pasqua è guardare oltre
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pasqua è guardare oltre
PASQUA È GUARDARE OLTRE Carissimi Eccoci ad Aprile! Quest’anno l’epatta, il complicatissimo calcolo usato fin dall’antichità per fissare la data della Santa Pasqua, ci regala, il 24 di questo mese, una festa di Resurrezione che veramente fa eco alla resurrezione di tutto il creato dal grigiore invernale. Il freddo va via diradandosi, si sciolgono le ultime nevi e anche la pioggia ci appare più sottile e leggera. È la primavera che esplode, mentre tutta la natura si rinnova ravvivando ogni campagna, ogni prato, ogni giardino, donando sempre nuovi frutti con grande generosità. Anche in ognuno di noi c’è un po’ di primavera racchiusa in quel piccolo giardino interiore in cui coltiviamo il bene e di cui magari non ci rendiamo perfettamente conto, ma che si manifesta quando sappiamo compiere veri gesti di accoglienza e di amore. A volte, per pudore, evitiamo di parlare di ciò che proviamo, delle nostre sensazioni più vere e delle nostre emozioni, tranne in occasione delle grandi feste: allora sì che diventiamo un po’ più loquaci. La prossima Santa Pasqua, ad esempio, sarà occasione d’incontro, di scambio e di rinnovata speranza, ma solo se sarà occasione di intima vicinanza con Colui che ne è l’essenza. Abituati, durante la Quaresima, a fissare lo sguardo sul dolore del crocifisso, siamo ora invitati a compiere un gesto molto più difficile: credere nella Resurrezione. I recenti tristi avvenimenti, in Italia e in tutto il mondo parlo dei venti di guerra civile in Nord Africa, dei vari rapimenti ed uccisioni di innocenti e altre atrocità simili - ci hanno regalato giornate difficili, piene di pianto e di angoscia. La morte sembra prevalere sulla vita e godere sul mondo carnale: sui bambini non nati, sulle madri straziate, sui giovani ingannati, sugli innocenti calunniati, sulla solitudine dell’uomo. Se è relativamente semplice credere in un Dio che con noi condivide il dolore, è molto più difficile condividere con lui la gioia: la gioia ci obbliga a guardare oltre, ad alzare lo sguardo, a non restare chiusi su noi stessi. La nostra vita si apre all’esperienza luminosa della Pasqua, che ci rende partecipi della risurrezione di Gesù per vivere volentieri l’invito di San Paolo: “rivolgete il pensiero alle cose di lassù”. Questo non significa che il cristiano non debba avere i piedi ben piantati per terra per vivere una specie di misticismo intimista. Tutt’altro: la luce della Pasqua costringe a tenere gli occhi ben aperti e la mente lucida perché la notizia, che è di portata salvifica, deve fare i conti con la società, la cultura e i cuori degli uomini che, se sono già pieni di altre cose, difficilmente si aprono al “lieto annuncio” che è il Vangelo. Pasqua dunque, cuore dell’anno liturgico e della nostra vita cristiana. Essa celebra la vittoria di Cristo sul male e sul peccato, sull’ingiustizia e sulla morte, come canta il prefazio pasquale n. IV: "In lui, vincitore del peccato e della morte, l'universo risorge e si rinnova, e l'uomo ritorna alle sorgenti della vita". La Risurrezione ci regala un nuovo “alfabeto”, con il quale possono essere letti e interpretati i fatti quotidiani, anche quelli sconvolgenti. Tutto può essere visto secondo una legge di risurrezione e non di morte. Giotto, nella cappella degli Scrovegni a Padova e il Beato Angelico nel convento di San Marco a Firenze hanno rappresentato con grande efficacia nel dipinto “Noli me tangere”, la luce pasquale che splende nel giardino e fa brillare come pietre preziose il sepolcro e le rocce; e in quella luce piena di Vita, nuova a ogni occhio, la figura di Maria di Magdala, rossa nel segno dell’amore, è protesa verso il Signore splendente nella tunica bianca. In lei si raggruma l’umanità assetata di luce. Nel Signore si condensa la luce cercata dall’amore. Voglio augurare a tutti voi una Pasqua piena di Dio, piena del senso della sua resurrezione, affinché