Fiat 131 Abarth Rally

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Fiat 131 Abarth Rally
Città di Viterbo
Programma di attività per l’accrescimento dei
livelli di sicurezza, per contrastare l’illegalità e per
favorire il reinserimento sociale a VITERBO
denominato:
“ CITTA’ SICURA E SODALE”
Domanda di finanziamento regionale ex bando per contributo ai sensi della
l.r.15/2001 e successive modificazioni e della deliberazione della Giunta Regionale
del 30.5.2008 n.406
Memorandum
In conformità con le priorità indicate dal
Bando, il presente progetto prevede:
a) l’istituzione di una apposita struttura
permanente che si occupi di
sicurezza
integrata
rivolta
ai
cittadini;
b) una serie di iniziative congrue con le
finalità della Legge regionale
15/2001;
c) l’azione in un ambito territoriale ad
elevato rischio criminalità come
rilevabile
dai
dati
forniti
dall’Osservatorio tecnico-scientifico
per la sicurezza e la legalità;
d) interventi in partenariato con enti
pubblici e privati per la costruzione
di un sistema integrato di sicurezza;
e) una serie di iniziative e di strutture
che garantiscano una continuità di
azione sul territorio oltre il triennio
2008-2010;
f) il concorso di altri finanziamenti
pubblici e/o privati;
g) la partecipazione diretta del Comune
di Viterbo con personale dipendente,
beni strumentali, lavoro volontario.
1.Introduzione generale
1.1 Città “fortificate”
In una fortunata opera pubblicata in Italia nel 2005, Zygmunt Bauman afferma che “
la guerra all’insicurezza, ai rischi e ai pericoli, è in corso dentro la città…le trincee
fortificate e i bunker destinati a separare e tener lontani gli estranei, sbarrando loro
l’accesso, stanno diventando rapidamente uno dei tratti più visibili delle città
contemporanee”.
Si avvera la profezia dello scrittore John Ballard, che in un fortunato romanzo di
fantascienza intitolato Condominium, negli anni ’70 descriveva la vita segregata e
alienata dei cittadini per proteggersi da una città violenta e degradata. In quegli stessi
anni (1977), Paul Virilio preconizzava lo sviluppo di una vera e propria “industria
della protezione” innescata dal crescente senso di insicurezza che stava pervadendo la
società occidentale.
1.2 Una modernizzazione senza certezze
Virilio teneva conto del pensiero di un connazionale, Françoise Lyotard (1979), a cui
si deve la definizione di postmodernità in campo sociale: Lyotard riteneva che la
società occidentale si stesse incamminando verso uno stato di complessità, di crisi, di
ridimensionamento dello sviluppo della convivenza civile, che la crescita tecnologica
non riusciva a supportare, anzi in qualche caso contribuiva a rendere ancor più
precaria. Non più una chiara modernizzazione, ma al contrario una involuzione
sociale, che iniziava proprio nelle città: personalismi, competizione consumistica,
alienazione sociale, degrado urbano, conflittualità, frattura dei valori collettivi, caduta
delle capacità di controllo sociale, decadenza della partecipazione sociale, crisi della
società civile.
Ne deriva uno stato permanente di incertezza, cognitiva, che si trasforma in una
condizione di insicurezza sociale: così la qualità della vita – individuale e collettiva –
decade progressivamente.
1.3 Società del rischio, città della paura
Così, nel 1977, F. Hirsch può descrivere la città come un terreno privilegiato di
scontro sociale, congestionata negli spazi, dispersiva, precaria nei servizi al cittadino.
Negli anni a venire, studiosi come Beck (1986), Giddens (1990), Luhmann (1991)
hanno cominciato a definire la società moderna come “società del rischio”: e secondo
Beck, si deve parlare di rischio quotidiano e persino di rischio globale.
Giandomenico Amendola può concludere allora che vivere in città “fa paura”: i
pericoli del traffico, le violenze della criminalità urbana, la complessità dei
meccanismi della vita comunitaria, la precarietà dei rapporti interpersonali,
l’incapacità delle istituzioni di dare risposte, creano sfiducia, insicurezza, e alla fine,
appunto, “paura” (2003). Il recente convegno del WSS a Villa Miani a Roma, sulla
paura urbana, durante il quale è stata presentata la ricerca del Censis sul sentimento di
paura in dieci metropoli tra cui Roma (Censis,2008), ha confermato la gravità e la
complessità sociale, culturale, psicologica ed economica del problema. Il senso di
insicurezza sta diventando il punto di riferimento per la pianificazione urbanistica
delle città, che da comunità urbane, luoghi dell’incontro e della compartecipazione, si
trasformano progressivamente in un agglomerato di recinti chiusi, spazi difensivi
collegati fra loro dai “non luoghi” delle circonvallazioni e delle metropolitane
leggere, e dai punti di consumo collettivo come i supermercati.
1.4 Non solo metropoli
Sono insomma le gated communities immaginate da Ballard, descritte da Bauman, e
oggi diffuse tanto a New York (Blakely, Sniders, 1997) come a Scampia (Conte,
2006), a diventare la risposta alienata e socialmente degradata al pericolo.
Il fatto è che l’esclusione diventa l’unica risposta possibile; la diffidenza costituisce
la norma dei rapporti sociali; il controllo visivo degli spazi l’unica azione di contrasto
(Castel, 2003).
L’aspetto più sorprendente è che tutto ciò avviene non solo nelle metropoli
tentacolari – New York, Los Angeles, Londra, Parigi, Tokio, o Roma, Milano, Napoli
– ma si sta sviluppando anche nei centri minori, addirittura nelle cittadine di poche
migliaia di abitanti, rendendo il fenomeno tale da dover essere preso in
considerazione e affrontato ovunque: per quel che riguarda il Lazio, ad esempio, non
solo a Roma, ma anche a Latina, a Viterbo, o a Guidonia.
1.5 Perché sta accadendo?
In definitiva, quel che sta accadendo attiene al logorio dei rapporti sociali individuali
e collettivi, ma anche al progressivo distacco tra istituzioni e cittadini, e ad una
crescente perdita di coscienza civica che si evidenzia ad ogni livello della convivenza
umana.
Perché, in realtà, sta accadendo tutto questo?
I sociologi e gli antropologi, ma anche gli operatori sociali e gli amministratori
pubblici sono in grado di dare risposte abbastanza circostanziate.
Si è detto della complessità urbana.
Certamente, la vita quotidiana della città diventa più frenetica e convulsa, il tempo si
restringe, i rapporti sociali si rarefanno; crolla quella che Ferdinand Toennies alla fine
dell’800 chiamava ancora la “comunità”. Quando il villaggio è diventato villaggio
globale, in realtà è diventato anche città e metropoli globale: il nostro vicino non è il
vicino di casa, per la sua prossimità spaziale; il nostro vicino è colui che ci è vicino
sul piano temporale e comunicazionale, come dice Giddens. Può distare chilometri,
ma è nei nostri cellulari, nella nostra posta elettronica, è virtualmente dentro la nostra
casa e ci può seguire ovunque noi andiamo.
La nostra è anche una società di migranti.
Nella modernità le persone si spostano continuamente; c’è una migrazione interna,
innescata spesso dal mercato del lavoro. E c’è una migrazione esterna, che mescola le
etnie e le culture.
Tutto ciò crea problemi di comunicazione, di intesa; e crea problemi di inserimento
sociale, di integrazione, e di riconoscimento reciproco.
La diversità crea ansia, allarme; perché i rapporti sociali si fondano su processi di
categorizzazione sociale preventiva (Tajfel, 1972) che consentono di prevedere il
comportamento, le reazioni dell’Altro. Nella società postmoderna delle diversità,
siamo circondati da sconosciuti di cui è difficile prevedere la condotta; ciò genera
disorientamento, diffidenza, chiusura.
La nostra è anche una società dove il conflitto tra generazioni si è trasformato in un
dialogo fra sordi.
Diversamente da trenta anni fa, quando le nuove generazioni manifestavano
atteggiamenti contro la società adulta (Alberoni, 1970), oggi le nuove generazioni
vivono solo in separatezza da esse. Dal vuoto di valori, dal disagio della marginalità
esistenziale molti giovani credono di distaccarsi inebriandosi del brivido dello sballo;
e cercando rifugio e solidarietà nel branco: così si dedicano ad imprese nichiliste, a
violenze gratuite contro persone e cose.
1.6 Il cittadino chiede risposte
La paura del cittadino non è per i delitti di corruzione, malversazione, truffa, e
paradossalmente non è neppure quella per l’omicidio.
