ericaceae - Museo Botanico UNIVPM

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ericaceae - Museo Botanico UNIVPM
ANGIOSPERME
Famiglie di interesse forestale più
significative
Ericaceae
Ericaceae
Famiglia ERICACEAE
Piante erbacee, suffruticose, arbustive a lianose, sempreverdi, con foglie alterne o opposte, sempiici, intere
e cuoiose, spesso squamiformi e aciculari. Fiori bisessuali, pentameri a tetrameri,isolati a riuniti in
infiorescenze, a petali generalmente concresciuti fra loro. II frutto e una bacca, una drupa o una capsula.
La famiglia delle Ericacee, che risale ai periodo Cretaceo, annovera 90 generi con 3000 specie, distribuite
in tutto il mondo. Le Ericacee rivestono interesse sopratutto come piante ornamentali e per le loro proprietà
medicinali.
CHIAVE PER LA FAMIGLIA ERICACEAE
1 Foglie a forma di piccoli aghi, larghe meno di 2 mm.
1 Foglie a lamina ben sviluppata, larga piu di 2 mm.
2 Foglie lunghe 2-3 mm, calice (petaloide) più lungo della corolla
2 Foglie lunghe 4-13 mm, calice lungo metà della corolla
3 Ovario infero con calice aderente; bacca blu-scuro a maturità.
3 Ovario supero, libero al fondo del calice; frutto a bacca rossa,
liscia, (6-8 mm), o tubercolata (circa 20 mm).
4 Fogliepiù brevi di 1 cm
2
3
Calluna
Erica
Vaccinium
4
Loiseleuria procumbens
4 Foglie lunghe 1-4 cm
5
5 Foglie spatolate, intere, di 5-15 x 10-40 mm; bacca rossa, liscia,
di 6-8 mm; arbusto prostrato-radicante.
Arctostaphylos uva-ursi
5 Foglie ovali-lanceolate, dentato-seghettate, di 2-4 x 10-12 cm;
bacca tubercolata, di I 20 mm; arbusto o piccolo
albero ramoso, eretto.
Arbutus unedo
Erica
Gen. Erica LE ERICHE
II genere Erica annovera oltre 500 specie distribuite in Europa e Africa. Sono piante
arbustive a portamento eretto o prostrato, con foglie lineari, persistenti, verticillate a
3-4; i fiori, piccoli e campanulati, bianchi, rosei o giallastri, sono riuniti in
infiorescenze a grappolo o pannocchia; il frutto e una capsula.
Le specie europee vivono nei climi caldo-aridi dei territori mediterra-nei o freddoumidi delle aree montane; prediligono i suoli poveri e acidi e mostrano
temperamento pioniero nella formazione di ericeti e brughiere.
Nelle Marche sono presenti E. arborea ed E. scoparia, mentre risale fino al Molise
E. multiflora.
CHIAVE PER IL GENERE ERICA
1 Antere sporgenti dalla corolla;
fioritura estivo-autunnale.
1 Antere incluse nella corolla;
fioritura invernale-primaverile.
2 Rami giovani pubescenti; antere con
appendici ciliate; foglie con
un solco nella pagina inferiore.
2 Rami giovani glabri; antere senza appendici;
foglie con 2 solchi nella pagina inferiore.
E. multiflora
2
E. arborea
E. scoparia
Erica arborea
Erica arborea, Scopa, Radica
Morfologia
Arbusto o piccolo albero alto 1-6 m, a fusto eretto, molto ramificato, con rami giovani e
densa peluria lanosa. Foglie lineari, glabre, larghe 0,5 mm e lunghe fino a 5 mm, inferiormente con una linea bianca, riunite in verticilli di 3-4. Fiori brevemente peduncolati,
bianchi o rosei, profumati, a corolla campanulata o subcilindrica, lunga circa 3 mrv, riuniti in
dense pannocchie piramidali; stami non sporgenti dalla corolla, con antere provviste di 2
appendici. II frutto e una capsula ovoidale. Fiorisce da febbraio a maggio; fruttifica in estate.
Ecologia
Vive su suoli silicei o acidificati, in climi caldo-aridi, ma può vegetare anche in territori piu
freschi ed umidi. E’ elemento tipico della macchia mediterranea, ma si rinviene anche in
aspetti termo-xerofili dei boschi di querce caducifoglie. E’ inclusa tra le specie caratteristiche
delle unità Cisto Ericion/Cisto-Ericetalia e Cistion ladaniferi /Lavanduletalia stoechidis, che
riuniscono le formazioni arbustive di gariga e macchia in varie zone del Mediterraneo.
