Lamps! - Pense e Maravee
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Lamps! - Pense e Maravee
87 Periodico bimestrale Ottobre 2012 Anno XX Direttore responsabile Federico Rossi Aut.Tribunale di Udine 10/92 del 6/4/1992 Stampato su carta riciclata presso: Rosso Grafica e Stampa, via Osoppo 135 - Gemona - Ud Proprietà: Associazione culturale Pense e Maravee, via Sottocastello 81 - 33013 Gemona del Friuli - Ud Consegnato in Tipografia il 29/10/2012 Tiratura: 5.500 copie - Distribuzione gratuita cultura> informazione> dibattito> P E N S E E M A R A V EE TRA Ottobre 2012 R A P S E A! Z N informazione pubblicitaria Direttore responsabile Redazione A questo numero hanno collaborato Federico Rossi Antonio Antonelli, Anna Piazza, Paolo Isola, Irma Londero, Piera Londero, Luisa Patat, Lucia Solinas, Gianni Tonetto Lorenzo Londero, Piero Cargnelutti, Alida Londero, Bruno Seravalli, Sandro Cargnelutti, Gianni Canzian, Sarah Palese, Paolo Cabas e Andrea Valent. Grafica: Giulio Calderini All’inizio dell’anno abbiamo allegato un bollettino postale. Grazie a tutti coloro che l’hanno utilizzato. Siamo orgogliosi di voi, nostri sostenitori, ma la crisi si vede anche dai minori versamenti che rischiano di mettere in pericolo la nostra autonomia e continuità. Chiediamo, per tanto, ai nostri lettori che ancora non l’hanno fatto un piccolo contributo: qualsiasi importo va bene! C.c. postale n. 16895336 PENSEEMARAVEE associazione culturale Via Sottocastello 81 33013 Gemona del Friuli - UD [email protected] www.pensemaravee.it SOMMARIO editoriale> La trasparenza 4 a cura della redazione cosa pubblica> Il consiglio comunale in diretta web 5 a cura della redazione scuola> Polo scolastico: quale futuro? società> Incontro con Gherardo Colombo a cura della rete territoriale B*sogno d’esserci formazione> Progetto “Fare scienze” a cura della redazione professioni e giovani> Il Blog di Francesco di Francesco Cargnelutti - a cura della redazione cultura> Uno spazio per la musica * di Antonio Antonelli * 8 Storie di giovani che affrontano la crisi, inventandosi nuove professioni e attività territorio> Dialoghi, appunti e domande sulla Terra di Sandro Cargnelutti 7 In questo numero: formazione> Progetto “Opportunità Giovani” a cura della redazione 6 * Speciale scuola di Bruno Seravalli cultura> I Profeti guardano dall’alto di Alida Londero storiis> La salute prima di tutto di Anna Piazza salute> Dalla roulette alle “macchinette” di Gianni Canzian * * * 20 22 24 26 professioni e giovani> Arte circense - Accademia di vita di Sarah Palese - a cura di Piera Londero arte> Un pittore tra realtà e sogno di Alberto Antonelli rubriche> 12 19 professioni e giovani> Il mestiere del Writer intervista a cura di Paolo Cabas e Andrea Valent 11 15 professioni e giovani> L’esperienza, lo studio, la passione incontro con Alessio Pischiutti - a cura della redazione 9 14 inserto speciale> I miei mostri sotto al letto Un racconto inedito di Renzo Brollo 9 30 Lorenzo la talpa Sun’s Leturis Lamps! il Sfuei Scava e morde Musica e suoni Eventi letterari Succede nel territorio La pagina delle Associazioni 10 25 27 28/29 31 editoriale> LA TRASPARENZA è un ingrediente fondamentale per una corretta gestione dell’attività amministrativa e per favorire un reale avvicinamento e un recupero di fiducia dei cittadini verso le istituzioni. La trasparenza mette in gioco procedure, risorse e uno stile di “essere Istituzione al servizio del cittadino”. La trasparenza è anche un principio generale richiamato all’art. 1 della L. 241/90 sulle norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi. La rete internet può concorrere in modo importante a rendere il Comune una “casa di vetro”. Sul sito della Presidenza del Consiglio c’è un progetto denominato “La Bussola della Trasparenza dei Siti Web”, dove alla luce dei contenuti obbligatori previsti dalla legge e dalle linee guida, il programma del Ministero valuta la qualità dei siti delle pubbliche amministrazioni. Cinquanta sono i contenuti, gli indicatori, oggetto di valutazione. Ne ricordiamo alcuni: la presenza sul sito della carta di qualità dei servizi erogati, la pubblicazione dei bilanci, la presenza dei programmi triennali sulla trasparenza e il relativo stato di attuazione, l’elenco dei bandi di gara, la pubblicazione e l’accessibilità agli albi dei beneficiari di provvidenze di natura economica... Abbiamo fatto una prova inserendo nel programma di valutazione il sito Web del Comune di Gemona. Sorpresa! Quarantacinque indicatori su cinquanta risultavano essere non soddisfatti, ovvero non erano presenti. I cittadini possono fare la prova andando sul sito http://www.magellanopa.it/bussola/page.aspx?qs=T0Q4tbnlW92%7cQsR6f%2fnR1w%3d%3d e inserendo nell’apposita cella il sito del comune di Gemona (www.gemonaweb.it). Chiediamo al Sindaco di prendere in considerazione questi esiti o di valutare l’opportunità di apportare le modifiche necessarie a rendere il sito più aderente alle norme e alle linee guida nazionali. L’aggiornamento del sito può diventare anche l’occasione per sperimentare nuove forme di informazione e comunicazione per favorire la partecipazione dei cittadini ai dibattiti e alle scelte che decidono il futuro della nostra comunità. Formuliamo a questo proposito una richiesta: chiediamo al sindaco ed al consiglio comunale di predisporre e di attivare la strumentazione necessaria per la ripresa e la trasmissione via Web delle sedute del Consiglio comunale. >4 utilizzo sempre più diffuso dei moderni strumenti di comunicazione sul web (computers, smartphone) consente al cittadino-utente il raggiungimento di obiettivi impensabili fino a poco tempo fa: la circolazione di una grande quantità di informazioni, locali e globali, in tempo reale e la possibilità di esprimere direttamente le proprie opinioni sugli eventi. L’ A livello nazionale, recentemente sono state raccolte più di 150.000 adesioni all’appello per il sostegno all’operato dei magistrati di Palermo nella lotta alla mafia e più di 300.000 adesioni, raccolte in pochi giorni, all’appello per l’approvazione in Parlamento della legge anti-corruzione. A livello locale si assiste a una felice gara fra i Comuni nell’offrire ai propri cittadini nuove opportunità di conoscenza e di trasparenza sulla gestione amministrativa comunale. Ecco alcuni esempi. Lignano: “Per la prima volta entrerà in funzione il sistema streaming, così collegandosi semplicemente al sito comunale si potrà seguire in diretta dal proprio computer o smartphone le fasi del Consiglio (…) Il servizio parte in via sperimentale ed è un passo concreto verso un maggior coinvolgimento attivo della cittadinanza” (Il Gazzettino 07.08.2012). Moimacco: le principali novità nell’aggiornamento del sito internet comunale consistono “nella pubblicazione delle registrazioni audio delle assemblee civiche, nella possibilità di iscrizione a una newsletter e, soprattutto, nell’inserimento di modulistica per agevolare i cittadini nella presentazione delle varie richieste (…) Il portale, inoltre, è un laboratorio aperto Pontebba: “La nostra amministrazione – chiarisce il sindaco Isabella De Monte – ha già attivato una serie di iniziative comunicative come il giornalino, il nuovo sito internet, il bilancio partecipato, i rappresentanti di frazione, con il fine di rendere da un lato più trasparente l’azione amministrativa, dall’altro maggiormente partecipi i cittadini alla vita istituzionale. Il passo successivo – aggiunge – non poteva che essere quello di Youtube e Facebook, grazie ai quali anche gli Enti locali possono creare dei profili per offrire informazioni e servizi favorendo ulteriori occasioni di dialogo e collaborazione tra amministrazione e cittadinanza” (Messaggero V. 27.09.2012). Si tratta di pratiche ormai diffuse a livello europeo, che stanno diffondendosi con rapidità anche sul territorio nazionale perché volte a mettere i cittadini a proprio agio e a renderli partecipi delle scelte della propria comunità. Alla luce di questi esempi, sollecitiamo la nostra amministrazione a perseguire un analogo percorso virtuoso con i cittadini gemonesi. 5 > Il Consiglio comunale in diretta web alle idee e ai suggerimenti di ognuno: chi vorrà apportare il proprio contributo potrà farlo inviando considerazioni e critiche” (Messaggero Veneto 26.08.2012). società> Speciale scuola Polo scolastico: quale futuro? loco soprattutto per un Istituto di Secondaria Superiore, non è solo una questione nominalistica, ma assume un valore strategico nel momento in cui si debbano gestire e risolvere problemi legati alla specificità territoriale. Le recenti normative nazionali ovvero una delle ultime leggi ”Berlusconi Tremonti“, le scelte regionali, combinate ad una buona dose di inerzia e superficialità nel valutare le ricadute sulle scuole locali, hanno determinato per i cittadini di Gemona e del suo territorio un impoverimento del servizio scolastico che non ha precedenti nella storia del polo scolastico gemonese. Una grande novità Una grande novità si è presentata in questo periodo nel merito. In seguito al ricorso al TAR di cinque regioni, fra queste non il FVG, la corte costituzionale, in data 10/11/2012, ha stabilito l’incostituzionalità della norma del governo Berlusconi; la Conferenza Stato- Regioni ha deliberato un nuovo accordo sul dimensionamento delle scuole e il relativo numero di presidi da assegnare e un nuovo accordo Stato - Regioni che permette di ridisegnare il quadro complessivo delle scuole e dei posti per dirigente scolastico per il prossimo triennio. (vedi tabella sotto riportata). Con questi nuovi parametri e criteri per il prossimo anno scolastico si può finalmente prevedere l’eliminazione di tutte le reggenze dalle scuole che risultavano sottodimensionate e quindi i tre Istituti scolastici di scuola secondaria superiore di Gemona potrebbero essere riconsiderati come autonomi e con la possibilità di ottenere un dirigente per ciascuno di essi. di Bruno Seravalli Ex Preside del “D’Aronco” e Dirigente Tecnico presso USR FVG D al primo settembre 2012 infatti la situazione è questa: - un’unica scuola autonoma e gestita in loco da un dirigente scolastico ( il preside) e da un segretario amministrativo titolari; si tratta del nuovo Istituto Comprensivo, che comprende la scuola dell’infanzia, la scuole primaria e l’ex scuola media con la sede staccata di Artegna, cui sono stati tagliati il plesso della primaria di Campolessi (peraltro già chiuso precedentemente dall’amministrazione comunale e dalla direzione didattica) e le sedi staccate della scuola media di Venzone ed Osoppo; - tre istituti superiori, il Liceo, l’ITCG e l’IPSIA-ITI, senza dirigente scolastico e senza segretario titolare, che pertanto dipendono da altre tre scuole di Udine e provincia, i cui dirigenti e segretari amministrativi hanno in reggenza i tre istituti secondari gemonesi; - un Centro Territoriale Permanente per la formazione degli adulti che verrà mantenuto per l’ultimo anno presso l’IPSIA-ITI “D’Aronco”, ma che dal prossimo dipenderà direttamente dal Centro Provinciale per l’Istruzione Adulta istituito a Tolmezzo. Considerando la storia e il ruolo che Gemona ha avuto nel suo territorio per le opportunità e la qualità dell’offerta scolastica e formativa, diventa ancor più inaccettabile la perdita della capacità gestionale e dell’autonomia dirigenziale di queste