Aloe vera fra evidenze scientifiche e pratica
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Aloe vera fra evidenze scientifiche e pratica
Indice Pag. 1. Introduzione 1 2. Legislazione riguardante l’uso delle piante medicinali 8 3. Brevi cenni storici 17 3.1 XX secolo 3.2 Storia dell’aloe in veterinaria 4. Descrizione della pianta 5. Composizione e meccanismo di azione 5.1 Composizione 5.2 Meccanismo d’azione 6. Usi clinici dell'aloe. Articoli e studi a partire dagli anni trenta 6.1 Alcuni esempi di usi clinici in veterinaria 7. La ricerca: dati acquisiti e frontiere 8. Conclusioni 9. Bibliografia 1 ALOE VERA 1. Introduzione In Italia il termine medicine non convenzionali (MNC) identifica le discipline che sono state riconosciute nel 2002 dal consiglio nazionale della federazione nazionale degli ordini dei medici e odontoiatri (FNOMCeO)-sulla scorta di risoluzioni del Parlamento europeo (1997) e del consiglio d'Europa (1999)-e che corrispondono alle definizioni di "Complementary Medicine", “Alternative Medicine”,“Unconventional Medicine”, “Traditional Medicine”, e al termine adottato nella letteratura scientifica internazionale (Cochrane Collaboration, Consensus conference, 1997) di: “Complementary and Alternative Medicine”[medicitalia.it]. Quindi, la medicina non convenzionale, complementare, o alternativa, nel mondo anglosassone viene definita come: "CAM" (complementary and alternative medicine) definendola come scelta terapeutica "complementare" o "alternativa" a quella ufficiale. L'Organizzazione Mondiale della Sanità considera i termini "non convenzionale", “ alternativa” e “complementare” tra loro interscambiabili ma viene riservato il termine "non convenzionale" a quei paesi, come l'Italia, in cui questi sistemi di salute non vengono inseriti nel piano formativo curriculare obbligatorio del corso di Medicina e Chirurgia e non facciano parte del sistema sanitario nazionale dominante [popolis.it]. Esse, quindi, si differenziano in modo sostanziale dalla biomedica perché usualmente non sono praticate e insegnate nelle istituzioni mediche ufficiali [fareantropologia.it]. Nel documento di Terni del 2002 da parte della FNOM&O, viene utilizzato il termine "non convenzionale" e viene raccomandato di continuare a definirle, in questo modo. Queste pratiche sono riconosciute come “atto medico”(“l’esercizio delle medicine non convenzionali è da ritenersi a tutti gli effetti un atto medico” [FNOMCeO 2002]) vale a dire sono di specifica competenza dei medici e non possono essere esercitate da altre figure professionali. Nel documento vengono elencate: Agopuntura, Fitoterapia, Medicina Ayurvetica, Medicina Antroposofica, Medicina Omeopatica, Medicina Tradizionale Cinese e Omotossicologia [popolis.it]. Nell'elenco iniziale della FNOMCeO erano presenti anche Chiropratica e Osteopatia che, pur rientrando nel novero delle MNC, sono considerate professioni sanitarie primarie, sono regolamentate diversamente e possono essere esercitate da non medici 2 a seguito dello svolgimento di un percorso formativo stabilito a livello internazionale [medicitali.it]. “La Federazione nazionale degli ordini veterinari italiani medici veterinari (FNOVI) ha riconosciuto fin dal 2003 l’esclusiva competenza (articolo 30 del codice di deontologia veterinaria) del medico veterinario nell’esercizio delle MNC nella cura sia degli animali da reddito, sia degli animali da compagnia. Le MNC riconosciute in ambito veterinario in Italia sono cinque: agopuntura, medicina tradizionale cinese, medicina omeopatica, omotossicologia, fitoterapia” [senato.it]. Solo i medici chirurghi regolarmente iscritti all'ordine risultano quindi autorizzati a praticare tali medicine non convenzionali; nel farlo non posso esimersi dal rispetto dell’articolo 15 del Codice Deontologico riportato di seguito: “il ricorso a pratiche non convenzionali non può prescindere dal rispetto del decoro e della dignità della professione e si esprime nell’esclusivo ambito della diretta e non delegabile responsabilità professionale del medico. Il ricorso a pratiche non convenzionali non deve comunque sottrarre il cittadino a trattamenti specifici e scientificamente consolidati e richiede sempre circostanziata informazione e acquisizione del consenso. E’ vietato al medico di collaborare a qualsiasi titolo o di favorire l’esercizio di terzi non medici nel settore delle cosiddette pratiche non convenzionali” [popolis.it]. Nel trattato Fitoterapia Moderna (2003) di Antonello Sannia egli usa il terrnine “fitomedicine” e precisa che esse sono costituite da un complesso o per meglio dire un “fitocomplesso” che comprende diversi “fitocomposti” che posseggono diverse attività biologiche: dalla natura chimica, al contenuto, all’attività . Alcuni fitocomposti hanno effetti specifici, altri risultano responsabili di un ruolo addizionale. Rispetto ai farmaci di sintesi, quindi, le fitomedicine hanno un’attività che non può essere attribuita ad uno specifico principio attivo perché nel fitocomposto sono presenti altri costituenti che vi contribuiscono, portando ad un miglioramento della biodisponibilità dei principi attivi, modulando l’azione farmacologica e riducendo la tossicità eventuale [Pignattelli 2007]. Quindi le medicine non convenzionali sono dottrine e pratiche che in Europa e nei paesi occidentali hanno goduto di una certa diffusione a partire più o meno dall'ultimo quarto del novecento, giungendo a far presa su segmenti significativi della domanda del mercato sanitario, in particolare si sono diffuse fra gruppi sociali 3 medio alti e le persone più giovani e con un più alto livello di istruzione [fareantropologia.it]. Sono state effettuate delle ricerche quantitative in proposito: si afferma di solito che almeno il 50% dei cittadini dei paesi occidentali abbia almeno una volta usato una medicina non convenzionale, e una più bassa ma importante percentuale, e cioè superiore al 10%, fa ricorso alle MNC in modo sistematico per scelta e per vera e propria filosofia di vita. L’European Forum for Complementary and Alternative Medicine parla oggi di 100 milioni di utenti in Europa [fareantropologia.it]. Quindi i preparati a base di erbe officinali che vengono usati come strumenti alternativi o complementari di cura, al posto dei metodi della medicina convenzionale, nell’ultimo decennio hanno conosciuto in Italia una diffusione sempre maggiore e lo si può capire dall'indagine multiscopo sulle “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari 1999-2000”, condotta dall'ISTAT (mesi di Settembre e Dicembre 1999) su un campione di circa 30 000 famiglie, pari a oltre 70000 individui dove viene mostrato come tra le terapie non convenzionali, il 4,8% della popolazione usa la fitoterapia , come unico trattamento o in combinazione con rimedi omeopatici. I principi attivi estratti dai vegetali trovano largo impiego anche in medicina veterinaria come: antibatterici, antimicotici, antiparassitari e disinfettanti; ad alcuni fitocomplessi (es. Echinacea spp.), vengono inoltre attribuite proprietà immunostimolanti. Studi recenti hanno portato in evidenza che i complessi fitoterapici per la profilassi delle elmintiasi gastrointestinali dei ruminanti sono efficaci [Githiori JB et al. 2006] e così hanno contribuito a far riconoscere la fitoterapia come un’alternativa valida e conveniente rispetto ai farmaci di sintesi usati di solito nell’allevamento intensivo. E’ stato effettuato, recentemente, uno studio in 60 allevamenti biologici e questo ha portato in evidenza che vengono impiegate 128 diverse specie vegetali nel trattamento di diverse patologie dei ruminanti e ciò potrebbe dimostrare l’efficacia di alcuni particolari rimedi tra cui Hypericum perforatum, Malva sylvestris, Calendula officinalis, Arnica spp., e Echinacea purpurea usate per il trattamento delle ferite, Euphrasia officinalis per le affezioni oculari, Juniperus communis, Allium sativum, Artemisia spp. e Pinus spp. in caso di endoparassitosi, Mentha spp., Ruta 4 graveolens e Lavandula officinalis contro gli ectoparassiti ed Hedera helix nelle ritenzioni della placenta [Lans Cet al. 2007]. Gli stessi Autori hanno, inoltre, identificato 97 specie vegetali utilizzabili nel trattamento di svariate patologie nel cavallo, come: affezioni della cute (Plantago major, Ricinus communis e Commiphora myrrha), stati di ansia (Passiflora incarnata e Valeriana officinalis) e squilibri ormonali (Fragaria virginiana, Tilia europea, Oenothera biennis e Matricaria chamomilla); infusi di salvia (Salvia officinalis) e lavanda (Lavandula angustifolia) vengono impiegati come tonici dopo le gare; pasta a base di pepe di cajenna (Capsicum spp.) ed olio di oliva sono utilizzati per il trattamento di stati dolorosi dei muscoli e delle articolazioni; biancospino (Crataegus oxyacantha) come cardiotonico; liquirizia, timo (Thymus spp.) e aglio (Allium sativum) per la terapia di affezioni blande delle vie respiratorie [Lans C et al. 2006]. I prodotti medicinali a base di erbe officinali vengono considerati farmaci a tutti gli effetti e rientrano nella definizione del DLvo 29 maggio 1991, n. 178 che recepisce la Direttiva CEE 65/65: “Ogni sostanza avente proprietà curative o profilattiche delle malattie umane o animali, nonché ogni sostanza da somministrare al fine di stabilire una diagnosi medica o di ripristinare, correggere o modificare le funzioni dell’uomo e dell’animale”. E’ necessaria un’autorizzazione preventiva da parte del Ministero della Salute per qualsiasi sostanza e, in base a questa definizione, risulta che nessun prodotto è di per se stesso, per le proprie caratteristiche intrinseche, medicinale, ma lo diventa quando gli vengono attribuiti effetti terapeutici. Nella definizione non viene escluso che un prodotto, secondo le indicazioni con cui viene presentato, possa essere sia un medicinale che un alimento [notiziario dell’Istituto Superiore di Sanità]. Il maggiore campo d’impiego della MNCV è nella zootecnia biologica dove è necessario ridurre il più possibile l’utilizzo dei farmaci veterinari allopatici, ottenuti per sintesi chimica. Infatti, nel caso di patologie di varia origine, devono essere utilizzati come farmaci di prima scelta: i prodotti fitoterapici (estratti vegetali, essenze e olii) nonché prodotti omeopatici e/o oligoelementi quali sodio, calcio, 5 fosforo, magnesio e zolfo. Solo nel caso in cui l’utilizzo di tali prodotti non dovesse risultare efficace allora è consentito l’utilizzo dei farmaci allopatici, ma bisogna preferire quelli rapidamente metabolizzati, caratterizzati da un basso impatto ambientale, da minori effetti collaterali e per i quali deve essere previsto, peraltro, un tempo di sospensione di durata doppia rispetto a quello stabilito per legge [veterinario2.it]. Anche negli allevamenti tradizionali potrebbero trovare impiego le MNC, sia perché i farmaci non convenzionali risultano più economici di quelli ottenuti per sintesi chimica, sia perché, contenendo concentrazioni infinitesimali di principio attivo, non necessitano di alcun periodo di sospensione. Negli ultimi anni, i consumatori, molto più attenti non solo alla sicurezza alimentare ma anche al benessere animale, preferiscono gli alimenti di origine animale che provengano da animali trattati con farmaci non convenzionali . Le MNC in ambito veterinario sono una realtà consolidata da tempo in molti Paesi dell’Unione Europea: Paesi del Nord Europa, Regno Unito, Francia, Spagna, Germania e Svizzera dove tali discipline hanno frequente applicazione sia nel trattamento delle affezioni dei piccoli animali che negli animali da reddito [veterinario2.it]. E’ stato recepito il regolamento comunitario n. 1804 del 19 luglio 1999 con decreto ministeriale n. 91436 del 04 agosto 2000 che completa, per le produzioni animali, il regolamento CE n. 2092/91, e la successiva modifica del 29 marzo 2001. A partire dal 2003, in Italia, è stata istituita inoltre la U.M.N.C.V. (Unione Medicina Non Convenzionale Veterinaria) ovvero le istanze dei veterinari “esperti” in: Omeopatia, Omotossicologia, Fitoterapia, Agopuntura e Medicina Tradizionale Cinese. Questo organismo serve a sottolineare l’importanza sanitaria, sociale ed economica delle MNC, ed a promuovere il riconoscimento legislativo di tali pratiche per arrivare ad avere una regolamentazione con il fine di legittimare le MNC in veterinaria e di identificare con chiarezza gli operatori professionali di riferimento e di tutelare gli stessi. Un passo in avanti è stato fatto con il D.L.vo 193/2006 (attuazione della Direttiva CE 28/2004) relativo ai medicinali veterinari , nel quale si ha il riconoscimento dei medicinali veterinari omeopatici, all’art. 1: “Medicinale veterinario omeopatico: ogni medicinale veterinario ottenuto da sostanze denominate materiali di partenza omeopatici secondo un processo di fabbricazione omeopatico descritto dalla 6 Farmacopea europea o, in assenza di tale descrizione, dalle farmacopee attualmente utilizzate ufficialmente dagli Stati membri. Un medicinale veterinario omeopatico può contenere più materiali di partenza”. Negli ultimi anni sono state presentate svariate proposte di legge da diverse regioni italiane che riguardano le MNC, ad esempio: quella approvata della regione Emilia Romagna il 5 luglio 2006 riguardante la “Disciplina delle Medicine Non Convenzionali esercitate da laureati in medicina e chirurgia, odontoiatria e veterinaria”. Il rapporto EURISPES Italia riporta i seguenti dati: nel 2006 il 10,6% della popolazione ha fatto uso di MNC; nel 2009 il 18,5 %; nel 2010 sempre il 18,5%; nel 2012 il 14,5% . Riporto tali dati in un grafico: 20 18 16 14 12 10 8 6 4 2 0 Anno 2006 Anno 2009 Anno 2010 Anno 2012 Fig. Rapporti Eurispes degli ultimi anni circa l'uso delle MNC in Italia – Sulle ascisse vi sono le percentuali annue mentre sulle ordinate vengono riportati gli anni in cui è stato stilato il rapporto (EURISPES). In una tabella riassuntiva dei principali dati sulla diffusione delle medicine non convenzionali in Italia, e su come la parte della popolazione percepisce tale terapia, vengono forniti i dati dall'associazione per la medicina centrata sulla persona Onlus: ad esempio i dati ISTAT anno 1996-99 indicano che 9 milioni di italiani fanno uso 7 delle medicine non convenzionali e cioè il 15,5%, mentre per quanto riguarda ISTAT nell’anno 2005: 8 milioni di italiani usano le MNC; invece i dati ABACUS dell’anno 2003 riportano che il 23% della popolazione fa uso di medicine non convenzionali; i dati ISPO sempre nel 2003 dicono che il 65% della popolazione conosce il termine medicine non convenzionali e/o ne conosce l’esistenza; il FORMAT nell’anno 2003: il 23,4% degli italiani usa regolarmente le medicine non convenzionali mentre il 31,7 % le ha usate almeno una volta; CENSIS ( 2003 ) : il 50 % degli italiani considera utili le medicine non convenzionali ; il 65 % , invece , vorrebbe più controlli da parte dell’ autorità sanitaria nazionale ; più del 70 % degli italiani vorrebbe che fossero rimborsate dal Servizio Sanitario Nazionale; Menniti – Ippolito et al . (2004 ) : follow-up di tre anni su 52.332 famiglie : il 15, 6 % fa uso di MNC ( omeopatia 8,2 % , terapie manuali 7 % , fitoterapia 4,8 % , agopuntura 2,9 % , altre MNC 1,3%) ; CENSIS ( 2008 ) il 23,4 % si è rivolto alle MNC nell’ anno precedente in particolare omeopatia e fitoterapia ; HEALTH MONITOR COMPUGROUP MEDICAL – IL SOLE 24 h sanità ( 2011): circa il 52 % dei medici di medicina generale suggerisce medicinali omeopatici ai propri pazienti. 2. Legislazione riguardante l’uso della piante medicinali La legge n°99 del 6 gennaio 1931 è il primo ordinamento, uscito in Italia nel periodo fascista, dove vengono definite le piante officinali come "piante medicinali aromatiche o da profumo, comprese in un elenco approvato con regio decreto, su e le foreste ". Il regio decreto è quello numero 772 del 1932 e contiene l'elenco di 54 piante officinali spontanee con attività terapeutiche, aromatiche e cosmetiche. La legge (n.99 del 1931) stabilisce che solo chi possiede il diploma di erborista può raccogliere e successivamente utilizzare, per preparazioni industriali , le piante officinali. E’, infatti necessaria un’autorizzazione ( Carta di autorizzazione, art.2) : essa conferisce la qualità di raccoglitore e specifica quali siano le piante officinali da coltivare e da raccogliere e inoltre quali siano le modalità di raccolta e l’epoca in cui effettuare la stessa (art. 3). La vendita al dettaglio è riservata al farmacista se la pianta ha effetti terapeutici oppure è possibile nei negozi di erboristeria o alimentari. La differenza è nella destinazione d'uso del prodotto, non in base alla sua natura. 