FIR2006-11(3) - Centro della Famiglia

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FIR2006-11(3) - Centro della Famiglia
SEZIONE NOVITÁ LIBRARIE:
RECENSIONI
a cura di Mario Cusinato
Scabini, E., Rossi, G. (a cura di)
(2006). Le parole della famiglia. Milano: Vita e Pensiero.
Indice:
Perché riproporre un lessico per la famiglia.
PARTE I: La relazione familiare: una prospettiva interdisciplinare.
V. CIGOLI e E. SCABINI, Relazione familiare:
la prospettiva psicologica. P. DONATI, Relazione familiare: la prospettiva sociologica. G. C
BLANGIARDO e S. RIMOLDI, Morfogenesi
della famiglia italiana: la prospettiva socio-demografica
PARTE II: Cura dei legami e transizioni familiari.
R. IAFRATE, M. GENNARI, Cura della relazione coniugale. O. GRECO, R. ROSNATI, Cura della relazione genitoriale. M. LANZ e E.
MARTA, Cura della generatività sociale. C. Bozzoli e C. Regalia, Cura dei legami familiari nella
migrazione.
PARTE III: Dalla famiglia alla comunità e dalla comunità alla famiglia: la generatività dei legami
sociali.
G. ROSSI, Le comunità familiari. E. CARRÀ MITTINI L’associazionismo familiare. R. PRANDINI, I servizi relazionali per la famiglia. L. BOCCACIN, La politica sociale per le famiglie.
PARTE IV: Tra appartenenza e conflitto: promozione e sostegno dei legami familiari e comunitari.
A. BERTONI, L’enrichment familiare. C. MARZOTTO, La mediazione nelle relazioni familiari.
D. BRAMANTI, La mediazione comunitaria: una pratica relazionale.
É un libro fortunato perché riesce a combinare in modo convincente aspetti diversi mantenendo la coerenza di sviluppo. É quasi la conclusione di un percorso che ha radici lontane. Gli
autori propongono di “riprendere e riformulare le parole chiave di un pensiero sulla famiglia
che nel tempo ha dato origine a un percorso culturale di ricerca e di intervento originale” (p.
7). Le parole chiave del discorso sono: relazione familiare, famigliare, identità, pluralizzazione, soggettività familiare, reciprocità, generatività, cura, trasmissione, transizione, fiducia, giustizia, dono, debito, risorsa, ecc. Il libro prende le mosse da una prospettiva multidisciplinare
ed aiuta a fare chiarezza su diversi aspetti del dibattito socio-culturale attuale: quale definizione dare alla famiglia? Quale lo specifico della famiglia? Nella seconda parte affronta la tematica dei sottosistemi familiari avendo come filo conduttore quello della cura e quello delle tran-
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sizioni. É infatti dalla capacità di “cura che trovano reale possibilità di esperienze le qualità
affettive ed etiche che sono alla base della realizzazione familiare e del suo potenziale generativo” (p. 103): cura della reciprocità per la coppia coniugale, cura della generatività con la nascita/adozione dei figli, cura dell’eredità nello scambio tra le generazioni, cura della differenza
nel processo migratorio. Nella terza parte è affrontato il rapporto tra la famiglia e la comunità:
uno sguardo alle reti primarie, alle associazioni familiari e alle comunità familiari: un rapporto
non sempre facile tra i vari soggetti in relazione, perché insiste sulla tensione tra appartenenza
e frammentazione e richiede una continua mediazione ad ogni livello: “Il processo di mediazione è da intendersi come una relazione che connette, legando e riferendo, due parti diverse” (p. 257). Qui il discorso si fa attualissimo nella specificazione dei “frame” di riferimento:
quello interpersonale/educativo, quello sociale e quello comunitario in senso proprio. Sono
tutti e tre ambiti dove le applicazioni sono rilevanti; vale la pena sottolineare quanto viene approfondito del terzo ambito e che riguarda tutte le pratiche di intervento che mirano alla riappropriazione da parte dei membri di una comunità della loro capacità di agire per risolvere i
conflitti e ristabilire le relazioni. Se dalle diverse componenti del tessuto sociale si auspica che
la famiglia possa crescere come “soggetto politico”, la prospettiva delineata è quanto mai allettante perché porta a “innovazione, creatività e flessibilità” in un progetto concertato tra professionisti, strutture associative e famiglie stesse. Un libro che introduce quindi in una prospettiva
interessante, forma ed aggiorna.
Mario Cusinato
Beach, S. R.. H., Wamboldt, M. Z.,
Kaslow, N. J.,Heyman,R. E., Reiss, D.
