Norme Filtri Alta Efficienza
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Norme Filtri Alta Efficienza
® Norme Filtri Alta Efficienza USA EUROPA ANNO NBS Eurovent Italia Germania Gran Bretagna Francia 1950 1952 1953 1954 1955 AFI 1956 1957 BS 2831 1958 1959 1960 1961 1962 1963 1964 1965 1966 1967 ASHRAE 52/68 1968 1969 1970 1971 1972 1973 1974 1975 ASHRAE 52/76 1976 1977 1978 1979 1980 UNI 7832 EUROVENT 4/5 DIN 24185 1981 1982 AFNOR X44-012 1983 1984 1985 BS 6540 1986 1987 1988 1989 1990 1991 ASHRAE 52.1.92 1992 EUROVENT 4/9 1993 1994 CEN EN 779 1995 ASHRAE 52.2 P 1996 EUROVENT 4/10 1997 1998 1999 2000 2001 2002 CEN EN 779 - 2002 filtrazione www.sagicofim.com 255 ® Norme Filtri Assoluti USA EUROPA ANNO Eurovent Italia Germania Gran Bretagna Francia 1950 1952 1953 1954 1955 Mil.Std 282 1956 1957 1958 1959 1960 1961 1962 1963 1964 1965 1966 1967 1968 1969 BS 3928 1970 1971 1972 AFNOR X44-011 1973 1974 DIN 24184 1975 1976 EUROVENT 4/4 1977 1978 UNI 7833 1979 1980 1981 1982 IEST-RP-CC-001-83-T 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 IEST-RP-CC-007.1 IEST-RP-CC-001.3 1992 1993 1994 1995 1996 UNI 10339 DIN 24183 1997 1998 IEST-RP-CC-001.3 1999 2000 CEN EN 1822 filtrazione 256 www.sagicofim.com ® Metodi di prova dei filtri d’aria Classificazione dei filtri d’aria La classificazione dei filtri d’aria è oggi regolata da svariate norme, molto rigorose, che permettono di definire con precisione le caratteristiche del filtro in relazione alla propria classe di efficienza ed impiego. La conoscenza di queste norme è necessaria per il progettista e l’installatore al fine di poter proporre in modo consapevole il tipo di filtro che meglio risponde ai requisiti del progetto. Di seguito sono descritte le norme principali in uso con una serie di tabelle che riportano le classi di efficienza dei filtri. Ricordiamo, prima di iniziare, che i filtri d’aria contemplati dalle norme sono suddivisi in 3 fondamentali categorie: • grossolani • fini • assoluti: questi a loro volta sono suddivisi in due classi differenti: HEPA (High Efficiency Particulate Air filters) ULPA (Ultra Low Penetration Air filters). I depolveratori industriali, e altri prodotti analoghi, non sono contemplati dalle norme riportate di seguito. Per essi sono state create delle opportune tabelle guida basate sull’esperienza dell’industria, riportate al termine di questa sezione. Come si è detto, la prova comprende due metodi: uno di tipo gravimetrico, adatto per filtri grossolani, l’altro di tipo frazionario per filtri con efficienze medio-alte. Il metodo di tipo gravimetrico fa uso di polvere sintetica standard mentre quello frazionario è svolto con il contaparticelle misurando la concentrazione del tracciante (DEHS-LATEX) a monte e a valle del filtro, nella granulometria 0,4 µm dopo aver caricato il filtro con polvere sintetica (ASHRAE 52.2). Il primo risulta perciò più adatto, entro certi limiti, per rilevare le prestazioni di filtri destinati a trattare in prevalenza aria di ricircolo, di solito più ricca di filacce e fibre. Le prove permettono di stabilire l’arrestanza dei filtri grossolani e l’efficienza dei filtri medi e fini; in aggiunta, consentono di determinare: • andamento delle perdite di carico a filtro pulito • andamento delle perdite di carico in funzione dell’accumulo di polveri L’arrestanza o l’efficienza di separazione non rimane costante con il progressivo accumulo delle polveri sul filtro: può aumentare o diminuire o presentare un andamento misto secondo le sue caratteristiche. Nella tab. 2 è riportata l’equivalenza tra le classi CEN EN 779 e le classi UNI 10339. Normativa CEN EN 779-2002 Tab. 2 Equivalenza tra CEN EN 779-2002 Classe del filtro CEN EN 779-2002 Classe del filtro UNI 10339 Efficienza di filtrazione grossolano e UNI 10339 G1 G2 G3 G4 1 2 3 4 M M M M fine Questa norma, è la revisione della precedente EN 779. Essa è intesa a determinare: l’arrestanza dei filtri grossolani con polvere sintetica mediante un metodo gravimetrico, l’efficienza dei filtri fini mediante metodo contaparticellare. La Norma CEN ha un doppio sistema di classificazione che fa uso di lettere e numeri: G e F, rispettivamente, per i filtri grossolani e fini, seguiti da numeri da 1 a 9. Vedi tab.1 Essa accoglie dalla precedente e superata Norma Eurovent 4/9 la suddivisione dei filtri in classi differenti da EU1 a EU9, secondo la rispettiva arrestanza ed efficienza. F5 F6 F7 F8 F9 5 6 7 8 9 A A A A A Tab. 1 Classificazione dei filtri grossolani e fini secondo CEN EN 779 - 2002 e EU 4/5 Tipo di filtro grossolano G1 fine CEN EN 779 Arrestanza media con polvere sintetica Am % G2 65 < Am < 80 G3 80 < Am < 90 G4 90 < Am Am < 65 F5 F6 F7 F8 F9 Efficienza media opacimetrica Perdita di carico finale Classe* Em% Pa Eurovent 4/9 EU 2 EU 3 EU 4 250 250 250 250 EU 1 40 < Em < 60 60 < Em < 80 80 < Em < 90 90 < Em < 95 95 < Em 450 450 450 450 450 EU 5 EU 6 EU 7 EU 8 EU 9 LEGENDA Am = Arrestanza media riferita al metodo Ponderale / Gravimetrico Em = Efficienza media riferita al metodo Colorimetrico / Opacimetrico * Secondo la classificazione EUROVENT 4/5 che non specifica la perdita di carico finale filtrazione www.sagicofim.com 257 ® Metodi di prova dei filtri d’aria Standard ANSI / ASHRAE 52.2P Questo standard determina l’efficienza frazionale di tutti i tipi di filtri e l’arrestanza per i filtri grossolani. E’ presente, in appendice allo standard, una classificazione, che tuttavia non fa parte dello stesso ma può essere utilizzata a discrezione. La principale differenza rispetto alla norma Eurovent 4/9 riguarda: • il campo dei diametri delle particelle • il tipo di aerosol • il sistema di classificazione. Per i filtri grossolani la prova viene effettuata con polvere sintetica per determinarne l’arrestanza e con aerosol per determinarne l’efficienza. Per i filtri medi e fini la prova viene effettuata unicamente mediante aerosol per stabilirne l’efficienza frazionale. Il campo di particelle generato dall’aerosol è compreso da 0,3 a 10 micron. Fino a 10 micron, che rappresenta il limite superiore, le particelle sono considerate respirabili. L’aerosol per le prove dell’efficienza frazionale è costituito da cloruro di potassio (KCl), che produce particelle solide in modo da rendere possibile la misura dell’effetto di rimbalzo, ossia il distacco delle particelle dal filtro e il successivo attraversamento. Si