8 Questa è una distinzione che ancora compare nella normativa vigente. Nel 1981 la circolare del Ministero della Sanità riporta la suddivisione in due categorie delle erbe officinali con canali di commercializzazione distinti (farmacia-erboristeria), nascono così nuove problematiche dovute alla riscoperta dell'erboristeria da parte di una vasta fetta della popolazione italiana. Nella circolare c’è un richiamo all'applicazione delle norme vigenti (legge 6 gennaio 1931, numero 99), nel quale viene sottolineata la necessità di registrare per la commercializzazione dei prodotti medicinali a base di piante officinali. La circolare ribadisce che per tali prodotti vi è l'esclusiva di vendita riservata al farmacista in farmacia e implicitamente la normativa abbraccia tutti i prodotti a base di piante tossiche che vengono riportati in apposito elenco. Le piante acquisite dalla tradizione popolare nell'uso domestico sono invece riportate in un altro elenco e sono vendibili anche al di fuori della farmacia. E’ espressamente vietato agli erboristi di miscelare, anche su prescrizione medica e dare qualsiasi suggerimento ai clienti circa i rimedi a base di erbe. Dopo l'applicazione della suddetta circolare, le droghe vegetali sono state suddivise in quattro classi in un elenco elaborato presso il Ministero della Sanità: la prima ad uso esclusivo dei farmacisti (alto potere tossico e farmacologico), la seconda con prodotti farmacologicamente attivi (vendibili anche in erboristeria), la terza con droghe prive di pericolosità (vendibili in erboristeria), la quarta con droghe in libera vendita in quanto alimenti. Sono stati presentati numerosi disegni di legge allo scopo di chiarire la definizione di prodotto erboristico, di definirne i requisiti, l'etichettatura e le modalità di distribuzione e di vendita per favorire il rilancio del settore. Le proposte sono anche mirate a fornire una definizione legislativa chiara riguardo le competenze delle figure professionali che operano nel settore dell'erboristeria, cercando di determinare le possibili sovrapposizioni di ruolo tra erborista e farmacista. Nel corso della passata legislatura, un disegno di legge sulla regolamentazione del settore erboristico, unificazione di diverse proposte in un unico testo , era stato approvato dalla XII Commissione della Camera dei Deputati; la proposta di legge passata all'esame del Senato (Atto n. 348), ha percorso tutto l'iter in Commissione 9 Igiene e Sanità, senza alcuna modifica. Il testo unificato è stato poi ripresentato nella XIV legislatura. La proposta di legge disciplina il settore erboristico regolamentando le fasi di produzione, di commercializzazione, (all'ingrosso e al dettaglio), e di importazione dei prodotti erboristici. Ad esempio, all'articolo 2 vi sono le definizioni e l'uso dei prodotti erboristici, mentre all'articolo 3 vengono classificate le piante, le loro parti, i derivati e altri prodotti naturali da cui possono essere ottenuti i prodotti erboristici. Vengono proposte due tabelle nelle quali vengono elencati i prodotti da vendere esclusivamente in farmacia e quelli che possono essere venduti sia in erboristeria che in farmacia. Proposta di legge presentata alla camera il 30 maggio 2001 (atto della camera n. 278) che disciplina le attività di lavorazione, trasformazione, confezionamento e commercializzazione all'ingrosso e al dettaglio delle piante e delle loro parti per uso erboristico e la produzione dei prodotti erboristici (www.camera.it ): La proposta ha in comune con la precedente: la volontà di promuovere la cultura erboristica in Italia e la ricerca nel settore, supportando progetti di ricerca finalizzati allo studio e alla valorizzazione delle piante officinali e delle relative tecniche di coltivazione e trasformazione. L'intento di riqualificare il settore erboristico e la figura dell'erborista chiarendone il ruolo e garantendone la professionalità. All'articolo 2 vengono definiti i prodotti erboristici : "prodotti a base di piante o parte di pianta fresca o essiccata per i quali non esiste una documentazione scientifica di attività terapeutica e privi di attività nutrizionale o impiegati a scopo non nutrizionale né cosmetico. Conseguentemente i prodotti erboristici non possono essere presentati come aventi alcuna attività di prevenzione e cura delle malattie". I Fitoterapici Per fitoterapici s’intendono sia le fitomedicine che i medicinali vegetali tradizionali [Federici et al. 2005]. 10 La fitoterapia, branca della medicina in cui si prevede l’utilizzo, a scopo preventivo e curativo, di piante medicinali e loro derivati ( AS 502 del maggio 2008, art 2) si basa sul concetto di attività terapeutica complessiva della pianta, cioè tutti i costituenti risultano farmacologicamente attivi e concorrono a determinare l'attività terapeutica totale della pianta medicinale. Avrebbero quindi un ruolo diretto e indiretto che ridurrebbe l'eventuale tossicità o modulerebbe la farmacocinetica di altre molecole come i tannini, le vitamine, i sali minerali e le mucillagini. Oltre il 30% dei farmaci, che vengono utilizzati attualmente, hanno come principio attivo un metabolita secondario o un derivato delle piante biologicamente attivo. Ad esempio la morfina, che viene ottenuta dal papavero dell'oppio o la digossina ottenuta dalla digitale. La fitoterapia usa anche estratti che contengono diverse sostanze che andrebbero ad influenzarsi reciprocamente, secondo il principio della sinergia. La strategia terapeutica che mira a bersagli multipli nello stesso organismo, in questi ultimi anni, tuttavia, ha ricevuto una crescente attenzione perché molte malattie presentano una natura multifattoriale (fattori di rischio piuttosto che cause), e questo grazie al riconoscimento della complessità biologica e dell’emergere della biologia dei sistemi. La WHO dà la definizione di fitomedicine come quei farmaci il cui principio attivo è vegetale e che sono vendibili esclusivamente in farmacia dietro prescrizione medica o al banco come farmaci. Inoltre considera fitomedicine tutti quei prodotti medicinali che sono finiti ed etichettati e che contengono esclusivamente piante come principio attivo [Federici et al. 2005]. La legislazione comunitaria considera come farmaci a tutti gli effetti le fitomedicine e ne autorizza la vendita solo se può essere dimostrata la loro sicurezza; se vengono fabbricati seguendo le regole di buona qualità; siano confezionati ed etichettati seguendo le disposizioni dell’Unione Europea; e chi li prescrive e li distribuisce sia un operatore sanitario qualificato (farmacista o medico) [Federici et al. 2005]. Il decreto legislativo del 29 maggio 1991 numero 178 e successive modifiche regola la produzione di fitoterapici e l'autorizzazione da parte del Ministero della Salute. Ad esempio all'articolo 9 disciplina il rilascio e la revoca dell'autorizzazione all'immissione in commercio. Invece nell'articolo 10 definisce i requisiti di qualità, di sicurezza d'impiego e di efficacia terapeutica necessari per la registrazione. 11 All'articolo 13 inserisce la fitoterapia tra le prestazioni erogate dal Servizio Sanitario Nazionale. Le proposte di legge presentate offrono un quadro piuttosto chiaro della difficoltà di definire il settore e quindi di formulare delle regole che consentano di tenere sotto controllo tutti i differenti aspetti del mercato delle erbe officinali a tutela della salute del consumatore. Nella prima proposta le definizioni di prodotto erboristico e di uso erboristico inserite nel testo non eliminano la fonte di rischio potenziale che viene dall'impossibilità di fare rientrare in una definita categoria molti prodotti a base di erbe. Nell’Allegato A della circolare “Aniasi” abbiamo l’Elenco (esemplificativo) di piante medicinali vendibili soltanto dal farmacista, in farmacia, ad esempio: Aconito (Aconitum Napellus L); Aloe (Aloe Vera Lamk-Aloe Succotrina Lamk); Arnica (Arnica Montana L.); Belladonna (Atropa Belladonna L.); Digitale (Digitalis Purpurea L.- Digitalis Ianata Ehrh). Nell’Allegato B vi è invece l’Elenco (esemplificativo) di piante medicinali aromatiche e da profumo vendibili anche fuori di farmacia dove invece vi sono ad esempio: Calendula (Calendula officinalis L.); Camomilla ( Matricaria Chamomilla L.); Cannella (Cinnamomum zeylanicum Nees); Curcuma (Curcuma longa L.); Ginepro (Juniperus communis L). 12 Gli integratori alimentari In Italia il mercato più ampio dei prodotti erboristici non medicinali è quello degli integratori alimentari che sono regolamentati dalla legislatura relativa ai prodotti alimentari. Nel decreto legislativo del 1992 e successive modifiche, ad esempio, all'articolo 6, si parla delle norme riguardanti l'etichettatura degli integratori, è importante, ad esempio, che nell'etichetta non debbano essere attribuite al prodotto proprietà terapeutiche e/o curative e non deve essercene neppure riferimento e questo viene ribadito anche nel decreto legislativo 23 giugno 2003 n. 181, attuazione della direttiva 2000/13/CE, all'articolo 2. Il decreto legislativo numero 169 del 21 maggio 2004 e la direttiva correlata introducono una nuova definizione di integratori alimentari: " Prodotti alimentari destinati ad integrare la comune dieta e che costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali le vitamine e i minerali, o di altre sostanze aventi un effetto nutritivo o fisiologico, in particolare ma non in via esclusiva aminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre ed estratti di origine vegetale, sia monocomposti che pluricomposti, in forme predosate” [Federici et al. 2005]. I termini: ‘complemento alimentare’ o ‘ supplemento alimentare’ sono da intendersi come sinonimi di ‘ integratore alimentare’ . La Direttiva europea 2004/24/CE pubblicata nella Gazzetta Ufficiale numero L 136 entra in vigore il 1 maggio del 2011. Essa modifica "per quanto riguarda i medicinali vegetali tradizionali, la direttiva 2001/83/CE recante un codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano". Per l'esattezza la direttiva 2001/83/CE, recepita dal DLvo 219/2006, indica come medicinali vegetali tradizionali: le sostanze o associazioni di sostanze aventi proprietà curative o profilattiche per l’uomo; ogni sostanza o associazione di sostanze utilizzata sull'uomo o somministrata all'uomo per ristabilire le funzioni fisiologiche, esercitando un'azione farmacologica, immunologica e che possa aiutare a stabilire una diagnosi medica. 13 La Direttiva 2004/24/CE reca un codice comunitario che riguarda i medicinali per uso umano e nel quale viene istituita una categoria speciale: “ i medicinali vegetali tradizionali” [Federici et al. 2005]. Nella direttiva per medicinale vegetale s’intende ogni medicinale che contenga esclusivamente, come principi attivi, una o più sostanze vegetali o uno o più preparati vegetali, oppure una o più sostanze vegetali in associazione ad uno o più preparati vegetali. Per il medicinale vegetale tradizionale vi sono delle disposizioni speciali per cui esso deve rispondere a dei requisiti (articolo 16 bis). All'Articolo 16 bis si dice che è stata istituita una procedura di registrazione semplificata per i medicinali vegetali che soddisfano tali requisiti, ovvero: che in virtù della loro composizione o del loro scopo, il loro destino d’uso può essere senza un controllo medico per necessità di diagnosi, di una prescrizione o per il controllo del trattamento; è prevista la somministrazione di tali medicinali solo in una determinata concentrazione e posologia; si tratta di un preparato per uso orale, esterno e/o inalatorio; è trascorso il periodo di impiego tradizionale ovvero 30 anni, 15 nella Comunità; i dati relativi all'impiego tradizionale del medicinale sono sufficienti; in particolare, il prodotto ha dimostrato di non essere nocivo nelle condizioni d'uso indicate e i suoi effetti farmacologici o la sua efficacia risultano verosimili in base all'esperienza e all'impiego di lunga durata [art 16 bis direttiva 2004/24/CE]. La Direttiva obbliga al supporto di una valida documentazione per quei prodotti impiegati nella Comunità Europea da meno di 15 anni ed esclude quei prodotti vegetali che invece rispondono ai criteri della legislazione in materia di alimenti e quindi devono rientrare invece nella direttiva degli integratori alimentari [Federici et al.2005]. 14 Un altro importante capitolo legislativo riguarda l'utilizzo dei fitoterapici in zootecnica biologica. Nel Regolamento CE 1804 del 1999 all’Allegato I, all’articolo 5, si parla della profilassi e delle cure veterinarie che possono venire impiegate nelle aziende zootecniche biologiche e dell’uso dei medicinali veterinari che bisogna impiegare nel momento in cui l’animale è malato o ferito e deve essere prontamente curato. Per quanto riguarda i prodotti fitoterapici , gli omeopatici, gli oligoelementi bisogna preferire questi agli antibiotici o comunque ai medicinali veterinari allopatici di sintesi. Tali medicinali devono essere efficaci terapeuticamente per quella specie animale e per la cura di cui essa ha bisogno. Nel momento in cui questi prodotti non risultino efficaci per le ferite o le malattie e l’animale sia sofferente e sia essenziale curarlo, possono essere utilizzati antibiotici o medicinali veterinari allopatici di sintesi, sempre sotto le responsabilità di un veterinario. Viene vietato l’uso di antibiotici per trattamenti preventivi e l’uso di medicinali veterinari ottenuti per sintesi chimica. Inoltre si vieta l’impiego di sostanze destinate a stimolare la crescita o l’uso di ormoni o sostanze analoghe atte a controllare la riproduzione ma possono essere somministrati ormoni a singoli animali per trattamenti terapeutici veterinari. E’ necessario, nel momento in cui vengano impiegati medicinali veterinari, specificare il tipo di prodotto, e dettagli che riguardano la diagnosi, la posologia, il metodo di somministrazione, la durata del trattamento e il tempo di sospensione che viene stabilito dalla legge. Queste sono informazioni che devono obbligatoriamente essere dichiarate all’organismo di controllo prima dell’immissione in commercio degli animali o dei prodotti da essi derivati con la denominazione di prodotto biologico o animale da allevamento biologico. Per quanto riguarda il tempo di sospensione, nel caso si siano somministrati medicinali veterinari allopatici ad un animale in un allevamento biologico, deve essere di durata doppia rispetto al tempo stabilito dalle legge o se non viene precisato tale tempo deve essere di 48 ore. Nel 2002 l'Istituto Superiore di Sanità ha attuato un progetto di fitovigilanza nel quale viene riportata l' ”appropriatezza della diagnosi di una reazione avversa da farmaco (ADR) con casi clinici”: quando viene riconosciuta una reazione avversa da farmaco (ADR) bisogna basarsi su una diagnosi differenziale. Vi è infatti una mancanza di uniformità riguardo le definizioni di ADR e questo va ad interferire con il lavoro di chi si occupa di sicurezza dei farmaci. Quando si vuole indicare un 15 evento avverso chi lo segnala impiega dei termini che derivano dalla propria formazione medica o dalla concezione dei meccanismi di reazione ai farmaci e le ditte farmaceutiche ricevendo queste informazioni e le riportano utilizzano gli stessi termini dei segnalatori o codificano detti termini con alcuni che ritengono equivalenti. Esistono diversi sistemi di codificazione delle ADR: WHO-ART. COSTART, MedDRA. Al fine di uniformare il linguaggio della sicurezza dei farmaci è stato deciso dal CIOMS (Council for International Organizations of Medical Sciences) di creare dei criteri per definire le ADR e per la loro corretta applicazione. Per questo la sezione relativa alla fitovigilanza con elenco ADR si propone di portare a conoscenza degli operatori sanitari tali definizioni dettate dal CIOMS, accompagnate da casi clinici, riportati dalla letteratura scientifica internazionale [www.farmacovigilanza.org]. 3. Brevi cenni storici. L’aloe è conosciuta fin dall’antichità per i suoi poteri curativi ed ha lasciato numerose tracce di sé attraverso testimonianze, tradizioni, ed episodi accertati. Il nome “Aloe” significa “amaro” sia dall’ebraico “allal” che dall’arabo “Alloch” [aloedipadreromanozago.it]. I registri più antichi, in cui vi è riferimento all’uso medico dell’aloe, arrivano dalla Sumeria, in epoca precedente alla civilizzazione mesopotamica. Nella città di Nippur sono state trovate delle tavole di argilla, che risalgono al XVIII sec. a.C., dove si descrivono già dettagliatamente le qualità lassative dell’aloe [Stevens 2006]. Le qualità terapeutiche dell’aloe erano conosciute anche in Egitto, gli Egizi la chiamavano “La Pianta dell’Immortalità”; infatti essa faceva parte della composizione dei balsami che venivano utilizzati per imbalsamare il corpo dei Faraoni. Il Libro Egizio dei Rimedi o “papiro Ebers” (XV sec a.C.) descrive ricette mediche dettagliate sull’uso dell’Aloe per unguenti e riporta almeno dodici formule medicinali a base di aloe. Quest’ultimo venne ritrovato dal professor George Ebers, che ha scritto diversi romanzi storici sull’Egitto [Beringer 2009; Stevens 2006 et al.]