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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II
OVVERO
PARLANDO E RIPARLANDO DI SCIENZA
L’IDEA DI SPAZIO DA ESCHER ALLA PISCINA OLIMPICA
di Michele Emmer
9
UNA DOMANDA SULLA PERCEZIONE DELLO SPAZIO AL CINEMA
di Corrado Calenda
11
LO SPAZIO ARCHITETTONICO E LA CRITICA DEL XX SECOLO
di Fabio Mangone
13
METAMORFOSI E TRASFORMAZIONI
di Luciano Carbone
15
CONCEPIRE LO SPAZIO: GEOMETRIE E COMBINAZIONI
di Claudio Claudi De Saint Mihiel
17
CINEMA, UNA QUESTIONE DI PUNTI DI VISTA
di Antonio Fiore
19
Lo Spazio: le sue trasformazioni e metamorfosi,
da quelle del grafico olandese Escher a quelle della architettura virtuale,
con un poco di bolle di sapone. Con un omaggio a Luciano Emmer.
Gli articoli degli incontri si trovano all’indirizzo
www.comeallacorte.unina.it
Michele Emmer
Michele Emmer è Professore di Matematica all’Università degli
Studi di Roma “La Sapienza”. Si è occupato di superfici
minime e di calcolo delle variazioni, di computer graphics, dei
rapporti tra matematica e arte, tra matematica e cultura, di
film, di mostre, di fiabe e di cinema.
Ha realizzato 18 film della serie “Arte e matematica” tra cui il
film su Escher. Ha organizzato mostre: una parte della
sezione “Spazio” della Biennale di Venezia del 1986; la prima
mostra di Escher in Italia nel 1986; la mostra itinerante
“L’occhio di Horus” nel 1989. L’ultima mostra “Acquarelli di
Peter Greenaway” Venezia 2006.
Organizza da 14 anni il convegno “Matematica e cultura” a Venezia, è editor della serie Springer
“Mathematics and Culture” e della serie “The Visual Mind”, MIT Press. Ha scritto per 25 anni su L’Unita’,
Diario, Sapere. Dal 2006/07 ha tenuto un corso all’università’ di Roma su “Spazio e forma”.
Ultimi libri: “Bolle di sapone tra arte e matematica”, 2009, “Flatlandia di E. Abbott, con il suo film
omonimo in DVD, con musiche di Ennio Morricone, 2008, "Visibili armonie arte cinema teatro
matematica", 2007, tutti con Bollati Boringhieri; "The Visual Mind 2", MIT Press, 2006; "Mathematics and
Culture VI", Springer verlag, 2009; un capitolo in "Venise", Flammarion, Paris, 2006, “Matematica e
cultura 2008”, Springer, 2008. La fiaba “Fiore del vento”, il libro d’artista “Il mio Harry’s bar”, pubblicati
con il Centro Internazionale della Grafica di Venezia, “Una notte ballando”, Minima poetica, 2007.
Ha ricevuto nel1998 il premio "Galileo" dalla Unione Matematica Italiana, nel 2004 il premio “Pitagora”. È
stato membro per 3 anni della Commission for the popularization of math of the European Math Society.
COME ALLA CORTE DI FEDERICO II
L'idea di spazio da Escher alla Piscina olimpica
L’IDEA DI SPAZIO DA ESCHER
ALLA PISCINA OLIMPICA
incisioni dal titolo Metamorphose sia il suo
Michele Emmer
di
testamento artistico. Lo interessava la possibilità
inserire
nell’opera
trasformazione,
Professore di Matematica
Università degli Studi di Roma ‘La Sapienza’
incertezza
e
di
l’idea
fornire
mutazione
stessa
una
di
chiave
continua.
Era
di
quel
processo, che in qualche modo non ha mai
termine, di una forma che muta in un’altra e
un’altra ancora che lo affascinava. Era un artista
dell’infinito
Escher.
Dell’infinito
e
della
metamorfosi.
Nell’ottobre
1964
l’artista
olandese
Maurits Cornelis Escher doveva tenere un ciclo di
conferenze in Canada, ma poco dopo essere
arrivato Escher fu ricoverato in un ospedale di
Toronto per essere operato d’urgenza. Il ciclo di
conferenze venne annullato. Escher tuttavia,
Quelle immagini di Escher permettono di
poter efficacemente introdurre il tema della
Metamorphose nell’architettura contemporanea.