tratta di un fenomeno comune per i filtri grossolani e per le particelle di grande diametro. Il banco di prova dello standard ANSI / ASHRAE 52.2P è costituito essenzialmente da: un ventilatore, due serie di filtri situati a monte e a valle del filtro in prova, un generatore di aerosol, un sistema di campionamento dell’aerosol con dispositivo di misura opacimetrico ed un ugello tarato. Durante la prova il filtro deve venire caricato con polvere sintetica composta da: • 93,5% di SAEJ-726 Fine (equivalente alla polvere Arizona road) • e 6,5% di fibre di cotone. Il nerofumo, utilizzato nello standard 52-76, è stato eliminato poiché esso è conduttore di elettricità nella prova dei filtri elettrostatici. I filtri a fibre vengono caricati con la polvere sintetica fino al raggiungimento della perdita di carico finale raccomandata, mentre i filtri elettrostatici vengono alimentati con un quantitativo di polvere prestabilito. Il criterio per la classificazione dei filtri è quello della minor efficienza durante la prova. Per i filtri grossolani e quelli elettrostatici l’efficienza può diminuire nel corso della prova. Secondo i risultati, i filtri vengono suddivisi in quattro categorie: • grossolano da 1 a 4 • bassa efficienza da 5 a 8 • media efficienza da 9 a 12 • alta efficienza da 13 a 16 Ciascun gruppo contiene 4 sottogruppi identificati da numeri, per un totale perciò di 16 differenti classi di filtri. Mentre i filtri grossolani sono provati solo con polvere sintetica secondo il precedente standard 52.1, i filtri L, M e H sono provati in un campo di particelle da 0,3 a 10 micron suddiviso in tre fasce di diametri: • 0,30 - 1,14 micron • 1,14 - 3,46 micron • e 3,46 - 10,0 micron. La tab. 3 rappresenta la classificazione dei filtri contenuta nell’appendice dello standard 52.2P. La perdita di carico finale dei filtri è il doppio di quella iniziale o almeno pari al valore riportato in tabella. Le caratteristiche del filtro vengono espresse per mezzo di un apposito indicatore. ESEMPIO M 10 / 93 / 0.94 significa che il filtro appartiene alla classe: M 10 ed ha un’efficienza di filtrazione del: 93% (per particella tra 3,46 ÷ 10,0 µm) a 0,94 m³/s. Tab. 3 Classificazione dei filtri secondo lo Standard ANSI / ASHRAE 52.2 P Pa EN 779 2002 Aavg < 65 65 < Aavg < 70 70 < Aavg < 75 75 < Aavg - 150 150 150 150 G1 G2 G3 G4 150 150 150 150 - grossolana % MERV 1 MERV 2 MERV 3 MERV 4 - - Emin.< 20 Emin.< 20 Emin.< 20 Emin.< 20 bassa efficienza Perdita di carico finale MERV 5 MERV 6 MERV 7 MERV 8 - - 20 < Emin.< 30 30 < Emin.< 45 45 < Emin.< 65 65 < Emin.< 80 media efficienza Classe Arrestanza std. 52.1 MERV 9 MERV 10 MERV 11 MERV 12 - Emin.< 30 30 < Emin.< 45 45 < Emin.< 65 65 < Emin.< 90 80 < Emin. 80 < Emin. 80 < Emin. 80 < Emin. - 250 250 250 250 F5 F5 F6 F6 alta efficienza Categoria Minima efficienza % nel campo di diametri di particelle micron µm µm µm 0,30 - 1,14 1,14 - 3,46 3,46 - 10,0 MERV 13 MERV 14 MERV 15 MERV 16 Emin.< 65 65 < Emin.< 85 85 < Emin.< 95 95 < Emin. 90 < Emin. 90 < Emin. 90 < Emin. 90 < Emin. 90 < Emin. 90 < Emin. 90 < Emin. 90 < Emin. - 350 350 350 350 F7 F8 F9 F9 filtrazione 258 www.sagicofim.com ® Metodi di prova dei filtri d’aria DOP MIL. STD 282 Questo metodo di tipo fotometrico è stato messo a punto per la prova dei filtri contraddistinti da rendimenti molto elevati della classe HEPA (High Efficiency Particulate Air Filters) e ULPA (Ultra Low Penetration Air Filter). Il DOP Penetration Test è il metodo fondamentale seguito negli USA e nei paesi nella loro sfera di influenza. La prova è volta a determinare il rendimento di filtrazione del filtro ed è finalizzata a determinare la penetrazione percentuale attraverso il filtro da parte delle particelle di tracciante usate nella prova. La prova si effettua di solito per due valori di portata d’aria: quello nominale, dichiarato dal fabbricante, e per un valore pari al 20% di quello nominale. La sostanza “tracciante” impiegata è il dioctilphtalato, un liquido oleoso ad elevato punto di ebollizione. La sua caratteristica importante, ai fini della prova, è l’uniformità del diametro delle goccioline che si ottengono in seguito ad evaporazione e successiva condensazione del vapore. Le goccioline che si producono hanno un diametro uniforme di 0,3 micron. La concentrazione è mantenuta intorno a 80 mg/m3. La nube di goccioline viene trascinata verso il filtro in prova. Si effettua un prelievo dell’aria immediatamente a monte del filtro ed un secondo prelievo a valle dello stesso. Il prelievo a valle è effettuato in un punto di rimescolamento dell’aria, affinché le particelle che hanno attraversato il filtro risultino uniformemente distribuite. L’aria prelevata a monte e a valle del filtro passa attraverso un fotometro a diffusione luminosa, in grado di determinare la concentrazione delle goccioline. Dal rapporto tra la concentrazione a valle e quella a monte del filtro, si determina il valore di penetrazione percentuale: P = N x 100 M dove: P = penetrazione percentuale; N = concentrazione goccioline a valle del filtro; M = concentrazione goccioline a monte del filtro. Dal valore di penetrazione determinato, si può risalire al corrispondente valore di rendimento di filtrazione: E = (100 - p) in percentuale dove: E = rendimento di filtrazione; P = penetrazione del filtro. A titolo di esempio, riportiamo le corrispondenze tra alcuni valori di penetrazione percentuale e i valori di rendimento: Penetrazione 5% 0,05 % 0,01 % 0,003 % Rendimento 95 % 99,95 % 99,99 % 99,997 % Per valori di rendimento molto prossimi al 100% le cifre relative risultano poco significative. Invece la penetrazione percentuale consente una maggior estensione degli ordini di grandezza. Un’applicazione particolare del metodo DOP, è quella relativa alla determinazione di eventuali “perdite” dovute a fori molto piccoli “pin-holes” nel media filtrante, oppure di difetti di tenuta tra il media e il telaio. Tale prova è detta “Leakage (Scan) Test” e si effettua pressoché con la medesima tecnica seguita per il DOP Test. La diversità sta nel fatto che la sonda di prelievo, a valle del filtro, è posta in prossimità di esso e viene mossa lentamente attorno alle zone di contatto media/telaio e attraverso l’intera superficie del filtro stesso. L’identificazione di un punto di perdita permette la riparazione mediante occlusione della zona