Il cittadino ha paura che
venga offesa la sua esistenza quotidiana, che dietro l’angolo sia minacciata la sua
persona, quella dei suoi cari, o siano minacciate le sue cose. Ha paura dei furti in
casa; delle rapine in negozio; degli scippi per la strada; dell’aggressione negli angoli
più sperduti della città, della violenza gratuita e cieca, della provocazione teppistica
del branco che ferisce e a cui è impossibile rispondere individualmente. E’ su questo
che il cittadino si sente indifeso, che guarda agli angoli della città e al buio della sera
con diffidenza. Ed è a questo disagio, a queste frustrazioni che il cittadino chiede
risposte, e le chiede alle istituzioni.
Il cittadino, insomma, chiede sicurezza. Chiede una città sicura.
Ma attenzione: una città sicura non può essere una città di cerchie chiuse in sé stesse.
La città deve continuare a vivere come una comunità: cioè, da un lato deve saper
accogliere i nuovi membri, deve aiutarli ad inserirsi nel tessuto di relazioni, nella rete
sociale, deve recuperare le sue componenti più marginali attraverso la solidarietà e
l’aiuto; ma dall’altro deve sapersi stringere in sé stessa, e deve sentirsi forte, amica,
Il cittadino chiede quindi una città solidale, ma anche una città sodale.
contro ogni minaccia, contro coloro che mettono a rischio la convivenza civile,
pregiudicano il futuro, innescano la paura.
2.Obiettivi di sicurezza urbana
2.1 Una migliore sicurezza, una migliore qualità della vita
Una istituzione, un ente locale come un Comune, fra le tante sue missioni, ha anche
quella di garantire una migliore qualità della vita ai suoi cittadini.
In senso ambientale, controllando le fonti di inquinamento; in senso sociale,
migliorando i servizi alla persone, in specie verso quelle categorie più deboli –
anziani, bambini, disabili - che hanno più pressante bisogno di aiuto; in senso
economico, favorendo quelle attività che portano sviluppo e quindi occupazione; in
senso culturale, offrendo stimoli e occasioni di crescita alla cittadinanza.
Ma una migliore qualità della vita si offre anche fornendo sicurezza.
La sicurezza urbana è, istituzionalmente, affidata agli organi di polizia.
Tuttavia i Comuni hanno oggi la possibilità di agire per incrementare questo stato di
sicurezza; bonificando gli spazi degradati; rimuovendo le forme di emarginazione;
contribuendo a formare e ad educare alla legalità; offrendo aiuto ai cittadini offesi;
migliorando la comunicazione con la cittadinanza.
In altri termini, l’azione dei Comuni deve contribuire a migliorare la vivibilità, a
prevenire e ad attenuare l’incidenza di fenomeni di inciviltà e di illegalità; ad
aumentare nel cittadino il senso della comunità, della prossimità con le istituzioni; ad
intervenire in aiuto degli emarginati per recuperarli alla comunità civica; a stimolare
e ad affiancare la comunità stessa, e la società civile, nella sperimentazione di forme
innovative di partecipazione civica.
2.2 Strategie di intervento
Questi obiettivi possono essere raggiunti in vari modi.
Innanzitutto, articolando un programma di interventi mirati alla
prevenzione della criminalità e della devianza, in specie giovanile,
e soprattutto ad un
recupero degli emarginati
che, per vari motivi, corrono maggiormente il rischio di essere coinvolti nella spirale
della criminosità (Lemert 1967; Matza, 1969).
In questa prospettiva, assume importanza cruciale una
strategia di educazione alla legalità,
rivolta soprattutto ai giovani e agli immigrati, cioè a coloro che per cause diverse
appaiono meno in grado di padroneggiare le regole della società urbana.
In terzo luogo, è necessario che il Comune si assuma il compito di
restituire fiducia ai cittadini,
assistendoli quando sono vittime di reati e di comportamenti devianti, rassicurandoli
quando temono per la loro tranquillità quotidiana.
Queste strategie si realizzano anche attraverso interventi di controllo diretto delle
aree urbane marginali e degradate, ma soprattutto creando centri operativi capaci di
dare ascolto alla città e di agire attivamente per il recupero di uno stato di
sicurezza sociale.
2.3 Agire significa conoscere, insieme
Ma si badi bene: agire significa conoscere, cioè avere chiaramente il quadro delle
problematiche locali, delle loro specificità, e soprattutto essere in grado di
comprendere esattamente un dato che troppo spesso si crede di poter padroneggiare
intuitivamente, e che invece può riservare sorprese non sempre piacevoli: quale è
l’opinione dei cittadini e, in particolare, quale è il grado di incertezza, di insicurezza
da essi effettivamente percepito.
Il peggior rischio, per una istituzione che si accinge a trattare problematiche sociali
così delicate, è quello di affidarsi al colpo di fulmine dell’intuizione individuale, e
alla supposta esperienza – o al buon senso - degli operatori. L’unica esperienza che
vale, nell’affrontare problemi sociali, è quella che si forma, innanzitutto sui valori
etici della buona prassi amministrativa, e subito dopo sulla conoscenza scientifica
(Weber, 1904; Dewey, 1938, Statera, 1996).
Inoltre, agire significa anche creare un coordinamento di interventi da parte di
diversi attori sociali che possono essere coinvolti in un progetto del genere: non solo
enti pubblici, ma anche istituzioni private, centri di ricerca, associazioni di
volontariato.
3.Perché Viterbo
3.1 Fattori di criticità
Ancora nei primi anni ’90 il capoluogo della Tuscia era considerato, dagli analisti che
si occupavano di statistiche criminali regionali, una sorta di “isola felice”, assieme a
Rieti.
Ma in realtà, a Viterbo si stavano creando dei fattori di “criticità” che avrebbero
intersecato la vita sociale, economica e culturale della città.
Vediamoli.
Il primo fattore, in ordine temporale, è l’apertura dell’Università della Tuscia negli
anni ’80.
Non sembri strano che una università sia considerato fattore di criticità: una
università porta certamente uno sviluppo culturale, una effervescenza sociale, ma
innesca anche un turbinoso processo di “giovanilizzazione” della città. Giovani che
cercano dalla città svago, sfogo al tempo libero, che vogliono far vivere la notte: i
pub, i winebar e le discoteche si sono moltiplicate nel tessuto cittadino e le
sonnacchiose notti viterbesi si sono progressivamente animate, d’estate come
d’inverno. In questi casi, è inevitabile che si creino nuovi problemi di ordine
pubblico.
Il secondo fattore di criticità, forse innescato dal precedente, è costituito dallo
sviluppo di cellule dell’estremismo politico, attive anche nel reciproco contrasto. In
particolare, si è sviluppata una cellula anarchica che ha portato anche a
manifestazioni di aggressività politica estrema (attentati dinamitardi), fino a risultare
una delle più organizzate del Lazio. Inoltre, si sono creati gruppuscoli di estrema
destra, naziskin, collegate con il tifo calcistico e costituito da bande di giovani spesso
minorenni impegnati per lo più a praticare lo scontro fisico generalizzato con altri
coetanei, specie di sinistra, o il vandalismo gratuito su beni pubblici e privati.
Il terzo fattore di criticità, non sempre adeguatamente valutato ma ben presente ad
esempio ai vertici delle forze dell’ordine, è rappresentato dalla presenza del regime
del 41 bis nel Carcere di Mammagialla, che inevitabilmente fa entrare
surrettiziamente Viterbo nell’area di interesse soggettivo della criminalità
organizzata.
Un quarto fattore di criticità, seppur largamente condiviso con tutta la Regione, è
costituito dal costante incremento di immigrati, specie dall’est europeo e dalla
penisola indiana, che inevitabilmente porta ad un confronto etnico e culturale tra le
varie componenti della città non sempre pacifico, e soprattutto a problemi di
adattamento degli immigrati ad un sistema sociale fortemente consolidato e
tradizionalista, che tollera appena l’eccezione e la diversità.
I dati che seguono, seppur non eclatanti in valori assoluti, mostrano il costante
accrescimento della componente immigrata nella città (Tab.1a):
Tabella 1a, Flussi immigratori nella città di Viterbo 2005-2007
(Fonte: Comune di Viterbo)
2005
2007
Incremento
2005/2007
Immigrati
1718
1950
13,5
di cui stranieri %
441
25,67
611
31,33
38,5
Tabella 1b, Studenti immigrati nelle scuole della provincia di Viterbo di ogni
ordine e grado (%)
(Fonte: Ministero della Pubblica Istruzione)
Materne
Elementari
Medie
Medie superiori
Totale
9,7
10,0
9,3
5,0
8,1
La Tab.1b evidenzia come poco meno di uno studente su dieci sia un giovane
immigrato, il che significa che, tra i giovani viterbesi, la percentuale di immigrati è
ben più alta della percentuale di immigrati sulla popolazione totale, che in una classe
scolastica vi sono almeno due studenti immigrati, che quindi le tematiche
generazionali della popolazione viterbese hanno anche a che fare anche con quelle
dell’inserimento sociale e culturale dei giovani immigrati.
