El hecho de que no nos apercibamos de esta enorme velocidad de

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El hecho de que no nos apercibamos de esta enorme velocidad de
Evoluzione e Creazione
DANIEL TURBON
UNIVERSITÀ DI BARCELONA
Capire il perché della propria esistenza è uno degli aneliti più profondi
dell'essere umano. Perché sono qui? Perché sono così? Quanto tempo mi resta
da vivere? La psicologia e la nostra esperienza ci insegnano che il bambino ha
bisogno di sapere dei suoi genitori, della sua nascita, della sua identità familiare,
nazionale, continentale. Non sorprende che questa esigenza sia ancora più
accentuata nell'adulto. Qualsiasi cultura, per elementare che possa sembrare,
possiede una Cosmologia – conoscenza filosofica delle leggi generali che
governano il mondo fisico – e una Visione del mondo, quando insegna ai propri
membri il modo di vederlo e di interpretarlo. Ogni cultura o civiltà ha stabilito la
propria concezione delle origini, situando la maggior parte delle quali – se non
tutte – nell’arco temporale di qualche migliaia di anni, e noi l’accettiamo fin
dall'infanzia senza discutere perché è la nostra identità comunitaria.
Con il progresso del pensiero scientifico si è messo in luce che il passato
dell'uomo è più antico e si calcola ormai in milioni di anni. Ciò si è scontrato con
la concezione tradizionale e in particolare con le idee religiose, nella misura in
cui, a scopo educativo, avevano colmato questo vuoto con miti ed epopee. Pare
logico che nel corso dei secoli le culture si rinnovino e si modifichino anche
negli aspetti più basilari. Oltretutto, per le generazioni che vivono i momenti di
mutamento, la trasformazione della visione del mondo può essere sconvolgente
e suscitare notevole inquietudine e perplessità.
Proprio questo è successo in Europa nel XVI secolo, un periodo di
profonda crisi religiosa, morale, politica e filosofica. Proprio questo continua a
succedere nella nostra Età Contemporanea, in cui il progresso delle Scienze
della Natura non ha mai smesso di procedere un passo avanti rispetto al resto
della Conoscenza. Un nuovo sapere biologico si è inserito nella Cultura
occidentale, che predomina oggi nel mondo. Esaminiamo, ad esempio, la
nostra rotazione costante a 645 metri al secondo. Il fatto che non ci accorgiamo
di questa enorme velocità di rotazione si deve alla forza di gravità del pianeta –
che ci porta a muoverci alla stessa velocità alla quale si muove la superficie
sotto i nostri piedi – e all'atmosfera che ci avvolge, perciò non percepiamo alcun
movimento e abbiamo l'impressione di stare completamente fermi nello spazio.
Apparentemente tutto è calmo e sereno, tuttavia, stiamo continuamente
ruotando a 29,5 chilometri al secondo insieme al nostro pianeta. Che cosa sta
succedendo? Dal XVI secolo l'uomo occidentale vive una crisi di crescita a
conseguenza della sua progressiva e straordinaria conoscenza della Materia. E
l'ha messa al proprio servizio.
L'esperienza ci rimanda ogni giorno alla nostra realtà di esseri biologici,
come dimostra la questione dei trapianti di organi o dell'Ingegneria genetica, tra
l'altro, con evidenti vantaggi nel campo della Medicina. La disponibilità di risorse
tecniche – nei confronti del dolore e della frustrazione degli esseri umani –
costringe i medici, i familiari di un malato e i politici a un’inevitabile
immediatezza, che può non fermarsi dinanzi all'imperativo morale. È quindi
scoppiata la controversia morale e giuridica su argomenti quali la legalizzazione
dell'aborto, l'eutanasia, l'adozione di bambini da parte di coppie di omosessuali,
dato che inesorabilmente dipendono dal concetto morale che si ha dell'essere
umano.
È necessario condurre i giovani alla comprensione e all'uso razionale e
responsabile dei livelli biologici più basilari dell'essere umano: la sicurezza, il
cibo e la sessualità, veri e propri pilastri della nostra sopravvivenza nel nostro
passato.
S'impone perciò l'esigenza di costruire o di ricondurre questa nuova
cultura biologica che, completando gli apporti di altri saperi, sia in grado di
insegnare all'uomo a usare la Natura e la sua stessa natura per il proprio bene
individuale e sociale.
L'invocazione di questa “natura umana” è stata una caratteristica di tutte
le filosofie politiche. Secondo il darwinismo sociale, la “natura arrossata dalla
fierezza” era lo stato umano primitivo, mentre Kropotkin sostenne che la
cooperazione e l'aiuto reciproco sono i tratti fondamentali della natura umana.