Distribuzione
Bacino Mediterraneo. Penisola, Sicilia, Sardegna e Isole minori; area prealpina dal Lago di
Garda ai Colli Euganei.
Utilizzazioni ed etnobotanica
Il legno del ceppo radicale è utilizzato nella fabbricazione delle pipe e, in fogli, per
impiallacciature di mobili. Le ricche e belle fioriture ne fanno una pianta molto ornamentale
per giardini di aree mediterranee. Nella medicina popolare l'infuso delle sommità fiorite era
usato come diuretico, antireumatico, sedativo e disinfettante. Il decotto delle sommità fiorite
viene utilizzato contra la prostatite. II name Erica deriverebbe dal greco ereico = rompere,
frangere, con riferimento alia proprieta' del suo decotto di sciogliere i calcoli renali.
Erica arborea
Erica scoparia
Erica multiflora
Calluna
CALLUNA Salisb.
Brugo, Brentoli, Grecchia, Sorcelli, Scopetti, Erica
Cespuglietto o arbusto con fusti legnosi tenaci, generalmente glabro, foglie
ridotte a squame lanceolate brevi (2-3 mm) disposte su 4 linee longitudinali e
fittamente embriciate. Fiori 4meri in racemi unilaterali allapice dei rami;
bratteole basali generalm. 6-8; calice e corolla quasi completamente divisi,
roseo-biancastri, 3(-4) mm. Brughiere. pascoli magri, cespuglieti, boschi di
conirere, sempre su suoli fortemente acidificati. (0- 2000, max 2750 m). Fioritura settembre-ottobre
Distribuzione
Euro-Americana (Anfiatlantica). Alpi, Appennino Settentrionale e Centrale;
Padnia ed Appennino Centrale fino alle Marche ed all’Umbria, segnalata
anticamente in Corsica presso Aiaccio.
In linea generale la Calluna è pianta gregaria, che tende a costituire formazioni
compatte e dense; compare sia nei boschi che in ambienti aperti, spesso dopo
1'incendio. Ha una grande amplitudine ecologica. essendo in grado di
colonizzare ambienti planiziari, in collina. nella montagna e fino alla fascia
alpina. I fusti legnosi e flessibili vengono talora usati per la preparazione di
scope.
Calluna vulgaris
Vaccinium
Gen. Vaccinium I MIRTILLI
II genere Vaccinium comprende, secondo alcuni Autori, un centinaio di specie, secondo
altri invece 400 specie, distrjbuite nelle regioni temperate e fredde dell'Emisfero boreale e
sulle montagne tropicali di Asia, America, Sudafrica e Madagascar.
Sette specie sono presenti in Europa, sei in Italia (V. oxycoccos, V. microcarpum, V. vitisidaea, V. uliginosum, V. gaultherioides, V. myrtillus), uno nelle Marche (V. myrtillus) e
uno sui Monti della Laga (V. uliginosum subsp. microphyllum) fuori dal territorio
marchigiano. Sono arbusti nani legati a suoli silicei, con foglie alterne, semplici, spesso
persistenti e coriacee; i fjori, piccoli, a corolla campanulata a urceolata, bianca, rosea o
rossa, sono riuniti in grappoli a raramente sono solitari. Il frutto e una bacca globosa.
Tra le varie specie la piu importante, per le sue utilizzazioni, è il Mirtillo nero (V.
myrtillus).
Il termine Vaccinium deriva, secondo alcuni, da baccinium, con allusione alle numerose
bacche che le piante producono; secondo altri sarebbe da mettere in relazione con la buona
appetibilita' delle tenere foglie da parte dei bovini.
CHIAVE PER IL GENERE VACCINIUM
1 Foglie ovali-ellittiche, acute, a margine seghettato.
Rami angolosi a strettamente alati.
Frutto a polpa nero-violacea, acidula e aromatica.
1 Foglie obovato-spatolate, arrotondate all'apice,
a margine intero. Rami cilindrici.
Frutto a polpa quasi incolore, insipida.