scuole con una tradizione pluridecennale. >6 L’ISIS ”R. D’Aronco”, dal dopoguerra qualifica e diploma tecnici e periti, per soddisfare le richieste del mondo del lavoro e imprenditoriale dell’Alto Friuli in molteplici settori industriali e dei servizi, ampliando l’offerta con corsi serali e per adulti; questi ultimi diventano particolarmente significativi dal punto di vista occupazionale in un momento di crisi come quello che stiamo attraversando. Le altre due scuole superiori con la qualità della loro offerta formativa hanno saputo crescere e rendersi autonome negli anni : l’ITCG “ G.Marchetti,” era una sede staccata del Deganutti di Udine e il Liceo “Magrini” una succursale del Liceo di Tarvisio. L’ assenza dei vertici scolastici in Tabella che mette a confronto scuole e numero di presidenze relative all’attuale situazione e quanto previsto dal nuovo accordo Stato-Regioni del 11 ottobre 2012 *CIPIA: Centro Provinciale per l’Istruzione Adulta Considerazioni Resta comunque indispensabile, alla luce di quanto si prospetta, che i responsabili amministrativi locali si adoperino e intervengano nei modi e nei tempi opportuni, studiando le giuste strategie e proponendo soluzioni che possano mantenere un tale patrimonio culturale e professionale, non anticipando scelte (come la chiusura del plesso di Campolessi) e scongiurando un grave depauperamento e declassamento del servizio scolastico; il benessere di una realtà territoriale e dei suoi cittadini contribuenti, infatti, si fonda e si misura sulla permanenza e l’implementazione della quantità e qualità dei servizi pubblici erogati. società> Diventare cittadini consapevoli incontro con Gherardo Colombo a cura della redazione della rete B*sogno d’esserci ARTEGNA, MERCOLEDÌ 21 NOVEMBRE 2012 Noi siamo Stato: diventare cittadini «N consapevoli» è il tema scelto per l’incontro che avrà luogo mercoledì 21 novembre 2012, alle ore 20.00 presso il Nuovo Teatro «Monsignor Lavaroni» di Artegna. Ospite d’onore sarà l’ex magistrato Gherardo Colombo, divenuto famoso per aver condotto o contribuito a celebri inchieste ed indagini giudiziarie (“Loggia P2”, delitto dell’avvocato Giorgio Ambrosoli, “Mani pulite”) e ritiratosi dal servizio nel 2007. L’iniziativa è promossa dalla rete terB*sogno d’esserci», che racritoriale «B coglie Comuni, Scuole, Servizi ed altre realtà che operano in favore di bambini, ragazzi e giovani nel territorio del Gemonese, con l’obiettivo di promuovere il ben-essere giovanile, nonché di sensibilizzare le nuove generazioni alla cittadinanza responsabile. Gherardo Colombo incontrerà gli studenti frequentanti le scuole secondarie di primo e di secondo grado, i quali avranno il compito di curare il momento introduttivo della serata proponendo alcune riflessioni ed alcuni stimoli precedentemente elaborati con il supporto dei loro insegnanti. A partire dai principi stabiliti nella Costituzione della Repubblica Italiana, l’ex magistrato affronterà i seguenti temi: le regole alla base della convivenza democratica, intese non come «cappio», bensì come condizioni per la creazione di uno spazio in cui si realizzi la libertà personale, nel rispetto degli altri; il principio dell’uguaglianza in democrazia; l’importanza dell’impegno individuale e della solidarietà, necessari alla costruzione dello Stato sociale, come previsto dagli articoli 2 e 3 della Costituzione della Repubblica Italiana. La serata sarà aperta al pubblico e potrà essere seguita anche in videoconferenza presso la Sala Consiliare del Comune di Artegna. L’evento darà il via ad un percorso di riflessione sul tema «Giustizia e legalità» che impegnerà per l’intero anno scolastico gio- Gherardo Colombo ha lavorato in magistratura dal 1974 al 2007. Ha condotto o collaborato a inchieste celebri come la scoperta della Loggia P2, il delitto Ambrosoli, Mani pulite, i processi Imi-Sir. Lodo Mondadori e Sme. Dal 1989 al 1992 è stato consulente per la Commissione parlamentare di inchiesta sul terrorismo in Italia, nel 1993 consulente per la Commissione parlamentare di inchiesta sulla mafia. Dal 1989 ha lavorato come pubblico ministero presso la Procura della Repubblica di Milano. Nel 2005 è stato nominato consigliere presso la Corte di cassazione. A metà febbraio del 2007, a quindici anni dall’inizio di Tangentopoli, si è dimesso dalla magistratura. Da allora si impegna nell’educazione alla legalità nelle scuole, attraverso incontri con studenti di tutta Italia, e proprio per tale attività ha ricevuto il Premio Nazionale Cultura della Pace 2008 Nel 212 è stato eletto nel cda della Rai. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Sulle regole, Feltrinelli 2008; Sei Stato tu? La Costituzione attraverso le domande dei bambini, Salani, 2009; Che cos’è la legalita? Sossella 2010; Le regole raccontate ai bambini, Feltrinelli kids 2011; Educare alla legalità: suggerimenti pratici e non per genitori e insegnanti, Salani 2011 vani e adulti delle realtà aderenti alla rete «B*sogno d’esserci», per concludersi in occasione della serata «Giovani per la Costituzione», con l’intento di celebrare l’ingresso dei giovani nella maggiore età e di ricordare che siamo cittadini di una repubblica democratica, libera, fondata sul lavoro e sulla solidarietà. Tutti i giovani del territorio che compiranno 18 anni nel 2013 riceveranno dalle mani del sindaco del proprio paese una copia della Costituzione Italiana in un’edizione speciale realizzata per l’occasione. Un gesto simbolico, indice dell’attenzione e della vicinanza che le istituzioni locali e le scuole vogliono esprimere ai giovani neo-maggiorenni nel momento in cui si aprono alle sfide dell’età adulta La rete territoriale «B*sogno d’esserci» è nata nell’anno scolastico 2010/2011 con l’intento di perseguire le seguenti finalità: costruire un’ampia «comunità educante» che sappia meglio com- > 7 prendere e meglio rispondere ai bisogni dei minori; condurre a sintesi ed integrare le numerose attività a sostegno del mondo giovanile in atto sul territorio; intervenire congiuntamente su alcune aree individuate come prioritarie: l’educazione alla cittadinanza attiva e alla diversità, la formazione ad un corretto uso delle tecnologie, la promozione di stili di vita sani ed equilibrati. La rete è costituita dalle seguenti realtà: le Amministrazioni Comunali di Artegna, Bordano, Gemona del Friuli, Montenars, Osoppo, Trasaghis, Venzone, l’Associazione Genitori «Liceo Magrini», il Centro Regionale di Orientamento dell’Alto Friuli, il Dipartimento di Prevenzione e il Dipartimento per le Dipendenze dell’A.S.S. n. 3 «Alto Friuli», il Distretto sociosanitario n. 1 dell’A.S.S. n. 3 «Alto Friuli», lo IAL Friuli Venezia Giulia – sede di Gemona del Friuli, l’Istituto Comprensivo di Gemona del Friuli, l’Istituto Comprensivo di Trasaghis, l’Istituto Statale d’Istruzione Superiore «Raimondo D’Aronco», l’Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri «Giuseppe Marchetti», il Liceo Scientifico Statale «Luigi Magrini» ed il Servizio sociale dei Comuni dell’Ambito distrettuale n. 3.1 «Gemonese, Canal del Ferro, Val Canale». > Progetto “Fare scienze” Esposizione a Palazzo Scarpa di percorsi didattici realizzati dalle scuole del polo scolastico gemonese S i svolgerà dal 5 all’11 novembre a Palazzo Scarpa l’esposizione di alcuni lavori realizzati dalle scuole di Gemona nell’ambito dell’educazione scientifica. Le scuole coinvolte sono l’Istituto Comprensivo di Gemona, l’Istituto Statale d’Istruzione Superiore «Raimondo D’Aronco», l’Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri «Giuseppe Marchetti», il Liceo Scientifico Statale «Luigi Magrini». Questi istituti durante l’anno scolastico 2011- 12 sono state impegnati in un progetto svolto in continuità tra i vari ordini di scuola, e teso allo sviluppo della ricerca nel’ambito scientifico. All’interno della mostra è raccolta ed ordinata una selezione di materiali provenienti dai percorsi didattici svolti nell’area SIC del lago Minisini di Ospedaletto in collaborazione con Enti, Associazioni ed esperti che operano sul territorio. L’esposizione ospiterà anche ventidue exibit sull’energia proposti dal Laboratorio Regionale sull’Ambiente. La mostra sarà aperta dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 12.00. Sabato 10 e domenica 11 novembre dalle ore 9.00 alle ore 19.00 >8 Progetto “Opportunità giovane” Francesco Cargnelutti, laureato a pieni voti all’Università di Trento, facoltà di Scienze politiche e delle relazioni internazionali con una tesi dal titolo “Studio etnografico all’interno di una casa di accoglienza per immigrati” si trova ora a Lampedusa per vivere un’esperienza direttamente a contatto con chi quotidianamente affronta l’emergenza e l’accoglienza. giovani: hanno al massimo trent’anni, sono freschi di studi e hanno entusiasmo ed energia; inoltre, il fatto che siano per età piuttosto vicini ai ragazzi fa sì che il rapporto sia molto meno formale e più diretto. Così anche l’insegnamento delle materie più ostiche è reso facile da figure meno professorali e più disposte al dialogo; ad ogni ragazzo vengono impartite lezioni individuali e gratuite sulle materie che più interessano, che si vuole consolidare o in cui si ha più difficoltà. Il bando per poter insegnare al doposcuola è stato pubblicato a metà ottobre, con scadenza i primi giorni di novembre. Per informazioni ci si può rivolgere al responsabile dell’ufficio socio-assistenziale e scolastico Roberto Copetti (0432 973252), oppure consultare il sito del comune. Invece i ragazzi ch e volessero usufruire del servizio possono rivolgersi direttamente al consigliere comunale Adalgisa Londero. Segnaliamo il suo blog di cui pubblichiamo l’incipit “Sono Francesco, aspirante giornalista e cercatore di storie; Noblomov.wordpress.com è il blog in cui cercherò di riportare tappa dopo tappa il mio viaggio alla ri-scoperta di alcune delle realtà che vedono come protagonisti i migranti in sud Italia. Si tratta di un tentativo di informazione dal basso, che mira a fornire un’immagine diversa da quella dei media, di alcune espressioni dell’attuale fenomeno migratorio. Partirò da Gemona del Friuli l’8 ottobre con destinazione Lampedusa. Mi fermerò lì un paio di settimane per poi spostarmi in Calabria, a Riace, Rosarno e Acquaformosa. La data di rientro è prevista per i primi di dicembre. L’idea è quella di abbinare a ogni paese una tematica diversa: a Lampedusa tratterò il tema della migrazione, degli arrivi e del modo in cui l’isola vive la peculiare situazione di testa di ponte della migrazione internazionale; a Riace e Acquaformosa mi soffermerò sulle politiche di integrazione attuate dalle amministrazioni locali di quei comuni; infine la permanenza a Rosarno mi consentirà di approfondire la questione dei lavoratori stagionali. http://noblomov.wordpress.com/diario-di-viaggio-e-di-campo-2/ 9 > Amministrazione comunale organizza a partire dalla metà di dicembre un’ attività pomeridiana di doposcuola, per poter venire incontro alle famiglie in cui entrambi i genitori lavorano e che h anno la necessità di un luogo dove i figli possano trascorrere i pomeriggi, possibilmente in un contesto educativo e formativo. L’iniziativa è gestita direttamente dal comune, dal consigliere Adalgisa Londero, da cui l’idea è partita tre anni fa. Nel doposcuola gli insegnanti sono > L’ Lorenzo la talpa di Lorenzo Londero “flec” cosa