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COME ALLA CORTE DI FEDERICO II OVVERO PARLANDO E RIPARLANDO DI SCIENZA L’IDEA DI SPAZIO DA ESCHER ALLA PISCINA OLIMPICA di Michele Emmer 9 UNA DOMANDA SULLA PERCEZIONE DELLO SPAZIO AL CINEMA di Corrado Calenda 11 LO SPAZIO ARCHITETTONICO E LA CRITICA DEL XX SECOLO di Fabio Mangone 13 METAMORFOSI E TRASFORMAZIONI di Luciano Carbone 15 CONCEPIRE LO SPAZIO: GEOMETRIE E COMBINAZIONI di Claudio Claudi De Saint Mihiel 17 CINEMA, UNA QUESTIONE DI PUNTI DI VISTA di Antonio Fiore 19 Lo Spazio: le sue trasformazioni e metamorfosi, da quelle del grafico olandese Escher a quelle della architettura virtuale, con un poco di bolle di sapone. Con un omaggio a Luciano Emmer. Gli articoli degli incontri si trovano all’indirizzo www.comeallacorte.unina.it Michele Emmer Michele Emmer è Professore di Matematica all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Si è occupato di superfici minime e di calcolo delle variazioni, di computer graphics, dei rapporti tra matematica e arte, tra matematica e cultura, di film, di mostre, di fiabe e di cinema. Ha realizzato 18 film della serie “Arte e matematica” tra cui il film su Escher. Ha organizzato mostre: una parte della sezione “Spazio” della Biennale di Venezia del 1986; la prima mostra di Escher in Italia nel 1986; la mostra itinerante “L’occhio di Horus” nel 1989. L’ultima mostra “Acquarelli di Peter Greenaway” Venezia 2006. Organizza da 14 anni il convegno “Matematica e cultura” a Venezia, è editor della serie Springer “Mathematics and Culture” e della serie “The Visual Mind”, MIT Press. Ha scritto per 25 anni su L’Unita’, Diario, Sapere. Dal 2006/07 ha tenuto un corso all’università’ di Roma su “Spazio e forma”. Ultimi libri: “Bolle di sapone tra arte e matematica”, 2009, “Flatlandia di E. Abbott, con il suo film omonimo in DVD, con musiche di Ennio Morricone, 2008, "Visibili armonie arte cinema teatro matematica", 2007, tutti con Bollati Boringhieri; "The Visual Mind 2", MIT Press, 2006; "Mathematics and Culture VI", Springer verlag, 2009; un capitolo in "Venise", Flammarion, Paris, 2006, “Matematica e cultura 2008”, Springer, 2008. La fiaba “Fiore del vento”, il libro d’artista “Il mio Harry’s bar”, pubblicati con il Centro Internazionale della Grafica di Venezia, “Una notte ballando”, Minima poetica, 2007. Ha ricevuto nel1998 il premio "Galileo" dalla Unione Matematica Italiana, nel 2004 il premio “Pitagora”. È stato membro per 3 anni della Commission for the popularization of math of the European Math Society. COME ALLA CORTE DI FEDERICO II L'idea di spazio da Escher alla Piscina olimpica L’IDEA DI SPAZIO DA ESCHER ALLA PISCINA OLIMPICA incisioni dal titolo Metamorphose sia il suo Michele Emmer di testamento artistico. Lo interessava la possibilità inserire nell’opera trasformazione, Professore di Matematica Università degli Studi di Roma ‘La Sapienza’ incertezza e di l’idea fornire mutazione stessa una di chiave continua. Era di quel processo, che in qualche modo non ha mai termine, di una forma che muta in un’altra e un’altra ancora che lo affascinava. Era un artista dell’infinito Escher. Dell’infinito e della metamorfosi. Nell’ottobre 1964 l’artista olandese Maurits Cornelis Escher doveva tenere un ciclo di conferenze in Canada, ma poco dopo essere arrivato Escher fu ricoverato in un ospedale di Toronto per essere operato d’urgenza. Il ciclo di conferenze venne annullato. Escher tuttavia, Quelle immagini di Escher permettono di poter efficacemente introdurre il tema della Metamorphose nell’architettura contemporanea. Il tema della Mostra Internazionale di Architettura di Venezia del 2004 era appunto Metamorph. persona molto meticolosa, aveva scritto i testi “Molti dei grandi atti creativi nell’arte e delle conferenze che sono state pubblicate nel 1986 nel libro Escher on Escher. Exploring the Infinite. In una delle conferenze voleva mostrare come conclusione l’incisione Metamorphose II, degli anni 1939-40, dalle inusuali dimensioni di cm 195x4.000. Escher suggeriva che molte delle sue idee visive, delle sue storie, andavano lette con un linguaggio cinematografico. Idea certo non nuova, ché già le opere di Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova, e di molti nella per immagini. E il cinema