sospetta con resine particolari. Questo test può essere effettuato anche sull’impianto, a filtro installato. Si impiega in tal caso un generatore portatile di dioctilphtalato, ad aspirazione, al posto del pesante generatore termico. L’unica differenza sta nel fatto che le goccioline componenti la nube non presentano in questo caso un diametro uniforme, e la loro dimensione media è di 0,45 – 0,6 micron. Tuttavia, per l’individuazione di “perdite” la dimensione delle particelle è assai meno critica rispetto a quanto richiesto per rilevare il valore di penetrazione del filtro. Norma EUROVENT 4/4 A seguito della rilevante richiesta di filtri assoluti, molte nazioni si sono organizzate per normalizzare metodi di prova in grado di verificare l’attendibilità dei prodotti. Nel 1974 il Comitato Europeo EUROVENT ha sostanzialmente adottato il sistema alla fiamma di sodio (Sodium Flame Test - NaCl), utilizzato in Gran Bretagna (British Standard 3928) denominandolo EUROVENT 4/4. Questa normativa suddivide in 5 classi i filtri d’aria quale limite superiore l’efficienza E ≥ 99,999% Sodium Flame Test. Vedi tab. 5 Sono stati comunque accettati altri metodi di prova sviluppati in altre nazioni e secondo altri principi, alcuni dei quali sono riportati nella tab. 6. L’equivalenza con la Norma UNI 10339 è riportata nella tab. 7. Allo stesso modo si possono determinare eventuali difetti di tenuta tra il filtro ed il relativo sistema di alloggiamento e dello stesso sistema di alloggiamento che deve avere le stesse qualità del filtro installato (vedi EUROVENT 4/8). filtrazione www.sagicofim.com 259 ® Metodi di prova dei filtri d’aria Metodo EUROVENT 4/9 Per i filtri a media e alta efficienza, di impiego normale negli impianti di climatizzazione, il metodo di prova Eurovent 4/9, in modo analogo allo Standard ANSI / ASHRAE 52.2P, consente di determinarne l’efficienza frazionale, ossia l’efficienza per particelle con gruppi diversi di granulometria. Esso fornisce perciò una serie di valori di efficienza in funzione del diametro delle particelle nonché della perdita di carico finale. Questo metodo viene a sostituire la misura dell’efficienza con il normale metodo opacimetrico ed effettua invece la misura dell’efficienza del filtro per particelle con diametro di 0,4 micron (particle test). L’efficienza frazionale (fractional test) viene invece misurata per particelle con diametro da 0,2 a 5 micron mediante un contatore laser. Altra differenza rispetto al metodo opacimetrico tradizionale sta nel fatto che per la prova possono essere utilizzati due differenti aerosol: Latex o DEHS. Il primo, un acetato di vinile polimerico, è costituito da particelle sferiche di materiale plastico; il secondo invece, diethylhexyl sebacato, è equivalente al ben noto dioctilphtalato usato nel metodo DOP. Il banco di prova per la determinazione dell’efficienza secondo il metodo Eurovent 4/9 è molto simile a quello usato per le prove ASHRAE. L’aria per la prova deve venire filtrata attraverso un filtro HEPA; a valle di esso un generatore di particelle di Latex o DEHS eroga la necessaria quantità di aerosol. Sono effettuati due prelievi d’aria, a monte e a valle del filtro in prova, che alimentano il contatore di particelle collegato ad un computer. Quest’ultimo controlla il campionamento a monte e a valle del filtro comandando una valvola a solenoide. Il contatore laser di particelle consente di misurare diametri fino a 0,1 micron. Il comportamento del filtro viene determinato dapprima a filtro pulito e poi, dopo l’aggiunta di polvere, al raggiungimento di una perdita di carico di 200 o 300 Pa. E’ stato adottato un sistema di classificazione dei filtri analogo a quello CEN EN 779, (che costituisce l’appendice D dell’Eurovent 4/9). In base a tale classificazione i filtri sono raggruppati in due classi da EU1 ad EU9. Dei filtri grossolani da EU1 ad EU4 viene riportata l’arrestanza media con polvere sintetica. Dei filtri fini da EU 5 ad EU 9 viene indicata l’efficienza percentuale riferita a particelle con diametro di 0,4 micron. La perdita di carico finale è di 250 Pa per i filtri grossolani e di 450 Pa per i filtri fini. La portata d’aria è di 0,944 m3/s (3400 m3/h) quando non specificato direttamente dal costruttore. Norma CEN EN 1822 Già da molti anni i costruttori di filtri d’aria hanno realizzato e messo sul mercato prodotti con caratteristiche di efficienza superiori ai limiti espressi dalla classe EU14 (Eurovent 4/4), garantendo, di volta in volta, le condizioni progettuali secondo innovativi sistemi di controllo. D’altro canto, anche molti clienti, con particolare riferimento al settore produttivo dei circuiti microintegrati, andava chiedendo prodotti più sofisticati con garanzia di prestazioni molto elevata. L’insieme di queste situazioni portò il Comitato Europeo di Normalizzazione a sviluppare una nuova norma in grado di razionalizzare la materia. La nuova norma chiamata EN 1822 (basata sulla DIN 24183) è suddivisa in cinque paragrafi ognuno dei quali analizza una parte della problematica, ne traccia i confini e stabilisce le regole. Verificato che ogni medium filtrante presenta un punto: • di massima penetrazione (o minor efficienza) in rapporto ad una determinata dimensione di particelle • variabile in funzione: - della velocità di attraversamento del flusso - della densità del medium - del diametro delle fibre costituenti il medium stesso, è stato stabilito di certificare ogni filtro su questo punto critico più penetrante MPPS (Most Penetrating Particle Size). La nuova norma suddivide inoltre i filtri HEPA (High Efficiency Particulate Air Filters) ULPA (Ultra Low Penetration Air Filters) classificando i primi da H10 ad H14 ed i secondi da classe U15 ad U17 incluse vedi tab. 4, individuando in modo specifico, l’attività per la realizzazione dei sistemi di controllo, della verifica del materiale filtrante, del filtro quale prodotto finito etc. In sintesi il test consiste in un duplice controllo: il primo, effettuato sul medium, ricercherà la dimensione più penetrante delle particelle generate (MPPS) accertando che la velocità di attraversamento sia uguale a quella cui verrà sottoposto il prodotto in fase operativa. Il secondo controllo è effettuato sul prodotto finito individuando l’efficienza globale MPPS. Per filtri con efficienza globale superiore al 99,95% è stabilito un’ulteriore controllo