pubblica> Acquisto di palazzo Scarpa: il sindaco si confronti con i cittadini! Al termine della discussione sull’acquisto del palazzo Scarpa (già sede della banca Antonveneta) il Consiglio comunale di Gemona del 16 luglio u.s. approva anche l’integrazione proposta dal consigliere G. Tiso, secondo cui “l’Amministrazione comunale si riserva la possiasta pubblica bilità di esperire un’a per la vendita dell’immobile ex- magazzino di via Roma”. Pochi giorni dopo lo stesso Tiso e B. Zilli inviano una osservazione scritta al sindaco e a tutti gli assessori e consiglieri, in cui chiedono “che si provveda ad una n uova stima dell’intero compendio immobiliare avente ad oggetto gli immobili adibiti a magazzino di proprietà comunale, nonché le aree antistanti denominate ex-GIL, prima di determinare la base d’asta per il necessario pubblico incanto”. ficabile a 35 euro al mq alla società immobiliare Codone, proprietaria del palazzo Scarpa. Poiché la trattativa è avvenuta con la sola società Codone, la Giunta comunale ri-esaminerà l’intera operazione immobiliare ricorrendo anche all’asta pubblica? Di questa complessa operazione immobiliare (già esaminata nel n. 86 di Pense e Maravee) uno degli aspetti più controversi riguarda proprio l’area ex-GIL che, tolto il vincolo attuale del parcheggio, potrebbe essere venduta come edi- Questa domanda, unita agli interrogativi già formulati su Pense e Maravee, dovrebbe trovare risposta in un confronto pubblico, in cui sindaco e assessori spiegano il senso complessivo di questa operazione e ascoltano il parere dei cittadini. La Regione non finanzia la “Città dello sport” Nella delibera regionale n. 1175 del 21.06.2012 è allegato l’elenco delle domande inammissibili presentate nell’anno 2012. Fra le decine di queste richieste di contributi regionali presentate da Comuni e società sportive dell’intera regione ve ne sono ben quattro riferite al Comune di Gemona e riguardano i seguenti interventi: - un campo di allenamento con illuminazione e spogliatoi per l’associazione locale di rugby, > 10 - una struttura indoor per l’arrampicata sportiva – 1° lotto, - una struttura da destinare a palazzetto dello sport e sistemazione area esterna, - una struttura per volo libero/parapendio – 1° lotto. Tutte queste domande sono state escluse da finanziamenti regionali con le relative motivazioni. Nel numero di Maggio 2012 di Pense e Maravee avevamo invitato il Comune di Gemona a farsi promotore (anche a nome dei 15 Comuni aderenti al progetto “Gemona città dello sport e del benstare”) di una forte iniziativa politica per ottenere dalla Regione adeguati finanziamenti, anche con il coinvolgimento di tutti i consiglieri regionali del nostro collegio elettorale. Tale invito, dopo la bocciatura operata dalla giunta Tondo, diventa ancora più attuale e improcrastinabile anche in vista della prossima legge finanziaria regionale. comunicato> di Antonio Antonelli Uno spazio per la musica La Banda Musicale Città di Gemona ha sede a Campolessi PENSEEMARAVEE associazione culturale ASSE MBLEA AN N UALE DI PENSE E MARAVEE Noi del direttivo ci stavamo ancora guardando intorno, all’ombra degli alberi del giardino dell’ex-scuola primaria di Campolessi, e fantasticando (ma neanche tanto) di prove estive all’aperto, grigliate sociali nel parco e cose simili, quando abbiamo visto arrivare l’auto dell’assessore Marmai. L’atmosfera era piuttosto euforica perché eravamo lì per visionare le stanze che l’amministrazione aveva messo a di- venerdì 23 novembre 2012, alle ore 20. 30, nella nuova sede della "Casa del volontariato" in via San Giovanni, 20 L'incontro servirà per illustrare il resoconto delle attività svolte durante il 2011, presentare il programma delle iniziative previste per il 2012- 2013 e votare il nuovo direttivo. L'assemblea è aperta ai soci, agli amici, ai simpatizzanti e a tutte le persone che vogliono dare un contributo di riflessione e di proposta. sposizione delle associazioni: si trattava delle aule al secondo piano della scuola. Siamo saliti al secondo piano, al buio; ma quando le luci si sono accese e abbiamo potuto vedere le stanze, abbiamo tirato un sospiro di sollievo: il luogo era perfetto e adesso eravamo sicuri che la scuola di musica sarebbe partita! Il lunedì successivo, a prove, abbiamo dato a tutta la banda la lieta notizia: ora abbiamo la sede, ma ci sarà del lavoro da fare: bisognerà allestire la sala prove con tutto il necessario e, possibilmente, anche un po’ di comfort. Subito i bandisti si sono messi in moto: chi si offre per recuperare le sedie, chi un divano, chi gli scaffali; forse riusciremo anche a trovare un frigorifero per i generi di prima necessità... Pian piano, con il contributo di tutti, ci costruiremo una sede bella e funzionale. informazione pubblicitaria [email protected] Ricapitolando: ora la Banda Musicale Città di Gemona ha una sede presso l’ex- scuola primaria di Campolessi, nella quale si terranno le prove ogni lunedì sera dalle ore 20:30 alle ore 22:00 circa. Inoltre, cosa ancora più importante, da metà ottobre sarà attivata la scuola di musica con corsi di propedeutica musicale per bambini delle prime due classi della scuola primaria, corsi di teoria e solfeggio a partire dalla terza classe della scuola primaria e, ovviamente, corsi di strumento: tromba, trombone, flicorno, sax, clarinetto, flauto, percussioni. Per informazioni e contatti, ci si può rivolgere al Presidente Loris Sbaizero (3460222768) o al Maestro Herbert Fasiolo (3286947302), presentandosi il lunedì sera durante le prove oppure scrivendo all’indirizzo [email protected]. Cartolibreria Coccinella sas di Marina Lepore & C: Via Dante Alighieri 213 Gemona del Friuli tel/fax 0432 981305 11 > F inalmente una sede! Finora, per le prove del lunedì sera, eravamo stati generosamente ospitati dagli scout di Gemona, ma si trattava di una sistemazione provvisoria che, tra l’altro, presentava notevoli problemi logistici, anche perché la Banda, sebbene nata da pochi mesi, era già in piena attività: le chiamate erano molte e sentivamo la necessità di un luogo dove poter tenere l’archivio, la batteria, i leggii e, in futuro, una indispensabile fotocopiatrice. In sostanza avevamo bisogno di uno spazio per poter portare avanti in maniera adeguata e possibilmente più comoda la nostra attività. Ma la cosa che ci angosciava di più era la scuola di musica: per mesi avevamo organizzato la scuola di musica contattando i maestri, parlando con i ragazzi, distribuendo volantini, ma senza la certezza che avremmo avuto un luogo in cui le lezioni potessero svolgersi. Avevamo anche fissato la data d’inizio dei corsi: metà ottobre. Tutto era pronto a partire; ma dove? ambiente> Dialoghi, appunti e domande sulla terra di Sandro Cargnelutti Dialoghi. Il bambino e il papà P apà, cos’ è la terra? E’ quello strato di 15- 20 centimetri che tu vedi e tocchi nell’orto; è un meraviglioso laboratorio ecologico, popolato da molti organismi, dove i materali si accumulano, si trasformano e vengono in parte riassorbiti dalle piante. Pensa che in un suolo grande come un campo di calcio quegli organismi possono pesare come cinque o sei elefanti, molto di più degli animali e degli uomini che lo calpestano. Sono lombrichi, insetti, funghi, batteri,.. fondamentali per chiudere i cicli della natura. Quando piove l’acqua scorre sull’asfalto ma scompare quando bagna la terra. Dove va? S’infiltra ed è trattenuta dalle sostanze minerali (particelle di argilla) e dall’humus. Quella che sfugge per effetto della gravità alimenta i pozzi d’acqua sotteranei. Se osservi al microscopio un grumo di terra è pieno di piccole caverne. E’ lì che avvengono le reazioni e gli scambi dei nutrienti. Se consideri tutta la superficie, anche quella delle “caverne” interne, un terreno grande come un campo di calcio ha una superficie che può contenere l’Austria. OOOOOh….! Papà, il suolo serve solo ad appoggiare le strade e le case? Molti lo hanno inteso e lo intendono proprio così. Ma i servizi del suolo sono diversi e importanti: nutre le piante che producono cibo, filtra e pulisce l’acqua, ospita la maggioranza degli organismi viventi presenti sul pianeta, ci fornisce le materie prime per realizzare le nostre case e custodisce i tesori del passato, la nostra storia. Si forma in migliaia di anni e una ruspa in un attimo lo distrugge o, se sopra gli costruiamo un parcheggio, lo “sequestriamo” per molto tempo. La cementificazione del suolo, > 12 ben oltre le normali necessità, ha fatto sì che non si sappia mai dove inizia e dove finisce un paese: le case sono sparse dappertutto. i suolo d o m u ns i sul co r e m u N Papà, se c’è la fame nel mondo, vuol dire che non c’è abbastanza suolo da coltivare? Ogni anno, nel mondo, si aggiungono 85 milioni di bocche da sfamare e i suoli fertili si riducono sempre più in quantità e qualità; in parte vengono utilizzati per produrre, non alimenti, ma “energia”. Stati popolosi come la Cina e l’India stanno inoltre acquistando suoli in Africa, cacciando i contadini, per sfamare i loro cittadini. E poi ci sono gli speculatori… N Papà, se da grande farò il Sindaco proteggerò il suolo. Bravo! Proteggendo il suolo proteggi l’ambiente e l’uomo. Adesso però andiamo a tavola e mangiamo la verdura che hai raccolto con la nonna nell’orto “cence velens”. el mondo solo l’11% delle terre emerse può essere destinato alla produzione di alimenti. Ma non sono tutte terre fertili. I terreni di maggiore qualità sono anche quelli più antropizzati (vedi la Pianura Padana). In Europa ogni anno si edificano più di 1000 km quadrati di territorio (fonte EU). In Italia urbanizzazione e abusivismo hanno «rubato» all’agricoltura, negli ultimi dieci anni, due milioni di ettari, in trent’ anni più di cinque milioni (fonte Confederazione italiana agricoltori). Il tasso di urbanizzazione pro capite è pari a circa 230 mq per abitante e varia dai 120 mq/abitante della Basilicata, fino agli oltre 400 mq/abitante del Friuli-Venezia Giulia, terza regione in Italia per consumo di suolo. Gemona è uno dei paesi più urbanizzati del Friuli; la presenza di strade è Solo dopo che l’ultimo albero sarà stato abbattuto. Solo dopo che l’ultimo fiume sarà stato avvelenato. Solo dopo che l’ultimo pesce sarà stato catturato. Soltanto allora scoprirai che il denaro non si mangia (antico detto degli Indiani Cree) Dedico questo articolo a Pieri Gii, scomparso da poco, perché conoscevo il suo attaccamento alla terra e la sua sofferenza nel vederla così poco considerata. Anche della conoscenza. Senza conoscenza e saperi una comunità ha il fiato corto, si concentra sul presente. Anche il Comune può essere produttore di conoscenza utile ad amministrare il territorio, a creare una cultura di appartenza e di gestione sostenibile delle risorse. I tra le più alte in regione. La forbice tra aumento della popolazione (che è calata a Gemona negli ultimi cento anni) e l’aumento della superficie urbanizzata è tra i più alti in Italia. Con tanti contenitori vuoti. Cosa pensare di tutto cio’? E’ auspicabile che le comunità locali siano più sensibili degli amministratori e tutelino gli ambiente ancora non cementificati. Il suolo e il paesaggio sono beni comuni. Si costruisca sul costruito, si riqualifichino gli edifici dal punto di vista energetico, acustico, estetico, si sostituisca il cemento con altri materiali che lascino respirare la