(a cura di) (2006). Relational processes
and DSM-V. Neuroscience, assessment,
prevention, and treatment. Arlington,
VA: American Psychiatric Publishing.
Contents:
Cap.1: RELATIONAL PROCESSES AND MENTAL
HEALTH: A Bench-to-Bedside Dialogue to Guide
DSM-V (Steven R.H Beach, Ph.D., Marianne Z Wamboldt, M.D., Nadine J. Kaslow, Ph.D., Richard E Heyman, Ph.D., and David Reiss, M.D.).
I. Biological Underpinnings
Cap. 2: NEUROBIOLOGY OF THE SOCIAL
BRAIN: Lessons From Animal Models About Sodal
Relationships (Miranda M. Lim, Ph.D., and Larry J.
Young, Ph.D.). Cap.3: REFINING THE CATEGORICAL LANDSCAPE OF THE DSM: Role of Animal
Models (Nelson K. B. Tòtah, B. S., and Paul M. Plotsky, Ph.D.). Cap. 4: MARRIAGE, HEALTH,
AND IMMUNE FUNCTION (Jennifer E Graham, Ph.D., Lisa M. Christian, MA., and Janice K
Kiecolt-Glaser, Ph.D.). Cap.5: FAMILY EXPRESSED EMOTION PRIOR TO ONSET OF
PSYCHOSIS (William R.. McFarlane, MD.). Cap.6: GENETIC STRATEGIES FOR DELINEATING RELATIONAL TAXONS: Origins, Outcomes, and Relation to Individual Psychopathology
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(David Reiss, M.D., and Marianne Z. Wamboldt, M.D.).
II. Assessment
Cap. 7: CHILDHOOD MALTREATMENT AND ADULT PSYCHOPATHOLOGY: Some Mea surement Options (Gorge W. Brown, Ph.D.). Cap.8:METRICS AND RELATIONAL PROCESSES:
Relevance and Challenges for the Next Nosology of Mental Disorders (Theodore P. Beauchaine,
Ph.D., and Steven R. H Beach, Ph.D.). Cap. 9 :RELATIONAL DIAGNOSES: From Reliable,
Rationally Derived Criteria to Testable Taxonic Hypotheses ( Richard E. Heyman, Ph.D., andAmy
M. Smith SIep, Ph.D.). Cap.10: DEFINING RELATIONAL DISORDERS AND IDENTIFYING
THEIR CONNECTIONS TO AXES I AND II (Lorna Smith Benjamin, Ph.D., Marianne Z.
Wamboldt, MD., and Kenneth L. Critchfield, Ph.D.). Cap.11: EXPRESSED EMOTION AND
DSM-V (Jill M. Hooley, D.Phil, David J. Miklowitz, Ph.D., and Steven R.. H. Beach, Ph.D.).
III. Prevention and Treatment
Cap.12: PREVENTION AS THE PROMOTION OF HEALTHY PARENTING FOLLOWING
PARENTAL DIVORCE (Irwin N. Sandler, Ph.D., Sharlene A. Wolchik, Ph.D., Emily B. Winslow,
Ph.D., and Clorinda Schenck, Ph.D.). Cap.13: CULTURAL AND RELATIONAL PROCESSES
IN DEPRESSE D LATINO ADOLESCENTS (Guillermo Bernal Ph.D., Eduardo Cumba-Avil‫י‬s,
Ph.D., and Emily Sdez-Santiago, Ph.D.). Cap.14: ROLE OF COUPLES RELATlONSHIPS IN
UNDERSTANDING AND TREATING MENTAL DISORDERS (Mark A. Whisman, Ph.D.).
IV. Summary and Implications for Future Research
Cap. 5: RECOMMENDATIONS FOR RESEARCH ON RELATIONAL DISORDERS AND PROCESSES: A Roadmap for DSM-V (David J.Miklowitz, Ph.D., Steven R.. H Beach, Ph.D., David Reiss,
M.D., Marianne Z. Wamboldt, MD., Richard E. Heyman, Ph.D., and Nadine J .Kaslow, Ph.D.).