ognuno di noi possa fare l’avvincente esperienza che fecero quegli impauriti discepoli che, dopo la resurrezione di Gesù, divennero forti e coraggiosi annunziatori del Vangelo, veri uomini di speranza e di comunione, testimoni fino al dono della vita. Gli occhi del cuore di Maria di Magdala ci aiuteranno a superare lo scandalo della tomba vuota e a pensare che il lievito della Risurrezione sconfiggerà ogni delusione, ogni smarrimento, ogni morte. Buona Pasqua! Don Francesco N Padr i e mar iti sulla via de lla san tità Od oar do Foche rini el mese di aprile, il 25, ricordando la portata storica della Resistenza e della Liberazione, siamo soliti fare memoria di coloro che hanno lottato, spesso col sacrificio della vita, contro le violenze e gli orrori del nazifascismo. Alcuni sono stati proclamati santi e beati dalla Chiesa, altri sono avviati al riconoscimento ufficiale del loro martirio e della loro santità nello stesso contesto. Fra questi vi è il Servo di Dio Odoardo Focherini, laico e padre di famiglia. Nacque a Carpi (Mo) nel 1907 da genitori originari del Trentino, emigrati per motivi di lavoro nella Val Padana. A Carpi il padre aprì un negozio di ferramenta, nel quale collaborò, dopo le scuole elementari e tecniche, anche Odoardo. Come tanti ragazzi carpigiani egli frequentò la vita dell’oratorio, dove incontrò due bravissimi sacerdoti: don Armando Benatti, apostolo della gioventù, che si occupò dei suoi studi e della sua formazione religiosa e poi don Zeno Saltini, avvocato-sacerdote, fondatore di Nomadelfia, che gli inculcò l’interesse per la vita pubblica e sociale. Non ancora ventenne fu tra i fondatori de “l’Aspirante”, il primo giornale cattolico per i ragazzi d’Azione Cattolica in Italia. Durante una vacanza in Trentino Odoardo conobbe Maria Marchesi. I due giovani, uniti dall’amore e dalla stessa visione cristiana della vita, si sposarono ed ebbero sette figli. Sebbene assorbito dal lavoro nella Società Cattolica di Assicurazioni di Verona, Odoardo dedicava il suo tempo libero a varie attività apostoliche: conferenze sociali e religiose, congressi eucaristici diocesani, l’impegno nell’Azione Cattolica e nel movimento scout. L’apostolato della stampa lo coinvolse molto, fu un grande cronista di “Avvenire” e ne fu poi nominato amministratore. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale Odoardo organizzò, in collaborazione con altri, presso la curia vescovile di Modena e Carpi e presso la sua abitazione di Mirandola, un ufficio di contatto con i soldati al fronte o dispersi. Nel 1942 il direttore del giornale, Manzini, l’incaricò di mettere al sicuro alcuni ebrei polacchi, giunti in Italia con un treno della Croce Rossa Internazionale. Iniziò così, da parte di Focherini, una intensa attività a favore degli ebrei. Dopo l’armistizio del 1943, inizio dell’intensificazione delle deportazioni razziali, divenne una rete per l’espatrio verso la Svizzera, che valse a salvare la vita a più di 100 ebrei. Questa disinteressata, pericolosa attività, svolta per un paio d’anni – riconosciuta con una medaglia d’oro alla memoria da parte dell’Unione delle Comunità Israelitiche d’Italia – fu la causa del suo arresto e di una lunga serie di prigionie e deportazioni fino all’ultimo trasferimento a Hersbruck, un sottocampo di Flossenburg, uno dei più vasti campi di lavoro e di sterminio realizzati dai nazisti. Una ferita alla gamba gli procurò una grave setticemia, che gli causò la morte il 24 dicembre 1944. Nel 1969 Odoardo Focherini è stato riconosciuto ‘giusto delle nazioni’ dallo Stato d’Israele, il 12 febbraio 1996 si è aperto il processo di beatificazione. Queste sono le parole che si leggono nel suo testamento spirituale: “I miei figli…Voglio vederli prima…Tuttavia, accetta, o Signore, anche questo sacrificio e custodiscili tu, insieme a mia moglie, ai miei genitori, a tutti i miei cari…Dichiaro di morire nella più pura fede cattolica apostolica romana e nella piena sottomissione alla volontà di Dio…Vi prego riferire a mia moglie che le sono sempre rimasto fedele, l’ho sempre pensata, e sempre intensamente amata”. 