terra nei parcheggi, … si rigeneri il tessuto urbano. Si blocchi la dissennata espansione senza deprimere l’occupazione. Il Disegno di legge del Ministro Catania cerca di porre un freno al consumo di suolo in agricoltura. E’ un primo timido passo nella direzione giusta. n un precedente articolo avevamo proposto di associare allo sport e al benstare anche l’ambiente perché non ci può essere benstare se non c’è qualità ambientale. A Gemona non abbiamo grossi problemi di inquinamento e la qualità della vita è buona. La criticità ambientale, tante volte sottolineata da PM, è l’uso dissennato del suolo con costruzioni a pioggia che hanno rotto la sapiente geometria costruita nel corso dei secoli, le otto borgate e un centro storico, e banalizzato il paesaggio urbano. Un intreccio compulsivo di interessi, a scapito di un bene comune. Questo ha comportato un aumento di costi (per la raccolta dei rifiuti, la depurazione delle acque, trasporti e illuminazione,…) che pesano sui bilanci del Comune e una riduzione dei suoli disponibili. Occorre invertire la rotta e investire in un rapporto nuovo con il territorio e le sue risorse, recuperando sapienze antiche e scenari di sostenbilità reale. Gemona città dello sport, del benstare e dell’ambiente. E’ sufficiente? No! Signor Sindaco, invece di misurare l’impronta di carbonio (anidride carbonica prodotta dai processi di combustione), che nelle nostre condizioni non è una priorità, investa un po’ di risorse per misurare il benessere della comunità integrando gli indicatori già conosciuti con quelli specifici, rilevati sul campo e proposti dall’ISTAT. Iniziamo con i cinque indicatori sull’uso del suolo. Il comune li misura e li pubblica sul suo sito. E poi voltiamo pagina sulla gestione del territorio con le sue 46 varianti urbanistiche, bloccando ulteriore occupazione di suolo. Gemona, città della conoscenza, del “G benstare e dello sport. Il suo territorio tra natura e storia” potrebbe essere lo slogan rinnovato. P.S. Un auspicio e una preoccupazione. C’è ancora tempo per rivedere progetti faraonici di ser vizi di atterraggio a supporto del volo libero. Rischiamo di appesantire “di cemento” le ali delle vele che vibrano nel vento. Non è un buon avvio. Girano voci che dopo la strada sui piani di Cuarnan, c’è l’interesse a costruire casette spacciandole come deposito degli attrezzi. Confido che siano voci del tutto prive di fondamento. 13 > Gemona città dell o sport e del ben stare L’ISTAT con il suo progetto per misurare il benessere equo e sostenibile si inquadra nel dibattito internazionale sul cosiddetto “superamento del Pil”, stimolato dalla convinzione che i parametri sui quali valutare il progresso di una comunità non debbano essere solo di carattere economico, ma anche sociale e ambientale, corredati da misure di diseguaglianza e sostenibilità (fonte BES). il caso> I Profeti guardano dall’alto D al 1533 fino al 1976 la Madonna, i Santi, le Sante, i Profeti e le Sibille dipinti da Pomponio Amalteo ci hanno guardato dal soffitto della chiesa di San Giovanni, qualcuno di loro perfino sporgendosi dalla cornice od offrendo alla lettura pagine e cartigli. Ma forse solo negli anni successivi alla realizzazione, quando i colori della pittura risplendevano ed era ancora facile riconoscere nei personaggi rappresentati i ritratti di uomini e donne di Gemona, questo soffitto, una delle opere più significative del Rinascimento friulano, ha goduto di un’attenzione diffusa e popolare. Attraverso varie iniziative quest’anno l’associazione culturale “Valentino Ostermann” ha cercato di ampliare l’area dell’interesse attorno al soffitto dell’Amalteo, le cui tavole ora sono conservate in un luogo non accessibile al pubblico. In questo ha avuto la collaborazione convinta di importanti studiosi (tra i quali Liliana Cargnelutti, Maurizio d’Arcano Grattoni, Caterina Furlan), tutti concordi sull’opportunità di dare al manufatto una collocazione che ne consenta la piena valorizzazione a favore della popolazione locale, delle scuole, di tutti coloro che sono interessati ai beni artistici. L’amministrazione comunale ha recentemente prospettato la sistemazione del soffitto cinquecentesco nel piano interrato di palazzo Scarpa (ex banca Antonveneta, in piazza Garibaldi). E ’ u n’ i p o t es i c h e i m p o ne q u a l c h e d om a n d a . Risponde all’obiettivo di una piena valorizzazione la collocazione del soffitto cinquecentesco nello stesso edificio in cui dovrebbero aver sede gli uffici comunali? Sarebbe adeguatamente valorizzata un’opera concepita per essere osservata a un’altezza di circa sette metri, quando fosse posta in un seminterrato alto poco più di quattro metri? E come si prevede di riempire il “buco” lasciato in via San Giovanni dalla mancata ricostruzione dell’edificio dove si trovava il soffitto? di Alida Londero informazione pubblicitaria •TABACCHERIA •RICEVITORIA LOTTO •SUPERENALOTTO •VALORI BOLLATI •PAGAMENTI BOLLETTINI POSTALI •BOLLI AUTO •CENTRO SERVIZI LOTTOMATICA •SISAL PAGAMENTI IMU •VOUCHER INPS •CARTE PREPAGATE PAY PAL •P > 14 di Enzo Rossi In centro a Gemona Via XX Settembre, 17 - 33013 Gemona del Friuli (Ud) Tel./Fax 0432 971818 - Tel. 0432 981286 E-mail: [email protected] di Anna Piazza [email protected] La salute prima di tutto Il mondo del fitness, che ci vuole tutti giovani, magri e sorridenti, poco si adatta alle esigenze di cui diverse fasce di popolazione necessitano. Ecco perché c’era bisogno di una struttura che si occupasse da vicino di rieducazione motoria e funzionale per le persone che hanno subito un trauma o per sportivi che necessitano di assistenza terapeutica e motoria. Nasce sotto queste aspettative il nuovo Centro di Rieducazione Motoria e Funzionale in via Osoppo, diretto dalla dott.ssa Elena Dallolio e dal dott. Simone Spizzo. Entrambi laureati in scienze motorie a Gemona, entrambi con anni di esperienza alle spalle. Elena Dallolio, gemonese di nascita, dopo aver collaborato per diversi anni nella palestra della piscina Atlantis di Gemona, si è poi trasferita a Spilimbergo, in una struttura molto più grande, dove ha conosciuto il dott. Spizzo, specializzato in osteopatia. Dopo anni di collaborazione e di affinità in campo lavorativo e medico, hanno deciso di unire le forze e di aprire un centro più vicino alle idee e agli intenti di entrambi. «E’ una struttura diversa da una palestra, non ci interessa il fitness, vor- apre a Gemona un nuovo centro per la rieducazione motoria remmo offrire un servizio più mirato alla salute e allo sport, con un occhio di riguardo per le tante associazioni sportive presenti sul territorio. Tutto quello che facciamo ha una funzione salutare» racconta Elena. Quello di via Osoppo è di fatto un centro di dimensioni discrete, interamente al piano terra, di facile accesso e senza alcuna barriera architettonica. «Il nostro intento principale è quello di lavorare sulle e con le persone, farle sentire un po’ come a ‘casa’, seguendole passo passo, nello sviluppo e nel superamento della patologia, ecco perché scegliamo di lavorare con piccoli gruppi di persone» precisa Simone. I servizi offerti sono molteplici, si va dalla ‘semplice’ visita di trattamento osteopatico, all’applicazione taping, all’analisi e al riequilibrio posturale, passando per la rieducazione motoria pre e post operatoria, fino alla ginnastica antalgica e correttiva, alla preparazione atletica, alle misurazioni antropometriche, e al metabolic work, finalizzato alla riduzione del grasso corporeo. Ogni tipologia di trattamento proposto, viene svolto con la consapevolezza di quanto sia importante ripristinare un corretto assetto corporeo per recuperare e mantenere al meglio il proprio benessere generale. Uno stile di vita frenetico o sedenta- rio, infatti, porta inevitabilmente ad una perdita di coscienza del proprio corpo, con la conseguente alterazione delle abilità motorie e dei corretti schemi posturali, a grave discapito della salute psico-fisica di ognuno di noi. Ecco perché è così importante prendere coscienza del nostro reale stato di salute e correggere i problemi che ci affliggono. «Vorremo presto poter lavorare con i bambini. Gemona offre tanta attività sportiva, quindi oggi i bambini possono scegliere. Noi vorremo creare corsi di ginnastica posturale per adolescenti, per evitare futuri problemi di scoliosi, e appoggiandoci ad un nutrizionista, creare dei percorsi contro l’obesità infantile» precisa Elena. Progetti importanti per la salute e la salvaguardia del benessere fisico di tutti, con un occhio (importantissimo) per i più piccoli. Perché in fondo il concetto è sempre lo stesso: ‘prevenire è meglio che curare’. Elena Dallolio e Simone Spizzo 19 > B enessere e salute. In questa nostra Gemona in cui, da alcuni anni a questa parte, si sente tanto parlare di sport e benstare, palestre, attività ginniche e testimonial d’eccezione in campo di atletica olimpica e paraolimpica, da oggi si darà spazio anche ai concetti di salute, benessere ed educazione motoria. salute> Come il gioco d’azzardo diventa una dipendenza di massa a cura di Gianni Canzian Dalla roulette alle “macchinette” I l gioco d’azzardo è fin dall’antichità una costante della storia umana. Il gioco dei dadi è quello che vanta una storia più lunga: immagini di dadi e di giocatori si trovano nelle raffigurazioni degli antichi egizi già intorno al 3000 a.C. Da “alea” (dado in latino) deriva il termine aleatorio, e da “al-zarh” (il dado in arabo) deriva il termine azzardo. L’attrazione per tutti i giochi dove il risultato è affidato al caso (testa o croce, scommesse, roulette, lotterie, ecc.), e dove vi è una quota di rischio (in genere, ma non sempre, in denaro), ha qualcosa di irresistibile per la nostra specie (la letteratura è ricca di storie di persone rovinate dal gioco, di fortune dilapidate, di suicidi fuori dal casinò). Nelle forme più estreme la posta è la vita stessa (come nella “roulette russa” o in altri “giochi di morte”). Molti giochi d’azzardo molto meno “funesti” (totocalcio, lotterie, lotto ed altri simili) fanno parte della nostra storia tanto che spesso non vengono nemmeno considerati tali (anche se > 20 molti, giocando al raddoppio, si sono rovinati al lotto). Cosa c’è quindi di nuovo che giustifichi l’attuale allarme? Due cose in particolare. 1) I giochi d’azzardo non sono tutti egualmente capaci di dare dipendenza. Il fattore più importante è il tempo. Tutte le droghe che giungono rapidamente al cervello e creano un rapido picco di eccitazione danno più facilmente dipendenza (bere a stomaco vuoto piuttosto che a stomaco pieno, gli oppiacei endovena piuttosto che quelli per bocca, la cocaina fumata piuttosto che quella sniffata, la nicotina della sigaretta piuttosto che quella del tabacco da masticare, ecc.). Anche la ripetitività dell’eccitazione ha un grosso peso. Chi fuma sigarette inala droga 20-30-40 volte al giorno, chi si “buca” solo due o tre (la nicotina infatti è la droga che causa più facilmente dipendenza). Lo stesso accade per il gioco d’azzardo: più è breve il tempo che passa dalla giocata al risultato, più alcune aree del cervello si ec- citano, e più frequenti sono le giocate, più l’eccitazione cresce. Per fare due esempi estremi, il totocalcio comporta una lunga latenza (ore o giorni) fra la giocata e la vincita, e non può essere di nuovo giocato prima di una settimana. Con le slot-machine fra giocata e vincita passa sì e no un secondo, e la giocata può essere immediatamente ripetuta innumerevoli volte. Così mentre la dipendenza da totocalcio è di fatto inesistente, quella da slot-machine è frequente e grave. 