puntuale, su tutta la superficie filtrante, per la ricerca di eventuali perdite (microfori), il cui valore di penetrazione locale non dovrà eccedere 5 volte (classi H13 - U16) e 20 volte (classe U17) quello globale. Tab. 4 Classificazione dei filtri ad alta e altissima efficienza ULPA (U) HEPA (H) secondo EN 1822 (e DIN 24183) Classe CEN EN 1822 efficienza globale MPPS % efficienza puntuale Perdite localizzate % Metodi di prova a cui devono essere sottoposti i singoli elmenti filtranti DIN 24183 H 10 H 11 H 12 H 13 H 14 U 15 U 16 U 17 85 95 99,5 99,95 99,995 99,9995 99,99995 99,999995 99,75 99,975 99,9975 99,99975 99,9999 prova di tipo (EN 1822-4/EN 1822/5) prova di tipo (EN 1822-4/EN 1822/5) prova di tipo (EN 1822-4/EN 1822/5) MPPS scan method / oil thread method MPPS scan method / oil thread method MPPS scan method (EN 1822-4) MPPS scan method (EN 1822-4) MPPS scan method (EN 1822-4) EU 10 EU 11 EU 12 EU 13 EU 14 EU 15 EU 16 EU 17 filtrazione 260 www.sagicofim.com ® Metodi di prova dei filtri d’aria Tab. 5 Classificazione dei filtri ad altissima efficienza secondo EUROVENT 4/4 Classe del filtro EU 10 EU 11 EU 12 EU 13 EU 14 Efficienza iniziale EI 95 < EI < 99,9 99,9 < EI < 99,97 99,97 < EI < 99,99 99,99 < EI < 99,999 < EI Penetrazione P 5 < P < 0,1 0,1 < P < 0,03 0,03 < P < 0,01 0,01 < P < 0,001 0,001 < P Fattore di decontaminaz. DF 20 < DF < 1000 1000 < DF < 3000 3000 < DF < 10000 10000 < DF < 100000 100000 < DF NOTA La classe del filtro deve essere accompagnata obbligatoriamente dalla portata d’aria (m³/h). Tab. 6 Principali metodi di prova dei filtri assoluti Metodo di prova Aerosol Grand. part. µm Paese DOP MIL Std 282 UNI 7833 BS 3928 EUROVENT 4/4 AFNOR X44-011 DIN 24 184 .1 DIN 24 183 CEN EN 1822 IES-RP-CC 001.3 IES-RP-CC 007.1 DOP monodisperso DOP / DEHS polidisperso NaCl NaCl Uranina Olio di paraffina DEHS DEHS DOP Diversi 0,3 0,45 0,65 0,65 0,17 0,45 MPPS MPPS 0,45 0,1-0,2 U.S.A. Italia Gran Bretagna Europa Francia Germania Germania Europa U.S.A. U.S.A. Tab. 7 Equivalenza tra EUROVENT 4/4 e UNI 10339 Classe del filtro EUROVENT 4/4 EU 10 EU 11 EU 12 EU 13 EU 14 Classe del filtro UNI 10339 10 11 12 13 14 Efficienza di filtrazione AS AS AS AS AS filtrazione www.sagicofim.com 261 ® Applicazione dei filtri d'aria Per una corretta applicazione dei filtri d’aria è necessario conoscere il carico di polveri e gli inquinanti, con le rispettive concentrazioni, presenti nell’aria esterna e nell’aria ambiente. Ad esempio, nella tab. 8 sono riportate le concentrazioni medie e le dimensioni tipiche delle particelle di polveri contenute nell’aria esterna, secondo le zone e le condizioni meteorologiche. Esistono speciali procedure di calcolo per effettuare una scelta rigorosa soprattutto per impieghi industriali. Nelle applicazioni civili, con maggior semplicità, pur con un buon margine di sicurezza, ci si può riferire alla tab. 9, contenuta nella norma UNI 10339, riportata di seguito. L’uso di questa tabella consente di scegliere con tranquillità i filtri d’aria più idonei per la maggior parte delle applicazioni di benessere nel settore civile. Tab. 8 Concentrazione di polvere nell’aria esterna in diverse località Concentrazione media Località tempo umido Zone rurali tempo asciutto aree residenziali Zone urbane aree industriali Distretti industriali e autostrade ad alto scorrimento mg/m³ 0,01 0,15 0,4 0,75 3 e oltre Dimensione particellare più frequente micron 0,8 2,0 7,0 20,0 60 Dimensione massima delle particelle micron 4 25 60 100 1000 Tab. 9 Classi di filtri ed efficienza di filtrazione per varie categorie di edifici Classificazione degli edifici per categorie Classe dei filtri minima massima Efficienza di filtrazione Edifici adibiti a residenza e assimilabili - Abitazioni civili - Collegi, luoghi di ricovero, case di pena, caserme, conventi - Alberghi, pensioni 4 4 5 7 7 7 M*, M + A M*, M + A M+A Edifici per uffici e assimilabili - Uffici in genere - Locali riunione - Centri elaborazione dati 5 5 6 7 7 9 M+A M+A M+A Ospedali, cliniche, case di cura e assimilabili - Degenze (2-3 letti) - Corsie - Camere sterili e infettivi - Maternità, anestesia, radiazioni - Prematuri, sale operatorie - Visita medica - Soggiorni, terapie fisiche 6 6 10 10 11 6 6 8 8 11 11 12 8 8 M+A M+A M + A + AS M + A + AS M + A + AS M+A M+A Edifici adibiti ad attività ricreative, associative di culto - Cinematografi, teatri, sale congressi - Musei, biblioteche - Luoghi di culto - Bar, ristoranti, sale da ballo • bar in genere • sale pranzo ristoranti • sale da ballo • cucine 5 7 4 6 9 6 M+A M+A M*, M + A 3 5 3 2 5 6 5 4 M*, M + A M+A M*, M + A M Edifici commerciali e assimilabili - Grandi magazzini - Negozi in genere - Negozi particolari • alimentari • fotografi • farmacie - Zona pubblico banche - Quartieri fieristici 4 4 6 6 M*, M + A M*, M + A 5 5 5 4 2 6 6 6 6 3 M+A M+A M+A M*, M + A M Edifici adibiti ad attività sportive - Piscine, saune e assimilabili - Palestre e assimilabili 4 2 6 4 M*, M + A M Edifici adibiti ad attività scolastiche - Scuole materne ed elementari - Aule in genere - Altri locali • aule musica e lingue • laboratori 7 5 9 6 M+A M+A 6 6 7 7 M+A M+A Da UNI 10339* = Da adottare per efficienza sino a 4 filtrazione 262 www.sagicofim.com ® Classificazione degli ambienti Norma Federal Standard 209 E Sebbene la classificazione sia basata sulla verifica del numero di particelle da 0,5 µm è comunque possibile subordinare la classe anche alla verifica di altre dimensioni di particelle e cioè: • Classe M3 (0,5 µm) classe di pulizia con non più di 1.000 particelle da 0,5 µm per m3 • Classe M2 (0,3 e 0,5 µm) classe di pulizia con non più di 309 particelle da 0,3 µm e non più di 100 particelle da 0,5 µm per m3. Una implementazione nell’espressione della classe può essere data dall’introduzione dell’indicatore “U” (U indicator) segnalato nelle Fed. Std. 209 E. Questo indicatore rappresenta il numero di particelle ultrafini, da 0,02 a 0,1 µm, presenti in un m3 di aria. Pertanto è possibile indicare la classe richiesta come: • U (20) classe di pulizia con non più di 20 particelle ultrafini per m3. • M 1,5 (0,3 µm) e U (2.000) classe di pulizia con non più di 106 particelle/m3 ≥ 0,3 µm e non più di 2.000 particelle ultrafini per m3. Questa norma è stata il più importante standard di riferimento, a livello internazionale, per la classificazione delle “clean rooms” o ambienti a contaminazione controllata. Emessa negli Stati Uniti per la prima volta nel 1963 è stata più volte revisionata fino all’emissione Fed. Std. 209 E (1992) attualmente in vigore. L’ultima versione della classificazione è basata sul S.I. (Sistema Internazionale), che presuppone il sistema metrico di misura; può in alternativa, essere usato il sistema di misura anglo-sassone. Le classi di pulizia dell’aria sono tredici, come riportate in tab. 10, e sono date come potenza di 10 dalla classe 1 alla classe 10.000.000. Per un calcolo relativo alle classi intermedie può essere utilizzata, con buona approssimazione, la seguente formula: Particelle / m³ = 10M (0,5/d)².