Il
tema
della
Mostra
Internazionale
di
Architettura di Venezia del 2004 era appunto
Metamorph.
persona molto meticolosa, aveva scritto i testi
“Molti dei grandi atti creativi nell’arte e
delle conferenze che sono state pubblicate nel
1986 nel libro Escher on Escher. Exploring the
Infinite. In una delle conferenze voleva mostrare
come conclusione l’incisione Metamorphose II,
degli anni 1939-40, dalle inusuali dimensioni di
cm 195x4.000. Escher suggeriva che molte delle
sue idee visive, delle sue storie, andavano lette
con un linguaggio cinematografico. Idea certo
non nuova, ché già le opere di Giotto nella
Cappella degli Scrovegni a Padova, e di molti
nella
per
immagini.
E
il
cinema
ha
poi
possono
essere
visti
come
fondamentalmente metamorfici, nel senso che
comportano la riformulazione concettuale dei
principi ordinatori da un ambito dell’attività
umana
a
un’altra
analogia
visiva.
Vedere
qualcosa come essenzialmente simile a un’altra
è servito come strumento chiave nell’evoluzione
della forma mentis in ogni campo della ricerca
umana”.
altri artisti in epoche diverse, hanno raccontato
storie
scienza
Così scrive Martin Kemp, storico dell’arte
specializzato nei rapporti tra arte e scienza,
raccontato di nuovo quelle storie, come ha fatto
nell’articolo
Luciano Emmer prima della seconda guerra
metamorfico nell’arte, architettura e scienze”,
mondiale con le storie di Giotto; le immagini
nel catalogo della mostra del 2004.
dell’artista che diventano fotogrammi di una
storia da raccontare senza parole, pure immagini
e musica, come suggeriva Escher.
Escher è stato affascinato dal tema della
metamorfosi, si può dire che il ciclo delle grandi
“Intuizioni
strutturali
e
pensiero
Parla soprattutto di architettura Kemp. E
l’immagine che accompagna le sue parole è
quella di uno dei tanti progetti di Frank O.
Gehry, architetto di cui non si può ovviamente
non
fare
cenno
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa
Università degli Studi di Napoli Federico II
parlando
di
architettura
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II
L'idea di spazio da Escher alla Piscina olimpica
moderna,
di
trasformazioni
continue,
di
architettura non finita, di architettura infinita.
che
Come di grande complessità, di varianti
sviluppate tramite l’innovazione tecnologica, di
superfici continue in trasformazione parlava il
curatore della Biennale, Kurt Forster, citando
l’articolo
del
nel
senso
del
a
Gehry
processo
è
il
dinamico
utilizzato per arrivare al risultato strutturale ed
estetico”.
Idee,
progetti,
forme
della
nuova
Stewart “Nature’s Numbers. Discovering Order
senza nuove idee di spazio, senza la matematica
and
perchè lo spazio, oltre che un prodotto culturale,
chiave:
the
matematico
processo,
evidentemente
architettura che sarebbero state impensabili
in
del
interessa
Ian
Pattern
1995
variazioni, trasformazioni, matematica: “Quello
Universe”.
Parole
struttura, motivo, ordine, metamorfosi,
è essenzialmente matematica.
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Università degli Studi di Napoli Federico II
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II
L'idea di spazio da Escher alla Piscina olimpica
UNA DOMANDA SULLA PERCEZIONE
DELLO SPAZIO AL CINEMA
Corrado Calenda
Professore di Filologia italiana
Università degli Studi di Napoli Federico II
Che la macchina da presa riprenda (nel
senso proprio della “ripresa” cinematografica) e
ci restituisca uno spazio reale è ovvio (almeno
per la forma “classica” del cinema in quanto
“riproduzione della realtà”). Altrettanto ovvio il
potenziamento
che
visione
spettatore.
dello
il
cinema
Il
elargisce
cinema
alla
dilata
immensamente i confini della nostra percezione;
come stanno le cose nei casi, per così dire, più
ci concede una disinvolta ubiquità; vìola la legge
semplici, là dove cioè paiono essere in gioco le
dell’impenetrabilità dei corpi; sfrutta improbabili
unità
risorse macro e microscopiche; ci colloca in
cinematografica?
