Il Riflesso Rivelatore
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Il Riflesso Rivelatore
Il Riflesso Rivelatore David Dobbs Il Riflesso Rivelatore Di David Dobbs Pubblicato su Scientific American Mind, Aprile-Maggio 2006. I neuroni a specchio stanno offrendo spiegazioni eclatanti in cose come il modo in cui impariamo a camminare a come noi empatizziamo con gli altri. Poco tempo prima della nascita del mio secondo bambino, lessi che se si mostra la lingua ad un neonato, lui farà lo stesso. Quindi nelle prime ore di vita del giovane Nicholas, anche mentre mia moglie era ancora nella stanza di rianimazione dopo 40 ore di travaglio ed un cesareo, ci provai. Tenendo il giovanotto ben sveglio di fronte a me, gli feci la lingua. Lui immediatamente restituì il gesto, aprendo la sua bocca e facendo uscire sottilmente ma distintamente la sua lingua. Non avevo dormito per due giorni. Risi fino a piangere. Io non lo sapevo allora, ma Nick stava sfoggiando quello che alcuni considerano uno dei più grandi stimoli al progresso umano ed una delle prime scoperte della recente neuroscienza: i neuroni a specchio. Questi neuroni sono sparsi su tutte le parti principali del nostro cervello - la corteccia premotoria e centri del linguaggio, dell'empatia e del dolore - e non solo si attivano quando eseguiamo una certa azione, ma anche quando guardiamo qualcun altro eseguire un'azione. Questi neuroni sono stati studiati in passato per i loro ruoli nel movimento e in altre funzioni. Tuttavia, ora i ricercatori stanno esaminandoli intensamente per quello che sembra essere una funzione ulteriore - il modo in cui si attivano in risposta a qualche cosa di osservato. La scoperta di questo meccanismo, fatta una decade fa circa, suggerisce che tutto ciò che noi guardiamo qualcun altro fare, lo facciamo anche noi - nelle nostre menti. In principio, questa scoperta indica che noi proviamo mentalmente o imitiamo ogni azione alla quale testimoniamo, che sia una capriola o un sorriso tirato. Questo spiega come noi impariamo a sorridere, a parlare, a camminare, a ballare o a giocare a tennis. Ad un livello più profondo, ciò suggerisce una dinamica biologica alla nostra comprensione degli altri, il complesso scambio di idee che chiamiamo cultura, e disfunzioni psicosociali che variano dalla mancanza di empatia all'autismo. La comprensione dei neuroni a specchio ci aiuta a chiarire di tutto dal perché sbadigliare è contagioso a perché guardare Lawrence Olivier cadere sulle sue ginocchia ci fa condividere il dolore di Amleto per Ofelia. 1 Questo documento è stato reso consultabile su www.wowlea rn.com dal titolare dei diritti d’autore. Tutti i diritti di utilizzo sono riservati all’autore dello stesso: sono vietate copie totali o parziali, distribuzione a terzi o altre forme di sfruttamento commerciale. Il Riflesso Rivelatore David Dobbs Per alcuni, questo potere esplicativo rende i neuroni a specchio la più grande scoperta neuroscientifica recente. "Questo cambia completamente il modo in cui pensiamo che il cervello funzioni", dice Marco lacoboni, un ricercatore di neuroni a specchio all'Università della California, Los Angeles. Il neuroscienziato conoscitivo Vilayanur S. Ramachandran dell'Università della California, San Diego persino azzardò che "i neuroni a specchio faranno per la psicologia quello che il DNA fece per la biologia; offriranno una struttura che unifica ed aiuta a spiegare una gran quantità di capacità mentali rimaste finora misteriose ed inaccessibili agli esperimenti." Nella prospettiva di Ramachandran, i neuroni a specchio non solo possono chiarire come impariamo a capire gli altri, ma anche come gli esseri umani fecero il "grande salto in avanti" approssimativamente 50,000 anni fa, acquisendo capacità nuove nell'organizzazione sociale, nell'uso degli attrezzi e nel linguaggio, rendendo possibile la cultura umana. L'Incidente del chicco d’uva Non è stata necessaria una speculazione di ampio raggio per comprendere l'importanza dei neuroni a specchio. Anche solo i principi basilari sono stupefacenti. I neuroscienziati che scoprirono le cellule lo fecero per caso. Giacomo Rizzolatti, Vittorio Gallese