Note biografiche

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Note biografiche
RICCARDO ORTENSI
Nasce a Bologna nel 1918, terzo di quattro figli maschi, e le precarie condizioni economiche lo costringono
ben presto ad affiancare alla scuola il lavoro. Nel disegno mostra ben presto ottime doti, che pur troppo non
può coltivare più di tanto a causa delle impellenti necessità della sua famiglia, specchio della società di
quell’epoca, alle prese con quotidiani problemi di sopravvivenza. La sua classe di nascita è tra le più colpite
dall’entrata in guerra dell’Italia: Infatti, nel pieno della sua gioventù ( a 21 anni )parte per le lontane terre in
cui divampa la guerra, rispettivamente in Albania (fronte greco) ed Isola di Rodi, dove si rende protagonista
di un eroico, incredibile salvataggio di un pilota inglese, che letteralmente estrae dalla carlinga dell’aereo in
fiamme (egli figura nel grande libro dei Decorati al Valor Militare). Dopo sei lunghi anni di guerra
nell’aeronautica, come tecnico montatore dei nostri principali apparecchi da combattimento (AerMacchi,
Caproni, CR-32), torna a casa, in una Bologna in balia delle squadre fasciste della neonata Repubblica
Sociale Italiana (di Salò), e di divisioni di soldati tedeschi inferociti per il grande tradimento italiano, dato nel
famoso annuncio di Badoglio. Attraverso peripezie ed incredibili avventure, con la morte della madre per i
continui stenti, egli riesce sempre a salvarsi, e quando la vita tor na finalmente alla sospirata normalità può
dedicarsi alle sue passioni, il disegno e la musica. Infatti, Riccardo si applica con grande voglia di imparare e
migliorarsi, oltre che nella pittura ed il disegno, anche nello studio della chitarra classica.
Il decisivo salto di qualità nel suo cammino artistico avviene in occasione dell’incontro con l’apprezzato ed
assai stimato artista bolognese Enzo Dondi, che lo invita ad iscriversi alla sua scuola d’arte di via Dè Poeti, e
questi corsi sono frequentati da Riccardo con grande impegno ed entusiasmo, unitamente a tante lezioni con
la “modella”, per imparare ed affinare sempre più il disegno dal nudo. In seno a tali lezioni si forma un
affiatato gr uppo di artisti, in cui ferreo è il sentimento di amicizia che li unisce, insieme ad un appartamentostudio da loro preso in affitto, dove poter andare a dipingere e disegnare appena vi è un poco di tempo
libero, e l’or ganizzazione, periodicamente, di mostre collettive. Tale gruppo di ar tisti assume la
denominazione di “Gruppo Pietralata” (dal nome della strada in cui si trova lo studio, per l’appunto Via
Pietralata). Riccardo è assai attivo anche nella sezione artistica del Dopolavoro Postelegrafonico, l’ente
presso cui lavora, ottenendo primi piazzamenti ed ottimi riconoscimenti nell’ambito di gare estemporanee di
pittura e mostre organizzate anche presso altri dipar timenti, pure fuori regione.
Fa parte della prestigiosa Associazione Artistica “C.I.P.A.” (Confederazione Italiana Pittori ed Artisti), con
mostre annuali organizzate nella sua sede, situata nel cuore di Bologna, in Via S. Stefano. La grande spinta
verso la grafica gli viene data da due prestigiosi insegnanti dell’Accademia delle Belle Arti di Bologna, il Prof.
Sergio Teglia ed il Prof. M° Dino Zuffi (che concluderà la sua vita con la più atroce delle sentenze, per un
artista, e cioè la perdita della vista, la cecità). Egli sviluppa una crescente passione per l’arte del bulinopuntasecca, e quando legge di una mostra di Duhrer (il celebre grafico tedesco) nei dintorni, subito si
precipita a visitarla. Ben presto acquista un torchio, da una ditta artigianale, così può dedicarsi sempre più a
questa affascinante arte grafica, che sempre più lo coinvolge, ed altresì scegliendo come soggetti delle
proprie opere non solo paesaggi, ma pure musicisti, esecutori impegnati nel suonare vari strumenti,
dedicandosi anche all’aspetto anatomico degli stessi, oltre a scene di vita e di quotidianità della Bologna del
dopoguerra. Le mostre, i riconoscimenti non tardano a venire, e nel 1978 ottiene, alla “1° Biennale
Internazionale” di Salsomaggiore Terme, “Invito all’Europa Unita”, il 2° Premio Assoluto nella categoria
“Grafica Libera”.