postazioni altrimenti impraticabili; velocizza o
elementare, il modello di una sequenza in cui,
rallenta i passaggi successivi del nostro sguardo.
per spostamento di macchina o montaggio di
Dunque parrebbe insensato domandarsi in che
piani
misura lo spazio ritagliato e riprodotto dalla
dettaglio), l’occhio della camera, in uno spazio
macchina
limitato e tutto pressoché dominabile anche dal
da
presa
corrisponda
allo
spazio
costitutive
o
campi
della
Facciamo
un
differenziati
contraddicono le risorse di cui dispone il mio
intendo riferirmi qui alla “tirannia”, all’assoluta
occhio. La questione non ha ragione di porsi in
“parzialità”
rapporto alle possibilità or ora enunciate, in cui
macchina) apparentemente oggettivo, neutro:
la strumentazione tecnica travalica a dismisura i
questione assai discussa che già interessò la
mezzi di cui ogni soggetto è fornito, in modo tale
valutazione
che
all’antenato “immobile” del cinema, la fotografia.
e
il
regime
della
visione
di
uno
una
al
“impaginazione”
mia
impone
totale
se le risorse di cui il cinema dispone riflettono o
alla
o
(dal
esempio
mio
dominio
propone
grammatica
percepito dal soggetto umano in generale, e cioè
il
occhio,
minime
percezione.
sguardo
dell’inquadratura
(quello
in
certa
Non
della
relazione
dal
Ma: dato per scontato che l’occhio del cinema
dominio e dal regime della visione “reale”. Ma
non è meno soggettivo del mio occhio, cioè
cinematografica
non
può
che
separarsi
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Università degli Studi di Napoli Federico II
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II
L'idea di spazio da Escher alla Piscina olimpica
sceglie e ritaglia lo spazio che intende vedere, lo
acquisita consapevolezza del carattere artificioso
fa però così come lo faccio io? Mi restituisce la
dello strumento tecnico ci abbia resi insensibili al
“forma” della mia percezione, pur offrendomi i
suo configurarsi come plausibile duplicato dei
contenuti che esso solo seleziona? insomma,
nostri
riconosco le procedure che io stesso metto in
piuttosto che deformare la nostra percezione
atto
dello spazio, la macchina ce ne fornirebbe il
nell’alternanza
visione
d’insieme,
di
visione
visione
ravvicinata,
alternata,
visione
modello
strumenti
più
naturali.
attendibile.
A
questo
Con
livello,
tutte
le
focalizzata, visione distratta, ecc. o tramite i suoi
conseguenze immaginabili su cultura / natura
espedienti
nell’acquisizione delle competenze necessarie al
tecnici
la
macchina
sta
contravvenendo ai modi e alle regole della mia
percezione? Non escluderei
fruitore di cinema.
che la smaliziata,
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Università degli Studi di Napoli Federico II
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II
L'idea di spazio da Escher alla Piscina olimpica
LO SPAZIO ARCHITETTONICO
E LA CRITICA DEL XX SECOLO
linguaggio visivo e la percezione, in senso
Fabio Mangone
problema
fisiologico o psicologico, il primo a porsi il
della
specificità
dello
spazio
architettonico è August Schmarsow. Teorizza
Professore di Storia dell'architettura
Università degli Studi di Napoli Federico II
una
sorta
di
intesa
creativa
tra
l’uomo
e
l’ambiente circostante, a sua scala modellato, in
termini
tanto
corporei
quanto
spirituali:
ne
consegue definizione di architettura come arte
dello
spazio
sposta
o
l’accento
Raumgestaltung.
dagli
stilemi,
Schmarsow
dalle
singole
“figure” dell’architettura, e lo pone invece sugli
Per buona parte della critica e della
storiografia,
la
rivoluzionaria
natura
assolutamente
dello spazio tridimensionale: ipotizza che in
risiede in una nuova concezione dello spazio,
coerenza con la tendenza dell’uomo a svilupparsi
sulla
dalle
spazialmente le architetture vadano interpretate
artistici
dall’interno verso l’esterno. Su questa base,
scoperte
influiscono
scientifiche
del
plurimi
ai
XX
Afferma il carattere dinamico della percezione
secolo
quale
dell’architettura
interni, su quei vuoti racchiusi dalla costruzione.