. Nella cultura Maya, l’Hunpeckin-ci (Aloe), veniva usata contro il mal di testa preparando un infuso del succo diluito in acqua. Le donne Maya invece usavano il 16 gel strofinandolo sui seni per portare a termine più velocemente lo svezzamento dei bambini, dato il gusto fortemente amaro del gel [Roys 1931; Bruschini 2013]. Ippocrate (IV a.C.), considerato il “padre delle medicina”, nel suo Trattato sulle ustioni, descrive le capacità antinfiammatorie, disinfettanti e rigenerative dell’Aloe[armonike.net]. In Occidente Dioskorides Pedanius, medico greco in servizio tra le armate di Roma, scrisse De Medica Materia, il più antico trattato di farmacologia, (conservato a Vienna, Codex Aniline Julianae, nella Bliblioteca Nazionale austriaca) nel 74 d.C., che per più di 1500 anni è stata l’opera botanica medica più importante nell’intero Occidente. In essa si descrivono gli effetti purganti dell’aloe, la sua utilità per curare le ferite e per far cicatrizzare gli ascessi, per eliminare le macchie della pelle, per arrestare la caduta dei capelli, per curare gli orzaioli, per l’ulcera genitale (herpes genitale), per curare l’infiammazione delle tonsille e risolvere il problema delle emorroidi. Plinio il Vecchio, nella stessa epoca di Dioskorides, a Roma, nel suo Historia Naturalis parla dell’aloe e riporta le stesse informazioni di Dioskorides ma aggiunge che le radici, se cotte, possono essere impiegate nella cura delle ulcere da lebbra [Stevens 2006]. Gli scritti di Dioskorides e Plinio mostrano a che livello di conoscenza botanica e medica si fosse arrivati nel periodo antecedente all’era delle scienze naturali. Le loro nozioni, trascritte spesso letteralmente, si ritrovano ancora nei primi erbari pubblicati, dopo il 1500 d.C., che erano destinati ai medici. Un tempo, per convalidare una medicina, era necessario solamente il richiamo all’autorità di un predecessore famoso, invece, nell’era moderna, viene introdotta la verifica attraverso valori specifici empirici. Per questi motivi, anche se questi erbari contengono dei concetti tramandati, è incredibile con quale precisione era già possibile, a quel tempo, descrivere l’aloe come pianta officinale [Belinger 2009]. Un altro medico molto famoso nell’antichità è sicuramente Claudio Galeno (129-201 d.C.) il quale ha descritto dei formulari erboristici dai quali era possibile estrabolare delle ricette per la cura di diverse malattie. Alla base di tutta la medicina del Medioevo vi sono le sue formulazioni erboristiche e la sua dottrina. Ancora oggi vengono usati i termini come “ricetta o prescrizione galenica” e “medicamento o preparazione galenica” per contrapporle alle specialità farmaceutiche [Pignatelli 2007]. 17 Durante il Medioevo (V-XVsec) e il Rinascimento si continuò ad utilizzare ampiamente l’aloe e vi sono testimonianze in alcuni registri storici. Il medico greco Paolo di Egina nel 685 d.C. descrive come egli stesso usava l’aloe come agente antinfiammatorio e per curare dolori di varia natura e le ulcere. Nell’opera di Avicenna, (medico, scienziato e famoso filosofo persiano), Canone di medicina nel XI secolo, egli ribadisce quello che avevano già detto Dioskorides e Plinio e aggiunge che l’aloe può essere utilizzata in diverse malattie degli occhi. Inoltre sostiene che la pianta era conosciuta in Siria sotto il nome di “sabhra, o sebara”, mentre gli arabi l’avevano chiamata “sabir o sabr”. Il significato è uguale per entrambi i termini: sostanza amara e brillante [Stevens 2006]. Durante le crociate, e soprattutto durante l’invasione araba in Spagna, i guerrieri cristiani scoprirono le virtù dell’aloe, il rimedio più usato dai loro avversari musulmani, che ne avevano sviluppato la coltivazione in Andalusia. Questo periodo risultò un momento cruciale affinchè l’aloe si diffondesse in Europa, nella quale era ormai stata relegata a comune pianta ornamentale [Stevens 2006]. Con l’arrivo del Rinascimento, l’aloe ha continuato ad essere utilizzata nei paesi arabi, sulle coste mediterranee, nel nord dell’Africa, nel Medio Oriente, in India e nei territori americani, cioè in tutte le regioni dove erano già diffusi il suo uso e la sua coltivazione . I medici in Europa, al contrario, per più di trecento anni, l’ hanno considerata come un semplice purgante e solo nel nord d’Europa alcuni medici, farmacisti e studiosi di testi classici, hanno portato avanti studi sulle sue proprietà ma con scarsi risultati. E’ probabile che i tentativi di confermare le indicazioni classiche siano falliti per alcuni motivi di ordine pratico: probabilmente la pianta non riusciva a sopravvivere in climi freddi o non conservava le stesse proprietà curative a quelle latitudini o anche non venivano utilizzate le foglie appena tagliate, credendo che la polvere scura ed amara, arrivata dai paesi caldi, avesse le stesse proprietà della pianta ancora viva [Stevens 2006]. Cristoforo Colombo curò i marinai di una delle sue navi (la Santa Maria) con le piante di aloe trovate nel Nord dell’Africa e chiamò l’aloe “dottore in vaso”. Durante il suo viaggio verso il Nuovo mondo, scrisse nel suo diario: “è tutto apposto, a bordo c’è dell’aloe”. Arrivato nelle Americhe riconobbe le piante di aloe, che crescevano spontaneamente già da lungo tempo in questo territorio e aveva un’enorme 18 importanza religiosa per i Maya e i popoli del Messico centrale, e ordinò che ne portassero una buona quantità a bordo [Stevens 2006 et al.]. Terminata la conquista del Nuovo Mondo, i gesuiti spagnoli contribuirono alla diffusione dell’aloe nel XV e XVI secolo, essendo i più eruditi e istruiti del loro tempo, nonchè abili medici. Inoltre conoscevano bene l’aloe in quanto questa pianta cresceva abbondantemente in Spagna e Portogallo dove veniva da essi coltivata. I gesuiti la chiamavano “l’albero di Gesù” ed è grazie a loro che venne importata nei Caraibi (territorio dove non veniva prima coltivata) e da qui il nome Barbadensis, cioè delle isole Barbados [Stevens 2006 et al.]. L’aloe era conosciuta anche tra gli indiani del Sud e Nord America, per il suo potere curativo. In Europa abbiamo conosciuto gli usi della pianta dell’aloe perché i colonizzatori bianchi, a metà del XIX secolo, hanno conquistato i territori degli indiani e, proprio durante la conquista di tali territori, gli indiani erano ancora ben disposti verso gli stranieri e li rendevano partecipi delle loro conoscenze mediche, soprattutto nei casi di bisogno. Infatti molte famiglie sono sopravvissute grazie all’intervento degli indiani e della loro arte nel guarire così si è potuto apprendere dalle lettere che vennero spedite in patria, dove vennero raccontate tali esperienze [Beringer 2009]. Tra gli indiani il Ticitl, guaritore Nahua, conoscendo bene i poteri delle piante, guariva le ferite, i morsi di serpente e le punture di insetto con la polpa di aloe. Inoltre gli Indiani combattevano l’emicrania applicando intorno alla testa cataplasmi di polpa di aloe [Bruschini 2013]. Dal XVII secolo al XX, l’aloe viene comunque citata raramente e solo come purgante, nonostante il suo consumo rimanesse stabile tanto che la Corona Inglese creò un centro di produzione nella sua colonia, alle Barbados. Si produceva aloe non solo però nelle Barbados, ma anche in Africa del Sud, Arabia e Mar Rosso: in effetti il suo commercio fu continuativo finchè le compagnie farmaceutiche produssero dei lassativi meno potenti e più economici. L’aloe, così, fu utilizzata in casi dove fosse necessaria una cura drastica e per preparati di medicina veterinaria. Nel XVIII secolo vi fu un riconoscimento dell’aloe come rimedio efficace per curare le punture d’insetto da parte dell’autorità inglese, ma è nel XX secolo che si iniziò a registrare un interesse per la riscoperta di tale pianta [Stevens 2006]. 19 Nel 1851 i due ricercatori Smith e Stenhouse riuscirono ad isolare l’aloina che è un principio attivo contenuto nell’aloe con proprietà lassative [Bruschini 2013]. Estremo Oriente Nel trattato Historia Naturale, E Morale Delle Indie, Acosta Cristoforo (Josè de Acosta), ricercatore, tratta le droghe provenienti dalle Indie e descrive e cataloga varie piante tra cui l’aloe della quale elenca le varie proprietà benefiche: come, ad esempio, curare le infiammazioni degli occhi, curare il dolore alla testa e la caduta dei capelli [Bruschini 2013]. Nel 1975 in Giappone il dottor Fujita-Gakuen analizzò l’estratto di aloe e dimostrò che aveva proprietà antinfiammatorie. Nel 1989 a Okinawa in Giappone, alcuni ricercatori affermarono che l’aloe conteneva tre sostanze con attività antitumorale: lectina, mannosio ed emodina. Ed inoltre affermarono che l’aloe inibiva il tumore polmonare e curava leucemia e sarcoma [piantedialoe.altervista.org]. L’Aloe è considerata ancora oggi in Giappone la regina delle piante. Se ne coltivano decine di specie e si usa in svariati modi, infatti viene mangiata, bevuta e consumata in tutte le maniere [Bruschini 2013]. Ad esempio: Aloe Saponaria: con la sua polpa si ottengono saponi e cosmetici; Aloe Ferox, Aloe Thraskii e Aloe Marlothii: preparati cosmetici e farmaceutici; Anche in Cina da moltissimi secoli l’Aloe è considerata un rimedio per i problemi della pelle, specifico per le scottature. Sempre in Cina viene definita il “rimedio dell’armonia” ed è considerata infatti una delle maggiori piante terapeutiche dalla farmacopea cinese di Li Shih-Shen (1518-1593). Le spine dell’Aloe Ferox furono usate come aghi dai medici itineranti per praticare l’agopuntura. L’Aloe Sinensis viene usata dalla medicina moderna per il trattamento dell’arteriosclerosi [Bruschini 2013]. 3.1 XX secolo 20 L’aloe fin dagli inizi del XX secolo ha risvegliato l’interesse dei medici occidentali per le sue nuove ed interessanti applicazioni. Mi sembra importante riportare questo elenco, in ordine cronologico, dei più insigni professori e dottori, che vengono solo nominati in questo capitolo riguardante la storia, ma vengono poi per la maggior parte riportati nel capitolo riguardante gli usi clinici dell’aloe (capitolo 6.), perché essi hanno pubblicato i loro studi su riviste scientifiche e i loro articoli trattano esperimenti sull’aloe o usi clinici della stessa. All’inizio degli anni 30’ si dovette ricorrere all’aloe per risolvere il problema degli effetti collaterali dei raggi-x (conosciuti inizialmente come raggi Roentgen) di nuova invenzione, poiché spesso i pazienti, gli operatori e gli stessi medici riportavano ulcere squamose e scottature a seguito dell’uso di tale tecnologia, nelle zone irradiate. I Collins, padre e figlio, due medici del tempo del Maryland, scoprirono che applicazioni di comprese di foglie di Aloe Vera, poi tagliate a metà e poste sulla pelle scottata o ulcerata dai raggi-x, facevano guarire molto rapidamente le lesioni. Notarono anche l’assenza di effetti collaterali applicando ogni due ore le compresse. Crearono così un composto a base di aloe: “Alvagel” e pubblicarono i risultati che avevano raggiunto, usando il loro prodotto [Stevens 2006]. La scoperta fatta dai Collins catturò l’interesse di diversi dermatologi, tra cui il Dott. Carrol D. Wright, il quale concluse che le ulcere, anche di vecchia data, provocate dai raggi-x, davano una risposta positiva a seguito della somministrazione di Aloe Vera [Stevens 2006]. J.E. Crewe venuto a conoscenza delle relazioni dei Collins e di Wright fece alcuni esperimenti e pubblicò degli articoli nel 1937 e nel 1939 dove illustrava che, in tutti i casi trattati con l’aloe, vi era stata una guarigione totale, senza lasciare nessuna cicatrice dove il tessuto si era rigenerato [Stevens 2006] Gli scienziati Gottshal, Lucas, Lickfeldt e Roberts, nel Michigan al Dipartimento di Salute, esaminarono 161 specie vegetali perché volevano scoprire se esistesse un’azione contro il bacillo della tubercolosi in alcune di queste. L’Aloe chinensis, (varietà orientale dell’Aloe vera) e l’Aloe socotrino furono ritenute le più efficaci. [Stevens 2006] 21 Il dottor Alexander Farkas inventò un medicamento che chiamò “Medicamento tropicale con poliuronido di aloe”, nel 1954 a Miami. Egli brevettò il suo prodotto e in una relazione ne descrisse le qualità curative per uso esterno [Stevens 2006]. Alla fine degli anni ’50 Bill Coats stabilizzò con un procedimento naturale la polpa di aloe e nacquero dei prodotti a base di aloe ad uso industriale. Lo stesso B. Coats realizzò un procedimento per conservare gli enzimi e le vitamine contenuti nell’aloe: egli mise in incubazione il gel aggiungendo Vitamina C, la Vitamina E e il sorbitolo [Schweizer 1996]. In Florida nel 1963, tre medici Blizt, Smith e Gerard scrissero una relazione su come curare l’ulcera peptica con l’aloe. Nello stesso anno venne dimostrato che l’aloe inibiva lo sviluppo di vari tipi di batteri (Staphylococcus Aureus e S. Pyogenes, Corybacterium Xerosis, Shighella Paradysenteriae, Salmonella Typhy e Paratyphy) [Stevens 2006 et al.]. El Zawahry, professore di dermatologia all’Università del Cairo, e il dottor Rasahd Hegazy e Helai, nel 1973, spiegarono come usare la polpa di aloe per trattare l’ulcera cronica alle gambe e inclusero tutti i dettagli di alcuni lavori pratici [Stevens 2006]. Nel 1974 il dottor Logai ebbe risultati positivi nel trattare con l’aloe le emorragie traumatiche nel corpo vitreo dell’occhio [Stevens 2006]. Sempre più frequentemente, a seguito di questi studi, vi furono pubblicazioni di articoli riguardanti le diverse applicazioni dell’aloe. Mentre fino a pochi anni prima era una pianta dimenticata, da quel momento fu al centro dell’attenzione di medici e ricercatori [Stevens 2006]. Dai primi anni ’70 negli Stati Uniti l’industria dell’aloe ebbe un grandissimo sviluppo tanto da influenzare la ricerca scientifica [Stevens 2006]. In Russia, rispetto agli Stati Uniti, la ricerca sulle piante medicinali è sempre stata più sviluppata. Lo stato comunista ha sempre sostenuto e stimolato gli studi di terapie naturali, al contrario dell’Occidente, dove le compagnie farmaceutiche, se non erano brevettate, mostravano poco interesse per sostanze e cure naturali. 22 L’aloe in Russia ottenne riconoscimenti ufficiali grazie alla figura di spicco del professor Israel Brekhman, a capo dell’Istituto di Sostanze Biologicamente Attive di Vladivostok [Stevens 2006]. Il dottor Vladimir Filatov,(1875-1956), affermato oftalmologo, ha cercato per tutta la vita di conciliare le esperienze della medicina naturalistica con le conoscenze della medicina tradizionale. [Beringer 2009; Stevens 2006 et al.]. Nella sua idea la chemioterapia e la cura con le piante dovevano lavorare insieme piuttosto che opporsi l’una all’altra per raggiungere la guarigione [Bruschini 2013]. Egli fu il pioniere del trapianto della cornea. Nei suoi trapianti, si basava sul principio che vi è un rinnovamento della crescita di un tessuto consumato, quando viene aggiunto nuovo tessuto delle medesima specie. Per spiegare i suoi successi scientificamente cercò di dimostrare l’efficacia del tessuto refrigerato nelle piante e, quasi al termine della sua vita, scoprì la “terapia degli stimolatori biogenici”, dove alcune sostanze si sviluppavano nei tessuti dell’aloe quando questi venivano esposti a condizioni estreme di vita come buio e freddo. La conclusione del dottore fu che la pianta contenesse degli stimolatori bioenergetici molto più efficaci se sottoposti al freddo e al buio. In seguito molti medici russi hanno adottato la terapia di Filatov. Un nome di spicco è quello di Wolfgang Wirth che nell’opera “Guarire con l’Aloe” descrive l’epopea russa [Bruschini 2013] e il cui preparato si chiamava Aloe D2-biostimolato ovvero ALOGEN secondo Wolfgang Wirth [Beringer 2009; Stevens 2006 et al.]. Il Dottor Max Brandt dette una spiegazione scientifica sul meccanismo di stimolazione degli stimolatori biogenici contenuti nella polpa dell’aloe: “ Il meccanismo del funzionamento degli stimolatori biogenici a base di Aloe, agisce passando per il sistema nervoso centrale. Se l’Aloe provoca un prolungamento della durata dei processi condizionati, induce ad una diminuzione della loro potenza fino alla totale sparizione della stessa. Si può dunque parlare di un rafforzamento di un processo di inibizione nel sistema nervoso centrale già descritto da Pavlov. Il rallentamento dell'attività della corteccia cerebrale che si produce sotto l'effetto dell'Aloe è considerato dai ricercatori più avanzati, come un rallentamento terapeutico protettivo. (...) Tutti i dati clinici dimostrano l'importante attività biologica dell'Aloe e il sicuro effetto degli stimolatori biogenici sul sistema nervoso centrale" [Bruschini 2013]. 