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segue da pag. 1
Anno V, Numero 1, Dicembre 2012
Redazione
Direttore Responsabile:
Paola Cerella
Progetto Grafico :
Enrico Gualterio
Carlo Menna
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Giornalino stampato presso:
Istituto d’Istruzione Superiore
‘‘Enrico Mattei’’
Via S. Rocco - 66054 Vasto (Ch)
Tel. 0873/69218 - 0873/367770 Fax 0873/361455
www.itivasto.it
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Il cibo non sempre è un amico
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uante volte ci siamo sentiti dire: “Mangia che devi
crescere”? Ma crescere come? Ogni giorno ci
ingozziamo di cibi fritti e ricchi di grassi, come patatine e
dolci. Molto spesso, per consumare un pasto veloce, si
mangia una pizza al volo o un panino comprato nei fast
food, il tutto accompagnato da bevande gassate o alcoliche.
Spesso più aumenta la nostra mal nutrizione più
diventiamo pigri, conduciamo una vita sedentaria stando
davanti alla tv o al pc o giocando con i videogiochi. Questo
stile nutrizionale non è salutare e rappresenta il primo
fattore di rischio per la salute del nostro corpo. Il risultato è
che, in Italia, circa il 34% della popolazione è in sovrappeso
e il 9,8 % è in una situazione di obesità. Questa è una
malattia molto grave. Non è solo un problema estetico, ma è
una vera e propria condanna per la vita: chi ne soffre e non
provvede a curarsi è condannato ad essere sempre malato.
È un circolo vizioso che rischia di non avere una fine.
L'iniziazione all'obesità spesso avviene nei primi anni
dell'infanzia, quando le madri riempiono di alimenti
ipercalorici i propri figli, desiderandoli grassottelli e
paffuti. Al contrario, quando poi diventano adolescenti, li
vogliono magri; ma questo cambiamento spesso non si
verifica. Le relazioni sociali con i coetanei cambiano: la
persona in sovrappeso tende ad emarginarsi o ad essere
esclusa dagli altri; spesso è impacciata nello svolgere
determinate azioni. Perciò l'adolescente si sente “diverso”
da coloro che lo circondano. Ciò lo spinge a rifugiarsi
sempre più nel cibo, visto come l'unico modo per reprimere
i sentimenti negativi e il vuoto che ha dentro di sé. Altre
volte si tende a mangiare incondizionatamente per noia, per
ansia o frustrazione. Ma mangiare senza limiti è un
attentato alla propria vita. L'obesità, nel corso degli anni,
può condurre a diverse patologie: diabete, ipertensione,
arteriosclerosi, infarto, ictus, insufficienza respiratoria e
cancro. Quindi è molto importante che si prenda coscienza
dei rischi che l'obesità comporta così da garantirsi una vita
lunga, felice e salutare. Questo obiettivo si può raggiungere
praticando un'adeguata attività fisica e adottando una dieta
sana ed equilibrata, senza rischiare di cadere nell'eccesso,
ossia nell'anoressia.
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Ornella Di Marco 4 B Lst
Cari genitori…
V
i scrivo in rappresentanza delle migliaia e migliaia
di persone che appartengono a quella categoria che
voi chiamate fannulloni, viziati, maleducati, svogliati,
bamboccioni, senza futuro, insomma i vostri figli. Le
vostre difficoltà, le vostre insicurezze si rispecchiano
tutte nella nostra generazione. Quando criticate il nostro
modo di essere, la nostra assenza di valori e il poco
rispetto degli altri, criticate voi stessi. Avete cresciuto una
generazione asettica, apatica, protetta da ogni esperienza,
da ogni pericolo e difficoltà che si incontra nel corso della
vita. Una generazione a cui non è stato permesso di
cadere per imparare a camminare, una generazione
chiusa in una bolla di vetro, una generazione che non ha
potuto fare le proprie esperienze, sbagliare e subirne le
conseguenze. Siete diventati servi dei vostri figli,
abbindolati da ogni loro capriccio. Certo, pare semplice
scaricare su di voi la colpa delle nostre numerose
imperfezioni ma, se ci ragionate bene, è anche questo ciò
che ci avete insegnato: a non avere responsabilità. Mi
domando come sia possibile che dei ragazzi della mia
età sentano di essere cresciuti troppo in fretta, di non
avere sogni e desideri, arrendendosi all'ipocrisia e
all'egocentrismo dettati dalla società in cui
viviamo. La felicità non si ottiene con il
telefono nuovo, vestiti alla moda
e permessi di qualunque
genere, ma con la
capacità di sentirsi
un giorno
realizzati
nella
vita.
Adolescenti, questi sconosciuti
“
hi, mio figlio? Sta scherzando? È impossibile!”.