fattori,
linguaggi
dell’avanguardia. Tutti d’accordo nel ritenere
Brinckmann
inadeguati
della
dominio dell’architettura. Essa produce tanto
letteratura artistica dell’Ottocento, basati sul
forme plastiche quanto spazi: le une fungono
concetto di stile, inadatti a penetrare le qualità
limite degli altri e viceversa, ma entrambi sono
specifiche di una singola architettura come di un
dotati
linguaggio epocale. Tutti d’accordo nel sostenere
corporeità.
che
lo
i
vecchi
spazio
strumenti
generato
analitici
dalla
prospettiva
rinascimentale risultasse ormai superato. E non
mancherà chi – come il critico Panofsky –
mettendo in evidenza la conclamata natura “non
oggettuale”
della
prospettiva,
proporrà
di
assegnarle un valore simbolico.
di
nel
1915
una
postulerà
propria
Giedion, nel 1941 formalizzare la fine dello
spazio
prospettico
tempo”,
e
entrambi
concezioni
epocali.
l’ascesa
dello
comunque
Un
“spazio-
considerati
certo
tipo
di
omologie: se la prospettiva corrispondeva a una
nozione
tanta elaborazione critica si articola in plurime
quadrimensionale,
posizioni.
concezione collettivistica.
clima
differente
Toccherà allo storico svizzero Sigfried
specifico lo spazio architettonico il prodotto di
vivace
seppur
duplice
semplificazione consente di stabilire plurime
Ma quando si tratta di definire più nello
Nel
un
di
revisione
di
individualismo,
lo
corrisponde
spazio-tempo,
alla
nuova
sostanziale dei criteri della storia dell’arte, a
E ancora: l’affermazione del secondo
cavallo tra la fine Ottocento e inizio Novecento,
corrisponde allo “spazio della fisica moderna…
nel tentativo di definire in termini il più possibile
concepito come punto di vista mobile”. A cavallo
oggettivi
degli anni cinquanta, con una serie di scritti,
il
rapporto
tra
gli
elementi
del
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II
L'idea di spazio da Escher alla Piscina olimpica
Bruno Zevi avrebbe definitivamente affermato
spazio dell’architettura ricorre ancora nel 1971
che lo spazio è per l’architettura il tema centrale,
in un saggio del norvegese Christian Norberg
ma non specifico perché appartenente anche ad
Schulz,
esempio
dell’esistenzialismo.
alla
pittura
anch’essa
virtualmente
influenzato
Per
dalla
lui
cultura
lo
spazio
tridimensionale. Viene superata la tradizionale
architettonico è una sorta di concretizzazione
accezione incentrata sugli interni e postulata
dello spazio esistenziale, inteso quest’ultimo
invece
come concetto psicologico che indica gli schemi
l’esistenza
determinato
di
dagli
uno
esterni.
spazio
urbano
Zevi
arriva
individuati
dal
singolo
nell’interazione
con
provocatoriamente a negare che il tempio greco
l’ambiente. A suo parere tra le due tipi di spazio
debba considerarsi architettura, proponendolo
dovrebbe
come una sorta di scultura, in quanto privo di
negata però dalla realtà.
spazi interni abitabili.
esistere
una
relazione
isomorfa,
E dopo? A partire dagli anni settanta,
Renato De Fusco negli anni sessanta
dapprima l’attenzione allo spazio immateriale, e
riconduce a originale sintesi mezzo secolo di
in seguito la definitiva affermazione del virtuale
dibattito. Propone, in termini semiologici, che il
hanno inciso profondamente sulla percezione
“vuoto” racchiuso dalla costruzione, appunto lo
dello spazio architettonico, e almeno in parte
spazio,
sono
mentre
debba
il
individuato
considerarsi
“pieno”
come
che
come
lo
significante.
significato,
delimita
vada
stare
recepite
creativamente
dai
progettisti, ma ancora non troppo dalla critica.
Il tema dello
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II
L'idea di spazio da Escher alla Piscina olimpica
realizzazione del fine intrinseco all’ente stesso.