ha poi possono essere visti come fondamentalmente metamorfici, nel senso che comportano la riformulazione concettuale dei principi ordinatori da un ambito dell’attività umana a un’altra analogia visiva. Vedere qualcosa come essenzialmente simile a un’altra è servito come strumento chiave nell’evoluzione della forma mentis in ogni campo della ricerca umana”. altri artisti in epoche diverse, hanno raccontato storie scienza Così scrive Martin Kemp, storico dell’arte specializzato nei rapporti tra arte e scienza, raccontato di nuovo quelle storie, come ha fatto nell’articolo Luciano Emmer prima della seconda guerra metamorfico nell’arte, architettura e scienze”, mondiale con le storie di Giotto; le immagini nel catalogo della mostra del 2004. dell’artista che diventano fotogrammi di una storia da raccontare senza parole, pure immagini e musica, come suggeriva Escher. Escher è stato affascinato dal tema della metamorfosi, si può dire che il ciclo delle grandi “Intuizioni strutturali e pensiero Parla soprattutto di architettura Kemp. E l’immagine che accompagna le sue parole è quella di uno dei tanti progetti di Frank O. Gehry, architetto di cui non si può ovviamente non fare cenno Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II parlando di architettura 9 COME ALLA CORTE DI FEDERICO II L'idea di spazio da Escher alla Piscina olimpica moderna, di trasformazioni continue, di architettura non finita, di architettura infinita. che Come di grande complessità, di varianti sviluppate tramite l’innovazione tecnologica, di superfici continue in trasformazione parlava il curatore della Biennale, Kurt Forster, citando l’articolo del nel senso del a Gehry processo è il dinamico utilizzato per arrivare al risultato strutturale ed estetico”. Idee, progetti, forme della nuova Stewart “Nature’s Numbers. Discovering Order senza nuove idee di spazio, senza la matematica and perchè lo spazio, oltre che un prodotto culturale, chiave: the matematico processo, evidentemente architettura che sarebbero state impensabili in del interessa Ian Pattern 1995 variazioni, trasformazioni, matematica: “Quello Universe”. Parole struttura, motivo, ordine, metamorfosi, è essenzialmente matematica. Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II 10 COME ALLA CORTE DI FEDERICO II L'idea di spazio da Escher alla Piscina olimpica UNA DOMANDA SULLA PERCEZIONE DELLO SPAZIO AL CINEMA Corrado Calenda Professore di Filologia italiana Università degli Studi di Napoli Federico II Che la macchina da presa riprenda (nel senso proprio della “ripresa” cinematografica) e ci restituisca uno spazio reale è ovvio (almeno per la forma “classica” del cinema in quanto “riproduzione della realtà”). Altrettanto ovvio il potenziamento che visione spettatore. dello il cinema Il elargisce cinema alla dilata immensamente i confini della nostra percezione; come stanno le cose nei casi, per così dire, più ci concede una disinvolta ubiquità; vìola la legge semplici, là dove cioè paiono essere in gioco le dell’impenetrabilità dei corpi; sfrutta improbabili unità risorse macro e microscopiche; ci colloca in cinematografica? postazioni altrimenti impraticabili; velocizza o elementare, il modello di una sequenza in cui, rallenta i passaggi successivi del nostro sguardo. per spostamento di macchina o montaggio di Dunque parrebbe insensato domandarsi in che piani misura lo spazio ritagliato e riprodotto dalla dettaglio), l’occhio della camera, in uno spazio macchina limitato e tutto pressoché dominabile anche dal da presa corrisponda allo spazio costitutive o campi della Facciamo un differenziati contraddicono le risorse di cui dispone il mio intendo riferirmi qui alla “tirannia”, all’assoluta occhio. La questione non ha ragione di porsi in “parzialità” rapporto alle possibilità or ora enunciate, in cui macchina) apparentemente oggettivo, neutro: la strumentazione tecnica travalica a dismisura i questione assai discussa che già interessò la mezzi di cui ogni soggetto è fornito, in modo tale valutazione che all’antenato “immobile” del cinema, la fotografia. e il regime della visione di uno una al “impaginazione” mia impone totale se le risorse di cui il cinema dispone riflettono o alla o (dal esempio mio dominio propone grammatica percepito dal soggetto umano in