Ma c’è un quinto fattore di criticità, ed è in prospettiva futura: la presenza
dell’aeroporto internazionale, il secondo del Lazio, che dovrà sostituire Ciampino a
partire dal 2010-2011.
E’ ovvio che la presenza di una simile infrastruttura non calamiterà soltanto flussi
turistici e non innescherà soltanto prospettive occupazionali, ma metterà in moto una
serie di contraccolpi sociali che andranno a ripercuotersi sull’ordine pubblico e sulle
dinamiche della vita quotidiana dei viterbesi, in un certo senso con gli stessi “effetti
collaterali” di una università. La distanza chilometrica e temporale tra Viterbo e le
aree di maggior effervescenza criminale della regione (Roma, Roma provincia e il
litorale) si accorcerà, mentre la prospettiva di investimenti di grandi proporzioni
potrebbe interessare anche la criminalità organizzata.
3.2 Le indicazioni dell’Osservatorio Tecnico Scientifico per la
Sicurezza e la Legalità
Di per sé, questi dati già potrebbero suggerire la necessità per il Comune di
provvedersi di strutture in grado di fronteggiare certi problemi emergenti. Ma ci sono
dati ancor più indicativi per sollecitare e giustificare iniziative di contrasto
all’illegalità particolarmente consistenti.
Nella sua I Relazione sugli episodi criminosi verificatisi nel biennio 2004-2005,
l’Osservatorio Tecnico Scientifico per la Sicurezza e la Legalità, intende tracciare
un quadro complessivo delle tendenze in atto nella Regione Lazio. I dati sono
limitati a quel biennio per due ragioni. Innanzitutto, perché sono cambiate le
metodologie di raccolta dei dati, per cui sarebbe incongruo fare raffronti con gli anni
precedenti; in secondo luogo, perché i dati affluiscono dal Ministero degli Interni con
ritmi lenti che non consentono certe valutazioni in tempo reale. Inoltre, c’è da fare i
conti con quei reati che fanno parte del cosiddetto “numero oscuro”, cioè con quei
reati che non emergono a livello statistico-demografico perché per vari motivi non
vengono denunciati.
Nella Relazione si rileva che “nella dimensione del sentimento collettivo ed
individuale di “percezione dell’insicurezza” va colto uno dei principali fattori
attraverso il quale misurare il benessere delle nostre comunità, nella consapevolezza
che questo parametro è connesso solo in parte al dato oggettivo delle manifestazioni
criminose e che esso è, anzi, più strettamente legato agli stili di vita, al ruolo dei
mass media, alle caratteristiche di personalità, ai pregiudizi culturali ecc. Fattori
che sfuggono ai (limitati) riscontri empirici della presente analisi statistica ma che
sono abbondantemente noti ed immediatamente intelligibili da ogni decisore
politico”.
Questo senso di insicurezza di deve certamente alla complessità dello sviluppo
socioeconomico del territorio, perché “gli habitat urbani si sono consolidati quali
sistemi umani e relazionali sempre più complessi, esigenti ed indocili, in cui la
proliferazione dei soggetti tende a determinare, anche e soprattutto, una
proliferazione dei rapporti di forza fra gli individui ed i gruppi sociali”.
Come si vede, l’Osservatorio coglie proprio il fondamento dei problemi della
sicurezza urbana: il senso di impotenza, lo straniamento, la paura, il disorientamento
del cittadino rispetto soprattutto a reati apparentemente”minori” ma che in realtà
sconvolgono i ritmi della vita quotidiana, rendono precario l’”incontro” con l’Altro,
la convivenza civile. E coglie anche un’altra necessità: quello di andare oltre il mero
dato statistico e cercare di approfondire la conoscenza della reale condizione della
sicurezza urbana così come è percepita dalla cittadinanza.
3.3 Viterbo area ad alto tasso di criminalità
Se gli indicatori che contano per comprendere lo stato della sicurezza urbana sono
quelli che colpiscono più da vicino il cittadino nel corso della sua vita quotidiana,
allora vale la pena fare attenzione ad alcuni dati piuttosto che ad altri.
In generale, la descrizione topografica delle attività criminose nel Lazio, pubblicata
nella I Relazione dell’Osservatorio, conferma alcune tendenze consolidate: che i
comuni capoluoghi, le aree litoranee e quelle interessate dalle grandi direttici
infrastrutturali sono i punti critici dello sviluppo della criminalità: infatti, si legge
nella Relazione che “dall’esame della mappa della criminalità scaturisce la
conferma di una prevalenza dei fenomeni delittuosi nelle città-capoluogo di
provincia e nei comuni del litorale laziale. La diffusione, tutt’altro che omogenea,
degli episodi criminali è strettamente collegata ad una molteplicità di fattori urbani
e sociologici, fra i quali rileva anzitutto l’ampiezza demografica dei singoli comuni e
la diffusione dei luoghi che, più di frequente, fanno da scenario alle manifestazioni
tipiche della microcriminalità (esercizi commerciali, vasti insediamenti abitativi,
istituti bancari, grandi vie di transito, spazi aperti affollati, ampi parcheggi poco
illuminati di automobili, eccetera).”
Ma non solo: i dati dimostrano che già in generale Viterbo (e persino la sua
provincia) non sono un’ ”isola felice”, giacché appare complessivamente più
“segnata” che Frosinone e Rieti e in posizione comparabile con Latina:
Tabella 2
Indice di delittuosità nei territori del Lazio, anno 2005
(Fonte: Osservatorio Tecnico Scientifico per la Sicurezza e la Legalità)
Confrontando i soli comuni capoluoghi, inoltre, l’incremento di criminalità di gran
lunga più elevato, tra il 2004 e il 2005, si è avuto a Viterbo:
Tabella 3 Incremento di attività criminose nel periodo 2004-2005
(Elaborazione su dati del l’Osservatorio Tecnico Scientifico per la Sicurezza e la Legalità)
Viterbo
Rieti
Roma
Latina
Frosinone
+26,40
- 7,02
+ 9,61
+ 7,01
0,00
L’Osservatorio non crede ai propri occhi e ritiene che il dato di Viterbo dipenda da
una migliorata capacità di raccolta dei dati locali. Sarà così? Vedremo in seguito fino
a che punto la spiegazione può essere questa.
Si potrebbe obiettare comunque che, nonostante l’incremento, il dato assoluto
sia ancora quello di un’”isola felice”: ma neppure questo è vero, giacché l’indice
assoluto di criminosità di Viterbo città (490,68) è inferiore solo a quello di Roma
città (759,21) e di Latina città (559,06), ma superiore ai valori di Frosinone
(402,36) e di Rieti (348,87).
Che Roma e Latina abbiano valori superiori è scontato, giacché la criminosità è
strettamente correlata con l’ampiezza la complessità urbana; Roma sfiora i tre
milioni di abitanti, Latina supera i centomila, a fronte dei 60.000 di Viterbo. Il
dato che sorprende, allora, è che se si “correggessero” i dati sulla criminosità
con la densità demografica, risulterebbe che Viterbo è il capoluogo di regione
con maggiori problemi!
3.4 I crimini che destano maggior senso di insicurezza sociale
Se andiamo a valutare i delitti nello specifico, osserviamo che il maggior
incremento di quelle attività criminose che destano maggior senso di insicurezza
sociale (che l’Osservatorio definisce reati contro le persone e le loro cose e reati
della conflittualità quotidiana) si è verificato tra il 2004 e il 2005 soprattutto a
Viterbo:
Tabella 4 Incremento di alcune attività criminali collegabili al senso di
insicurezza quotidiana
(Elaborazione su dati del l’Osservatorio Tecnico Scientifico per la Sicurezza e la Legalità)
A) REATI DELLA CONFLITTUALITA’ QUOTIDIANA (lesioni, minacce, percosse, ingiurie)
Viterbo
Rieti
Roma
Latina
Frosinone
+16,4
+ 1,1
+ 8,4
+ 6,7
+32,6
B) REATI PREDATORI (furti, rapine, truffe e frodi )
Viterbo
Rieti
Roma
Latina
Frosinone
+29,5
- 8,2
+ 7,9
+11,1
+ 2,0
C) DANNEGGIAMENTI E INCENDI DOLOSI
Viterbo
Rieti
Roma
Latina
Frosinone
+50,9
- 3,6
+18,8
+37,7
+15,9
Ma se si entra in certi dettagli, le tendenze si chiariscono ulteriormente.