Quante volte molti genitori avranno esordito in
questo modo per difendere la propria indifesa e
sconosciuta prole. Il tempo passa e sempre meno
frequenti sono le relazioni genitori-figli per cui i primi
C
possono davvero affermare di avere una conoscenza
approfondita della controparte. Spesso i giovani non
reputano all'altezza dei propri problemi gli adulti, ai
quali preferiscono sostituire amici o compagni di
scuola.
continua a pag. 3
un robot
mosso da chi “è più potente di me”
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pag. 3
La nostra
lotta
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Tra scuola e
“bamboccioni”
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Cosa faremo
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La trappola
della
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Scuola, regres
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sempre di più al modo di proporlo ai , ma all'insegnamento; pgli
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fermarsi al p catore alla famiglia. Un Personalmente, lascerei o;
che, come nel ercorso di formazione obb ragazzo che sceglie di n il
vanno rispet la società, anche nella sc ligatoria dovrebbe già sap on
trasmettere latate. Prima il ruolo deg uola ci sono delle regole ere
tutti apprendes propria cultura agli studli insegnanti era quello che
gli altri si pr sero o meno. Bastava solo enti, senza preoccuparsi di
chi non riesce ocedeva alla bocciatura. O che un gruppo imparasse e che
entrare nella a conseguire un buon livelggi è il contrario: si pensaper
apprendimentosua psicologia, di capire lo di istruzione, si cerca a
strumenti te , usando anche altri le motivazioni del suo n di
partecipare allcnologici per avvicinarsi interventi didattici on
scuola prima a lezione. Tutto questo pu al ragazzo e indurlo e/o
quanto essa dria. La scuola non deve aò essere accettato solo in u a
lavorativa. Pereve essere una simulazio vere il ruolo di educare, na
una scuola ch tanto, firmare patti di cone della vita professionalein
alunni non d e non sia quella dell'obblirresponsabilità educativa, e
purtroppo, è evono essere “coccolati”. go, non ha alcun senso. Gin
bocciatura. Ed quello che succede. Si Si fa loro solo del male. M li
dalla società è anche per questo che la m ricorre sempre meno a a,
lavoro dello st. Si va a scuola per studiaeritocrazia sta scomparenlla
abbia compres udente. È preoccupante sen re: dovrebbe essere questo do
Molti, infatt o questo concetto basilare tire che la maggioranza n il
studente in i, ritengono che la scuola e sostenga la tesi contrar on
cittadinanza difficoltà. Fanno disco debba aiutare e sostenere ia.
in quanto tali, psicologia, sociologia. Tu rsi di etica, educazio lo
essendo compr , non servono a molto! Latte queste sono solo parolene,
affinché la scu esi, ma sbagliando e capen maturità non si raggiu e,
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'intervento dei privati nelle scuole non è distruttivo, di più. Questo perché l'istruzione deve
essere equa in tutt'Italia, perché io voglio avere la garanzia di diplomarmi e valere come tutti gli
altri, non di più e non di meno, perché non voglio essere un robot mosso da chi “è più potente di me”,
perché voglio essere libera di apprendere, di imparare e diventare grande. Perché la scuola a questo
serve: a crescere. E crescere non vuol dire prepararmi ad un futuro già scritto da qualcun altro; vuol
dire essere culturalmente formata e preparata a scegliere la strada a me più confacente: la strada
della vita, intrapresa su con sudore, fatica, sconfitta dopo sconfitta. Crescere vuol dire diventare,
finalmente, adulta. Adulta e vincente. Per me stessa e per nessun altro. Con l'intervento dei privati
sulla mia istruzione, io non voglio essere inferiore a una ragazza del nord. “Perché il nord, si sa, è
più avanzato e non possiamo farci nulla”, così dice qualcuno. E, così dicendo, abbassa la testa, si
sottomette, è partecipe del gioco dei potenti. Vivrò anche in una realtà parallela, ma credo nella
forza delle idee. E nei giovani. Che non si arrendono, che combattono e talvolta vincono. Per se stessi
e per gli altri. Come molti hanno fatto prima di me, permettendomi di avere questa penna in mano e
scrivere. Concedendomi la libertà di esprimere me stessa
Eleonora Racciatti, 4aA Lst
Sara Bufano,
3 aA Lsa
Si vergognano di loro; data la differenza d'età, non li considerano in
grado di comprendere le proprie preoccupazioni e li tengono
all'oscuro di tutto. A volte, però, sono gli stessi genitori a
disinteressarsi dei figli, magari per mancanza di tempo, perché
sommersi dal lavoro o perché credono, erroneamente, che tutto
nella vita dei ragazzi prosegua per il verso giusto e che essi siano
ormai autosufficienti. Dipingono in modo roseo e ottimistico la
condizione esistenziale e gli stati d'animo dei figli. Molto più di
quanto, invece, non siano nella realtà. Ignorano la necessità di
dialogo per conoscere e trovare una soluzione ai diversi problemi,
più o meno importanti che siano, dei giovani, quelli del
ventunesimo secolo, abbandonati a loro stessi, ignorati da tutti. Due
generazioni, insomma, che tendono ad allontanarsi
progressivamente, come fossero lame di una forbice.
