INTERVENTO A SEFF (SEMINARIO EFFETTIVO
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INTERVENTO A SEFF (SEMINARIO EFFETTIVO
INTERVENTO A SEFF (SEMINARIO EFFETTIVO) 2015-2016 (GOV. MAURO LUBRANI) intervento programmato (Andrea Petralli R.C. Empoli Commissione Distrettuale 2071 Sviluppo Effettivo) Saluto in primis i nostri rappresentanti distrettuali ed in particolare l'amico e governatore Mauro Lubrani che ha voluto dare un particolare taglio innovativo a questo incontro, con il rischio (concreto) di dare voce anche a chi, come il sottoscritto ben poco ha da offrire di innovativo alla discussione che oggi ci occupa, non certo per mancanza di entusiasmo ma per puri limiti personali....; ma tent'è ormai -come si dice il dado è tratto! Credo che per dare un senso al mio intervento sia opportuno partire dagli spunti che sono stati offerti nel programma di questa giornata, ma i nparticolare vorrei soffermarmi su queste domande: a) perché si entra nel Rotary b) perché si fugge dal Rotary A) Sulla prima domanda vi è un interessantissimo studio della amica Sara Occhipinti del Rotary Club Valdelsa, realizzato per l'Istituto Distrettuale di Informazione Rotariana (IDIR) su incarico del nostro governatore (2014-15) Arrigo Rispoli la quale, attraverso un ampio sondaggio svolto fra soci giovani e meno giovani di vari club più o meno grandi del nostro distretto 2071, ha raccolto interessanti dati in proposito. Sintetizzando al massimo questo studio –che vi consiglio di esaminare con attenzione- è possibile estrapolare che per la percentuale maggiore dei soci (32%) alla domanda: "quale è secondo te L'UTILITA' del Rotary per le persone che ne fanno parte" è stata: la crescita personale, seguita a breve distanza dalla possibilità di far parte di un ente che costituisce un notevole catalizzatore nello sviluppo di progetti di grandissimo respiro; una discreta percentuale risponde anche (22,6 %) che essere nel Rotary rappresenta una gratificazione personale, nel senso di sentirsi utili agli altri, nel rapporto di amicizia e quale status symbol; in sintesi sentirsi l'Utilità di essere nel Rotary consiste: nell'essere gratificato dal sentirsi parte di un gruppo con valori condivisi in grado di svolgere progetti interessanti e di grande respiro. Più avanti nel sondaggio si pone la domanda al socio: "quale era il tuo desiderio quando sei entrato a far parte del Rotary?" Le risposte prevalenti sono state: condividere amicizie, migliorare la società ed allargare i propri orizzonti personali. Sempre nel sondaggio emerge però un disagio spiacevole: in varie percentuali i soci rappresentano che queste aspettative, soprattutto quella di vedere trasformata la semplice conoscenza in vera e propria amicizia e collaborazione fra i soci stessi, in realtà non si realizza, oppure che la possibilità di realizzare grandi progetti insieme, non acquista vera e stabile concretezza; anzi in alcune occasioni "lo spirito di corpo" si sgonfia in semplice convivialità fra gruppetti di persone all'interno del singolo club. B) E' questo disagio che spesso costituisce l'humus per la fuga del socio dal Rotary. Giustamente e condivido appieno le riflessioni svolte dal socio Sandro Rossetti nel suo lavoro svolto per l'IDIR ("Perchè me ne sono andato dal Rotary"): è principalmente l'imbarazzo e la disillusione del socio di non "sentire più" il legame e l'affiatamento con le altre persone che lo circondano nel club e nel Rotary in generale che determina la sua perdita di affezione e del senso di appartenenza al club ed al Rotary stesso. In effetti, si entra nel Rotary per "amore sociale" o nell'aspettativa di questo sentimento e come per esso ci si aspetta di essere ricambiati e condividerlo; ci si aspetta di poter dare ed essere gratificati in questo. Ma come per ogni innamoramento, è possibile avere frainteso il sentimento, o di averlo intrapreso per mero egoismo e/o tornaconto personale: ed allora ci stanchiamo presto di questo legame o ne siamo subito insofferenti e non disponibili ad adattarci: sono questi soci che riempiono le percentuali di abbandono relative ai primi anni di frequentazione del club. Per mantenere il parallelismo romantico, non riusciamo a trasformare questo innamoramento in amore solido e duraturo, non riusciamo a cogliere il fatto che essere socio