1 - liceo Paleocapa

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1 - liceo Paleocapa
Si vuole dimostrare che l’Autore latino ha per primo
gettato le basi di un metodo scientifico basato
sull’osservazione del fenomeno naturale e astronomico,
sulla dimostrazione e sulla sperimentazione; nel corso dei
secoli tale metodo si è evoluto, ma fondamentali sono
rimasti: il principio di un ‘sapere’ aperto e inesauribile e
l’atteggiamento di “meraviglia” dello scienziato.
LUCREZIO
GALILEO
De Rerum Natura
Elogio a Epicuro
Fulmine, fasi lunari ed eclissi
Moto delle stelle, equinozi e solstizi
Lampo, pioggia e
moto del sole e della luna
Saggiatore, Apologo di
Galileo Galilei
Sidereus Nuncius, Luna(1)
Sidereus Nuncius,
Satelliti di Giove
Contro L’ipse dixit
LUCREZIO: ELOGIO A EPICURO
D.r.n. 1, 62-65
Humana ante oculus foede cum vita iaceret
in terris oppressa gravi sub religione
quae caput a caeli regionibus ostendebat
1. Humana vita: iperbato, mette in risalto
il soggetto della narrativa;
2. quae… ostendebat, horribili aspectu:
personificazione, la superstizione è
paragonata ad un mostro che incombe
dall’alto.
3. Super + instans = stare sopra
horribili super aspectu mortalibus instans,
cum, ante oculos, humana vita in terris foede iaceret, oppressa gravi sub religione
quae caput ostendebat a caeli regionibus,
super instans (cum) horribili aspectu mortalibus
TRADUZIONE ITALIANA:
Dal momento in cui, davanti agli occhi (di tutti), la vita umana vergognosamente giaceva sulla terra, schiacciata sotto il
grave peso della superstizione
che dalle regioni del cielo mostrava il suo capo
incombendo dall’alto sugli uomini con il suo terribile aspetto
LUCREZIO: ELOGIO A EPICURO
D.r.n 1, 66-71
primum Graius homo mortalis tollere contra
est oculos ausus primusque obsistere contra,
primum Graius homo
(Epicuro)
tollere mortalis oculus et obsistere contra
(religionem)
quem neque fama deum nec fulmina nec minitanti
murmure compressit caelum, sed eo magis acrem
irritat animi virtutem effringere ut arta
naturae primus portarum claustra cupiret.
quem nec compressit :
fama deum;
fulmina;
minitanti murmure
TRADUZIONE ITALIANA:
per la prima volta un uomo greco osò sollevarle contro
gli occhi mortali, e per primo opporsi ad essa;
e non lo intimorirono né le dicerie degli dei, né i fulmini, né
il cielo con il suo mormorio minaccioso, anzi (tutto ciò) eccitò
ancor di più l’ardente virtù del suo animo, da desiderare
di spezzare per primo gli stretti serrami delle porte della natura.
Sed eo irritat animi virtutem effringere
Ut portarum cupiret
LUCREZIO: ELOGIO A EPICURO
D.r.n 1, 72-79
Ergo vivida vis animi pervicit et extra
processit longe flammantia moenia mundi
atque omne immensum peragravit mente animoque,
unde refert nobis victor quid possit oriri,
1. pervicit, victor…: lessico militare, Epicuro
ha combattuto ed è vincitore, la religio
schiacciata dai nostri piedi (pedibus
subiecta) ci eguaglia al cielo.
2. refert: paradigma rĕfĕro, rĕfĕrs, retuli,
relatum, rĕfĕrre sign. Specifico lessico
militare: “ riportare le spoglie dei nemici
vinti da parte dei vincitori”...
quid nequeat, finita potestas denique cuique
quanam sit ratione atque alte terminus haerens.
Quare religio pedibus subiecta vicissim
opteritur, nos exaequat victoria caelo.
E così stravinse la vivida forza del suo ingegno
E si spinse lontano, oltre le fiammeggianti mura del mondo,
Ed esplorò nella sua immensità l’universo con la forza del suo ingegno,
Da dove riporta a noi vincitore che cosa possa nascere e cosa non possa e infine per quale legge
ogni cosa abbia un potere definito e un limite saldamente fissato. Perciò la superstizione,
schiacciata sotto I piedi, è calpestata e la vittoria ci innalza fino al cielo.
ALLA RICERCA DEL METODO:
L’IMPORTANZA DELL’OSSERVAZIONE
Lucrezio attraverso il suo elogio a Epicuro celebra l’intelligenza umana impegnata in una continua
lotta contro la superstizione e quindi le credenze, i pregiudizi …
I passi in cui meglio risaltano i mezzi con il quale Il greco è riuscito in questa impresa sono:
“primum Graius homo mortalis tollere contra
est oculos ausus primusque obsistere contra”
(D.r.n. 1,66-67)
“omne immensum peragravit mente animoque” (D.r.n. 1, 74)
Gli oculos sono quindi il tramite per la quale annullare ed ergersi oltre le credenze, inoltre, attraverso
la forza dell’ingegno dell’uomo (mente animoque, endiadi rafforzativa) si ha l’abilità di
comprendere la natura con le sue leggi immutabili ed universali, dominando così la religio.
Moto delle stelle
D.r.n. 5, 509-525
« Motibus astrorum nunc quae sit causa canamus.
Principio magnus caeli si vertitur orbis,
ex utraque polum parti premere aëra nobis
dicendum est extraque tenere et claudere utrimque;
inde alium supra fluere atque intendere eodem
quo volvenda micant aeterni sidera mundi;
aut alium subter, contra qui subvehat orbem,
ut fluvios versare rotas atque haustra videmus. »
« Ora cantiamo quale sia la causa dei movimenti degli astri.
Anzitutto, se la grande sfera del cielo gira intorno,
dobbiamo dire che l'aria preme sui poli alle due estremità dell'asse
e la tiene a posto dall'esterno e la chiude da ambo i lati;
altra aria, poi, fluisce al di sopra e tende alla stessa meta
verso cui girano brillando gli astri dell'eterno mondo;
altra aria fluisce di sotto e trascina la sfera in senso opposto,
come vediamo i fiumi far girare ruote e secchie. »
Principio magnus caeli si vertitur orbis
Dicendum est
Perifrastica passiva
Significato del costrutto:
Necessità, doverosità, obbligo
Utilizzo nel testo:
ut fluvios versare rotas atque haustra
videmus
se la grande sfera del cielo gira intorno
Dobbiamo dire
Lucrezio sottolinea l’importanza di giustificare
l’affermazione precedente «la grande sfera del cielo gira
intorno», ovvero la sua prima ipotesi sul moto delle
stelle.
come vediamo i fiumi far girare ruote e secchie.