2) La diffusione della possibilità di giocare. Fino a pochi anni fa per accedere ai giochi più “tossicomanigeni” bisognava andare all’estero, o in uno dei pochissimi casinò italiani. Ora l’Italia è diventata una gigantesca Las Vegas: quando ci sono andato, diversi anni fa, mi aveva colpito la presenza di “macchinette” nei luoghi più impensati; oggi in Italia è la stessa cosa, oltre alle sale gioco vere e proprie, ci sono slot-machine nei bar, nelle pizzerie, nei tabacchini, dal giornalaio, nelle lavanderie a gettone, e così via. L’offerta crea do- Naturalmente il gioco d’azzardo non è sempre “patologico”. La stragrande maggioranza dei giocatori (circa l’80%) gioca saltuariamente, somme in genere modeste, per semplice divertimento. Una parte (10-15%), consiste di “giocatori problematici” (giocano con frequenza, spendendo più di quanto vorrebbero, tornando a giocare per recuperare le perdite, ma sono ancora in grado di smettere). Infine il 5-8% di chi gioca ne diviene dipendente, con progressiva rovina economica e spesso sociale e familiare (“gioco d’azzardo patologico” o “G.A.P.”). Il 5% può sembrare poco, ma moltissime persone si avvicinano al gioco e quindi il numero dei dipendenti è grande (e in crescita). Si stima infatti che in Italia circa 7 milioni di persone giochino almeno una volta alla settimana, e fra queste 800 mila siano dipendenti dal gioco e 2 milioni siano giocatori problematici In questo quindi il gioco è come l’alcol: a fronte di una maggioranza di “bevitori normali” vi sono molti “bevitori problematici” e un numero non piccolo di “alcolisti”. Mentre però l’uso di alcol è da anni in calo, il gioco d’azzardo è in tumultuosa crescita. In Italia, nel 2011, il giro d’affari del gioco d’azzardo è stato di quasi 80 miliardi di euro, 1.330 euro a testa (1.673 se consideriamo solo i maggiorenni). Erano solo 14 miliardi nel 2000, 24 nel 2004, 47 nel 2008. Sono somme elevate anche rispetto al resto dell’Europa: nel 2009 in Italia si sono giocati 54 miliardi di euro, in Spagna 17 e in Francia 19. Detraendo dalle somme giocate le vincite incassate, i soldi effettivamente perduti dai giocatori sono 18,5 miliardi nel 2011 (di questi metà è andata allo Stato, l’altra metà ai concessionari). La parte del leone (per la già ricordata forte capacità di dare dipendenza) è rappresentata dalle slot-machine (più del 55% del fatturato totale). Il gioco d’azzardo è ormai diventato la terza industria in Italia, con 5000 grandi e piccole aziende, 1500 concessionari-gestori e 120.000 addetti. Metà del fatturato è comunque in mano a 10 grandi concessionari. In queste cifre non è poi conteggiato il vastissimo mercato delle scommesse clandestine, gestito in gran parte dalla criminalità organizzata. Tutto questo, considerando che il gioco (come in tutto il mondo) è più diffuso fra le persone meno abbienti (che sognano una vincita che risolva le loro difficoltà), si traduce in drammatiche situazioni di povertà (nell’ultima relazione al parlamento si stima che il 6-7% delle separazioni in Italia sia oggi causato dai debiti di gioco del coniuge). A fronte di tutto ciò, la pubblicità che invita a giocare è martellante e in crescita, e la frase a fine spot “gioca il giusto, non esagerare” è pesantemente ipocrita. Che fare a fronte di questa situazione? La pubblicità, così come per le sigarette, andrebbe sicuramente vietata (ma ormai il gioco è così diffuso che questa misura, pur giusta, sarebbe forse poco utile). Le normative che impongono distanze fra le sale giochi e le scuole (e altre zone sensibili) sono inutili perché non comprendono le “macchinette” dei bar (principale causa della diffusione del gioco). Lo stesso tutti gli altri interventi sulle sale gioco, come la possibilità per il cliente di chiedere che gli sia posto un tetto alle giocate (chi mai lo chiederà). Certo limitare il gioco d’azzardo alle sole sale giochi, ben individuate e dove è facile impedire l’accesso ai minori, sarebbe meglio, ma chi avrà il coraggio di intervenire su tutti gli esercizi che ne sono ormai forniti? Parlare dei rischi del gioco nelle scuole probabilmente non farebbe che stimolare la curiosità. Infine è poi in crescita il gioco on-line, ancora più difficile da controllare a meno di non chiudere tutti i siti per legge. In sintesi, la partita della prevenzione sembra ormai in buona parte perduta. E’ invece ancora percorribile la strada della cura. Si possono creare servizi di aiuto per i giocatori, che al momento non sono previsti, anche se alcuni già se ne occupano. A breve si prevede l’inserimento (con il nome di “ludopatia”) del gioco d’azzardo nei L.E.A. (livelli essenziali di assistenza). I trattamenti sono comunque difficili. Gli strumenti più efficaci sono da un lato il controllo del denaro da parte dei familiari o di altre persone nominate ad hoc, dall’altro le terapie di gruppo, sia nei servizi, sia in forme associative (“giocatori anonimi”, nati sul modello di “alcolisti anonimi”). Tutti i SerT della Regione, fra cui quello di Gemona e Tolmezzo, hanno già avviato o stanno avviando progetti in tal senso. Chi avesse bisogno di aiuto, può quindi, oltre a parlare col proprio medico di fiducia, contattare il Dipartimento delle Dipendenze. 21 > manda, ed un’offerta così capillare di slot attira, all’inizio per normale curiosità, col tempo a volte per dipendenza, un numero elevatissimo di persone. Va detto che anche se si parla spesso delle “sale giochi”, i problemi più frequenti sono collegati proprio alle “macchinette” dei bar, dove gli avventori infilano un euro dopo l’altro. Le dipendenze poi vanno spesso a braccetto, ad esempio alcolismo e gioco d’azzardo, e quale luogo migliore di un bar per un alcolista giocatore? giovani e professioni> Incontro con Alessio Pischiutti studente gemonese ma anche pastore e appassionato allevatore L’esperienza, lo studio, la passione L a mia passione nasce quando, ancora bambino, seguivo mio padre quando andava a lavorare in alcune stalle della provincia di Udine. In questi primi approcci con il mondo dell’allevamento mi divertivo semplicemente ad osservare gli animali e in particolare mi soffermavo sul mantello delle vacche, scoprendo pian piano le diverse razze bovine. Crescendo mi sono interessato anche agli interventi che mio padre effettuava sugli animali. Mi è sempre piaciuto seguirlo al lavoro, e mi sembra utile ancora oggi perchè ho capito che anche se ho potuto osservare fin da piccolo gli animali, le stalle, il lavoro del veterinario, ho comunque ancora molto da imparare da mio padre. Credo sia così che è nata la mia passione. Attraverso l’esperienza. Comunque, già a quei tempi capii che da studente avrei fatto di tutto pur di diventare un veterinario. Alcuni anni più tardi mio padre ha costituito una piccola società, chiamata Luna, insieme ad un altro veterinario di Cavazzo Carnico, comune dove si trova l’azienda. Comprarono circa 50 bestie da latte e così, oltre che come veterinario, è iniziata l’avventura come allevatore. La stalla si trova lontano da Gemona, dove abito, ma questo non mi ha impedito di poterci andare a lavorare saltuariamente fin da quando ancora non avevo la patente e dovevo fare tutta la strada in bicicletta. Tuttavia non è stato a Cavazzo che ho iniziato le mie esperienze da pa- > 22 store e mungitore, ma a Trasaghis, nella zona industriale, dove i fratelli Rodaro di Avasinis avevano preso in gestione la stalla e pascolavano una mandria di decine di vacche, oltre che un gregge di pecore e capre. In quel periodo ho scoperto anche l’altra mia passione, che è quella per la malga e la montagna. Le prime vere esperienze di sveglia mattutina, di mungitura e pascolo le ho fatte invece in malga Cuar, sopra Avasinis, dove venivano caricate le vacche e le pecore di Trasaghis. Da quegli anni lì fino ad oggi ho visitato varie malghe, un po’ per curiosità, un po’ per imparare tecniche di alpeggio che differiscono da malga a malga. Negli ultimi anni ho lavorato in Straniger Alm, una malga in Austria a pochi metri dal confine con il comune di Paularo, per alcuni mesi in Malga Lavareit, sopra Cleulis, nell’estate 2011. Queste sono state alcune delle esperienze che mi hanno aiutato a maturare di più. In realtà non provavo molta fatica a lavorare lassù. Mi piaceva tutto di quel mondo: la sveglia mattutina, i gesti manuali del lavoro (nella malga Lavareit si munge ancora a mano!!!), la pausa pranzo, le lunghe passeggiate nei pascoli con le mucche, il sapore del latte appena munto, le storie che raccontavano i vecchi sulla loro giovinezza. Mi è sempre piaciuto sentir parlare di quelli dei vecchi tempi, non ne ho mai perso l’occasione. Uno non può fare a meno di paragonarsi a loro. Di chiedersi come avrebbero fatto loro al giorno d’oggi. Queste esperienze mi hanno fatto acquisire esperienza nel campo dell’allevamento e della gestione della malga, facendomi inoltre avvicinare all‘attività casearia. C’è però un’ esperienza che mi è rimasta dentro in modo particolare e che ricordo spesso: la smonticazione delle malghe di Collina Grande, Plotta, Val di Collina e Collinetta, vicino al passo di Monte Croce Carnico. In quell’anno, il 2010, le aveva caricate un allevatore di Cazzaso, Luigi Piutti, che conosceva mio padre ed è stato proprio lui a propormi di andare ad aiutarlo a portare le vacche da Timau, giù per la valle del But, fino a Cazzaso, sopra Tolmezzo. Fu una giornata davvero bella ed esauriente; infatti dopo aver attraversato i paesi di Timau, Cleulis, Paluzza, Sutrio, Piano d’Arta, Arta Termne e Zuglio in quasi dieci ore di cammino, siamo riusciti ad arrivare a destinazione. Nonostante queste fatiche la passione non mi è passata ed ormai credo non mi passerà più. Infatti è in malga e nella stalla che ormai vedo il mio futuro ed è per questo che adesso mi sono iscritto al primo anno di Medicina Veterinaria a Padova. Sto studiando questo mestiere perchè credo che l’allevamento, seppure sia un settore in forte crisi che ormai ha perso molti legami con quello che era il tradizionale metodo d’allevamento, non può semplicemente scomparire. L’allevamento deve avere un futuro e io ho fatto la scelta di lavorare nella zootecnia perchè credo fermamente che lo avrà. La rivista “Biologi italiani” organo ufficiale dell’ordine nazionale dei biologi nel n.5 del maggio 2012 ha pubblicato in forma integrale la ricerca di Alessio La ricerca La ricerca che ho effettuato mi è stata proposta dalla professoressa di scienze Elisa Contessi del Liceo Scientifico di Gemona, che ho frequentato fino all’anno scorso. Più precisamente il lavoro fa riferimento alla genetica, una delle discipline scientifiche che rientra nel programma scolastico. La mia professoressa mi ha quindi suggerito di approfondire le conoscenze sulla genetica coniugando la teoria studiata a scuola con l’osservazione “pratica” degli animali che ho potuto effettuare quando seguivo mio padre, medico veterinario, al lavoro. La ricerca è nata per poter partecipare al concorso “I giovani e le scienze”, nel quale però il lavoro non è stato selezionato, probabilmente anche perché si discosta da quelle che sono le tipologie classiche di relazione