L’Osservatorio considera particolarmente odiosi quei reati che creano irruzione nel
privato dei cittadini perché “attraverso i furti e le rapine viene aggredito
direttamente il patrimonio materiale dell’individuo e, quindi, il risvolto oggettivo
della propria personalità, del proprio lavoro, dei propri desideri. I reati vengono
consumati, generalmente, all’interno di un ambiente privato di vita (l’abitazione, la
propria autovettura ecc.) o in pubblici esercizi (banche, negozi ecc.). La violazione
della sfera di vita privata della persona, che è il presupposto stesso del reato di furto
e della rapina, vale ad aggravare l’amarezza ed il carico di angoscia percepito dalle
vittime ed incide notevolmente sulla percezione di insicurezza/sicurezza collettiva
che deriva dalla reiterazione di questi delitti.”
La proprietà, in ogni cultura – e
segnatamente in quella occidentale - è considerata “sacra” e”inviolabile”; ogni
attentato ad essa genera un particolare senso di allarme sociale e diventa un criterio
fondamentale per l’individuo nel valutare il suo senso di sicurezza e il suo livello di
qualità della vita.
Ebbene, tali reati hanno subito il maggior incremento proprio a Viterbo:
Tabella 5 Incremento di furti e rapine
(Elaborazione su dati del l’Osservatorio Tecnico Scientifico per la Sicurezza e la Legalità)
FURTI
Viterbo
Rieti
Roma
Latina
Frosinone
RAPINE
+29,4
- 10,1
+ 7,6
+12,3
+ 2,4
Viterbo
Rieti
Roma
Latina
Frosinone
+70,0
+50,6
+ 9,5
-10,5
-23,3
L’Osservatorio inoltre considera fonte di insicurezza e di cattiva qualità della vita alti
reati: certamente la criminalità organizzata, ma anche la circolazione e lo spaccio
di stupefacenti, e il vandalismo gratuito a cose pubbliche e private.
Per quel che riguarda la criminalità organizzata, è noto che questa tende a provenire
dalle regioni meridionali, specie dalla Campania, e interessa l’area di Latina e in
seconda battuta quella di Frosinone, mentre va insinuandosi nell’area romana
meridionale.
I dati assoluti confermano il trend. Tuttavia il maggior incremento si deve proprio a
Viterbo città, segno che l’isola felice rischia di cadere nelle mani di una criminalità
tutt’alto che”paesana”.
Tabella 6 Incremento di delittuosità della criminalità organizzata
(Elaborazione su dati del l’Osservatorio Tecnico Scientifico per la Sicurezza e la Legalità)
Viterbo
Rieti
Roma
Latina
Frosinone
+150,0
- 20,0
- 4,2
+ 100,0
+ 45,5
Per quel che riguarda le sostanze stupefacenti, l’Osservatorio sottolinea come Viterbo
non presenti valori assoluti molto alti, ma un costante aumento dei reati, rispetto al
trend regionale, e soprattutto come “allo spaccio si affianchi un dato non
trascurabile riguardante la produzione e il traffico degli stupefacenti.”
Tabella 7 Incremento di reati connessi a produzione, traffico e spaccio di
stupefacenti
(Elaborazione su dati del l’Osservatorio Tecnico Scientifico per la Sicurezza e la Legalità)
Viterbo
Rieti
Roma
Latina
Frosinone
+ 7,9
-27,3
- 3,2
-14,0
+14,8
Altro dato eclatante, che è spia diretta di uno stato di malessere sociale e di
degrado della convivenza civile è il reato di danneggiamento a cose pubbliche e
private.
Una vecchia tesi di laurea in Sociologia discussa ai primi ani ’90 alla Sapienza
illustrava il fatto che nella provincia di Viterbo la cartellonistica stradale venisse
deturpata e danneggiata molto più che nelle viciniori province di Roma, Grosseto e
Terni.
Il dato trova conferme indirette nelle statistiche fornite dall’Osservatorio, che rileva il
maggior incremento di danneggiamenti proprio a Viterbo città. L’Osservatorio fa
notare che “un danneggiamento o un incendio doloso può essere …il risultato di un
semplice atto vandalico, segnale di quel fenomeno conosciuto come bullismo. Bande
di ragazzi che per noia o per spirito di emulazione misurano la propria forza o
ribadiscono la propria appartenenza commettendo gesti di vandalismo come ad
esempio dar fuoco ad un motorino”, ma chiama in causa anche il possibile piano
intimidatorio di bande criminali organizzate.
Il danneggiamento e il vandalismo sono forse le spie più eclatanti del malessere e del
degrado di una società, perché manifestano la presenza di una cieca violenza, di una
elevata ignoranza, di una diffusa inciviltà, ma anche la disperazione nichilista di
fronte ad una società che non offre valori, solidarietà, entusiasmo.
Si veda la tabella relativa ai soli danneggiamenti:
Tabella 8 Incremento di reati di danneggiamento
(Elaborazione su dati del l’Osservatorio Tecnico Scientifico per la Sicurezza e la Legalità)
Viterbo
Rieti
Roma
Latina
Frosinone
+52,7
- 4,1
+17,7
+36,9
+16,0
Si noti che anche in valori assoluti Viterbo città presenta cifre allarmanti: i reati di
danneggiamento nel 2005 sono stati 394, contro i 232 di Rieti e i 218 di Frosinone;
meno che a Latina (523) e non comparabili con Roma (11692). Ma se si pensa che
Viterbo ha 60.000 abitanti e Latina il doppio, si riconferma la complessivamente
maggiore criminosità del vandalismo nel capoluogo della Tuscia.
Da notare che il vandalismo non genera solo sconforto nella popolazione: esso è
un costo per tutta la comunità e una minaccia per il patrimonio artistico e
culturale della città.
Diventa quindi di particolare gravità in una città d’arte – la seconda del Lazio
dopo Roma - come Viterbo.
3.5 Conseguenze disastrose per il futuro turistico della Città
Si diceva del dubbio espresso dall’Osservatorio sulla reale validità dell’incremento
dei valori per Viterbo, attribuibile forse ad un migliorato sistema di rilevazione.
Dubbio che potrebbe però mettere in discussione qualsiasi dato in qualsiasi provincia,
in mancanza di informazioni certe. Mentre ci sono altri dati che invece confortano
l’ipotesi di un reale incremento di delittuosità, in specie di quella che più si lega al
disordine metropolitano.
Tra il 2006 e il 2008 Viterbo è salita alle cronache dei quotidiani nazionali per una
serie di episodi legati al bullismo (un ragazzino a cui sono stati incendiati i capelli),
alle violenza sessuale, ai regolamenti di conti tra gruppi extracomunitari, agli scontri
per bande (nel centro cittadino subito dopo il passaggio della Macchina di S. Rosa)
che non solo hanno sconvolto l’opinione pubblica locale, finora convinta che una
passeggiata dopo cena nel centro storico della città fosse solo pittoresca e rilassante,
ma hanno messo in dubbio la capacità di Viterbo di potersi proporre sul mercato
turistico come tranquilla città d’arte da preferire, almeno sul piano residenziale, a
Roma.
Attenzione: se cade questa prerogativa, per il futuro dell’economia viterbese si
aprirebbero scenari drammatici. Tutte queste considerazioni rendono Viterbo
città che ha pressante bisogno di avviare progetti di intervento per garantire
sicurezza, rispetto della legalità, e per investire a lunga scadenza su programmi
di educazione alla convivenza civile e al recupero della marginalità.
4.Il compito del Comune di Viterbo:
programma di interventi per la
sicurezza, la legalità e il reinserimento
sociale
4.1 Comprendere l’entità dei fenomeni
Il Decreto del Ministro dell’Interno del 5.8.2008 ha introdotto i due profili “della
sicurezza urbana e dell’incolumità pubblica”come beni tutelabili anche con ordinanze
adottate dai Sindaci preventivamente comunicate al Prefetto. Tuttavia, nella già
citata Relazione, l’Osservatorio Tecnico Scientifico per la Sicurezza e la Legalità
asserisce che “la prima risposta che gli Enti Locali sono chiamati a dare per
arginare la minaccia concreta della criminalità … non può non essere di natura
propriamente socioculturale. Va compresa l’entità del mutamento che, sulla spinta
della crescita complessiva della capitale, ha progressivamente cambiato il volto
delle principali città del Lazio che fanno, oggi, da cornice all’incedere di società
convulse, da nodo di collegamento di esistenze che possono solo sfiorarsi, da bacini
di interessi che tendono a misurarsi col solo metro del denaro e della competitività.
