LA PROGETTAZIONE DEL COLORE NEGLI HOTEL E NEI “ CENTRI

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LA PROGETTAZIONE DEL COLORE NEGLI HOTEL E NEI “ CENTRI
LA PROGETTAZIONE DEL COLORE NEGLI HOTEL E NEI “ CENTRI BENESSERE” .
Il concetto di “benessere” può sembrare a prima vista difficile da definire perché, in fondo, si tratta
di una percezione personale, che sgorga più dall’interno dell’individuo che dall’esterno.
Alcune strutture sono più direttamente chiamate, se non a produrre “benessere”, quanto meno a
favorirlo in tutti i modi; tra queste, gli hotel compaiono in prima fila, ancora di più quelli che si
collocano ad un alto livello di qualità.
Una richiesta di “benessere”, in questo caso, è chiaramente implicita nella scelta stessa del cliente e
si estende ad un significato allargato di “piacevolezza del soggiorno in hotel”, che va al di là della
semplice presenza in esso di aree specifiche dotate di attrezzature fitness o dall’offerta di terapie o
trattamenti particolari.
E una richiesta che include, certamente, la quantità e la qualità dei servizi offerti, ma anche molto e
soprattutto la gradevolezza della permanenza nell’ambiente in generale.
Peraltro, qualora l’hotel sia dotato delle aree specifiche “dedicate al benessere”, gli effetti benefici di
una qualunque attività fisica o trattamento non si manifestano tanto nel luogo e nel momento in cui
esso viene applicato, ma un po’ più tardi, quando il corpo del soggetto li integra. Questo vuole dire,
in pratica, che spesso il cliente si trova a percepire gli effetti positivi quando è fisicamente in un altro
locale!
Il più delle volte questo si verifica in camera da letto, quando l’ospite è solo, più focalizzato su se
stesso, quando si prende una sosta, si cambia per la cena, valuta la giornata trascorsa prima di
coricarsi o percepisce le sensazioni che prova al risveglio.
Per questo motivo, per parlare di benessere in hotel è estremamente importante dedicare
attenzione mirata alle camere da letto che, a parte lo svolgere la funzione primaria di una struttura
alberghiera, sono un luogo determinante per la percezione soggettiva “di gradevolezza e beneficio
del soggiorno” per il cliente, e quindi della sua decisione di ritornarvi o di consigliarlo ad altri.
La scelta dei colori dell’ambiente (dalle pareti ai pavimenti a tutti gli elementi dell’ arredo,
della decorazione agli oggetti d’uso) è un elemento costitutivo nella creazione della
sensazione di benessere, non un ‘optional’ o un dettaglio estetico, come spesso, purtroppo,
viene considerato.
Il colore di un ambiente è una parte integrante della sua funzione terapeutica.
Per capire bene come mai i colori degli ambienti giochino un ruolo così determinante per il
benessere di chi ne usufruisce, occorre ricordare alcune caratteristiche fondamentali dei colori in sé
e dei loro effetti sul nostro corpo, sulle nostre emozioni e sensazioni, sui nostri pensieri e giudizi.
I colori non esistono! Non esistono “là fuori”, dove noi li vediamo. In senso stretto non potremmo
dire che: “Quella giacca è azzurra” o che: “Questo tavolo è marrone”.
Ciò che esiste “là fuori” sono delle concentrazioni di elettroni (giacca) che ricevono, interagiscono e
riemettono onde elettromagnetiche di diversa lunghezza.
Il nostro occhio è un recettore che percepisce e distingue le onde elettromagnetiche di frequenza
compresa tra i 4000 e i 6000 Angstrom circa, e solo quelle. Le onde di frequenza inferiore, come i
raggi infrarossi o quelli usati dagli apparecchi radio televisivi, non sono percepibili attraverso gli
occhi, né lo sono le onde di frequenza superiore, come gli ultravioletti o i raggi x. Altre specie
animali hanno recettori visivi strutturati diversamente: per esempio i gatti “vedono” gli infrarossi, così
come i serpenti.
In questa “fascia” di lunghezze d’onda, l’occhio umano è in grado di distinguere le differenze di
lunghezza delle onde. Anche un individuo che abbia delle alterazioni visive per le quali vede tutto in
bianco e nero, percepisce e distingue le sfumature di grigio.
L’informazione viene poi elaborata dal cervello in parecchi modi: avviene una elaborazione
linguistica che ci permette di dire: “Quella giacca è azzurra”, ovvero: noi italiani adulti indichiamo la
percezione visiva di un oggetto che emette onde elettromagnetiche di una lunghezza attorno ai
5000 Amstrong come “di colore azzurro”.
Un giapponese verbalizzerebbe diversamente il termine “azzurro”.
In una cultura che disponesse solo di 4 termini-colore, quella giacca verrebbe definita con lo stesso
termine colore di una gialla o di una verde.
Avviene una elaborazione emotiva che ci porta a sentire: “Quell’azzurro mi piace (oppure no)”, una
elaborazione mnestica personale che ci può far pensare: “Quell’azzurro mi ricorda…” ed una
elaborazione culturale, piuttosto complessa, per cui diamo un “significato” ed anche un “giudizio”
sul fatto che il signore indossi una giacca azzurra in una data circostanza.
