Gianni Casari IL MARE DELL`INFELICITÀ
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Gianni Casari IL MARE DELL`INFELICITÀ
Gianni Casari IL MARE DELL’INFELICITÀ LietoColle Libriccini da collezione ~7~ Gianni Casari, Il mare dell’infelicità – LietoColle ~8~ Gianni Casari, Il mare dell’infelicità – LietoColle ANDREA ARSINORI (L‟ultimo tratto) ~9~ Gianni Casari, Il mare dell’infelicità – LietoColle ~ 10 ~ Gianni Casari, Il mare dell’infelicità – LietoColle Parte prima Andrea si era lasciato andare: lasciato il lavoro, lasciati gli amici, lasciato il suo posto nella piccola cittadina veneta, lasciata quella sensazione di fiduciosa attesa di un bene futuro, era scivolato in una grigia apatia, buttando tempo, illusioni e aspirazioni. Anche l‟aspetto era mutato: l‟inutilità della sua esistenza aveva creato due solchi profondi ai lati della bocca, un infossamento alle guance, e i capelli incolti gli scendevano un po‟ mossi, fino a toccargli le spalle. Nato in un piccolo paese tra distese di campi, corsi d‟acqua trasparenti, nebbie autunnali opalescenti e in seno ad una famiglia di contadini, era di fatto destinato ad una vita senza troppe complicazioni e difficoltà, con tutte le certezze delle comunità rurali, dove i compiti erano chiari per tutti e i ruoli non erano intercambiabili; ma “qualcuno” aveva deciso a suo favore, regalandogli inventiva, creatività e una fantasia immaginifica che lo avrebbero portato lontano dalle sue origini per obbedire alla sua genialità d‟artista, recidendo definitivamente le sue radici, allontanandolo dalla semplicità di quel mondo. Per un breve periodo aveva camminato lungo i bordi dei campi, vissuto solamente al margine di quella vita, della sua vita, diventandone prigioniero, assoggettato ad una uniformità che lo opprimeva e tormentava: uno stato di inferiorità alla quale veniva immolata la serenità, la pace, ogni aspettativa e la sua stessa sopravvivenza. Ma spiccò il volo: conquistò la sua libertà, accettandone i rischi, lottando con le sue limitatezze di uomo, abbandonandosi alle passioni del mondo, sognando l‟empatia e l‟amore per il prossimo. Ospite della sua stessa vita, creò capolavori pittorici che si conte~ 11 ~ Gianni Casari, Il mare dell’infelicità – LietoColle sero musei pinacoteche e gallerie private; in particolare gli autoritratti e i ritratti, specialmente quelli della moglie Vittoria, nei quali i balenii luminosi e i chiaroscuri incastonavano come una pietra rara, preziosa, il volto tanto amato: un‟atmosfera tesa, di accadimento e di trepida attesa aleggiava in quei ritratti, dove la libertà artistica priva di recinzioni e concetti pretestuosi dava voce alla sua creatività e realizzava i suoi sogni. Questa fu la “risposta” al suo Maestro di pittura all‟Accadamia, il quale continuò fino alla fine del corso a insistere sul concetto formulato dal filosofo viennese Ludwig Wittgenstein: ...Se per i colori esistesse una teoria dell’armonia essa comincerebbe con il distribuire i colori in differenti gruppi; con il vietare mescolanze o certi accostamenti e con il permettere altri; e, come le teoria dell’armonia, , non giustificherebbe le sue regole… Ma ora doveva appartarsi per capire il perché della sua sconfitta familiare, come se questo potesse mettere a posto tutti i pezzi di un puzzle ormai impossibile a ricomporsi, e scelse di vivere in solitudine. Trascorse più di un anno in questo stato, finché l‟offesa e la rabbia si stemperarono nel distacco e nell‟indifferenza; tutti i perché non trovando una risposta furono accantonati definitivamente e quanto gli era successo (il figlio perduto alla sua nascita, l‟insidia a sua moglie da parte del suo migliore amico, che diverrà il secondo marito di Vittoria, e la conseguente fine del loro matrimonio), dopo