METAMORFOSI E TRASFORMAZIONI
In uno sforzo sintetico si può anche immaginare
Luciano Carbone
una danza cosmica, continua sì ma prima e fuori
Professore di Analisi matematica
Università degli Studi di Napoli Federico II
dallo spazio e dal tempo: dalla pienezza dell’uno
promanano gli enti singoli che ad esso ritornano.
Si tratta di ambiziose visioni globali, utili
come linee guida, ma, per convivere con le
trasformazioni e comprenderle meglio, forse
conviene essere un po’ meno ambiziosi.
Cominciamo ad assumere, ad esempio e
Il termine metamorfosi evoca immedia-
almeno temporaneamente, come entità stabili e
tamente l’idea di cambiamenti drammatici di
ben chiare il piano, i punti, le figure geometriche
forma. Il nostro immaginario è pieno di uomini
e ammettiamo come trasformazioni possibili i
che si mutano in lupi mannari, vampiri, mosche;
movimenti rigidi, rotazioni e traslazioni. È un
orchi e rane assumono l’aspetto di principi; dèi,
quadro miserello, ma qualche informazione utile
più o meno pietosi, trasformano i protagonisti di
viene fuori: possiamo paragonare i triangoli tra
efferate
piante.
di loro, cercando di sovrapporli, e dare una
Tuttavia le metamorfosi sono comunemente
nozione di eguaglianza (“due triangoli sono
presenti nella vita quotidiana: farfalle diventano
eguali quando sono sovrapponibili”) un po’ più
larve, pupe, insetti; semi danno vita ad alberi,
ricca di quella della mera coincidenza di un
dall’uovo fecondato vien fuori l’essere umano.
oggetto con se stesso; possiamo osservare che
Con
le rette si mutano in rette e non muta la
tragedie
le
in
astri,
metamorfosi
animali,
occorre
convivere;
indichiamole allora col nome più prosaico di
trasformazioni,
peraltro
quasi
distanza tra punti.
un’esatta
traduzione.
Animiamo il quadro considerando anche
le riflessioni. L’aggiunta non è innocua: si pensi
Cosa fare di esse? Come nell’antico
alle
storie
sulle
realtà
nascoste
dietro
lo
pensiero greco, si può sia negarle sostenendo
specchio, sui “doppi”, sullo scambio tra destra e
l’unicità, l’immobilità, l’eternità dell’essere, sia
sinistra. Ancora le rette vengono mutate in rette
negare invece la stabilità di ogni singola forma
e la distanza tra punti non è modificata. Ma c’è
ritenendo che il continuo fluire sia l’unica realtà.
di più. Osserviamo il nostro piano dall’alto e
Sono tesi estreme. Più moderatamente si può
gradatamente facciamo ruotare verso l’alto la
credere da un lato ad una molteplicità di enti
figura, che abbiamo riflesso, intorno all’asse di
perfetti:
riflessione fino a ricadere nel piano; al termine
quanto
partecipando
imitazione;
della
ci
appare
loro
dall’altro
si
natura
può
si
modifica
e
a
loro
dell’operazione essa si è sovrapposta alla sua
considerare
immagine speculare. L’apparizione improvvisa e
l’evoluzione di ogni ente come un tendere alla
drammatica
dell’immagine
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Università degli Studi di Napoli Federico II
speculare
è,
15
COME ALLA CORTE DI FEDERICO II
L'idea di spazio da Escher alla Piscina olimpica
esaminata da un punto di vista più vasto, il
dati
risultato di un lento movimento continuo.
rapporti
Allarghiamo ancora il quadro. Nessuno
giurerebbe sulla parentela tra circonferenze,
quattro
punti,
delle
una
loro
quantità
distanze
legata
(il
ai
rapporto
anarmonico) rimane costante mentre la distanza
tra due singoli punti può mutare.
