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ULTIME VOLONTÀ, TESTAMENTO E LASCITO SPIRITUALE DI SWAMI KRIYANANDA, ANCHE CONOSCIUTO COME JAMES (o J.) DONALD WALTERS 27 marzo 1999 SEZIONE PRIMA VOLONTÀ Io sottoscritto, conosciuto da molti con il mio nome monastico di Swami Kriyananda, e anche conosciuto con il mio nome di battesimo, James Donald Walters – o, più spesso, come J. Donald Walters, o semplicemente Donald Walters – attualmente residente a Gaifana di Nocera Umbra, in provincia di Perugia, in Italia, dichiaro essere queste le mie ultime volontà, il mio testamento e il mio lascito spirituale. PER PRIMO, revoco tutti i testamenti e codicilli che fatti in precedenza. SECONDO, sono un monaco, e perciò non possiedo proprietà personali di alcun tipo, avendo dato a Dio tutto ciò che posseggo e, in effetti, tutta la mia vita. Comunque, dato che Dio, nonostante Egli sia il Fondatore di tutte le leggi dell’universo, non può essere considerato un’entità legale nel corso delle leggi umane, il possessore di ciò che io ho donato deve essere definito in termini più terreni. Perciò, definisco Lui, ai fini di questo documento, come l’organizzazione spirituale che io ho fondato: la Ananda Church of Self Realization, incluse le chiese e comunità spirituali satelliti. Dato quindi che non possiedo alcuna proprietà personale da elargire ad alcuno, richiedo solo che alcuni oggetti di cui io sono stato custode siano trattati in base alle decisioni dei miei esecutori testamentari e in conformità alle seguenti volontà: A. Il mio bracciale astrologico con nove pietre, che ho indossato per la mia funzione di direttore spirituale, o Dharmacharya, di Ananda, dovrà essere conservato per sempre, ed essere indossato dal mio successore spirituale e dai suoi successori. A1. Il mio successore spirituale sarà John E. Novak (generalmente conosciuto con il suo nome spirituale, Jyotish). B. È mio desiderio che il bracciale astrologico che ho portato, composto di tre sottili barre di rame, oro e argento, che fu benedetto molti anni fa da Paramhansa Yogananda, vada a Sonia Wiberg (Seva), come dimostrazione della mia eterna gratitudine per l’importante ruolo da lei avuto nell’aiutare Ananda ai sui inizi. C. Desidero inoltre che il piccolo bracciale con pietre che ho indossato per diversi anni, per ragioni astrologiche, composto da uno smeraldo, uno zaffiro giallo, un granato e un’acquamarina, sia esposto nel Museo di Ananda. D. Richiedo ai miei esecutori testamentari di selezionare vari oggetti, da me usati personalmente, e di distribuirli tra i miei amici e/o parenti nel modo in cui loro riterranno opportuno, in gratitudine per l’amore che hanno avuto per me. Questi doni saranno espressioni del mio amore per loro. E. Certi oggetti che sono stati nelle mie cure potranno essere considerati contributi al Museo di Ananda, a discrezione dei miei esecutori testamentari. Questi oggetti includono (ma non si limitano a ciò): 1. l’harmonium che il mio Guru Paramhansa Yogananda comprò per me, e sul quale suonò personalmente; 2. oggetti simili, come le reliquie che sono in qualche modo connesse a lui o ad altri santi che ho conosciuto; 3. lo specchio d’argento che mia madre usava quando ero bambino in Romania; 4. qualunque lettera di Parmhansa Yogananda, appunti da me presi durante i suoi discorsi e altri ricordi degli anni che ho trascorso con lui. F. Qualsiasi somma di denaro o equivalente monetario in mio possesso al momento della mia morte. Questi appartengono di fatto alla Ananda Church of SelfRealization e potranno essere da essa utilizzati – o, in alternativa, distribuiti in base ai sentimenti e alla guida interiore dei miei esecutori testamentari. G. Ho già in precedenza, prima di questo documento, richiesto che i diritti d’autore delle mie composizioni musicali e dei miei libri siano resi di pubblico dominio. Le mie diapositive e fotografie a colori potranno rimanere di proprietà dell’Ananda