giorni e notti e settimane e mesi di analisi e valutazioni fu archiviato come un inutile capitolo di vita passata. Fu un volontario esilio, tra le prealpi venete, in una baita sul Nevegal. Qui molte volte si abbandonava al silenzio; chiudeva gli occhi e lasciava che il vento serale, benefico, entrasse come un fremito confuso ed estraneo e si fondesse con l‟alito della notte sospesa su di lui, portatrice di oblio ristoratore. Le lunghe passeggiate che lo portavano fino al lago di Santa Croce -un francobollo azzurrognolo racchiuso in una inesauribile varietà di verdi- lo aiutavano a rafforzare il suo distacco dal mondo, liberandolo da ogni orpello e da inutili fardelli. Quelle ore di marcia ~ 12 ~ Gianni Casari, Il mare dell’infelicità – LietoColle lo fiaccavano fisicamente, tant‟è che talvolta lo accompagnava in macchina Bruno, un taciturno boscaiolo che si era affezionato a quel signore dai lunghi capelli e spesso condivideva in silenzio i suoi solitari pomeriggi; tuttavia queste passeggiate gli regalavano serenità e pace. Finchè venne il momento di partire. Andrea incontrò Bruno, il boscaiolo, per congedarsi; una lacrima scese lentamente dagli occhi di Bruno che, rapidamente, la tolse con il rovescio della mano. Rimasero silenziosi per l‟intera mattinata e tutto il pomeriggio finché il crepuscolo, schiarendo un poco il cielo, annunciò l‟arrivo della sera. L‟aria si era fatta più fresca, l‟azzurrità dell‟acqua aveva perso la sua brillantezza, spegnendosi nel grigio di quella luce che sembrava accartocciata su se stessa, senza più vigore, e dove le ombre avanzavano coprendo ogni cosa. Due giorni dopo, compilando la scheda informativa con i suoi dati anagrafici, Andrea Arsinori si stabiliva al Grand Hotel di Ascona. La mattina seguente dopo aver telefonato alla S.B.B. di Bellinzona, succursale della banca centrale di Zurigo, e appreso dalla segretaria del direttore che l‟avrebbe potuto incontrare soltanto il lunedì successivo causa impegni con il gruppo dirigente della suddetta banca, iniziò ad “esplorare” Ascona e dintorni. La colazione allo “Zeller”, sul lungolago, con un profumatissimo café-crème; il pranzo alla “Migros” e le cene al “Continental” lo misero in contatto con una serie di lavoratori estremamente capaci e gentili che si prodigavano senza cadere nell‟affettato e nel lezioso. Le passeggiate, sotto platani centenari, vecchi che ormai parlavano dei loro acciacchi (crepe profonde incidevano i loro tronchi, rami secchi attendevano d‟essere tagliati, il fogliame rado sembrava faticare ad infittire, ma la loro venustà compensava qualsiasi magagna, qualsiasi difetto), arrivavano come un sussurro a calmare la sua diffidenza, ad addolcire le orlature della sua anima annerite dalla tristezza. Ascoltava il passo di gente nuova, che sorridendo alla vita si con~ 13 ~ Gianni Casari, Il mare dell’infelicità – LietoColle trapponeva alla solitudine e ai silenzi del Nevegal: un microcosmo ciarliero e solare che un poco lo frastornava, anche se era deciso, fermamente deciso, a non ritornare sui suoi passi. Ormai da oltre cinque anni la sua produzione artistica era stata volutamente interrotta, tant‟è che le quotazioni sul mercato erano lievitate in modo significativo; per esempio qualche mese prima, al Christie’s, il suo “Autoritratto col girasole” era stato venduto per ottocentomila dollari (probabilmente, vi era un “motivo artistico”: nel centro del girasole, proprio nel suo cuore, aveva ritratto il volto di sua moglie Vittoria), una cifra impensabile per un artista contemporaneo e ancora vivente. Ma non intendeva riprendere la pittura; ciò di cui ora sentiva il bisogno era il rapporto umano. Cercava, curioso, di recuperare la sua “socialità” familiarizzando con coloro che incontrava, fossero di volta in