² ove: M = classe in considerazione d = grandezza della particella in µm Tab. 10 Concentrazione massima delle particelle per classi di purezza secondo Federal Standard 209 E Classe 209E M M M M M M M M M M M M M Numero max di particelle per m³ Inglese 0,1 µm 0,2 µm 0,3 µm 0,5 µm 1 1 1.5 2 10 2.5 3 100 3,5 4 1000 4.5 5 5.5 10000 6 6.5 100000 7 350 1.240 3.500 12.400 35.000 - 75,7 265 757 2.650 7.570 26.500 75.700 - 30,9 106 309 1.060 3.090 10.600 30.900 - 10,0 35,3 100 353 1.000 3.530 10.000 35.300 100.000 353.000 1.000.000 3.530.000 10.000.000 S.I. 5,0 µm - 247 618 2.470 6.180 24.700 61.800 La norma specifica inoltre le condizioni alle quali possono essere effettuati i collaudi: • as built: Clean rooms o clean zones pronte ad entrare in funzione con tutti i servizi connessi, ma priva di equipaggiamenti di produzione e di personale. • at rest: Clean rooms o clean zones complete con relative macchine di processo, ma senza personale. • operational: Clean rooms o clean zones in normale attività lavorativa con personale e macchine di processo in funzione La stessa precisa anche le caratteristiche del flusso, distinguendo tra flusso unidirezionale (invece di laminare) e flusso non unidirezionale (invece di turbolento). Prescrive le condizioni per effettuare le misure di particelle e gli strumenti da impiegare. La Norma è stata sostituita dalla ISO 14644.1. ISO 14644.1 (International Standards Organisation) Nel 1996 la ISO ha emesso una normativa, atta anch’essa a fornire i limiti di accettabilità per particolato aerodisperso in camere e zone pulite (ISO 14644.1). I numeri di riferimento al particolato nella classificazione ISO 14644.1 vedi tab. 11 sono simili alla tabella delle FS 209 E, l’unica variante degna di nota è l’introduzione di un nuovo campo riferito al particolato di 1µm, rendendo così più completa la classificazione degli ambienti puliti Differenze interessanti tra le due normative sono a livello di verifica e monitoraggio: infatti, in rapporto alla grandezza del locale o zona a contaminazione controllata i punti di verifica sono maggiori o minori in funzione della normativa adottata. Ulteriori differenze concettuali contraddistinguono le due norme; è dunque indispensabile individuare già in fase progettuale, i parametri e le normative di riferimento per un corretto controllo dei risultati ottenuti. Tab. 11 Classificazione secondo ISO 14644.1 Classificazione ISO 14644.1 ISO ISO ISO ISO ISO ISO ISO ISO ISO Class 1 Class 2 Class 3 Class 4 Class 5 Class 6 Class 7 Class 8 Class 9 N° max part./m³ di aria di dimen. uguali o maggiori di quelle indicate 0,1 µm 0,2 µm 0,3 µm 10 100 1.000 10.000 100.000 1.000.000 - 2 24 237 2.370 23.700 237.000 - 10 102 1.020 10.200 102.000 - 0,5 µm 1 µm 4 35 8 352 83 832 3.520 35.200 8.320 83.200 352.000 3.520.000 832.000 35.200.000 8.320.000 5 µm 29 293 2.930 29.300 293.000 filtrazione www.sagicofim.com 263 ® Tipologie degli ambienti a contaminazione controllata Esistono due fondamentali tipologie esecutive degli ambienti a contaminazione controllata con riferimento alla posizione dei filtri d’aria: orizzontali a soffitto o verticali a parete. Nel primo caso i filtri possono coprire l’intero soffitto o solo parti di esso secondo i requisiti di utilizzo. Sotto l’aspetto funzionale la diffusione dell’aria può essere di due tipi: a flusso non unidirezionale o a flusso unidirezionale. La diffusione a flusso non unidirezionale consente di raggiungere classi di purezza fino a 1000 (=M 4,5). La diffusione a flusso unidirezionale consente di raggiungere la classe di purezza 1, la massima oggi possibile. Ambienti a flusso non unidirezionale (turbolento) I filtri HEPA o ULPA sono installati a soffitto, entro opportuni diffusori distribuiti al di sopra dello spazio occupato in corrispondenza delle zone di lavoro. Talvolta si utilizzano elementi di mandata a parete, e anche in tal caso il diffusore è affacciato direttamente sul locale. In entrambe le applicazioni si produce in ambiente un flusso d’aria non unidirezionale che, seppur filtrato, non è in grado di assicurare un lavaggio uniforme del locale. La ripresa dell’aria è di solito realizzata a piede di parete. Gli ambienti a flusso non unidirezionale consentono di raggiungere classi di purezza fino a 1000 (=M 4,5). Ambienti a flusso unidirezionale (laminare) In questi ambienti si realizzano interi soffitti o pareti filtranti, con flusso d’aria rispettivamente verticale od orizzontale. Con flusso verticale la ripresa avviene da griglie sulle pareti o dal pavimento rialzato. Con flusso orizzontale la ripresa è effettuata da una finta parete opposta a quella filtrante. I filtri HEPA o ULPA impiegati sono del tipo a pannello, assiemati tra loro su speciali telai capaci di assicurare la tenuta all’aria e di impedire ogni minimo by-pass di aria. Nuove Linee Guida ISPESL per i reparti operatori Da un punto di vista generale, e facendo astrazione dai requisiti di sicurezza, le nuove linee guida ISPESL possono essere così riassunte: • Architettura generale del reparto operatorio realizzata in modo tale da poter garantire una gerarchia del controllo, ovvero utilizzo di bussole dedicate al personale, ai pazienti, ai materiali, cioè di un’architettura conforme ai dettami della tecnologia dei reparti a contaminazione controllata. Più in dettaglio, l’architettura del reparto deve essere strutturata in modo tale che non sia possibile passare da un locale a minor grado di pulizia ad uno con requisiti di pulizia maggiori e che le porte delle bussole di comunicazione non vengano aperte contemporaneamente. • Predisposizione di idonee aree ancillari al reparto, sia tecniche che di servizio, esterne ai reparti stessi, quali spogliatoi