clicca qui per scaricare il giornale - "Enrico Mattei"
Transcript
clicca qui per scaricare il giornale - "Enrico Mattei"
segue da pag. 1 Anno V, Numero 1, Dicembre 2012 Redazione Direttore Responsabile: Paola Cerella Progetto Grafico : Enrico Gualterio Carlo Menna L dermi n e f i d r e p o che ho l l e u q o t t u T uanto q è : o t e b a f è l'al n fucile u i d o t s o . dato al p o credibilità n o s n r e a p h a i h m ola iutare Giornalino stampato presso: Istituto d’Istruzione Superiore ‘‘Enrico Mattei’’ Via S. Rocco - 66054 Vasto (Ch) Tel. 0873/69218 - 0873/367770 Fax 0873/361455 www.itivasto.it È a i a d a scu l à i t p i c m a e t p ca i lente egli ultim espressione dell'in intomi di una impel enti d diventata i. Manifesta tutti i s scadenti degli stu . Da tante tati iovan crescere i g educativa. I risul situazione sconcer formare a a emergenza no conferma di un ola deve limitarsi ucare? Si o d u e s c e s italiani e ripartire? La modo dev i parla di e h c n i e v e o dove si d e o uomini? Quant di tagli) quando s secondo i i encicloped questo (e non solo uzione superiore d nsiero. La r e i t p s d i i discute del sistema di ti linee d agina una n e r e ff i d o “riforma al proposito esiston po' superba, imm , mirata a n grado”. A t certi versi anche u amente nozionistic ni valore g t r o t e e e p r prima, conti, p llanti e che esclud tastica su i e d n fi i n scuola, i truzione dei più br rbida e ampia. Fan escita e di s alla sola i La seconda è più mo sse opportunità di cr dividuo. n e . o v educati che offre a tutti le st intellettivo” dell'i tamento. r e a o t una scuol ldilà del “quozien di regole di comp nsegnare, a i cultura, a e” non è un sistem gnifica trasmettere, essenziale n i o s o i l ” z o “Educa ione “educazione che si coglie il ru inistrare Per definiz ri. Dunque, è da qui vare. Prima di somm ragazzo a portare fuo a ha bisogno di ritro aiutare ogni singolo grado di l che la scuo esercizi è necessario , una persona in to. Si può d formule e uno spirito critico rca ogni avvenimen orre tra i c diventare l proprio giudizio c ndenza che inter io. e i p m i e o r d e n la n bi esprim pertanto, . La scuola non è che u , e r a m r e e aff e istruzion educazione a a, 3 A Lsa n i r a F a n i Mart Non voglio essere Testi e foto da pubblicare vanno inviati a: [email protected] N Il cibo non sempre è un amico Q uante volte ci siamo sentiti dire: “Mangia che devi crescere”? Ma crescere come? Ogni giorno ci ingozziamo di cibi fritti e ricchi di grassi, come patatine e dolci. Molto spesso, per consumare un pasto veloce, si mangia una pizza al volo o un panino comprato nei fast food, il tutto accompagnato da bevande gassate o alcoliche. Spesso più aumenta la nostra mal nutrizione più diventiamo pigri, conduciamo una vita sedentaria stando davanti alla tv o al pc o giocando con i videogiochi. Questo stile nutrizionale non è salutare e rappresenta il primo fattore di rischio per la salute del nostro corpo. Il risultato è che, in Italia, circa il 34% della popolazione è in sovrappeso e il 9,8 % è in una situazione di obesità. Questa è una malattia molto grave. Non è solo un problema estetico, ma è una vera e propria condanna per la vita: chi ne soffre e non provvede a curarsi è condannato ad essere sempre malato. È un circolo vizioso che rischia di non avere una fine. L'iniziazione all'obesità spesso avviene nei primi anni dell'infanzia, quando le madri riempiono di alimenti ipercalorici i propri figli, desiderandoli grassottelli e paffuti. Al contrario, quando poi diventano adolescenti, li vogliono magri; ma questo cambiamento spesso non si verifica. Le relazioni sociali con i coetanei cambiano: la persona in sovrappeso tende ad emarginarsi o ad essere esclusa dagli altri; spesso è impacciata nello svolgere determinate azioni. Perciò l'adolescente si sente “diverso” da coloro che lo circondano. Ciò lo spinge a rifugiarsi sempre più nel cibo, visto come l'unico modo per reprimere i sentimenti negativi e il vuoto che ha dentro di sé. Altre volte si tende a mangiare incondizionatamente per noia, per ansia o frustrazione. Ma mangiare senza limiti è un attentato alla propria vita. L'obesità, nel corso degli anni, può condurre a diverse patologie: diabete, ipertensione, arteriosclerosi, infarto, ictus, insufficienza respiratoria e cancro. Quindi è molto importante che si prenda coscienza dei rischi che l'obesità comporta così da garantirsi una vita lunga, felice e salutare. Questo obiettivo si può raggiungere praticando un'adeguata attività fisica e adottando una dieta sana ed equilibrata, senza rischiare di cadere nell'eccesso, ossia nell'anoressia. a Ornella Di Marco 4 B Lst Cari genitori… V i scrivo in rappresentanza delle migliaia e migliaia di persone che appartengono a quella categoria che voi chiamate fannulloni, viziati, maleducati, svogliati, bamboccioni, senza futuro, insomma i vostri figli. Le vostre difficoltà, le vostre insicurezze si rispecchiano tutte nella