generale, e cioè il occhio, minime percezione. sguardo dell’inquadratura (quello in certa Non della relazione dal Ma: dato per scontato che l’occhio del cinema dominio e dal regime della visione “reale”. Ma non è meno soggettivo del mio occhio, cioè cinematografica non può che separarsi Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II 11 COME ALLA CORTE DI FEDERICO II L'idea di spazio da Escher alla Piscina olimpica sceglie e ritaglia lo spazio che intende vedere, lo acquisita consapevolezza del carattere artificioso fa però così come lo faccio io? Mi restituisce la dello strumento tecnico ci abbia resi insensibili al “forma” della mia percezione, pur offrendomi i suo configurarsi come plausibile duplicato dei contenuti che esso solo seleziona? insomma, nostri riconosco le procedure che io stesso metto in piuttosto che deformare la nostra percezione atto dello spazio, la macchina ce ne fornirebbe il nell’alternanza visione d’insieme, di visione visione ravvicinata, alternata, visione modello strumenti più naturali. attendibile. A questo Con livello, tutte le focalizzata, visione distratta, ecc. o tramite i suoi conseguenze immaginabili su cultura / natura espedienti nell’acquisizione delle competenze necessarie al tecnici la macchina sta contravvenendo ai modi e alle regole della mia percezione? Non escluderei fruitore di cinema. che la smaliziata, Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II 12 COME ALLA CORTE DI FEDERICO II L'idea di spazio da Escher alla Piscina olimpica LO SPAZIO ARCHITETTONICO E LA CRITICA DEL XX SECOLO linguaggio visivo e la percezione, in senso Fabio Mangone problema fisiologico o psicologico, il primo a porsi il della specificità dello spazio architettonico è August Schmarsow. Teorizza Professore di Storia dell'architettura Università degli Studi di Napoli Federico II una sorta di intesa creativa tra l’uomo e l’ambiente circostante, a sua scala modellato, in termini tanto corporei quanto spirituali: ne consegue definizione di architettura come arte dello spazio sposta o l’accento Raumgestaltung. dagli stilemi, Schmarsow dalle singole “figure” dell’architettura, e lo pone invece sugli Per buona parte della critica e della storiografia, la rivoluzionaria natura assolutamente dello spazio tridimensionale: ipotizza che in risiede in una nuova concezione dello spazio, coerenza con la tendenza dell’uomo a svilupparsi sulla dalle spazialmente le architetture vadano interpretate artistici dall’interno verso l’esterno. Su questa base, scoperte influiscono scientifiche del plurimi ai XX Afferma il carattere dinamico della percezione secolo quale dell’architettura interni, su quei vuoti racchiusi dalla costruzione. fattori, linguaggi dell’avanguardia. Tutti d’accordo nel ritenere Brinckmann inadeguati della dominio dell’architettura. Essa produce tanto letteratura artistica dell’Ottocento, basati sul forme plastiche quanto spazi: le une fungono concetto di stile, inadatti a penetrare le qualità limite degli altri e viceversa, ma entrambi sono specifiche di una singola architettura come di un dotati linguaggio epocale. Tutti d’accordo nel sostenere corporeità. che lo i vecchi spazio strumenti generato analitici dalla prospettiva rinascimentale risultasse ormai superato. E non mancherà chi – come il critico Panofsky – mettendo in evidenza la conclamata natura “non oggettuale” della prospettiva, proporrà di assegnarle un valore simbolico. di nel 1915 una postulerà propria Giedion, nel 1941 formalizzare la fine dello spazio prospettico tempo”, e entrambi concezioni epocali. l’ascesa dello comunque Un “spazio- considerati certo tipo di omologie: se la prospettiva corrispondeva a una nozione tanta elaborazione critica si articola in plurime quadrimensionale, posizioni. concezione collettivistica. clima differente Toccherà allo storico svizzero Sigfried specifico lo spazio architettonico il prodotto di vivace seppur duplice semplificazione consente di stabilire plurime Ma quando si tratta di definire più nello Nel un di revisione di individualismo, lo corrisponde spazio-tempo, alla nuova sostanziale dei criteri della storia dell’arte, a E ancora: l’affermazione del secondo cavallo tra la fine Ottocento e inizio Novecento, corrisponde allo “spazio della fisica moderna… nel