Lucrezio paragona l’azione dell’aria a quella della corrente nei
fiumi
• Utilizzo dei sensi (videmus)
• Richiamo a una situazione pratica
Rivalutazione delle
esperienza sensibili
« Est etiam quoque uti possit caelum omne manere
in statione, tamen cum lucida signa ferantur;
sive quod inclusi rapidi sunt aetheris aestus
quaerentesque viam circum versantur et ignes
passim per caeli volvunt summania templa;
sive aliunde fluens alicunde extrinsecus aër
versat agens ignis; sive ipsi serpere possunt
quo cuiusque cibus vocat atque invitat euntis,
flammea per caelum pascentis corpora passim. »
« Può anche darsi che tutto il cielo resti immoto,
mentre frattanto i lucidi astri sono in movimento,
o perché vi sono rinchiuse le rapide correnti dell'etere
e, cercando una via, s'aggirano tutt'intorno
e così volgono i fuochi qua e là per le notturne volte del cielo;
o un'aria, che fluisce da un altro luogo qualsiasi al di fuori, trascina e fa girare i fuochi; o
possono essi stessi scivolare
dove il cibo d'ognuno li chiama e invita mentre procedono, pascendo qua e là per il cielo i
loro corpi di fuoco. »
«Est etiam quoque uti possit caelum omne manere
in statione, tamen cum lucida signa ferantur;»
«Può anche darsi che tutto il cielo resti immoto,
mentre frattanto i lucidi astri sono in movimento,»
Lucrezio fornisce un’altra ipotesi per spiegare il moto delle stelle,
Fondata su tre possibili argomentazioni diverse introdotte dalle
congiunzioni sive… sive… sive… .
Dimostrando quindi di NON avere una mentalità chiusa, anzi di
possedere una mente aperta alle nuove possibilità
Possit è un congiuntivo
quindi indica
Possibilità non certezza.
• o perché vi sono rinchiuse le rapide correnti dell'etere
• o un'aria, che fluisce da un altro luogo qualsiasi al di fuori,
trascina e fa girare i fuochi
• o possono essi stessi scivolare
dove il cibo d'ognuno li chiama e invita mentre procedono
Solstizi ed equinozi
« Crescere itemque dies licet et tabescere noctes,
et minui luces, cum sumant augmina noctes,
aut quia sol idem sub terras atque superne
imparibus currens anfractibus aetheris oras
partit et in partis non aequas dividit orbem,
et quod ab alterutra detraxit parte, reponit
eius in adversa tanto plus parte relatus,
donec ad id signum caeli pervenit, ubi anni
nodus nocturnas exaequat lucibus umbras.
Nam medio cursu flatus aquilonis et austri
distinet aequato caelum discrimine metas
propter signiferi posituram totius orbis,
annua sol in quo concludit tempora serpens,
obliquo terras et caelum lumine lustrans,
ut ratio declarat eorum qui loca caeli
omnia dispositis signis ornata notarunt».
D.r.n. 680-704
E del pari può darsi che s'allunghino i giorni e scemino le notti,
e poi s'accorcino i giorni e nel contempo crescano le notti,
perché lo stesso sole, sotto la terra e al disopra
descrivendo curve di lunghezza differente, spartisce
le plaghe dell'etere e divide la sua orbita in parti ineguali,
e ciò che da una parte ha tolto, lo aggiunge nell'opposta parte
dell'orbita, facendovi una corsa tanto più lunga,
finché non arriva a quel segno celeste, dove il nodo
dell'anno uguaglia ai giorni le ombre della notte.
Difatti a mezzo cammino fra i soffi dell'aquilone e dell'austro,
il cielo tiene separate ad uguale distanza le due mete
per la positura di tutto il cerchio delle costellazioni
in cui il sole scivolando conchiude il periodo di un anno,
illuminando di obliqua luce la terra e il cielo,
come spiega la dottrina di coloro che disegnarono tutte le regioni
del cielo, ornate delle costellazioni poste nell'ordine loro.
« Aut quia crassior est certis in partibus aër,
sub terris ideo tremulum iubar haesitat ignis
nec penetrare potest facile atque emergere ad ortus.
Propterea noctes hiberno tempore longae
cessant, dum veniat radiatum insigne diei.
Aut etiam, quia sic alternis partibus anni
tardius et citius consuerunt confluere ignes
qui faciunt solem certa de surgere parte,
propterea fit uti videantur dicere verum»
«Può anche darsi che in certe parti l'aria sia più densa, e perciò sotto la terra esiti il tremulo
splendore del fuoco
e non possa penetrarla facilmente ed emergere a oriente;
perciò le notti nel tempo invernale lunghe indugiano, finché non giunga il radioso ornamento
del giorno.
Può ancora darsi che allo stesso modo in alterne stagioni dell'anno siano soliti confluire, ora più
lentamente, ora più rapidamente,
i fuochi che fanno sorgere il sole da una parte determinata.
Per questo avviene che sembrino dire il vero.»
Licet.. Aut… aut… aut…
Lucrezio presenta molte possibili ipotesi per spiegare i
solstizi e gli equinozi:
1. lo stesso sole, sotto la terra e al disopra
descrivendo curve di lunghezza differente, spartisce
le plaghe dell'etere e divide la sua orbita in parti ineguali
2. Può anche darsi che in certe parti l'aria sia più densa
3. siano soliti confluire, ora più lentamente, ora più rapidamente,
i fuochi che fanno sorgere il sole da una parte
determinata.
«Nam medio cursu flatus aquilonis et austri
distinet aequato caelum discrimine metas»
«Propterea noctes hiberno tempore longae
cessant, dum veniat radiatum insigne diei.»
«Difatti a mezzo cammino fra i soffi
dell'aquilone e dell'austro,
il cielo tiene separate ad uguale distanza le
due mete»
«perciò le notti nel tempo invernale lunghe indugiano,
finché non giunga il radioso ornamento del giorno.»
Nam propterea… Lucrezio qui introduce eventi reali che vanno a confermare la
sua ipotesi
• Esperienza sensibile
«ut ratio declarat eorum qui loca caeli omnia
dispositis signis ornata notarunt»
Lucrezio nomina la dottrina di coloro che disegnano
tutte le regioni del cielo, perifrasando l’astronomia
• Importanza della collaborazione tra le varie
discipline scientifiche e non, per integrare e
ampliare le conoscenze.