nostra generazione. Quando criticate il nostro modo di essere, la nostra assenza di valori e il poco rispetto degli altri, criticate voi stessi. Avete cresciuto una generazione asettica, apatica, protetta da ogni esperienza, da ogni pericolo e difficoltà che si incontra nel corso della vita. Una generazione a cui non è stato permesso di cadere per imparare a camminare, una generazione chiusa in una bolla di vetro, una generazione che non ha potuto fare le proprie esperienze, sbagliare e subirne le conseguenze. Siete diventati servi dei vostri figli, abbindolati da ogni loro capriccio. Certo, pare semplice scaricare su di voi la colpa delle nostre numerose imperfezioni ma, se ci ragionate bene, è anche questo ciò che ci avete insegnato: a non avere responsabilità. Mi domando come sia possibile che dei ragazzi della mia età sentano di essere cresciuti troppo in fretta, di non avere sogni e desideri, arrendendosi all'ipocrisia e all'egocentrismo dettati dalla società in cui viviamo. La felicità non si ottiene con il telefono nuovo, vestiti alla moda e permessi di qualunque genere, ma con la capacità di sentirsi un giorno realizzati nella vita. Adolescenti, questi sconosciuti “ hi, mio figlio? Sta scherzando? È impossibile!”. Quante volte molti genitori avranno esordito in questo modo per difendere la propria indifesa e sconosciuta prole. Il tempo passa e sempre meno frequenti sono le relazioni genitori-figli per cui i primi C possono davvero affermare di avere una conoscenza approfondita della controparte. Spesso i giovani non reputano all'altezza dei propri problemi gli adulti, ai quali preferiscono sostituire amici o compagni di scuola. continua a pag. 3 un robot mosso da chi “è più potente di me” L pa g. pag. 3 La nostra lotta al fumo Tra scuola e “bamboccioni” 2 S.O Scu .S. ola pag. 3 Cosa faremo da grandi? La realtà che vi attende dopo la scuola superiore pag. 4 La trappola della rete 22 Scuola, regres so più che pro a scuola sta gresso operati dal mcambiando. Non mi rifer precisamente, inistero o alla politica isco alle riforme, ai ta sempre di più al modo di proporlo ai , ma all'insegnamento; pgli ipocrita, moll i peggiori istinti della ragazzi. La scuola inse iù ruolo primar e, che è brava a giudicare, msocietà. Una società spesgue la possibilità io di una scuola superiore a non ad essere giudicata so propria cultuai giovani interessati all'a dovrebbe essere quello di d . Il naturalmente ra e sviluppare un pen pprendimento di crearsi uare ruolo di edu senza fare nozionismo. siero critico e autonomna fermarsi al p catore alla famiglia. Un Personalmente, lascerei o; che, come nel ercorso di formazione obb ragazzo che sceglie di n il vanno rispet la società, anche nella sc ligatoria dovrebbe già sap on trasmettere latate. Prima il ruolo deg uola ci sono delle regole ere tutti apprendes propria cultura agli studli insegnanti era quello che gli altri si pr sero o meno. Bastava solo enti, senza preoccuparsi di chi non riesce ocedeva alla bocciatura. O che un gruppo imparasse e che entrare nella a conseguire un buon livelggi è il contrario: si pensaper apprendimentosua psicologia, di capire lo di istruzione, si cerca a strumenti te , usando anche altri le motivazioni del suo n di partecipare allcnologici per avvicinarsi interventi didattici on scuola prima a lezione. Tutto questo pu al ragazzo e indurlo e/o quanto essa dria. La scuola non deve aò essere accettato solo in u a lavorativa. Pereve essere una simulazio vere il ruolo di educare, na una scuola ch tanto, firmare patti di cone della vita professionalein alunni non d e non sia quella dell'obblirresponsabilità educativa, e purtroppo, è evono essere “coccolati”. go, non ha alcun senso. Gin bocciatura. Ed quello che succede. Si Si fa loro solo del male. M li dalla società è anche per questo che la m ricorre sempre meno a a, lavoro dello st. Si va a scuola per studiaeritocrazia sta scomparenlla abbia compres udente. È preoccupante sen re: dovrebbe essere questo do Molti, infatt o questo concetto basilare tire che la maggioranza n il studente in i, ritengono che la scuola e sostenga la tesi contrar on cittadinanza difficoltà. Fanno disco debba aiutare e sostenere ia. in quanto tali, psicologia, sociologia. Tu rsi di etica, educazio lo essendo compr , non servono a molto! Latte queste sono solo parolene, affinché la scu esi, ma sbagliando e capen maturità non si raggiu e, nge do da sé l'erro ola riacquisti r e. cr In ed ib so il st it a à n ognuno mante co nga il proprio n gli studenti bisogna cheza, ruolo. 