23 Nel 1980 arrivò conferma dal dottor Bill Wolfe dell’attività dell’aloe nei confronti di diversi virus e di ceppi batterici. Ne viene dimostrata, inoltre, l’efficacia nella cura dell’herpes [piantedialoe.altervista.org]. Nel 1982, al Chicago Burn Center, John Heggars apportò dei chiarimenti sull’attività dell’Aloe per il trattamento delle ustioni di terzo grado, riguardo il potere riparativo e la cura del dolore. Per Heggars erano i componenti simil cortisonici e l’acido salicilico, presenti nella pianta, ad essere efficaci [piantedialoe.altervista.org]. Nel 1984 gli studi del Dott Danhof dell’Università del Texas, hanno dimostrato che l’applicazione del gel di aloe sulla pelle incrementerebbe da 6 a 8 volte la produzione di fibroblasti umani rispetto ad una produzione cellulare normale. Il Professore riteneva che la riorganizzazione delle cellule nell’epidermide veniva facilitata dai polisaccaridi contenuti nella polpa [Bruschini 2013]. Nel 1985, al Linus Pauling Institute, Jeffrey Bland dimostrò che vi era un miglioramento del processo digestivo e delle affezioni gastrointestinali, grazie all’aloe, con assenza di effetti collaterali [piantedialoe.altervista.org]. Nel 1986 all’Università Reale dell’Arabia Saudita, alcuni ricercatori affermarono che l’estratto secco del succo di Aloe, dato il potere ipoglicemizzante di alcuni principi, veniva usato nella penisola arabica per pazienti affetti da diabete [piantedialoe.altervista.org]. Nel 1987 viene certificata l’attività analgesica e l’accelerazione della guarigione dell’Herpes Zoster, da Rosalie Burns. In questo stesso anno nel Texas, viene conclusa una ricerca dal dottor H.Reg McDaniel, in cui, viene dimostrato che l’aloe inibisce l’attività contro il virus dell’HIV, responsabile dell’AIDS [piantedialoe.altervista.org]. Egli affermò: “ Sembra che la Carrisyn neutralizzi il virus dell’AIDS trasformando il suo involucro proteinico, impedendogli di fissarsi alle cellule T4” [Rapporto preliminare pubblicato nel 1987 sulla rivista Clinical Research]. Nel 1994 all’ ”University of Texas Health Science Center” di San Antonio, Wendell Winters identificò 140 principi attivi, approfondendo la composizione dell’Aloe e ne determinò le proprietà principali [piantedialoe.altervista.org]. 24 Nel 1998 nuove ricerche condotte da Lee mostrarono che l’aloe era in grado di stimolare la formazione di nuovi vasi sanguigni nelle ferite [piantedialoe.altervista.org]. Nei primi anni del 2000 aumentarono le pubblicazioni scientifiche riguardo l’Aloe. Studi sperimentali e ricerche hanno confermato l’efficacia dell’Aloe nel prevenire l’invecchiamento, nel ridurre il colesterolo nel sangue, nel curare infezioni virali gravi e croniche e per il trattamento di forme tumorali. [piantedialoe.altervista.org] 3.2 Storia dell’Aloe in veterinaria L'uso terapeutico dell'Aloe si estese anche agli animali e già nel XVII secolo nelle colonie inglesi d'America, in particolare la Giamaica, l’Aloe si diffuse con il nome di "Aloe cavalline" ovvero un preparato che si otteneva dagli scarti della lavorazione dell’Aloe Vera e si usava poi nell'allevamento dei cavalli. Soprattutto nel XX secolo, negli anni 60, si usò l’aloe in campo veterinario e il dottor R. Holland ne fu uno dei più importanti sostenitori. Egli scrisse un libro intitolato “Creatures in our care” nel 1985 collaborando con B. Coats dove è raccolto uno dei casi più celebri, quello del veterinario Robert Northway, che ha pubblicato una ricerca nel 1975. Grazie agli studi condotti da Robert Northway su gatti, cani e cavalli con patologie micotiche come la tigna, l'uso dell’aloe in campo veterinario, dalla seconda metà del 20º secolo, divenne più frequente [Ledwon 2009]. 4. Descrizione della pianta L’Aloe Vera è una pianta succulenta simile al cactus (Fig. 1), che appartiene alla famiglia delle Gigliacee (lat. Liliacee) ora più precisamente classificate come Aloaceae. A questa famiglia appartengono anche le cipolle, l’aglio, gli asparagi, i tulipani, i gigli e i giacinti. L’Aloe rivela la sua somiglianza con la altre gigliacee al momento della fioritura, essendo invece la pianta, molto diversa per aspetto e profumo dalle altre. I fiori presentano un periantro formato da sei parti, senza distinzione fra calice e corolla e con sei stami all’interno; hanno forma tubulare e sono disposti a grappoli, all’estremità di uno o più gambi che spuntano dall’interno delle foglie (Fig.2) [Stevens 2006]. 25 Fig.1-Foto Aloe Vera da http://viragcenter.hu Fig. 2- Fiore arancione dell’Aloe Vera da Jeffrey Friendl’s Blog Le specie medicamentose più conosciute sono: Aloe vera (Lineo) ovvero Aloe Barbadensis Miller, l’Aloe arborescens e l’Aloe ferox. L’ Aloe barbadensis Miller o 26 Aloe Vera è il nome più frequentemente utilizzato e si riferisce alla varietà della pianta caratterizzata da macchie biancastre. Il termine “Vera” indica la sua genuinità, mentre Barbadensis deriva dal fatto che la prima documentazione venne fatta da Philip Miller nelle isole Barbados nel 1768 [Wyle 2012]. Oltre alle tre specie, di cui sopra, fra le varietà più conosciute e, impiegate a scopi medici, troviamo: l’Aloe chinensis, l’Aloe socotrino, l’Aloe saponaria, l’Aloe striatula, l’Aloe variegata, l’Aloe latifolia e l’Aloe curaçao [Stevens 2006]. La distribuzione della pianta è ubiquitaria: dal Nord America, a vaste regioni dell’Africa, a parti del sud dell’Europa e Cina. Infatti la pianta riesce a crescere in regioni aride e tropicali dato che una delle caratteristiche, comuni a tutte le piante succulente, è l’habitat desertico o semi desertico, anche se è possibile trovarle nelle aree rocciose delle zone temperate dove le precipitazioni sono scarse. E’ per questo motivo che le foglie carnose sono predisposte ad immagazzinare, per lunghi periodi, grandi quantità di acqua e sono inoltre provviste di un sistema che consente la chiusura ermetica degli stami durante le ore di sole, al fine di evitare l’evaporazione [Stevens 2006]. Le spine, che ricoprono le foglie, servono da deterrente per gli animali che volentieri le azzannerebbero per placare la loro sete. Nel caso dell’aloe vera le spine non sono una grande minaccia, ma in compenso il sapore amaro della sua linfa costituisce una buona difesa contro gli erbivori [Stevens 2006]. La parte interna delle foglie contiene una sostanza mucillaginosa che può dilatarsi come una spugna per assorbire l’acqua. Le piante succulente sono in grado di assorbire rapidamente l’acqua presente nel terreno e per fare ciò dispongono di una complessa rete di radici che, penetrando appena pochi centimetri nel suolo, serve a raccogliere l’acqua, accumulatasi anche dopo le scarse precipitazioni e la rugiada [Stevens 2006]. La chiusura ermetica degli stami, durante il giorno, rende la “respirazione” della pianta totalmente differente dagli altri tipi di vegetali; così ad esempio le sostanze gassose, che nelle altre piante vengono espulse nell’atmosfera, nelle piante succulente vengono convertite in zuccheri e amidi che serviranno in un secondo momento come nutrimento alla pianta stessa [Stevens 2006]. 27 E’ una pianta perenne priva di tronco, cioè erbacea o, se esistente, questo risulta essere molto modesto raggiungendo l’altezza di 60-100 cm e la pianta risulta arbustiva [I.Wyle,2012]. Le foglie hanno forma a raggiera, sono carnose e spesse e il colore varia dal verde al grigio-verdastro; delle varietà hanno macchie biancastre a livello della radice delle foglie [Yates 2002]. La caratteristica succulenza delle foglie dell’aloe le permette di resistere a climi poco piovosi, ma soffre a climi ghiacciati e nevosi, mentre mostra una buona resistenza alle infestazioni degli insetti più comuni. Durante l’inverno, le foglie diventano dormienti richiedendo pochissima acqua. Nelle aree nevose, sarebbe meglio conservare la pianta dentro casa o nelle serre [Random house Australia]. Struttura di una foglia di aloe Se si incide una foglia di aloe trasversalmente con un taglio netto (Fig.2), si nota che la parte esterna è costituita da una scorza con uno spessore di circa 2 mm, di colore verde chiaro, secernente un liquido giallognolo. Questa scorza avvolge la polpa che risulta come una massa trasparente, gelatinosa e incolore, che però, osservata all’interno della foglia, può apparire di colore scuro [Stevens 2006]. Fig.2-Foto di una foglia di Aloe Vera tagliata (Spiritusianua.forumcommunyty.net). 28 Dall’esterno all’interno abbiamo (Fig.3): Scorza: se la osserviamo al microscopio nella parte esterna si trovano diversi strati di cellule epidermiche che costituiscono una membrana elastica, la cui caratteristica è la totale impermeabilità, ottenuta attraverso la chiusura ermetica degli stami durante le ore di sole. Area di canali longitudinali: immediatamente sotto la membrana, i canali sono distinguibili se si separa la scorza dalla polpa ed essi occupano la quasi totalità della foglia. Attraverso questi canali scorre la linfa, gialla e molto ricca di aloina, una sostanza amara. Polpa: situata al centro della foglia, formata da cellule parenchimatose che costituiscono il tessuto spugnoso e mucillaginoso, all’interno del quale la pianta immagazzina le riserve di acqua. Alcuni autori sostengono che le più importanti sostanze terapeutiche siano rintracciabili unicamente nella polpa della pianta, altri, al contrario, ritengono che la scorza e la linfa siano le parti più ricche. In base a riferimenti storici e alle più recenti scoperte scientifiche, si ritiene di poter affermare che le sostanze attive benefiche siano situate sia nell’una che nelle altre parti della pianta [N. Stevens, 2006] Fig.3-Foglia di aloe in sezione-Foto da www.naturaservice.com 29 Fig.4- Sezione trasversale di uno stoma di una foglia di aloe: lo stoma è una piccola apertura dell'epidermide delle foglie e degli altri organi verdi delle piante attraverso la quale avvengono gli scambi gassosi tra pianta e ambiente - Foto da http://www.indire.it 30 5. Composizione e meccanismi d’azione 5.1.Composizione Contenuti del gel di Aloe Vera. Ad oggi sono stati identificati 75 nutrienti nel gel di Aloe Vera stabilizzato. I più importanti sono: Lignina Una sostanza legnosa combinata con la cellulosa. Essa è una sostanza inerte ma è stato dimostrato che riesce a penetrare nella pelle. [Urch 2006] Penetrare nei tessuti è, quindi, la sua qualità più spiccata e nel farlo porta con sé altri elementi. Se ne ritrova in abbondanza nelle cellule parenchimatose della polpa di aloe [Stevens 2006] Quindi è probabilmente la lignina che aiuta le preparazioni di aloe a penetrare negli strati del derma della cute [Urch 2006]. Saponine Glucidi con proprietà depuranti, detergenti e antisettiche [Stevens 2006; Urch 2006] risulterebbero eccellenti per pulire la cute [Urch 2006] e come agenti emollienti [Stevens 2006]. Antrachinoni Fin ad ora ne sono stati identificati 12: Aloina, Emodina d’Aloe, Acido Crisofanico, estere dell’Acido Cinnamico, Barbaloina, Antracene, Acido Aloetico, Emodina, Isobarbaloina, Antranolo, Olio Essenziale o Etero, Resitanolo. Trovati principalmente nella linfa, gli antrachinoni dànno il colore giallo e il sapore amaro al gel. In passato venivano usati soprattutto per le loro proprietà lassative e purganti, principalmente nei cavalli come trattamento nelle coliche, per i vermi, e per le malattie sistemiche. Oggi l’uso dell’Aloe Vera per le coliche non è consigliato ed esso non ha un effetto diretto sui parassiti intestinali. Le proprietà degli antrachinoni dell’aloe sono ancora riportate negli attuali libri di testo veterinari di farmacologia e terapeutici. Quando l’aloe viene somministrata oralmente viene assorbita come antrachinone attraverso il piccolo intestino. Questo viene trasportato nel sangue fino al fegato dove gli agenti attivi chiamati emodine vengono sbloccati. Gli antrachinoni sono poi secreti nel grosso intestino, dove irritano e stimolano, conducendo ad un effetto purgante e lassativo. Spesso ci vogliono più di 18 ore dalla somministrazione orale dell’aloe prima che si noti 31 l’effetto purgante. Inoltre a dosi elevate gli antrachinoni possono essere tossici, il risultato è una “super purga”, che conduce a disidratazione ed a morte. Il gel di Aloe Vera fornisce un metodo sicuro di somministrazione di quantità benefiche di questi composti [Urch 2006]. L’azione dei seguenti antrachinoni è di particolare importanza: Acido Crisofanico e l’Emodina hanno la capacità di aiutare nelle patologie della cute come la psoriasi e i vermi tondi (fungicidi entrambi e l’emodina è anche battericida [Bruschini 2013]). L’Acido Cinnamico aiuta ad eliminare i tessuti morti dalla cute. L’Antracene viene convertito a dimetilsulfoxide (DMSO) che ha proprietà naturali antinfiammatorie particolarmente utili per le patologie infiammatorie del sistema muscolo scheletrico, come lesioni alle articolazioni, ai tendini, ai legamenti e ai muscoli [Urch 2006]. Tra gli antrachinoni uno dei più importanti è l’Aloina che, mediante un aumento della pressione interna nell’intestino, favorisce la secrezione di elettroliti e acqua dall’intestino stesso [Wyle 2012] quindi è un purgante [Bruschini 2013]. Gli antrachinoni sono degli antidolorifici piuttosto potenti. E’ stato dimostrato anche che loro inibiscono la crescita di batteri, virus, funghi e lieviti. Si può perciò comprendere che sia sufficiente una piccola quantità di antrachinoni contenuti nella linfa del gel per essere benefica [Urch 2006]. Minerali Sono presenti, contenuti nell’aloe almeno 10 minerali, alcuni in tracce, cioè: Calcio, Sodio, Ferro, Potassio, Cromo, Magnesio, Zinco, Manganese, Rame [Urch 2006] e Cloro [Stevens 2006]. Calcio Lo scheletro e i denti contengono il 99% del calcio del corpo. Questo minerale è essenziale per l’attività di un numero di enzimi sistemici inclusi quelli per la trasmissione degli impulsi nervosi e la contrazione dei muscoli. E’ anche coinvolto nella coagulazione del sangue. Nella carenza di calcio il sintomo meglio conosciuto è il rachitismo che viene visto nei giovani animali. Le loro ossa diventano deformate, le articolazioni si allargano con conseguente zoppia e rigidità. Negli animali adulti la carenza da calcio conduce a osteomalacia. Le ossa diventano deboli e facilmente si rompono perché il calcio ne viene rimosso. E’ importante ricordare che il calcio è 32 strettamente collegato col fosforo e la vitamina D, così alcune carenze di queste possono dare origine a malattie simili. Una delle più drammatiche malattie viste nei vitelli, chiamata febbre da latte, è causata de una deficienza di calcio. Questa malattia è più comune nelle vacche da latte subito dopo il parto. Durante la gravidanza le riserve di calcio possono essere esaurite dato che si sta sviluppando lo scheletro fetale. Al parto c’è una richiesta aggiuntiva di calcio per la produzione di latte. Livelli più bassi di calcio nel siero dànno origine a spasmi muscolari, paralisi, coma e morte. Il trattamento è semplice e impressionante perché è possibile riportare una vacca paralizzata e semicomatosa a ritornare in piedi entro un’ora dalla somministrazione intravenosa di una flebo di calcio (Calcio borogluconato) [Urch 2006]. Sodio La maggior parte del sodio immagazzinato nel corpo degli animali si trova nel tessuto molle e nei liquidi corporei. Il sodio è strettamente legato col potassio e il cloruro nella regolazione dell’equilibrio acido-base dell’organismo e le proprietà osmotiche dei liquidi corporei. La carenza di sodio comporta ritardi nella crescita e può portare a lesioni agli occhi e disordini riproduttivi [Urch 2006]. Potassio Il potassio compie una funzione correlata con il sodio cloride e gli ioni bicarbonato nella regolazione osmotica dei fluidi corporei. Esso è coinvolto nell’eccitabilità del nervo e del muscolo e nel metabolismo dei carboidrati. La carenza è rara. I cibi verdi contengono più potassio di quanto ne necessiti il corpo. Nei casi dove vi è carenza di tale minerale, i segni comparsi sono una scarsa crescita, debolezza e paralisi muscolare [Urch 2006]. Il sodio e il potassio, insieme al cloro, sono tre elettroliti (caricati elettricamente) che sono tra di loro in stretta relazione. Nell’aloe i tre elementi si trovano perfettamente equilibrati e vengono così assimilati facilmente dall’organismo [Stevens 2006]. Ferro Più del 90% del ferro nell’organismo è combinato con le proteine, la più importante è l’emoglobina. Essa è contenuta nei globuli rossi del sangue. Questi sono continuamente prodotti dal midollo osseo e si rompono da qualche altra parte. Fortunatamente il ferro rilasciato da questo metabolismo viene usato nuovamente, così il bisogno giornaliero di ferro risulta