Spetta proprio alle Istituzioni pubbliche gestire, nel rispetto della legalità, un simile
fermento sociale che anima, nel bene ma anche nel male, tutte le piccole e grandi
realtà del Lazio “.
4.2 Cogliere la percezione soggettiva del rischio
Il compito del Comune di Viterbo, alla luce di questa osservazione, è chiaro: occorre
che l’Ente Locale si renda conto di quali fenomeni sociali, economici e culturali lo
attraversano, e come questi vanno ad incidere sulla sicurezza reale e su quella
percepita dei cittadini, e ancora sullo stato della legalità nella città.
I dati statistico-demografici forniti dall’Osservatorio, dal Ministero degli Interni,
dall’Istat hanno il compito di fornire il quadro generale dei fenomeni, le tendenze in
atto, ma come tutti i dati statistici veicolano informazioni di carattere generale che
non possono tener conto delle specificità territoriali, soprattutto informano su fatti,
ma non sulle opinioni.
Da questo punto di vista, gli specialisti parlano di “freddezza”dei dati statistici.
Franco Ferrarotti, che è considerato il “fondatore” della sociologia in Italia,
riprendendo un assunto di Max Weber asserisce che oggetto di studio delle scienze
sociali sono soprattutto le rappresentazioni simboliche, gli atteggiamenti, le opinioni
e le reazioni degli individui e dei gruppi di fronte ai fenomeni sociali.
In effetti, sempre nella Relazione dell’Osservatorio si legge che “i contributi degli
urbanisti, dei sociologi e dei criminologi descrivono modelli di città che non sono
più semplici “contenitori” ma un insieme di elementi organizzativi e strutturali che
creano un tessuto relazionale che deve essere basato su significati e su regole
condivise”. Regole condivise che derivano, inevitabilmente dalle modalità con cui i
cittadini si rendono conto della qualità della loro vita, e nel nostro caso, del grado di
sicurezza della loro vita.
Sociologi, antropologi e urbanisti sono convinti che esista uno scarto notevole tra
qualità della vita oggettiva (calcolata su parametri oggettivi) e qualità della vita
soggettiva valutata proprio sul modo con cui gli individui la percepiscono (Vergati,
1989).
Chi vive in un quartiere della periferia romana, profondamente segnato da problemi
di convivenza, di ambiente, di identità civica, possiede un grado di tolleranza della
microcriminalità e del rischio urbano certamente differente da quello dell’abitante del
pittoresco tranquillo quartiere medievale di San Pellegrino a Viterbo, abituato fino a
qualche anno fa perfino a lasciare le chiavi sul cruscotto della propria vettura. Se
questo abitante del tranquillo quartiere di San Pellegrino un giorno si risveglia tra
furti d’auto, danneggiamenti, sguaiate cagnare notturne, scontri tra bande cieche e
inferocite, la reazione non può che essere di paura, disorientamento, allarme.
D’altronde, il fenomeno della privazione relativa, cioè di uno stato di bisogno
soggettivamente inteso che risulta più urgente rispetto ai dati oggettivi è stato
largamente studiato dalla psicologia da almeno mezzo secolo ed oggi viene preso in
seria considerazione da amministratori, pianificatori e policy makers in generale.
4.3 I “punti fondamentali”di un intervento sulla sicurezza urbana
Questa peculiarità delle percezioni sociali e delle rappresentazioni simboliche vanno
conosciute e tenute in considerazione sia per valutare e comprendere le problematiche
locali della sicurezza, sia per avviare programmi di intervento mirati, consapevoli,
efficaci.
Infatti, sempre nella Relazione dell’Osservatorio, si legge: “questo mutamento di
prospettiva segna il passaggio epocale da un tradizionale modello di governo ad una
più opportuna governance della sicurezza urbana che postula un’azione istituzionale
integrata”.
Ancora una volta: conoscere per governare in modo mirato, tenendo conto della realtà
effettiva, e soprattutto chiamando la comunità a riconoscere i propri bisogni, a
rendersi conto dei propri problemi.
La gestione del problema della sicurezza e della legalità, da parte dell’Ente
Locale, passa per cinque punti fondamentali:
-
-
-
1) prevenzione: in termini di educazione dei giovani, soprattutto quelli “a
rischio”, ma anche di facilitazione dei meccanismi di solidarietà sociale;
2) miglioramento della qualità della vita sociale: anche in termini di
interventi per il miglioramento dei servizi alla persona;
3) ascolto: capacità dell’Ente Locale di apprendere i bisogni dei cittadini in
termini di sicurezza e di individuare le metodologie di intervento per dare ad
essi risposte concrete;
4) coesione sociale: capacità dell’Ente Locale di favorire la ricomposizione del
tessuto reticolare dei rapporti sociali all’interno della cittadinanza, in specie in
ordine all’inserimento delle minoranze etnico-culturali e al reinserimento degli
emarginati. Anche attraverso iniziative di educazione alla legalità, alla
multiculturalità ed alla multi etnicità.
5) controllo: capacità dell’Ente Locale di “fare squadra” con i vari organi di
pubblica sicurezza per creare un sistema di controllo del territorio in grado di
scoraggiare l’attività criminale.
4. 4 Una città sicura e sodale
Avviare un programma di attività in questi termini è un bisogno impellente, che
risponde ai più attuali problemi della convivenza urbana; non solo è segno di
una attenzione “etica”ai problemi della comunità cittadina, ma è anche la prova
che l’Ente Locale sa essere sensibile alle dinamiche del cambiamento sociale e di
saper dare immediate risposte ad esse.
Il Comune di Viterbo intende quindi avviare un programma di interventi che
consenta di affrontare il problema emergente, per la Città, della sicurezza e
della criminalità e di migliorare la qualità della vita urbana.
Come si è detto, il programma è denominato
“CITTA’ SICURA E SODALE”
Città sicura: la spiegazione della denominazione è ovvia, perché il programma
persegue l’obbiettivo di ricostruire un tessuto di legalità, di sicurezza e di
controllo.
Città sodale: non basta che la città sia solidale, che i rapporti nella cittadinanza
si intensifichino; sodale e solidale hanno la stessa radice etimologica, ma il
termine “sodale” (da cui Sodalizio) spinge in particolar modo sull’ ”amicizia”,
sulla collaborazione, sull’unione, verificate nei fatti, nel comportamento
effettivo.
Il Comune di Viterbo auspica che, sul problema della sicurezza, sia la cittadinanza
a stringersi unita nell’affrontare e risolvere i problemi insieme. La solidarietà deve
esprimersi in una sodalità: l’obiettivo del Programma Città sicura e sodale è
proprio questo.
4.5
Una struttura permanente sulla sicurezza integrata che agisca
come sportello attivo e come osservatorio
Il programma prevede la
ISTITUZIONE DI UNA STRUTTURA PERMANENTE CHE SI OCCUPI DI
SICUREZZA INTEGRATA RIVOLTA AI CITTADINI
Tale struttura è istituita
-IN CONGRUITA’ CON I FINI DELLA L.R. 5/7/2001;
-IN TERRITORIO AD ELEVATO RISCHIO DI CRIMINALITA’ COSI’
COME EMERGE DAI DATI PUBBLICATI DALL’OSSERVATORIO
SCIENTIFICO PER LA SICUREZZA E LA LEGALITA’ (Vedi Tab.2)
Il Comune di Viterbo ha da tempo avviato una serie di iniziative che si configurano
sia come programmi di intervento nel sociale, sia come apertura ad un sistema di
collaborazione con gli organi di pubblica sicurezza. A tal fine, per incrementare il
sistema di sicurezza integrata tra Forze di Polizia ed Enti locali, volto non solo a
supportare la tradizionale azione di prevenzione e contrasto dei fenomeni criminali,
ma anche a migliorare la qualità della vita dei cittadini riducendone la percezione di
insicurezza, è in via di stipula un patto per la sicurezza urbana tra Prefettura e
Comune di Viterbo, ad esito di una iniziativa del Comune di Viterbo.
Tuttavia, anche a causa di gravi problemi finanziari che, negli ultimi anni si sono
caricati sul bilancio dell’Ente, tali interventi sono necessariamente rimasti slegati,
talvolta funzionanti ai minimi termini, nonostante la professionalità degli operatori.
Il fatto è che iniziative del genere necessitano di un programma di comunicazione
costante, che consenta ai cittadini di essere adeguatamente informati e sensibilizzati a
riguardo.