Un libro atteso perché introduce al superamento della semplice categorizzazione del
DSM proponendo una connessione tra le categorie e lo sviluppo teorico della competenza relazionale proposta da L’Abate già da tempo in diverse pubblicazioni sia di natura concettuale,
sia applicativa nella direzione di interventi preventivi e paraterapeutici. Una trentina di studiosi
di diverse discipline offrono una panoramica ampia ed attraente, certamente meritevole di attenzione. La pubblicazione costituisce il primo risultato del progetto per la nuova edizione del
Manuale Diagnostico e Statistico dei Disordini Mentali (DSM-V). É previsto che il progetto
venga concluso nel 2011; sono in lavoro diversi libri bianchi con lo scopo di sviluppare delle
linee di orientamento dei lavori per migliorare la base scientifica della futura revisione. Cinque
sono le aree che intendono mettere a fuoco: (a) aspetti base di nomenclatura; (b) Sviluppo delle
scienze evolutive, disordini mentali e disabilità; (c.) Cultura e diagnosi psichiatrica; (d) Gap
del DSM-IV. Il progetto poi prevede la realizzazione di 11 Conferenze di pianificazione della
ricerca tra il 2004 e il 2007 su argomenti specifici suggeriti dagli esperti; purtroppo, dati i limiti di risorse, esse lasciano fuori i disordini relazionali. Il volume in qualche modo pone rimedio
a questa lacuna.
Gli sviluppi recenti in psichiatria hanno messo in evidenza il substrato biologico del
comportamento umano disordinato, grazie al solido fondamento dato dalle scienze biologiche.
Così la salute mentale è al passo del progresso delle altre scienze mediche utilizzando le metodiche della ricerca avanzate e sofisticate. Ne è derivato un forte progresso nella comprensione
e nell’intervento. Abbiamo però delle conseguenze non del tutto positive con la minore attenzione nella cura delle relazioni e la negazione del ruolo cruciale delle relazioni interpersonali
nella cura e nella prevenzione delle malattie mentali. Sarebbe imperdonabile che la riformulazione del sistema diagnostico si realizzasse ignorando il più ampio contesto umano della malattia mentale. Già l’attuale edizione del DSM rischia di facilitare la crescente divisione tra i
processi biologici e quelli relazionali ed ambientali; la revisione dovrebbe aiutare gli operatori
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a valutare meglio le relazioni e a capire che i problemi relazionali associati alle malattie sia del
corpo, sia della mente. Se questa dimensione venisse rifocalizzata, permetterebbe ai medici che
fanno riferimento al DSM di praticare meglio la propria professione come centrata sulle relazioni e agli altri medici di apprezzare meglio il ruolo della psichiatria per la propria disciplina.
L’importanza delle relazioni è ben fondata nella ricerca e nella clinica. Le persone che
sperimentano i vari problemi di salute mentale spesso soffrono di un accentuato declino delle
fonti tradizionali di sostegno e di interconnessione con gli altri; relazioni coniugali meno soddisfacenti; relazioni familiari meno regolari e positive; più persone meno coinvolte nella comunità. D’altra parte il contesto relazionale delle persone che soffrono è sempre più importante e rilevante per una buona diagnosi, un efficace trattamento e un serio impegno preventivo.
Sarebbe proprio buffo che la crescente attenzione al DSM portasse al deprezzamento del valore del contesto relazionale nei problemi di salute mentale! Le relazioni intime tra adulti e tra
adulti e bambini hanno una forte relazione nei loro effetti sulla psicopatologia. La valutazione
di tali relazioni è rilevante per la futura ricerca e per la futura pratica professionale.
Se per molti è del tutto normale l’attenzione alle relazioni, ci sono però delle obiezioni
in merito: (a) dà più prestigio basare le diagnosi su basi biologiche; (b) l’accentuazione delle
relazioni va a scapito dei rimborsi delle assicurazioni; (c) c’è più affidabilità nelle ricerche e
nelle applicazioni delle neuro scienze e della genetica; (d) un’accentuazione della prospettiva
relazionale è più incline all’etichettamento e alla stigmatizzazione dei pazienti e dei loro familiari. A ben guardare, proprio l’impegno alla ricerca e alla pratica clinica in chiave relazionale
potrebbe far superare tali obiezioni. Ed ecco allora la finalità della pubblicazione: la promozione di un impegno comune da parte di clinici, ricercatori, psicopatologi e utenti — che hanno
interesse nella revisione del DSM — perché considerino seriamente l’aspetto dei processi relazionali relazionati alle diagnosi con il DSM.
Il capitolo introduttivo ricorda la definizione dei processi relazionali dell’attuale DSMIV, ne spiega l’inadeguatezza e dà dei suggerimenti per migliorarla. Il capitolo successivo, unitamente al cap. 4, offre una panoramica introduttiva delle interconnessioni intime tra i processi
relazionali, la depressione e le malattie psichiatriche. Il cap. 3 entra nel merito dei processi relazionali e la neurobiologia. Il cap. 5 discute il ruolo critico dei processi relazionali nello sviluppo e mantenimento delle psicosi. Il successivo offre una rassegna degli studi genetici nei
processi relazionali e il ruolo dei processi relazionali nello sviluppo dei disordini con una componente genetica.