generali d’accesso, servizi igienici, zone di ispezione, vie di fuga. Alcuni modelli di filtri sono previsti per essere alimentati individualmente per mezzo di un condotto flessibile da un canale collettore, essendo dotati di apposito canotto di attacco sul plenum superiore. Il flusso unidirezionale che si ottiene con tali tecnologie è costituito da una serie fittissima di filetti d’aria paralleli che sono in grado di effettuare un lavaggio uniforme e capillare in tutto l’ambiente. La velocità dell’aria è mantenuta intorno a 0,45 m/s. Il flusso d’aria verticale che effettua il lavaggio dell’intero ambiente offre condizioni di purezza su tutto il piano di lavoro dell’ambiente. D’altra parte, nel caso di superfici estese, il suo costo iniziale e di esercizio risulta notevole. Il flusso d’aria orizzontale mantiene le volute condizioni su un piano verticale corrispondente al punto di lavoro. Tutto ciò che si trova a valle di tale piano risentirà dell’inquinamento prodotto dall’operatore, dai materiali lavorati ecc. Si può tenere conto di ciò posizionando in ordine opportuno lavorazioni che richiedono condizioni di purezza progressivamente minori. Il costo di questa soluzione, sia iniziale sia di esercizio, è solitamente inferiore al precedente. Negli ambienti a flusso unidirezionale, verticale od orizzontale, si può raggiungere la classe di purezza 1(=M 1,5). • Realizzazione degli ambienti tale da garantire la pulibilità dei medesimi, ovvero utilizzo di angoli arrotondati, superfici lisce, lavabili, resistenti agli agenti chimici e fisici e pavimenti antisdrucciolo. • Obbligo di predisporre piani di pulizia programmati sia per gli ambienti che per le apparecchiature. • Obbligo di predisporre piani di manutenzione programmata per tutti gli impianti. Dal punto di vista del controllo della contaminazione, nelle linee guida si trovano tutti i requisiti realizzativi e di controllo previsti dal G.M.P. europeo per gli ambienti adibiti alla preparazione dei farmaci. Un paragrafo è dedicato agli impianti di ventilazione e condizionamento. Le indicazioni fornite prendono come base di partenza quelle minime riportate nel DPR 14 Gennaio 1997 con importanti ampliamenti mutuati dall’industria farmaceutica. filtrazione 264 www.sagicofim.com ® Requisiti minimi degli impianti L’impianto HVAC ha la funzione di garantire adeguate condizioni igienico-ambientali nel reparto operatorio e precisamente: • Mantenere una “idonea” aerazione degli ambienti in grado di contenere le concentrazioni ambientali di gas anestetici e/o di altri inquinanti gassosi, anche nel caso di emissioni anomale. • Mantenere condizioni termoigrometriche corrette per l’utente ed il personale. • Mantenere una concentrazione di particolato totale aeroportato al di sotto di limiti prefissabili per gli ambienti mediante adeguata filtrazione dell’aria immessa, il mantenimento di stabili e misurabili sovrappressioni, stabilite in modo tale che l’aria transiti dagli ambienti più puliti a quelli meno puliti. La differenza minima di pressione tra due locali comunicanti deve essere per lo meno di 5 Pa. Le caratteristiche funzionali minime che l’impianto deve garantire nei vari ambienti sono riportate nella tab.12. La geometria degli impianti di ventilazione e filtrazione deve essere tale da garantire nel tempo le prestazioni per mezzo di interventi programmati di gestione e manutenzione. In particolare si richiedono: • Impianti facilmente ispezionabili, prevedendo idonee sezioni di misura dei parametri critici tali da permettere l’utilizzo di attrezzature ausiliarie per il controllo delle prestazioni, della strumentazione fissa o per certificazione. • Canalizzazioni realizzate in materiali anticorrosione, dotate di coibentazioni esterne, e aventi perdite d’aria inferiori al 5% quando provati ad 1,5 volte la pressione nominale d’esercizio. • Dispositivi di allarme acustici/ottici che avvertano immediatamente se i parametrici critici sono al di sotto dei limiti di sicurezza. (Esempio: manometri con allarmi, pressostati per le pressioni ambiente, dispositivi di misura delle portate immesse con allarme per portata minima etc.) • Filtri ad altissima efficienza quale ultimo elemento della distribuzione dell’aria e montati direttamente nei soffitti o controsoffitti dei locali ventilati. Per filtri ad altissima efficienza (HEPA) si intendono filtri aventi efficienza media superiore al 99,97% riferita al metodo DOP Test o paragonabili con altri sistemi: DIN 24183, BS 5296, EUROVENT 4/4 o, secondo gli ultimi aggiornamenti normativi, UNI EN 1822. • Una procedura programmata di gestione e manutenzione per verificare la funzionalità e le prestazioni degli impianti e garantirne la funzionalità nel tempo. • Poter isolare ogni singola sala operatoria per l’esecuzione di cicli di sanificazione ambientale. • Allo scopo di contenere il consumo energetico, è necessario ridurre la quantità d’aria in circolo, in condizioni non operative, fermo restando il mantenimento delle pressioni ambiente, garanzia contro le infiltrazioni di aria non filtrata. • La geometria delle immissioni e delle espulsioni dell’aria dagli ambienti deve essere ottimizzata al fine di minimizzare effetti dannosi quali cortocircuiti tra immissione ed aspirazione, la formazione di sacche non ventilate, i sottoraffreddamenti locali causati da una troppo elevata velocità residua dell’aria immessa. I sistemi di immissione dell’aria debbono essere scelti in funzione degli utilizzi delle varie sale del reparto. Per le sale di pre/post intervento, lavaggio, preparazione chirurghi e sub-sterilizzazione, sistemi idonei possono essere rappresentati da terminali filtranti con filtri ad altissima efficienza (HEPA) muniti di diffusori ad effetto coanda o ad alta induzione, così da ottenere una distribuzione dell’aria turbolenta. Per le sale operatorie dedicate a chirurgia generale o similare, sistemi di diffusione possono essere rappresentati da sistemi a flusso unidirezionale verticale/ orizzontale parzialmente sul campo operatorio (sistema a flusso misto). Per le sale operatorie dedicate ad ortopedia, trapianti, cardiochirurgia, artoprotesi, neurochirurgia, chirurgia vascolare etc. sistemi idonei di distribuzione possono essere rappresentati da sistemi a flusso unidirezionale verticale/orizzontale, totalmente su tutta la sala operatoria (sistema a flusso unidirezionale). In