Church, a meno che si sviluppi una richiesta più ampia per esse. In questo caso, anch’esse potranno essere rese di dominio pubblico. Vi prego di notare, comunque, che ho detto “potranno”. Ciò significa che i miei esecutori testamentari e/o i loro successori sono liberi di decidere l’opportunità di una tale cessione pubblica. H. Se qualunque persona a me vicina, sia spiritualmente che per nascita, inclusa la mia ex-moglie Rosanna, si trovi, a giudizio dei miei esecutori testamentari, in situazione di grave bisogno finanziario, richiedo che venga loro offerto aiuto adeguato, nel modo che sembri giusto e ragionevole. I. Richiedo che, in tutte le decisioni degli esecutori testamentari, vengano rispettate come priorità le seguenti considerazioni, nell’ordine elencato: a) compassione, non considerazioni legali; b) servizio agli ideali e alla missione del mio Guru, Paramhansa Yogananda. J. Il mio esecutore testamentario principale sarà John E. Novak (Jyotish). Gli assistenti-esecutori con cui richiedo amorevolmente che egli collabori sono: Devi Novak, Seva (Sonia) Wiberg, Asha e David Praver, Padma (Alexandra) e Terry McGilloway, Kirtani (Shirley Kay) e Mark Stickney, e Vidura (John) e Durga (Sally) Smallen. SEZIONE SECONDA TESTAMENTO Fin qui, ciò che ho scritto sono le mie volontà. Quello che segue ora è il mio TESTAMENTO, e, infine, il mio LASCITO. Lo scopo del mio testamento è di affermare certe convinzioni fondamentali che, per me, sono di primaria importanza nella futura guida e sviluppo di Ananda. Richiedo che i miei successori considerino questo testamento come vincolante nel loro servizio all’opera che io ho fondato, e che trasmetto loro con quest’atto come ai futuri custodi di Ananda. A. Ananda non è, e non è mai stata, la mia opera personale. L’ho fondata nel nome – e ho fatto del mio meglio per portarla avanti nello spirito – del mio Guru Paramhansa Yogananda e della sua linea di guru: Gesù Cristo, il Mahavatar Babaji, Lahiri Mahasaya e Swami Sri Yukteswar. L’ultimo di questa linea di guru è Paramhansa Yogananda. Se qualcuno dovesse guardare a me come al suo insegnante spirituale, chiedo che egli faccia ciò come ad un rappresentante della nostra linea di guru, e non come ad un guru. B. Poiché il mio ruolo nella vita è stato, per quanto ho potuto, quello di interpretare, come io li ho compresi, la volontà e gli insegnamenti della nostra linea di guru e del mio proprio guru Paramhansa Yogananda, e non di definirli in modo assoluto, se dovessero nascere dispute tra i miei successori relative alla corretta interpretazione di quella volontà e di quegli insegnamenti, richiedo che essi siano guidati dalle seguenti considerazioni: a) Dovrebbero chiedersi: “Cosa avrebbe fatto o deciso Kriyananda in questa circostanza?” Poiché io ho sempre cercato di agire come rappresentante del nostro guru. I miei successori non si chiedano pertanto per prima cosa che cosa potrebbero aver fatto, o deciso, i miei compagni discepoli in simili circostanze, se non dopo aver preso in opportuna considerazione il fatto che Ananda è, di per sé, un particolare raggio della missione e degli insegnamenti del mio Guru. b) Qualora insorgessero evidenti discrepanze tra le mie parole, azioni o decisioni, e quelle di Paramhansa Yogananda, allora, dopo profonda considerazione e preghiera, i miei successori diano rispetto prioritario alla sua volontà e al suo esempio, così come loro lo comprendono, e non alla mia volontà. Questa richiesta deve essere soppesata alla luce di qualunque possibile fraintendimento da parte mia, e loro, della sua volontà e del suo esempio. c) Poiché è probabile che si presentino di tanto in tanto circostanze nuove e impreviste, per le quali la tradizione può non offrire chiare linee-guida, richiedo che i miei successori dipendano il più possibile dalla loro sintonia interiore e spirituale con Paramhansa Yogananda e con la nostra linea di guru, magari così come si è manifestata