'intervento dei privati nelle scuole non è distruttivo, di più. Questo perché l'istruzione deve essere equa in tutt'Italia, perché io voglio avere la garanzia di diplomarmi e valere come tutti gli altri, non di più e non di meno, perché non voglio essere un robot mosso da chi “è più potente di me”, perché voglio essere libera di apprendere, di imparare e diventare grande. Perché la scuola a questo serve: a crescere. E crescere non vuol dire prepararmi ad un futuro già scritto da qualcun altro; vuol dire essere culturalmente formata e preparata a scegliere la strada a me più confacente: la strada della vita, intrapresa su con sudore, fatica, sconfitta dopo sconfitta. Crescere vuol dire diventare, finalmente, adulta. Adulta e vincente. Per me stessa e per nessun altro. Con l'intervento dei privati sulla mia istruzione, io non voglio essere inferiore a una ragazza del nord. “Perché il nord, si sa, è più avanzato e non possiamo farci nulla”, così dice qualcuno. E, così dicendo, abbassa la testa, si sottomette, è partecipe del gioco dei potenti. Vivrò anche in una realtà parallela, ma credo nella forza delle idee. E nei giovani. Che non si arrendono, che combattono e talvolta vincono. Per se stessi e per gli altri. Come molti hanno fatto prima di me, permettendomi di avere questa penna in mano e scrivere. Concedendomi la libertà di esprimere me stessa Eleonora Racciatti, 4aA Lst Sara Bufano, 3 aA Lsa Si vergognano di loro; data la differenza d'età, non li considerano in grado di comprendere le proprie preoccupazioni e li tengono all'oscuro di tutto. A volte, però, sono gli stessi genitori a disinteressarsi dei figli, magari per mancanza di tempo, perché sommersi dal lavoro o perché credono, erroneamente, che tutto nella vita dei ragazzi prosegua per il verso giusto e che essi siano ormai autosufficienti. Dipingono in modo roseo e ottimistico la condizione esistenziale e gli stati d'animo dei figli. Molto più di quanto, invece, non siano nella realtà. Ignorano la necessità di dialogo per conoscere e trovare una soluzione ai diversi problemi, più o meno importanti che siano, dei giovani, quelli del ventunesimo secolo, abbandonati a loro stessi, ignorati da tutti. Due generazioni, insomma, che tendono ad allontanarsi progressivamente, come fossero lame di una forbice. Francesca Ramundo, 4aB Lst Non poteva che andare così T empo fa, incappai in un articolo che descriveva una delle tante teorie sui mondi paralleli. Anche se è sufficientemente noto, accennerò ugualmente all'argomento. Parliamo di un ipotetico universo separato e distinto dal nostro, ma coesistente con esso. In sostanza, oltre al nostro universo, esisterebbero infiniti altri universi identici al nostro, dove ci sono un'altra me che il quattordici dicembre ha scritto questo articolo e un altro te che in questo momento lo sta leggendo. La supposizione in questione viene chiamata “teoria delle stringhe”. L'articolo sosteneva che noi viviamo solo una delle numerose possibilità del verificarsi di una vicenda che comporta, però, un diverso proseguimento del corso degli eventi. Cioè, dopo uno stesso evento avvenuto analogamente in ogni mondo, si verificano tutte le possibili varianti, solo che a noi se ne presenta solamente Riconsegnate il “Best of“ ai “best of“ N el nostro Istituto è diventato ormai irrinunciabile l'appuntamento natalizio con il “Best of IIS E. Mattei”, una manifestazione, che solitamente si svolge prima delle vacanze invernali, nel corso della quale si premiano i migliori studenti in una cornice di letture, filmati e interventi su argomenti di attualità di varia natura. Il metodo utilizzato per attribuire i premi è il seguente: sulla base dei risultati del secondo quadrimestre dell'anno scolastico da poco concluso, si attribuisce, a conclusione del primo quadrimestre corrente, il titolo di “best of” allo studente con la media dei voti più alta. Con questo sistema viene di conseguenza premiato un solo alunno per classe. La siffatta scelta dei “candidati” risulta alquanto limitante e poco coerente con la politica delle “eccellenze” per i motivi che seguono: il metodo delle premiazioni non risulta fondato su un sistema volto a gratificare l'impegno, in quanto spesso si scartano, in una stessa classe, alunni con medie solo infinitesimamente più basse di quella “vincente”; per dubbie argomentazioni sul democratico “principio di uguaglianza degli studenti” si deve, infatti, individuare per forza un'eccellenza in ogni classe, anche se le medie con cui questa si presenta sono basse o, almeno, più basse delle tante neanche considerate per il motivo sopra citato. Si nota, quindi, una forte incoerenza tra quello che doveva essere il principio cardine della manifestazione, ovvero la valorizzazione delle eccellenze, e quella che è diventata, a causa di un eccessivo buonismo, l'esigenza di trovare, anche in modo forzato, un alunno meritevole in ogni classe. Sulla base di questi fatti bisogna riconoscere come l'istituzione scuola va a perdere la sua funzione di “palestra della vita”, in quanto, con il menzionato buonismo, va a coprire l'ideale di impegno e sacrificio, che sono una costante del percorso lavorativo di tanti, troppi studenti che rimangono costantemente nell'ombra, nell'ombra di una ignoranza premiata su un palco. Sarebbe quindi preferibile, nell'ottica delle argomentazioni proposte, modificare nel modo che segue il sistema