volta il cameriere, il commesso, il lift-boy o il direttore dell‟albergo, anche se le difficoltà e le discrepanze culturali e mentali spesso lo mettevano in imbarazzo, turbandolo, e provocando un gesto di stanchezza. In tali momenti l‟atteggiamento cambiava improvvisamente: Andrea si rabbuiava, si infastidiva per un nonnulla, diversamente da un tempo, quando la comprensione e la disponibilità erano senza barriere o preclusioni. Forse chiedeva troppo a se stesso e di conseguenza agli altri: dopo tanti anni di forzato - ma accettato - isolamento, in così poco tempo avrebbe voluto ritrovare il giusto equilibrio, un corretto confronto con coloro con cui veniva in contatto. Nel centro di Bellinzona, dunque, di fronte al Palazzo Civico, su due piani di un edificio ottocentesco, stava la succursale della S.B.B. Accompagnato dalla segretaria nell‟ufficio del direttore, Andrea conosce il dottor Otto Schultz, un signore sulla cinquantina, o poco più, dal viso aperto e una luce onesta negli occhi. Dopo le formalità, il signor Schultz affronta subito la questione: d‟altronde, Andrea, per telefono, aveva accennato quali fossero le sue priorità e quello che gli necessitava. Infatti il direttore aveva preparato in linea di massima un contratto, che diede in esame ad Andrea. Alcuni punti vennero modificati, altri ridefiniti ed ogni richiesta esaudita. Vennero ben chiariti, precisati, due punti per Andrea fondamentali: i quadri sareb~ 14 ~ Gianni Casari, Il mare dell’infelicità – LietoColle bero stati custoditi nel caveau della banca centrale di Zurigo, mentre i soldi in quella di Bellinzona. In un bar della elegantissima piazza Nosetto i due ordinarono un caffè e definirono gli ultimi dettagli (sarebbero diventati buoni amici e Otto aiuterà più e più volte Andrea a districarsi nei complessi meandri burocratici e legali, sino all’atto finale), e alla richiesta di un posto, più familiare del Grand Hotel, il dottor Schultz non ebbe dubbi: il “Garni Silvia” (un bed-and-breakfast poco lontano dal “Continental”). Al rientro, la sera faceva capolino con gli ultimi chiarori e la piana di Magadino si offriva nella sua uniformità e si preparava ai silenzi della notte. Andrea, quella sera, cenò in albergo e comunicò la sua partenza per l‟indomani. Il “Garni Silvia” occupava l‟intero mezzanino di un edificio a tre piani. Seconda di tre figli, Silvia si dedicava al funzionamento del garni, mentre gli altri due fratelli gestivano un negozio di frutta e verdura situato al piano terra; l‟ultimo piano, mansardato, era la sua abitazione. Oltre al negozio di frutta e verdura, un ampio spazio era adibito a magazzino per tutti e tre i fratelli. Silvia, dagli ampi fianchi, prosperosa e giunonica, aveva sempre il sorriso sulle labbra; pronta al dialogo (trilingue: italiano, francese e tedesco, parlate alla perfezione) si mostrava aperta, sensibile e disponibile verso i suoi ospiti. Era coadiuvata da una italiana di Rapallo, Giovanna, persona squisita, moglie di un pasticciere che lavorava al Grand Hotel. Tutto era ordinato e pulito, le colazioni erano abbondanti (tanto che talvolta Andrea saltava il pranzo), varie e gustosissime: si toccava il vertice con il müesli del venerdì, un capolavoro culinario con cereali, frutta secca e yogurt fatto in casa proprio da Silvia. Con la signora Giovanna Andrea instaurò, quasi subito, un rapporto di affettuosa complicità: divoratrice di libri, con una tristezza segreta negli occhi, e sensibile alle manifestazioni artistiche, lei cercava con questi interessi di salvarsi dall‟ottusità e dall‟aridità del marito. Era più di un mese che l‟uomo “godeva” dei servizi del “Garni Silvia”, quando un forte dolore alla spalla gli provoca un torcicollo e ~ 15 ~ Gianni Casari, Il mare dell’infelicità – LietoColle