e Leonardo Fogassi dell'Università di Parma in Italia avevano fatto circolare degli elettrodi a neuroni individuali della corteccia premotoria di una scimmia, per studiare l'attività neurale mentre la scimmia raggiungeva oggetti diversi. Il momento dello stupore venne quando Fogassi camminò nella stanza dov'era il macaco e casualmente raccolse un chicco d'uva. Mentre la scimmia lo guardava, i suoi neuroni premotori si attivarono come avevano fatto prima, e la scimmia raccolse anche lei un chicco d'uva. Gli studiosi non potevano credere a ciò a cui avevano assistito. Ma dopo avere replicato quell'esperimento ed altri simili molte volte, compresero di aver scoperto qualcosa di nuovo, ed in una serie di documenti del 1996 diedero ai "neuroni a specchio" il loro nome. Da allora, la squadra in Parma, lavorando spesso con lacoboni, Michael A. Arbib dell'Università della California Meridionale e Christian Keysers dell'Università di Groningen nei Paesi Bassi, ha ampliato significativamente quelle scoperte. I ricercatori hanno imparato, per esempio, che i neuroni a specchio non si attivano solo quando un animale sta guardando qualcun altro eseguire un'azione. I neuroni a specchio si attivano anche se una scimmia sente il suono di qualcuno fare qualche cosa di cui ha già esperienza - ad esempio, lacerare un pezzo di carta. E quando gli scienziati hanno cominciato a studiare gli esseri umani (usando immagini del cervello piuttosto che elettrodi), trovarono gruppi 2 Questo documento è stato reso consultabile su www.wowlea rn.com dal titolare dei diritti d’autore. Tutti i diritti di utilizzo sono riservati all’autore dello stesso: sono vietate copie totali o parziali, distribuzione a terzi o altre forme di sfruttamento commerciale. Il Riflesso Rivelatore David Dobbs di neuroni a specchio in un numero più alti ed in più i luoghi che nelle scimmie. I neuroni a specchio si rivelarono nella corteccia premotoria e nell'area parietale inferiore - associata con il movimento e la percezione - e pure nel lobo parietale posteriore, nel solco temporale superiore e nell'insula, regioni che corrispondono alle nostre abilità di comprendere i sentimenti degli altri, capire le intenzioni e l'uso del linguaggio. Dall'azione alla comprensione Diversamente dalle scimmie, gli esseri umani usano anche neuroni a specchio per imitare direttamente le azioni e per capire i loro significati. Pare che noi usiamo i neuroni a specchio per imparare tutto dai nostri primi sorrisi e passi alle nostre espressioni più soavi e mosse di ballo aggraziate. Noi li usiamo anche per apprezzare queste cose, capire il significato dietro ad un sorriso o per gustare - nel senso che si fa a livello neurale premotorio - il brivido di colpire una palla di tennis mentre guardiamo un rovescio di Pete Sampras. Queste funzioni divennero evidenti nel primo ciclo di studi sui neuroni a specchio nei tardi anni '90. Da allora in poi, gli studi hanno mostrato che i neuroni a specchio negli esseri umani includono molte più aree e funzioni. Nel 1998, Rizzolatti ed Arbib hanno scoperto che una delle regioni particolarmente ricche di neuroni a specchio è la famosa area di Broca, che negli anni '50 Paul Broca scoprì essere critica per l'elaborazione del linguaggio. La teoria dei neuroni a specchio cominciò a congiungersi con la teoria del linguaggio esistente che riteneva che le azioni hanno una sintassi simile a quella del parlato o del linguaggio dei segni. Per i neuroni a specchio, "mano afferra la palla" è la stessa cose se è un'azione o è espressione nel linguaggio dei segni o una frase parlata. Così, il linguaggio sorge dalla comprensione sintattica generata dai nostri neuroni a specchio. Questa idea guadagnò credibilità nel 2005; una squadra internazionale che ha incluso Gallese e Rizzolatti trovò che quando le persone ascoltavano frasi che descrivevano azioni, i neuroni a specchio si attivavano come avrebbero fatto se i soggetti avessero eseguito essi stessi le azioni o se fossero stati testimoni alla loro esecuzione. Fu notevole che le cellule risposero ad una rappresentazione astratta di un processo che sembrerebbe essere piuttosto visuale e viscerale. Un