di Simenon - Lantana Editore
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di Simenon - Lantana Editore
MobyDICK Gialli ai Paesi scandinavi continuano ad arrivare romanzi gialli, in numero inversamente proporzionale alla loro densità demografica. Il ritmo delle traduzioni in italiano somiglia quasi all’importazione dei salmoni o del legname. Ambienti cupi, umilianti drammi di coppie a dispetto della fama del grande Nord, patria dell’emancipazione femminile. Dagli Stati Uniti il genere poliziesco ricalca spesso le avventure on the road o i grumi di violenza metropolitana con tanti sbudellamenti. Della Germania conosciamo ancora poco: salvo la Feltrinelli o pochi altri editori, non si presta la dovuta attenzione alla letteratura germanica. La Spagna sta cercando gli eredi di Manuel Vàsquez-Montalban (creatore del bizzarro Pepe Carvalho), o di Francisco Gonzàles Ledesma che sguinzaglia nella vecchia Barcellona il suo anziano ispettore, bistrattato dai superiori. Insomma, verrebbe da dire: c’è una grande «nostalgia Simenon». Ma la Francia non ha chiuso le finestre narrative. Anzi ce le propone in quest’ultimo periodo assecondando il gusto per lo scavo psicologico, per i modesti e mediocri interni, per le brasserie ove s’incontrano balordi e spaesati, per la personalità degli investigatori. La scrittura francese ha il dono della familiarità, della vocazione alla narrazione della vita quotidiana, dell’attenzione ai sapori e agli odori. E i lettori, appunto come capita con Simenon, s’identificano, come se entrassero nella casa del vicino scoprendo peccati e segreti. D L’editore Ponte alle Grazie ha mandato in libreria un bel noir che risponde proprio alla caratteristica della «familiarità». S’intitola La commissario non ama la poesia (264 pagine, 16,80 euro). L’autore è Georges Flipo, esperto in radiodrammi. Ed è il «padre» del commissario che ha il vezzo (come nel titolo) di usare il pronome femminile: Viviane Lancier, capo di una squadra tutta al maschile che non parte dalla mitica sede di Quai des Orfevres, bensì da avenue du Maine (una delle altre due sedi della polizia giudiziaria). Viviane è grassa, e pure di bassa statura. Ha una vita molto solitaria (qualche accenno all’uomo che l’ha lasciata) e tormentata dalla dieta, che segue e abbandona con periodicità nevrotica. Sarà anche per questo (oltre a complessi e pregiudizi culturali: raramente legge un buon libro preferendo i serial polizieschi della tv) che strapazza, in modo davvero perfido, il tenente di bell’aspetto Augustin Monot, ultimo ingaggio della équipe. Questi le riferisce di un barbone morto. Lei si annoia, lo considera «un non caso», ma a poco a poco la misteriosa vita e oltreché la fine di quel disgraziato che un tempo insegnava letteratura, la incuriosisce. Il cadavere del clochard Pascal Mesneux, trovato vicino al Pont Neuf ha un passato e un presente da collegarsi direttamente alla sua passione per la poesia, in 29 ottobre 2011 • pagina 19 ALTRE LETTURE COME DIFENDERE I FIGLI IN TRENTA MOSSE di Riccardo Paradisi uella per la protezione dei nostri figli dalle influenze nocive dell’ambiente è la prima linea della guerra culturale che le famiglie sono chiamate a combattere. Una guerra diventata spietata in una società che tende ad attrarre i giovanissimi verso il mondo del consumo o verso valori improntati al relativismo e al nichilismo. 30 consigli in 30 giorni per salvare la tua famiglia di Rebecca Hagelin (San Paolo edizioni, 306 pagine, 18,00 euro) fornisce un manuale pratico per affrontare la buona battaglia quotidiana per difendere la propria famiglia: dal corretto utilizzo della tv e dei social network, al gioco coi figli, senza dimenticare il dialogo, la conflittualità, il rispetto delle regole, l’educazione alla fede, l’uso del denaro. Q All’ombra di Simenon Sono portati per il gusto dello scavo psicologico, per i modesti e mediocri interni, per le brasserie frequentate da balordi e spaesati, per la personalità degli investigatori gli autori di noir “made in France”. Come dimostra Georges Flipo e Marie-Hélène Ferrari che ambienta in Corsica le sue storie di Pier Mario Fasanotti particolare per i versi di Victor Hugo. Quando conduceva una normale vita familiare era capace di recitare ad alta voce i versi del suo eroe, e