basso. Comunque, durante le emorragie 33 prolungate o durante la gravidanza, la deficienza di ferro può verificarsi e dare origine ad anemia. La più comune carenza di ferro viene vista negli animali nel momento in cui vengono allattati, essi crescono rapidamente in questo momento ma il latte è carente di ferro. Questo è particolarmente comune nei suinetti nati in ricoveri in condizioni artificiali. Nel commercio, ai suinetti allevati, vengono normalmente fatte iniezioni di ferro per prevenire questa carenza, mentre quelli mandati al pascolo ottengono il ferro dalla terra che consumano [Urch 2006]. Il ferro presente nell’aloe è perfettamente assimilabile dall’organismo [Stevens 2006]. Cromo Nel 1959 fu scoperto che i ratti richiedevano cromo per la normale utilizzazione del glucosio dovuto al suo coinvolgimento con l’insulina. Questo minerale gioca anche un ruolo nella sintesi dei lipidi e delle proteine nella regolazione dei livelli di colesterolo. La carenza comporta principalmente come tasso di crescita scarso [Urch 2006]. Magnesio Questo minerale è strettamente associato con il calcio e il fosforo. Oltre il 70% del magnesio nell’organismo si trova nello scheletro, il resto è presente nel tessuto molle e nei fluidi corporei. Questo minerale è il più comune enzima attivatore ed è coinvolto nel condurre gli impulsi elettrici richiesti per nervi e muscoli. La carenza fa crescere l’irritabilità nervosa e il rischio di convulsioni. Questo può dare origine a spasmi muscolari incontrollati e contrazioni (tetano) seguiti dalla morte. Questa condizione, conosciuta come tetania ipomagnesiemica, viene più comunemente vista nei bovini adulti ma è stato riportato in bovini di tutte le età e nelle pecore. E’ anche conosciuta con altri nomi – tetania del magnesio, tetania della lattazione e tetania da erba. Essa viene più comunemente vista all’inizio della primavera, quando i bovini vengono fatti uscire al pascolo o quando hanno passato l’inverno fuori e c’è stato un improvviso momento di tempo freddo, unido e ventoso. Come la febbre da latte, che è causata da una carenza di calcio, la tetania ipomagnesiemica risponde bene alle infusioni lente intravenose di una soluzione di magnesio [Urch 2006]. Zinco Questo minerale è presente in ogni tessuto nel corpo dell’animale; la più alta concentrazione si trova nelle ossa. Alte concentrazioni sono anche presenti nella pelle, nel mantello e nella lana. Lo zinco è un importante componente di diversi 34 enzimi e co-enzimi coinvolti nel metabolismo delle proteine, dei carboidrati e dei grassi. E’ un elemento davvero molto importante nel normale funzionamento della cute, del sistema digestivo e di quello immunitario. La carenza di questo minerale conduce a depressione dell’appetito, bassi tassi di crescita e paracheratosi (arrossamento della pelle che erompe e forma delle croste) [Urch 2006]. Manganese La maggior parte dei tessuti del corpo contiene tracce di questo elemento, la più alta concentrazione si può trovare nelle ossa, nel fegato, nel rene, pancreas e ghiandola pituitaria. Il manganese, come il magnesio, è coinvolto nell’attivazione di un numero di enzimi ed è perciò coinvolto in un numero di vie metaboliche all’interno del corpo. La carenza porta a tassi di scarsa crescita ed una prestazione riproduttiva compromessa. Nelle femmine la conseguenza della carenza è un’ovulazione difettosa, mentre nei maschi c’è una degenerazione testicolare che dà origine a sterilità. Una carenza di manganese è anche coinvolta con uno squilibrio di calcio e fosforo nell’osteoporosi [Urch 2006]. Rame Le prime prove che mostrarono il coinvolgimento del rame nella carenza dietetica furono scoperte nel 1924 quando fu dimostrato che il rame fosse essenziale insieme al ferro nella sintesi dell’emoglobina. Il rame non è effettivamente un costituente dell’emoglobina ma è un componente essenziale dei corpuscoli rossi maturi del sangue. Questo elemento gioca un importante ruolo in molti sistemi enzimatici, ed è necessario per le pigmentazione del mantello, della pelliccia, della lana e del piumaggio. E’ presente nelle cellule ed è immagazzinato nel fegato. La carenza include sintomi come l’anemia, la scarsa crescita, la scarsa fertilità, le malattie delle ossa, i disturbi gastrointestinali e la depigmentazione del mantello e della lana. Quest’ultima è stata anche associata a lesioni del tronco cerebrale e del midollo spinale. Negli agnelli, una sindrome conosciuta come “atassia enzootica” viene vista come risultato di una scarsa assunzione di rame nella pecora femmina durante la gravidanza. Gli agnelli mostrano dei livelli variabili di incoordinazione con alta mortalità. Un’interessante patologia conosciuta come “molibdenosi” è vista nei bovini quando il pascolo contiene elevate quantità di molibdeno e solfato. Questi due elementi sono la causa per cui il rame non è disponibile per i bovini dando origine ad 35 un mancato sviluppo ed a diarrea. Questa patologia viene facilmente risolta integrando solfato di rame [Urch 2006]. Vitamine L’Aloe Vera contiene un numero di vitamine naturali, in particolare la Vitamina A, C, E, B1, B2, B6, B12, Acido Folico, Colina e Niacina. Le vitamine furono scoperte per la prima volta nel 1912 e a quel tempo furono chiamate “amine essenziali” perché si era ritenuto che tutte contenessero un aminoazoto. All’incirca nello stesso periodo un ricercatore chiamato Funk coniò il termine vitamina che letteralmente significa “agente di vita”. Fu riconosciuto per lungo tempo che alcuni cibi fossero essenziali nel prevenire il verificarsi di alcune malattie. Una delle prime fu riportata da Lind nel 1753, un medico navale inglese, che collegò lo scorbuto con l’assenza di insalata e frutta estiva nella dieta dei marinai (carenza di Vitamina C). Molte vitamine vengono distrutte dall’ossidazione che si accelera con l’azione del calore, della luce, e alcuni metalli come il ferro [Urch 2006]. E’ stato dimostrato che più di 15 vitamine sono costituenti essenziali nella dieta degli animali e alla fine è stato trovato che 10 di queste si trovano nel gel stabilizzato di Aloe Vera [Urch 2006]. Vitamina B1 o Tiamina Tutte le vitamine B sono idrosolubili. Questa vitamina è coinvolta come co-enzima in un numero di vie metaboliche all’interno dell’organismo. La carenza conduce a scarso appetito, perdita di peso, debolezza muscolare e disfunzioni del sistema nervoso. E’ stato dimostrato che molte specie sviluppano sintomi di carenza, uno dei più comuni è la neurosi cerebrocorticale negli agnelli in crescita [Urch 2006]. Vitamina B2 o Riboflavina Questa è un componente essenziale delle flavoproteine che sono coinvolte nelle reazioni chimiche che riguardano il trasporto degli idrogeni all’interno dell’organismo e del metabolismo dei carboidrati. La sua carenza causa scarso appetito, ritardo nella crescita, varie eruzioni cutanee e anomalie degli occhi. Negli uccelli la carenza è associata a “paralisi dell’alluce curvo” e un aspetto attorcigliato delle penne (“clubbed down”) [Urch 2006]. Vitamina B6 (esiste in tre forme: piridossina, piridossale e piridossamina) 36 Queste vitamine sono coinvolte nel metabolismo degli aminoacidi all’interno dell’organismo; il loro assorbimento avviene nell’intestino. La carenza può condurre ad uno scarso tasso di crescita, a convulsioni ed anemia [Urch 2006]. Vitamina B12 o Cianocobalamina Nel 1926 fu scoperto che era uno dei fattori essenziali nell’anemia perniciosa. Fu spesso chiamato “fattore proteico animale” perché alcune piante contenevano la Vitamina B12 che è essenziale nei ruminanti per la produzione di acidi grassi essenziali, i quali sono la loro maggiore risorsa di zuccheri. La carenza può dare origine a scarsa crescita, incoordinazione, dermatiti e pelo ispido negli animali monogastrici. Nei ruminanti la carenza è rara per via della sintesi di B12 attraverso i batteri intestinali. Comunque può accadere che ci sia carenza di tale vitamina quando la dieta dei ruminanti è povera di cobalto. La B12 contiene cobalto e se c’è una carenza dietetica i batteri ruminali non la sintetizzano e questo porta ad una patologia caratterizzata da stentato accrescimento (“pining”), nella quale i bovini deperiscono e muoiono [Urch 2006]. Vitamina A o Retinolo La Vitamina A ha diverse funzioni nell’organismo. Per prima cosa è essenziale per la trasmissione e gli stimoli dagli occhi al cervello. E’ anche coinvolta con le membrane mucose e lo sviluppo delle ossa. E’ anche un antiossidante naturale. La carenza di tale Vitamina comporta un’incapacità di vedere con una luce soffusa comunemente chiamata “cecità notturna”. Può essere anche associata a mantello ispido e pelle squamosa. Alcuni animali mostrano eccessivo scolo oculare con essiccazione della congiuntiva, opacamento della cornea e cecità [Urch 2006]. Vitamina C o Acido Ascorbico E’ una Vitamina antiossidante essenziale nella dieta dell’uomo, dei primati e delle cavie. La sua carenza porta allo scorbuto. Stranamente la maggior parte degli animali non richiede una risorsa alimentare di questa vitamina [Urch 2006]. Vitamine E E’ un antiossidante naturale. La carenza è coinvolta nella prevenzione dell’infertilità, della “malattia del muscolo bianco” e della distrofia muscolare. La carenza può anche condurre alla morte dell’animale [Urch 2006]. Acido Folico 37 La funzione principale di questa Vitamina è nella formazione dei corpuscoli rossi del sangue. La carenza è caratterizzata da scarsa crescita e anemia. Trattamenti prolungati con farmaci a base di zolfo, come alcuni antibiotici, possono deprimere la sintesi dell’Acido folico, ad opera dei batteri intestinali, che conduce ad anemia [Urch 2006]. Colina L’Acetilcolina, che è derivata da questa Vitamina, è un componente essenziale nella trasmissione degli impulsi nervosi. I principali sintomi della carenza sono una lenta crescita e un’infiltrazione grassa del fegato [Urch 2006]. Vitamina B3 o Niacina Anche conosciuta come Nicotinamide, questa Vitamina è coinvolta con il trasporto dell’idrogeno nelle cellule viventi. L’organismo può sintetizzare questa vitamina dall’ aminoacido triptofano e perciò la carenza è rara a meno che la dieta sia carente in proteine. La carenza di essa comporta una scarsa crescita, enterite e dermatite. Gli uccelli che mostrano un’infiammazione della bocca e della parte superiore dell’esofago, chiamata “lingua nera”, hanno tale carenza [Urch 2006]. Aminoacidi Sono i mattoni delle proteine e sono importanti componenti delle cellule viventi. Le cellule muscolari sono particolarmente ricche di queste proteine. Gli Aminoacidi vengono prodotti quando le proteine sono scomposte dagli enzimi. Ne sono state identificate più di cento ma solo ventidue sono generalmente considerati come componenti delle proteine negli animali. Di questi otto sono essenziali per la dieta degli animali e conseguentemente vengono chiamati aminoacidi essenziali [Urch 2006]. L’Aloe Vera contiene venti aminoacidi dei quali 8 sono essenziali mentre gli altri sono aminoacidi non-essenziali e semiessenziali [Wyle 2012]. Enzimi Sono stati identificati diversi enzimi nell’Aloe Vera. Questi aiutano nella digestione del cibo e perciò rendono l’assorbimento dei suoi nutrienti più efficiente [Urch 2006]. Nell’aloe sono presenti gli enzimi che, in particolare, favoriscono la digestione dei grassi e delle proteine e inoltre contiene anche l’enzima in grado di agire sull’infiammazione dei tessuti e, in questo modo, favorirebbe il processo di cicatrizzazione delle ferite ed avrebbe un’azione analgesica.[Wyle 2012]. 38 Acido Salicilico Questo è un composto che si identifica con l’acido acetil salicilico, che è conosciuto come aspirina. L’acido salicilico riduce la febbre attraverso l’abbassamento della temperatura corporea, in altre parole è un antipiretico. E’ anche un utile antisettico, ma la sua funzione più importante è come cheratolitico dove esso ammorbidisce lo strato di cheratina della pelle e aiuta l’esfoliazione senza essere irritante. Questo effetto cheratolitico si è anche dimostrato utile nella rimozione del tessuto morto dalle ferite e può dimostrarsi benefico nel trattamento di alcuni tipi di sarcoidi. Esso può anche essere usato nel trattamento della tigna attraverso la sua capacità di promuovere l’esfoliazione degli strati di cheratina della pelle che contengono le ife di tale fungo. L’acido salicilico ha anche proprietà antinfiammatorie, analgesiche e antibatteriche [Urch 2006]. Acidi Grassi Questi sono degli steroidi delle piante che hanno proprietà antinfiammatorie, analgesiche e antisettiche [Urch 2006]. Gli steroli che si rinvengono nel gel di aloe sono di quattro tipi, in particolare il lupeolo avrebbe proprietà antisettiche e purificanti [Wyle 2012]. Zuccheri Presenti nello strato mucillaginoso della pianta dell’Aloe Vera vi sono zuccheri semplici come il glucosio, che vengono chiamati monosaccaridi. Le catene di questi zuccheri semplici unite insieme vengono chiamate polisaccaridi. Quest’ultimi sono i gruppi più importanti, particolarmente quelli che contengono glucosio e mannosio [Urch 2006]. Questi vengono chiamati glucomannani e di uno in particolare, l’acemannano, sono state dimostrate diverse azioni: Proprietà di immunomodulazione, esso aiuta a far tornare l’immunità alla normalità attraverso la stimolazione dei livelli di anticorpi. Antivirale, in particolare contro i tumori che producono virus, come la leucemia felina. Riduce le infezioni secondarie. Incrementa l’attività dei linfociti-T fino al 50%. Incrementa l’attività dei macrofagi conducendo così ad incrementare la cicatrizzazione delle ferite. 39 Questo polisaccaride viene assorbito intatto dall’intestino e così entra nel sangue inalterato. I glucomannani e, quindi anche l’acemannano, sono idrosolubili. Il contenuto ad elevate quantità di questi polisaccaridi rende possibile l’azione filmogena che consegue all’assunzione di aloe ed anche al suo effetto di gastroprotettore. Quest’ultimo è un meccanismo di protezione, sviluppato dalla pianta, per proteggersi dagli agenti esterni, del quale può beneficiare sia l’organismo umano che quello animale [Wyle 2012]. Ingerendo il succo di Aloe, i mucopolisaccaridi assumono una disposizione lungo il tratto digestivo che impedisce che eventuali variazioni di pH possano apportare dei danni. Inoltre gli zuccheri complessi hanno la capacità di stimolare il sistema immunitario e di apportare in tal modo delle reazioni positive per l’organismo quando questo viene colpito da una patologia. Ancora gli stessi si dispongono lungo l’esofago e sulle pareti dello stomaco, grazie alle proprietà filmogene, e formano un rivestimento con capacità di lenire o comunque contenere eventuali gastriti o piccole ulcere [Wyle 2012]. 5.2.Meccanismo di azione Si presume che le cellule staminali , prodotte nel midollo osseo, vengano comunque processate nel Timo dai linfociti T, che circolano nel flusso sanguigno. Le cellule staminali vengono inoltre processate attraverso la Bursa dell'intestino, collegata al tessuto linfoide delle mammelle e ai linfociti B, che tendono ad essere fissati nel tessuto linfoide come dei linfonodi [Urch 2006]. Nella normale risposta immunitaria all'antigene, virus o batterio, le linfochine e le citochine rilasciate , inducono alla cooperazione tra linfociti T e linfociti B. I linfociti T si sviluppano in linfoblasti, che fanno parte della risposta immunitaria cellulo mediata, ed hanno anticorpi che sono come piccole particelle che si attaccano alla loro superficie. I linfociti B diventano plasmacellule che sintetizzano e rilasciano anticorpi liberi nel sangue e negli altri fluidi corporei. Questi anticorpi si combinano e neutralizzano i batteri, i virus e le proteine estranee. Ciò detto viene chiamato risposta anticorpale umorale [Urch 2006]. L’Acemannano esercita capacità immunomodulatrice aumentando la produzione di linfochine e di citochine. I laboratori Carrington negli Stati Uniti hanno isolato ed 40 estratto l' acemannano dall'Aloe Vera. Il composto viene usato sui gatti con leucemia felina ed è stato anche usato nel trattamento dell'AIDS umano. Questo prodotto all’ acemannano è denominato "Currisyn" [Urch 2006]. Azione degli altri zuccheri trovati nell'Aloe Vera. Di questi polisaccaridi sono state dimostrate varie proprietà benefiche: essi ricoprono le pareti del sistema digestivo e in tal modo aiutano a far diminuire l'apporto di tossine assorbite dall'intestino, utile nei casi di laminite. Essi aiutano anche nell'assorbimento dei prodotti di degradazione della digestione come gli zuccheri, gli aminoacidi e gli acidi grassi. Questi zuccheri possono anche rafforzare le cellule della membrana cosicchè la penetrazione dei microrganismi, come i virus, viene diminuita. È stato riportato anche un miglioramento nella lubrificazione delle articolazioni. Questo probabilmente avviene attraverso un’azione sulla produzione del liquido sinoviale e sulla sua composizione. Ciò è dovuto al fatto che l’Aloe Vera sembra migliorare i casi di osteoartrite. Aumenta il flusso di fluidi attraverso le cellule. Aiuta il trasferimento gassoso nei polmoni e aiuta nei casi di asma. E’ stato dimostrato che uno zucchero chiamato mannosio-2-fosfato gioca un ruolo importante nella cicatrizzazione delle ferite [Urch 2006]. 