22 festival dei Giovani di Medjugorje Intervento di Marguerite A
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22 festival dei Giovani di Medjugorje Intervento di Marguerite A
22ème festival dei Giovani di Medjugorje Intervento di Marguerite A. Peeters, 2 agosto 2011 Miei cari giovani amici, buongiorno! Come state? È una grande gioia essere qui oggi. Con voi! Siamo stati convocati di persona a metterci alla scuola della Santissima Vergine. Vorrei meditare con voi sulla grazia che ci è data, sul tempo che noi viviamo, sulla chiamata e sul combattimento che sono propri del nostro tempo Gesù ci insegna che mano a mano che la storia umana si avvia al proprio termine, ovvero al tempo della raccolta, il buon grano e la gramigna crescono, l’uno accanto all’altra. Il disegno di Dio si realizza e va verso il suo compimento. Le grazie donate al nostro tempo, la santità verso la quale siamo chiamati, sono oggi più grandi che mai. La civiltà dell’amore è già nata. Non ne abbiamo forse fatto esperienza ieri sera durante l’eucarestia? Civiltà dell’amore. Non è straordinario tutto ciò? Quando mai, fino ad oggi, nella storia dell’umanità c’è stata una civiltà fondata sull’amore – una civiltà dell’amore? Solo l’amore dimora in eterno. La civiltà dell’amore ci apre all’eternità. Si tratta del Regno di Dio. Lucifero invece persegue disperatamente il suo progetto. Egli è omicida. La gramigna è cresciuta più che mai. Continua a crescere fino all’ora in cui sarà tagliata e consumata dal fuoco. Marthe Robine, un’amica di Dio del nostro tempo, a chiamato il demonio “il vincitore vinto”. Benché già vinto dal sacrificio di Cristo, tuttavia conduce una campagna contro i santi – contro ciascuno di noi. Lo sappiamo bene: ogni giorno facciamo esperienza del combattimento – un accanito combattimento tra la vita e la morte. Un combattimento interiore. La Santa Vergine ci aiuta come una madre a farci scegliere Dio. Per comprendere il tempo che viviamo ripercorriamo – molto brevemente – la storia della rivoluzione culturale che ha portato l’Occidente al suo stato attuale. La secolarizzazione ha avuto un’accelerazione a partire dal 18° secolo, quando la cultura ha ucciso la paternità di Dio. Dio è diventato per molto un grande architetto. Ci lasciava solo in balia della nostra sorte. Ha smesso d’essere un padre amoroso. L’uomo è allora divenuto signore dell’universo, al posto di Dio. Alla fine del 19° secolo, Nietzsche a proclamato “la morte di Dio”. Dio era morto nella cultura occidentale. Nietzsche disse che per vincere la disperazione conseguente alla perdita della fede, bisognava che l’uomo diventasse Dio. Il potere era per Nietzsche il valore supremo, l’acquisizione del potere lo scopo di una vita votata alla morte. Durante il 20° secolo siamo passati rapidamente dalla morte di Dio alla morte dell’uomo. In primo luogo la morte del padre – l’uccisione del padre considerata come la fonte della nostra repressione, a causa dell’amore paterno rigettato. In secondo luogo la morte della madre, con la rivoluzione femminista che ha rivendicato il diritto della donna alla contraccezione e all’aborto. Il bambino è diventato un nemico della donna. La donna non era più madre. La donna è diventata innanzitutto una cittadina detentrice di diritti. Invece ogni donna, come la Santa Vergine, è chiamata ad essere sposa, vergine e madre. In seguito, con la rivoluzione sessuale degli anni ’60, è arrivata la morte dello sposo. Siamo passati dagli sposi ai parteners. Lo sposo è unico. È per tutta la vita. Dio è nostro sposo per l’eternità. I parteners sono molteplici e intercambiabili. Non durano. Non riempiono il cuore dell’uomo e della donna. Noi siamo fatti per avere uno sposo! E infine, la morte del bambino. Senza padre e senza madre, in effetti come potremmo essere ancora bambini, figli, figlie? Nel corso di questo lungo processo di rivoluzione culturale in Occidente, il cuore, la coscienza e la ragione si sono progressivamente chiusi a ciò che è reale, ciò che è vero, buono, amabile. Il possesso, il potere e l’orgasmo sono divenuti gli obbiettivi. A che punto siamo in questo