Caratteristiche dello scienziato osservate in Lucrezio
• Mente aperta alle nuove possibilità
• Esperienza sensibili
• argomenti su cui basare l’ipotesi
• Collaborazione tra le varie discipline
Confronto con Galileo (1564- 1642) per vedere come le cose sono cambiate nel corso
dei secoli
LAMPO
Fulgit item, nubes ignis cum semina multa
excussere suo concursu, ceu lapidem si
percutiat lapis aut ferrum; nam tum quoque lumen
exilit et claras scintillas dissipat ignis.
Esempio
Ceu lapidem percutiat lapis
aut ferrum.
Similmente lampeggia quando le nuvole, scontrandosi fra loro,
hanno scosso via da sé molti semi di fuoco; come se pietra
o ferro percuota una pietra; difatti anche allora una luce
guizza, e il fuoco sparge qua e là risplendenti scintille.
Come se pietra o ferro
percuota una pietra.
•
Excussere suo concursu = infinitiva,
scontrandosi fra loro; Lucrezio richiama
la teoria del clinamen, grazie al quale si
ha la formazione della materia.
•
Ignis = fuoco; Lucrezio spiega di
cosa, secondo le sue ipotesi, è
composto il lampo.
«Si percutiat lapis»
«Se pietra percuota»
Confronta le esperienze.
Sed tonitrum fit uti post auribus accipiamus,
fulgere quam cernant oculi, quia semper ad auris
tardius adveniunt quam visum quae moveant res.
• Accipiamus = accipio accipes accepi
acceptum accipere, percepire.
Lucrezio vuole sottolineare il modo in cui
ha svolto la sua indagine, utilizzando il
confronto tra lampo (fulgorem) e tuono
(tronitum) e, quindi, soffermandosi sui
sensi in uso in quei momenti: vista (oculi
et visum) e udito (aures).
Ma il tuono, avviene che lo percepiamo con gli orecchi dopo
che gli occhi vedono lampeggiare, perché sempre agli orecchi
i suoni arrivano più lenti che alla vista ciò da cui è stimolata.
Id licet hinc etiam cognoscere: caedere si quem
ancipiti videas ferro procul arboris auctum,
ante fit ut cernas ictum quam plaga per auris
det sonitum; sic fulgorem quoque cernimus ante
quam tonitrum accipimus, pariter qui mittitur igni
e simili causa, concursu natus eodem.
«Si videas»
Questo tu puoi conoscerlo anche di qui: se scorgi qualcuno
lontano con una scure a due tagli tagliare un alto albero,
avviene che tu veda il colpo prima che il suono dell'urto
pervenga agli orecchi; così anche vediamo il lampo prima
di udire il tuono, che prorompe con la fiamma, al tempo stesso,
per simile causa, nato dallo stesso scontro.
«Se scorgi»
«id licet hinc etiam cognoscere»
videas
auris
Ipotesi sul fenomeno
Compie le sue ipotesi utilizzando i sensi e
confrontando la sua esperienza col fenomeno.
•
Concursu natus eodem = nato dallo stesso
scontro; si ha nuovamente un richiamo alla
teoria del clinamen, grazie al quale Lucrezio
dà una spiegazione «scientifica» sulla
formazione del lampo.
Hoc etiam pacto volucri loca lumine tingunt
nubes et tremulo tempestas impete fulgit.
ventus ubi invasit nubem et versatus ibidem
fecit ut ante cavam docui spissescere nubem,
mobilitate sua fervescit; ut omnia motu
percalefacta vides ardescere, plumbea vero
glans etiam longo cursu volvenda liquescit.
ergo fervidus hic nubem cum perscidit atram,
dissipat ardoris quasi per vim expressa repente
semina, quae faciunt nictantia fulgura flammae;
inde sonus sequitur, qui tardius adlicit auris
quam quae perveniunt oculorum ad lumina nostra.
Hoc etiam
Anche in questo modo
Apertura mentale
Anche in questo modo le nuvole cospargono i luoghi di luce
che vola, e la tempesta lampeggia di tremuli guizzi:
quando il vento è piombato in una nuvola e, roteando lì dentro,
ha fatto che la nuvola incavata, come prima ho insegnato,
s'ispessisse, esso si riscalda per il proprio rapido moto: così
vedi ogni cosa per il moto scaldarsi molto e ardere; e una palla
di piombo turbinando in lunga corsa persino si fonde.
Così il vento infocato, quando ha squarciato la nuvola nera,
d'un tratto scaccia, per così dire, a forza e sparge qua e là
quei semi di fuoco che fanno i guizzanti lampi di fiamma;
viene poi il suono, che colpisce gli orecchi più lento
delle immagini che alla vista dei nostri occhi.
PIOGGE
Primum iam semina aquai
multa simul vincam consurgere nubibus ipsis
omnibus ex rebus pariterque ita crescere utrumque
et nubis et aquam, quae cumque in nubibus extat,
ut pariter nobis corpus cum sanguine crescit,
sudor item atque umor qui cumque est denique membris.
Primum = per prima cosa
Dà un ordine agli argomenti.
«vincam» = proverò
Vuole dimostrare la sua ipotesi (metodo scientifico)
Similitudine:
nuvole – corpo umano
Ripetizione di nubes e aquam
Prima di tutto proverò che molti
semi d'acqua sorgono insieme con le nuvole stesse
da tutte le cose e che così crescono di pari passo entrambe,
e le nuvole e l'acqua, quanta ce n'è nelle nuvole,
come di pari passo col sangue cresce il nostro corpo,
e anche il sudore e infine ogni altro liquido ch'è nelle membra.
Vuole ricordare di cosa si sta parlando
Concipiunt etiam multum quoque saepe marinum
umorem, vel uti pendentia vellera lanae,
cum supera magnum mare venti nubila portant.
Inoltre spesso le nuvole s'imbevono anche di molta
umidità marina, come velli di lana sospesi,
quando i venti le trasportano sul vasto mare.
«etiam» = inoltre
Secondo argomento che prende
in considerazione.
Similitudine:
nuvole - velli di lana
Consimili ratione ex omnibus amnibus umor
tollitur in nubis. Quo cum bene semina aquarum
multa modis multis convenere undique adaucta,
confertae nubes umorem mittere certant
dupliciter; nam vis venti contrudit et ipsa
copia nimborum turba maiore coacta
urget et e supero premit ac facit effluere imbris.
In simile maniera da tutti i corsi d'acqua l'umidità si solleva
alle nuvole. E, quando molto numerosi semi d'acqua
in molti modi si sono là raccolti, accresciuti da ogni dove,
le nuvole rigonfie gareggiano a rovesciare ‹la pioggia›
per due cause: difatti la forza del vento le spinge, e per altro
la massa stessa dei nembi, addensata in folla più numerosa,
urge e preme dall'alto e fa scorrere fuori gli acquazzoni.