del Rotary è un progresso e una crescita costanti nel tempo, anche senza continui "fuochi d'artificio" ogni giorno (che si aspettiamo sempre dagli altri membri del club, però! e non da noi stessi), è condivisione e partecipazione anche delle scelte di indirizzo degli altri, anche se non sempre entusiasticamente condivise. Naturalmente, queste riflessioni devono essere rivolte anche verso l'altra faccia della medaglia: i dirigenti e gli altri soci del club come collettivo. Non ci si deve aspettare tutto dal nuovo socio (ma anche da quello che ha maggiore anzianità): il nuovo socio DEVE fare formazione, DEVE partecipare, DEVE in pratica capire che se è voluto entrare a far parte del Rotary si DEVE sforzare di adeguarsi alla organizzazione; spesso però, tutto ciò deve farlo in buona parte da SOLO. Sì, naturalmente, tutto ciò è giusto e ci deve essere, ma in questo il nuovo socio NON DEVE ESSERE LASCIATO SOLO. Anche il socio stanco o sfiduciato o demotivato, anche per motivi assolutamente personali, ESSERE CONTATTATO, AFFIANCATO, DEVE deve sentirsi effettivamente parte di una famiglia sociale che c'è e che partecipa del suo disagio e per quanto possibile ha interesse a non perderlo. Solo così l'interesse a partecipare al Rotary, ai suoi services, non perde di prevalenza a fronte di altri interessi, magari meno impegnativi cui il socio può tendere a rivolgersi. Naturalmente non ho soluzioni specifiche da offrirvi a fronte di un disamoramento al Rotary (anche perché è veramente lontano dalle mie corde! ed ho potuto godere, nel mio club e nel mio Distretto sempre di un contatto continuo e caloroso che mi ha sempre incentivato di più) ma ritengo che uno sforzo da parte dei dirigenti di club ad una maggiore empatia, uno sforzo a riconoscere in ciascun socio i primi segni di disagio, di solitudine ed allo stesso tempo individuare nel club nel suo insieme la tendenza ad una chiusura, ad una diffidenza ad aprirsi a nuovi soci, per il disagio della perdita di quelli che se ne sono andati, offrendo la possibilità di un ascolto, un dialogo, anche un costruttivo confronto che scuota e rinvigorisca l'entusiasmo a fare, magari un po' assopito negli anni, potrebbe essere una salutare terapia alla "fuga di cervelli" su cui ci stiamo interrogando. Alcuni spunti potrebbero essere questi: - fare partecipare il maggior numero possibile di nuovi soci alle commissioni insieme a quelli più anziani, per favorire uno scambio più diretto di opinioni e farsi conoscere più in fretta, ma -soprattutto- poter approfittare sin da subito dell'esperienza e della conoscenza rotariana dei soci più anziani, sollecitandone così l'approfondimento spontaneo; - fare intervenire spesso i membri delle commissioni ai consigli del Direttivo del club, con riunioni allargate, per creare una sorta di "allenamento" dirigenziale e favorire l'interesse dei nuovi soci ad offrirsi quali membri di futuri direttivi e -dall'altra parte- a farsi subito e meglio conoscere per le loro qualità dirigenziali; - predisporre i programmi annuali a seguito di una indagine "sul campo" dei desideri dei soci in merito a future iniziative, individuando le iniziative di maggior interesse e prevedendo il coinvolgimento diretto dei soci (membri di commissione) che ne sono i fautori più entusiasti; - preparare il coinvolgimento dei soci nel programma annuale del direttivo "incaming" sin dall'anno precedente, in modo che anche i soci non proprio soddisfatti e coinvolti nel programma dell'anno in corso, abbiano concrete aspettative di lavoro ed interesse in quello successivo e quindi riacquistino attenzione e motivazione anche nell'anno in corso. In ogni caso, l'aspetto fondamentale -a mio modestissimo avviso- è l'attenzione continua verso ogni socio ed il rispetto nei suoi confronti come persona, perchè ciò avvia un circolo virtuoso che potenzia l'affezione del socio medesimo all'organizzazione ed ai membri che, come lui, la compongono, potenziandone il senso e l'orgoglio di appartenenza, senza sentirsi mai inadeguato o abbandonato. E' questo in pratica quell'impulso positivo che aiuta il socio ed il club stesso a superare la fase del semplice fugace innamoramento e trasformarla in solido amore per il Rotary. Vi ringrazio tutti dell'attenzione e mi scuso se mi sono ripetuto e dilungato troppo Grazie