I capitolo della seconda parte entra nel merito della valutazione e del trattamento. I capp.
7, 9 e 11 entrano nel merito dell’approccio migliore alla valutazione dei processi relazionali. Il
cap. 8 riguarda la metodica tassometrica strettamente collegata alla categorizzazione del DSM.
Il cap. 10 collega i processi relazionali con la psicopatologia.
La terza parte è focalizzata sulla prevenzione. Il cap. 12 esemplifica l’importanza dei
processi relazionali nella prevenzione dei disordini; quello successivo affronta il tema della
cultura nella comprensione delle psicopatologie con specifico riferimento ai processi relazionali; il quattordicesimo illustra l’efficacia potenziale degli interventi relazionali nella diagnosi
e nel trattamento dei disordini come la depressione. Il cap. 15 accenna alla futura ricerca esplicitando delle linee guida.
Il testo non esaurisce tutti gli argomenti che possono essere collegati alla valutazione dei
processi relazionali, ma offre dei riferimenti di base e illustra il potenziale valutativo, capace di
guidare gli interventi clinici. I curatori si augurano che la ricerca relazionale progredisca e che
i lavori per la revisione del DSM presti attenzione non sporadica ai processi relazionali connessi con i disordini mentali.
Cusinato Mario
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Barni Daniela (2006). Strumenti selfreport per conoscere le famiglie. Milano: Vita e Pensiero.
Indice:
Introduzione di Margherita Lanz.
1.Presentazione degli strumenti.
2. Scale di misura della relazione coniugale. Quality of Marriage Index (QMI) di Norton Dyadic
Adjustment Scale (DAS) di Spanier. Kansas Marital Satisfaction Scale (KMSS) di Schumm Scala di
soddisfazione coniugale di Scabini. Partner Quality
Test (PQT) di Cusinato, Maino e Aceti Scala di
soddisfazione coniugale (SSC) di Cusinato Stanley’s Commitment Inventory di Stanley e Markman
Scala di credito relazionale di Maino. Questionario
di comunicazione coniugale (QCC 11I) di Cusinato
Disagreement Scale di Honess e Charman. Scala
sui processi decisionali di coppia di Zani e Kirchler. Questionario FPR (Formazione PRematrimoniale) di Cusinato. Indicatori esito matrimoniale a rischio (IEMR-5) di Cortese e Ciol.
3. Scale di misura della relazione fraterna. Sibling Relationship Questionnaire di Furman e
Buhrmester.
4. Scale di misura della relazione genitori-figli. Family Attitudes Questionnaire (FAQ) di Thomas e Duszynski Parental Bonding Instrument (PBI) di Parker, Tupling e Brown ParentAdolescent Communication Scale (PACS) di Bames e Olson. Parent-Adolescent Support Scale
(PASS) di Scabini e Cigoli Children’s Perception Questionnaire (CPQ) di Emery e O’Leary
When We Disagree di Honess e Charman.
5. Scale di misura del funzionamento familiare. McMaster Family Assessment Device (FAD)
di Epstein, Baldwin e Bishop. Family Environment Scale (FES) di Moos, lnsel e Humphrey
Family Adaptability and Cohesion Evaluation Scale III (FACES III) di Olson, Portner e Lavee
Family Satisfaction Scale (FSS) di Olson e Wilson Family-Differential Emotion Scale (FDES) di Cusinato, Segatto e Fabrizio.
É un manuale utile per quanti sono impegnati nello studio delle relazioni familiari e intendono
fare ricerca empirica. Illustra 25 questionari presentando la descrizione dello strumento, cosa
misura, le versioni disponibili, il tipo di item, i punteggi ottenibili, i dati psicometrici delle
ricerche effettuate, gli studi condotti nel contesto italiano. Gli strumenti sono suddivisi in: (a)
scale di misura della relazione coniugale, (b) scale di misura della relazione fraterna, (c) scale
di misura della relazione genitori-figli, (d) scale di misura del funzionamento familiare.
Nella introduzione sono presentati i criteri di selezione degli strumenti e le modalità di presentazione; nel capitolo conclusivo alcune riflessioni critiche delle caratteristiche e della qualità complessiva degli strumenti di misura descritti. Vale la pena soffermarsi su questi aspetti.