Consimili ratione = in simile maniera;
Terzo argomento che viene esposto.
Espone gli argomenti
seguendo un ordine preciso
Dupliciter = per due cause
Ammette più di una soluzione
Praeterea cum rarescunt quoque nubila ventis
aut dissolvuntur solis super icta calore,
mittunt umorem pluvium stillantque, quasi igni
cera super calido tabescens multa liquescat.
«Praeterea» = inoltre
Ultimo argomento riguardante
le piogge.
Similitudine
Pioggia - cera
Inoltre, anche quando sono diradate dai venti o si sciolgono
al calore del sole che le colpisce dall'alto, le nuvole
emettono l'acqua della pioggia, e stillano, come se cera,
struggendosi su ardente fuoco, goccioli in abbondanza.
MOTO DEL SOLE E DELLA LUNA
Nec ratio solis simplex «et» recta patescit,
quo pacto aestivis e partibus aegocerotis
brumalis adeat flexus atque inde revertens
canceris ut vertat metas ad solstitialis,
lunaque mensibus id spatium videatur obire,
annua sol in quo consumit tempora cursu.
Non, inquam, simplex his rebus reddita causast.
Né si dà un'unica e immediata possibilità di spiegare
in che modo il sole s'avvicini dalle regioni estive
al tropico invernale del Capricorno, e come, ritornando
di là, si volga alla meta solstiziale del Cancro,
e come si veda la luna percorrere tutti i mesi lo spazio
in cui il sole correndo consuma il tempo di un anno.
Non c'è, dico, un'unica causa assegnata a queste cose.
Nec ratio solis simplex «et»
recta patescit
Né si dà un'unica e immediata
possibilità di spiegare
Non, inquam, simplex his
rebus reddita causast.
Non c'è, dico, un'unica causa
assegnata a queste cose.
Lucrezio permette la possibilità che ci sia più di una causa che fa avvenire il
fenomeno
Nam fieri vel cum primis id posse videtur,
Democriti quod sancta viri sententia ponit,
quanto quaeque magis sint terram sidera propter,
tanto posse minus cum caeli turbine ferri;
evanescere enim rapidas illius et acris
imminui supter viris, ideoque relinqui
paulatim solem cum posterioribus signis,
inferior multo quod sit quam fervida signa.
Prima di tutto, infatti, sembra che possa avvenire
ciò che afferma l'opinione di Democrito, uomo venerabile:
quanto più i vari astri sono vicini alla terra,
tanto meno essi possono esser tratti col turbine del cielo;
giacché la sua rapida e veemente forza diminuisce
e si perde in basso; e il sole è a poco a poco lasciato
indietro con le costellazioni posteriori per questo:
perché è molto meno alto delle costellazioni ardenti.
Et magis hoc lunam: quanto demissior eius
cursus abest procul a caelo terrisque propinquat,
tanto posse minus cum signis tendere cursum.
Flaccidiore etiam quanto iam turbine fertur
inferior quam sol, tanto magis omnia signa
hanc adipiscuntur circum praeterque feruntur.
E ancor più di questo la luna: quanto più basso è il suo corso,
quanto più s'allontana dal cielo e s'appressa alla terra,
tanto meno essa può dirigere il corso gareggiando con gli astri.
Anzi, quanto più lento è il turbine da cui essa è tratta
trovandosi al disotto del sole, tanto più tutti gli astri
la raggiungono girandole intorno e la sorpassano.
«Democriti viri» = democrito uomo venerabile;
iperbato che mette in luce il riferimento culturale.
Lucrezio si collega a Democrito, primo filosofo
atomista greco, attraverso cui espone la sua tesi
riguardo agli astri e alla luna.
Propterea fit ut haec ad signum quodque reverti
mobilius videatur, ad hanc quia signa revisunt.
Fit quoque ut e mundi transversis partibus aër
alternis certo fluere alter tempore possit,
qui queat aestivis solem detrudere signis
brumalis usque ad flexus gelidumque rigorem,
et qui reiciat gelidis a frigoris umbris
aestiferas usque in partis et fervida signa.
Propterea fit ut haec
Fit quoque ut
Ammette la possibilità di più soluzoni.
E perciò avviene ch'essa sembri tornare a ogni astro
più celermente: perché sono gli astri che di nuovo la raggiungono.
Può anche avvenire che da regioni del mondo che attraversano
il corso del sole fluiscano a turno due correnti d'aria, ciascuna
in una stagione determinata: una che possa cacciare il sole
dalle costellazioni estive al tropico invernale e al rigido gelo;
l'altra che dalle gelide ombre del freddo lo ricacci
fino alle regioni cariche di calore e alle costellazioni ardenti.
E perciò avviene che
Può anche avvenire che
Mentalità aperta
Et ratione pari lunam stellasque putandumst,
quae volvunt magnos in magnis orbibus annos,
aëribus posse alternis e partibus ire.
Nonne vides etiam diversis nubila ventis
diversas ire in partis inferna supernis?
Qui minus illa queant per magnos aetheris orbis
aestibus inter se diversis sidera ferri?
E similmente si deve credere che la luna e le stelle,
che volgono in grandi orbite i grandi anni, possano muoversi
per correnti d'aria da opposte regioni alternamente.
Non vedi anche le nuvole più basse andare, per forza di venti
opposti, in direzione opposta a quella delle più alte?
Perché non potrebbero quegli astri, per le grandi orbite
dell'etere, volgersi per forza di correnti opposte fra loro?
E similmente si deve credere che la luna e le stelle…
Et ratione pari lunam stellasque putandumst…
Certezza
dell’idea di cui
sta parlando
Nonne vides etiam diversis nubila ventis
diversas ire in partis inferna supernis?
Qui minus illa queant per magnos aetheris orbis
aestibus inter se diversis sidera ferri?
Fa delle domande al lettore per
mettere curiosità sull’argomento di
cui parlerà successivamente
Non vedi anche le nuvole più basse andare, per forza di venti
opposti, in direzione opposta a quella delle più alte?
Perché non potrebbero quegli astri, per le grandi orbite
dell'etere, volgersi per forza di correnti opposte fra loro?
VEDERE, PERCEPIRE…
VIDEOR
ACCIPIO
«Si veda»
«Sembra»
«Percepire»
Campi semantici:
• visum = vista
• oculi = occhi
Lucrezio osserva, ma non può dare notizie
certe in quanto non possiede gli strumenti
adeguati. Pertanto osserva e prova a dare
una spiegazione razionale a quello che vede.
Campo semantico:
• auris = orecchie
Usato per fare un
confronto tra lampo e
tuono, per far capire le
caratteristiche del
lampo.