ellissi e iperboli, ma provate a tagliare un cono
Un
buon
trucco
per
analizzare
le
con un piano e fate lentamente muovere il piano
trasformazioni è ormai pronto (programma di
e osservate come si modifica l’intersezione del
Erlangen). Isoliamo un gruppo di oggetti e un
cono col piano: lentamente circonferenze si
gruppo di trasformazioni, un po’ idealizzando e
trasformano in iperboli e parabole. Fate un balzo
un po’ ricercando qualche affinità significativa, e
di qualche migliaio d’anni, passando attraverso
individuiamo proprietà stabili al modificarsi degli
le esperienze rinascimentali e barocche della
oggetti nei modi prescritti. Utilizzatelo all’interno
ricerca prospettica, e rivedete la questione.
della matematica o all’esterno di
Immaginate
luminoso,
esempio nella fisica o nell’applicazione di un’idea
ritagliate un cerchio di cartone, esponetelo ai
nata in qualche settore del sapere in altri settori.
raggi luminosi, esaminate l’ombra che si proietta
Con lavoro, buon senso e, talora, un po’ di secoli
su un foglio di carta. Modificando la posizione del
a disposizione otterrete buoni risultati.
foglio
P.S.
di
vedrete
avere
l’ombra
un
punto
cambiare
lentamente
Le
forma e divenire ellittica, parabolica, iperbolica.
riguardarsi
Eppure anche rispetto a queste trasformazioni
attraverso
qualcosa si conserva: le rette rimangono rette e,
continue.
metamorfosi
come
il
Escher
modificazioni
gruppo
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Università degli Studi di Napoli Federico II
di
essa, ad
delle
possono
di
figure
trasformazioni
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II
L'idea di spazio da Escher alla Piscina olimpica
geometriche, sulla padronanza delle traslazioni e
CONCEPIRE LO SPAZIO:
GEOMETRIE E COMBINAZIONI
simmetrie.
Claudio Claudi De Saint Mihiel
Dopo i suoi studi in architettura in
Professore di Tecnologia dell'architettura
Università degli Studi di Napoli Federico II
Olanda, Escher iniziò a viaggiare sedimentando
una serie di emozioni, di sensazioni, di modi di
percepire ed interpretare tanto la natura quanto
l’artificio come “racconti per immagini”. Un
processo di organizzazione del pensiero per
immagini su cui grande influenza ebbe la visita
del trecentesco palazzo dell’Alhambra a Granada
Cosa lega Escher alla progettazione di
uno spazio unitario come l’involucro di una
piscina
che
non
può
e
non
deve
essere
condizionato da elementi di sostegno verticale
che ne interromperebbero la continuità e ne
i cui particolari arabeschi che decorano l’interno
sono caratterizzati da motivi grafici ricorsivi che
affascinarono Escher per il senso di dinamica
percettiva che si ottiene dall’iterazione, infinite
volte, di un unico semplice elemento.
È
condizionerebbero la funzionalità?
Il legame è il modo di concepire lo spazio
inteso come tessitura di moduli costituiti da
elementi
regole
semplici
ma
geometriche
combinazioni
complessi.
che,
di
secondo
precise
assemblaggio
possibili,
originano
Un’architettura
infinita
e
di
spazi
come
la
definisce Giulio Carlo Argan (K. Wachsmann,
Una
svolta
nelle
costruzioni.
Il
Saggiatore,
Milano 1960), cioè un’architettura che “da un
principio formale, seguita a dedursi e prodursi
fino, appunto, a confondersi con un’estensione
illimitata, cioè un’architettura che non è nello
spazio, ma è lo spazio”.
Ed
è
proprio
questa
stessa
sollecitazione
verso
l’esplorazione di morfologie e di potenzialità
insite
nell’innovazione
tecnologica
che
fa
dichiarare a David George Emmerich, nel saggio
“Exercices
de
géométrie
constructive”
«…i
momenti importanti della storia dell’architettura
coincidono con i momenti di scoperte strutturali
derivate da un duplice ordine di conoscenze: le
configurazioni geometriche che sono i mezzi per
organizzare
lo
spazio
architettonico,
e
la
tecnologia dei materiali come mezzi per costruire
nella realtà». O ancora le cupole geodetiche di
R.