tentativo di definire in termini il più possibile concepito come punto di vista mobile”. A cavallo oggettivi degli anni cinquanta, con una serie di scritti, il rapporto tra gli elementi del Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II 13 COME ALLA CORTE DI FEDERICO II L'idea di spazio da Escher alla Piscina olimpica Bruno Zevi avrebbe definitivamente affermato spazio dell’architettura ricorre ancora nel 1971 che lo spazio è per l’architettura il tema centrale, in un saggio del norvegese Christian Norberg ma non specifico perché appartenente anche ad Schulz, esempio dell’esistenzialismo. alla pittura anch’essa virtualmente influenzato Per dalla lui cultura lo spazio tridimensionale. Viene superata la tradizionale architettonico è una sorta di concretizzazione accezione incentrata sugli interni e postulata dello spazio esistenziale, inteso quest’ultimo invece come concetto psicologico che indica gli schemi l’esistenza determinato di dagli uno esterni. spazio urbano Zevi arriva individuati dal singolo nell’interazione con provocatoriamente a negare che il tempio greco l’ambiente. A suo parere tra le due tipi di spazio debba considerarsi architettura, proponendolo dovrebbe come una sorta di scultura, in quanto privo di negata però dalla realtà. spazi interni abitabili. esistere una relazione isomorfa, E dopo? A partire dagli anni settanta, Renato De Fusco negli anni sessanta dapprima l’attenzione allo spazio immateriale, e riconduce a originale sintesi mezzo secolo di in seguito la definitiva affermazione del virtuale dibattito. Propone, in termini semiologici, che il hanno inciso profondamente sulla percezione “vuoto” racchiuso dalla costruzione, appunto lo dello spazio architettonico, e almeno in parte spazio, sono mentre debba il individuato considerarsi “pieno” come che come lo significante. significato, delimita vada stare recepite creativamente dai progettisti, ma ancora non troppo dalla critica. Il tema dello Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II 14 COME ALLA CORTE DI FEDERICO II L'idea di spazio da Escher alla Piscina olimpica realizzazione del fine intrinseco all’ente stesso. METAMORFOSI E TRASFORMAZIONI In uno sforzo sintetico si può anche immaginare Luciano Carbone una danza cosmica, continua sì ma prima e fuori Professore di Analisi matematica Università degli Studi di Napoli Federico II dallo spazio e dal tempo: dalla pienezza dell’uno promanano gli enti singoli che ad esso ritornano. Si tratta di ambiziose visioni globali, utili come linee guida, ma, per convivere con le trasformazioni e comprenderle meglio, forse conviene essere un po’ meno ambiziosi. Cominciamo ad assumere, ad esempio e Il termine metamorfosi evoca immedia- almeno temporaneamente, come entità stabili e tamente l’idea di cambiamenti drammatici di ben chiare il piano, i punti, le figure geometriche forma. Il nostro immaginario è pieno di uomini e ammettiamo come trasformazioni possibili i che si mutano in lupi mannari, vampiri, mosche; movimenti rigidi, rotazioni e traslazioni. È un orchi e rane assumono l’aspetto di principi; dèi, quadro miserello, ma qualche informazione utile più o meno pietosi, trasformano i protagonisti di viene fuori: possiamo paragonare i triangoli tra efferate piante. di loro, cercando di sovrapporli, e dare una Tuttavia le metamorfosi sono comunemente nozione di eguaglianza (“due triangoli sono presenti nella vita quotidiana: farfalle diventano eguali quando sono sovrapponibili”) un po’ più larve, pupe, insetti; semi danno vita ad alberi, ricca di quella della mera coincidenza di un dall’uovo fecondato vien fuori l’essere umano. oggetto con se stesso; possiamo osservare che Con le rette si mutano in rette e non muta la tragedie le in astri, metamorfosi animali, occorre convivere; indichiamole allora col nome più prosaico di trasformazioni, peraltro quasi distanza tra punti. un’esatta traduzione. Animiamo il quadro considerando anche le riflessioni. L’aggiunta non è innocua: si pensi Cosa fare di esse? Come nell’antico alle storie sulle realtà nascoste dietro lo pensiero greco, si può sia negarle sostenendo specchio, sui “doppi”, sullo scambio tra destra e l’unicità, l’immobilità, l’eternità dell’essere, sia sinistra. Ancora le rette vengono mutate in rette negare invece