altro risultato notevole si riferisce alla nostra comprensione delle intenzioni e delle emozioni di altre persone. Molti studi hanno dimostrato le dinamiche di empatia, due con la particolare eleganza. Uno, descritto da lacoboni nel 2005, mostra che i nostri neuroni a specchio funzionano in set elaborati. Noi possediamo un set di base di neuroni a specchio che corrispondono ad un formato più essenziale - un'azione, per esempio - che è completato dagli altri gruppi di neuroni a specchio che selettivamente si attivano secondo lo scopo 3 Questo documento è stato reso consultabile su www.wowlea rn.com dal titolare dei diritti d’autore. Tutti i diritti di utilizzo sono riservati all’autore dello stesso: sono vietate copie totali o parziali, distribuzione a terzi o altre forme di sfruttamento commerciale. Il Riflesso Rivelatore David Dobbs percepito dell'azione. lacoboni aveva volontari che guardavano un filmato di persone che raggiungono vari oggetti all'interno di un'ambientazione all'ora del te - una teiera, un boccale, una brocca di crema, un piatto di pasticcini, un tovagliolo - in contesti diversi. In ogni esempio, si attivò un insieme di base di neuroni a specchio "raggiungere". Ma neuroni a specchio supplementari e diversi si attivarono pure in base all'azione attesa determinata dai vari dettagli della scena. Se l'osservatore vedesse una tavola ordinatamente apparecchiata ed aspetta la mano che prende una tazza da tè per bere, un set si attiva; se l'osservatore vedesse una tavola disordinata ed aspetta la mano per che porta via una tazza per sparecchiare, un altro gruppo si attiva. Così, i neuroni a specchio sembrano avere un ruolo di chiave nel percepire le intenzione - il primo passo nel capire gli altri ed anche nel costruire relazioni sociali e provare empatia. Un numero di esperimenti, nel frattempo ha mostrato che i neuroni a specchio ci aiutano a condividere le esperienze di altre persone da quanto riflesso nelle loro espressioni, così offrendo una base biologica all'empatia e alla contagiosità notoria dello sbadiglio, della risata, e dei buoni o cattivi umori. Una delle più convincenti (e certamente il più memorabilmente titolato) osservazioni apparve su un documento del 2003, "Entrambi noi abbiamo disgustato la mia Insula; La Base di Neurale Comune di vedere e sentire Disgusto", pubblicato da Bruno Wicker dell'Università del Mediterraneo di Marsiglia, Francia. L'utilizzo dell'imaging a risonanza magnetica funzionale (il fMRI), la squadra di Wicker scoprì che provare disgusto e vedere un'espressione di disgusto sulla faccia di qualcuno scatena lo stesso set di neuroni a specchio nell'insula, una parte della corteccia attiva nel sintetizzare informazioni convergenti. Quando lo specchio si appanna Dato che i neuroni a specchio sono così fondamentali alla comprensione, è probabile che loro disfunzioni causino problemi profondi. Effettivamente, sembra che i deficit possono aiutare a capire le difficoltà che variano da riserbo eccessivo all'autismo. La possibile disfunzione di neuroni a specchio nell'autismo sta intrigando particolarmente. La causa ed anche la natura di questa condizione strana elude i ricercatori da decadi, mentre lascia i sofferenti, le loro famiglie e chi li assiste con una limitata conoscenza del perché i comportamenti abbiano luogo, e lasciamo stare capire come fare a curarli. Ma la recente ricerca suggerisce che un sistema di neuroni a specchio inattivo può spiegare i problemi profondi con il linguaggio, la cultura e l'apprendimento dell'empatia che isolano molto la persona autistica. Le scoperte indicano malfunzionamenti sia in attività base e complesse dei neuroni a specchio. Un studio alla Scuola Medica di Harvard, per esempio, 4 Questo documento è stato reso consultabile su www.wowlea rn.com dal titolare dei diritti d’autore. Tutti i diritti di utilizzo sono riservati all’autore dello stesso: sono vietate copie totali o parziali, distribuzione a terzi o altre forme di sfruttamento commerciale. Il Riflesso Rivelatore David Dobbs scoprì quei neuroni a specchio attivati in persone di non-autistiche quando loro guardano qualcun altro fare movimenti del dito