La reazione fisiologica del corpo all’azzurro è blandamente calmante.
Di tutte queste reazioni quelle che più ci interessano al fine di definire i colori più adeguati per un
ambiente alberghiero, sono le più universali e generalizzabili. In un hotel ovviamente soggiornano
per un tempo limitato delle persone estremamente diverse tra loro, quindi ha poco senso
concentrarsi sulle reazioni che hanno una base molto soggettiva.
La reazione fisiologica è universale. E’ la risposta del corpo umano in normali condizioni ad una
certa lunghezza d’onda, è quindi la più indipendente da tempo, luogo, cultura e preferenze personali
(sebbene ne possa essere influenzata).
Un’altra risposta abbastanza generalizzabile è quella culturale, poiché tutti siamo influenzati dai
parametri culturali della nostra epoca.
La scelta dei colori più adatti ad uno specifico locale di hotel si basa quindi su due elementi
fondamentali:
1) Il tipo di attività che viene prevalentemente svolta in quell’ambiente. Questa scelta considera in
modo congruente la risposta fisiologica universale del corpo umano al colore.
2) La tipologia del cliente fruitore: i suoi bisogni ed aspettative specifiche. Questa scelta
considera gli spunti associativi simbolici suscitati dai vari colori nel nostro comune background
culturale. La prima considerazione ci porta a differenziare opportunamente i colori a secondo della
funzione dei vari locali: aree di accoglienza o zone di passaggio, luoghi di convivialità, di
alimentazione, di attività specifiche, di scorrimento, di ricreazione, di attesa o di riposo.
La seconda considerazione ci porta ad individuare con esattezza il ‘target cliente’ e come si intende
qualificare l’hotel, al fine di scegliere dei colori che inviino un messaggio cromatico congruente,
efficace e distintivo.
Per entrare più nello specifico di un progetto di ricerca di una camera-benessere in una struttura
alberghiera occorre dirigere l’attenzione su:
1) uno studio adeguato delle attività che di fatto il cliente svolge in camera. Tali attività in realtà non
si limitano affatto al “dormire”, ma includono anche altri momenti psicologicamente molto
significativi: l’integrazione delle attività della giornata, le riflessioni e le valutazioni su di esse, la
qualità del sonno e del risveglio, la gestione della solitudine notturna o invece della relazione di
coppia e in alcune strutture alberghiere anche una parziale attività lavorativa: revisione di
documenti, telefonate di lavoro, uso del computer e comunicazioni viae-mail.
2) uno studio dettagliato del tipo di clientela a cui l’hotel intende proporsi per individuarne le
caratteristiche culturali, psicologiche e sociali più specifiche.
Per un progetto appropriato ed accurato di “wellness room” in un hotel, non è sufficiente fermarsi
ai grandi elementi cromatici costituiti da pareti, pavimenti, tende, arredamento e superfici estese. Il
valore cromatico dell’ambiente nella percezione del cliente, viene fortemente determinato da
alcuni elementi che esulano totalmente da una progettazione classica e che sono purtroppo
spesso lasciati al caso, ad una malintesa convenzione di “praticità”, o ad una considerazione
puramente estetica e che invece in un progetto accurato di “camera-benessere” acquistano una
valenza psicologica molto significativa. Mi riferisco ad titolo di esempio al colore di lenzuola,
copriletto, asciugamani ed accappatoi che integrano sostanzialmente la percezione soggettiva “di
essere ben accuditi” o alla presenza di quadri, piante, oggetti ornamentali o altamente evocativi che
determinano una precisa ‘atmosfera emotiva’.
Un discorso a sé e di fondamentale importanza merita l’illuminazione. La qualità e collocazione dei
punti luce cambia completamente il valore cromatico di un ambiente.
Una scelta di azzurri o di gialli per esempio, si rivela nei fatti del tutto diversa se viene poi realizzata
in una camera illuminata da luce naturale proveniente da nord o da sud, o in una camera illuminata
artificialmente con luci calde piuttosto che fredde, centrali o piuttosto che dislocate.
A volte ci si pone il problema di collocare o meno dei raffinati strumenti di “cromoterapia” nel bagno
o delle docce a getti d’acqua colorata (ben difficilmente adattabili nella loro gestione “terapeutica”
altamente personalizzata ad una clientela varia e lasciata poi a sé stessa nell’uso dell’apparecchio)
e non si considera invece adeguatamente quanto l’illuminazione dell’intera stanza e il colore delle
sue pareti esercitino una forma di “cromoterapia” molto più generale e prolungata.
Un opportuno studio del colore nella progettazione alberghiera si basa su un “sapere” che riguarda
sia le reazioni fisiologiche del corpo umano alle differenti lunghezze d’onda elettromagnetiche, sia le
reazioni emotive suscitate da alcune associazioni simboliche e culturali ampiamente condivise. Ciò
costituisce un tentativo serio di tradurre la “richiesta di benessere” del cliente e la volontà della
struttura alberghiera di rispondervi soddisfacentemente, in termini espliciti, realisticamente
considerabili e praticamente realizzabili. F.R.