la stabilità di ogni singola forma e la distanza tra punti non è modificata. Ma c’è ritenendo che il continuo fluire sia l’unica realtà. di più. Osserviamo il nostro piano dall’alto e Sono tesi estreme. Più moderatamente si può gradatamente facciamo ruotare verso l’alto la credere da un lato ad una molteplicità di enti figura, che abbiamo riflesso, intorno all’asse di perfetti: riflessione fino a ricadere nel piano; al termine quanto partecipando imitazione; della ci appare loro dall’altro si natura può si modifica e a loro dell’operazione essa si è sovrapposta alla sua considerare immagine speculare. L’apparizione improvvisa e l’evoluzione di ogni ente come un tendere alla drammatica dell’immagine Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II speculare è, 15 COME ALLA CORTE DI FEDERICO II L'idea di spazio da Escher alla Piscina olimpica esaminata da un punto di vista più vasto, il dati risultato di un lento movimento continuo. rapporti Allarghiamo ancora il quadro. Nessuno giurerebbe sulla parentela tra circonferenze, quattro punti, delle una loro quantità distanze legata (il ai rapporto anarmonico) rimane costante mentre la distanza tra due singoli punti può mutare. ellissi e iperboli, ma provate a tagliare un cono Un buon trucco per analizzare le con un piano e fate lentamente muovere il piano trasformazioni è ormai pronto (programma di e osservate come si modifica l’intersezione del Erlangen). Isoliamo un gruppo di oggetti e un cono col piano: lentamente circonferenze si gruppo di trasformazioni, un po’ idealizzando e trasformano in iperboli e parabole. Fate un balzo un po’ ricercando qualche affinità significativa, e di qualche migliaio d’anni, passando attraverso individuiamo proprietà stabili al modificarsi degli le esperienze rinascimentali e barocche della oggetti nei modi prescritti. Utilizzatelo all’interno ricerca prospettica, e rivedete la questione. della matematica o all’esterno di Immaginate luminoso, esempio nella fisica o nell’applicazione di un’idea ritagliate un cerchio di cartone, esponetelo ai nata in qualche settore del sapere in altri settori. raggi luminosi, esaminate l’ombra che si proietta Con lavoro, buon senso e, talora, un po’ di secoli su un foglio di carta. Modificando la posizione del a disposizione otterrete buoni risultati. foglio P.S. di vedrete avere l’ombra un punto cambiare lentamente Le forma e divenire ellittica, parabolica, iperbolica. riguardarsi Eppure anche rispetto a queste trasformazioni attraverso qualcosa si conserva: le rette rimangono rette e, continue. metamorfosi come il Escher modificazioni gruppo Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II di essa, ad delle possono di figure trasformazioni 16 COME ALLA CORTE DI FEDERICO II L'idea di spazio da Escher alla Piscina olimpica geometriche, sulla padronanza delle traslazioni e CONCEPIRE LO SPAZIO: GEOMETRIE E COMBINAZIONI simmetrie. Claudio Claudi De Saint Mihiel Dopo i suoi studi in architettura in Professore di Tecnologia dell'architettura Università degli Studi di Napoli Federico II Olanda, Escher iniziò a viaggiare sedimentando una serie di emozioni, di sensazioni, di modi di percepire ed interpretare tanto la natura quanto l’artificio come “racconti per immagini”. Un processo di organizzazione del pensiero per immagini su cui grande influenza ebbe la visita del trecentesco palazzo dell’Alhambra a Granada Cosa lega Escher alla progettazione di uno spazio unitario come l’involucro di una piscina che non può e non deve essere condizionato da elementi di sostegno verticale che ne interromperebbero la continuità e ne i cui particolari arabeschi che decorano l’interno sono caratterizzati da motivi grafici ricorsivi che affascinarono Escher per il senso di dinamica percettiva che si ottiene dall’iterazione, infinite volte, di un unico semplice elemento. È condizionerebbero la funzionalità? Il legame è il modo di concepire lo spazio inteso come tessitura di moduli costituiti da elementi regole semplici ma geometriche combinazioni complessi. che, di secondo precise assemblaggio possibili, originano Un’architettura infinita e di spazi come la definisce Giulio Carlo Argan (K. Wachsmann, Una svolta nelle costruzioni. Il Saggiatore, Milano 1960), cioè un’architettura che “da un principio