di riferimento per la premiazione del “Best of Mattei”: si dividano gli studenti solo in base alla loro classe di riferimento e non alla specializzazione; si formeranno, quindi, cinque macro insiemi; si premino, in base alla media, i migliori dieci di ogni insieme. Tale criterio non presenta problematiche di “discriminazione”, in quanto la divisione degli insiemi da premiare viene fatta solo in virtù dell'appartenenza ad una classe e non ad una specializzazione. Così, inoltre, si può premiare davvero il merito, evitando le imbarazzanti processioni al palco di quelle scarse sufficienze travestite da eccellenze. Giacomo Pagano, 4aA Lst una. Il mio obiettivo non è discutere la veridicità o meno della teoria in questione, bensì condividere la riflessione che mi ha toccata subito dopo la lettura dell'articolo. Spesso sostituiamo il caso, il destino, il fato o la provvidenza alla causa degli eventi. Secondo me, nulla accade per caso. Tutto ciò che accade, tutto quello che facciamo, ogni singolo gesto ha luogo per un precisissimo e indiscutibile motivo. Mi spiego: la citata teoria sostiene che, ad esempio, se in una giornata estiva io andassi al mare e mi sedessi in spiaggia sotto l'ombrellone, in questo mondo, nel mio mondo, io probabilmente sceglierei di prendere un libro dalla borsa e leggerlo. In un mondo parallelo potrebbe accadere, invece, che io mi alzassi e andassi a fare un tuffo in acqua. Sono decisioni condizionate dal nostro carattere, dalla nostra personalità e dalla nostra formazione. Sono vere e proprie scelte. Pertanto, dato che la teoria ipotizza che io sia sempre la stessa con lo stesso carattere, personalità e formazione, sarebbe impossibile avere un diverso proseguimento degli eventi in ogni universo. Se scelgo di rimanere in spiaggia, è perché magari mi darebbe fastidio, dopo essermi bagnata, la sensazione di salsedine sulla pelle. E questo perché, magari, sono particolarmente attenta alla pulizia e l'acqua sporca mi disturberebbe. Probabilmente, perché sono stata educata ad una meticolosa attenzione per l'igiene e ciò dev'essere necessariamente conseguenza di una scelta dei miei genitori, i quali, a loro volta, non possono che essere altrettanto attenti alla pulizia. Quindi ciò vuol dire che dietro ogni decisione, dietro ogni azione, gesto, mossa, passo, c'è un infinità di cause che li determinano. E se sono rimasta sotto l'ombrellone a leggere il libro, è perché non poteva che andare così! Rosso Malpelo Il caso Sallusti e la libertà di stampa “ L ibero”. 18 febbraio 2007. Articolo pubblicato da un giornalista sotto lo pseudonimo di Dreyfus. Una ragazzina di 13 anni, a Milano, sarebbe stata obbligata ad abortire dai genitori, dal medico e dalla sentenza di un giudice. Nell'articolo veniva dato ampio sfogo ai pensieri del giornalista contro l'aborto. Tutto falso. La ragazzina non fu obbligata ad abortire. Il falso articolo ha attaccato l'onorabilità di un magistrato, per questo a rispondere dell'accusa di diffamazione è l'allora direttore di “Libero”, Alessandro Sallusti, nonché responsabile dell'articolo pubblicato. Il reato prevede la detenzione: è stato condannato a 14 mesi di carcere. Scandalizza ancor più dell'articolo il modo in cui è stato condotto il caso in Parlamento. Infatti, mentre nel giorno in cui si è discusso oralmente questo argomento tutti erano d'accordo ad eliminare la detenzione dalla legge incriminante, pochi giorni dopo è stato proposto un emendamento a voto segreto, che è stato approvato. Per questo motivo, Sallusti è andato in carcere. Questo caso ha sicuramente aspetti positivi e negativi. La condanna è assolutamente ingiusta: non si possono scontare 14 mesi di carcere quando in Italia accadono fatti ben più gravi, commessi anche dagli stessi politici i quali, invece che in una cella, continuano a stare seduti sui loro comodissimi scranni. Sicuramente è un argomento di cui si deve discutere: ciò che è successo porterà le varie testate giornalistiche e i vari mass media a controllare meglio la fonte delle loro notizie. In quanto direttore e responsabile Sallusti deve pagare, ma con un'ammenda. Lati negativi potrebbero riguardare la libertà di stampa. Secondo molti, ci si trova dinanzi ad un bavaglio preventivo: un metodo per zittire una classe di lavoratori che, troppo spesso, dice cose scomode. È vero che un filo sottile separa la libertà di stampa dal diritto del singolo ad avere un regolare processo. E spesso quel filo viene spezzato. Classico esempio: i programmi televisivi che si sono trasformati in aule di tribunale sui più eclatanti casi di cronaca. L'unica strada possibile, ora, è quella del “binario morto”, già proposta da qualche politico, secondo la quale bisogna accantonare per un po' di tempo, finché non si calmeranno le acque, questa legge e riprenderla successivamente, in tempi più sereni. Resta il fatto che il diritto di informazione deve essere difeso ad ogni costo in uno Stato democratico. Per questo non bisognerebbe