Gioco e disabilità, inclusione sociale Un robot per i

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Gioco e disabilità, inclusione sociale Un robot per i
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Lunedì 8 dicembre 2014
■■ LUDI / Il progetto ideato e coordinato dall’Università della Valle d’Aosta – Université de la Vallée d’Aoste
Gioco e disabilità, inclusione sociale
Per aiutare i bimbi disabili a crescere in armonia. Cooperazione tra 25 Nazioni
I
l gioco è una spinta insostituibile allo sviluppo
del bambino: per capire, per
sperimentare, per imparare
a stare con gli altri; perciò la
Convenzione Internazionale
sui Diritti dell’Infanzia gli ha
riconosciuto lo statuto di diritto. Ma cosa accade quando
un bambino non può giocare? Se non può muoversi come vorrebbe, se non riesce a
percepire il mondo con i sensi o a decodificarlo, se teme
gli altri e tende a isolarsi? È
possibile favorire il gioco dei
bambini con disabilità per
permettere loro una crescita
più autonoma ed armoniosa
insieme ai loro coetanei?
Per tentare di rispondere a
questi interrogativi nel 2014
ha preso avvio il progetto Ludi - Play for Children
with Disabilities (www.cost.
eu/Td1309) - ideato e coordinato dall’Università della
Valle d’Aosta-Université de
la Vallée d’Aoste, nell’ambito
del framework Cost (European Cooperation in Science
and Technology), un’importante azione europea per la
cooperazione fra scienziati e
ricercatori.
L’azione
interdisciplinare
Ludi è guidata da Serenella
Besio, docente di Pedagogia
dell’integrazione e Direttore
del Dipartimento di Scienze
Umane e Sociali dell’Università della Valle d’Aosta,
con i collaboratori di ricerca
Marco Carnesecchi e Nico-
le Bianquin. Della durata
di quattro anni, il progetto
coinvolge 25 Nazioni europee, un centinaio di rap-
Il progetto Ludi
è stato ideato
e coordinato
dall’Università
della Valle d’Aosta
nell’ambito
del framework
Cost (European
Cooperation
in Science and
Technology)
presentanti di istituzioni e
l’intervento di esperti dal
mondo.
Scaturito da primi studi di
Besio sul gioco del bambino
con disabilità motoria e dal
progetto europeo Iromec
(www.iromec.org, 2006-2009)
di cui Univda è stata partner,
Ludi raccoglie e promuove
la ricerca e le buone pratiche di educatori (insegnanti,
pedagogisti, ludotecari), clinici (psicologi, medici specialisti, riabilitatori), tecnici
(ingegneri, informatici, designers), aziende (produttori
di giocattoli e di tecnologie,
progettisti di parchi gioco),
legislatori (giuristi, politici,
rappresentanti di associazioni). Un Advisory Board
affianca la voce dei bambini
e delle famiglie a quella degli
operatori: uno degli scopi di
Ludi è coniugare il “diritto al
gioco” nel caso speciale del
bambino con disabilità.
Ancora l’integrazione, declinata nella sua accezione
sociale, è oggetto di un altro
progetto internazionale in
cui l’Università della Valle
d’Aosta è coinvolta: si tratta
del progetto Leonardo Transfer of Innovation “IncomVet- Development of Intercultural Competence of Students
and Trainers in Eu Vet institutions” (www.incom-vet.eu)
coordinato a livello locale da
Maria Giovanna Onorati, ricercatrice del Dipartimento
di scienze umane e sociali e
che coinvolge nove istituzioni tra Università, Fondazioni
e Centri di formazione pro-
fessionale (Vet) di diversi Paesi europei: Lituania (capofila), Italia, Svizzera, Estonia,
Finlandia, Germania.
Il progetto intende sviluppare competenze interculturali
in lavoratori destinati a operare in un mercato sempre
più internazionale ed accrescere le possibilità di impiego, eliminando ostacoli alla
mobilità, favorendo così la
coesione sociale.
Docenti e formatori sono impegnati a trasferire agli adulti coinvolti nella formazione
professionale metodologie di
apprendimento innovative
per lo sviluppo di competenze interculturali già sperimentate dagli stessi partner
in altri progetti europei, tra
cui l’Intensive Program Icic
- Interdisciplinary Course on
Intercultural Competences e
il Leonardo Transfer of Innovation denominato I-Vet
- Fostering Intercultural competences of Vet teachers and
trainers, sempre coordinati
da Onorati per l’Ateneo valdostano. In quattro istituzioni Vet (Estonia, Finlandia,
Germania e Lituania) è in
corso la sperimentazione dei
Living laboratories (LivLabs),
consistenti in spazi virtuali
di apprendimento fondati
sul web 2.0 attraverso cui
gli utenti possono integrare
la formazione in presenza
con attività di condivisione
di materiali, idee, esperienze, per simulare le concrete
situazioni lavorative future
di cui dovranno essere protagonisti.