Il Bando della Regione Lazio per contributi a programmi di intervento per la
sicurezza e la legalità urbana risponde all’esigenza urgente, per il Comune di Viterbo,
di poter finalmente avviare una iniziativa concreta, coerente ed efficace in ordine ai
problemi crescenti della sicurezza sociale urbana.
Il Programma “Città sicura e sodale” prevede prioritariamente l’istituzione di
una struttura permanente che funzioni come sportello attivo e come osservatorio
sulla sicurezza urbana, denominata a sua volta “Città sicura e sodale”.
4.6 Perché sportello attivo
L’abusato termine di “sportello” consente comunque di sottolineare il fatto che il
Comune intende creare un “luogo fisico” a cui il cittadino può rivolgersi per fornire
indicazioni, suggerimenti, per cercare informazioni, chiedere aiuto in ordine ai
problemi della sicurezza e della criminalità.
Uno sportello del genere già con la sua presenza limita il fenomeno del
comportamento omertoso, ma stimola anche la partecipazione, l’attenzione dei
cittadini. Le indicazioni e le richieste dei cittadini vengono registrate e “girate”
immediatamente alle istituzioni e alle autorità competenti per i provvedimenti del
caso. Lo sportello in questo caso risponde al punto 3, tra i precedentemente descritti
“punti fondamentali” della gestione della sicurezza da parte dell’Ente.
Lo sportello, tramite accordi fra il Comune e gli enti di pubblica sicurezza ha con
questi ultimi un rapporto privilegiato in termini di scambio di informazioni.
Perché sportello “attivo”? In realtà lo sportello non si limita a recepire istanze, ma
si muove sul territorio, tra i cittadini: rappresenta un soggetto mediatore sia a livello
etno-culturale, sia a livello sociale.
Così, l’”attività” dello Sportello riguarderebbe la mediazione culturale tradizionale,
che consente agli immigrati di inserirsi più correttamente nel tessuto sociale urbano.
Ma l’attività si estenderebbe anche ad una più ampia funzione di mediazione delle
istanze di sicurezza che sorgono fra i cittadini, stimolando l’avvio di pratiche virtuose
di sorveglianza di vicinato (neighbourhood watching), che implica un più ampio
coinvolgimento della comunità di residenti nel controllo del proprio quartiere.
Infine, lo sportello si attiverebbe, collaborando ai piani, individuati nella già citata
Relazione dell’Osservatorio Tecnico Scientifico per la Sicurezza e la Legalità, di
“fattiva collaborazione interistituzionale nell’attuazione dei modelli di “giustizia
riparativa”. I cittadini coinvolti in vicende criminose di questa natura devono essere
messi in condizione di ricorrere all’opera di mediazione di appositi centri e strutture
pubbliche e private che vanno creati sul territorio. Al colpevole del delitto di ingiuria
e minaccia, così come di percosse e lesioni non gravi, è data inoltre la possibilità di
adempiere alla propria sanzione prestando un servizio di pubblica utilità a beneficio
degli enti locali, sottraendosi in tal modo al circuito penale (c.d. community
service).”
E questo potrebbe valere anche per la riparazione dei danni da parte dei colpevoli di
danneggiamento e vandalismo, per lo più giovani che, in specie in collaborazione con
le famiglie, potrebbero apprendere meglio l’importanza di un
corretto
comportamento sociale.
Questo ruolo “attivo” consente allo sportello di rispondere anche a punti 1, 2, 4 tra i
precedentemente descritti “punti fondamentali” della gestione della sicurezza da parte
dell’Ente.
Lo sportello necessita della presenza di almeno due operatori, specializzati nel gestire
le problematiche sociali della sicurezza e della mediazioni interculturale e in grado di
agire sia front-office sia nel contesto sociale urbano, ove richiesto.
4.7 Perché osservatorio
Si potrebbe obiettare che un Osservatorio sulla sicurezza e la legalità esiste già a
livello regionale, e un altro osservatorio locale sarebbe pleonastico. Vero, se
l’osservatorio si occupasse di gestire dati statistici affluenti dalle fonti informative,
che possono essere reperiti nelle idonee sedi istituzionali. E’ certo che l’osservatorio
terrà conto di certi dati statistici per avere un quadro complessivo della situazione
locale.
Ma in realtà l’osservatorio è al servizio dello Sportello Attivo, e con esso completa la
struttura permanente “Città sicura e sodale”. Esso infatti periodicamente è chiamato a
”tastare il polso” della cittadinanza mediante rapidi sondaggi scientificamente
garantiti che riguardano la percezione della sicurezza/insicurezza, l’atteggiamento
verso la legalità/illegalità, i bisogni crescenti della città con riguardano alla qualità
della vita. Solo con questi dati la governante della sicurezza può dare risposte
adeguate. Non c’è solo la necessità di periodici sondaggi, ma occorre andare in
profondità, almeno all’inizio. L’avvio dello sportello/osservatorio farà capo ad una
vera e propria ”indagine sulla sicurezza urbana a Viterbo” che toccherà tutti i punti
sensibili del problema: sicurezza percepita, atteggiamento verso la legalità,
educazione dei giovani, contributo dei cittadini, inserimento sociale degli emarginati.
4.8 Una ricerca-azione che coinvolge tutta la cittadinanza
Non sarà una ricerca da mettere nel cassetto, e per due motivi:
a) i dati costituiranno la base scientifica delle strategie di governo dell’Ente Locale
sul problema sicurezza, e il punto di riferimento per le attività dello sportello attivo.
b) si tratterà di una”ricerca-azione”
Sulla ricerca-azione (action-research) occorre soffermarsi. Teorizzata da Kurt Lewin
(1951) e ripresa attivamente negli anni ’60 (Ferrarotti, 1968), la ricerca-azione
trasforma l’indagine scientifica in un’auto-indagine di un gruppo o di una comunità,
che attraverso la raccolta dei dati e la loro discussione, senza venir meno ai vincoli
metodologici, apprende e si educa ad affrontare i problemi, ne prende coscienza,
individua le soluzioni.
In questo caso, coinvolgere i giovani delle scuole nell’indagine, coinvolgere gruppi
di cittadini, associazioni sportive, gli stessi immigrati e persino gli autori di
comportamenti deviati opportunamente contattati, significa raccogliere una messe
di informazioni quantitative e qualitative preziosissime per il governo della sicurezza
e della legalità, ma soprattutto si fa opera di sensibilizzazione, di educazione, e di
azione effettiva e concreta nei confronti dei problemi emergenti.
La ricerca-azione, nel caso specifico, prevede i seguenti step:
1. Invito agli enti pubblici e privati a partecipare (es.: scuole)
2. Definizione di un piano di collaborazione con gli enti interlocutori interessati
3. Presentazione e discussione del progetto di ricerca e delle sue finalità (es.: nelle
scuole)
4. Identificazione dei soggetti coinvolti nella ricerca (es.: quali classi, quali studenti)
5. Formazione dei soggetti-ricercatori
6. Distribuzione dei ricercatori sul territorio
7. Raccolta dei dati
8. Elaborazione dei dati
8. Discussione pubblica dei dati
Lo schema che segue riassume le strategie di intervento della ricerca-azione nelle
varie direzioni individuate.
Modalità generali della ricerca azione (settori di ricerca/azione):
a) la percezione dell’insicurezza
(titolo della ricerca azione: riprendersi la città)
destinatari: cittadini delle aree a rischio (quartieri del
centro storico, S. Barbara, Ellera, Pilastro, Pianoscarano)
attori: studenti delle medie-superiori
b) la percezione della marginalità
(titolo della ricerca azione: somiglianza delle diversità)
destinatari: immigrati extracomunitari e comunitari; disabili
attori: immigrati e cittadini di varie categorie sociali volontari
c) il vandalismo
(titolo della ricerca azione: le pietre hanno già voce)
destinatari: studenti delle medie e delle medie superiori
attori: studenti delle medie e delle medie superiori
d) violenza e teppismo di gruppo
(titolo della ricerca azione: la violenza è stupidità)
destinatari: studenti di ogni ordine e grado
attori: studenti delle medie superiori e universitari ; famiglie
Ogni fase della ricerca azione sarà preceduta da una serie di incontri pubblici in
luoghi prestabiliti con attori protagonisti.
Per il punto a) con esperti della pubblica sicurezza; per il punto b)con rappresentanti
della Caritas e delle associazioni di immigrati; per il punto c) con writers e sociologi;
per il punto d) con rappresentanti del tifo organizzato, ex detenuti e psicologi
4.9 Un primo quadro in dettaglio delle fasi della ricerca azione
E’ ovvio che il dettaglio delle strategie di intervento della ricerca azione si potrà
definire solo dopo aver implementato i programmi di coinvolgimento delle varie
componenti sociali interessate (istituzioni dell’ordine pubblico, scuole, associazioni
sportive e di volontariato, ecc.).