Una prima considerazione riguarda il fatto che gran parte degli di strumenti applicati in
ricerche italiane è stato elaborato in paesi anglofoni e, quindi, con riferimento a contesti socioculturali diversi da quello italiano. Viene inoltre evidenziato come diverse scale siano state costruite nel corso degli anni ‘80 e come risultino numericamente limitati successivi “aggiornamenti” delle stesse. Questi aspetti possono contribuire a rendere problematico l’utilizzo di
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uno strumento, il quale non nasce mai come misura astratta di aspetti relativi al soggetto (o al
gruppo), ma inevitabilmente come misura di aspetti relativi ad un soggetto (o a un gruppo)
collocato socialmente, culturalmente e temporalmente. Come mostrano le numerose ricerche
cross-culturali, ciò non significa che non sia possibile applicare validamente una scala a contesti diversi da quelli per i quali è stata originariamente costruita, ma semplicemente che non è
lecito dare per scontata tale possibilità, sulla quale diviene quindi indispensabile interrogarsi.
É necessario pertanto porsi la domanda relativa al costrutto misurato e al suo significato nei
differenti gruppi culturali. La conoscenza della concettualizzazione sottesa alla misura, inserita
nel più ampio contesto in cui è stata originariamente proposta e riletta anche in riferimento al
contesto nella quale si intende utilizzarla, rappresenta un presupposto imprescindibile per fronteggiare situazioni culturalmente differenti. Problemi legati all’applicazione di uno strumento
in un contesto diverso da quello per il quale è stato inizialmente elaborato possono derivare
anche da un’inadeguata traduzione degli item, da una loro ambiguità, da una bassa familiarità/
adeguatezza del loro contenuto in certe culture e dall’influenza di specifiche culturali (“bias
dell’item”). Se è vero che negli ultimi anni sta assumendo crescente interesse l’assessment
cross-culturale, risulti chiaro come l’adeguatezza di uno strumento, che parte proprio dalla sua
capacità di misurare ciò che si propone di rilevare, non possa darsi per assunta, ma vada verificata o, laddove tale verifica non sia possibile (per via delle limitate risorse disponibili), ne vada quantomeno evidenziata la potenziale problematicità.
Spinge quindi a riflettere il fatto che non siano disponibili informazioni complete sulla
validità, in particolare su quella di costrutto, per diversi strumenti di misura applicati in ricerche italiane, neppure per le scale elaborate al di fuori del nostro contesto nazionale. Sebbene
la maggior parte degli studi esaminati riporti una precisa definizione teorica del costrutto indagato, indispensabile per formarsi un’idea su ciò che viene misurato e per interpretare correttamente i risultati ottenuti, essa non può certo ritenersi alternativa, ma solo complemento, a
una verifica di tipo più empirico.
Non mancano invece dati sulla struttura fattoriale e sull’attendibilità (per lo più misurata in
termini di consistenza interna) per quasi tutti gli strumenti descritti. Pare quindi che i lavori di
adattamento si siano in gran parte limitati a un adattamento sulla sola dimensionalità che, in
linea con le tendenze teorico-metodologiche del tempo in cui gli studi sono stati condotti, è
stata per lo più indagata mediante l’analisi fattoriale esplorativa.
Anche a livello internazionale è comunque difficile disporre di dati psicometrici completi
(dimensionalità, validità, attendibilità) per gli strumenti applicati nello studio della famiglia:
questo vale in particolare per quelle scale che hanno suscitato scarso interesse tra i ricercatori e
gli operatori. Al contrario, tanto più uno strumento viene utilizzato, quanto più si è motivati a
fornire indicazioni sulle sue qualità psicometriche: sembra quindi che sia una “funzionalità
operativa” a giustificare un’analisi, spesso successiva, delle proprietà dello strumento.
Da un punto di vista operativo, ci si trova quindi nella comune condizione di disporre di strumenti per la misurazione delle relazioni familiari sui quali spesso si hanno informazioni solo parziali: questo non deve certo condurre a rinunciare a una loro applicazione, ma deve portare a una consapevolezza, e alla sua esplicitazione, delle possibili distorsioni che possono discendere dall’utilizzo
dello strumento, soprattutto in relazione agli obiettivi di ricerca perseguiti.