nella mia vita e nel mio servizio a loro. C. Una parte importante dell’opera della mia vita è stata il portare alla loro logica conclusione gli sforzi di Paramhansa Yogananda, per mostrare come i suoi insegnamenti spirituali possano essere applicati in aree più mondane dell’esistenza. A tal fine, seguendo il suo esempio, ho scritto libri e tenuto lezioni che mostrano come applicare quegli insegnamenti a questioni pratiche, quali la leadership, l’educazione dei bambini, il matrimonio e il successo nel mondo (solo come esempi), oltre ai miei libri e lezioni sulla meditazione e altri argomenti più strettamente spirituali. Ho cercato di esprimere, inoltre, le vibrazioni della missione del mio Guru attraverso il mezzo della musica, della fotografia e di altre espressioni artistiche. È naturale, anzi, desiderabile, che si formino dipartimenti che si dedichino alla diffusione di questi aspetti della nostra opera. A tal riguardo, desidero che si comprenda quanto segue: Primo: quello che io ho fatto non è mai stato inteso come esaustivo, ma voleva essere seminale, così che altri possano continuare ad esplorare in altre linee di sviluppo le idee che io ho espresso. Secondo: il mio progetto è che questo ulteriore sviluppo continui ciò che io ho messo in movimento, e non si sviluppi invece in ciò che può essere definito “una deviazione”, in un modo interamente nuovo o diverso da quello iniziato da me e dalla nostra linea di guru. Sebbene si possa immaginare la possibilità di tali nuovi sviluppi, Ananda stessa, se vorrà rimanere forte, dovrebbe sforzarsi sempre di onorare le tradizioni da cui ha avuto origine questo particolare “raggio” di verità divina. Terzo: Ananda è un’opera spirituale, e non un business. Di conseguenza, qualunque interpretazione delle future direzioni di Ananda dovrà essere fondata su una considerazione primaria: la domanda “Cosa contribuirà a far prosperare nel miglior modo possibile la missione spirituale di Ananda?” Per esempio, può essere a volte una tentazione avere come considerazione primaria il profitto monetario, o il riconoscimento da parte del mondo, o il rendere gli insegnamenti disponibili al maggior numero di persone possibile. È importante, invece, che gli ideali spirituali che ci sono stati tramandati attraverso la nostra linea di guru rimangano il motivo fondamentale dell’esistenza di Ananda. L’accettazione da parte del mondo non è importante per noi, se non nella misura in cui aiuta spiritualmente le persone. L’accettazione da parte di Dio dell’offerta che Gli facciamo delle nostre vite e del nostro servizio è l’unica cosa che dovrebbe contare per i miei successori. Quattro: Indipendentemente da come gli altri ci trattano, dobbiamo lavorare con costanza per l’armonia e l’unione spirituale universale. Gli scismi, anche se ci vengono imposti, non devono mai essere iniziati da Ananda, né considerati desiderabili. Ananda deve operare per il benessere di tutti, e non dare mai maggiore importanza al proprio benessere e alla prosperità personale, in ogni circostanza in cui il perseguimento di questi fini vada a discapito dei bisogni e del benessere di qualcun altro. Cinque: La Self Realization Fellowship (SRF) dovrà sempre essere considerata parte della più ampia famiglia spirituale di Ananda. Se dovesse crearsi in qualunque momento l’occasione che permetta alle due organizzazioni di lavorare in modo cooperativo, Ananda dovrebbe fare ogni sforzo ragionevole per farlo. Perché la SRF è l’organizzazione fondata dal nostro Guru, e dobbiamo darle pieno rispetto, nel Suo interesse. Sebbene alcuni membri di Ananda abbiano espresso (a dire il vero, con una certa ragione) sentimenti di risentimento per il trattamento da me ricevuto, la mia sincera richiesta è che anch’essi si comportino sempre con gentilezza e rispetto nei confronti della SRF, indipendentemente da qualunque provocazione – così come ho sempre cercato di fare anch’io. L’atteggiamento nei