CARATTERISTICHE SCIENTIFICHE DI LUCREZIO
• Mente aperta;
• Importanza dei sensi, in particolare la relazione tra l’uno e l’altro;
• Riprende e rivede teorie scientifiche scoperte nel passato (Democrito).
LUCREZIO: FULMINI
D.r.n. 6, 310-319
Fit quoque ut ipsius plagae vis excitet ignem,
frigida cum venti pepulit vis missa sine igni,
nimirum quia, cum vementi perculit ictu,
confluere ex ipso possunt elementa vaporis
et simul ex illa quae tum res excipit ictum;
ut, lapidem ferro cum caedimus, evolat ignis,
nec, quod frigida vis ferrist, hoc setius illi
semina concurrunt calidi fulgoris ad ictum.
TRADUZIONE
Avviene anche che la forza stessa dell'urto susciti il fuoco, quando fredda
s'abbatte la forza del vento lanciata senza fuoco, certo perché, quando ha
percosso con colpo veemente, dallo stesso vento possono confluire elementi di
calore, e insieme da quella cosa che allora riceve il colpo; come, quando battiamo
una pietra col ferro, sprizza il fuoco, né, perché la forza del ferro è fredda, per
questo meno accorrono sotto il suo colpo semi di caldo fulgore.
Questo testo, come moltri altri dell’autore, è diviso in
due parti.
Parte 1: La regola
Parte2: Esempi , dati in questo caso con una
similitudine.
ECLISSI
D.r.n. 5, 748-770
 Quo minus est mirum si certo tempore luna gignitur et certo deletur tempore rursus, cum fieri possint tam certo tempore
multa.
× Perciò non c'è da meravigliarsi se a tempo fisso la luna nasce e di nuovo a tempo fisso si dissolve, quando tante cose possono
a tempo fisso avvenire.
 Solis item quoque defectus lunaeque latebras pluribus e causis fieri tibi posse putandumst.
× Parimenti devi credere che anche le eclissi del sole e il celarsi della luna possano avvenire per diverse cause.
APERTURA MENTALE
1
Nam cur luna queat terram secludere solis
lumine et a terris altum caput obstruere ei,
obiciens caecum radiis ardentibus orbem;
tempore eodem aliud facere id non posse
putetur
corpus quod cassum labatur lumine semper?
Infatti, perché la luna potrebbe escludere la terra dalla
luce
del sole e a questo opporre il proprio capo alto dalla terra,
ponendo l'opaco disco davanti ai raggi ardenti,
e nello stesso tempo si dovrebbe credere che non possa
far ciò un altro corpo che scivoli sempre privo di luce?
2
Solque suos etiam dimittere languidus ignis
tempore cur certo nequeat recreareque lumen,
cum loca praeteriit flammis infesta per auras,
quae faciunt ignis interstingui atque perire?
E il sole stesso perché non potrebbe illanguidito
perdere i suoi fuochi a tempo fisso e poi rinnovare la luce,
quando, traversando l'aria, è passato per luoghi ostili alle
fiamme,
i quali producono l'estinguersi e il perire dei fuochi?
3
Et cur terra queat lunam spoliare vicissim
lumine et oppressum solem super ipsa tenere,
menstrua dum rigidas coni perlabitur umbras;
tempore eodem aliud nequeat succurrere lunae
corpus vel supra solis perlabier orbem,
quod radios interrumpat lumenque profusum?
E perché la terra potrebbe a sua volta spogliar di luce la luna
e tener nascosto il sole standogli sopra essa stessa, mentre la
luna
nel suo mensile viaggio scivola per le rigide ombre del cono,
e nello stesso tempo non potrebbe un altro corpo
passar sotto la luna o scivolare sopra il disco del sole,
così da interromperne i raggi e la luce che esso spande?
4
Et tamen ipsa suo si fulget luna nitore,
cur nequeat certa mundi languescere parte,
dum loca luminibus propriis inimica per exit?
E d'altronde, se la stessa luna rifulge di proprio splendore,
perché non potrebbe illanguidirsi in una determinata parte
del mondo, mentre attraversa luoghi nemici alla sua luce?
FASI LUNARI
D.r.n. 5, 705-724
Luna potest solis radiis percussa nitere inque dies
magis ‹id› lumen convertere nobisad speciem,
quantum solis secedit ab orbi, donec eum contra
pleno bene lumine fulsitatque oriens obitus eius super
edita vidit; inde minutatim retro quasi condere lumen
debet item, quanto propius iam solis ad ignem labitur
ex alia signorum parte per orbem; ut faciunt, lunam
qui fingunt esse pilai consimilem cursusque viam sub
sole tenere. Est etiam quare proprio cum lumine
possit volvier et varias splendoris reddere formas.
Corpus enim licet esse aliud quod fertur et una labitur
omnimodis occursans officiensque nec potis est cerni,
quia cassum lumine fertur. Versarique potest, globus
ut, si forte, pilai dimidia ex parti candenti lumine
tinctus, versandoque globum variantis edere formas,
donec eam partem, quaecumque est ignibus aucta,
ad speciem vertit nobis oculosque patentis.
Può darsi che la luna splenda perché percossa dai raggi del sole,
e che di giorno in giorno maggiormente volga ‹quella› luce verso
il nostro sguardo, quanto più s'allontana dal disco del sole,
finché di contro ad esso rifulge di pienissima luce e sorgendo,
alta sopra l'orizzonte, ne vede il tramonto; poi, a poco a poco,
essa deve parimenti ritrarsi e nascondere, per così dire, la luce,
quanto più vicino al fuoco del sole ormai scivola dall'altra parte
per il cerchio delle costellazioni; tale è la teoria di coloro i quali
immaginano che la luna sia simile a una sfera e percorra la sua
orbita al disotto del sole. È dato anche supporre ch'essa possa
ruotare con propria luce e pur presentare differenti aspetti del
suo splendore. Può esserci infatti un altro corpo, che si muove e
scivola insieme con essa, in tutti i modi opponendosi ed
eclissandola, senza che sia possibile discernerlo, perché privo di
luce si muove. Ed essa può girare su sé stessa, come farebbe la
sfera d'una palla cosparsa per metà di candida luce e, facendo
girare la sua sfera, produrre varie fasi,finché volge al nostro
sguardo e agli occhi aperti quella parte, qualunque sia, che è
cinta di fuoco.
Similitudine
Apertura mentale
Denique cur nequeat semper nova luna creari ordine formarum certo certisque
figuris inque dies privos aborisci quaeque creata atque alia illius reparari in parte
locoque, difficilest ratione docere et vincere verbis, ordine cum ‹possint› tam
certo multa creari.