Cartesio pensò che, mentre gli animali sono macchine, l'uomo possiede
un'anima immortale. Tuttavia, Locke precisò che nulla è nell’intelletto che prima
non sia stato nei sensi. I romantici si ribellarono alla tirannia della scienza
meccanicistica,
fidandosi
più
dell'ispirazione
poetica
che
dello
sforzo
perseverante dello scienziato. Con Darwin sembrò di giungere a un'irreparabile
negazione dell'anima umana, poiché l'uomo, come tanti altri milioni di specie,
sarebbe il risultato di processi materiali basati sulla competizione e sulla lotta
per l'esistenza. Con Freud si raggiunse il culmine della svalutazione umana,
negando non solo la spiritualità, ma anche la razionalità.
La Sociobiologia, sostenendosi direttamente sui principi della selezione
naturale darwinista, ritiene che il tribalismo, l'attività imprenditoriale, la
xenofobia, la dominazione maschile e la stratificazione sociale siano dettati dal
genotipo umano così com'è stato modellato nel corso dell'evoluzione. È facile
lasciarsi trasportare dall'ovvietà dell'esistenza di un programma genetico per
l’assemblaggio del nostro fegato, del nostro cranio e del nostro cervello.
Tuttavia, i critici la respingono perché è speculativa, geneticamente
determinista, sessista, basata su false analogie tra l'uomo e gli altri animali –
come gli insetti sociali – e perché confonde “è” con “dovrebbe essere”, la
cosiddetta capziosità naturalista.
Tuttavia, una corretta interpretazione ci mostra che l'evoluzione umana –
discendenza con trasformazione oppure mutamento nel tempo (evoluzione non
è evoluzionismo) – è unica al mondo, basandosi sull'enorme capacità di
pensiero simbolico, sull'uso del linguaggio e sulla complessa trasmissione della
conoscenza che denominiamo cultura. L'autocoscienza è associata alla libertà
umana. Altre forme di evoluzione sono amorali. Solo l'evoluzione umana
comporta la conoscenza del bene e del male.
Conclusa ormai la fase di Cristianità nella quale la Chiesa ha vissuto dal
secolo IV, in Europa occidentale, ci troviamo ora in un nuovo contesto sociale,
culturale e religioso. Il Vangelo ormai non è più quella credenza basilare che
tutti conoscevano e condividevano. Si vive ora un pluralismo sociale e religioso,
un contesto laico e spesso il mercato e il consumismo sono diventati gli unici
punti di riferimento personali e collettivi. Come si può reimpostare la spiritualità
umana quando le classi dirigenti sono state educate in un materialismo
scientifico ed edonista?
L'Europa è sempre più governata da un movimento liberale borghese,
predominantemente intellettuale, che pervade anche il ceto operaio e le relative
organizzazioni, per assicurarsi la partecipazione dei lavoratori alle elezioni. Sta
imponendo un unico discorso sincretico e multiculturale, l’allontanamento di chi
non accetta il sistema laico, l’erosione del cristianesimo nella società mondiale,
manipolata dal controllo dei media per controllare con l'inganno e la
propaganda un'opinione pubblica che non deve assolutamente sapere in che
direzione viene spinta. Il suo pensiero, pseudo-spirituale, si basa su un
edonismo mescolato a un occultismo dozzinale (la New Age).
Come ho detto prima, è urgente costruire o ricondurre questa nuova
cultura biologica che, completando gli apporti di altri saperi, sia in grado di
insegnare all'uomo a usare la Natura e la sua stessa natura per il proprio bene
individuale e sociale.
È chiaro che quando oggi si chiede dov'è Dio, bisogna rispondere che
non è in un posto determinato, perché è ovunque. Forse bisognerebbe
rispondere che Dio si trova lì dove ci sono la fede, la speranza e l’amore, dove
succede il Bene. Dio non è una grandezza determinabile secondo categorie
fisico-spaziali. Non è a cento km d'altezza, né a una distanza di anni luce. La
vicinanza di Dio è una vicinanza alle categorie dell'essere. Lì dove ci sono la
Verità e il Bene ci avviciniamo all'Eterno.
Possiamo ricorrere a spiegazioni stabilite da secoli. Il Cristianesimo
corresse in parte la dottrina aristotelica, negando l'eternità dell'universo e
aggiungendo l'affermazione di un Dio personale creatore e, di conseguenza,
la partecipazione all'essere. All'aristotelismo si aggiunse una prospettiva
metafisica secondo la quale il fondamento ultimo dell'ordine della natura si
trova nella creazione: la natura risponde al libero disegno di Dio che, per
amore e bontà sua, ha donato l'essere alle creature che governa con la sua
provvidenza e che, in definitiva, sono destinate a far sì che l'uomo esista e
raggiunga lo scopo al quale Dio l'ha destinato. L'uomo è il centro della
creazione.