rincorrere lo scoop a tutti i costi, ma rispettare l'uomo in quanto tale. Alessio Nucciotti, 4aB Lst 33 L'avventura più entusiasmante della vita La trappola della rete I nternet può somigliare molto alla vita reale: gironzolare, chiacchierare, condividere foto e video con amici, incontrare nuove persone. Proprio come nella vita reale, però, bisogna stare attenti alle azioni che si compiono: siti visitati, contatti in chat, condivisioni. Condividere link, foto, video e pubblicare stati d'animo sono azioni alla base del concetto di rete sociale. Non di certo sto a spiegare a voi, amanti della Blue Interface, come è fatto un social network. Voglio semplicemente parlarvi di un recente studio americano che dimostra quanto sia facile ottenere informazioni su una persona sconosciuta visitando il suo profilo o la sua pagina, come dir si voglia. Grazie alla collaborazione di persone pccompetenti, semplici ragazzi dal click veloce, l'informatico statunitense che si è occupato di questa ricerca ha intervistato donne e uomini, fatti oggetto della sperimentazione. Si è spacciato per un genio, un superdotato intellettualmente, che poteva raccontare particolari della loro vita senza conoscerli. Mentre lui parlava con queste persone, nel suo auricolare arrivavano le notizie relative agli intervistati, prese dalle pagine Facebook: nomi di amici, parenti, età, titolo di studio, situazione sentimentale, colore preferito, indirizzo di casa e persino cifre di identificazione della carta di credito (ricavate semplicemente dalle foto). La loro sorpresa si è trasformata presto in paura e sgomento quando gli è stato rivelato il trucco. Le informazioni provenivano da notizie postate, eventi, video, commenti e foto presenti sulle loro pagine sociali. Ora voi penserete: “Chi può essere così ingenuo da fornire informazioni personali contro la propria volontà?”. Non si tratta sempre di volontà, ma di casualità: alcune informazioni sono implicite e rese pubbliche accidentalmente. L'unico rimedio per non cadere nella trappola della rete è non considerare i social network come un archivio di fonti personali, bensì come un modo veloce per tenersi in contatto con amici e parenti. Bisogna ricordarsi della differenza che c'è fra la vita reale e quella virtuale e tenere a mente che certi elementi della propria vita sono da tenere lontani da luoghi virtuali accessibili a tutti. Michele Peluzzo, 4aB Lst Enrico Mattei, l'operaio che riformò il sistema petrolifero italiano N el 1953 in Italia è stato creato l'Eni (Ente Nazionale Idrocarburi), un organismo a cui è stato affidato il compito di “promuovere e attuare iniziative di interesse nazionale nel campo degli idrocarburi e dei vapori naturali”. L'Eni, secondo l'idea di Enrico Mattei, che ha legato il suo nome alla nascita e allo sviluppo dell'Ente, è nato con scopi economici a servizio della comunità nazionale. Nel dopoguerra, infatti, Mattei ha sviluppato importanti attività imprenditoriali per rendere meno pesante la dipendenza dell'Italia dalle compagnie private internazionali. La ricerca da lui promossa anche sul territorio nazionale ha permesso la scoperta del primo importante giacimento metanifero nella Pianura Padana. Enrico Mattei nasce il 29 aprile 1906 ad Acqualagna, piccolo paese della provincia di Pesaro e Urbino, dove trascorre la sua infanzia; in 4 seguito frequenta la Regia Scuola Tecnica a Vasto, quando suo padre diventa maresciallo dei carabinieri a Casalbordino. Dopo un periodo di relativo sbaraglio e di nausea profonda per la scuola, si impiega in una fabbrica di mobili con l'incarico di verniciatore. A diciassette anni diventa operaio presso la Conceria Fiore, poi aiutante chimico; a diciannove anni è vicedirettore e a venti direttore. Da qui, inizia il suo cammino verso il successo prima nell'Agip (Azienda Generale Italiana Petroli) e poi nell'Eni, da lui fondato. Nel 1962 contribuisce alla nascita della Siv (Società Italiana Vetro), sfruttando il metano rinvenuto nella zona del Vastese, precisamente nel paese di Cupello, zona a lui cara per avervi trascorso l'adolescenza. Nel pieno della sua attività, la sua vita viene stroncata da un “tragico incidente aereo”, nei pressi di Bascapè (Pavia), il 27 ottobre 1962. Ancora oggi la sua morte rimane un giallo. Senza dubbio Mattei era circondato da molti nemici, ma la sua opera resta nella memoria del nostro Paese e, soprattutto, del nostro Istituto, che porta con onore e orgoglio il suo nome. L'Italia estrae il 30% del metano dal suo sottosuolo; il resto arriva da Algeria, Russia e Paesi Bassi attraverso tre imponenti gasdotti. Lo Stato italiano ha un ruolo di rilievo nel commercio degli idrocarburi e per questo non possiamo che ringraziare Enrico Mattei. Gianluca Bosco, 5aA Lst F a caldo, fa davvero caldo qui. Ma dove sono? È tutto buio, sembra sia la prima volta che penso. I suoni sono ovattati, ma c'è qualcuno che parla, purtroppo non riesco a distinguere le parole. È assurdo. Forse mi