Francesca Ramundo, 4aB Lst
Non poteva che andare così
T
empo fa, incappai in un articolo che descriveva una
delle tante teorie sui mondi paralleli. Anche se è
sufficientemente noto, accennerò ugualmente
all'argomento. Parliamo di un ipotetico universo
separato e distinto dal nostro, ma coesistente con esso. In
sostanza, oltre al nostro universo, esisterebbero infiniti
altri universi identici al nostro, dove ci sono un'altra me
che il quattordici dicembre ha scritto questo articolo e un
altro te che in questo momento lo sta leggendo. La
supposizione in questione viene chiamata “teoria delle
stringhe”. L'articolo sosteneva che noi viviamo solo una
delle numerose possibilità del verificarsi di una vicenda
che comporta, però, un diverso proseguimento del corso
degli eventi. Cioè, dopo uno stesso evento avvenuto
analogamente in ogni mondo, si verificano tutte le
possibili varianti, solo che a noi se ne presenta solamente
Riconsegnate il “Best of“ ai “best of“
N
el nostro Istituto è diventato ormai irrinunciabile
l'appuntamento natalizio con il “Best of IIS E. Mattei”, una
manifestazione, che solitamente si svolge prima delle vacanze
invernali, nel corso della quale si premiano i migliori studenti in
una cornice di letture, filmati e interventi su argomenti di attualità
di varia natura. Il metodo utilizzato per attribuire i premi è il
seguente: sulla base dei risultati del secondo quadrimestre
dell'anno scolastico da poco concluso, si attribuisce, a
conclusione del primo quadrimestre corrente, il titolo di “best of”
allo studente con la media dei voti più alta. Con questo sistema
viene di conseguenza premiato un solo alunno per classe. La
siffatta scelta dei “candidati” risulta alquanto limitante e poco
coerente con la politica delle “eccellenze” per i motivi che
seguono: il metodo delle premiazioni non risulta fondato su un
sistema volto a gratificare l'impegno, in quanto spesso si
scartano, in una stessa classe, alunni con medie solo
infinitesimamente più basse di quella “vincente”; per dubbie
argomentazioni sul democratico “principio di uguaglianza degli
studenti” si deve, infatti, individuare per forza un'eccellenza in
ogni classe, anche se le medie con cui questa si presenta sono
basse o, almeno, più basse delle tante neanche considerate per il
motivo sopra citato. Si nota, quindi, una forte incoerenza tra
quello che doveva essere il principio cardine della
manifestazione, ovvero la valorizzazione delle eccellenze, e
quella che è diventata, a causa di un eccessivo buonismo,
l'esigenza di trovare, anche in modo forzato, un alunno
meritevole in ogni classe. Sulla base di questi fatti bisogna
riconoscere come l'istituzione scuola va a perdere la sua funzione
di “palestra della vita”, in quanto, con il menzionato buonismo,
va a coprire l'ideale di impegno e sacrificio, che sono una
costante del percorso lavorativo di tanti, troppi studenti che
rimangono costantemente nell'ombra, nell'ombra di una
ignoranza premiata su un palco. Sarebbe quindi preferibile,
nell'ottica delle argomentazioni proposte, modificare nel modo
che segue il sistema di riferimento per la premiazione del “Best
of Mattei”: si dividano gli studenti solo in base alla loro classe di
riferimento e non alla specializzazione; si formeranno, quindi,
cinque macro insiemi; si premino, in base alla media, i migliori
dieci di ogni insieme. Tale criterio non presenta problematiche di
“discriminazione”, in quanto la divisione degli insiemi da
premiare viene fatta solo in virtù dell'appartenenza ad una classe
e non ad una specializzazione. Così, inoltre, si può premiare
davvero il merito, evitando le imbarazzanti processioni al palco
di quelle scarse sufficienze travestite da eccellenze.
Giacomo Pagano, 4aA Lst
una. Il mio obiettivo non è discutere la veridicità o meno
della teoria in questione, bensì condividere la riflessione
che mi ha toccata subito dopo la lettura dell'articolo.
Spesso sostituiamo il caso, il destino, il fato o la
provvidenza alla causa degli eventi. Secondo me, nulla
accade per caso. Tutto ciò che accade, tutto quello che
facciamo, ogni singolo gesto ha luogo per un precisissimo
e indiscutibile motivo. Mi spiego: la citata teoria sostiene
che, ad esempio, se in una giornata estiva io andassi al
mare e mi sedessi in spiaggia sotto l'ombrellone, in questo
mondo, nel mio mondo, io probabilmente sceglierei di
prendere un libro dalla borsa e leggerlo. In un mondo
parallelo potrebbe accadere, invece, che io mi alzassi e
andassi a fare un tuffo in acqua. Sono decisioni
condizionate dal nostro carattere, dalla nostra personalità
e dalla nostra formazione. Sono vere e proprie scelte.