Bukminster
Fuller
che,
in
una
visione
provocatoriamente utopica, spinge al limite il
concetto di architettura aperta e infinita, basata
questa
esplorazione
sulla combinazione di micro moduli assemblati a
dell’infinito che è possibile rintracciare nelle
secco
incisioni su legno di Escher, nelle litografie e
rimovibili in ogni momento senza lasciare residui
tassellature
inquinanti
configurano
nel
una
piano
e
nello
costruzione
spazio
che
e,
come
in
tali,
quella
flessibili,
natura
smontabili
che
e
l’intervento
immateriale
umano ha trasformato in artefatto. Su questi
fantastica ma rigorosamente logica, basata su
principi si basa il progetto “fantastico” per
un uso razionale dei poliedri, sulle distorsioni
coprire
Manhattan
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa
Università degli Studi di Napoli Federico II
con
un’enorme
“bolla”
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II
L'idea di spazio da Escher alla Piscina olimpica
costituita da una struttura per aste (identiche) e
Utopia
nodi
un
contraddistinto importanti correnti di pensiero
involucro il cui reticolo strutturale si sviluppa per
del ‘900, che hanno avuto importanti influssi
moduli che seguono la geometria del triangolo
sulle regole che presiedono gli interventi di
equilatero, assemblati in modo da originare una
costruzione
struttura leggera e visivamente permeabile, in
Queste proposte non sono scaturite soltanto
quanto
dalla ricerca di un’applicazione pratica o da una
combinati
chiusa
Nella
in
da
modo
una
comporre
“pelle”
dell’ambiente.
hanno le loro radici in un interesse intellettuale,
informatici tali da controllare e governare il
una tensione verso modelli insediativi flessibili e
microclima interno che, protetto da un ambiente
capaci di adeguarsi ad esigenze umane in
esterno
avrebbe
continuo divenire, insomma in una curiosità di
caratteristiche omogenee e costanti, tese ad
scoprire le connessioni tra i fenomeni della
assicurare un (presunto) benessere ambientale.
natura e le leggi della scienza.
più
gestito
lo
modificazione
quindi,
sistemi
sempre
Fuller
e
hanno,
sollecitazione di perfezionamento tecnico, ma
verrebbe
di
trasparente.
concretezza
spazio
involucrato
visione
da
e
da
inquinato,
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa
Università degli Studi di Napoli Federico II
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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II
L'idea di spazio da Escher alla Piscina olimpica
CINEMA, UNA QUESTIONE DI
PUNTI DI VISTA
Ciotat
spaventa il pubblico e lo spinge ad
Antonio Fiore
perché la locomotiva avanza frontalmente verso
abbandonare precipitosamente la sala appunto
la platea: il medesimo arrivo del treno ripreso
Giornalista
Corriere del Mezzogiorno
lateralmente o di sbieco non avrebbe certo
sortito gli stessi effetti emotivi sugli spettatori.
Dai Fratelli Lumière in poi appare dunque già
decisivo
(prima
ancora
che
il
montaggio
intervenisse a complicare ulteriormente i giochi)
il rapporto quasi matematico tra l’occhio di chi
Se,
come
scriveva
Georges
Perec,
«vivere significa passare da uno spazio all’altro»,
è indubbio che sin dalla sua prima apparizione il
cinema abbia moltiplicato all’infinito le possibilità
di vita e di esperienze cognitive. Superato di
slancio il problema dell’unità di luogo, per il
cinema
conta
soltanto
quello
dell'unità
di
angolazione e di illuminazione, osservava sin dal
1927 Tynjanov, teorico del Formalismo: «Un
solo teatro di posa cinematografico equivale a
centinaia di angolazioni e di illuminazioni e,
pertanto,
l’immagine
a
centinaia
di
caleidoscopica
luoghi
di
diversi».
un
È
mondo
disintegrato, dentro il quale il solo cine-occhio
possiede la facoltà demiurgica di ricombinare gli
spazi nella «prospettiva» di restituire ad essi un
senso
possibile.