combattimento contro l’uomo e la donna immagini di Dio Trinità? Con la prospettiva del “genere” (inglese gender), siamo alla negazione pura e semplice del disegno di Dio sull’uomo e sulla donna dalle origini – alla negazione dell’identità maschile e femminile, della vocazione specifica dell’uomo alla paternità e della donna alla maternità, della loro complementarietà e addirittura dei loro corpi sessuati, trattati come se fossero delle costruzioni sociali. Il gender, anti-Cristo e anti-trinitario, è ormai una consuetudine culturale e politica dell’attuale classe dirigente mondiale. Questa consuetudine non risparmia nessuna cultura, nessun paese. Il demonio in effetti si interessa molto alla mondializzazione, segno dei tempi che viviamo. Più che mai, vuole sedurre, come dice l’Apocalisse, “ogni razza, popolo, lingua e nazione”. Il demonio è intelligente e potente. Le sue strategie sono sottili? Noi dobbiamo dirgli “no”! Dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989, la mondializzazione ha accelerato. L’ONU a voluto costruire un nuovo movimento di consenso mondiale sull’etica per il 21° secolo. Un linguaggio completamente nuovo è apparso: governance mondiale, qualità di vita, benessere per tutti, sanità riproduttiva, gender, diritti dei bambini, sviluppo sostenibile, autonomia femminile, auto-realizzazione, etica mondiale… ma questo linguaggio non parla del governo divino, del bene e del male, della figliolanza, della paternità, della maternità, della vita eterna, della pienezza, della crescita, della creazione, del dono di sé, della comunione, della complementarietà, della purezza, della verginità… Al giorno d’oggi l’etica espressa dal nuovo linguaggio si mondializza a una velocità fulminante. Questa etica è completamente laica. Il cielo non esiste. Quindi bisogna fare quanto di meglio possiamo, acquisire la salute, il benessere, l’autonomia, il potere, godere il più possibile della vita, dominare il mondo e «salvarsi da soli» grazie alla tecnologia. L’apostasia occidentale si mondializza. Stiamo costruendo un mondo senza Dio. Siamo tutti in combattimento e dobbiamo scegliere il nostro campo! Il vuoto culturale e spirituale diviene ogni giorno più percettibile e penoso e genera grandi sofferenza interiori in ogni parte del mondo. La sconfitta del vincitore vinto diventa allora di giorno in giorno più evidente nello stesso momento in cui sembra regnare sul mondo intero. Tutti i popoli, senza eccezioni, si interrogano sulla loro identità e sul loro avvenire. Con una forza sempre crescente diventa evidente nel cuore di ogni uomo, di ogni donna, di ogni bambino, che noi siamo fatti per l’amore, per il dono sincero di noi stessi, per la comunione. Noi siamo i figli di Dio Padre, i fratelli di Gesù, gli sposi dello Spirito Santo. Questa è la nostra identità, la nostra vocazione, la nostra gioia. Non ce n’è un’altra. «Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna». Questa frase non è ancor maggiormente attuale oggi più di ieri? La civiltà dell’amore è l’opera della Spirito Santo, la Persona-Dono, la Persona-Amore. La comunione che noi desideriamo è dono di Dio. Per arrivare a tutto questo dobbiamo nascere dall’alto. All’orgoglio dei progetti di dominazione del principe del mondo e della governance mondiale, Dio risponde con l’umiltà, la dolcezza, la semplicità della Vergine Maria, con il suo silenzio, la sua piccolezza, la sua obbedienza, il suo amore materno. «Ecco la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola». «Permettetemi, piccoli bambini, di guidarvi. Aprite i vostri cuori allo Spirito Santo affinché tutto il bene che è in voi fiorisca e porti frutto cento volte tanto.» (Messaggio del 25 luglio 2011) Cari giovani amici, non cercate dei maestri da seguire, perché non ce ne sono più! D’altro canto, Gesù ci dice che abbiamo un solo maestro: Dio. Siate dunque responsabili della vostra vita, impegnatevi nella libertà, amate, date vita ad iniziative di carità, fate fruttare i vostri doni, aprite il vostro cuore allo Spirito Santo, apritelo alle dimensioni del mondo intero, apritelo alla civiltà dell’amore!