formale, seguita a dedursi e prodursi fino, appunto, a confondersi con un’estensione illimitata, cioè un’architettura che non è nello spazio, ma è lo spazio”. Ed è proprio questa stessa sollecitazione verso l’esplorazione di morfologie e di potenzialità insite nell’innovazione tecnologica che fa dichiarare a David George Emmerich, nel saggio “Exercices de géométrie constructive” «…i momenti importanti della storia dell’architettura coincidono con i momenti di scoperte strutturali derivate da un duplice ordine di conoscenze: le configurazioni geometriche che sono i mezzi per organizzare lo spazio architettonico, e la tecnologia dei materiali come mezzi per costruire nella realtà». O ancora le cupole geodetiche di R. Bukminster Fuller che, in una visione provocatoriamente utopica, spinge al limite il concetto di architettura aperta e infinita, basata questa esplorazione sulla combinazione di micro moduli assemblati a dell’infinito che è possibile rintracciare nelle secco incisioni su legno di Escher, nelle litografie e rimovibili in ogni momento senza lasciare residui tassellature inquinanti configurano nel una piano e nello costruzione spazio che e, come in tali, quella flessibili, natura smontabili che e l’intervento immateriale umano ha trasformato in artefatto. Su questi fantastica ma rigorosamente logica, basata su principi si basa il progetto “fantastico” per un uso razionale dei poliedri, sulle distorsioni coprire Manhattan Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II con un’enorme “bolla” 17 COME ALLA CORTE DI FEDERICO II L'idea di spazio da Escher alla Piscina olimpica costituita da una struttura per aste (identiche) e Utopia nodi un contraddistinto importanti correnti di pensiero involucro il cui reticolo strutturale si sviluppa per del ‘900, che hanno avuto importanti influssi moduli che seguono la geometria del triangolo sulle regole che presiedono gli interventi di equilatero, assemblati in modo da originare una costruzione struttura leggera e visivamente permeabile, in Queste proposte non sono scaturite soltanto quanto dalla ricerca di un’applicazione pratica o da una combinati chiusa Nella in da modo una comporre “pelle” dell’ambiente. hanno le loro radici in un interesse intellettuale, informatici tali da controllare e governare il una tensione verso modelli insediativi flessibili e microclima interno che, protetto da un ambiente capaci di adeguarsi ad esigenze umane in esterno avrebbe continuo divenire, insomma in una curiosità di caratteristiche omogenee e costanti, tese ad scoprire le connessioni tra i fenomeni della assicurare un (presunto) benessere ambientale. natura e le leggi della scienza. più gestito lo modificazione quindi, sistemi sempre Fuller e hanno, sollecitazione di perfezionamento tecnico, ma verrebbe di trasparente. concretezza spazio involucrato visione da e da inquinato, Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II 18 COME ALLA CORTE DI FEDERICO II L'idea di spazio da Escher alla Piscina olimpica CINEMA, UNA QUESTIONE DI PUNTI DI VISTA Ciotat spaventa il pubblico e lo spinge ad Antonio Fiore perché la locomotiva avanza frontalmente verso abbandonare precipitosamente la sala appunto la platea: il medesimo arrivo del treno ripreso Giornalista Corriere del Mezzogiorno lateralmente o di sbieco non avrebbe certo sortito gli stessi effetti emotivi sugli spettatori. Dai Fratelli Lumière in poi appare dunque già decisivo (prima ancora che il montaggio intervenisse a complicare ulteriormente i giochi) il rapporto quasi matematico tra l’occhio di chi Se, come scriveva Georges Perec, «vivere significa passare da uno spazio all’altro», è indubbio che sin dalla sua prima apparizione il cinema abbia moltiplicato all’infinito le possibilità di vita e di esperienze cognitive. Superato di slancio il problema dell’unità di luogo, per il cinema conta soltanto quello dell'unità di angolazione e di illuminazione, osservava sin dal 1927 Tynjanov, teorico del Formalismo: «Un solo teatro di posa cinematografico equivale a centinaia di angolazioni e di illuminazioni e, pertanto, l’immagine a centinaia di caleidoscopica luoghi di diversi». un È mondo disintegrato, dentro il quale il solo cine-occhio possiede la facoltà demiurgica di ricombinare gli spazi nella «prospettiva» di restituire ad essi un senso possibile. Reale, simbolico, metamorfosico. debba guardare) e l'inquadratura che «definisce» lo spazio sullo schermo: si tratti degli interni opprimenti del kammerspiel o della sinfonica battaglia sul ghiaccio del Nevsky eisensteniano tutto appare già deciso, e le apparecchiature tecniche svilupperanno rafforzeranno (apparente?) onnipotenza che via del via via via si questa cinema nel trasportare lo spettatore in una vertigine onirica, dove lo spazio si muove secondo regole che sembrano forzare continuamente i limiti del visibile: la profondità di campo, l’introduzione del carrello, la possibilità di spostare la cinepresa verso l’alto o verso il basso determineranno, ciascuna a suo tempo e modo, vere e proprie «rivoluzioni» nel linguaggio cinematografico e nella sua capacità di costruire stereotipi narrativi di grande presa e raffinatezza. Così, decenni In un tale contesto lo spazio si trasforma incessantemente, guarda (che guarda dove la cinepresa ha deciso e l’angolazione prima che la tecnologia entrasse nella sua fase diventa matura e sfociasse infine nell’elettronica, Abel letteralmente la «presa di posizione» dell’autore Gance in Napoléon fu in grado di mostrare la sulla storia e sui personaggi che si muovono traiettoria di una palla di neve «dal punto di sullo schermo: il cinema è, essenzialmente, una vista» della palla di neve grazie a un ingegnoso questione di punti di vista. Cui la tecnica offre sistema di fili, e, con l’introduzione del dolly, continue chances di evolversi e raffinarsi, ma Hollywood riuscì a dare la straordinaria potenza, che è già tutta nei primi vagiti dell'immagine il respiro che ancora oggi riconosciamo ai grandi filmica. L’arrivo di un treno alla stazione di La spazi metropolitani o western che animano le Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II 19 COME ALLA CORTE DI FEDERICO II L'idea di spazio da Escher alla Piscina olimpica sue storie immortali… Facendo un balzo di coevo Mistero del falco - erano completi di decenni, ecco la lenta carrellata di Antonioni nel soffitto. Come Paolo Uccello, che per Vasari «non sottofinale di Professione: reporter, dove sembra ebbe altro diletto che d'investigare alcune cose crollare di colpo la legge dell’impenetrabilità dei di prospettiva difficili e impossibili», Welles osò corpi. pseudosoggettiva, infatti l’inosabile, utilizzando con il fido direttore senza soluzione di continuità. In realtà, si tratta della fotografia Gregg Toland il pan-focus per di un magistrale artificio tecnico, una piccola tenere a fuoco ogni elemento dell’inquadratura, cinepresa sospesa che e abbassando la cinepresa fino al limite estremo, consente allo attraversare costringendosi così a inquadrare i solitamente un'inferriata. Ancora qualche anno, e Stanley virtuali soffitti: e schiacciando per sempre le Kubrick ridisegnerà le geometrie da incubo patetiche dell'Overlook che angoscioso claustrofobico, con la prima sequenza di Quarto scenario a Shining utilizzando magistralmente la potere il cinema entrava nel punto più alto e steadycam, una cinepresa a mano ma in grado pericoloso di scorrere fluida grazie a un sistema giroscopico parabola metafisica (e metamorfosica), quella simile a quello delle imbarcazioni (e grazie a un che da Fritz Lang arriva a Buñuel passando per operatore dal fisico appropriato). Gli esempi Hitchcock: la mano di Kane lascia cadere una potrebbero delle sfera di vetro che va in frantumi, e la sua morte «invenzioni» fino all'uso ossessivo del computer; è «letta» attraverso il frammento che riflette, ma se volessimo fissare in un solo momento deformata, l’immagine dell’infermiera entrata a della storia del cinema la scoperta di un «altro» constatarne spazio possibile, il pensiero va a Orson Welles e (riflettendoci?): un’inquadratura di geometrica al suo capolavoro, Quarto potere: i cui set - cosa suggestione che Escher avrebbe potuto firmare mai vista prima negli studios, ad eccezione del come propria. Interno/esterno a in una «sguardo» Hotel continuare, fa con «teleferica» di da l'infittirsi ambizioni della il Centro di Ateneo per la Comunicazione e l’Innovazione Organizzativa Università degli Studi di Napoli Federico II umane. sua oscura decesso. Potente e e splendente Ripensandoci 20