Pertanto, dato che la teoria ipotizza che io sia sempre la
stessa con lo stesso carattere, personalità e formazione,
sarebbe impossibile avere un diverso proseguimento degli
eventi in ogni universo. Se scelgo di rimanere in spiaggia,
è perché magari mi darebbe fastidio, dopo essermi
bagnata, la sensazione di salsedine sulla pelle. E questo
perché, magari, sono particolarmente attenta alla pulizia e
l'acqua sporca mi disturberebbe. Probabilmente, perché
sono stata educata ad una meticolosa attenzione per
l'igiene e ciò dev'essere necessariamente conseguenza di
una scelta dei miei genitori, i quali, a loro volta, non
possono che essere altrettanto attenti alla pulizia. Quindi
ciò vuol dire che dietro ogni decisione, dietro ogni azione,
gesto, mossa, passo, c'è un infinità di cause che li
determinano. E se sono rimasta sotto l'ombrellone a
leggere il libro, è perché non poteva che andare così!
Rosso Malpelo
Il caso Sallusti e la libertà di stampa
“
L
ibero”. 18 febbraio 2007. Articolo pubblicato da un
giornalista sotto lo pseudonimo di Dreyfus. Una
ragazzina di 13 anni, a Milano, sarebbe stata obbligata ad
abortire dai genitori, dal medico e dalla sentenza di un
giudice. Nell'articolo veniva dato ampio sfogo ai pensieri
del giornalista contro l'aborto. Tutto falso. La ragazzina
non fu obbligata ad abortire. Il falso articolo ha attaccato
l'onorabilità di un magistrato, per questo a rispondere
dell'accusa di diffamazione è l'allora direttore di
“Libero”, Alessandro Sallusti, nonché responsabile
dell'articolo pubblicato. Il reato prevede la detenzione: è
stato condannato a 14 mesi di carcere. Scandalizza ancor
più dell'articolo il modo in cui è stato condotto il caso in
Parlamento. Infatti, mentre nel giorno in cui si è discusso
oralmente questo argomento tutti erano d'accordo ad
eliminare la detenzione dalla legge incriminante, pochi
giorni dopo è stato proposto un emendamento a voto
segreto, che è stato approvato. Per questo motivo, Sallusti
è andato in carcere. Questo caso ha sicuramente aspetti
positivi e negativi. La condanna è assolutamente ingiusta:
non si possono scontare 14 mesi di carcere quando in
Italia accadono fatti ben più gravi, commessi anche dagli
stessi politici i quali, invece che in una cella, continuano a
stare seduti sui loro comodissimi scranni. Sicuramente è
un argomento di cui si deve discutere: ciò che è successo
porterà le varie testate giornalistiche e i vari mass media a
controllare meglio la fonte delle loro notizie. In quanto
direttore e responsabile Sallusti deve pagare, ma con
un'ammenda. Lati negativi potrebbero riguardare la
libertà di stampa. Secondo molti, ci si trova dinanzi ad un
bavaglio preventivo: un metodo per zittire una classe di
lavoratori che, troppo spesso, dice cose scomode. È vero
che un filo sottile separa la libertà di stampa dal diritto del
singolo ad avere un regolare processo. E spesso quel filo
viene spezzato. Classico esempio: i programmi televisivi
che si sono trasformati in aule di tribunale sui più
eclatanti casi di cronaca. L'unica strada possibile, ora, è
quella del “binario morto”, già proposta da qualche
politico, secondo la quale bisogna accantonare per un po'
di tempo, finché non si calmeranno le acque, questa legge
e riprenderla successivamente, in tempi più sereni. Resta
il fatto che il diritto di informazione deve essere difeso ad
ogni costo in uno Stato democratico. Per questo non
bisognerebbe rincorrere lo scoop a tutti i costi, ma
rispettare l'uomo in quanto tale.
Alessio Nucciotti, 4aB Lst
33
L'avventura più entusiasmante della vita
La trappola della rete
I
nternet può somigliare molto alla vita reale:
gironzolare, chiacchierare, condividere foto e
video con amici, incontrare nuove persone.
Proprio come nella vita reale, però, bisogna stare
attenti alle azioni che si compiono: siti visitati,
contatti in chat, condivisioni. Condividere link,
foto, video e pubblicare stati d'animo sono azioni
alla base del concetto di rete sociale. Non di certo
sto a spiegare a voi, amanti della Blue Interface,
come è fatto un social network. Voglio
semplicemente parlarvi di un recente studio
americano che dimostra quanto sia facile ottenere
informazioni su una persona sconosciuta
visitando il suo profilo o la sua pagina, come dir si
voglia. Grazie alla collaborazione di persone pccompetenti, semplici ragazzi dal click veloce,
l'informatico statunitense che si è occupato di
questa ricerca ha intervistato donne e uomini, fatti
oggetto della sperimentazione. Si è spacciato per
un genio, un superdotato intellettualmente, che
poteva raccontare particolari della loro vita senza
conoscerli. Mentre lui parlava con queste persone,
nel suo auricolare arrivavano le notizie relative
agli intervistati, prese dalle pagine Facebook:
nomi di amici, parenti, età, titolo di studio,
situazione sentimentale, colore preferito,
indirizzo di casa e persino cifre di identificazione
della carta di credito (ricavate semplicemente
dalle foto). La loro sorpresa si è trasformata presto
in paura e sgomento quando gli è stato rivelato il
trucco. Le informazioni provenivano da notizie
postate, eventi, video, commenti e foto presenti
sulle loro pagine sociali. Ora voi penserete: “Chi
può essere così ingenuo da fornire informazioni
personali contro la propria volontà?”. Non si tratta
sempre di volontà, ma di casualità: alcune
informazioni sono implicite e rese pubbliche
accidentalmente. L'unico rimedio per non cadere
nella trappola della rete è non considerare i social
network come un archivio di fonti personali, bensì
come un modo veloce per tenersi in contatto con
amici e parenti. Bisogna ricordarsi della
differenza che c'è fra la vita reale e quella virtuale
e tenere a mente che certi elementi della propria
vita sono da tenere lontani da luoghi virtuali
accessibili a tutti.