Sono tutte riflessioni importanti anche se bisogna ricordare che, in contesto americano,
Straus e Brown nel 1978 hanno pubblicato il primo manuale sulle tecniche di misurazione familiare passando in rassegna 813 strumenti creati dal ‘35 al ‘75. Un secondo volume di Straus
con Permutter ne considerava oltre mille riguardante gli anni ‘76-’90 con riferimenti alle banche-dati dove poter attingere gli strumenti stessi. La dipendenza “anglofona” è ben giustificata
dalla realtà dei fatti dai quali non si può prescindere. La verità è che gli studi familiari sono
entrati nell’attenzione degli studiosi in Italia da poco tempo e le risorse messe a disposizione
sono quasi insignificanti. Ben altro ci vorrebbe per portare questo settore allo stadio di disciplina matura!
Cusinato Mario
Volume 11, Numero 3, 2006, pag. 306
Onagro, F. (a cura di)(2006). Scelte
riproduttive tra costi, valori, opportunità. Milano: Franco Angeli.
Indice:
Introduzione (Fausta Onagro).
1. Aspettative di realizzazione personale, stili
di vita e scelte di fecondità (Sabina Rapari)
Premessa. Il Sé al centro della vita. Il ruolo del lavoro nella realizzazione personale. La realizzazione affettiva. Il tempo libero: hobby, interessi culturali, sport e cura di sé. Alla ricerca di un equilibrio.
Riferimenti bibliografici.
2.1 rapporti di genere nell’ambito della coppia
e la genitorialità (Letizia Mencarini)
Premessa. Il lavoro familiare. La rivoluzione della
nascita di un figlio. Conclusioni: le condizioni per
avere un figlio in più. Riferimenti bibliografici.
3. Genitorialità e scelte riproduttive (Giuseppe
Avena e Rosella Rettaroli)
Premessa. L’essere genitori oggi. Genitori e figli:
quali responsabilità e fino a quando. Quando arriva
il momento di mettere al mondo un figlio. Quando
la scelta è ... No. Quali condizioni per la nascita di ulteriori figli. Conclusioni. Riferimenti bibliografici.
4. Costi e benefici dei figli (Stefano Mazzuco e Fausta Onagro)
Premessa. I costi dei figli. 1 benefici dei figli. Quale razionalità del processo decisionale? Riferimenti
bibliografici
5.Le donne senza figli: una tela cubista (Maria Letizia Tanturri)
Premessa. Senza figli o “libere” dai figli? Certe da sempre: nate per non essere madri. Incerte per sempre: “io vorrei, non vorrei, ma se poi...”. L’illusione dell’eterna fertilità: non è mai troppo tardi? Decidere di avere un figlio: “elogio della follia”? Le maternità tra costi, benefici e paure. Donne di seconda
categoria? Il giudizio sociale. Considerazioni conclusive. Riferimenti bibliografici.
6. Le politiche per la fecondità e per la genitorialità: domande e offerta (Alessio Fornasin)
Premessa. Focus group e politiche. Problemi e limiti. La percezione del contesto. La domanda di politiche. L’offerta di politiche: Stato, Regioni, Enti locali. Domanda e offerta di politiche: esiste intersezione?Conclusioni. Riferimenti bibliografici.
Appendice metodologica (Stefano Mazzuco).
In un momento storico in cui il concetto di famiglia sta mutando i propri confini ristrutturandone le dimensioni e composizione il libro “Scelte riproduttive tra costi, valori, opportunità”
curato da Fausta Ongaro offre un valido contributo di analisi del tema.
Il testo riporta i dati di una ricerca svolta in cinque città italiane, in particolare si tratta di
un’indagine prettamente qualitativa sul tema della genitorialità. Il contributo dei vari autori viene
avvalorato dall’utilizzo sistematico di stralci di conversazioni tratti dai focus group. Le coppie coinvolte nella ricerca ci permettono di intravedere un significativo spaccato di come alcuni percorsi di
vita familiare favoriscano la scelta di includere o escutere un figlio nel sistema famiglia.
La scelta di inserire nella coppia un terzo elemento diviene sempre più complessa: il cambiamento del contesto sociale e culturale si manifesta in una rinnovata concezione di variabili quali il
lavoro, gli interessi personali e le relazioni interpersonali, che assumono un peso sempre maggiore
Volume 11, Numero 3, 2006, pag. 307
nella rappresentazione del Sé. Il precario equilibrio tra le dimensioni appena citate mina l’aspettativa di precisione nell’anticipazione di una vita futura includente un figlio. Nel testo si ritrovano in
vari punti esempi in cui la rappresentazione del proprio io genitoriale e del figlio ideale è talmente
cristallizzata da divenire essa stessa un ostacolo insormontabile, tanto da rendere impensabile un
modello familiare rappresentato da almeno tre elementi.