34°53'S 56°14'O - “El Cerro” Montevideo - Uruguay In certi luoghi non c’è scampo, devi passare alla criminalità: si tratta solo di sopravvivere. E’ l’unica opzione: niente lavoro, niente infrastrutture, niente Stato. Solo quel meccanismo infernale, ulteriormente corrotto dalla droga. Droga spesso a basso costo, ma sempre dagli effetti devastanti. E se ne hai bisogno la devi comunque pagare fino all’ultima moneta che hai in tasca. Allora non bastano più i soldi di una vita normale. E fai cose che prima non avresti mai pensato di poter fare. E vai giù... smarrendo la tua dignità di persona, precipitando fino al punto più basso: non riuscire a guardare le persone negli occhi. Neanche più l’ombra di un gesto d’amore... Se vivi in certi luoghi sei in trappola! Ho incontrato le COMI da non più di qualche mese: abbiamo partecipato insieme ad alcuni incontri di riflessione e di preghiera. Questo cammino di fede e amicizia mi conduce oggi a scrivere con una punta di orgoglio il benvenuto alla lettura del racconto di uno dei loro progetti. Talitakum è una struttura educativa che si trova nelle immediate vicinanze della parte più sbandata del Cerro, il quartiere di Montevideo che domina la città, trovandosi a più di cento metri sul livello del mare. E’ un universo di luoghi, tutti abitati dalla povertà. Alcuni di questi sono pieni di luce e speranza ma altri sono bui e sopraffatti, proprio come ho prima raccontato. Intanto, nella piccola struttura di Talitakum, giorno dopo giorno, missionari uruguaiani e italiani si rifiutano di credere alla regola “Se vivi in certi luoghi sei in trappola”: lì, come in altri posti, la forza del perdono e dell’amore alimenta la speranza che ogni persona, in qualsiasi stato di degrado si trovi, meriti di rivendicare la propria dignità di figlio ritrovato del nostro comune Padre. Paolo Pe r l a n o s t r a p r e g h i e r a “…Però il Vangelo deve essere insegnato a tutti e deve essere insegnato in modo da essere capito. Venite adesso ad imparare da noi cosa siete agli occhi della fede. Poveri di Gesù Cristo, afflitti, disgraziati, sofferenti, inermi, ulcerosi, ecc., voi tutti oppressi dalla miseria, fratelli miei, miei cari fratelli, miei rispettabili fratelli: ascoltatemi! Voi siete i figli di Dio, i fratelli di Gesù Cristo, i coeredi del suo Regno eterno, la porzione scelta della sua eredità; voi siete, come dice San Pietro, la nazione santa, voi siete re, voi siete sacerdoti, voi siete, in qualche modo dei: “Tutti voi siete dei e figli dell’Altissimo”. Elevate dunque il vostro spirito: che le vostre anime abbattute si rialzino, smettete di strisciare sulla terra. Innalzatevi verso il cielo dove dovete avere dimora più abituale. Che i vostri occhi oltrepassino, una volta, gli stracci che vi coprono. Dentro di voi c’è un’anima immortale creata a immagine di Dio, Dio che un giorno è destinata a possedere; un‘anima acquistata a prezzo del sangue di Gesù Cristo più preziosa, davanti a Dio, di tutte le ricchezze della terra, di tutti i regni del mondo; un’anima di cui è geloso più che di tutto il governo del mondo intero. O cristiani! Con San Leone Magno vi dico: riconoscete la vostra dignità!”. Da un’omelia che che Sant’ Eugenio De Mazenod - fondatore della Congregazione dei Missionari Oblati di Maria Immacolata - proclama in provenzale ad Aix nella Chiesa della Maddalena, durante la Quaresima del marzo 1813. Eugenio sceglie la predicazione nel dialetto parlato dal popolo, per donare e far comprendere la Parola di Dio alle persone meno colte, disprezzate ed emarginate dalla società dell’epoca. CENTRO EDUCATIVO TALITAKUM Cerro - Montevideo - Uruguay IL PROGETTO. IL Centro Talitakum è attivo dal 2007. Ideato dalle COMI in collaborazione con gli OMI – Oblati di Maria Immacolata - del luogo, nasce ed opera nel Cerro, un quartiere a rischio della