Michele Peluzzo, 4aB Lst
Enrico Mattei, l'operaio che riformò
il sistema petrolifero italiano
N
el 1953 in Italia è stato creato l'Eni (Ente
Nazionale Idrocarburi), un organismo a
cui è stato affidato il compito di “promuovere
e attuare iniziative di interesse nazionale nel
campo degli idrocarburi e dei vapori
naturali”. L'Eni, secondo l'idea di Enrico
Mattei, che ha legato il suo nome alla nascita
e allo sviluppo dell'Ente, è nato con scopi
economici a servizio della comunità
nazionale. Nel dopoguerra, infatti, Mattei ha
sviluppato importanti attività imprenditoriali
per rendere meno pesante la dipendenza
dell'Italia dalle compagnie private
internazionali. La ricerca da lui promossa
anche sul territorio nazionale ha permesso la
scoperta del primo importante giacimento
metanifero nella Pianura Padana. Enrico
Mattei nasce il 29 aprile 1906 ad Acqualagna,
piccolo paese della provincia di Pesaro e
Urbino, dove trascorre la sua infanzia; in
4
seguito frequenta la Regia Scuola Tecnica a
Vasto, quando suo padre diventa maresciallo
dei carabinieri a Casalbordino. Dopo un
periodo di relativo sbaraglio e di nausea
profonda per la scuola, si impiega in una
fabbrica di mobili con l'incarico di
verniciatore. A diciassette anni diventa
operaio presso la Conceria Fiore, poi aiutante
chimico; a diciannove anni è vicedirettore e a
venti direttore. Da qui, inizia il suo cammino
verso il successo prima nell'Agip (Azienda
Generale Italiana Petroli) e poi nell'Eni, da lui
fondato. Nel 1962 contribuisce alla nascita
della Siv (Società Italiana Vetro), sfruttando il
metano rinvenuto nella zona del Vastese,
precisamente nel paese di Cupello, zona a lui
cara per avervi trascorso l'adolescenza. Nel
pieno della sua attività, la sua vita viene
stroncata da un “tragico incidente aereo”, nei
pressi di Bascapè (Pavia), il 27 ottobre 1962.
Ancora oggi la sua morte rimane un giallo.
Senza dubbio Mattei era circondato da molti
nemici, ma la sua opera resta nella memoria
del nostro Paese e, soprattutto, del nostro
Istituto, che porta con onore e orgoglio il suo
nome. L'Italia estrae il 30% del metano dal
suo sottosuolo; il resto arriva da Algeria,
Russia e Paesi Bassi attraverso tre imponenti
gasdotti. Lo Stato italiano ha un ruolo di
rilievo nel commercio degli idrocarburi e per
questo non possiamo che ringraziare Enrico
Mattei.
Gianluca Bosco, 5aA Lst
F
a caldo, fa davvero caldo qui. Ma
dove sono? È tutto buio, sembra sia
la prima volta che penso. I suoni sono
ovattati, ma c'è qualcuno che parla,
purtroppo non riesco a distinguere le
parole. È assurdo. Forse mi hanno
mandato nel mondo sbagliato. Ho un
liquido cosparso su tutto il corpo, è
rosso e ha il sapore del ferro. Sto
vagando da ore in una pozza d'acqua,
ma sanno che sono qui? Fatemi uscire,
non ho le branchie! Tiro un bel calcio
sulla parete rosa che mi intrappola,
fuori però ridono e sembrano felici, non
sono riuscita a fare nemmeno un
piccolo forellino per scappare. Perché
ridono mentre io sono imprigionata?
Sono capitata in un gruppo di sadici,
dovrebbero farsi curare, ne parlerò con
Freud o Jung
appena li vedo.
Continuo a
calciare più forte,
ma questa gabbia
è indistruttibile e
la gente è ancora
più divertita.
A s petta... uno
spiraglio di luce!
Questa sì che è
una sorpresa! Mi
giro abilmente e
sono a testa in giù, un tessuto sottile e
semitrasparente copre il forellino, ma
riesco ad intravedere abiti eleganti, un
signore passa la mano sopra il buchetto
e la luce tanto ambita scompare nel
nulla, ma lui mi sembra simpatico. Se
solo mi facessero uscire da qui potrei
conoscerlo. Avverto un brontolio
amplificato intorno a me.