V. myrtillus
V. uliginosum
Vaccinium myrtillus
Mirtillo nero
Morfologia
Piccolo arbusto caducifoglio molto ramificato alto fino a 40/50 cm, con fusto sotterraneo
strisciante a corteccia rossastra. Rami eretti, a zig-zag, verdi, angolosi e strettamente alati.
Foglie alterne, a picciolo brevissimo e lamina ovale o ellittica, acuta e glabra, di 10-15 x 1525 mm, a bordo seghettato. Fiori penduli, isolati all'ascella delle foglie, con corolla urceolata
lunga 4-7 mm, verdastra con sfumature rosee. Il frutto è una bacca subsferica di 4-7 mm,
pruinosa, blu-scuro a maturita' con polpa intensamente colorata. Fiorisce tra maggio e luglio;
i frutti maturano ad agosto-settembre.
Ecologia e distribuzione
Specie acidofila, vive nei boschi, nelle brughiere, negli arbusteti nani e nei pascoli fino a
2500 m e oltre. Per l'Appennino centrale, le brughiere a Mirtillo nero della Laga sono state
inquadrate nel Vaccinio-Hypericetum richeri (Vaccinio-Piceetalia e Vaccinia Piceetea).
Europa fino alla Siberia e al Caucaso. Alpi, Appennino settentrionale e centrale fino al
Molise. Presente sui Monti Sibillini e sui Monti della Laga
Utilizzazioni ed etnobotanica
I frutti del Mirtillo nero contengono numerose sostanze benefiche: tannini, pectine, diversi
acidi organici (tra cui la vitamina C), zuccheri, carotenoidi, antocianosidi. Oltre che
consumati direttamente, i Mirtilli vengono utilizzati per fare sciroppi, gelatine, marmellate e
liquori. Le bacche di Mirtillo sono conosciute sin dall'antichita' come tonici astringenti
utilizzati nelle affezioni cutanee e della bocca oltre che in quelle emorroidali. Per uso interno
i preparati di Mirtillo sono efficaci contro le diarree e le enteriti. Le foglie hanno azione
diuretica e ipoglicemizzante. Recentemente si e scoperto che gli antocianosidi contenuti nei
frutti sono vasoprotettori e aumentano l'acutezza visiva.
Vaccinium myrtillus
V. uliginosum
Loiseleuria procumbens
Azalea nana, Loiseleuria
Morfologia
Pianta camefitica aderente al terreno di 10-40 cm, sempreverde, con fusto strisciante e rami
ascendenti e formanti densi pulvini. Foglie sempreverdi coriacee, lucide di sopra, con bordi
revoluti e quindi apparentemente lanceolate, di 2-3 x 5-7 mm., apice arrotondato. Fiori
piccoli, riuniti a 2-4 in ombrelle apicali; corolla carnicina campanulataa 5 lobi (4 mm).
Fiorisce da giugno a luglio.
Ecologia
Vive nelle pinete montane e subalpine, nei lariceti e nelle formazioni di arbusti prostrati con
Mirtilli, Ginepro nano, Rododendri ecc., spesso sulle rocce, fino a 3000 m.
Fitosociologia
E’ specie caratteristica di unita' afferenti alia classe Vaccinio-Piceetea, che riunisce boschi,
boscaglie e cespuglieti del piano subalpino della Regione Eurosiberiana, con prevalenza di
Pinacee ed Ericacee, e alia classe Pino-Juniperetea, che riunisce la vegetazione arbustiva e
arborea oromediterranea.
Distribuzione
Europa, Siberia settentrionale, Nordamerica. In tutto l’arco alpino, dalle Alpi Carniche a
quelle Marittime.
Utilizzazioni ed etnobotanica
E’ specie molto ornamentale adatta per giardini rocciosi alpini.
Loiseleuria procumbens
Arctostaphylos uva-ursi
Uva ursina
Morfologia
Arbusto prostrato di 20-100 cm, sempreverde, con fusto strisciante e rami pelosi, rossastroscuro. Foglie brevemen-te picciolate, con lamina coriacea, spatolata, intera, glabra e lucida,
di 5-15 x 10-40 mm. Fiori piccoli, penduli, riuniti in racemi apicali; corolla urceolata
biancastra o roseo-pal-lida, di 5-6 mm. II frutto e una bacca sferica, di 6-8 mm, rossoscarlatto a maturità. Fiorisce da aprile a luglio; i frutti maturano a settembre-ottobre.