La nota e compianta critica d’ar te Dr.ssa Alba Bafani così lo presenta:
“Nel confuso mondo dell’Arte
contemporanea, ecco un uomo, un uomo semplice, padre amoroso, che nell’interiorità si è sentito artista da
sempre. Solo nella maturità, dopo avere amato la musica e scritto canzoni, si è avvicinato con umiltà all’arte
più antica e intransigente: quella della grafica e del bulino. Racconta il Vasari che verso il 1460, l’orafo
fiorentino Maso Finiguerra, scoprì l’importanza dell’arte incisa come arte autonoma. Alla scuola del M° Dino
Zuffi e con l’incitamento del Prof. Sergio Teglia, l’Ortensi si avvicina all’incisione a bulino.
Il bulino era anticamente il solo mezzo per intaccare il metallo.
La lastra per l’incisione a bulino, è priva di qualsiasi preparazione, ma è ben lucidata. Egli ha fatto propria
questa arte, acquisendo un segno castigato, compassato, pulito, degno della migliore tradizione.
Musica e strumenti, personaggi e nature morte, paesaggi e figure, si presentano a noi delicati e puliti.
Ortensi ci presenta in questa mostra 37 lastre, tutte a bulino.
Non è cosa da poco transumare sulla lastra quanto è nel nostro cuore.
Ma egli ha una carica emotiva umana, struggente, soave e la sua incisione è vitalità, amore, fantasia e
creazione.
Sembra dirci: abbiamo fede nella incorruttibilità ed eternità dell’Arte, quell’arte, che anche nelle forme più
semplici è un messaggio di pace e d’amore per i nostri simili.
E il suo spirito, che lo spinge a provare, a riprovare, a migliorarsi, basterebbe a convincere tutti coloro che
vogliono intendere.”
Riccardo figura più volte sulle riviste d’Arte bolognesi “Iterarte” e “Alla Ribalta”, ed il critico d’arte Donini
parla delle sue opere in termini assai positivi e lusinghieri.
Organizza eventi artistici di grafica- pittura e poesia con lo stimato poeta abruzzese Tontodonati, in gallerie
d’arte del centr o di Bologna, come “L’Ariete” e la “Cida” e nello stesso Abruzzo. Quando la stagione volge
verso il caldo, in soleggiate domeniche mattina può capitare di vedere Riccardo con il suo fedele cavalletto
intento a disegnare, con inchiostro di china e pennini, aspetti tipici del centro storico petroniano, come la
via che tanti anni dopo diventerà tragicamente famosa (Via Valdonica, dove si consumò l’assassinio del Prof.
Biagi, ad opera delle Brigate Rosse).
Il M° Luigi Bechini, responsabile del Gr uppo Artistico Bolognese, lo prende spesso a rappresentare, in mostre
fuori regione, gli artisti della città delle due torri.
Suggestiva è poi l’epoca in cui espone insieme al suo caro amico- pittore Giorgio Benfenati, in una felice
duplice proposta grafica- quadri ad olio.
Nel 1970 è insignito di un prestigioso riconoscimento artistico dal Comune di Bologna, che lo invita alla
premiazione nello stupendo scenario del Salone di Palazzo Re Enzo.
Collabora in mostre anche con l’estroso pittore Ghedini, ed il famoso liutaio di fama internazionale Otello
Bignami, suo amico intimo, lo introduce allo studio anatomico dei vari str umenti ad arco, per poterli
fedelmente riprodurre in grafica.
L’andata in pensione dal lavoro dà a Riccardo tanto tempo in più da dedicare alla sua arte, ma il destino è
con lui assai crudele e beffardo, e dopo soli due anni dalla cessazione del lavor o una micidiale ed inesorabile
forma di tumore (al retto) in pochi mesi lo porta via, in un caldo e soffocante luglio del 1987.