periferia di Montevideo, capitale dell’Uruguay. Eroga servizi di formazione professionale con l’intento, da un lato, di contenere l’aumento della disoccupazione e, dall’altro lato, di prevenire i fenomeni giovanili di disagio e devianza sociale, tipici del luogo dove si trova. Attualmente sta offrendo formazione a circa 60 ragazzi adolescenti. I corsi allestititi riguardano le seguenti materie: Elettricità, Lavorazione del ferro, Cucina, Taglio e cucito, Informatica, Lavori manuali con la creta. A questi si aggiungono corsi “di appoggio scolastico” - vera e propria alfabetizzazione - per di Talitakum, i quali hanno attualmente poco tempo i ragazzi che non hanno concluso il percorso scola- da dedicare alla scuola in quanto, per la loro stessa sopravvivenza, hanno bisogno di fare altri lavori e stico formalmente previsto. altre iniziative di sostegno alla struttura per l’acquisto L’OPERATORE MISSIONARIO. L’istituto Secolare del materiale didattico dei vari corsi. delle COMI - Cooperatrici Oblate Missionarie dell’Immacolata - trae origine dalla spiritualità di Sant’Eugenio de Mazenod. È stato fondato da P. Gaetano Liuzzo Omi nel 1951 a Firenze ed ha come scopo essenziale l’ideale missionario. Al fine di rispondere alla chiamata dell’evangelizzazione, le COMI realizzano la propria vocazione nella animazione e cooperazione missionaria che coniugano con l’indole secolare: piena consacrazione a Dio vissuta restando nel mondo. CRONACA. Il Centro Talitakum è apprezzato nel quartiere e negli ultimi anni sono in aumento le richieste di iscrizioni ai corsi. Poiché la massima capacità di erogazione del servizio è stata ormai raggiunta si sta formando una lunga lista di attesa. CONTATTI. SEDE CENTRALE COMI via Giulio Tarra, 20 A/1 00151 Roma tel. 06/5827941 - e-mail: [email protected] CENTRO EDUCATIVO TALITAKUM Calle Haiti, 4384 - 12800 Cerro Montevideo Uruguay Tel 00598.2.3151737 COME DARE SUPPORTO. Per sostenere Talitakum usare il C.C.P. N° 22227003 usando la causale “Offerta a sostegno del Centro EducativoTalitakum” - “Sostegno professori” o “AcquiLA PARROCCHIA IN MISSIONE. Il Centro potrebbe sto materiale” offrire ancora posPer ulteriori inforsibilità di studio a mazioni rivolgersi più alunni con un alle COMI –Tel. doppio turno di 06/5827941 corsi. Per questo fine sono in preparazione iniziative di sostegno a distanza degli insegnanti “Fanciulla, ti dico alzati!” - Intervista a Veronica, coordinatrice del Centro Talitakum Veronica ha passato l’estate scorsa in Italia. Ecco un’ intervista a Veronica, curata dalle COMI. “Centro Educativo Talitakum”, perché questo nome? Molto spesso mi è stata rivolta questa domanda e sono contenta di potervi spiegare perché è stato scelto questo nome. Alcuni di voi ricorderanno che Gesù rivolse queste parole alla figlia di Giàiro, una giovane adolescente che tutti credevano morta: “Talità Kum. Fanciulla, ti dico alzati!”. Anche ai ragazzi del Centro, adolescenti emarginati e senza molte opportunità per crescere bene, vogliamo far giungere queste parole e lo facciamo con l’attenzione e la cura del servizio che offriamo. Potresti spiegarci meglio come realizzate questo? I ragazzi che frequentano il Centro, oltre alla preparazione tecnica che curiamo perché sia paragonabile a quella offerta dalla scuola pubblica, ricevono dal personale docente e non docente, un’attenzione rivolta anche alla loro formazione umana e cristiana. Possiamo dire che cerchiamo di creare e curare quelle condizioni affinché ogni ragazzo possa “svegliarsi” e “risorgere”. Questo significa: conoscere o recuperare i valori non vissuti in famiglia, la propria autostima, riconoscere le proprie capacità, educare la volontà, integrarsi con gli altri. In una parola appoggiarli a recuperare la propria dignità. E questo ha il valore di “alzarsi”, essere consapevoli di ciò che si è e cosa si è chiamati ad essere: persone capaci di incrociare lo sguardo dell’altro con dignità, senza vergogna o timore. E questo ha in