolastica. Secondo quanto osservato, i PER vanno pensati ed implementati seguendo anche le osservazioni dei docenti curricolari, strutturandoli in modo tale da avere una ricaduta sul percorso educativo dello studente. Approfitto di questo spazio per ringraziare tutti gli operatori coinvolti a vario titolo nel progetto e un grazie particolare ai miei docenti e ai miei studenti che hanno creduto nel progetto e credono ancora che l’educazione sia il motore dello sviluppo personale. Rosanna Barbieri Antonella Di Gioiosa onostante la mia attenzione al progetto Di.sco.bull sia arrivata in una seconda fase, in quanto ho preso il timone dell’istituto nell'anno accademico 2012-2013, in qualità di Dirigente Scolastico dell'Istituto "S. Pertini", non ho potuto seguire da vicino la nascita e le evoluzioni di tale progetto all'interno della scuola, ma ho comunque potuto apprezzare fin da subito la professionalità dell'équipe interna al Centro polivalente, valutando positivamente le loro capacità di essere dentro il ruolo. Ciò l'ho evinto dal loro continuo interesse riguardo l'utenza, le attività e ai continui contatti che loro stessi hanno messo in atto cercando di creare intorno al progetto una rete partecipata di tutti i referenti presenti all'interno dell'Istituto. Ritengo che, come qualunque progettualità sia perfettibile, probabilmente la scelta di lavorare su alcuni segmenti piuttosto che su altri, che dipendono ovviamente dalle risorse disponibili, renda sempre qualunque iniziativa limitante. Allargare le attività e gli obiettivi anche su altre classi, e non solo sulle prime, renderebbe tutto più significativo. La sperimentazione di un modello nella veste della sua utilità e dei suoi risultati dovrebbe coinvolgere l'intera comunità scolastica. Per quanto riguarda gli strumenti di valutazione, non credo ce ne sia uno migliore degli altri, credo che tutto dipenda dalla superficialità o profondità con cui tale metodo viene applicato. Quindi, l'applicabilità di una metodologia alternativa, nel recupero scolastico, associata agli strumenti di valutazione adottati dal consiglio di classe, porta ad una visione più globale e dettagliata del gruppo e dell'alunno stesso. A proposito delle politiche formative, il problema, secondo me, è di uscire dal concetto di progettualità a singhiozzo ma seguire queste attività a livello curriculare, cioè entrare a tutti gli effetti nel programma formativo della scuola. Studentessa al primo anno, I.I.S.S. Gorjux Tridente di Bari N Alla luce dell'esperienza che hai fatto nel progetto Di.sco.bull, che cosa hai apprezzato di più di questa iniziativa? Pensi che in qualche modo sia cambiato il tuo modo di vedere la scuola e il tuo approccio allo studio e il tuo rapporto con i compagni? Mi è piaciuto particolarmente lavorare al progetto del giornalino scolastico “Goriux Style” perché mi ha permesso di conoscere cose nuove e di collaborare assieme ai miei compagni. È stata un’esperienza che mi ha arricchita particolarmente, anche perché ho potuto imparare a utilizzare internet in maniera più utile. Penso sia cambiato il mio modo di vedere la scuola, soprattutto perché è divertente e utile intervallare le lezioni con attività alternative che ci permettono di sperimentare cose nuove. Credo di essere migliorata nella lettura, nella ricerca delle informazioni e che abbia perfezionato il mio modo di scrivere. Quali elementi pensi che dovrebbero essere ancora migliorati per combattere efficacemente il bullismo e l'abbandono dagli studi? Non saprei, è difficile rispondere. Credo che questa sia stata un esperienza utile e che abbia dato una risposta forte a queste problematiche e lì dove non è stato possibile, ha comunque ridestato le attenzioni di tutti verso questi fenomeni. Credo, in generale, che occorra più disponibilità e comunicazione da parte degli adulti, perché molto spesso i bulli o i ragazzi che hanno problemi a scuola hanno bisogno di qualcuno che li sappia ascoltare. 1/2013– monografico 105