All'improvviso scende qualcosa, ho
paura, non conosco nulla di questa
cultura. Mi scanso prima che questo
proiettile mi colpisca. È morbido e c'è
una salsina sopra. Mi era arrivata la
voce che facessero guerre insensate!
Ha un buon profumo, voglio
assaggiarlo. Una miriade di sensazioni
si animano in me. È croccante, salato,
gustoso e mi ha dato nuove energie!
Forse vogliono aiutarmi ad uscire. Ho
degli alleati: una notizia meravigliosa.
Posso di nuovo calciare, ma la
situazione rimane immutata. È solo uno
spreco di forza, devo escogitare un
piano e pazientare. Passano diversi
mesi. È sempre la solita routine.
Mangio proiettili quotidianamente,
anche se certi non hanno un buon
sapore, mi servono per mantenermi in
forze. Penso di essere ingrassata,
quindi nuoto nella mia pozza d'acqua
un'ora e mezza al giorno. È difficile
orientarsi con l'orario, ma Cartesio
tempo fa mi ha insegnato a contare ed è
diventato un passatempo interessante
qui in prigione. Se mi avessero avvisata
prima, mi sarei portata dei libri. Sono in
astinenza da Hesse. Il momento più
rilassante è salire su un oggetto che si
muove e su cui si sta seduti. Mi pare la
chiamino “macchina”, ma non vorrei
sbagliarmi. Sono passati nove mesi da
quando sono
relegata qui dentro
e negli ultimi due
fa più caldo, ma la
cella ha più luce.
Dal forellino
riesco a vedere la
sabbia e l'acqua
limpida del mare,
tanti bambini si
divertono. Sono in
quella scatola con
le ruote che mi
piace tanto, ma non è rilassante come
sempre, va troppo veloce. Fine della
corsa. Entriamo in un edificio bizzarro,
tutto bianco, non riesco a vedere altro.
Tante persone vogliono vedermi. Esco
dalla mia gabbia finalmente! Non sono
riusciti ad uccidermi, mi stanno
liberando. Mi metto a testa in giù così
posso vedere. Sotto c'è un punto più
grande da cui arriva la luce, voglio
nuotare lì, mi hanno preso delle mani.
Sto uscendo! Dei neon mi accecano.
Chiudo gli occhi. Inizio a piangere per
il fastidio, appena li riapro una soffice
coperta bianca mi avvolge e l'uomo
simpatico mi tiene in braccio con le
lacrime agli occhi. Una donna felice ed
esausta mi guarda meravigliata. Degli
uomini in camice intorno sorridono.
Adesso ho capito, è tutto chiaro. Sono
nata.
Chiara Cuccheri, 1aB Lsa
Il “problema sanità”
Il futuro della scienza a stelle e strisce
I loro volti hanno fatto il giro del mondo, tra le mani di questi uomini si
cela un immenso potere decisionale, pari a quello di intere nazioni. Stiamo
parlando dei due partecipanti alla campagna elettorale Usa 2012, Barack
Obama e Mitt Romney, la cui corsa alla Casa Bianca si è trasformata in una
vera e propria sfida mediatica senza esclusione di colpi. Un botta e
risposta che ha dato modo al popolo statunitense di riflettere
sull'operato del candidato uscente per decidere se riconfermarlo o
orientarsi verso nuovi obiettivi e scenari di governo. Sullo sfondo una
crisi di crescente portata, che ha finito inevitabilmente col mettere in
secondo piano il futuro di settori focali per la ripresa e lo sviluppo. La
scienza non fa eccezione: nella precedente legislatura del presidente
Obama, però, non è stata decisamente messa da parte. A conferma di ciò, nel
febbraio scorso, il presidente degli Stati Uniti ha ospitato alla Casa
Bianca la fiera della scienza; in quella sede ha anche annunciato un
investimento da 100 milioni di dollari per gli insegnanti di materie
scientifiche, invitando alla cerimonia le eccellenze coinvolte. Il
dibattito scientifico mondiale si è poi fuso con quello elettorale tra i
due candidati alla presidenza, con punti di vista spesso opposti. Ad
esempio, relativamente al settore tecnologico, Romney ha proposto
numerose e dettagliate iniziative per incentivare l'immigrazione di
stranieri qualificati e ulteriori sgravi fiscali alle aziende che
investono in ricerca e sviluppo. Tra gli elettori ha ripreso piede la
propensione alla teoria creazionistica opposta a quella attuale, ovvero
evoluzionistica, tant’è vero che in vari Stati se ne è reso obbligatorio
l'insegnamento. Dal canto suo Obama ha promesso di raddoppiare i fondi per
la ricerca scientifica e di sfornare centomila docenti di scienze e
matematica e un milione di laureati in materie scientifiche entro dieci
anni. Come tutti ormai sappiamo, alla fine l'ex presidente è stato rieletto
al termine di un’accesa sfida elettorale e si è subito messo in pista con
piani e progetti per l'imminente futuro. La conferma di Obama ha riacceso
anche le speranze della Nasa. Gli scienziati erano, infatti, quasi certi
che Romney avrebbe “tagliato” parte del bilancio per l’esplorazione
spaziale. Marte, il Pianeta Rosso, è il prossimo grande obiettivo della
ricerca. Si conta di portarvi gli americani entro gli anni ‘30 di questo
secolo con due tappe intermedie, ovvero la Luna e la fascia di asteroidi
vicina al nostro pianeta. Una sfida certamente ambiziosa, come l'intero
piano politico del presidente, il cui slogan “forward”, cioè “avanti”, ben
esprime il suo desiderio di portare gli Stati Uniti verso il progresso e lo
sviluppo, sia scientifico che non.