questo caso è utile tenere presente che: • La quantità d’aria necessaria è superiore ai 15 rinnovi/h • Le velocità residue dell’aria sugli operatori/paziente sono più elevate rispetto ad una diffusione ad induzione, quindi necessitano di un grado di sottoraffreddamento dell’aria immessa molto basso (2 - 3 °K). • Elevate quantità di aria in gioco potrebbero richiedere l’utilizzo di dispositivi locali di ventilazione a ricircolo, sala per sala, per il contenimento del consumo energetico. filtrazione www.sagicofim.com 265 ® Parametri di controllo consigliati per la gestione dell’impianto La valutazione periodica delle prestazioni dell’impianto garantisce il controllo della sua funzionalità anche ai fini del mantenimento dei requisiti minimi previsti per i parametri ambientali. I parametri critici da prendere in esame e da verificare su base routinaria secondo un programma di gestione sono: • Pressione positiva degli ambienti, misurata e registrata con idoneo manometro, posto in luogo facilmente visibile, almeno una volta al giorno. • Portata d’aria immessa misurata e registrata almeno una volta ogni 6 mesi. Tale valore può essere misurato direttamente sui filtri terminali o nei canali secondo quanto riportato nelle norme UNI, IES RPCC-006, ISO 14644/3, BS 5276. Nel caso che l’impianto sia a tutta aria esterna (tipico della distribuzione turbolenta) il numero dei rinnovi ambiente è valutabile con la formula: N = Portata aria immessa/Volume ambiente Nel caso di distribuzioni a flusso unidirezionale, parte dell’aria può essere localmente ricircolata, quindi il rapporto Portata immessa/Volume ambiente non fornisce più il numero dei rinnovi bensì quello dei ricircoli. La valutazione dei rinnovi andrà fatta misurando la portata d’aria esterna nei canali di adduzione. E’ ovvio che anche in questo caso i rinnovi devono risultare superiori al requisito minimo. • Perdita di carico dei sistemi filtranti, misurata e registrata almeno una volta al mese. • Carica microbica totale, dei microrganismi opportunistici e dei patogeni nell’aria dopo ogni sterilizzazione, misurata sia mediamente negli ambienti sia direttamente sulle bocchette di immissione. • Verifica dell’efficienza dei sistemi filtranti terminali da eseguirsi per lo meno in fase di accettazione dell’impianto (DOP Leak Test, IES-RP-CC-006, ISO 14644-3, EUROVENT 4/8 o similari), e ad ogni sostituzione dei filtri. Per le camere operatorie è inoltre opportuno verificare le seguenti caratteristiche aggiuntive: • Verifica delle condizioni termoigrometriche da farsi su base giornaliera. • Classe di contaminazione ambientale riferita al particolato totale aeroportato da eseguirsi almeno ogni 6 mesi ed al momento dell’accettazione dell’impianto. Per sistemi a flusso misto o unidirezionali il valore della classe in condizioni di riposo deve essere per lo meno pari a M 3,5 Federal Standard 209 E o ISO 5. Ciò significa che la massima quantità di particelle contenute in un metro cubo di aria aventi diametro maggiore o uguale a 0,5 micrometri è di 3520. E’ bene notare che per ottenere questi valori è necessario che le ricircolazioni ambiente di aria filtrata con filtri HEPA siano superiori a 30 Volumi/h. Per sale a flusso turbolento, la classe in condizione di riposo deve essere per lo meno pari a M 5,5 Federal Standard 209 E o ISO 7. In questo caso, il numero massimo di particelle contenute in un metro cubo di aria aventi diametro maggiore o uguale a 0,5 micrometri è di 352.000. Le concentrazioni di particolato aeroportato, sia microbico sia inerte, presente in una camera a contaminazione controllata, oltre che dai valori di portata aria, efficienza di filtrazione, sovrappressioni, architettura del reparto, dipendono dalle geometrie di immissione e estrazione dell’aria, quindi dal percorso che questa compie all’interno degli ambienti. filtrazione 266 www.sagicofim.com ® Tab. 12 Caratteristiche funzionali minime che l’impianto deve garantire ambiente per ambiente I In sala operatoria Efficienza minima di filtrazione: Carica microbica totale nell’aria immessa: Sovrappressione rispetto all’esterno del reparto: n° ricambi aria esterna: Temperatura estate / inverno compresa tra: Umidità relativa estate / inverno: II III IV > 99,97% DOP Test < 1 CFU**/m³ positiva 15 Volumi/h 20-24 °C 40-60 % Pre/post, lavaggio-preparazione chirurgi n° ricambi aria esterna: Temperatura/umidità: Sovrappressione rispetto all’esterno del reparto: Sovrappressione rispetto alla sala operatoria: 6 Volumi/h benessere positiva negativa Lavaggio strumentazioni chirurgiche, substerilizzazione n° ricambi aria esterna: Temperatura/umidità: Sovrappressione rispetto all’esterno del reparto: Sovrappressione rispetto alla sala operatoria: 15 Volumi/h benessere positiva negativa Nei rimanenti locali del reparto chirurgico n° ricambi aria esterna: Temperatura/umidità: Sovrappressione rispetto all’esterno del reparto: Sovrappressione rispetto alla sala operatoria: 2 Volumi/h benessere positiva negativa Tab. 13 Suddivisione del reparto operatorio Camere operatorie a totale flusso laminare Camere a flusso misto Camere a flusso turbolento Spogliatoio equipe chirurgica Preparazione/risveglio paziente Lavaggio strumentazione Sub sterilizzazione Corridoi di reparto Deposito materiali sterili Sala riposo Bussola di accesso al reparto Spogliatoio generale di accesso Servizi igienici ECC GMP Annex 1 Da un punto di vista generale le prescrizioni della guida sono contenute nelle più generali prescrizioni del GMP europeo dedicato alla preparazione di farmaci. Per una più accurata definizione classe A zone critiche (campo operatorio) in classe A, zone circostanti in classe B classe B primo stadio in classe C, secondo stadio in classe B classe C/B classe D generalmente classe C classe D classe B esterna al reparto non classificata non classificato dedicati ma esterni al reparto dei parametri ambientali si può, senza dubbio, fare riferimento a quest’ultimo sicuri di fare cosa conforme allo spirito con cui la guida è stata elaborata, fermo restando l’osservanza dei requisiti minimi imposti dal decreto legge qualora in contrasto con le prescrizioni GMP. Possiamo quindi dividere il reparto operatorio in zone, definite A,B,C,D. Si avrà una situazione riportata in tab. 13. I requisiti per le varie zone sopra identificate e i valori di contaminazione batteriologica sono