l`industria tessile in Toscana

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l`industria tessile in Toscana
L’industria tessile
Come già accennato, l’industria tessile in Toscana ha origini antiche, e per necessità
materiali è andata sviluppandosi laddove c’era grande disponibilità di acqua, necessaria sia per la
lavorazione dei filati e la tintura delle stoffe che per produrre l’energia necessaria ad azionare, in
epoche relativamente recenti, i macchinari.
Un legame, quello tra la Toscana ed il settore del tessile, che è ancora oggi molto stretto,
dato che il sistema moda regionale (che comprende comunque anche le realtà di cuoi-pellicalzature) conta circa 27.000 imprese e produce oltre il 37% dell’esportazioni italiane ed il solo
tessile raggiunge un fatturato di circa 6 milioni di euro.
Il distretto tessile oggi è per definizione quello di Prato, ma dove e quando è nata in
Toscana l’industria tessile? In Italia, i primi centri di produzione tessile nascono in Sicilia, dove già
nel IX secolo a Palermo, Girgenti, e Messina ci sono lanifici. Era inoltre data importanza alla
coltivazione del cotone,mentre la seta fu introdotta dai bizantini anche se le prima manifatture
seriche sull’isola furono impiantate dagli arabi. In Toscana le prime manifatture furono quelle
seriche, impiantate a Lucca nel 1148 e giunte al loro massimo splendore tra il XII ed il XIII secolo,
con la produzione non solo di sete ma anche di stoffe broccate in oro: per questa tessitura si usava
un filo costituito da un’anima di lino o canapa, rivestito da una membrana di budella di bue su cui
veniva battuto l’oro cotto tirato in fogli. Questo lavoro era eseguito dal battiloro. Anche i tessuti
orbicolari lucchesi ebbero vasta fama e fortuna, per la bellezza dei materiali usati e delle fantasie.
Lucca non solo aveva una produzione di alta qualità, ma divenne famosa per la produzione di
tessuti di cui aveva l’esclusiva, come il diaspro e il lampasso. Il dominio di Lucca nel campo tessile
finì nel 1314, dopo le lotte fra mercanti ed artigiani divisi in Bianchi o Neri, con la fuoriuscita di più
di trecento famiglie che portarono i segreti dell’arte della tessitura a Firenze, Bologna, Milano, in
Francia,Germania, Belgio, Inghilterra, e soprattutto a Venezia. Sempre nel Trecento nacque la
produzione del velluto, nelle varianti di raso, broccato e controtagliato: la grande diffusione in
Toscana e in Europa di tessuti figurati fiorentini del ‘300 e del ‘400 mostra come fosse ormai
Firenze a detenere il monopolio della tessitura. Anche la produzione di tessuti è ormai tutta
concentrata su Firenze, che dall’inizio del terzo decennio del quattrocento cambia anche le
fantasie riprodotte sui velluti, sui lampassi e sui broccati pregiati privilegiando i motivi della griccia
e del cammino. Il successo di questi due motivi è comprovato dal trovarli riprodotti nella pittura
coeva di tutta Europa, prova del successo delle manifatture fiorentine. Anche l’arte della seta andò
affermandosi nel capoluogo toscano, mentre quella della lana era da sempre punto di forza
dell’economia cittadina, tanto che norme e statuti regolavano la manifattura dei panni di lana
riservando ai soli fiorentini la tessitura delle stoffe più pregiate. Cosa che in alcuni casi non è stata
del tutto negativa, dato che ha portato alla nascita del panno del Casentino, tessuto in origine fatto
appunto con lane di bassa qualità. E’ nel 1700 che invece Prato inizia ad affermarsi come città
votata al tessile, favorita dalla politica di sviluppo economico dei Lorena. Qui nell’ Ottocento iniziò
la meccanizzazione dell'industria e nella seconda metà del secolo si sviluppò la tipica attività locale
della fabbricazione della lana rigenerata, ricavata dai residuati tessili. I tessuti ottenuti con tale
procedura conquistarono rapidamente i mercati mondiali, dato il minor costo rispetto alle stoffe
tradizionali, ponendo le basi dello sviluppo successivo che ha permesso alla città di conquistare
l'attuale leadership nel settore.