Infine, perché non possa ogni giorno una nuova luna crearsi con ordine fisso
di fasi e con forme fisse, e ciascun giorno sparire quella che si era creata e
un'altra sostituirsi ad essa nella sua regione e posizione, è difficile mostrare
col ragionamento e provare con le parole, quando ‹vedi› che tante cose si
creano con ordine fisso.
GALILEO: LA FAVOLA DEI SUONI
Dal Saggiatore
Campi semantici:
1. “atteggiamento scientifico”
2. “osservazione dei fenomeni”
3. “ipotesi/ sperimentazione”
“… un uomo dotato da natura d’uno ingegno perspicacissimo e d’una curiosità straordinaria; e per suo
trastullo allevandosi diversi uccelli, gustava molto del lor canto, e con grandissima meraviglia andava
osservando con che bell’artificio…”
“… si mise a guardar dietro alla porta per veder chi aveva sonato, e s’accorse che il suono era uscito dagli
arpioni e dalle bandelle nell’aprir la porta? Un’altra volta, spinto dalla curiosità, entrò in un’osteria, e
credendo d’aver a veder uno che coll’archetto toccasse leggiermente le corde d’un violino, vide uno
che fregando il polpastrello d’un dito sopra l’orlo d’un bicchiero, ne cavava soavissimo suono.”
Il carattere dell’uomo di scienza è aperto, curioso, meravigliato e dinamico affinché attraverso
l’osservazione dei fenomeni comprenda la loro diversa natura, le leggi che li dominano, i
meccanismi che muovono l’universo … ma l’uomo galileiano va oltre aggiungendo all’occhio la
mano e quindi la:
SPERIMENTAZIONE
GALILEO: FAVOLA DEI SUONI
DAL SAGGIATORE
“… nell’ignoranza e nello stupore nel capitargli in mano una cicala, e che né per
serrarle la bocca né per fermarle l’ali poteva né pur diminuire il suo altissimo
stridore, né le vedeva muovere squamme né altra parte, e che finalmente,
alzandole il casso del petto e vedendovi sotto alcune cartilagini dure ma sottili, e
credendo che lo strepito derivasse dallo scuoter di quelle, si ridusse a romperle
per farla chetare, e che tutto fu in vano, sin che, spingendo l’ago più a dentro, non le
tolse, trafiggendola, colla voce la vita, sì che né anco poté accertarsi se il canto
derivava da quelle...”
ALLA RICERCA DEL METODO:
IL METODO SCIENTIFICO
Tra “sensate esperienze” e “certe dimostrazioni”
“Pare che quello degli effetti naturali che o la sensata esperienza ci pone dinanzi agli occhi o le necessarie
dimostrazioni ci concludono, non debba in conto alcuno esser revocato in dubbio”
(Galileo: Lettere copernicane, lett. a Madama Cristina di Lorena)
Con l’espressione “sensate esperienze” (esperienze dei sensi) Galileo, come Lucrezio, vuole dare grande
importanza all’atto di osservazione dei fenomeni, che induce gli uomini a formulare leggi generali per
descrivere i meccanismi della natura; ma Galileo fa un passo in più decisivo:dalle ipotesi, generate
dall’osservazione e dai ragionamenti logici , si passa alla dimostrazione sperimentale ovvero le ”necessarie
dimostrazioni” che verificano o meno per via empirica le teorie formulate.
Sulla base di ciò si può affermare come il metodo galileiano sia un’evoluzione di quello Lucreziano ma
costante rimane l’atteggiamento che l’uomo scientifico deve avere nei confronti della natura: sfida,
curiosità, meraviglia, stupore, apertura …
Satelliti di Giove
Sidereus Nuncius
«Il giorno sette gennaio, dunque, dell'anno milleseicentodieci,
a un'ora di notte, mentre col cannocchiale
osservavo gli astri mi si presentò Giove; poiché mi ero
preparato uno strumento eccellente, vidi (e ciò prima
non mi era accaduto per la debolezza dell'altro strumento)
che intorno gli stavano tre stelle piccole ma luminosissime;
[…]
Fra loro e rispetto a Giove erano in questo ordine
Rapporto tra discipline scientifiche e
non
Galileo unisce scienza e tecnica
utilizzando il cannochiale per
compiere le sue osservazioni.
Dimostrando come il progresso
tecnologico e quello scientifico
possano aiutarsi a vicenda.
»
Osservazio9ni di Galileo compiute
nel ventottesimo giorno
«Abbiamo dunque un valido ed eccellente
argomento per togliere ogni dubbio a coloro
che, accettando tranquillamente nel sistema di Copernico
la rivoluzione dei pianeti intorno al Sole, sono tanto
turbati dal moto della sola Luna intorno alla Terra, mentre
entrambi compiono ogni anno la loro rivoluzione attorno
al Sole, da ritenere si debba rigettare come impossibile
questa struttura dell'universo. Ora, infatti, non abbiamo
un solo pianeta che gira intorno a un altro, mentre
entrambi percorrono la grande orbita intorno al Sole,
ma la sensata esperienza ci mostra quattro stelle erranti
attorno a Giove, così come la Luna attorno alla Terra,
mentre tutte insieme con Giove, con periodo di dodici
anni si volgono in ampia orbita attorno al Sole. »
mente aperta alle nuove possibilità
Galileo dimostra di essere molto aperto a nuove possibilità
nominando il sistema Copernicano, dimostra inoltre di essere
indipendente dalla società; infatti il sistema accettato all’epoca
era quello geocentrico e negarlo portava a un conflitto con la
Chiesa.
argomenti
su cui basare l’ipotesi
Importanza di avere argomenti a
conferma delle ipotesi
Esperienza sensibile
Galileo conferma l’importanza
dell’esperienza sensibile; inoltre ne
amplia il significato:
Da semplice osservazione passiva della
realtà si passa a una ricerca attiva,
puntando il cannocchiale verso il cielo e
osservando i fenomeni secondo
condizioni da lui determinate.
LA SUPERFICIE DELLA LUNA
GALILEO GALILEI, SIDEREUS NUNCIUS
Vuole creare stupore e
meraviglia
Importanza
dell’esperienza
Grandi cose per verità in questo breve trattato propongo
all'osservazione e alla contemplazione di quanti studiano la natura.
Grandi, dico, e per l'eccellenza della materia stessa, e per la novità non
mai udita nei secoli, e infine per lo strumento mediante il quale queste
cose stesse si sono palesate al nostro senso.
Perspecillum:
per ( meglio, perfettivo) + spicio
(vedere)
Campo semantico della vista
L’unica certezza della
scienza corrisponde alla
sensata esperienza con cui
viene verificata un’ipotesi.