modo, diretto e indiretto, una ricaduta molto importante sull’ambito familiare. Puoi dirci ancora qualcosa in relazione al Centro? Durante quest’anno abbiamo scoperto che qualcuno dei sessanta adolescenti che frequentano il Centro “Talitakum”, presentavano dei problemi alla vista, che rendeva loro particolarmente difficile il lavoro dei vari corsi ed ancora di più, vivere alcuni momenti della vita quotidiana come leggere un libro, prendere l’autobus, vedere un film. Questi ragazzi hanno dai 13 ai 16 anni e non sono mai stati trattati per questo limite fisico. Prendendo dei contatti con i servizi della zona, abbiamo potuto fare una prima diagnosi clinica per gli adolescenti che ne avevano bisogno e poi li abbiamo indirizzati ad una clinica oculistica. Per realizzare questi passi c’è voluto tutto l’impegno della comunità educativa e l’appoggio della famiglia. Oggi possiamo dire che sei dei nostri studenti hanno ora la possibilità di avere degli occhiali. Questo ha significato per loro scoprire un nuovo pezzetto di mondo E i ragazzi cosa dicono di quest’esperienza? Mi piacerebbe farvi leggere alcune risposte che i ragazzi del primo anno hanno dato in forma anonima alla domanda “ Perché qui siamo una famiglia?”. “Perché condividiamo molte cose insieme”. “Perché siamo sempre insieme”. “Perché mi sento come a casa”. “Perché tutti andiamo d’accordo”. “Perché qui ho conosciuto i miei amici e maestri”. “Perché ti trattano bene”. “Perché ci offrono una casa”. “Perché mi sento meglio di quando sono con gli altri amici”. “Perché ci danno molto affetto, oltre ad insegnarci tante cose”. “Perché siamo parte della parrocchia e della chiesa”. “Perché mi piace”. “Perché condividiamo l’amicizia e abbiamo speranza”. “Perché mi sento bene”. Per me Talitakum significa “famiglia”, per tutte le esperienze vissute insieme ai miei compagni di corso ed anche insieme a tutti i ragazzi degli altri corsi, ai professori e ai collaboratori. Credo anche che è sinonimo di famiglia per il reciproco rispetto, il lavoro in equipe e l’affetto di tutti. Questi sono i valori caratteristici. La domanda del mese Il modello di vita missionario spinge il cristiano nel bel mezzo del mondo, ponendolo spesso a contatto con paesi diversi da quello di origine. Altre persone, altre lingue, altri comportamenti, culture, ideali, sistemi etici. Altre utopie. Chiediamoci: non c’è nella nostra azione missionaria - magari solo in piccola misura - un guardare la diversità un po’ troppo dall’alto... pretendendo di essere più vicini alla verità delle persone che abbiamo di fronte? Noi crediamo che Cristo sia la Verità! Tuttavia da una parte siamo ancora alla sua ricerca e, dall’altra, siamo consapevoli del fatto che questi cosiddetti “pagani” (che ci stanno ospitando) potrebbero contrapporre alla nostra una pretesa del tutto simile. Non ne hanno forse il diritto? L’azione missionaria ha spesso storicamente accompagnato - per corrispondenza di luogo e di tempo - l’azione colonizzatrice del mondo occidentale; non è forse, almeno in parte, una sorta di “colonizzazione religiosa”? La nostra stessa fede ci assicura che non è così. Gesù, infatti, ci dice “andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo ad ogni creatura” (Mt, 28, 18-20) e in forza di questo messaggio la Chiesa tutta (noi compresi) è protesa verso l’evangelizzazione. C’è di sicuro qualcosa di sbagliato nel ragionamento di prima. Allora, insieme, diamo caccia all’errore... nel ragionamento e, forse, anche nel nostro cuore! Come rispondiamo a queste domande? Come le commentiamo? Usate le modalità espresse qui sotto per il vostro commento. “Andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo ad ogni creatura” (Mt, 28, 18-20) Come contattare “Missione: parliamone...” Telefonare a Paolo (3357602034) Invia una e-mail ([email protected]) DIO HA VISIT ATO IL SU O PO POL O 19 febbraio 2011: questa data resterà sicuramente registrata tra le date importanti nelle cronache e nell’archivio della