■■ UNIGE / L’Università genovese collabora con il Centre for research and technology Hellas, la società Neovision, l’Università tecnica di Praga e l’Università di Glasgow
Un robot per i lavori di casa: mani e sensori tattili
Il progetto europeo mira a sviluppare un automa in grado di riconoscere capi di abbigliamento e tessuti, per poi stirarli
L’
Università di Genova è
ancora una volta in prima linea nel campo della
ricerca applicata. La cooperazione internazionale e multidisciplinare sono il fondamento del progetto europeo
Eu-Fp7 CloPeMa, che sta per
“Cloth perception and manipulation” (www.clopema.eu).
Obiettivo: lo sviluppo di tecnologie robotiche per la manipolazione di tessuti e vestiti.
La ricerca mira a dimostrare la possibilità di realizzare
sistemi robotici in grado di
svolgere operazioni complesse tipiche, anche in ambito
domestico, come il riconoscere differenti tipologie di capi
di abbigliamento e di tessuto
prima del lavaggio, sia attraverso tecniche di visione artificiale che mediante l’impiego
di sensori tattili, quindi poterli stendere e stirare. In pratica,
un robot con “mani” e “tatto”
capace di alleggerire il lavoro,
trasformandosi in un efficiente collaboratore. Nella sostanza è questo il traguardo che si
punta a raggiungere: fare del
robot e della sua tecnologia
un pratico assistente domestico, chiaramente sulla base
di una piattaforma robotica
meno ingombrante rispetto al
prototipo attuale, con potenzialità di applicazione pure in
ambito industriale.
Nello specifico, per la Scuola
Politecnica dell’Università di
Genova partecipano al progetto i team di Matteo Zoppi,
docente del Dime (dipartimento di Ingegneria meccanica), riguardo alle attività
di sviluppo del gripper CloPeMa, e di Giorgio Cannata
del Dibris (dipartimento di
Informatica, Bioingegneria,
Robotica e Ingegneria dei sistemi), per le attività relative
alla realizzazione dei sensori
tattili integrati e dei sistemi
elettronici di controllo. Entrambi i gruppi fanno parte
del “Center for autonomous
robotics” (Centauro), sempre
dell’Università di Genova.
Il progetto, della durata di tre
anni e con termine a febbraio
2015, vede inoltre la partecipazione del Centre for research and technology Hellas
(Grecia) quale ente coordinatore, della società Neovision
(Repubblica Ceca), dell’Università tecnica ceca di Praga e
dell’Università di Glasgow nel
Sopra e accanto, un dettaglio del dimostratore gripper
CloPeMa
Regno Unito. Il contributo
dell’Università di Genova ha
riguardato principalmente lo
studio e la realizzazione del
gripper CloPeMa, del suo sistema di controllo elettronico
e software, dei sensori tattili.
In più il lavoro svolto presso i
laboratori del Centauro ha riguardato lo studio di tecniche
di riconoscimento tattile dei
tessuti manipolati.
“Ai fini del progetto - spiega
Matteo Zoppi - è stato realizzato un dimostratore costituito da una coppia di robot
industriali su cui sono state
integrate “mani” (gripper)
dotate di sensori tattili che,
insieme all’impiego di telecamere per la visione artificiale, permettono di svolgere le
operazioni di manipolazione
fine dei tessuti e il loro riconoscimento”. Dal CloPeMa si
attendono risultati importanti, sulla scia di quelli già ottenuti finora a livello di prototipo: “I risultati del progetto
- dice Giorgio Cannata - sono
estremamente importanti sia
dal punto di vista scientifico
che applicativo, in particolare
si sta effettuando l’ingegne-
rizzazione (miniaturizzazione e riduzione dei pesi) del
sistema di manipolazione
(gripper e sensore tattile) in
previsione di una prossima
commercializzazione del dispositivo».
Proprio quest’ultimo aspetto, la commercializzazione, è
uno dei nodi fondamentali.
I problemi che potrebbero
essere affrontati con la realizzazione di sistemi robotici
di questo tipo sono molto
interessanti: la prospettiva è
di sviluppare robot in grado
di svolgere operazioni oggi
eseguite da persone. Non per
nulla già da tempo ormai è
forte l’impegno della comunità internazionale nel portare avanti specifiche linee di
ricerca su tali tematiche che,
è evidente, necessitano di collaborazioni ad ampio raggio
per produrre ulteriore sviluppo sia in termini di ricerca su
campo che sul piano dell’industrializzazione, ovvero della commercializzazione, e di
opportunità di finanziamento, come nel caso del progetto
Eu-Fp7 CloPeMa. Perché, per
fare ricerca applicata e farla
bene, serve anzitutto sostegno concreto e produttivo.