riportati in tab. 14 e sono riferiti a campionamenti in ambiente. Tab. 13 Requisiti delle varie zone Grado A B C D a riposo Pt* / m³ > 0,5 µm 3.500 3.500 35.0000 350.0000 a riposo Pt */ m³ > 5 µm 0 0 2.000 20.000 in attività Pt */ m³ > 0,5 µm 3.500 35.0000 350.0000 N.C. in attività Pt* / m³ > 5 µm 0 2.000 20.000 N.C. in attività CFU** / m³ <1 10 100 200 * Pt = Particelle ** CFU = Unità Formanti Colonia, ovvero tutte quelle particelle presenti nell’aria che depositate su idoneo strato di coltura batterica possono sviluppare colonie. filtrazione www.sagicofim.com 267 ® Filtri e depolveratori industriali Il settore della depolverazione industriale, e del controllo delle emissioni di tipo gassoso, è notevolmente esteso e si ramifica in numerose branche specializzate. Qui ci si riferisce alle principali apparecchiature per il controllo dell’emissione di polveri da impianti di processo o da cicli di lavorazione. In realtà l’esigenza di controllo di emissioni industriali spesso ne comprende altre, tra cui: • rispondere a leggi e normative in vigore contro l’inquinamento atmosferico; • mantenere sotto controllo la qualità del prodotto, impedendo inquinamenti di quest’ultimo da parte di agenti o sostanze emesse dalla lavorazione; • mantenere il costo iniziale e di gestione del sistema di depolverazione entro i limiti tali da non comportare aumenti del costo unitario del prodotto; • prevenire danni o condizioni di disturbo a persone o cose nel sito dell’impianto o in zone ad esso esterne; • prevenire la diffusione di inquinanti negli ambienti di lavoro; • consentire il recupero di energia, materiali, calore, dagli aeriformi trattati; • consentire il ricircolo di aria filtrata negli ambienti di lavoro; • ridurre i rischi di incendio, esplosione, ecc. In relazione alle esigenze individuate come primarie, si procede verso l’esame delle caratteristiche del processo o impianto e degli interventi possibili. Non di rado possono ottenersi sostanziali economie sui sistemi di filtrazione o depolverazione intervenendo all’origine, cioè sul processo fonte degli stessi inquinanti. Per un esame preliminare del problema è necessario disporre di due serie di dati: • caratteristiche dell’impianto che emette gli inquinanti • natura degli inquinanti e loro caratteristiche. Tab. 14 Prestazioni tipiche di sistemi di depolverazione Tipo Cartucce Cicloni Scrubber (lavatori ad umido) Separatori a maniche Precipitatori elettrostatici Effic. di separazione ponderale % 100 85 90 Minimo diametro polveri µm 0,5 10 5 Carico di polveri ammesso mg/m³ 5.000 2.000 2.000 99 95 1 2 500 200 Nella prima, rientrano le informazioni relative alla climatologia del sito, presenza di venti dominanti, pressione, temperatura, umidità relativa, ecc. Quindi, informazioni sull’impiego dell’energia e sui materiali o sostanze impiegate nel processo da cui originano gli inquinanti. Infine, l’esame delle normative di tutela personale e ambientale in vigore. Per gli inquinanti di origine gassosa, si richiede la conoscenza della natura e concentrazione. Per le polveri, inoltre è importante conoscere la distribuzione delle dimensioni, la loro concentrazione con i valori medi ed estremi; quindi, le loro possibili caratteristiche in termini di capacità di erosione, abrasione, adesione, ecc., insieme con le proprietà elettriche (resistività), non ché l’eventuale solubilità. Importante è conoscere il valore di concentrazione per unità di volume, ai fini di stime per il recupero. Tossicità, infiammabilità, predisposizione ad esplosione sono ulteriori fattori da accertare. Nella scelta del sistema di depolverazione è molto importante la precisa conoscenza della distribuzione delle dimensioni delle polveri. Infatti, l’efficienza di tali sistemi è fortemente influenzata dal diametro delle particelle. Se dati precisi non sono disponibili, è necessario effettuare dei prelievi con metodi e accorgimenti tali da produrre risultati significativi. La concentrazione, in peso, delle polveri emesse da impianti industriali spazia tra limiti di notevole ampiezza. Si va da 20 mg/m3 fino a 40.000 mg/m3 ed oltre. I sistemi di depolverazione disponibili si configurano in pochi tipi fondamentali, a seconda del principio o dei meccanismi di intercettazione di base: • separatori centrifughi (cicloni, inerziali, a gravità) • filtri a maniche / tasche • precipitatori elettrostatici • separatori a umido (torri a umido, scrubber, cicloni a umido) • filtri a cartucce Soprattutto l’esperienza pratica ha consentito di individuare, per i diversi settori industriali, i tipi di depolveratori più rispondenti. Le prestazioni relative dei differenti sistemi di depolverazione sono riportate nella tab. 14. La tab. 15 riassume le situazioni più comuni nella realtà industriale. filtrazione 268 www.sagicofim.com ® Filtri e depolveratori industriali Legenda: O Impiego ottimo (consigliato) B Impiego buono D Impiego discreto S Impiego scarso Tab. 15 Impieghi più comuni di sistemi di depolverazione industriale Separatore centrifugo o inerziale Precipitatori elettrostatici Separatori a umido scrubber cabine a velo Filtri a maniche / a tasche Filtri a cartucce 200 ÷ 1000 50 ÷ 500 S S D S O 20 ÷ 50 2 ÷ 50 2 ÷ 20 200 ÷ 1000 300 ÷ 1000 100 ÷ 200 S S S B O Chimica • Miscelazione • Macinazione • Confezionamento 10 ÷ 100 5 ÷ 20 20 ÷ 100 100 ÷ 500 300 ÷ 1000 200 ÷ 1000 S S S B O Lavorazione plastica • Miscelazione • Lavorazione a caldo • Lavorazione a freddo 2 ÷ 20 0,5 ÷ 20 10 ÷ 100 100 ÷ 500 50 ÷ 200 200 ÷ 1000 D S S B B Agricolo • Lavorazione cereali • Essicazione • Confezionamento 10 ÷ 500 10 ÷ 100 50 ÷ 500 500 ÷ 2000 100 ÷ 500 500 ÷ 2000 B S S B D Metallurgia • Forni elettrici • Alto forni • Trasporto minerali 10 ÷ 50 20 ÷ 200 50 ÷ 500 500 ÷ 5000 300 ÷ 2000 500 ÷ 5000 B B D D O Lavorazione meccaniche • Laser / Plasma • Saldatura • Verniciatura 0,5 ÷ 10 0,5 ÷ 5 2 ÷ 30 10 ÷ 50 50 ÷ 20 100 ÷ 500 S D D S O Lavorazione legno • Taglio • Finitura • Verniciatura 50 ÷ 1000 20 ÷ 500 2 ÷ 30 200 ÷ 2000 50 ÷ 1000 100 ÷ 500 B S B D/B S Ceramica • Atomizzazione • Confezionamento • Verniciatura 2 ÷ 20 5 ÷ 100 2 ÷ 30 200 ÷ 2000 50 ÷ 1000 100 ÷ 500 S S D S O Ø Particelle Concentrazione polveri µm mg/m³ Farmaceutica • Granulazione • Rivestimento 10 ÷ 50 5 ÷ 10 Farmaceutica / Alimentare • Confezionamento • Macinazione • Pesatura Settore e lavorazioni filtrazione www.sagicofim.com 269