parrocchia, ma ancor di più resterà scolpita nel pensiero e nel cuore dei parrocchiani di Coromoto, che assoceranno a tale data il ricordo del passaggio del Signore. Sì, proprio così, per il cristiano Dio visita il suo popolo in tanti modi, anche attraverso i suoi ministri. La visita pastorale del cardinale Agostino Vallini, Vicario di sua Santità per la Diocesi di Roma, è stata un grande evento di grazia per la nostra comunità parrocchiale. Un evento di grazia nei giorni precedenti a questa visita, perché ci ha riunito in preghiera, quotidianamente, per chiedere al Signore di risvegliare in noi il senso di appartenenza alla Chiesa universale e locale, per farci sentire membra vive del Corpo mistico e allontanare da noi le tante forme di egoismo che chiudono il nostro cuore alla Parola di Dio e ai fratelli. Un evento di grazia il giorno dell’incontro col Cardinale nel salone parrocchiale prima, nella celebrazione eucaristica dopo. Nel salone Sua Eminenza ha incontrato i tanti operatori pastorali presenti, li ha sollecitati a cogliere le nuove sfide della nostra epoca e della nostra città e a cercare nuove forme di annuncio evangelico per tentare di raggiungere i “lontani”, ma ancor di più gli “indifferenti”. È stato molto bello il momento in cui, con grande semplicità e affabilità, il Cardinale ha invitato i presenti a presentare le proprie considerazioni, osservazioni, proposte e, dopo un attento ascolto dei vari interventi, ha espresso gratitudine e soddisfazione per le riflessioni emerse. Nella solenne concelebrazione eucaristica, in una chiesa affollatissima e in cui erano rappresentate tutte le realtà della parrocchia, il Cardinale ha manifestato un certo compiacimento e profonda gratitu- dine al Signore per questa comunità così viva e ricca, non solo spiritualmente ma anche sollecita e sensibile verso le necessità dei fratelli più fragili e bisognosi di aiuto. Con particolare attenzione e “simpatia” si è rivolto alle due realtà che più s’impegnano in questo ambito pastorale, il “Gruppo Amici” e il “Chicco di senape”: ha loro espresso tanta gratitudine per il loro apostolato e ha invitato tutta la comunità a tenere sempre desta questa attenzione verso i fratelli più “piccoli”. Questo momento di grazia così forte e importante, che ci ha riuniti intorno al Cristo presente nella Parola, nel Pane Eucaristico, ma anche nel suo rappresentante visibile sulla terra, porti in tutti noi frutti di carità, di unità, di comunione. Ci renda capaci di superare ogni divisione, ogni attrito, ogni veduta personale. La liturgia di quel giorno, nella preghiera della colletta, ci invitava a rivolgere al Signore questa richiesta: “O Dio, che riveli la pienezza della legge nella giustizia nuova fondata sull’amore, fa’ che il popolo cristiano, radunato per offrirti il sacrificio perfetto, sia coerente con le esigenze del Vangelo, e diventi per ogni uomo segno di riconciliazione e di pace”. Esattamente 30 anni fa, il 15 marzo 1981, la nostra Parrocchia riceveva la visita di Giovanni Paolo II che, a conclusione del suo discorso, rivolgeva a ogni persona presente un invito simile a questo:“Lo ripeto a ciascuno di voi, lo ripeto a tutta la parrocchia: lavora anche tu insieme con me, Vescovo di Roma, insieme con me, lavora anche tu per il Vangelo”. Sia la ricerca di questa coerenza, di questo spendersi per il Vangelo, di questa comunione con i pastori, l’impegno di tutti noi per essere veramente Chiesa, per essere davvero comunità parrocchiale. I L C HI CC O DI S ENAP E: 2 ° RI TIR O - S PI RIT UALITÀ’ E S ERVI ZIO Domenica 13 Febbraio si è svolto un incontro per i Volontari, tenuto dal nostro Parroco, don Francesco e da don Luigi, cappellano dell’Ospedale Bambino Gesù. Tale appuntamento era molto atteso ed è stato davvero profondo e soddisfacente. Come molti parrocchiani sapranno, nei mesi scorsi due bambini, le cui famiglie sono assistite dal Chicco di Senape, hanno raggiunto il Padre che è nei cieli. Nei corsi per la formazione