Dal testo risulta ancor oggi argomento di controversia la discussione inerente alla suddivisione dei compiti di ciascun membro della coppia all’interno delle mura domestiche. In molti casi la
divisione dei ruoli viene stabilita automaticamente dal genere di appartenenza. Secondo molti degli
intervistati anche nel contesto professionale il genere di appartenenza vincola aspettative di affidabilità e possibilità di carriera.
La coppia che vive la sua unione nel contesto contemporaneo si trova a pensarsi in uno spazio di tensione verso un futuro che deve essere ripetutamente pensato e rivisto, in un tempo in cui la
decisione di avere un figlio può essere sempre rinviata indipendentemente da tutto.
Sia la decisione di avere un figlio, sia di rimandare continuamente tale decisione che la possibilità di negarla, diviene un impegno nell’odierno contesto sociale che necessita di una pubblica
dichiarazione, sottoposta al giudizio di approvazione o riprovazione morale.
Nel volume, infine, si affronta anche l’ormai classica discussione sul tema dell’assistenza
economica e di servizi presenti nel territorio per arginare le difficoltà che una famiglia affronta al
momento della nascita di un figlio.
La chiarezza espositiva del testo rende gradevole la lettura, mantenendo in ogni capitolo un
buon livello. Il testo in sintesi rappresenta un valido contributo sia per i professionisti di settore sia
per tutti coloro che si interessano dei mutamenti culturali e del loro impatto nel contesto sociale.
Eleonora Bordon
Caffo Ernesto (a cura di)
(2003). Consulenza telefonica e
relazione d’aiuto. Milano: The
McGraw-Hill Companies.
Indice:
1. Introduzione (Ernesto Caffo)
2. Il telefono nell’infanzia e nell’adolescenza
(Angela Gambirasio, Vincenzo Russo): Telefonia e cambiamenti sociali. Bambini e telefono.
Bambini e nuove tecnologie della comunicazione.
3. La relazione di aiuto e le teorie di riferimento (Vincenzo Russo): Premessa. Credenze
e teorie sull’individuo. Il modello psicodinamico. La consulenza nel modello psicodinamico.
I modelli fenomenologici: dalla relazione centrata sul cliente alla psicologia della Gestalt. II
modello comportamentale. Teorie cognitive e
cognitivo-comportamentali. L’approccio sistemico.
Volume 11, Numero 3, 2006, pag. 308
4. Un nuovo approccio alla relazione d’aiuto: la psicopatologia dello sviluppo (Barbara Forresi):
Brevi cenni storici. Principi di base della psicopatologia dello sviluppo. Psicopatologia dello sviluppo,
assessment e intervento.
5. Consulenza telefonica e relazione d’aiuto (Angela Gambirasio,Vincenzo Russo e Barbara Forresi): Definizione e tipologie di consulenza telefonica. Le potenzialità e gli effetti del counseling telefonico. Premesse epistemologiche e principi metodologici della consulenza telefonica. L’intervento telefonico in situazione di emergenza.
6. Procedure di consulenza con il bambino e l’adolescente (Chiara Nani e Cristina Nicolini): Introduzione. Fasi della consulenza. Il lavoro d’equipe e la cogestione dei casi. La consulenza telefonica
con l’adolescente.
7. Ascolto telefonico e principali tipologie di casi (Anna Rita Lissoni, Barbara Ghiringhelli, Vera
Cuzzocrea, Sara Bonaccorsi): Casi ordinari e intervento in situazioni di emergenza. Bambini e adolescenti stranieri (Barbara Ghiringhelli)
8. Abuso all’infanzia: obblighi e responsabilità dell’operatore socio-sanitario nei casi di ipotesi
di reato ai danni di minorenni (Manuela Liverani): Premessa. Il sistema dei servizi socio-sanitari e il
procedimento giudiziario. Definizioni cliniche e giuridiche a confronto. La segnalazione: doveri e responsabilità degli operatori. Segreto professionale e obbligo di denuncia. L’avvocato del bambino:
uno strumento esistente per favorire il coordinamento tra procedimento minorile e altri procedimenti.
9. Le chiamate improprie a un servizio di aiuto telefonico: modalità di trattamento e possibilità
di elaborazione (Vittorio Cigoli, Carlo Galimberti, Fabiana Gatti, Luisa Gennari, Caterina Bozzoli):
Introduzione: un percorso di ricerca-formazione. Le chiamate improprie e le loro caratteristiche. Verso
una nuova classificazione delle chiamate improprie. L’incontro tra operatore e chiamante. Dall’analisi
delle chiamate alla formazione degli operatori.