hanno mandato nel mondo sbagliato. Ho un liquido cosparso su tutto il corpo, è rosso e ha il sapore del ferro. Sto vagando da ore in una pozza d'acqua, ma sanno che sono qui? Fatemi uscire, non ho le branchie! Tiro un bel calcio sulla parete rosa che mi intrappola, fuori però ridono e sembrano felici, non sono riuscita a fare nemmeno un piccolo forellino per scappare. Perché ridono mentre io sono imprigionata? Sono capitata in un gruppo di sadici, dovrebbero farsi curare, ne parlerò con Freud o Jung appena li vedo. Continuo a calciare più forte, ma questa gabbia è indistruttibile e la gente è ancora più divertita. A s petta... uno spiraglio di luce! Questa sì che è una sorpresa! Mi giro abilmente e sono a testa in giù, un tessuto sottile e semitrasparente copre il forellino, ma riesco ad intravedere abiti eleganti, un signore passa la mano sopra il buchetto e la luce tanto ambita scompare nel nulla, ma lui mi sembra simpatico. Se solo mi facessero uscire da qui potrei conoscerlo. Avverto un brontolio amplificato intorno a me. All'improvviso scende qualcosa, ho paura, non conosco nulla di questa cultura. Mi scanso prima che questo proiettile mi colpisca. È morbido e c'è una salsina sopra. Mi era arrivata la voce che facessero guerre insensate! Ha un buon profumo, voglio assaggiarlo. Una miriade di sensazioni si animano in me. È croccante, salato, gustoso e mi ha dato nuove energie! Forse vogliono aiutarmi ad uscire. Ho degli alleati: una notizia meravigliosa. Posso di nuovo calciare, ma la situazione rimane immutata. È solo uno spreco di forza, devo escogitare un piano e pazientare. Passano diversi mesi. È sempre la solita routine. Mangio proiettili quotidianamente, anche se certi non hanno un buon sapore, mi servono per mantenermi in forze. Penso di essere ingrassata, quindi nuoto nella mia pozza d'acqua un'ora e mezza al giorno. È difficile orientarsi con l'orario, ma Cartesio tempo fa mi ha insegnato a contare ed è diventato un passatempo interessante qui in prigione. Se mi avessero avvisata prima, mi sarei portata dei libri. Sono in astinenza da Hesse. Il momento più rilassante è salire su un oggetto che si muove e su cui si sta seduti. Mi pare la chiamino “macchina”, ma non vorrei sbagliarmi. Sono passati nove mesi da quando sono relegata qui dentro e negli ultimi due fa più caldo, ma la cella ha più luce. Dal forellino riesco a vedere la sabbia e l'acqua limpida del mare, tanti bambini si divertono. Sono in quella scatola con le ruote che mi piace tanto, ma non è rilassante come sempre, va troppo veloce. Fine della corsa. Entriamo in un edificio bizzarro, tutto bianco, non riesco a vedere altro. Tante persone vogliono vedermi. Esco dalla mia gabbia finalmente! Non sono riusciti ad uccidermi, mi stanno liberando. Mi metto a testa in giù così posso vedere. Sotto c'è un punto più grande da cui arriva la luce, voglio nuotare lì, mi hanno preso delle mani. Sto uscendo! Dei neon mi accecano. Chiudo gli occhi. Inizio a piangere per il fastidio, appena li riapro una soffice coperta bianca mi avvolge e l'uomo simpatico mi tiene in braccio con le lacrime agli occhi. Una donna felice ed esausta mi guarda meravigliata. Degli uomini in camice intorno sorridono. Adesso ho capito, è tutto chiaro. Sono nata. Chiara Cuccheri, 1aB Lsa Il “problema sanità” Il futuro della scienza a stelle e strisce I loro volti hanno fatto il giro del mondo, tra le mani di questi uomini si cela un immenso potere decisionale, pari a quello di intere nazioni. Stiamo parlando dei due partecipanti alla campagna elettorale Usa 2012, Barack Obama e Mitt Romney, la cui corsa alla Casa Bianca si è trasformata in una vera e propria sfida mediatica senza esclusione di colpi. Un botta e risposta che ha dato modo al popolo statunitense di riflettere sull'operato del candidato uscente per decidere se riconfermarlo o orientarsi verso nuovi obiettivi e scenari di governo. Sullo sfondo una crisi di crescente portata, che ha finito inevitabilmente col mettere in secondo piano il futuro di settori focali per la ripresa e lo sviluppo. La scienza non fa eccezione: nella precedente legislatura del presidente Obama, però, non è stata decisamente messa da parte. A conferma di ciò, nel febbraio scorso, il presidente degli Stati Uniti ha ospitato alla Casa Bianca la fiera della scienza; in quella sede ha anche annunciato un investimento da 100 milioni di dollari per gli insegnanti di materie scientifiche, invitando alla cerimonia le eccellenze coinvolte. Il dibattito scientifico mondiale si è poi fuso con quello elettorale tra i due candidati alla presidenza, con punti di vista spesso opposti. Ad esempio, relativamente al settore tecnologico, Romney ha proposto numerose e dettagliate iniziative per incentivare l'immigrazione di stranieri qualificati e ulteriori sgravi fiscali alle aziende che investono in ricerca e sviluppo. Tra gli elettori ha ripreso piede la propensione alla teoria creazionistica opposta a quella attuale, ovvero