scientifica. Tuttavia questo insuccesso non ha fatto desistere me e la professoressa e quindi abbiamo inviato la ricerca alla redazione della rivista nazionale “Biologi Italiani”, la rivista ufficiale dell’ordine dei biologi, ottenendo una pubblicazione. mi ha quindi portato ad eseguire questa ricerca. Il titolo “La genetica bovina nell’esperienza personale” vuole rimarcare l’intreccio che esiste fra questo ramo della biologia e l’allevamento, intreccio in continua evoluzione e molto importante non solo per gli allevatori, ma anche per gli animali. Precisamente il mio lavoro riassume in poche pagine un settore dell’allevamento, quello della genetica, che ha acquisito una notevole importanza negli ultimi anni. Ho scelto personalmente questo argomento perché per me è una materia molto importante all’interno di un ramo dell’economia, quello zootecnico, che ultimamente è stato trascurato. L’interesse che ho sempre provato nei confronti dell’allevamento Questa ricerca è divisa in tre sezioni: i rapporti che esistono fra l’allevamento e la genetica; un approfondimento sul colore del pelo dei bovini e sulla sua trasmissione, che mi ha permesso di capire alcuni esempi che ho poi riportato sulla ricerca; le mie esperienze, in cui descrivo le mie personali vicende nel mondo dell’allevamento e, a grandi linee, la situazione dell’Alto Friuli. La ricerca, dopo una breve e personale introduzione, riporta alcune brevi nozioni sulla genetica in generale, dove si parla anche del padre di questa scienza, Gregor Mendel e dei vari esperimenti effettuati dagli scienziati specializzati in questo settore. Il capitolo successivo tratta dell’applicazione della genetica nell’allevamento e dell’aiuto che da questa può derivare ai contadini. La genetica, infatti, è utile soprattutto per la pianificazione dei parti, e spesso viene eseguita assieme al veterinario di fiducia. > 23 Il mestiere del writer Dopo il successo dell’appuntamento di writing Elementi Sotterranei, svoltosi lo scorso mese di giugno, l’Associazione “Bravi Ragazzi” chiude l’edizione 2012 con un’intervista doppia a Peeta e Dado, due artisti italiani tra i più rappresentativi del festival gemonese. DICCI CH I SE I E QUALI SONO STATE LE TUE PRIM E ESPE RIENZE DI WRITE R. Peeta: Sono Manuel Di Rita, vengo dalla provincia di Venezia e ho 31 anni. Nel ’92 sono stato a Barcellona e lì ho visto per la prima volta i graffiti e mi sono appassionato. Tornato a casa ho iniziato uscendo di notte di nascosto per andare a fare i “pezzi”. Dado: Sono Alessandro Ferri, vengo da Bologna e ho 36 anni. Ho scoperto il writing da piccolo nel parco sotto casa. Per me è stato più un avvicinarsi ad una stereotipia che in quegli anni andava molto. COME NASCE U N TUO “PEZZO” E COME SCEGLI I LUOGH I? Peeta: Un mio pezzo nasce da una ricerca di bozzetti. Faccio anche sculture, studiando forme e chiaro-scuri. Inizialmente cercavo i luoghi più visibili e adesso mi adatto a quello che mi viene proposto. Dado: Il mio pezzo nasce con un disegno su carta. E’ una progettazione tridimensionale delle lettere. Il luogo è importantissimo! Un muro non è mai > 24 uguale ad un altro, è un concetto simile a quello pubblicitario. I muri più visibili sono i più accoglienti, ad esempio i parchi dove ci sono le scuole. In questi luoghi mi piace dipingere perché c’è un pubblico che apprezza. Ma sono anche i luoghi anonimi, quelli lasciati andare, che con un disegno riescono a riacquistare una loro identità. LA SCELTA DE L POSTO CONDIZIONA IL “PE ZZO” O LA TUA I DEA HA SOLO BISOG NO DI U N POSTO PE R REALIZZARLA? Peeta: Il luogo influenza la scelta dei colori e delle forme. Tante volte devo vedere prima il muro per capire cosa fare. Dado: Il posto per realizzarla coincide molto con quello che fai sul muro, col pensiero che ti fai del luogo dove dipingi. Io le due cose le tengo strettamente in rapporto: se c’è un posto degradato o in periferia faccio determinati disegni, quando invece mi trovo a contatto con posti più socializzanti, faccio un altro tipo di disegni, come se entrassi io in rapporto con i luoghi della città, che, secondo me, sono comunque vissuti e hanno una loro identità, una loro anima, e io metto loro un vestito che sono i miei graffiti. SU QUALE PE ZZO HAI LAVORATO QUI A GE MONA? Peeta: Io ho gestito tutto lo sfondo. Ho rielaborato il logo del riciclo con le Intervista a cura di Paolo Cabas e Andrea Valent frecce estendendolo su una superficie molto più lunga e stretta. Ho poi lasciato delle campiture ampie per dare spazio agli altri writers di sviluppare il tema come meglio credono. Io ho dato una base grafica e loro hanno articolato il tema di quest’anno in uno stile più figurativo. Il mio disegno è nella parte centrale. Dado: A Gemona il tema è stato quello della spazzatura e pertanto ho voluto trovare un contrasto tra ciò che è un nastro delicato, figure morbide, e invece il trash, la sporcizia. Mi piacerebbe far capire anche che spesso all’interno della confusione della spazzatura ci possono essere cose libere e molto belle. Il bello è spesso là dove non te lo aspetti. QUAL È I L ME SSAGGIO CH E VUOI COMU NICARE ATTRAVE RSO I TUOI PE ZZI? Peeta: Il writing per me è uno stile di vita che mi spinge verso una continua ricerca, uno studio delle tecniche, della materia e delle forme. Cerco di fondere il “lettering” puro con lo stile tridimensionale fino a creare un ritmo visivo ed un equilibrio compositivo. Dado: Quello che voglio rappresentare è la forma, come nella danza classica o nella ginnastica attrezzistica. Infatti spesso disegno nastri perché penso che le figure rotanti bloccate siano virtuose, sinuose ed eleganti. Questo tipo di virtuosismo e di nobiltà è quello che io ricerco. Sun’s La musica che gira intorno Nel centro storico di Gemona c’è un cortile incantato... Piero Cargnelutti a cura di PierodiCargnelutti alla Corte della creatività! La Corte del Centrâl, in centro storico, è un luogo che conoscono tutti. O perlomeno, prima o poi di lì ci si passa. Recentemente, è stata il cortile che ha ospitato "La Corte del Rock", organizzato dall'associazione E30, che ha visto esibirsi Decanto, Living Dolls, La Stanza di Lucas, Ragazzi del Commissariato e Trabeat, oltre alle proiezioni dell'ultimo video degli udinesi Tapir Gets Angry, assieme alle tante altre produzioni video realizzate negli ultimi anni dall'associazione UponaDream: il tutto in una cornice molto accogliente e suggestiva, con lo sfondo DJ Yuma, ben piazzato con la sua consolle sull'enorme scala di ferro che sale imponente su palazzo Elti e la biblioteca. Sarà che alcuni musicisti di Gemona di qualche generazione prima (tra l'altro, anche alcuni di loro coinvolti in qualche modo ne La Corte del Rock), mi ricordano spesso quale luogo di incontro incredibile fosse diverse decine di anni fa il Centrâl, sarà che proprio le sere della recente iniziativa culturale hanno avuto una grande risposta di pubblico in quel luogo. Sarà anche che è bello vedere iniziative di questo tipo che vedono coinvolti gli esercenti, i musicisti, ed anche le realtà più giovani e creative, una squadra che utilizza un posto storico e importante come la Corte del Centrâl per uno scopo più che positivo: la fruizione pubblica degli spazi, che così diventano anche cultura e luogo di aggregazione. Diciamo che certe esperienze sono significative, e per quanto riguarda la Corte del Centrâl e la sua fruizione culturale, queste riflessioni potrebbero essere ovviamente un augurio agli organizzatori ad andare avanti così, ma soprattutto un invito a pensare come a volte certi angoli di paese, pur essendo storicamente importanti, rischiano di essere dimenticati quando in realtà la loro semplice fruizione li renderebbe sempre vivi e presenti. Evento del 20/21 ottobre 2012. Foto di Giulio Venier> > 25 M i chiamo Sarah Palese, sono nata a Monaco di Baviera 30 anni fa, da mamma tedesca e papà di Gemona. Ho trascorso tutte le mie estati in Friuli, tra bagni e grigliate al Tagliamento, Leale, Val Resia, camminate in Cuarnan, festa degli aquiloni a Sant'Agnese e corsi di vela alla Nautilago. Ho traslocato diverse volte, sia in Italia che all'estero, ma torno sempre volentieri nella terra che mio padre adora e nella quale ora si è ritrasferito con mia mamma. di Sarah Palese a cura di Piera Londero Ho studiato marketing e comunicazione presso l'universita' di Modena e Reggio Emilia. Amo leggere, viaggiare, imparare, ascoltare e scrivere. Arte circense Accademia di vita Q uando ho accettato questo lavoro presso l’Accademia d’Arte Circense di Verona ero prevenuta, come forse lo sarebbe ognuno di noi. Il circo con i suoi spettacoli, gli artisti, le luci, i colori e le roulotte ha nell’immaginario comune un sapore quasi scomodo e purtroppo decadente, impregnato di pregiudizi e luoghi comuni. Mai e poi mai avrei immaginato cosa in realtà si nascondesse dietro ai costumi sfarzosi ed agli esercizi degli acrobati. L’Accademia d’Arte Circense di Verona è la sola scuola di circo a convitto in tutto l’occidente ed unica nel suo genere. Nasce con l’intento nobile di dare la possibilità a figli di circensi di frequentare stabilmente le scuole dell’obbligo e contemporaneamente di diplomarsi come artisti di circo, imparando un numero tutto loro. “La mia famiglia è strana. Ci siamo io, mio papà, mia mamma, mio fratello, 25 cani e 4 pony.” Il mio primo giorno comincia così – con il tema di Sofia, figlia di un artista circense che con il suo numero ha vinto anche il clown di bronzo al festival di Montecarlo. Sofia è nata in Russia, suo fratello in Svizzera ed i genitori dopo la stagione estiva con il circo Benneweis in giro per la Danimarca al momento si trovano a Lille – in Francia. Oltre a Sofia ci sono altri 23 ragazzi, tutti con le loro storie ed i loro viaggi. La maggior parte di loro d’estate lavora nel circo dei genitori, chi già con il proprio > 26 numero e chi aiuta gli operai a fare i “pianta spianta” (coloro che montano e smontano le strutture nelle varie piazze). Ci sono Vioris, Teylor, Debora, Shuyl, Sonny, Davide e Giordan… Sono ragazzini normali, con gli stessi sogni e desideri dei loro compagni di classe veronesi, ma vivono in camper o roulotte – non capiscono come si faccia a vivere sempre e solo in un posto ed una cosa è certa, non hanno dubbi sul loro futuro: faranno il circo !! “Sarah, ci sarebbe da portare Eros al pronto soccorso, credo si sia rotto un dito durante le prove” – corro in ufficio per recuperare i suoi documenti, carico il bimbo in macchina e parto alla volta dell’ospedale più vicino. All’accettazione l’infermiere fa le solite domande di routine, ma mentre parlo mi rendo conto che ciò che per me era diventato normale stava letteralmente destabilizzando la persona dietro al bancone. Alza il mento e con occhi dubbiosi si rivolge verso di noi e dice: “Ti sei fatto male facendo i salti a terra?” – “Sì” – dice Eros – “Ma in quale palestra?” – “No! Sotto lo chapiteau” – “Dove?” – “Nel circo!” – “E cosa ci facevi in un circo?” – “Io faccio l’accademia!”