10. La rete dei servizi per la tutela dell’infanzia (Giovanni Lopez, Pierre Emmanuel Telleri): Premesse epistemologiche e cliniche del lavoro in rete nella gestione di casi di disagio minorile. Cosa è
una “rete”? Spunti teorici. La promozione della rete di tutela dell’infanzia in Italia. Gli attori della rete
di intervento psicosociale per la tutela dei minori. Un esempio di rete a tutela dell’infanzia: il Team
Emergenza di Telefono Azzurro. Le criticità del lavoro di rete: un “legame debole” dal forte carattere
culturale. Le culture organizzative della rete. Elementi per la costruzione della rete dei servizi: l’approccio etnografico ai contesti organizzativi. Le quattro “e” della rete dei servizi: un modello formativo. Limiti e potenzialità della rete. Conclusioni.
11. La qualità della consulenza telefonica: principi di base e strumenti operativi (Vincenzo Russo):
L’ascolto del bambino come strategia di qualità per la prevenzione del disagio. L’efficacia e la qualità
della consulenza telefonica. I principi di qualità per la consulenza telefonica. II sistema qualità in Telefono Azzurro e la Carta europea dei Principi di Qualità della consulenza telefonica.
12. Dall’ascolto telefonico alla consulenza in rete: nuovi strumenti di ascolto del disagio (Vincenzo Russo): L’uso della consulenza a distanza. Il rapporto tra Internet e bambini e le motivazioni
della richiesta di aiuto on-line. L’ascolto e la consulenza in rete.
Bibliografìa.
Il testo guida il lettore attraverso i nodi tematici di un mestiere complesso e articolato.
Nei primi capitoli è forte il richiamo alle teorie psicologiche e alla psicopatologia dello sviluppo come matrice riflessiva e cornice di lettura dei dati osservativi. È più volte esplicitata, di
fatto, la consapevolezza che di teorie si tratta e che, in virtù di ciò, vanno considerate per la
loro utilità nell’intervento e non per la loro presunta veridicità. In questo senso manca un prospetto degli approcci inerenti al costruttivismo/costruzionismo, la cui eco risuona comunque
nelle trattazioni che affrontano i temi del colloquio e dell’intervento in maniera più specifica.
Nei tre capitoli che trattano in modo approfondito i principi e la conduzione dei colloqui
telefonici, accompagnata da esemplificazioni su modi appropriati o impropri di porre domande, si trova ribadita più volte l’importanza della relazione e del metodo nell’approccio consu-
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lenziale al telefono. La peculiarità intrinseca dello strumento che media il servizio obbliga gli
autori, nella loro riflessione epistemologica, tanto quanto gli operatori, nella prassi quotidiana,
ad interrogarsi sulle pratiche adottate e sugli elementi personali che influiscono nella efficacia
dell’intervento. Tale riflessione culmina nel capitolo sulle telefonate improprie. Di fatto, anche
nelle telefonate simulate e negli scherzi o nelle chiamate in cui la domanda è ambigua, la reazione dell’operatore telefonico può risultare determinante ai fini di una rilettura del contesto e
della narrazione dell’interlocutore, passando così da una valutazione di improprietà data all’utente, all’analisi delle possibilità di rilancio dell’operatore di una “proposta di azione congiunta” in una prospettiva dialogica.
Al lettore è ormai chiaro, a questo punto della lettura, che la professionalità dell’operatore come del servizio, non è il frutto di una predisposizione naturale ma richiede la conoscenza trasversale di discipline quali la psicologia, la psicopatologia, sociologia e antropologia e il
diritto. Gli autori, però, ricordano che ad un sapere ed un saper fare va aggiunto un saper essere che non può prescindere dalla continua tensione formativa, in risposta anche alle mutevoli
condizioni in cui si sviluppa il servizio ed emergono nuove condizioni di intervento.
Infine un accenno è dovuto alla riflessione sulla rete dei servizi di tutela e intervento
psicosociale, in particolare a quella che è considerata la sua maggiore peculiarità: il legame
debole. Gli autori sottolineano che è la responsabilità dell’individuo nella condivisione di obiettivi e sistema culturale e l’attivazione dei canali informali a rendere possibile non solo il
funzionamento ma soprattutto la sua sopravvivenza. Una sensibilità questa che rimanda alla
consulenza telefonica e riecheggia della lettura fatta finora.
Un testo quindi che permette di comprendere appieno questa complessa professione ma
che risulta anche un utile sguardo globale alle pratiche di intervento per chi si avvicina per la
prima volta al modello psicologico.
Piero Pappalardo
Volume 11, Numero 3, 2006, pag. 310