insignificanti, si attivano molto meno spesso in bambini autistici. Questa mancanza di risposta potrebbe riflettere un malfunzionamento di neuroni a specchio nelle funzioni più basilari, quello di riconoscere le azioni altrui. I ricercatori mostrarono ritratti di persone con espressioni facciali distintive ad adolescenti autistici e non-autistici. Entrambi i gruppi di soggetti potrebbero imitare le espressioni e dire quali emozioni esprimessero. Ma mentre gli adolescenti non-autistici mostrarono un'attività robusta nei neuroni a specchio che corrispondono alle emozioni espresse, gli adolescenti autistici non mostrarono nessuna di tale attività. Capivano le espressioni cognitivamente, ma non sentivano nessuna empatia. Non è chiaro come queste scoperte conducano alle cure. Identificando ancora questo deficit apparente, se le scoperte sono comprovate, potrebbe essere un passo notevole alla risoluzione delle radici neurali dell'autismo. Riflessi profondi e scuri Il ruolo dei neuroni a specchio nel capire gli altri è al centro delle principali polemiche. Alcuni, come Ramachandran, credono che i neuroni a specchio erano cruciali nello sviluppo delle abilità sociali ed elaborate, nelle reti sociali e nell'infrastruttura della conoscenza che chiamiamo cultura - dall'utilizzo degli attrezzi alle rivelazioni di Shakespeare, dalla caccia collaborativa all'hip-hop. I dati archeologici suggeriscono che questo "grande salto in avanti" - gli inizi della cultura degli esseri umani - cominciarono approssimativamente 50,000 anni fa. Ma i cervelli umani non subirono importanti crescite; infatti, la loro taglia è stata pressapoco la stessa per 200,000 anni. Quindi cosa cambiò? Ramachandran ed altri speculano che il cambiamento fu un adattamento genetico che ha dato ai neuroni chiave la capacità di rispecchiare ciò che sta intorno che ora contengono, preparando la strada a più veloci progressi nella comprensione, nella comunicazione e nell'apprendimento. Per la prima volta, le informazioni potrebbero essere sparse, accumulate e potrebbero essere cambiate per creare la dinamica intellettuale e sociale della cultura. I neuroni a specchio non hanno sempre un effetto positivo su noi, ovviamente. Per esempio, possono essere implicati nell'influenza di videogiochi violenti. Studi iniziali di lacoboni suggeriscono che tali giochi rinforzano, ad un livello di base neuronale, un'associazione di piacere e completamento mentre si infligge un danno - una pulsione che la società non vorrebbe incoraggiare. lacoboni specula che la forza dei neuroni a specchio può essere tale che la violenza imitativa, se rinforzata, può essere più difficile da resistere di quanto gradiremmo pensare. Il potere dei sistemi di neuroni a specchio, lacoboni dice, 5 Questo documento è stato reso consultabile su www.wowlea rn.com dal titolare dei diritti d’autore. Tutti i diritti di utilizzo sono riservati all’autore dello stesso: sono vietate copie totali o parziali, distribuzione a terzi o altre forme di sfruttamento commerciale. Il Riflesso Rivelatore David Dobbs "suggerisce che la violenza imitativa può non essere sempre un processo consapevole" - ovvero, non così facilmente soggetta al nostro controllo. I lavori sui neuroni a specchio sono aumentati notevolmente nei cinque anni passati e sembrano aumentare sempre più. Se il progresso di Rizzolatti, Fogassi e di Gallese del 1996 risulterà essere grande come la scoperta del DNA da parte di James D. Watson e Francis Crick nel 1953 è ancora da vedere. Tuttavia, i neuroni a specchio costituiscono una delle aree più ricche in neuroscienza, intellettualmente e sperimentalmente. Se il loro potere esplicativo è appoggiato da risultati più robusti, è probabile saranno considerati davvero il DNA della neuroscienza. Nel frattempo, i neuroni a specchio spiegano alcuni fenomeni interessanti. Mio figlio Nicholas ora che ha quattro anni è cresciuto abbastanza per mostrarmi la lingua quando pare a lui. Non capisco dove lo abbia imparato. Ma almeno io so come. 6 Questo documento è stato reso consultabile su www.wowlea rn.com dal titolare dei diritti d’autore. 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