Tuttavia, di fronte all'interpretazione naturalista dell'evoluzione umana,
forse sarebbe più opportuno accennare a ciò che distingue l'Uomo
dall'Animale. L'essere umano si distingue dall'Animale per:
Indipendenza dei sentimenti (sistema limbico)
Autocoscienza (senso dell'IO e degli altri)
LA LIBERTÀ
Astrazione ed Etica (valori morali).
Simbolismo: concettuale (matematico) e dei sensi (musica, pittura)
Futurità (senso della morte)
Combinazioni e permutazioni: matematica, grammatica (sintattica),
linguaggio articolato
Senso artistico e religiosità
Senso dell'umorismo e dell'ironia
Certamente Charles Darwin asserì la gradualità dell'Ontogenesi, cioè delle
varie tappe dello sviluppo umano, quando affermò:
A che età il bimbo appena nato acquisisce la facoltà di astrazione, ha
coscienza di se stesso e, insomma, riflette sulla propria esistenza? Non
possiamo rispondere a questa domanda, così come non possiamo nemmeno
presentare la scala ascendente del regno organico. Il linguaggio, che in parte è
arte e in parte istinto, reca in sé l’impronta della propria evoluzione graduale.
Non c'è comunque nulla da temere da questo. Se da un lato l'uomo
appartiene alla natura, condivide le cose e ne obbedisce le leggi, dall'altro è
l'unico essere naturale dotato di libertà, che consiste proprio nel potere di
superare la natura. L'uomo lotta contro la natura e la domina. La libertà umana
trasforma l'uomo in autore della propria vita e in responsabile della stessa – il
che non può mai fare un essere puramente naturale. L'uomo è quindi
autenticamente uomo per ciò che ha di non-animale, cioè di non-naturale.
L'uomo possiede una conoscenza che è al di sopra delle realtà naturali e
di ogni cosa concreta; i concetti universali (arma, gatto, casa, nazione) sono
esclusivamente umani, con tutti i caratteri tipici di ciò che è specificamente
umano, cioè antinaturale. I concetti universali non sono "materia", ad esempio
il termine "nazione".
Insomma, l'Uomo supera la Natura. La Libertà è la porta all'umano.
Tuttavia, la libertà non fa felice l'Uomo; lo rende uomo. Il senso del bene e del
male (l'etica) può portarlo alla gioia o al dolore e molto spesso all'angoscia
dell'indecisione. Perciò Walt Whitman scrisse: gli animali “non sudano né
gemono per la loro condizione, non giacciono svegli al buio, né piangono per i
loro peccati". Per questo sono più felici.
L'uomo non è un semplice animale. La differenza tra Uomo e Animale
risiede in COME VIVONO. L'animale non costruisce la propria vita, ma la riceve
già fatta, fin nei minimi particolari, e si limita a eseguirla. È come l'attore che
interpreta un ruolo ideato e scritto da un altro. Perciò l'animale non è
responsabile del proprio essere, della propria vita; perché questa “sua” vita non
è chiaramente sua, ma della natura.
L'Uomo è libero. Decide riguardo a CIÒ CHE VUOLE ESSERE e scrive il
copione della sua vita. Non è un semplice attore che interpreta ciò che altri
hanno scritto. Vivere per l'uomo è invece decidere in ogni istante ciò che farà in
quello successivo. Lo SPIRITO permette che la vita umana non sia
uniformemente animale, ma infinitamente diversa. Rende l'Uomo "antinaturale".
L'uomo, essendo libero, ha bisogno di costruire da sé la propria vita. La
libertà umana consiste proprio in questo: la vita dell'uomo non è
preconfezionata dalle leggi della natura, ma è qualcosa che l'uomo stesso,
vivendo, deve costruire e decidere in ogni istante e con anticipazione.
Non appena entriamo negli ambiti della LIBERTÀ, incappiamo nello
SPIRITO, cioè nella capacità infinita e nell'infinita diversità di forme. Questa
diversità si manifesta nella Storia. La vita di ogni uomo è strettamente
individuale. Gli animali non scrivono la loro storia. La Natura, abbandonata a se
stessa, produrrebbe razze, forse addirittura organizzazioni come quelle dei
formicai, ma mai ciò che denominiamo nazione, patria, paese. La nazione – la
nazionalità – è anche una di quelle strutture umane, non naturali, figlie legittime
della libertà dell'uomo. La nazione è una creazione dell'uomo.