Reale,
simbolico,
metamorfosico.
debba
guardare)
e
l'inquadratura
che
«definisce» lo spazio sullo schermo: si tratti
degli interni opprimenti del kammerspiel o della
sinfonica
battaglia
sul
ghiaccio
del
Nevsky
eisensteniano tutto appare già deciso, e le
apparecchiature
tecniche
svilupperanno
rafforzeranno
(apparente?)
onnipotenza
che
via
del
via
via
via
si
questa
cinema
nel
trasportare lo spettatore in una vertigine onirica,
dove lo spazio si muove secondo regole che
sembrano forzare continuamente i limiti del
visibile: la profondità di campo, l’introduzione
del carrello, la possibilità di spostare la cinepresa
verso l’alto o verso il basso determineranno,
ciascuna a suo tempo e modo, vere e proprie
«rivoluzioni» nel linguaggio cinematografico e
nella sua capacità di costruire stereotipi narrativi
di grande presa e raffinatezza. Così, decenni
In un tale contesto lo spazio si trasforma
incessantemente,
guarda (che guarda dove la cinepresa ha deciso
e
l’angolazione
prima che la tecnologia entrasse nella sua fase
diventa
matura e sfociasse infine nell’elettronica, Abel
letteralmente la «presa di posizione» dell’autore
Gance in Napoléon fu in grado di mostrare la
sulla storia e sui personaggi che si muovono
traiettoria di una palla di neve «dal punto di
sullo schermo: il cinema è, essenzialmente, una
vista» della palla di neve grazie a un ingegnoso
questione di punti di vista. Cui la tecnica offre
sistema di fili, e, con l’introduzione del dolly,
continue chances di evolversi e raffinarsi, ma
Hollywood riuscì a dare la straordinaria potenza,
che è già tutta nei primi vagiti dell'immagine
il respiro che ancora oggi riconosciamo ai grandi
filmica. L’arrivo di un treno alla stazione di La
spazi metropolitani o western che animano le
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa
Università degli Studi di Napoli Federico II
19
COME ALLA CORTE DI FEDERICO II
L'idea di spazio da Escher alla Piscina olimpica
sue storie immortali… Facendo un balzo di
coevo Mistero del falco - erano completi di
decenni, ecco la lenta carrellata di Antonioni nel
soffitto. Come Paolo Uccello, che per Vasari «non
sottofinale di Professione: reporter, dove sembra
ebbe altro diletto che d'investigare alcune cose
crollare di colpo la legge dell’impenetrabilità dei
di prospettiva difficili e impossibili», Welles osò
corpi.
pseudosoggettiva,
infatti l’inosabile, utilizzando con il fido direttore
senza soluzione di continuità. In realtà, si tratta
della fotografia Gregg Toland il pan-focus per
di un magistrale artificio tecnico, una piccola
tenere a fuoco ogni elemento dell’inquadratura,
cinepresa
sospesa
che
e abbassando la cinepresa fino al limite estremo,
consente
allo
attraversare
costringendosi così a inquadrare i solitamente
un'inferriata. Ancora qualche anno, e Stanley
virtuali soffitti: e schiacciando per sempre le
Kubrick ridisegnerà
le geometrie da incubo
patetiche
dell'Overlook
che
angoscioso
claustrofobico, con la prima sequenza di Quarto
scenario a Shining utilizzando magistralmente la
potere il cinema entrava nel punto più alto e
steadycam, una cinepresa a mano ma in grado
pericoloso
di scorrere fluida grazie a un sistema giroscopico
parabola metafisica (e metamorfosica), quella
simile a quello delle imbarcazioni (e grazie a un
che da Fritz Lang arriva a Buñuel passando per
operatore dal fisico appropriato). Gli esempi
Hitchcock: la mano di Kane lascia cadere una
potrebbero
delle
sfera di vetro che va in frantumi, e la sua morte
«invenzioni» fino all'uso ossessivo del computer;
è «letta» attraverso il frammento che riflette,
ma se volessimo fissare in un solo momento
deformata, l’immagine dell’infermiera entrata a
della storia del cinema la scoperta di un «altro»
constatarne
spazio possibile, il pensiero va a Orson Welles e
(riflettendoci?): un’inquadratura di geometrica
al suo capolavoro, Quarto potere: i cui set - cosa
suggestione che Escher avrebbe potuto firmare
mai vista prima negli studios, ad eccezione del
come propria.
Interno/esterno
a
in
una
«sguardo»
Hotel
continuare,
fa
con
«teleferica»
di
da
l'infittirsi
ambizioni
della
il
Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa
Università degli Studi di Napoli Federico II
umane.
sua
oscura
decesso.
Potente
e
e
splendente
Ripensandoci
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