Vincenzo Ialacci e Michael Leone, 4aA Lst
La sanità è un servizio fondamentale, primario. A parer mio, ogni Stato
che si rispetti dovrebbe garantirlo a tutti i cittadini. Purtroppo, ciò
diventa sempre più difficile da attuare. Certo, alla domanda: “Preferisci
la salute o la ricchezza?”, in molti rispondono: “La salute”. Al giorno
d'oggi, però, ottenere cure mediche adeguate, sia per i costi eccessivi
sia per l'inefficienza del servizio, risulta sempre più difficoltoso. Ne
è un esempio lampante la situazione in America. Intorno al 2003, mentre
nella maggior parte dei Paesi la spesa relativa a medicinali e cure
mediche era a carico dello Stato, negli Stati Uniti solamente il 17,7% di
essa era coperta dal servizio nazionale. Ad evidenziare la gravità del
“problema sanità” in America è la stima secondo la quale la metà dei
problemi finanziari delle famiglie è dovuta a spese mediche. Dal 2003 ad
oggi c’è stato un progressivo miglioramento: nel 2010 è stata firmata dal
presidente Barack Obama la legge relativa alla riforma sanitaria, che
prevedeva l’aumento del numero di persone tutelate dal sistema sanitario,
circa 32 milioni in più, e la diminuzione della spesa governativa per la
sanità. Recentemente si sono tenute negli Usa le elezioni presidenziali
e, nel dibattito tra i candidati, uno dei punti chiave è stato proprio
quello della sanità. Il programma elettorale del candidato sconfitto,
Mitt Romney, prevedeva l'abolizione del Medicare, un programma di
sostegno e tutela per gli anziani e i più poveri al fine di ridurre la
spesa pubblica per un totale di 5.000 miliardi di dollari. Il programma
elettorale del presidente eletto Obama, che sarà attuato negli anni a
venire, invece, prevede un ulteriore aumento del numero di persone
tutelate dal sistema sanitario e un finanziamento al programma Medicare.
In questa direzione deve muoversi l’America, come anche gli altri Stati,
cercando di garantire sempre più il diritto alla salute. Un diritto
innegabile e primario da offrire a tutti i cittadini.
a
Giuseppe Di Nicolantonio, 4 B Lst
“Hershey’s Chocolate”, il cioccolato delle guerre americane
Nelle razioni standard degli eserciti statunitensi, sin dal 1937, di
fondamentale importanza è il cioccolato militare.
Esso ha, in
particolare, due finalità: la prima è quella di incoraggiare le truppe; la
seconda è quella di rappresentare una razione di emergenza altamente
energetica e di formato tascabile. Il cioccolato, infatti, oltre ad
essere una delizia per il palato, risulta benefico, se assunto nelle
giuste quantità, per tutto il resto del corpo, in primis per la mente. Il
suo consumo favorisce nell’organismo umano la produzione di endorfine,
particolari neurotrasmettitori in grado di aumentare il buon umore.
L’alimento è, inoltre, un potente stimolante, grazie alla presenza di
teobromina, una sostanza analoga alla caffeina. Gli americani
conoscevano le proprietà di tale delizia e fu per questo che, nel 1937,
affidarono alla Hershey Company, casa madre dei Kit Kat, la produzione di
miliardi di barrette per i propri soldati. Il cioccolato non aveva un
sapore eccezionale ma, grazie ad esperimenti effettuati su di esso, era
resistente alle alte temperature e quindi difficile a sciogliersi.
Insomma, le barrette erano prodotte per stimolare i soldati in guerra, un
sistema talmente vantaggioso da essere utilizzato ancora oggi.