5.3.Azioni stimate dell’aloe vera Proprietà sinergiche L’aloe vera ha notevoli proprietà sinergiche. Il sinergismo è definito come "il lavorare insieme di due o più sostanze per produrre un effetto più grande della somma degli effetti individuali". In altre parole, i 75 nutrienti contenuti nel gel sembrano lavorare come una squadra nel produrre un effetto complessivo più 41 potente. La presenza di un altro membro della squadra incrementa (o potenzia) l'azione dei componenti individuali [Urch 2006]. Proprietà adaptogene Gli “adaptogeni” rappresentano l'ultima frontiera della fitoterapia. E' una classe nuova di fitofarmaci che comprende principi vegetali che possiedono attività terapeutiche comuni, che rinforzano e potenziano il sistema immunitario e sono caratterizzati dal non avere effetti collaterali. Quest'ultima è la caratteristica più importante che li distingue dagli altri fitoderivati dando loro una manegevolezza migliore [Pignattelli 2007]. L'Aloe Vera è conosciuta anch'essa come un adaptogeno. Questo si traduce con il fatto che il corpo trae dal gel dell’aloe ciò di cui ha bisogno per aiutarlo nella cura del la condizione di cui sta soffrendo. Il gel quindi non è di aiuto direttamente nel sintomo ma piuttosto aiuta l'organismo. Il gel aiuterebbe, quindi, a ripristinare l'equilibrio dell'organismo. È difficile per un veterinario inizialmente comprendere che un prodotto possa essere usato per aiutare diverse condizioni patologiche come: la diarrea, la costipazione, il vomito e lo scarso appetito. Infatti il medicinale usato, nella pratica veterinaria, per la diarrea, per esempio, è l'esatto opposto di quello che si usa per la costipazione. Tuttavia dopo aver usato il gel nella pratica veterinaria si può comprendere che questo può essere usato per diverse patologie e questo effetto viene quindi detto adaptogeno [Urch 2006]. Induce benessere Molte persone, che iniziano a bere il gel per la prima volta, notano di avere molta più energia e si sentono molto più capaci di superare gli stress quotidiani della vita. Spesso ci si riferisce a quello appena detto come la capacità delle cellule di promuovere tale sensazione di benessere. Questo è probabilmente il risultato della capacità del gel di regolare la nostra immunità quindi le capacità del corpo di affrontare le sfide. Ora si potrebbe dire che è un effetto placebo perché si crede che la persona sia stata persuasa a prendere il gel, e che questo generi un sentimento positivo verso di esso e, quindi, ci si senta meglio. Comunque, questo non spiega 42 perché vi sia un effettivo miglioramento della salute che si nota negli animali quando il gel viene incluso nelle loro diete. In molti animali dopo circa sei settimane di uso del gel, tipicamente abbiamo notato: Una migliore qualità del mantello che risulta fitto e lucente . Le unghie crescono più velocemente e sono più robuste. Essi sono più brillanti e più pieni di vita. Un classico esempio viene visto nelle cagne artritiche e incontinenti. Queste femmine sono spesso state sterilizzate quando erano abbastanza giovani. Invecchiando hanno messo su peso e spesso hanno sviluppato segni di osteoartrite. Questo causa loro dolore e sono quindi molto riluttanti ad alzarsi. È questo la causa del loro mettere su peso, esse diventano più rigide e sono bloccate in un circolo vizioso di dolore, diminuzione dell'esercizio ed incremento del peso corporeo. Questo alla fine conduce all'incontinenza urinaria. In un numero di casi dove vi era stato un incremento drammatico di questi sintomi, è stato aggiunto alla loro dieta il gel nella dose di 60-80 ml al giorno. Da subito si è notato che le cagne erano desiderose di alzarsi al mattino e andare fuori per una passeggiata. Questo ha tonificato i loro muscoli ed esse hanno perso del peso . L'effetto complessivo che ne è risultato è stato che l'incontinenza urinaria è migliorata [Urch 2006]. Proprietà antiossidanti Il gel ha anche proprietà antiossidanti che sono principalmente dovute al suo effetto complessivo sull'organismo e alle vitamine A, C e ed E contenute in esso. L'organismo degli umani e degli animali viene esposto a materiali tossici tutti i giorni. Questo viene dagli inquinanti nell'aria, dalle fabbriche e dai tubi di scappamento delle automobili, dal nostro cibo , dall'acqua, dai pesticidi, dagli erbicidi, dai conservanti e dai fertilizzanti inorganici. Anche i processi metabolici all'interno dell'organismo generano tossine. Queste vengono rilasciate dai radicali liberi dentro l'organismo e sono particelle reattive con elettroni spaiati. Esse possono essere veramente dannose per le cellule di tutto l'organismo. In particolare il fegato ha funzione disintossicante per l'organismo e per fare ciò, richiede antiossidanti. Le Vitamine A, C ed E, che sono contenute nel gel, sono conosciute come le tre più 43 efficaci. Esse vengono usate dal fegato per contrastare i radicali liberi e per prevenirne il danno [Urch 2006]. Esfoliazione Gli enzimi proteolitici contenuti nel gel aiutano a eliminare il tessuto morto dalla pelle. Anche l'acido salicilico in esso contenuto aiuta l' esfoliazione attraverso l'ammorbidimento dello strato di cheratina della pelle. Tutte queste azioni aiutano a rimuovere le cellule morte ,danneggiate da condizioni come l'eczema o la psoriasi e sono anche benefiche quando puliscono e fanno cicatrizzare le ferite della pelle [Urch 2006]. Incremento del flusso circolatorio L’aloe induce un miglioramento nel flusso circolatorio del sangue alla pelle attraverso la dilatazione capillare [Urch 2006]. Incremento della divisione cellulare e della cicatrizzazione E’ stato dimostrato scientificamente dal dottor Atherton e dal dottor Cochrane nel Regno Unito e dal dottor Danof negli Stati Uniti che l’Aloe Vera aumenta la divisione cellulare dei fibroblasti nella pelle di almeno tre volte. Questo perché le ferite tendono a cicatrizzare più velocemente. Si è visto nell'esperienza clinica che le ferite cicatrizzano da una a tre volte più velocemente di quando vengono trattate con preparazioni veterinarie convenzionali [Urch 2006]. Attività di cicatrizzazione delle ferite Studi clinici indicano che il gel di Aloe Vera accelera la cicatrizzazione delle ferite, e gli studi, in vivo, dimostrano che promuove la cicatrizzazione delle ferite attraverso una stimolazione diretta dell’attività dei macrofagi e dei fibroblasti; questo suggerisce che i polisaccaridi siano responsabili delle proprietà del gel ovvero di cicatrizzazione delle ferite [Davis 1994]. 44 Altri meccanismi di azione del gel includono l’essere 'idratante, isolante e avere proprietà protettive [Bruneton 1995]. Il gel inibisce il tromboxsano A2, un mediatore del danno tissutale progressivo [Davis 1994] prodotto nel tessuto del derma bruciato e infiammato [Swain 1987;1992]. L’angiogenesi è fondamentale nella cicatrizzazione delle ferite, ed è stato dimostrato che il gel è angiogenico [Moon 1999]. Il costituente Allantoina, presente nel gel, aumenta l’epitelizzazione nelle ferite suppurattive e nelle ulcere persistenti [Swain 1992]. Un altro costituente, l'Acemannano, stimola i macrofagi a produrre le citochine, l’interleuchina-1 e il fattore di necrosi tumorale, che a turno, stimolano l'angiogenesi, l’epitelizzazione e la cicatrizzazione della ferita [Cera 1980]. Vengono inoltre rilevate attività antiinfiammatorie ed analgesiche grazie alla presenza dell'acido salicilico [Swain 1987]. Malattia infiammatoria intestinale (Inflammatory bowel disease) E’ stato visto in uno studio che il gel di aloe vera è efficace per il trattamento di ulcere attive nell'uomo e riduce anche l'attività delle patologie istologiche [Langmead 2004]. Attività oftalmica In uno studio sulla cornea del suino è stato dimostrato che l’aloe biologicamente attiva non può penetrare questa barriera biologica. Comunque, i colliri che contengono aloe e Neomicina solfato possono essere utili per il trattamento dell'infiammazione e dell'infezione delle parti esterne dell'occhio, come la congiuntiva, il margine palpebrale, il sacco lacrimale e la cornea [Kodym 2002]. Trattamenti delle bruciature Si è notato che l’aloe vera inibisce il processo infiammatorio conseguente alle ferite da bruciatura nei ratti [Duansak 2003], promuove la cicatrizzazione delle ferite nelle bruciature di secondo grado nei ratti [Somboonwong 2000]. 45 Il gel di Aloe Vera è stato usato per trattare delle cavie con bruciature indotte che sono guarite in 30 giorni facendo un confronto usando Sulfadiazina per 50 giorni e crema all’acido salicilico per trattare gli animali [Rodriguez-Bigas 1988]. Attività dell’acemannano Esso ha varie proprietà terapeutiche inclusa l'accelerazione della cicatrizzazione delle ferite, l'inibizione dell'infiammazione ed effetti antivirali. È stato anche dimostrato che esso ha un'attività antitumorale, infatti iniezioni di acemannano possono offrire un aumento della protezione immunitaria contro le cellule tumorali maligne impiantate [Merriam 1995]. L'acemannano in presenza dell'interferone gamma induce apoptosi nelle cellule cancerogene [Ramamoorthy 1998]. L’acemannano e i tumori del cane e del gatto Si ritiene che l' acemannano sia un immunostimolante ed è stato brevettato dal dipartimento dell'agricoltura americano (USDA) per il trattamento del fibrosarcoma dei cani e dei gatti [King, 1995]. In un altro studio su cani e gatti con tumori spontanei , trattati con l’acemannano somministrato attraverso la via intraperitoneale e intralesionale (introdotto direttamente in una lesione localizzata) si è visto un miglioramento clinico della necrosi tumorale o il prolungamento della sopravvivenza [Harris 1991]. 6. Usi clinici dell'aloe. Articoli e studi a partire dagli anni trenta. Come già accennato nel paragrafo 3., negli anni 30 l’aloe tornò ad essere in primo piano, dopo essere stata dimenticata per un lungo periodo. Questo accadde grazie ai Collins che si accorsero che l’uso dell’Aloe era efficace per sopprimere gli effetti delle radiazioni. In un articolo si parla di una paziente che stava peggiorando con le cure canoniche per gli effetti delle radiazioni, così le vennero applicate localmente le foglie di Aloe Vera come palliativo. Ventiquattro ore più tardi la paziente riportò che la sensazione di prurito e di bruciore era del tutto scomparsa. Così le fu consigliato di 46 continuare con le applicazioni delle foglie di aloe e nelle 5 settimane successive le condizioni della donna migliorarono progressivamente. I Collins, inoltre, crearono l’“Alvagel” e pubblicarono i risultati raggiunti usando il loro prodotto sulla rivista “The American Journal of Roentgenology” nel 1935 [Collins 1935]. In un articolo del Journal of the American Medical Association il Dott. Carrol D. Wright, concluse che le ulcere anche di vecchia data, provocate dai raggi-x, davano una risposta positiva a seguito della somministrazione di Aloe Vera [Wright 1936] J.E. Crewe sperimentò che con l’aloe oltre alle bruciature, usando le foglie assieme ad un unguento di sua produzione, si potevano curare le scottature da fuoco, da acqua bollente, le ulcere croniche, gli eczemi, le insolazioni, le piccole ferite ed alcune allergie come ad esempio quella all’edera velenosa. Egli pubblicò degli articoli sul “Minnesota Journal of Medicine” nel 1937 e nel 1939, dove illustrava tutti i casi in cui vi era stata una guarigione totale senza lasciare nessuna cicatrice grazie alla rigenerazione del tessuto . [Crewe 1937] Il dottor Vladimir Filatov,(1875-1956), oftalmologo, fu il pioniere del trapianto della cornea. Nei suoi trapianti sostituiva con tessuto nuovo parte dello strato superficiale della cornea opaca. Questo portava la vecchia cornea a tornare chiara e trasparente nella zona dell’impianto. Egli concluse che si aveva un processo di guarigione più rapido se, per un certo periodo, il nuovo tessuto da impiantare veniva esposto al freddo. Per spiegare i suoi successi scientificamente cercò di dimostrare l’efficacia del tessuto refrigerato nelle piante. Egli conservava le foglie di aloe a tre gradi sotto lo zero e al buio per un periodo di dieci giorni. Poi le spellava e le pressava per ottenere un succo che sottoponeva a processi attraverso cui lo trasformava in “aloe biostimolato”. Iniettò il succo ottenuto dalla polpa sotto la pelle dei pazienti e vide che si potevano avere gli stessi effetti curativi che aveva ottenuto trapiantando i tessuti sani. Questo portò allo schiarimento della cornea opaca. La conclusione del dottore fu che non fosse la pianta in sé o l’estratto della polpa a determinare la guarigione, ma che essa contenesse degli stimolatori bioenergetici al massimo della loro efficacia quando sottoposti al freddo e al buio. Inoltre il dottor Filatov ha scritto su di una di medicina rivista russa sull’uso di una terapia a base di aloe per le lesioni cutanee conseguenti alla Leishmania [Filatov 1945]. 47 Il dottor Alexander Farkas inventò nel 1954 a Miami il “Medicamento tropicale con poliuronido di aloe” . Egli fece richiesta per brevettare il suo prodotto e stilò una relazione nella quale descrisse le qualità curative per uso esterno dell’aloe sia per le ferite aperte che per le scottature. Parlò anche di un effetto sia analgesico che anestetico grazie al quale il poliuronido riduceva il dolore rapidamente e contemporaneamente sollecitava una cicatrizzazione a livello cutaneo senza formazione di cicatrici [Farkas 1963;1967]. In Florida nel 1963, tre medici Blizt, Smith e Gerard descrissero in una relazione come avessero curato con l’aloe dodici pazienti affetti da ulcera peptica e oltre a ritardare la patologia, il medicamento era in grado anche di prevenirne lo sviluppo . L’aloe venne così prescritta per uso interno per la prima volta. Nello stesso anno venne dimostrato che l’aloe inibiva lo sviluppo di vari tipi di batteri come Staphylococcus Aureus e S.Pyogenes, Corybacterium Xerosis, Shighella Paradysenteriae, Salmonella Typhy e Paratyphy, che causano infezioni di diverso tipo e forme di tifo e di dissenteria [Blitz 1963]. El Zawahry professore di dermatologia all’Università del Cairo e il dottor Rasahd Hegazy e Helai pubblicarono sull’International Journal of Dermatology uno studio che divenne un classico. Spiegarono come usare la polpa di aloe per trattare l’ulcera cronica alle gambe. Le ulcere croniche alle gambe generalmente sono molto resistenti ai trattamenti e molti farmaci non hanno effetto su di esse, quindi l’introduzione di un agente che portasse ad una rapida ed efficiente cicatrizzazione poteva essere un vantaggio enorme [El Zawahry 1973]. Nel 1974, un discepolo del dottor Vladimir Filatov, il dottor Logai ebbe dei risultati positivi sottoponendo i suoi pazienti a iniezioni sottocutanee di estratto di aloe per trattare le emorragie traumatiche nel corpo vitreo dell’occhio. [Logai 1974]. Furono effettuate delle sperimentazioni su animali da laboratorio dagli anni ’50 in poi e questi esperimenti sono serviti a testare le qualità indiscusse dell’Aloe. In un articolo del 1953 sulle ustioni da radiazioni nei conigli viene riportato che, trattando i tessuti danneggiati con succo di aloe, il processo di guarigione è risultato accelerato e i conigli sono guariti in soli 2 mesi [Lushbaugh 1953]. 