Bellissima cosa e mirabilmente piacevole, vedere il corpo della
Luna, lontano da noi quasi sessanta raggi terrestri, così da
vicino come distasse solo due di queste dimensioni; così che si
mostrano il diametro stesso della Luna quasi trenta volte, la sua
superficie quasi novecento, il volume quasi ventisettemila volte
maggiori che quando si guardano a occhio nudo: e quindi con
la certezza della sensata esperienza chiunque può
comprendere che la Luna non è ricoperta da una superficie
liscia e levigata, ma scabra e ineguale, e, proprio come la faccia
della Terra, piena di grandi sporgenze, profonde cavità e
anfratti.
Confronto tra Luna e Terra: secondo gli scienziati la Luna
aveva una superficie liscia, grazie alla sensata esperienza,
Galileo smentisce questa teoria.
IL CANNOCCHIALE…..
Intento di meravigliare
ancora una volta.
Ma quel che di gran lunga supera ogni meraviglia, e
principalmente ci spinse a renderne avvertiti tutti gli astronomi
e filosofi, è l'aver scoperto quattro astri erranti, da nessuno,
prima di noi, conosciuti né osservati, che, a somiglianza di
Venere e Mercurio intorno al Sole, hanno le loro rivoluzioni
attorno a un certo astro cospicuo tra i conosciuti, ed ora lo
precedono ora lo seguono, non mai allontanandosene oltre
determinati limiti. E tutte queste cose furono scoperte e
osservate pochi giorni or sono con l'aiuto d'un occhiale che io
inventai dopo aver ricevuto l'illuminazione della grazia divina.
Scoperta cannocchiale come
«illuminazione della grazia divina»
Scoperte avvenute
grazie al
cannocchiale.
La storia del cannocchiale…..
Circa dieci mesi fa ci giunse notizia che era stato costruito da un
certo Fiammingo un occhiale, per mezzo del quale gli oggetti
visibili, pur distanti assai dall'occhio di chi guarda, si vedevan
distintamente come fossero vicini; e correvan voci su alcune
esperienze di questo mirabile effetto, alle quali chi prestava
fede, chi no.
() = esperimento
Campo semantico della vista
…. Come costruirlo!
Scopo: avere uno
strumento funzionale
per le sue ricerche.
(1) Preparai dapprima un tubo di piombo alle cui estremità
applicai due lenti, entrambe piane da una parte, e dall'altra una
convessa e una concava; posto l'occhio alla parte concava vidi
gli oggetti abbastanza grandi e vicini, tre volte più vicini e nove
volte più grandi di quanto non si vedano a occhio nudo. (2) In
seguito preparai uno strumento più esatto, che mostrava gli
oggetti più di sessanta volte maggiori. (3) E finalmente, non
risparmiando fatiche e spese, venni a tanto da costruirmi uno
strumento così eccellente, che gli oggetti visti per il suo mezzo
appaiono ingranditi quasi mille volte e trenta volte più vicini che
visti a occhio nudo.
Ha ricercato la perfezione
LA LUNA
() = esperimento
Per maggior chiarezza (1) divido l'emisfero in due parti, più
chiara l'una, più scura l'altra: la più chiara sembra circondare e
riempire tutto l'emisfero, la più scura invece offusca come nube
la faccia stessa e la fa apparire cosparsa di macchie.
Similitudine per chiarire il
concetto
Sottolinea la ripetizione
dell’esperimento, dà valore al
senso della vista.
Conclusione dell’osservazione
Si riferisce agli aristotelici
(2) Da osservazioni più volte ripetute di tali macchie fummo
tratti alla convinzione che la superficie della Luna non è
levigata, uniforme ed esattamente sferica, come gran numero
di filosofi credette di essa e degli altri corpi celesti, ma
ineguale, scabra e con molte cavità e sporgenze, non
diversamente dalla faccia della Terra, variata da catene di monti
e profonde valli.
La superficie della Luna è molto
simile a quella della Terra.
Notammo pure che le suddette piccole macchie concordano,
tutte e sempre, in questo: nell'avere la parte nerastra volta al
luogo del Sole; nella parte opposta al Sole invece sono
coronate da contorni lucentissimi, quasi montagne accese. Uno
spettacolo simile abbiamo sulla Terra verso il sorgere del Sole
quando vediamo le valli non ancora illuminate e splendenti i
monti che le circondano dalla parte opposta al Sole: e come le
ombre delle cavità terrestri di mano in mano che il Sole si
innalza si fanno più piccole, così anche queste macchie lunari,
al crescere della parte luminosa, perdono le tenebre.
Lotta di Galileo contro gli aristotelici:
Galileo vuole far conoscere le
proprie scoperte.
Confronto Terra-Luna per notare
somiglianze e differenze,
utilizzando anche il moto del Sole
attorno alla Terra.
Frattanto non passerò sotto silenzio un fatto degno di
attenzione che osservai mentre la Luna si avviava al primo
quarto
Campo semantico della vista
Questa superficie lunare, là dove è variata da macchie, come
occhi cerulei d'una coda di pavone, appare simile a quei vasetti
di vetro che, posti ancora incandescenti in acqua fredda,
acquistan superficie screpolata e ineguale, onde son detti dal
volgo bicchieri di ghiaccio.
Invero le grandi macchie della Luna non si vedono così rotte e
ricche di avvallamenti e sporgenze, ma più uguali e uniformi;
infatti spuntano solo qua e là piccole zone più luminose,
cosicché se qualcuno volesse riesumare l'antica opinione dei
pitagorici, cioè che la Luna sia quasi una seconda Terra, la parte
di essa più luminosa rappresenterebbe meglio la superficie
solida, la più scura quella acquea
Similitudine: vuole chiarire
il concetto.
Richiamo alla filosofia pitagorica
che affermava che la Luna fosse
come una seconda Terra.
Campo semantico della vista
Similitudini ed esempi
Anche Galileo si serve di similitudini ed esempi per chiarire
maggiormente le sue ipotesi e i suoi ragionamenti.
«Questa superfice lunare là
dove è variata da macchie, come
occhi cerulei d’una coda di
pavone…»
«… appare simile a quei vasetti di vetro che, posti
ancora incandescenti in acqua fredda, acquistan
superficie screpolata e ineguale, onde son detti dal
volgo bicchieri di ghiaccio.»
«Grande come un
grande promontorio»
«Uno spettacolo simile
abbiamo sulla Terra verso
il sorgere del Sole.»
Crea esempi usando la figura
della Terra per rendere più chiaro
il ragionamento e l’immagine
della Luna che lui ha davanti.