confronti della SRF dovrebbe sempre essere di perdono e di amore. Chiedo questo non solo per una comune considerazione umana, ma per l’amore per il nostro guru comune, che è venuto sulla terra per ispirare le persone con l’amore divino, e non per infondere in loro uno spirito di rivalità settaria. D. Nel nominare qualcuno ad una carica di leadership, le considerazioni primarie dovranno sempre essere le seguenti: devozione, servizio altruistico agli altri, dedizione impersonale alla verità e alla giustizia, e sintonia con la volontà di Dio come è stata espressa attraverso il raggio spirituale manifestatosi nella fondazione di Ananda. E. Per la nomina dei ministri di Ananda, le qualifiche primarie sono che essi siano uomini e donne di profonda e sincera devozione, umiltà e sintonia al raggio spirituale espresso attraverso Ananda, che manifestino amore impersonale per gli altri, un sentimento intuitivo che io definisco primariamente come amore per la scintilla divina che esiste in ognuno – quell’anima che aspira eternamente all’unione con Dio. F. Per accettare qualcuno come membro di Ananda, il requisito primario dovrebbe essere la sua idoneità spirituale, e non la ricchezza, raffinatezza mondana, o talenti e abilità. SEZIONE TERZA LASCITO Il mio lascito ad Ananda è, primariamente, di natura spirituale, e consiste negli insegnamenti, ideali e vibrazioni che ho ricevuto dal mio Guru. Il mio desiderio è che Ananda osservi sempre questi principi e rimanga fedele a questi ideali “gemelli”, basati sull’esempio e sugli insegnamenti di Paramhansa Yogananda: 1) Che Ananda onori rigorosamente il detto “Le persone sono più importanti delle cose”, perché le persone, specialmente nei loro bisogni spirituali, saranno sempre più importanti di qualunque esigenza organizzativa; 2) Che Ananda rimanga fedele al nostro motto “Jato dharma, tato jaya: dove c’è aderenza al giusto atteggiamento e alla giusta azione, là c’è la vittoria”. In effetti, Ananda dovrebbe definire il concetto stesso di vittoria in questi termini, e non cercare mai la vittoria, nemmeno per la propria sopravvivenza, a costo di questo principio. Se la sopravvivenza di Ananda come istituzione richiedesse che compromessi con questo ideale, tale sopravvivenza non sarebbe più meritevole di essere perseguita. Perché Ananda è, come ho già detto, primariamente un’istituzione spirituale. È, inoltre, un ideale spirituale, poiché il significato di Ananda è “Gioia divina”. Gentilezza e compassione devono sempre e risolutamente ricevere primaria considerazione. Sono più importanti perfino delle migliori regole e “precedenti”. Le mie affermazioni in questo paragrafo, comunque, devono essere intese alla luce della verità divina, che, sebbene sempre amorevole, è al tempo stesso impersonale. Perciò, così come i medici possono a volte dimostrare maggiore compassione quando infliggono un dolore temporaneo ai loro pazienti che non quando risparmiano loro il dolore, causando però una sofferenza più grande per il futuro, la regola della divina compassione è a volte necessariamente severa, e può non essere immediatamente apprezzata da chi la riceve. Da ciò deriva la seguente ulteriore richiesta nel mio lascito: 3) Che la prima considerazione del mio successore non sia l’opinione pubblica, né un bisogno individuale così come interpretato dalla persona stessa, ma un sincero sforzo di sintonizzarsi con la volontà di Dio e con il Suo amore. 4) Che la volontà di Dio e del Guru, non il piacere degli esseri umani, né alcuna considerazione di popolarità mondana, siano il primo interesse di Ananda in tutte le sue decisioni e azioni. Infine, spero che Ananda rimanga sempre fedele a queste priorità: a) Il nostro obiettivo primario è trovare Dio, e unire le nostre anime a Lui in amore divino. Il nostro secondo obiettivo è servire Dio sopra tutto, liberi dall’influenza di mode e opinioni passeggere. (Seguono clausole legali e la firma dei testimoni).