48 Su uno studio condotto sulla reazione alle ustioni termiche negli animali, Rovatti e Brennan scoprirono che le ferite indotte sugli animali da laboratorio non solo guarivano più rapidamente di quelle trattate con preparazioni normali, ma questi animali riportavano anche meno cicatrici [Rovatti 1959]. Northway è stato uno dei primi chirurghi veterinari ad aver pubblicato un articolo esaustivo sull’uso topico dell’aloe nella pratica veterinaria (nel 1975). Egli prese in esame 76 casi di dermatite trattati con preparati di Aloe Vera per uso topico confrontandoli con il tipo di risposta che avrebbe ottenuto se avesse usato normali antibiotici o steroidi. Questi casi di dermatite comprendevano: allergie, tigna, ascessi, infiammazioni della pelle, infezioni della pelle, lacerazioni e ferite, piodermiti, cisti e problemi dell’orecchio. Nel 95% dei casi trattati con l’Aloe Vera, egli ottenne lo stesso successo rispetto ai preparati tradizionali per uso topico. Nel 20% dei casi trattati con Aloe Vera, invece, conseguì risultati migliori rispetto ai medicinali utilizzati normalmente. Inoltre, egli non riscontrò reazioni tossiche o altri effetti collaterali avversi [Northway 1975]. Il veterinario Peter Green (1996) riferisce che il gel di Aloe allevia il dolore, riduce l’infiammazione, penetra in profondità nella pelle, stimola la divisione cellulare ed uccide batteri e funghi. Egli giunge così alla conclusione che l’Aloe Vera è il trattamento topico più efficace per le ustioni. L’uso di Aloe Vera è efficace anche come trattamento della sindrome post-virale, della letargia e delle malattie della pelle del cavallo. Notó che l'83% dei cavalli affetti da questa sindrome aveva avuto grossi benefici fino alla guarigione. Altri autori hanno raggiunto risultati simili come descrive nel suo libro sull'Aloe Vera il dottor Urch. Confrontando i risultati con quelli ottenuti da altri veterinari, dopo aver somministrato 240 ml di succo di aloe al giorno (nel cibo) per 3 - 5 settimane ai cavalli, i test indicarono una percentuale significativa di risposte positive all’assunzione orale di aloe. Per patologie come la tigna, la febbre da fango e le allergie, concluse che i risultati ottenuti usando l’Aloe Vera ad uso topico era efficace come quello che ci si aspetterebbe con i normali prodotti veterinari, quali agenti antifungini, antibiotici e steroidi [Green 1996]. In un articolo della University of Chicago Burn Center viene riportato il caso di una scimmia colpita accidentalmente da ustioni (il 70% del corpo). In seguito al 49 trattamento con gel di Aloe, non soltanto l’animale si era salvato, ma era tornato presto in buona salute [Cera 1982]. La relazione della University of Chicago Burn Center su due cani pastore incidentalmente ustionati su tutto il corpo, riportava che ogni altro trattamento ordinario sarebbe stato considerato inutile vista la gravità. L’articolo, accuratamente documentato, dimostra i benefici effetti dell’Aloe Vera in caso di ustioni [Cera 1980]. Un altro studio ha dimostrato un 62,5% della riduzione di diametro della ferita nel topo che riceve 100 mg /kg/die di aloe per via orale, e un 50,8% di riduzione è stata registrata in animali a cui è stato dato aloe, per via topica, al 25%. Questi dati suggeriscono che l‘aloe è efficace attraverso entrambe le vie di somministrazione orale e topica [Davis 1989]. L’acemannano, uno dei tanti componenti dell’Aloe, stimola il sistema immunitario ed è riconosciuto come agente antivirale (per diversi virus) e come induttore di interferone. La leucemia felina (FeLV) è considerata la più importante causa di morte nei gatti domestici. Il 40% dei gatti muore a causa della malattia entro quattro settimane e il 70% entro otto settimane. Uno studio del 1991 effettuato all’Animal Medical Hospital (Irving, Texas), dal Veterinary College (Texas) e presso l’A & M University ha dimostrato l’efficacia dell’acemannano nel trattamento della FeLV. In uno studio su 50 gatti , risultati positivi agli esami sierologici per la leucemia felina e che non rispondevano positivamente ai trattamenti tradizionali, ormai in fase terminale, fu iniettata periodicamente una soluzione contenente acemannano. I risultati dello studio fanno riflettere: alla fine delle 12 settimane di studio, 29 gatti trattati con l’acemannano erano ancora vivi. 2 su 44 sono stati persi al follow-up (controlli periodici) e un altro è morto per altre cause. Lo studio indica un tasso di sopravvivenza del 71% per quei gatti che lo hanno completato. Dei 15 gatti che sono morti per malattie legate alla FeLV, cinque sono morti per tumori maligni o aplasia midollare entro nove giorni dall’inizio della sperimentazione, 7 altri gatti sono morti entro la dodicesima settimana e tre sono morti entro quattro settimane dal completamento dello studio. 9 gatti sono morti o sono stati soppressi entro due mesi, ed un altro era morto entro il quinto mese dalla diagnosi di FeLV. Tutti i proprietari dei gatti sopravvissuti hanno riferito di essere soddisfatti dei risultati del trattamento, 50 affermando che i loro gatti erano ritornati al loro stato normale di attività ed erano sani e felici. Lo studio è importante per due motivi: in primo luogo, 29 gatti che sarebbero dovuti morire, secondo tutti gli studi scientifici precedenti, erano ancora vivi e apparentemente normali dopo 12 settimane. In secondo luogo, basandosi su ulteriori studi ed altra documentazione, il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha approvato in via ufficiale l’uso di Aloe nella cura della leucemia felina [Sheets 1991]. Gli effetti del gel di aloe per via topica sono stati comparati con gli effetti terapeutici della pentoxifillina nel trattamento di congelamento sulle orecchie di 10 conigli bianchi della Nuova Zelanda. La pentofillina aiuta la sopravvivenza del tessuto come fa la crema di Aloe Vera, la cosa migliore è la combinazione di entrambe [Miller 1995]. L’acemannano è inoltre un immunostimolante derivato dall’Aloe, riconosciuto dal Department of Agriculture (USDA) degli Stati Uniti per il trattamento del fibrosarcoma dei cani e dei gatti. Studi preliminari indicano che l’acemannano è un complemento efficace per la chirurgia e la radioterapia nel trattamento dei sarcomi del cane e del gatto [King 1995]. Mannani con attività antitumorale significativa sono stati isolati da lieviti ed è stato dimostrato che essi agiscono principalmente sull’ attivazione dei macrofagi [Merriam 1995; Ramamoorthy 1998]. 6.1.Alcuni esempi di usi clinici in veterinaria. Trattamenti delle malattie della pelle con Aloe Vera. Cosa può fare l’Aloe Vera: È esfoliante: aiuta a rimuovere le cellule morte e quelle danneggiate nelle condizioni come eczema/psoriasi/presenza di irritanti. Anti-prurito: fa diminuire il prurito e aiuta nelle dermatiti allergiche. E’ un antimicrobico che uccide diversi batteri, virus, funghi e lieviti. Aumenta la divisione cellulare e la cicatrizzazione, così le patologie delle ferite della pelle guariscono di circa un terzo più velocemente del normale. E’ un anestetico locale [Urch D 2006]. 51 Cosa l’ Aloe Vera non può fare: L’ Aloe Vera non uccide i parassiti come le pulci, gli acari, le zecche e i pidocchi. Quando si sta trattando una dermatite allergica, risultato di un'infestazione, i parassiti devono essere eliminati prima usando un antiparassitario. Non può curare il tumore. Comunque se il tumore viene trattato per via farmacologica o chirurgicamente, i preparati di Aloe Vera giocano un ruolo importante nell'aiutare il processo di cicatrizzazione. Il gel di Aloe Vera aggiunto alla dieta può aiutare gli animali nel postoperatorio [Urch D 2006]. Preparati di Aloe Vera usati nella gestione delle patologie della pelle: Sapone di Aloe Vera: usato diluito per pulire la pelle. Soluzione spray di Aloe Vera: da usare come prima applicazione. Gelatina di Aloe Vera: per applicazioni topiche. Crema di Aloe Vera alla propoli: è un'alternativa alla gelatina se è presente un’infezione o se la pelle è molto asciutta. Contiene propoli di ape, un antibiotico naturale. Gel di Aloe Vera MSM (metil sulfonilmetano): dovuto al suo alto contenuto di solfuro e alle proprietà naturali dell'Aloe Vera, questo prodotto porta benefici in quelle condizioni dove c'è un interessamento del sistema muscoloscheletrico come le artriti delle articolazioni, le ferite dei muscoli, strappi tendinei e distorsioni dei legamenti. MSM è anche benefico quando serve un aiuto per le infezioni della pelle e per la cicatrizzazione delle ferite. Gel di Aloe Vera: è inoltre raccomandato che il gel di Aloe Vera venga aggiunto alla dieta, specialmente se l'animale ha una risposta immunitaria molto scarsa. Tavolette alla propoli d'ape: in alcune condizioni aggiungere tavolette di propoli di ape può anche portare benefici. La propoli ricopre l'interno dell'alveare delle api ed ha proprietà antimicrobiche naturali [Urch 2006]. 52 Procedure generali per il trattamento di patologie della cute con preparati di Aloe Vera. In generale, è un trattamento sostanzialmente uguale per molte patologie. Vi sono dei casi dove, per esempio, è importante evitare di toccare la cute. Qualche volta la patologia avrà dei benefici dati dalla possibilità di aggiungere nella cura anche la propoli delle api: Rimuovere sempre la causa: bloccare le infestazioni parassitarie esterne o proteggere dalle cause scatenanti dell'allergia. Lavare l'area con sapone di Aloe Vera diluito o shampoo all’Aloe Vera. Asciugare bene. Per molte patologie è importante evitare di toccare la cute. Se l'area è ricoperta da peli, potrebbe essere necessario tosare il pelo in modo che la cute venga esposta meglio all'aria . Spruzzare con soluzione spray di Aloe Vera. Applicare delicatamente la gelatina di Aloe Vera. Se l'area è particolarmente secca è consigliabile usare la crema di Aloe Vera con propoli al posto della gelatina di Aloe Vera. Applicare trattamenti topici con lo spray di Aloe Vera, gelatina o crema di propoli inizialmente 4-6 volte al giorno, poi due volte al giorno fino a quando verranno notati dei segni di miglioramento. Aggiungere gel di Aloe Vera alla dieta può essere benefico, particolarmente se l'animale è debilitato o ha una risposta immunologica compromessa. Dare il gel ad una dose inizialmente molto alta, arrivando poi ad un livello di mantenimento (approssimativamente una dose dimezzata di trattamento) sino alla risoluzione dei sintomi. "Crisi da guarigione". I sintomi dell'irritazione della pelle sembrano inizialmente peggiorare poiché l’Aloe Vera ne accelera la cicatrizzazione, concentrandone gli effetti in un periodo ridotto. La “crisi da guarigione” potrebbe durare fino a 5- 10 giorni. Continuare con la somministrazione di gel per via orale, durante questo periodo, e smettere temporaneamente i preparati topici. Se questo periodo persiste assicurarsi che la diagnosi venga riconfermata da un veterinario [Urch 2006]. 53 Per quanto riguarda alcune malattie della pelle del cavallo, come la linfangite ulcerosa che è un tipo di follicolite superficiale causata dal batterio Corynebacterium Pseudotubercolosis, il trattamento delle lesioni comprende: Lavare bene tutte le aree dove è necessario usare il sapone di Aloe Vera diluito o lo shampoo di Aloe Vera. Asciugare bene. Spruzzare delicatamente con soluzione di Aloe Vera spray. Strofinare con delicatezza il gel trasparente nelle aree interessate. Se particolarmente infetto o secco, usare la crema di Aloe Vera alla propoli. Le preparazioni topiche potrebbero essere inizialmente applicate 6 volte al giorno, riducendo a 2 se i sintomi si stanno risolvendo. Aggiungere il gel di Aloe Vera nella dieta [Urch 2006]. Eczema umido nel cavallo Febbre da fango Nel cavallo l'eczema umido è una patologia veramente molto comune e vi sono diversi modi di chiamarla, il più usato è "febbre da fango". Spesso viene notata in quelle aree del corpo che sono ricoperte da mantello bianco. Il motivo è dato dal fatto che la pelle in queste regioni non è pigmentata e quindi risulta molto sensibile alla luce ultravioletta dei raggi solari. La parte che viene maggiormente colpita è quella posteriore dell'arto inferiore, generalmente dal calcagno al pastorale ed anche fino al nodello. Nei casi più gravi, l'infezione si può estendere fino alla parte alta degli arti. Questo è causato da un batterio, Dermatophilus congolensis, che si diffonde con la stessa metodica dei funghi, irradiando i propri filamenti e poi sporulando, specialmente se trova condizioni idonee di umidità. Ovviamente è durante i mesi invernali quando c'è appunto umidità e un ambiente fangoso che riesce a svilupparsi meglio, perché trova queste condizioni ad esso favorevoli. Sintomi I segni che si notano per primi saranno diverse aree alopeciche, croste ed essudato. Se il ciuffo di pelo con le croste sottostanti viene rimosso, al di sotto 54 può risultare un'area purulenta con pus dove la pelle è infiammata. Le lesioni possono essere abbastanza gravi ma non appaiono mai particolarmente pruriginose. Trattamento della febbre da fango Lavare bene le aree dove è necessario usare il sapone diluito o lo shampoo di Aloe Vera. Evitare di lavare troppo a fondo. Asciugare bene. Spruzzare delicatamente con la soluzione di Aloe Vera spray. Strofinare con delicatezza il gel trasparente nelle aree interessate e rimuovere le croste sottostanti che si sono ammorbidite. Se la lesione o l’area risultano particolarmente infette o secche, usare la crema di Aloe Vera alla propoli. Le preparazioni topiche potrebbero essere inizialmente applicate 6 volte al giorno, riducendo a 2 se i sintomi si stanno risolvendo. Per i cavalli può essere aggiunto il gel di Aloe Vera nella dieta giornaliera nella dose di 250 ml e per i pony, fino a 150 ml al giorno. Alla risoluzione dei sintomi, si potrebbe continuare a dare all'animale una dose di mantenimento di Aloe Vera che risulta all’incirca molto diminuita rispetto al trattamento iniziale (60 ml per i cavalli, 40 ml per i pony). Nei casi persistenti vengono somministrate tavolette di propoli di ape in una dose che va fra le otto e le 20 al giorno dipendendo dalla mole dell'animale [Urch 2006]. Questo trattamento viene usato anche in caso di eczema da pioggia che è una dermatite simile alla febbre da fango sempre causata dallo stesso batterio (Dermatophilis congolensis) ma può svilupparsi in più punti: sull’arto distale a livello della parte posteriore, sulla groppa e sulle spalle del cavallo. Si nota particolarmente nei periodi di pioggia continua quando le aree appena citate si trovano costantemente bagnate e questo comporta un’ambiente favorevole per il Dermatophilis [Urch 2006]. Anche nella dermatite pruriginosa dei cavalli il trattamento è molto simile a quello per la febbre da fango e la patologia risponde bene ai preparati a base di Aloe 55 Vera. Una preparazione da usare come trattamento aggiuntivo è una lozione riscaldante all’Aloe Vera da applicare alla criniera e alla coda che può agire come un utile repellente per i moscerini [Urch 2006]. Ustioni Le ustioni negli animali sono il risultato di diverse cause che possono essere termiche, chimiche o elettriche. Questo porta alla denaturazione delle proteine della cute, a edema e alla perdita di fluidi e tutto questo può portare a shock ipovolemico. Le infezioni secondarie e le lesioni del tratto respiratorio sono delle complicazioni che si manifestano frequentemente. Le ustioni vengono classificate in base all'area del corpo che è interessata e alla loro profondità [Urch 2006]. Trattamento delle ustioni Le ustioni negli animali vengono trattate allo stesso modo in cui vengono trattate quelle delle persone. Per prima cosa bisogna salvare la vita del paziente, ridurre dolore e sofferenza, prevenire la perdita di liquidi, diminuire il rischio di infezioni secondarie date da batteri e funghi, evitare complicazioni respiratorie e contrastare lo shock. Fig.1- Vacca ustionata gravemente a seguito di un incendio. Da notare le larghe aree di cute morta bruciacchiata. Queste devono essere rimosse delicatamente usando il sapone diluito di Aloe Vera per un po’ di giorni e in seguito si usa la gelatina di Aloe. 56 Fig. 2- Poche settimane più tardi si riesce ad apprezzare la vera estensione dell’ustione. Queste aree devono essere trattate giornalmente con soluzione spray all’Aloe Vera. Da notare come le ferite non mostrano segni di infezione secondaria. Fig. 3- Diversi mesi dopo le ferite sono completamente guarite e sono rimaste poche aree dove la pelle è sottile e non ricoperta da peli. Da notare l’assenza di peli bianchi sui fianchi. 