. Con fare incredulo ora guarda me cercando spiegazioni – “Il ragazzo si stava allenando e facendo degli esercizi di acrobatica è caduto e si è infortunato alla mano.” Non molto convinto guarda Eros e dice: “Tu sei nato in Grecia, hai la resi- Ora vivo a Verona e lavoro per l'Accademia d'Arte Circense. La mattina lavori d'ufficio (anche se si tratta di un caravan rosso), poi in aula con i piccoli circensi ed infine seguo i ragazzi cosiddetti "esterni" che invece di andare a pallavolo o a calcio fanno corsi di acrobatica, giocoleria, contorsionismo, trampolino elastico. denza in Sicilia, il domicilio a Verona e ti sei fatto male sotto un tendone” – “Si” – risponde lui con un sorriso, sentendosi finalmente compreso. L’operatore si arrende compila delle carte e ci fa accomodare. Seduti lui ed io sulle fredde sedie della sala d’attesa abbiamo cercato di far passare il tempo parlando di luoghi, esperienze ed amicizie. Mi ha raccontato di come sia la scuola quando si cambia piazza ogni 2-3 settimane, di come si trascorrono le giornate al circo e del numero dei suoi genitori, ha addirittura parlato di animalismo e di come sono cambiate le cose negli ultimi anni. Si stavano invertendo i ruoli. Ero venuta per aiutarlo e dargli un supporto e mi ritrovavo ad ascoltarlo piena di interesse e curiosità. Dopo la medicazione e finalmente risaliti in macchina chiedo al bambino ingessato se ha fame. “Si” – risponde con fare misto tra il timido e l’esausto. Per fortuna in macchina avevo una tavoletta di cioccolato per i momenti d’emergenza che subito gli porsi. Non dicendo una parola se la mangiò tutta e dopo pochi minuti cadde in un sonno profondo con la testa appoggiata al finestrino. Il circo: luogo magico dove da sempre arte, poesia, sacrificio e duro lavoro si sposano regalando grandi emozioni. Nella vita non si smette mai di imparare, basta saper ascoltare. Leturis Personaggi, autori ed eventi letterari di ieri e di oggi poesia> Pieri Gii: un saluto Pieri Gii se ne è andato, dopo un breve periodo di malattia, a 82 anni. In varie occasioni ha collaborato con Pense e Maravee, portando a conoscenza dei gemonesi un passato di luoghi e persone, grazie alla sua formidabile memoria. Lo ricordiamo pubblicando due poesie lasciateci nelle pagine di un vecchio quaderno, con la copertina nera, quello delle elementari di un tempo. La prima in apparenza contrasta con il suo fare severo, a volte scontroso, amante della solitudine, esprime una tenerezza nascosta, sepolta dalla rudezza di una vita consumata dal lavoro. L’amore della madre per il figlio. Forse un bisogno che si è fatto poesia. Nella seconda invece è piu riconoscibile il suo carattere. Non solo cibo per il corpo, ma nutrimento anche per la mente, attraverso il faticoso esercizio della conoscenza e del sapere. Quando si arrabbiava per questo mondo che non condivideva, argomentava sempre le sue “incazzature”. In cucina c’erano sempre dei libri. Tenerezza e sapienza. Mandi Pieri Sandro C. La campanella ha dato il segno che la lezione incomincia già tace ogni cosa, nostra questione, che il pensier volga solo a studiar Lunga e penosa pazza quest’ora a quel che ignora l’util che dà, ma chi sollecita del suo ben breve piacer là troverà. Quando la squilla a mensa chiama, ogni altra brama fugge dal cuor nessuno dimentica, nessun trascura al corpo rendere cibo e vigor ma ancor la mente nutrir conviene vita attiene solo al saper adesso al porgere nuovo alimento ora sia l’unico nostro pensier. Trekking Sci alpinismo Alpinismo Running Free climbing Gemona del Friuli Via Roma 150 tel: 0432.981367 [email protected] 27 > informazione pubblicitaria Laboratorio sci-tennis Assistenza post-vendita Al duar in ta scune un biel frutin la mari a lu sta cjalant a voleve dai une bussade di matine ma la bussade a lu poteve risvea risvealu a no voleve e cu la man ai bute cent bussadis di lontan. Duar amor tra i cjavei di chel fruttin indurmidit a le lat a schersa une lus daur cumò la mari a lu po bussa il soreli a lu ia fat risvea Lamps! Lamps! Lamps! Lamps! Lamps! Succede nel territorio... Segnalazioni, lettere, immagini ricevute dai lettori Invitiamo chi fosse interessato ad inviarci le storie, le testimonianze di questo nostro passato recente storie di gemonesi> Quando eravamo veramente poveri Accade raramente, oggi, che qualcuno suoni alla nostra porta perché non ha proprio niente con cui sfamarsi, e quando accade quasi mai ci troviamo di fronte un nostro conterraneo. L’esperienza di “chiedere la carità” però appartiene anche alla storia dei friulani e risale al tempo in cui nessun welfare state garantiva i mezzi di sussistenza e particolari condizioni familiari non consentivano di affrontare efficacemente l’esigenza di procurarsi il cibo. Per le famiglie abituate a vivere del proprio lavoro il passo che portava a chiedere l’elemosina era durissimo, poiché significava scendere apertamente, sia pure per breve tempo, nell’area degli “ultimi” della società; un passo che lasciava in molti individui una traccia dolorosa e indelebile. Ringraziamo Ada, la sorella di Iole e Anita Londero, che abitano entrambe a Gemona, per la loro disponibilità ad incontrarci; Ada ha conservato la lettera scritta dalla sorella in friulano, il friulano parlato a San Vito, dove Iole ha vissuto per ottantanove anni fino al luglio scorso; la pubblichiamo in forma integrale. «Abitavamo a Rosa, non riesco a dimenticare, avevo dieci anni…» I jerin sot las fiestis di Pasche. La panarie a ere vueite, me pari cence lavôr, me mari ca vaìve pai cjantons. Io i vevi dîs agns, a cjase i erin restâts in trê fruts. Chei atris pui grancj a servî pai siôrs. Jo i cjali gno fradi cal veve sîs agns e i vin dite, anin vie par Cjasarse, i farin fortune. La mame a nus dîs: “Fruts, i ven ancje jo”. I no volevin parcè > 28 che si vergognavin che la mame a domandàs la caritât tas puartis. E cussì tal doman a buinore, i partin pal stradon da la Dogne, e i rivìn tal arzin dal Tiliment. E vie, rivâts tal puint, la mame nus dîs: “Fruts, jo i voi vie par Valvason, e vualtris i vais jù par Cjasarse e dopo misdì, viers lis trê, i si cjatìn devant da glesie.” Jo e chel puar frutin i lin jù par Cjasarse, cjaminant di puarte in puarte. Dopo misdì a gno fradi ai ven mal di panze. Al vaìve chel puar frutin, jo no savevi ce fâ, cussì mi ven une idee, i dîs: “Butiti jù ta la rive dal Fossâl, cu la panze in ju, e spetimi che jo voi intune altre famee di contadins a domandà un pôc di ai. Chê siore a mi domande, ce chi vevi di fa cun chel ai, e jo j ai dite che la di fûr al ere gno fradi cul mal di panze e mi à dât l’ai. La jai ringraziade e po dopo, vie di corse la di chel puar frutin cal continuave a vaî. I ai diti: “Prove a mangjà un pôc di ai, tu viodarâs ca ti passe.” Al mangje chel ai come caramelis e di li a pôc a si tire su e mi dîs: “Sastu ca mi è passat?” Alore jo i ringrazii il Signôr e i dîs: “Anin indevant”. Dopo tant cjaminâ di puarte in puarte, i rivìn denant da glesie di Cjasarse: i batìn ta puarte e a ven fûr une siore cun dôs fetutis di polente rustide e cun une fete di formadi parsore. La vin mangjade ridint e i sin sentâts sui scjalins da glesie a spetâ la mame. A rivin lis trê dopo misdì, ma la mame no rive, gno fradi a si met a vaî e jo no savevi ce fâ. Alore a mi ven su un’altre idee e i dîs: “Sastu ce che i fasìn?” Lui mi cjale cun chei vogluts plens di lagrimis e jo i dîs: “I entrìn in glesie, i disìn une Ave Marie a Madone, tu viodarâs che cuant chi vignìn fûr, i viodìn la mame.” E cussì i fasìn: i ientrìn in glesie, i poìn il sachetut da farine par tiere e si inzenoglìn denant l’altâr da Madone. Cuant che i vin finît di preâ, i tornìn fûr e i viodìn la mame rivà cu la sporte plene di farine e tocs di pan. Alore ducj contents i sin tornâts a cjase. Chês fiestis di Pasche lis vin passadis avonde ben. «Se, per puro caso, riuscite a leggere queste righe, non lamentatevi mai!» Una pagina del manoscritto, così come ci è pervenuto. In alto la signora Iole a Gemona Amici del Cinema Teatro Sociale consegnate oltre 1400 firme Lunedì 1° ottobre 2012 il consigliere regionale Piero Colussi della lista civica “Cittadini” ha presentato la petizione popolare, promossa da Bruno Seravalli, già consigliere comunale di Gemona, firmata da oltre 1200 cittadini della Regione denominata “Amici del Cinema Teatro Sociale” di Gemona . La petizione chiede al Consiglio Regionale di sostenere l’attività delle piccole sale cinematografiche, attraverso il finanziamento di interventi di miglioramento funzionale della dotazione strut- turale e delle attrezzature tecniche, mediante contributi straordinari sugli investimenti sostenuti dagli enti gestori. Analoga petizione di 1400 firmatari è stata presentata, martedi 2 ottobre, al sindaco di Gemona affinché si faccia promotore presso la Regione della richiesta di un finanziamento, previsto dalle leggi regionali, o perché intervenga con fondi propri, per ristrutturare il “Sociale” rendendolo più adeguato ad accogliere i fruitori degli spettacoli proposti sia dalla Cineteca del Friuli, che dal Comune che dall’ERT. Riportiamo i passaggi salienti delle petizioni PETIZIONE AL CONSIGLIO E AL PRESIDENTE DELLA GIUNTA DELLA REGIONE FVG / AMICI DEL CINEMA TEATRO “SOCIALE” DI GEMONA I sottoscritti cittadini, ritenendo che le sale cinematografiche e teatrali ubicate nel territorio del Friuli Venezia Giulia, e in particolare nei comuni capoluogo di Provincia o di riferimento comprensoriale, svolgano un importante ruolo sociale e rappresentino un patrimonio essenziale per lo sviluppo della cultura teatrale e cinematografica..., chiedono al Consiglio Regionale e al Presidente della Regione di intervenire al fine di * rifinanziare la legge regionale n.21 del 2006, “Provvedimenti regionali per la promozione, la valorizzazione del patrimonio e della cultura cinematografica, per lo sviluppo delle produzioni audiovisive e per la localizzazione delle sale cinematografiche nel Friuli Venezia Giulia” e, in particolare, sostenere l’attività delle piccole sale cinematografiche (Circuito regionale del cinema di qualità); * inserire in sede di assestamento del bilancio Regionale 2012 o nel prossimo Bilancio di Previsione 2013, quanto già previsto dal comma 13 art. 5 della LR 20 agosto 2007, n. 22, che così recita: “Ai fini dell’adeguamento della rete di strutture teatrali presente sul territorio, è autorizzato il finanziamento di interventi di miglioramento funzionale della dotazione strutturale e delle attrezzature tecniche, …mediante contributi straordinari sugli investimenti sostenuti dagli enti gestori. PETIZIONE AL SINDACO E AL COMUNE DI GEMONA / AMICI DEL CINEMA -TEATRO “SOCIALE“ DI GEMONA I sottoscritti cittadini tenuto conto del significato di presidio pubblico, in termini culturali e sociali, che il Cinema Teatro rappresenta per la rinascita e il rilancio del Centro Storico di Gemona: ritenendo che l’alto livello dell’offerta cinematografica e teatrale che coinvolge migliaia di spettatori meritino un altrettanto alto livello qualitativo di funzionalità e di confort degli arredi della sala stessa; chiedono al Consiglio Comunale di Gemona e al Sindaco di Gemona di intervenire per fare in modo che venga finanziato e quindi realizzato quanto previsto dall’ ELENCO ANNUALE dei lavori per l’anno 2012 allegato al Bilancio di Previsione del Comune di Gemona, riguardante gli “Interventi di manutenzione straordinaria e ristrutturazione della sala teatrale - cinematografica del “Cinema Sociale” - 1° Lotto” Ci chiediamo come mai questa abitudine persiste Ricevere lettere anonime non fa piacere. Una missiva è anonima tutte le volte che il mittente non è chiaramente identificabile, e certo uno scarabocchio in fondo a simulare