dei volontari esistono momenti specifici per parlarne, eppure … nulla può davvero preparare alla morte. Don Francesco ci ha aiutato a vedere il nostro servizio come un percorso che può condurci ad abbracciare la croce con Cristo e con chi soffre, ricordandoci che il dolore ci apre alla conoscenza del Signore; Don Luigi ha posto in risalto come “umanamente” nulla può confortarci in questi momenti: ci ha raccontato alcune sue esperienze personali vissute all’Ospedale Bambino Gesù, di famiglie tragicamente toccate dalla sofferenza e dalla morte. Don Luigi ci ha fatto capire come in queste circostanze la sua presenza e vicinanza - e quella dei volontari in misura analoga, seppur diversa, nella Casa del Chicco - possono e devono essere testimonianza di un’altra Presenza, perché senza questo, senza la fede nella Risurrezione, non c’è nulla che ci possa consolare. Sostieni il Progetto Chicco di Senape attraverso le varie proposte che puoi trovare visitando il SITO: www.coromoto.it/chiccodisenape o contattando i Volontari C Av visi per il m e se di Aprile ari amici, la Parrocchia si attende da noi un’offerta particolarmente generosa. Sei anni fa è stato realizzato, da una ditta specializzata, un isolamento termico della copertura per rendere meno caldo l’interno della Chiesa nel tempo estivo. Oggi questa sovrastruttura appare letteralmente collassata. Quasi ovunque la vetroresina presenta crepe diffuse, la copertura si è spaccata in più punti consentendo all’acqua piovana di infiltrarsi: tutti siamo testimoni di quante volte, a seguito di forti temporali, sia entrata acqua dal tetto fino ad arrivare al momento in cui abbiamo dovuto tenere chiusa la chiesa per tutta la mattina per la grande quantità di acqua entrata durante la notte. Pertanto risulta di ESTREMA URGENZA procedere alla bonifica della copertura e alla nuova impermeabilizzazione, non prima di aver verificato i danni che la presenza di acqua potrebbe aver causato alla struttura in legno. C’è bisogno della collaborazione generosa di tutti per affrontare questa grossa spesa imprevista! Venerdì 1 Aprile: Primo venerdì del mese: Adorazione Eucaristica a Coromoto dalle ore 9.30 alle ore 19, a S. Francesco di Sales, Adorazione Eucaristica dalle 16,30 alle ore 18 Venerdì 1, 8 e 15 Aprile: Alle ore 18:00, Via Crucis. Domenica 3, 10 e 17 Aprile: Alle ore 20:00, Lectio Divina. Venerdì 8 Aprile: ore 20:00, catechesi quaresimale in preparazione della S. Pasqua di P. Raniero Cantalamessa. Teatro a Coromoto: Sabato 9 alle ore 21 e domenica 10 alle ore 17,30: "Non è vero ma ci credo" - commedia di Peppino de Filippo. per info e prenotazioni: 0665743355 Domenica 17 Aprile: Domenica delle Palme: S. Messe: 8,30- 10 (in cripta)11-12,15-19. A Sales alle ore 11. Appuntamento alle ore 10 nel piazzale antistante la piscina di V.D. De Blasi per iniziare la processione (Via D. De Blasi, p.za Morelli, Via dei Colli Portuensi). T R I D U O P AS Q U A LE 21 A pr i l e : G i ov ed ì Sa nt o ore 7,30: Lodi; ore 19: S. Messa in Coena Domini - la chiesa resterà aperta tutta la notte per l'adorazione 22 Ap ri l e : V e ne r d ì S a nto ore 8: Lodi; ore 18: Celebrazione della Passione del Signore; ore 21: Via Crucis per le strade del quartiere: (Chiesa-Via dei Colli Portuensi- Via Amatucci-Via Pier Vettori-Via Gandiglio-Via Rocci-L.go Girolami-Via Manassei-Via Alessandri-Via dei Colli PortuensiL.goN.S:di Coromoto) 23 Ap r i l e: S a ba t o S a nt o ore 8: Lodi; ore 22: Solenne Veglia Pasquale N.B. Venerdì e Sabato dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 18 i sacerdoti sono a disposizione per le confessioni Dal 3 al 9 Settembre: Pellegrinaggio in Polonia: 940 euro. per informazioni e iscrizioni rivolgersi a don Francesco Chitarre e voci di Coromoto, se ci siete... Il coro che anima la Messa delle 12:15 e le principali celebrazioni comunitarie è in cerca di giovani chitarristi e cantori. Per informazioni, rivolgersi a Roberta al termine della Messa delle 12:15.