Tuttavia qualche ulteriore specificazione può essere offerta fin da ora.
Riprendersi la città
L’iniziativa tende a stimolare la partecipazione dei cittadini per la creazione di un
sistema di controllo capillare a livello comunitario. E’ un incentivo contro il
disinteresse, l’omertà, la demotivazione dei cittadini, che spesso restano in balìa di un
crescente stato di criminalità socialmente impunita. Si tratta quindi di realizzare le
condizioni per una diffusa sorveglianza di vicinato (neighbourhood watching),
correttamente condotta e in sintonia con il ruolo istituzionale e le disposizioni degli
organi di pubblica sicurezza.
I ricercatori saranno studenti delle medie-superiori opportunamente selezionati e
addestrati, per due motivi: a) perché tra di essi è più diffusa la presenza di soggetti a
rischio, che possono essere motivati e coinvolti, quindi recuperati, proprio attraverso
questa forma di auto-osservazione; b) perché potranno stimolare maggiormente
l’attenzione e il coinvolgimento degli adulti, che spesso considerano con malcelata
diffidenza le più giovani generazioni.
La ricerca si svolgerà in quelle aree cittadine tradizionalmente più a rischio, sia per lo
stato di marginalità periferica, sia per un più diffuso tasso di criminalità e di
comportamenti illegali: quartieri del centro storico, S. Barbara, Ellera, Pilastro,
Pianoscarano.
Somiglianza delle diversità
L’iniziativa affronta il tema dell’esclusione sociale, che è spesso esclusione etnicoculturale. Ma non solo. La diversità crea tensione, diffidenza, allarme, perché non
sembra in grado di fornire le risposte attese in un sistema sociale in equilibrio.
Non c’è solo la diversità etnica: c’è quella che crea la marginalizzazione del disabile,
e quella che impedisce la riabilitazione sociale del deviante. Quest’ultimo punto è
importante, perché su di esso si basa la speranza di recuperare soggetti giovani
altrimenti destinati a perdersi definitivamente. I progetti di alternativa al carcere
avviati dal Ministero della Giustizia da vari anni trova proprio ostacolo nella
diffidenza della società.
Ne deriva anche un processo di auto-isolamento.
La ricerca vuole stimolare l’incontro tra le diversità, il reciproco riconoscimento, la
reciproca legittimazione e l’avvio di forme fruttuose di convivenza. In sostanza, è
un’azione conto gli stereotipi e i pregiudizi, fonte primaria di conflittualità e di
disagio sociale urbano.
I ricercatori saranno giovani e adulti opportunamente selezionati e addestrati, che
attraverso la ricerca potranno conoscere meglio i reali problemi della diversità. Tra i
giovani, anche gli alunni delle scuole elementari.
La ricerca si svolgerà prioritariamente presso le comunità di immigrati.
Le pietre hanno già voce
L’iniziativa è volta ad affrontare il tema del vandalismo. Un problema che,
considerato erroneamente di minore importanza, non solo comporta un sostanziale
degrado della vivibilità della città (si pensi ai parchi giochi danneggiati,alla
cartellonistica, ecc.), ma per la città di Viterbo potrebbe costituire un danno
gravissimo, in virtù della sua monumentalità. Il vandalismo è l’espressione più
evidente del degrado morale e civile di una comunità, che fa male a sé stessa e tollera
tale aggressione. Il titolo della ricerca azione fa riferimento al fatto che le pietre del
centro storico, dei monumenti, sanno già parlare a chi voglia avere orecchie; e quindi,
non hanno bisogno di riportare ed esprimere le frasi e gli inneggiamenti di chi le
deturpa. Atti di questo genere non identificano l’anticonformismo, né una tensione
artistica incompresa e inespressa, né tanto meno un bisogno di comunicare, ma il
nichilismo degradato dell’inciviltà e dell’ignoranza. E’ su queste basai che si muove
la ricerca azione, svolta da e rivolta a giovani, specie agli adolescenti, più inclini a
certe manifestazioni.
I ricercatori saranno giovani delle medie inferiori e superiori opportunamente
selezionati e addestrati, che attraverso la ricerca potranno comprendere meglio il
problema del vandalismo e della microdevianza urbana.
La ricerca avrà come oggetto gruppi di adolescenti e di giovani writers.
La violenza è stupidità
L’iniziativa riguarda il comportamento più odioso e più degradato che si verifica
nella città, creando un clima di paura, di diffidenza, di allarme tra i cittadini. La
violenza e le aggressioni sessuali, le rapine e gli scippi contro le persone,
l’aggressione verso gli esercizi pubblici, gli scontri e i raid di bande, la violenza negli
stadi. La forza d’opposizione è costituita dagli organi di pubblica sicurezza, ma c’è
la sensazione che, trattandosi molto spesso di azioni condotte da minorenni, la società
sia di fatto senza strumenti adeguati per la repressione.
Con la conseguenza, che nei cittadini aumenta il senso di insicurezza e di impotenza,
anticamera, secondo Bauman, del degrado collettivo della comunità cittadina.
Occorre allora lavorare molto sulla prevenzione, nelle scuole, ma soprattutto nelle
famiglie perché è qui che si gioca il controllo e l’educazione primaria dei giovani. E
occorre tentare il recupero di ragazzi che, se abbandonati a sé stessi, non potranno più
rientrare nella comunità cittadina.
La ricerca quindi deve coinvolgere i giovani, di ogni età, in un processo di autoosservazione, ma anche le famiglie, perché si rendano conto del ruolo insostituibile
che ancora oggi possono rivestire a garanzia della sicurezza urbana.
Il messaggio è che la violenza è cecità, è vigliaccheria, è ignoranza, in definitiva è
stupidità, che non solo non fa onore all’individuo, ma ne degrada la dignità e la forza
morale, e prima o poi lo esclude definitivamente dalla convivenza civile.: quindi non
è manifestazione di potere e di forza, ma di…stupidità.
I ricercatori saranno studenti di ogni ordine e grado opportunamente selezionati e
addestrati, perché tra di essi è più diffusa la presenza di soggetti a rischio, che
possono essere motivati e coinvolti, quindi recuperati, proprio attraverso questa
forma di auto-osservazione.
La ricerca si rivolgerà ancora a giovani, in specie adolescenti, ma anche ad un
campione di famiglie, soprattutto quelle residenti nelle aree e nei quartieri più
marginali e più rischio sociale già citati.
La ricerca-azione sarà coordinata da una istituzione di ricerca di altissimo livello
(Dipartimento di Sociologia e Comunicazione dell’Università Sapienza di Roma)
mediante apposito accordo di partenariato.
Così, l’indagine come ricerca-azione viene a rispondere ai punti 1,2,3, 4 tra i
precedentemente descritti “punti fondamentali” della gestione della sicurezza da
parte dell’Ente. Essa infatti propone interventi “educativi” collegati con attività
pratiche fra i giovani; individua percorsi di miglioramento della qualità della vita
urbana; pone orecchio alle esigenze della gente; stimola forme di partecipazione
attiva e aiuta a riconoscere i problemi delle varie categorie di cittadini.
4.10
Un “vademecum alla sicurezza” per i cittadini
L’azione del Programma prevede anche la realizzazione di un vademecum sulla
sicurezza urbana, realizzato secondo criteri avanzati di comunicazione pubblica e
ideato secondo i modelli già in uso dalla Protezione Civile, con la collaborazione
contenutistica e grafica dei cittadini viterbesi.
Il vademecum offrirà istruzioni su come comportarsi in tutti i casi in cui il cittadino si
trovi di fronte situazioni di disagio determinate da atti di illegalità e criminalità. Altte
istruzioni riguarderanno l’organizzazione di procedure di vigilanza spontanea e le
modalità di concertazione di tali attività con le forze dell’ordine. Una sezione sarà
rivolta espressamente ai giovani per contribuire alla loro educazione alla legalità, con
il supporto delle scuole, delle famiglie e delle associazioni sportive e di volontariato.
4.11 Avvio e Continuità della struttura
La struttura permanente “Città sicura e sodale”avvierà immediatamente i suoi
programmi, realizzando gli obiettivi prefissati di
PREVENZIONE DEL RISCHIO, INCLUSIONE SOCIALE, EDUCAZIONE
ALLA LEGALITA’, INCENTIVAZIONE ALLA PARTECIPAZIONE SOCIALE.