una firma non cambia nulla. Abbiamo ribadito più volte sul nostro giornale che non pub- blicheremo lettere anonime, eppure ne riceviamo ancora. Ragionando sul perché di questa insistenza, abbiamo dovuto fare i conti anche con il contenuto di ciò che riceviamo. Sono per lo più lamentele, reclami, denunce di ingiustizie, o soprusi, comunque “malaffari” o fatti presunti tali, che spesso riguardano qualche amministrazione/ente pubblico. Due aspetti fondamentali colpiscono: il primo riguarda la mancanza di coraggio. Se c’è qualcosa che non va, perchè ci si nasconde dietro l’anonimato per denunciarlo? Cosa è che seppellisce il coraggio di dire o scrivere apertamente e civilmente ciò che si pensa assumendosene la piena responsabilità? Il secondo aspetto è che, anziché far valere le proprie ragioni di fronte a chi ha la competenza o l’obbligo di considerarle (talvolta qualche amministrazione pubblica, ripetiamo), ci si rivolge a Pense e Maravee. Perché? In una democrazia compiuta, il dovere del cittadino è assumersi le responsabilità anche della protesta, nella certezza che i suoi diritti non verranno intaccati a causa delle sue denunce. Questo è lo spirito che rende libera una comunità. Abbiamo più volte scritto che questo giornale vuole essere dei suoi lettori. E lo ripetiamo ancora qui. Abbiamo bisogno che ci scriviate i vostri pensieri, i sogni, le emozioni e le proteste, le denunce, le lamentele, e daremo loro l’aria di cui hanno bisogno portandoli in tutte le famiglie di Gemona. Scriveteci liberi da paure ed omertà, come si fa liberamente in un Paese civile, dove persone tolleranti, giuste e comprensive leggeranno i vostri scritti senza per forza pensare a ritorsioni o vendette. Coraggio, via, che ce n’è bisogno. 29 > Lettere anonime: paura o solo mancanza di coraggio? da non perdere a Gemona> La mostra rimarrà aperta fino all’11 novembre con questo orario 10.00- 12.30, 14.30- 18.00 Una mostra antologica delle opere di Carlo Venturini a Palazzo Elti Un pittore tra realtà e sogno di Alber to Antonelli A pochi mesi dalla sua morte improvvisa, il Comune di Gemona dedica giustamente una mostra antologica all’artista Carlo Venturini. Nelle sale di Palazzo Elti è raccolta una ricca rassegna di opere pittoriche che descrive bene il suo mondo poetico, i suoi temi prediletti, i suoi colori, i suoi sogni. E’ bello ritrovare, riunite insieme, le calde atmosfere soffuse di bonaria ironia a cui Carlo Venturini ci ha abituati in tanti anni di produzione artistica. E’ un linguaggio, quello della maturità, che permane quasi immutabile nel corso del tempo, in bilico tra la realtà e il sogno, profondamente ancorato al carattere positivo dell’artista, alla sua calda umanità, al suo occhio arguto nel guardare le cose ma sempre pronto a sorriderne. Immancabile, dietro i contorcimenti vegetali o le rigide geometrie, dietro gli insetti-macchina o le colombe in volo, dietro le sanguigne donne-streghe o le donne-angelo, c’è sempre un cielo azzurro animato da vaporose nuvole bianche, attraversato da un vento profumato di salsedine mediterranea o di prati, che gonfia tappeti arabescati, lenzuoli a larghe fasce colorate, e rosse chiome di ragazze. Questa mostra è anche un giusto segno di riconoscimento e di affetto verso una persona che ha dato molto alla comunità gemonese sul piano artistico e sul piano umano. > 30 Pur essendo un artista colto e dotato di un personalissimo mondo interiore che esprimeva attraverso un linguaggio inconfondibile, Carlo Venturini non era un artista schivo, chiuso nel suo mondo; al contrario, era una persona socievole e sempre pronta a mettere la sua fantasia e la sua arte a disposizione di chiunque desiderasse aggiungere alla propria vita la suggestione del colore, l’eleganza del segno, la forza simbolica dell’immagine artistica, o semplicemente desiderasse esprimere un concetto che solo un’abile mano di artista avrebbe saputo rappresentare. Per questa sua dote di “comunicatore visivo” e per le sue qualità umane, molte persone, associazioni, enti pubblici e privati da tanti anni ricorrevano a lui, sapendo che Carlo con pochi, veloci segni avrebbe facilmente risolto i loro problemi. Anche per questo Carlo Venturini ci manca. E ci mancherà la Gemona sempre uguale e sempre nuova, smontata e ricostruita in mille modi diversi, che usciva dalla sua matita per entrare nei manifesti pubblicitari, schizzata con quel suo segno deciso, fresco, vivace... Associazioni aderenti al Coordinamento A.C.A.T. - Associazione dei Clubs degli Alcolisti in Trattamento | A.T.Sa.M. - Associazione Tutela Salute Mentale | A.V.U.L.S.S. - Associazione per il Volontariato nelle Unità Locali dei Servizi Socio-Sanitari | Amnesty International - Gruppo Italia 143 | Associazione "Bravi Ragazzi" | Associazione "Coro Glemonensis" | Associazione "Coro Kelidon" | Associazione "Gruppo Special" | Associazione "Un blanc e un neri" | Associazione Buteghe dal mont - Glemone | Associazione Casa per l'Europa - Gemona | Associazione Culturale e Compagnia Teatrale Drèteledrôs | Associazione Culturale Friûl Adventures - Fiore (Osoppo) | Associazione Culturale Pense e Maravee | Associazione Musicologi | Associazione Pro Loco Pro Glemona | Associazione storico-archeologico-culturale "Valentino Ostermann" | AUSER Alto Friuli - Associazione per l'autogestione dei servizi e la solidarietà | C.A.V. - Centro Aiuto alla Vita | C.I.D.I. - Centro territoriale d'Iniziativa Democratica degli Insegnanti della Carnia e del Gemonese | CAI - Club Alpino Italiano - Sezione di Gemona del Friuli, Sottosezioni di Buia ed Osoppo | Centro Giovanile Parrocchiale Glemonensis | Circolo Legambiente della Pedemontana Gemonese | Comitato per la Costituzione | Comitato per la Solidarietà di Osoppo | Ecomuseo delle Acque del Gemonese | Gruppo "Coccolastorie" | Gruppo Caritas della Parrocchia di S. Maria Assunta di Gemona | Gruppo Missionario Parr. di S. Maria Assunta di Gemona | Gruppo Scout AGESCI Gemona 1 PAGINA DEL COORDINAMENTO DELLE ASSOCIAZIONI CULTURALI E DI VOLONTARIATO SOCIALE DI GEMONA Una nuova casa per il volontariato Inaugurata sabato 27 ottobre, la nuova sede del Coordinamento aspira a diventare «Casa del Volontariato» Insolito vedere riuniti in un unico luogo giovani, adulti ed anziani: è accaduto sabato 27 ottobre, presso i locali di via San Giovanni di fronte all’area in cui sorgeva la chiesa di San Giovanni, in occasione dell’inaugurazione della nuova sede del Coordinamento delle Associazioni. Numerose le persone radunatesi per festeggiare, in modo sobrio ma partecipato, l’apertura di questo nuovo spazio che ospiterà l’attività di otto associazioni gemonesi finora prive di un luogo di ritrovo (Amnesty International, «Bravi Ragazzi», «Gruppo Special», «Pense e Maravee», «Valentino Ostermann», CIDI, Circolo Legambiente, Comitato per la Costituzione), nonché l’attività del Coordinamento, anch’esso finora privo di una sede propria. Il tema della comunità ha intrecciato, con diverse sfumature, gli interventi dei relatori. Massimo Vitti, volontario del Coordinamento, ha sottolineato l’impegno di molti per la concretizzazione del progetto: la sensibilità e il disinteressato coinvolgimento di Grazia Levi, che ha concesso gratuitamente l’utilizzo dei locali di cui è proprietaria; l’operosità delle trenta associazioni che hanno «accettato la scommessa di confrontarsi e di costruire assieme»; la disponibilità della ditta Polflex; l’intervento della Regione, che ha «sostenuto l’attività del Coordinamento accogliendo e finanziando i progetti presentati» ed ha inoltre recepi- to, nella legge sul volontariato recentemente approvata, il riconoscimento del ruolo delle reti di associazioni. Forte – nelle parole di Vitti – il richiamo alla logica del dono, «unica leva che potrà salvare questo Paese malato di individualismo ed egoismo. Una logica – ha continuato Vitti – che a differenza di quella del potere nasce innanzitutto nell’ascolto e poi nella volontà di condivisione di percorsi ed esperienze, nei tempi lunghi della quotidianità tenace ed operosa, nell’accettazione e accoglienza del limite proprio e altrui». Infine un ricordo – quello di Duilio Londero - volontario «a tutto campo» che ha contribuito all’ideazione della “casa” delle associazioni. La dimensione relazionale ha trovato spazio anche nell’intervento di Grazia Levi, che ha guidato i presenti – mediante i suoi particolareggiati e a tratti commoventi ricordi – in una passeggiata lungo via San Giovanni negli anni Quaranta e Cinquanta del Novecento, «compendio piccolo, non certo dell’universo, ma di persone, di case, di profumi del cibo che cuoceva negli spolerts e di quello dei fiori di primavera che dal mistero degli orti conclusi avvolgeva i passanti». Punteggiata di immagini e di vivide percezioni la sua testimonianza: le ragazze che cantavano e le donne che recitavano il rosario nello stabilimento di filatura della seta; l’odore del minestrone nei gamelins; il «verde smagliante» del cedro del Libano che dalla corte di Casa Carnelutti allargava – e tuttora allarga – i suoi rami; il profumo della frambue che si spargeva da Casa Falomo. Di buon auspicio il ricordo delle associazioni gemonesi già ospiti presso i locali di via San Giovanni (la Pro Glemona, la Gemonese Calcio, la Sezione del Partito Socia- lista Italiano e, negli anni Settanta, il Circolo Culturale «Salvador Allende»). Ed infine un monito ai gruppi del Coordinamento: «sarete voi – ha sottolineato Grazia Levi – a riempire di significato, di presenza, di impegno e di tante belle opere questo indirizzo, sconosciuto al postino da tanto tempo». Pure l’assessore regionale Roberto Molinaro ha sottolineato l’importanza del fare insieme mettendo a frutto le diverse esperienze e diversità: un significato molto importante per la comunità ed una risorsa straordinaria per Gemona. In questo momento pieno di problemi, ciò rappresenta un percorso di cambiamento passando dall’enfatizzazione dell’io, dell’individuo, al noi recuperando la dimensione del fare insieme in una logica di dialogo, che è poi la dimensione del bene comune, dell’interesse generale della comunità. In chiusura, durante la benedizione «delle persone presenti e di coloro che frequenteranno la nuova sede», un invito da parte del parroco mons. Valentino Costante a valorizzarne e ad accrescerne «la parte visibile e la parte invisibile», al fine di promuovere il bene di Gemona. Al termine un momento conviviale offerto da Buteghe dal mont e Coop. È ora intenzione dei volontari consolidare l’esperienza e i percorsi intrapresi in questi anni: a tale scopo è stato fissato un primo appuntamento, previsto per lunedì 19 novembre 2012, alle ore 20.30. Le associazioni avvieranno un confronto attorno alla possibile apertura – presso la nuova sede – di una «Casa del Volontariato»: un luogo di ascolto e di dialogo aperto anche ad altre associazioni, per allargare la rete esistente, trattare nuove tematiche ed attivare nuovi progetti. Il Sfuei è realizzato con il contributo della Regione Friuli–V.G. (L.R. n. 12/1995) richiesto dalle Associazioni Pense e Maravee e Comitato Solidarietà nell’ambito del progetto “Rimuovere gli ostacoli” promosso dal Coordinamento delle associazioni. Sostenete la nostra autonomia! Bollettino di c.c. postale n. 16895336. Qualsiasi importo va bene Retro d’autore > Carlo Venturini, lunetta PENSEEMARAVEE associazione culturale