evoluzionistica, tant’è vero che in vari Stati se ne è reso obbligatorio l'insegnamento. Dal canto suo Obama ha promesso di raddoppiare i fondi per la ricerca scientifica e di sfornare centomila docenti di scienze e matematica e un milione di laureati in materie scientifiche entro dieci anni. Come tutti ormai sappiamo, alla fine l'ex presidente è stato rieletto al termine di un’accesa sfida elettorale e si è subito messo in pista con piani e progetti per l'imminente futuro. La conferma di Obama ha riacceso anche le speranze della Nasa. Gli scienziati erano, infatti, quasi certi che Romney avrebbe “tagliato” parte del bilancio per l’esplorazione spaziale. Marte, il Pianeta Rosso, è il prossimo grande obiettivo della ricerca. Si conta di portarvi gli americani entro gli anni ‘30 di questo secolo con due tappe intermedie, ovvero la Luna e la fascia di asteroidi vicina al nostro pianeta. Una sfida certamente ambiziosa, come l'intero piano politico del presidente, il cui slogan “forward”, cioè “avanti”, ben esprime il suo desiderio di portare gli Stati Uniti verso il progresso e lo sviluppo, sia scientifico che non. Vincenzo Ialacci e Michael Leone, 4aA Lst La sanità è un servizio fondamentale, primario. A parer mio, ogni Stato che si rispetti dovrebbe garantirlo a tutti i cittadini. Purtroppo, ciò diventa sempre più difficile da attuare. Certo, alla domanda: “Preferisci la salute o la ricchezza?”, in molti rispondono: “La salute”. Al giorno d'oggi, però, ottenere cure mediche adeguate, sia per i costi eccessivi sia per l'inefficienza del servizio, risulta sempre più difficoltoso. Ne è un esempio lampante la situazione in America. Intorno al 2003, mentre nella maggior parte dei Paesi la spesa relativa a medicinali e cure mediche era a carico dello Stato, negli Stati Uniti solamente il 17,7% di essa era coperta dal servizio nazionale. Ad evidenziare la gravità del “problema sanità” in America è la stima secondo la quale la metà dei problemi finanziari delle famiglie è dovuta a spese mediche. Dal 2003 ad oggi c’è stato un progressivo miglioramento: nel 2010 è stata firmata dal presidente Barack Obama la legge relativa alla riforma sanitaria, che prevedeva l’aumento del numero di persone tutelate dal sistema sanitario, circa 32 milioni in più, e la diminuzione della spesa governativa per la sanità. Recentemente si sono tenute negli Usa le elezioni presidenziali e, nel dibattito tra i candidati, uno dei punti chiave è stato proprio quello della sanità. Il programma elettorale del candidato sconfitto, Mitt Romney, prevedeva l'abolizione del Medicare, un programma di sostegno e tutela per gli anziani e i più poveri al fine di ridurre la spesa pubblica per un totale di 5.000 miliardi di dollari. Il programma elettorale del presidente eletto Obama, che sarà attuato negli anni a venire, invece, prevede un ulteriore aumento del numero di persone tutelate dal sistema sanitario e un finanziamento al programma Medicare. In questa direzione deve muoversi l’America, come anche gli altri Stati, cercando di garantire sempre più il diritto alla salute. Un diritto innegabile e primario da offrire a tutti i cittadini. a Giuseppe Di Nicolantonio, 4 B Lst “Hershey’s Chocolate”, il cioccolato delle guerre americane Nelle razioni standard degli eserciti statunitensi, sin dal 1937, di fondamentale importanza è il cioccolato militare. Esso ha, in particolare, due finalità: la prima è quella di incoraggiare le truppe; la seconda è quella di rappresentare una razione di emergenza altamente energetica e di formato tascabile. Il cioccolato, infatti, oltre ad essere una delizia per il palato, risulta benefico, se assunto nelle giuste quantità, per tutto il resto del corpo, in primis per la mente. Il suo consumo favorisce nell’organismo umano la produzione di endorfine, particolari neurotrasmettitori in grado di aumentare il buon umore. L’alimento è, inoltre, un potente stimolante, grazie alla presenza di teobromina, una sostanza analoga alla caffeina. Gli americani conoscevano le proprietà di tale delizia e fu per questo che, nel 1937, affidarono alla Hershey Company, casa madre dei Kit Kat, la produzione di miliardi di barrette per i propri soldati. Il cioccolato non aveva un sapore eccezionale ma, grazie ad esperimenti effettuati su di esso, era resistente alle alte temperature e quindi difficile a sciogliersi. Insomma, le barrette erano prodotte per stimolare i soldati in guerra, un sistema talmente vantaggioso da essere utilizzato ancora oggi. Spesso il male di vivere ho incontrato… Negli Usa l’80% dei suicidi che si verificano ogni anno (circa 24.000) è causato dalla depressione. Questo dato preoccupante ha spinto l’Organizzazione Mondiale della Sanità a lanciare l’allarme e focalizzare l’attenzione su questa malattia ancora troppo poco conosciuta. Perché negli Stati Uniti, Paese del benessere e dello sviluppo tecnologico, le menti restano sempre più prigioniere della depressione? Cosa c’è che non