la reazione di moglie e figli era quella di alzare al massimo il volume della televisione. Il barbone era noto nell’ambiente come Victor Hugo, appunto. Il tenente Monot, laureato in Lettere, ha tutte le carte in regola per decifrare gli indizi, compresa una misteriosa busta, destinata all’Accademia di Francia, trovata nello zainetto della vittima. Era tra le pagine dei Castighi di Hugo. Irritazione del commissario Viviane: «Monot, non le sembra strano che un barbone legga poesie di Hugo?». «Oh, Hugo lo leggono tutti, commissario. I pensionati, gli studenti, gli sbirri. Dunque perché non i barboni?». Stizza della grassona: lei non l’ha mai letto, nel suo piccolo appartamento di rue Simenon (sicuramente l’autore non punta al caso). Madame Lancier si chiede spesso «perché deve essere sempre così dura, offensiva, con gli uomini un po’ deboli. Non appena un muro presentava una crepa, lei sentiva il bisogno di sfondarlo con l’ariete». Malgrado i complessi, Viviane come poliziotto ci sa fare. E, as- sieme al letterato Monot, scopre che il clochard avvinazzato era venuto in possesso di un sonetto di Charles Baudelaire. Inedito. Così il giallo diventa giallo letterario, attorno a rimandi ai grandi autori e alla figura di un poveretto che considerava «intossicante» la vita. Narrazione divertente. Oltretutto, verso la metà, entra in scena tale Xavier Baudelaire, discendente dalla famiglia di chi scrisse I fiori del male. Accento marcatamente collocato sulla doppia vita di un uomo anche nel romanzo di Marie-Hélène Ferrari (Il destino non c’entra, Lantana editore, 224 pagine, 16,50 euro), nata in Corsica (a Bonifacio), che inaugura la serie poliziesca che fa perno atorno al commissario Armand Pierucci, «magnetismo da doberman e stazza da bulimico» (ancora un detective sovrappeso, dunque), aiutato da due collaboratori: il malizioso Finelli e il vizioso Pieri (tradisce la moglie con una bambola gonfiabile). È il microcosmo della piccola provincia (passione e vocazione dei francesi) a sud della Corsica, dove l’idioma è intriso di parole italiane. L’agile noir della Ferrari prende le mosse dalla umiliata figura di Marie-Savéria, moglie dello svogliato Paul-François, freddato da DAL BOOM AL DECLINO UNA STORIA ITALIANA ***** hi vuole avere uno sguardo d’insieme sulla parabola che racconta l’ascesa e il declino dell’Italia deve leggere In ricchezza e povertà. Il benessere degli italiani dall’unità ad oggi (Il Mulino, 495 pagine, 40,00 euro), una ricerca straordinaria curata e coordinata da Giovanni Vecchi, che racconta le condizioni di vita degli italiani dal 1861 al 2011. Nel ripercorrere i 150 di storia unitaria il libro documenta i successi e i ritardi con cui il progresso economico ha distribuito i propri benefici alla popolazione. Oggi si parla di nuove povertà ma lo studio tratteggia il balzo compiuto dall’Italia che ha sconfitto fame e miseria, ignoranza e malattia. Attenzione però: non è detto che il benessere conseguito oggi esista anche domani. E le giovani generazioni ne sanno già qualcosa. C proiettili forse non a lui destinati. La principale occupazione della donna era di aspettare il consorte briaconu (l’ubriacone in dialetto corso). Di sera Marie incollava gli occhi al televisore, «la suspence dei poveri». Per scandagliare il mistero recluta come tata dei figli l’ex amante del marito, la lofia Laetitia. La minaccia: in un paese piccolo le reputazioni, già in bilico, si sbriciolano in un secondo. Marie annusa la presenza di «affari sporchi», di frasca (denaro in lingua corsa), ma sa che deve muoversi con prudenza perché a Bonifacio «ci sono cose che non bisogna pensare troppo forte». Sarà il commissario Pierucci, spesso in preda a «stizza nera», a trovare il bandolo della matassa. Uno dei fili va addirittura a Firenze. Spunta a metà romanzo il fratello della vittima. Al quale la cognata rinfaccia: «L’ultimo affare è andato male! È per questo che non sei venuto al funerale?». Risposta: «Ero in ospedale, in Brasile. Mi sono fatto un intervento di chirurgia facciale perché cercano anche me». L’uomo, Joseph, consegna a Marie l’ultima lettera del marito dalla doppia vita: «… Devi perdonarmi tutto, la Laetitia, che non era così importante, e il resto… forse avrei dovuto parlarti di più, ma ora è troppo tardi…».