Poiché la struttura è permanente la sua azione va al di là del triennio 2008-2010.
Programma degli interventi:
2009:
a) Presentazione del Programma alla cittadinanza, mediante incontri pubblici
con istituzioni, associazioni di quartiere, gruppi di interesse (primi due mesi)
b) Formazione del personale dello sportello attivo (contestuale: primi due mesi)
c) Ricerca-azione (contestuale, primi sei mesi; coinvolgimento di scuole,
comitati di quartiere, associazioni di migranti, associazioni sportive e di
volontariato, famiglie, ecc.)
d) Apertura dello Sportello Attivo (dal III mese)
e) Attività dello Sportello attivo a regime (dal VII mese)
2010/2011, ecc.:
a) Attività dello Sportello attivo a regime
b) Reiterazione di programmi di educazione alla legalità
specifiche (migranti, minorenni a rischio, ecc.)
per categorie
La filosofia generale dello Sportello attivo e dell’Osservatorio è quello della
MANUTENZIONE.
Per un Ente Pubblico è facile avere idee creative, ed è facile rispondere
immediatamente ad un problema. In fin dei conti, un Ente Pubblico è una sorta di
finestra aperta sulle necessità della comunità sociale che amministra.
La difficoltà sta nel dare continuità agli interventi nel tempo, andare anche al di là del
momento e garantire che quel servizio, quella risposta, continuerà ad essere efficace.
Una difficoltà determinata talvolta dal venir meno dei mezzi e delle risorse, talaltra
dal venir meno dell’urgenza, o ancora, dal venir meno della forza, della
determinazione, della motivazione.
Se questo spiace quando si tratti di mantenere in ordine un giardino pubblico, in
efficienza un manto stradale o di reiterare negli anni una manifestazione culturale,
diventa invece grave nel caso della risposta a problemi drammatici, che segnano un
clima sociale, che influenzano i destini delle persone.
Insomma la “manutenzione”dell’ordine pubblico, della sicurezza, della prevenzione e
dell’educazione alla convivenza civile, al rispetto reciproco tra i cittadini, non deve
avere cali di tensione.
4.12 Partenariato
Il Comune di Viterbo stabilisce, contemporaneamente e per la migliore realizzazione
degli obiettivi proposti, ACCORDI DI PARTENARIATO con enti e istituzioni in
grado di fornire supporto specializzato al programma.
Il Comune di Viterbo affiderà al Dipartimento di Sociologia e Comunicazione
dell’Università di Roma ”La Sapienza” il compito di progettare operativamente e di
coordinare la ricerca-azione, nonché di curare i programmi conseguenti di
educazione, formazione e informazione sulla sicurezza e la legalità. Il Dipartimento si
occuperà anche di fornire le metodologie per i sondaggi periodici; inoltre il
Dipartimento si occuperà della formazione e dell’aggiornamento dei tecnici del
Comune chiamati a gestire tali operazioni.
Il Dipartimento ha una larga esperienza sui temi della legalità e della sicurezza: ha
collaborato con il Ministero della Giustizia sul problema dell’esecuzione penale
esterna (Frudà, 2006), è membro della Commissione Mosca per i problemi
dell’inserimento sociale dei nomadi, si occupa di rischio sociale e rischio sociale
urbano (Mattioli, 2006), nonché di metodologia della ricerca in aree urbane, di
formazione e di mediazione culturale, di comunicazione pubblica e organizzativa.
Inoltre, per incrementare il sistema di sicurezza integrata tra Forze di Polizia ed Enti
locali, volto non solo a supportare la tradizionale azione di prevenzione e contrasto
dei fenomeni criminali, ma anche a migliorare la qualità della vita dei cittadini
riducendone la percezione di insicurezza, sono in via di stipula dei protocolli di intesa
per la sicurezza urbana tra Prefettura e Comune di Viterbo. Si tratta dell’esito di una
iniziativa del Comune di Viterbo, datata 11 agosto 2008 (prot.16231), con cui lì’Ente
Locale, anche in vista della partecipazione al Bando ai sensi della l.r. 15/2001, ha
sollecitato la Questura di Viterbo e il locale Comando Provinciale dell’Arma dei
Carabinieri ad una più stretta collaborazione, di concerto con la Polizia Locale e con
la Polizia Provinciale. Tale collaborazione è mirata prioritariamente all’istituzione di
un sistema di vigilanza elettronica dei punti sensibili del tessuto urbano, ma anche ad
una sinergia nella realizzazione di piani di prevenzione, educazione e ascolto nel
campo della criminalità e della illegalità.
Infine, il programma prevede la richiesta di compartecipazione di:
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Amministrazione Provinciale, l’altro Ente Locale che può condurre iniziative
concertate di formazione, educazione, assistenza e controllo del territorio, che
fanno parte integrante delle sue funzioni istituzionali.
Scuole e istituti di formazione, che hanno istituzionalmente la funzione di
formare e di educare alla cultura, alla convivenza, al rispetto, alla tolleranza, ai
valori comuni del comportamento civile.
Associazioni sportive, che hanno la capacità di calamitare l’attenzione dei
giovani e di divulgare valori della lealtà, dell’impegno comune, del rispetto e
distolgono i giovani dalla noia e dall’emarginazione sociale.
Associazioni di volontariato laiche e religiose, che sono impegnate nel fornire
servizi di assistenza agli emarginati e sono pronte a coinvolgere i giovani in
attività di partecipazione consapevole alla vita associativa.
Associazioni di immigrati (a Viterbo, ad esempio, quella della comunità
rumena e quella della comunità cingalese), che possono coinvolgere i propri
associati in iniziative volte a migliorare i rapporti sociali complessivi al’interno
della Città.
Altre associazioni a carattere sociale e culturale che possono dare il loro
contributo nei programmi di formazione e di assistenza.
Società di vigilanza privata, che possono entrare in un programma più vasto di
controllo dell’ordine pubblico nella città.
4.13 Concorso di altri finanziamenti
Vi è già la disponibilità da parte di Aziende del settore, ad esempio la COGITAS
S.r.l. di Roma sentita al riguardo, di concorrere alla realizzazione del progetto con
contribuzioni in fase di realizzazione.
4.14 Partecipazione diretta dell’Ente
Il Comune di Viterbo impegna nel Programma risorse proprie in termini di:
- personale dipendente a tempo pieno (operatori dello Sportello Attivo)
- personale dipendente a tempo parziale (ricercatori per la ricerca-azione)
- lavoro volontario (ricercatori per la ricerca-azione; operatori dello Sportello
Attivo)
- beni strumentali durevoli (materiale informatico e stigliatura per lo Sportello
Attivo)
- beni immobili (sede dello SportelloAttivo)
4.15 Un intervento integrato
Il programma è in stretta correlazione con un parallelo
PROGETTO DI INVESTIMENTO PER LA RIQUALIFICAZIONE
DI AREE DEGRADATE E A RISCHIO, MEDIANTE
L’INSTALLAZIONE DI STRUMENTI E ATTREZZATURE PER IL
CONTROLLO E LA GESTIONE DELLA SICUREZZA URBANA,
DENOMINATO “ PROGETTO VEDETTA”,
sempre a cura del Comune di Viterbo.
5. Costi del Programma
Senza un contributo regionale, come si è detto, il programma non può essere attuato,
soprattutto per le carenze straordinarie del bilancio dell’Ente per gli anni
immediatamente a venire.
Il Bando regionale quindi è una occasione eccezionale per poter avviare il
programma.
I costi del Progetto si dividono in due parti:
a) quelli finanziabili dalla Regione in conto capitale, fino all’80% dei costi totali
comunque entro 100.000 Euro;
b) quelli a carico dell’Ente, e di eventuali altri enti associati, per il completamento
del finanziamento.
Il costo lordo del Programma viene calcolato come segue:
a) Con finanziamento della Regione Lazio
Progettazione esecutiva del Programma
Coordinamento e realizzazione del Programma
Interventi di soggetti esterni
Formazione e stages per personale di ricerca locale
e personale dello sportello/osservatorio
Materiali d’uso non inventariabili
Rimborsi vari
Realizzazione del Vademecum
Totale
Euro 10.000,00
Euro 45.000,00
Euro 10.000,00
Euro 15.000,00
Euro 2.000,00
Euro 3.000,00
Euro 10.000,00
Euro 95.000,00
b) Con finanziamento del Comune di Viterbo e di altri enti in partnership
Retribuzione degli operatori della struttura permanente (annua)
Canoni e arredi
Euro 40.000,00
Euro 10.000,00
Totale
Euro 50.000,00
TOTALE:
Euro 145.000,00
(di cui il 65,5% a carico della Regione)
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