Fa un esempio e lo confuta per
chiarire meglio il concetto, ossia che
la superficie della luna non è
montuosa, ma più liscia. Ciò richiama
l’antica opinione dei pitagorici, ossia
«che la Luna sia quasi una seconda
Terra».
«Invero le grandi macchie della luna non si
vedono così rotte e ricche di avallamenti e
sporgenze, ma più uguali e uniformi.»
CARATTERISTICHE SCIENTIFICHE DI GALILEO
Galileo è il primo studioso che applica la tecnica alla scienza (perspecillum) ed il primo a scrivere dati
certi sulla base delle sue scoperte. Attraverso i suoi testi si possono notare i punti principali del suo
ragionamento:
•
Osservazione (con o senza il cannocchiale);
•
Ragionamento per «punti»:
1. Ipotesi;
2. Osservazione;
3. Conferma dell’ipotesi.
•
Mentalità aperta
•
Indipendenza dalle teorie fino ad ora prese come vere ( superamento «ipse dixit»).
CONTRO L’IPSE DIXIT
GALILEO GALILEI, DIALOGO SOPRA I DUE MASSIMI SISTEMI DEL
MONDO
SAGR. Son contento. Mi trovai un giorno in casa un medico molto stimato in Venezia, dove alcuni per
loro studio, ed altri per curiosità, convenivano tal volta a veder qualche taglio di notomia per mano di
uno veramente non men dotto che diligente e pratico notomista. Ed accadde quel giorno, che si andava
ricercando l'origine e nascimento de i nervi, sopra di che è famosa controversia tra i medici galenisti ed i
peripatetici; e mostrando il notomista come, partendosi dal cervello e passando per la nuca, il
grandissimo ceppo de i nervi si andava poi distendendo per la spinale e diramandosi per tutto il corpo,
e che solo un filo sottilissimo come il refe arrivava al cuore, voltosi ad un gentil uomo ch'egli conosceva
per filosofo peripatetico, e per la presenza del quale egli aveva con estraordinaria diligenza scoperto e
mostrato il tutto, gli domandò s'ei restava ben pago e sicuro, l'origine de i nervi venir dal cervello e non
dal cuore, al quale il filosofo, doppo essere stato alquanto sopra di sé, rispose: "Voi mi avete fatto veder
questa cosa talmente aperta e sensata, che quando il testo d'Aristotile non fusse in contrario, che
apertamente dice, i nervi nascer dal cuore, bisognerebbe per forza confessarla per vera".
SALV. Il fatto non cammina cosí, signor Simplicio: sono alcuni suoi seguaci troppo pusillanimi,
che danno occasione, o, per dir meglio, che darebbero occasione, di stimarlo meno, quando
noi volessimo applaudere alle loro leggereze. E voi, ditemi in grazia, sete cosí semplice che
non intendiate che quando Aristotile fusse stato presente a sentir il dottor che lo voleva far
autor del telescopio, si sarebbe molto piú alterato contro di lui che contro quelli che del
dottore e delle sue interpretazioni si ridevano? Avete voi forse dubbio che quando Aristotile
vedesse le novità scoperte in cielo, e' non fusse per mutar opinione e per emendar i suoi
libri e per accostarsi alle piú sensate dottrine, discacciando da sé quei cosí poveretti di
cervello che troppo pusillanimamente s'inducono a voler sostenere ogni suo detto, senza
intendere che quando Aristotile fusse tale quale essi se lo figurano, sarebbe un cervello
indocile, una mente ostinata, un animo pieno di barbarie, un voler tirannico, che,
reputando tutti gli altri come pecore stolide, volesse che i suoi decreti fussero anteposti a i
sensi, alle esperienze, alla natura istessa? Sono i suoi seguaci che hanno data l'autorità ad
Aristotile, e non esso che se la sia usurpata o presa; e perché è piú facile il coprirsi sotto lo
scudo d'un altro che 'l comparire a faccia aperta, temono né si ardiscono d'allontanarsi un
sol passo, e piú tosto che mettere qualche alterazione nel cielo di Aristotile, vogliono
impertinentemente negar quelle che veggono nel cielo della natura.
METODO
Galileo divide il metodo
in due momenti …
Con questa espressione Galileo indica i ragionamenti
logici, formulati su base matematica, che costituiscono il
momento ipotetico - deduttivo della scienza. Attraverso
tali ragionamenti lo scienziato, partendo da un’intuizione
di fondo e facendo riferimento anche solo a pochi dati
empirici, formula in teoria le sue ipotesi, riservandosi di
verificarle nella pratica.
Con questa espressione Galilei indica il momento osservativo induttivo della scienza, consistente nell’indurre una legge
generale attraverso l’osservazione e la ricognizione dei fatti e
dei casi particolari. Questo momento del metodo scientifico è
detto “sperimentale”.
Anche Lucrezio fa ricorso ai sensi: lo si può notare dai verbi
utilizzati come VIDEOR o ACCIPIO.
CURIOSITÀ
“… un uomo dotato da natura d’uno ingegno perspicacissimo e d’una curiosità straordinaria; e per suo
trastullo allevandosi diversi uccelli, gustava molto del lor canto, e con grandissima meraviglia andava
osservando con che bell’artificio…”
(Galileo Galilei, Il Saggiatore)
Lo “SCIENZIATO IDEALE” deve avere curiosità altrimenti non sarebbe in grado di fare nuove
scoperte e di CONOSCERE.
“La cosa importante è non smettere mai di domandare. La curiosità ha il suo motivo di
esistere. Non si può fare altro che restare stupiti quando si contemplano i misteri
dell’eternità, della vita, della struttura meravigliosa della realtà. È sufficiente se si cerca di
comprendere soltanto un poco di questo mistero tutti i giorni. Non perdere mai una sacra
curiosità.”
(Albert Einstein)
APERTURA
Lo SCIENZIATO IDEALE deve avere una mente aperta alle nuove possibilità che
gli consenta di evolversi continuamente e di ammettere di aver sbagliato,
quando necessario.
Questa qualità la si può trovare sia In Lucrezio, che non si ferma a fare una sola ipotesi ma ne fa molteplici, sia in Galileo che
va contro tutti i pensieri della sua epoca.
INDIPENDENZA ED ETICA
Uno scienziato deve essere indipendente poiché se influenzato dai potenti o da altre circostanze potrebbe non essere
interessato in ciò che fa o, peggio ancora, compiere azioni terribili(per esempio la bomba atomica). Uno scienziato
infatti ha grandi responsabilità e solamente a lui spetta decidere quali siano le scelte migliori e a contribuire al
benessere dell’umanità.