57 Fig. 4- Un anno dopo le vacche risultano guarite completamente ed è evidente anche dalla foto dato che sembrano anche ingrassate non per aver mangiato di più ma perché sono gravide e in salute. Il ruolo della Aloe Vera nel trattamento delle ustioni A seguito di un'ustione, le prostaglandine e il tromboxsano si accumulano comportando una reazione infiammatoria e una costrizione dei vasi sanguigni. Da un autore viene raccomandata l'applicazione topica di Aloe Vera perché essa contrasta gli effetti delle prostaglandine e del tromboxsano. Egli conclude che l’Aloe Vera sia un trattamento efficace per le ustioni sia nell’uomo che negli animali, specialmente se viene iniziato subito [Baxter 1991]. Diversi ricercatori hanno dimostrato che l'aloe vera è una delle migliori preparazioni topiche antimicrobiche da usare per le ustioni [Swaim 1987; Green 1996]. Un altro autore riporta che l’Aloe Vera diminuisce il dolore dell'ustione, riduce l'infiammazione, penetra profondamente, stimola la crescita cellulare e uccide batteri e funghi [Fubini 1987]. Ustioni minori Nel caso di ustione di primo grado, dopo averla immediatamente freddata con acqua fredda e ghiaccio spruzzarla con soluzione spray di Aloe Vera e applicare la gelatina di Aloe Vera. L’applicazione può essere ripetuta più volte. Questo può 58 ridurre la quantità del danno cutaneo e la scottatura e migliorare il tasso di cicatrizzazione. Negli animali le ustioni sono spesso molto pruriginose, e comportano che essi si strofinino e si grattino l'area della bruciatura. Questo comporta loro che si procurino delle automutilazioni [Urch 2006]. Ustioni gravi Dopo aver provveduto a una situazione di emergenza e all'interessamento dell’apparato respiratorio o un eventuale shock, il trattamento dell'ustione consiste nel pulire bene le aree con saponi di Aloe Vera diluito o sciampo di Aloe Vera. Questo può essere usato, ad esempio, per rimuovere alcuni detriti di tessuto bruciato o plastica fusa. Tosare il pelo dall'area circostante e sciacquarla con acqua fredda per rimuovere eventuali detriti. Spruzzare con una soluzione di Aloe Vera spray. Grandi quantità di gelatina o di crema con propoli di Aloe Vera potrebbero essere poi applicate nelle aree ustionate. Questi medicamenti topici richiedono una frequente applicazione per mantenere umide le ferite. Può essere vantaggioso rimuovere la pelle morta e bagnare sotto il bordo di essa con la soluzione di Aloe Vera. È importante non strappare via la pelle morta dal tessuto sottostante prima che sia pronta a venir via, per non apportare altrimenti un ulteriore danno al tessuto, e in particolare le cellule epiteliali di recente formazione. Questo metodo permette alla pelle di agire come un bendaggio naturale. Agli animali può anche essere somministrato il gel di Aloe Vera per via orale e spesso viene consigliato di dare elevate quantità per i primi 5-7 giorni per accrescere il tasso di guarigione e per aiutare con lo shock. Per esempio nei cavalli e nei bovini si possono usare 4 litri al giorno per il primo periodo. Nelle pecore e nelle capre 2 litri al giorno, nei cani mezzo litro o fino ad un 1 litro al giorno. Per i gatti 200 ml al giorno. Quando vengono usate queste dosi elevate è necessario sempre osservare ogni cambiamento e aggiustare la dose di conseguenza. Ferite e malattie degli occhi Congiuntivite E’ il risultato di un'infiammazione della congiuntiva. Questa membrana si arrossa e si gonfia e produce una secrezione acquosa o contenente pus che frequentemente tappezza la palpebra. La causa principale dell'infezione deriva da batteri o virus 59 ma può anche essere conseguenza di un'allergia data da un'irritazione fisica o chimica [Urch 2006]. Trattamento: Soluzione di aloe vera spray diluita (50:50 con acqua sterile) è un eccellente metodo per pulire la secrezione e risciacquare gli occhi. Possono essere applicate 2-3 gocce di soluzione diluita quattro volte al giorno. In alcuni casi può essere usata la gelatina di Aloe Vera in piccole quantità da applicare due volte al giorno. Se vi è una persistenza dei sintomi bisogna controllare se vi sia la presenza di un corpo estraneo. Cheratite secca o occhio secco Questa condizione che viene vista nei cani e raramente nei gatti, viene causata dall'assenza di produzione lacrimale. Spesso si associa alla congiuntivite con secchezza della cornea che ne può risultare danneggiata. Trattamento dell'occhio secco: Soluzione di Aloe Vera spray diluita può essere un eccellente terapia sostitutiva alle gocce artificiali normalmente usate. Applicare 2-3 gocce 4-6 volte al giorno, frequenza che può essere diminuita se vi è un miglioramento dei sintomi. Sfortunatamente questa patologia è incurabile e quindi il trattamento è a vita [Urch 2006]. Sindrome Post Virale nel cavallo (PVLS) In questa sindrome i cavalli all'improvviso diventano apatici e letargici e potrebbero non compiere il lavoro che gli è stato richiesto di intraprendere. Nella maggior parte dei casi essi mostrano pochissimi segni clinici di malattia. Un esame molto importante da fare è l’analisi del sangue dal quale risulta una leucopenia. La sindrome è molto comune in cavalli al di sopra dei sei anni di età e vengono colpiti entrambi i sessi [Urch 2006]. Trattamento della PVLS usando Aloe Vera: 60 Aggiungere 250 ml di gel di Aloe Vera nel cibo dei cavalli per sei settimane, e continuare poi con 120 ml al giorno per altre sei settimane infine come mantenimento 60 ml al giorno mentre i cavalli stanno ritornando in forma. Può essere anche benefico somministrare da otto a 20 tavolette di propoli di ape e polline al giorno a seconda dei casi. Durante il trattamento bisogna effettuare dei prelievi di sangue ogni due settimane per monitorare i progressi e per verificare come essi siano correlati ai segni clinici [Green 1996; Urch 2006]. . 61 7. La ricerca: dati acquisiti e frontiere In questo capitolo ho voluto trattare gli argomenti riportati in articoli e studi molto recenti nei quali si evince che l’aloe è stata studiata per riuscire a confermare le sue molteplici proprietà curative e attualmente viene molto usata soprattutto in campo umano ma si sta affermando anche nella pratica veterinaria. Ad esempio in un articolo sulla prevenzione della dermatite indotta da radiazioni si parla appunto della prevenzione di questa patologia usando l’Aloe Vera. Nel valutare l’efficacia della lozione di Aloe Vera, a tutti i pazienti a cui era stata prescritta la radioterapia è stato detto di usare la lozione solo su di una metà dell’area da irradiare mentre sull’altra metà di non usare nessun medicamento. Il grado di dermatite in ogni metà dell’area irradiata è stato registrato settimanalmente fino a 4 settimane dopo la fine della radioterapia. E’ stato visto, a seguito di questo studio fatto in trial, basandosi sui risultati ottenuti, che l’uso profilattico di Aloe Vera riduce l’intensità della dermatite indotta dalle radiazioni. Quindi è stato dimostrato che la lozione di Aloe Vera può avere un effetto protettivo contro le radiazioni che di solito portano a dermatiti. Tale effetto è risultato più evidente in quei pazienti che sono stati sottoposti a trattamenti di radioterapia intensivi e con dosi elevate di radiazioni [Haddad 2013]. In un altro articolo del 2012 viene illustrato uno studio fatto sul gel di Aloe Vera e la crema all’ormone tiroideo che possono migliorare la cicatrizzazione nei ratti bianchi. Questo studio è stato eseguito per esaminare e comparare gli effetti del gel di Aloe Vera, della crema all’ormone tiroideo e della crema alla sulfodiazina d’argento usati sulle suture di incisione in ratti bianchi. In un trial controllato su 36 femmine di ratto bianco queste sono state incise chirurgicamente e poi è stato loro applicato il gel di Aloe Vera, la crema all’ormone tiroideo e la crema alla sulfodiazina d’argento all’1% topicamente. Per valutare l’efficacia di ogni trattamento è stato eseguito un esame istologico per vedere il numero di fibroblasti, macrofagi, neutrofili in sezioni di vaso sanguigno e per capire con che intensità sia avvenuta la rigenerazione dell’epitelio e del derma al giorno 4, 7 e 14. Nel gruppo dove è stato usato il gel di Aloe Vera la riepitelizzazione e l’angiogenesi sono risultate significativamente migliorate rispetto agli altri 62 trattamenti e quindi è stato raccomandato come trattamento delle incisioni chirurgiche il gel di Aloe Vera usato topicamente [Mahsa 2012]. Remissione della colite ulcerativa. Uno studio randomizzato in doppio-cieco condotto negli Stati Uniti ha dimostrato che il gel di Aloe Vera, somministrato per 4 settimane, a pazienti con una colite ulcerativa moderatamente attiva, ha ottenuto risultati superiori al placebo. La remissione e il miglioramento dei sintomi clinici sono stati notati in 9, 11, e 14 pazienti trattati con Aloe Vera, rispetto a uno e uno e due pazienti trattati con il placebo. In un altro studio condotto in Israele sempre di tipo randomizzato, in doppio-cieco, controllato, 23 pazienti con colite ulcerativa distale attiva sono stati trattati con succo di erba di grano (Triticum Aestivum) o placebo, ogni giorno per 4 settimane. Dieci di undici pazienti (91%) in trattamento attivo hanno risposto rispetto a 5 dei 12 trattati con placebo (42%). Sette di nove (78%) pazienti in trattamento attivo hanno avuto un miglioramento rispetto a tre dei dieci (30%) pazienti con placebo. Sanguinamento rettale, dolore addominale e il punteggio di valutazione globale del veterinario significativamente ridotto nel braccio attivo della terapia. L’effetto collaterale più comune nei pazienti trattati con succo di erba di grano era la nausea. In conclusione è stato visto che, per quanto riguarda l’Aloe Vera si è dimostrato che ha un’efficacia contro la colite ulcerativa grazie alle sue proprietà antiossidanti [Ng SC et al.]. Nel 2013 è stato scritto un articolo su di un esperimento condotto sui ratti nel quale viene visto che il gel di Aloe Vera proteggerebbe il fegato dai danni da stress ossidativo indotto. L’Aloe Vera, pianta semi-tropicale della famiglia delle Liliaceae ha una vasta gamma di applicazioni nella medicina tradizionale. Nel presente studio hanno cercato di valutare il potenziale epatoprotettivo del gel di Aloe Vera aggiunto come supplemento nella dieta (come integratore alimentare). Per raggiungere questo obiettivo sono stati effettuati studi in vivo e in vitro inducendo chimicamente dei danni epatici in ratti maschi (razza SpragueDawley). In vitro l’effetto è stato valutato sulla reazione indotta di perossidazione lipidica di Fenton. Una co-incubazione con gel di Aloe Vera ha ridotto significativamente la generazione di perossido lipidico nel fegato (LPO). Successivamente, per vedere lo stesso effetto in vivo, il gel è stato somministrato per via orale ai ratti una volta al giorno per i 21 giorni consecutivi. Dopo un’ora 63 dall’ultima somministrazione di gel, ai ratti è stata fatta un’iniezione intraperitoneale di tetracloruro di carbonio (CCl4). Somministrato nella dieta giornalmente il gel ha dimostrato significative capacità epatoprotettive contro i danni indotti dal tetracloruro di carbonio attraverso un ripristino del perossido lipidico del fegato , delle transaminasi sieriche, della fosfatasi alcalina e della bilirubina totale che sono tornati a valori quasi normali. Gli effetti benefici risultano notevoli se vengono usate le dosi di 400 e 800 mg per kilo di peso corporeo. Inoltre l’esame istopatologico di tessuto epatico ha dimostrato ulteriormente che i risultati biochimici confermano il potenziale epatoprotettivo del gel alimentare [Nahar 2013]. In uno studio viene trattato come accrescere la risposta immunitaria di tipo umorale e far invece diminuire l’immunità cellulo-mediata con l’Aloe Vera, nei ratti. Questo è stato fatto per indagare gli effetti dell’estratto acquoso di Aloe Vera su parametri riguardanti l’immunità di tipo umorale e quella cellulomediata. Un’ipersensibilità di tipo ritardato è stata stimata dalla misurazione dello spessore del cuscinetto plantare subito dopo la sensibilizzazione ottenuta attraverso un’iniezione minimamente invasiva di emocianina di ostrica gigante (KLH, una metallo proteina trovata nell’emolinfa del bivalve). L’immunità di tipo umorale è stata stimata attraverso la misurazione del titolo di emoagglutinina contando i globuli rossi. I risultati sembrerebbero dire che la somministrazione di Aloe Vera nella dose di 400 mg/kg produca un miglioramento significativo nello spessore del cuscinetto plantare comparato con un gruppo controllato e inoltre potenzia significativamente la risposta immunitaria secondaria di tipo umorale. Questi risultati suggeriscono che l’Aloe Vera può modulare la risposta immunitaria attraverso l’accrescimento di quella secondaria di tipo umorale e la diminuzione della risposta cellulo-mediata [Halder 2012]. In un articolo si parla dell’aloe come una delle erbe medicamentose più largamente usata nei trattamenti naturali e nelle terapie alternative per diversi tipi di malattie. Le piante medicinali hanno proprietà immunomodulatorie e anche l’Aloe ha dimostrato essere un modulatore della risposta immunitaria. I macrofagi hanno dimostrato di giocare un ruolo importante ed essenziale come prima linea difensiva contro l’invasione da parte dei patogeni. La Candida Albicans è un patogeno comune e opportunistico negli umani. In questo studio è 64 stato visto che effetto hanno l’estratto di Aloe Vera e le sue frazioni sui macrofagi infettati con Candida Albicans. La possibilità di sopravvivenza cellulare dei macrofagi infettativiene migliorata dall’estratto e da dosi di alcune frazioni isolate di esso. [Farahnejad 2011]. E’ stato fatto uno studio comparando il gel di Aloe Vera con la crema di sulfodiazina d’argento all’1% (SSD) usate prima della fasciatura di ferite dovute a ustioni di secondo grado. Un totale di 50 pazienti con ustioni superficiali o parziali sono stati divisi in due gruppi uguali in modo casuale con un metodo di campionamento consecutivo: un gruppo è stato fasciato dopo essere stato trattato con gel di Aloe Vera mentre l’altro è stato trattato con crema di sulfodiazina d’argento all’1%. I risultati, riguardo la durata dell’epitelizzazione della ferita, del sollievo dal dolore ed il costo del trattamento, sono stati messi a confronto. Nei pazienti trattati con gel di Aloe Vera la cicatrizzazione delle ferite da ustione è risultata straordinariamente più veloce rispetto ai pazienti trattati con la SSD all’1%. Inoltre nei pazienti del gruppo dell’Aloe Vera il dolore è risultato alleviato più velocemente rispetto ai pazienti trattati con SSD. Nelle conclusioni viene riportato che se si curano le ustioni con bendaggi di gel di Aloe Vera si trae maggior beneficio che se si trattano con bendaggi di SSD e vi è una più rapida riepitelizzazione delle ferite, inoltre ne allevia più rapidamente il dolore e vi è un buon rapporto costi-benefici [Shahzad 2013]. Gli obiettivi di uno studio del 2013 sono stati di scoprire quali effetti metabolici possa avere il complesso di gel di Aloe Vera (QDM complex) su persone con prediabete o un diabete mellito precoce (DM). Lo scopo di questo studio è stato determinare gli effetti del complesso di gel di Aloe Vera (QDM) sul peso corporeo, sulla massa grassa (BFM), sul glucosio a digiuno (FBG), sui livelli di insulina a digiuno, ed un modello di omeostasi da valutare sulla resistenza all’insulina in individui obesi con prediabete o DM precoce che non hanno mai fatto una cura per il diabete. Nelle conclusioni viene riportato che negli individui obesi con prediabete o un DM precoce non trattato, il complesso di gel di Aloe (QDM) ridurebbe il peso corporeo, l’FBM, e le resistenza all’insulina [Choi 2013]. Come abbiamo potuto appurare in precedenza, le caratteristiche immunomodulanti, cicatrizzanti, antibatteriche, emollienti ed antiinfiammatorie 65 (studi recenti paragonano questa attività con quella dell’idrocortisone) della pianta, utili agli esseri umani, possono essere sfruttate positivamente anche in campo veterinario [Bruschini G 2013]. 8. Conclusioni Da alcuni anni le medicine non convenzionali sono diventate di uso comune e fra queste la fitoterapia è una delle più usate soprattutto per quanto riguarda gli integratori alimentari. Molti veterinari hanno cominciato ad interessarsi di medicina veterinaria non convenzionale ed anche alcuni allevatori cominciano a credere di migliorare il loro tipo di allevamento se fatto con metodi alternativi. Vi è dunque un ritorno al naturale. L’Aloe Vera in particolare negli ultimi anni ha fatto parlare di se e viene appunto usata come rimedio da moltissime persone e credo che un proprietario di un animale da compagnia o comunque domestico, nel momento in cui fa uso di medicine alternative per se stesso e trova riscontro positivo grazie anche all’assenza di effetti collaterali, decide poi di usarle anche per il proprio animale domestico che normalmente dovrebbe entrare a far parte della famiglia a tutti gli effetti. Scrivere una tesi sull’Aloe Vera è stato prima di tutto un lavoro molto interessante. Nella mia tesi dopo aver illustrato brevemente il quadro attuale delle medicine non convenzionali ho dato importanza anche all’aspetto legislativo riguardo l’uso delle piante medicinali che nella mia ricerca ho potuto constatare sono state utilizzate dall’antichità ai giorni nostri. Riguardo gli usi clinici dell’aloe ne avevo già sentito parlare in umana ma ho potuto constatare che negli ultimi tempi viene molto utilizzata in veterinaria per le sue molteplici virtù. Vorrei interessarmi di medicine alternative e , quindi, scoprire quanti studi siano stati fatti sull’aloe come pianta curativa mi hanno spinto a provare personalmente alcuni prodotti a base di aloe e come futuro veterinario continuerò ad informarmi su altre eventuali nuove scoperte che ci saranno per poi usarla sui miei pazienti. 66 Bibliografia Acta Phytoterapeutica. 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