Ecologia
Vive nelle pinete montane e subalpine, nei lariceti e nelle formazioni di arbusti prostrati con
Mirtilli, Ginepro nano, Rododendri ecc., spesso sulle rocce, fino a 2500 m.
Fitosociologia
E’ specie caratteristica di unita' afferenti alia classe Vaccinio-Piceetea, che riunisce boschi,
boscaglie e cespuglieti del piano subalpino della Regione Eurosiberiana, con prevalenza di
Pinacee ed Ericacee, e alia classe Pino-Juniperetea, che esprime la vegetazione arbustiva e
arborea oromediterranea. In quest'ultimo ambito, e specie caratteristica del Chamaecytiso
spinescentis-Arctostaphyletum uva-ursi, Juniperion nanae), associazione descritta) per gli
arbusteti alto-montani del Parco Naz. d'Abruzzo e della Maiella.
Distribuzione
Europa, Siberia settentrionale, Nordamerica. Alpi e Appennini fino alla Campania.
Utilizzazioni ed etnobotanica
Nella medicina tradizionale le foglie giovani, in decotto o infuso, hanno proprieta'
antisettiche, astringenti, decongestionanti e diureti-che. In alcune contrade del Nordeuropa la
pianta è utilizzata per la concia delle pelli. E’ specie molto ornamentale adatta per giardini
rocciosi alpini.
Arctostaphylos uva-ursi
Arbutus unedo
Corbezzolo, Albatro
Morfologia
Arbusto a piccolo albero alto finD a 8 m, malta ramificato, con rami giovani rossastri e corteccia dei rami adulti
bruno-rossastra, sfaldantesi. Foglie addensate all'apice dei rami, con picciolo corto e lamina coriacea, ovalelanceolata, di 2-4 x 10-12 cm, superiormente verde-scuro e lucida, infe-riormente piu chiara, a margine
dentellato. Fiori riuniti in grappoli penduli, con corolla bianco-giallastra o sfumata di rosa, urceolata e con 5
piccoli denti ripiegati verso l'esterno, di 5-8 x 6-10 mm. II frutto e una bacca sferica di circa 2 cm, carnosa e
rossa a maturita', ricoperta di tubercoli. Fiorisce in ottobre-novembre ed i frutti maturano nell'anno successivo
alia fine dell'estate e in autunno.
Ecologia e distribuzione
Specie termofila e tendenzialmente eliofila, predilige i suoli siliceo-argillosi, pur vivendo anche su altri substrati.
E’ elemento tipico della macchia mediterranea e si rinviene anche nel sottobosco delle leccete, di cui spesso
costituisce stadi di degradazione o di ricostruzione. Specie resistente al fuoco e di grande capacita' pollonifera,
forma macchie quasi pure nelle aree percorse da incendio. E’ specie caratteristica dei sintaxa Quercetalia e
Quercetea ilicis, che comprendono le formazioni forestali e di macchia a sclerofille sem-preverdi del Bacino
Mediterraneo. Areale centrato nella Regione Mediterranea. Penisola, verso Nord fino alia Liguria e al Conero;
Colli Euganei; Sicilia, Sardegna e Isole minori.
Utilizzazioni ed etnobotanica
I frutti del Corbezzolo sono eduli, anche se un pò insipidi: da qui l’epiteto specifico unedo = unum tantum edo:
ne mangio uno solo. Con essi si preparano anche marmellate e liquori. Le foglie e la corteccia contengono
sostanze tanniche e anticamente venivano utilizzate per la concia delle pelli. Il decotto delle foglie avrebbe,
secondo la medicina popolare, azione antireumatica e astringente. Il miele, piutosto amaro, ottenuto dai fiori di
Corbezzolo e apprezzato fin dall'antichita' per le sue proprieta' curative nelle affezioni bronchiali. La
concomitante produzione di frutti rossi e fiori bianchi fra settembre e dicembre, associata al verde intenso delle
foglie, fanno del Corbezzolo una elegantissima pianta da giardino. Il legno, compatto e omogeneo, è facilmente
levigabile e viene percio utilizzato per lavori di tornio; è però fragile e quindi poco adatto in falegnameria; dai
polloni si ricavano paletti e manici di utensili. E’ un ottimo legno da ardere e da esso si ottiene un buon carbone.
Arbutus unedo