va? Il problema è che non bisogna dimenticare che spesso il benessere si paga in termini di stress. Attualmente la maggior parte delle persone vive con il piede sull’acceleratore sempre schiacciato a fondo: bisogna dare il massimo senza staccare mai. L’accumularsi dello stress, alla lunga, provoca l’usura del sistema psicofisico: quando viviamo in una condizione di disagio, infatti, facciamo il deserto attorno e dentro di noi. Questo disturbo è così insidioso in quanto le cause che lo provocano non sono ancora perfettamente chiare. Pare che alla base della malattia ci sia un’alterazione chimica del nostro cervello. Tale alterazione è in grado di modificare anche la nostra percezione della realtà e di cambiare lo stato d’animo con cui affrontiamo la vita. Nel prossimo futuro i tumori e i disturbi cardiovascolari faranno meno paura del “male oscuro”. Ci ammaleremo sempre di più, perché conduciamo vite troppo stressanti. Per combattere questo malessere dobbiamo trovare dentro di noi degli interessi in grado di coinvolgerci e di farci dimenticare le fonti di tensione. Non importa cosa si fa, conta piuttosto come si fa qualcosa. Il segreto per proteggere il nostro equilibrio psicofisico sta nel riuscire ad appassionarsi davvero a ciò che si fa, perché solo così la mente riesce a rilassarsi veramente. a Sara Mancini, 4 B Lst a Francesca Ramundo 4 B Lst Andiamo a mangiare al Mc? “Petto di pollo dorato, pane croccante, squisita salsa gourmet”. Questi sono i messaggi che ci vengono comunicati tutti i giorni, tramite i mass media, dalla pubblicità della grande multinazionale americana McDonald’s, presente con i suoi locali in tutto il mondo, dalle grandi metropoli americane alle piccole città dell’Oriente. Questo rappresenta uno dei segni più evidenti di globalizzazione nel ventunesimo secolo. Le nuove generazioni hanno appreso ormai da tempo il culto dei fast food. E come si fa a biasimarle, visto che si può mangiare in modo gustoso e sbrigativo senza preparare la cena o il pranzo e senza sporcare la cucina? Ma sappiamo veramente cosa si cela dietro quel fantastico panino che ci tenta ogni volta che entriamo in un McDonald’s? Dopo aver visto il documentario “Super Size Me”, la mia coscienza si è scossa e ogni volta che mi pongono la fatidica domanda: “Andiamo a mangiare al Mc?”, io ci ripenso non due volte, ma molte di più, prima di dare la risposta. Sapere che la carne che compone un hamburger è geneticamente modificata e conoscere il danno che i cibi “veloci” provocano al nostro corpo ci fa capire che, sotto il sorriso di un pagliaccio vestito di giallo, si nascondono gli interessi di grandi imprenditori che, solo e unicamente a scopo di lucro, sono disposti a rovinare la salute della povera gente, che si fa abbindolare da numerosi messaggi pubblicitari e da un gustoso panino. Una di queste persone sono io. a Martina Tartaglia, 4 B Lst Siete voi i protagonisti di questo giornalino C ari studenti, quello che stiamo vivendo è, indubbiamente, un periodo assai buio per la scuola italiana, considerata sempre più un peso per le finanze pubbliche, un settore di cui occuparsi con logistica ragioneria, e sempre meno il luogo dove si costruisce il futuro della società, dove si educano le nuove generazioni al pensiero libero e fecondo, dove si pongono le basi per una cittadinanza attiva e consapevole. L'assemblea dei docenti dell'IIS “E. Mattei”, riunitasi durante una sospensione del Collegio Docenti straordinario convocato lo scorso 26 novembre, ha deciso di aderire alla mobilitazione in atto a livello nazionale per manifestare grave preoccupazione e profondo dissenso nei confronti delle scelte prospettate dal ministro della Pubblica Istruzione e dal Governo, scelte fortemente punitive verso l'istruzione pubblica, considerata una semplice voce di spesa da contenere e non, come dovrebbe essere, un settore in cui investire proprio in un momento di grave crisi strutturale. In questo quadro è stata decisa la sospensione temporanea delle attività aggiuntive, quelle cioè che non rientrano nelle attività obbligatorie previste dal Contratto Nazionale di Lavoro. Il “nostro” giornalino è, a tutti gli effetti, una “attività aggiuntiva” ma, non darlo alle stampe, vorrebbe dire chiudere la bocca a voi studenti, che di questo giornalino e della scuola siete i protagonisti indiscussi. Ci ho riflettuto su a lungo e sono giunta alla conclusione che, personalmente, non ritengo giusto ostacolare la circolazione delle vostre idee, consapevole del fatto che da esse possono scaturire nuovi e vitali fermenti per un auspicato progresso civile e culturale. E allora… che Buona la prima sia con voi! Consentitemi di concludere questo editoriale con un pensiero “rubato” ad Italo Calvino: “Un Paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi, perché le risorse mancano o i costi sono eccessivi. Un Paese che demolisce l'istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere”. Ad maiora! prof.ssa Paola Cerella