Spesso il male di vivere ho incontrato…
Negli Usa l’80% dei suicidi che si verificano ogni anno (circa 24.000) è
causato dalla depressione. Questo dato preoccupante ha spinto
l’Organizzazione Mondiale della Sanità a lanciare l’allarme e focalizzare
l’attenzione su questa malattia ancora troppo poco conosciuta. Perché
negli Stati Uniti, Paese del benessere e dello sviluppo tecnologico, le
menti restano sempre più prigioniere della depressione? Cosa c’è che non
va? Il problema è che non bisogna dimenticare che spesso il benessere si
paga in termini di stress. Attualmente la maggior parte delle persone vive
con il piede sull’acceleratore sempre schiacciato a fondo: bisogna dare il
massimo senza staccare mai. L’accumularsi dello stress, alla lunga,
provoca l’usura del sistema psicofisico: quando viviamo in una condizione
di disagio, infatti, facciamo il deserto attorno e dentro di noi. Questo
disturbo è così insidioso in quanto le cause che lo provocano non sono
ancora perfettamente chiare. Pare che alla base della malattia ci sia
un’alterazione chimica del nostro cervello. Tale alterazione è in grado di
modificare anche la nostra percezione della realtà e di cambiare lo stato
d’animo con cui affrontiamo la vita. Nel prossimo futuro i tumori e i
disturbi cardiovascolari faranno meno paura del “male oscuro”. Ci
ammaleremo sempre di più, perché conduciamo vite troppo stressanti. Per
combattere questo malessere dobbiamo trovare dentro di noi degli
interessi in grado di coinvolgerci e di farci dimenticare le fonti di
tensione. Non importa cosa si fa, conta piuttosto come si fa qualcosa. Il
segreto per proteggere il nostro equilibrio psicofisico sta nel riuscire
ad appassionarsi davvero a ciò che si fa, perché solo così la mente riesce
a rilassarsi veramente.
a
Sara Mancini, 4 B Lst
a
Francesca Ramundo 4 B Lst
Andiamo a mangiare al Mc?
“Petto di pollo dorato, pane croccante, squisita salsa gourmet”. Questi
sono i messaggi che ci vengono comunicati tutti i giorni, tramite i mass
media, dalla pubblicità della grande multinazionale americana McDonald’s,
presente con i suoi locali in tutto il mondo, dalle grandi metropoli
americane alle piccole città dell’Oriente. Questo rappresenta uno dei
segni più evidenti di globalizzazione nel ventunesimo secolo. Le nuove
generazioni hanno appreso ormai da tempo il culto dei fast food. E come si
fa a biasimarle, visto che si può mangiare in modo gustoso e sbrigativo
senza preparare la cena o il pranzo e senza sporcare la cucina? Ma sappiamo
veramente cosa si cela dietro quel fantastico panino che ci tenta ogni
volta che entriamo in un McDonald’s? Dopo aver visto il documentario
“Super Size Me”, la mia coscienza si è scossa e ogni volta che mi pongono la
fatidica domanda: “Andiamo a mangiare al Mc?”, io ci ripenso non due volte,
ma molte di più, prima di dare la risposta. Sapere che la carne che compone
un hamburger è geneticamente modificata e conoscere il danno che i cibi
“veloci” provocano al nostro corpo ci fa capire che, sotto il sorriso di un
pagliaccio vestito di giallo, si nascondono gli interessi di grandi
imprenditori che, solo e unicamente a scopo di lucro, sono disposti a
rovinare la salute della povera gente, che si fa abbindolare da numerosi
messaggi pubblicitari e da un gustoso panino. Una di queste persone sono
io.
a
Martina Tartaglia, 4 B Lst
Siete voi i protagonisti
di questo giornalino
C
ari studenti,
quello che stiamo vivendo è, indubbiamente, un
periodo assai buio per la scuola italiana, considerata
sempre più un peso per le finanze pubbliche, un settore
di cui occuparsi con logistica ragioneria, e sempre
meno il luogo dove si costruisce il futuro della società,
dove si educano le nuove generazioni al pensiero libero
e fecondo, dove si pongono le basi per una cittadinanza
attiva e consapevole.
L'assemblea dei docenti dell'IIS “E. Mattei”, riunitasi
durante una sospensione del Collegio Docenti
straordinario convocato lo scorso 26 novembre, ha
deciso di aderire alla mobilitazione in atto a livello
nazionale per manifestare grave preoccupazione e
profondo dissenso nei confronti delle scelte prospettate
dal ministro della Pubblica Istruzione e dal Governo,
scelte fortemente punitive verso l'istruzione pubblica,
considerata una semplice voce di spesa da contenere e
non, come dovrebbe essere, un settore in cui investire
proprio in un momento di grave crisi strutturale. In
questo quadro è stata decisa la sospensione temporanea
delle attività aggiuntive, quelle cioè che non rientrano
nelle attività obbligatorie previste dal Contratto
Nazionale di Lavoro.
Il “nostro” giornalino è, a tutti gli effetti, una “attività
aggiuntiva” ma, non darlo alle stampe, vorrebbe dire
chiudere la bocca a voi studenti, che di questo
giornalino e della scuola siete i protagonisti indiscussi.
Ci ho riflettuto su a lungo e sono giunta alla
conclusione che, personalmente, non ritengo giusto
ostacolare la circolazione delle vostre idee,
consapevole del fatto che da esse possono scaturire
nuovi e vitali fermenti per un auspicato progresso
civile e culturale. E allora… che Buona la prima sia
con voi!
Consentitemi di concludere questo editoriale con un
pensiero “rubato” ad Italo Calvino: “Un Paese che
distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi,
perché le risorse mancano o i costi sono eccessivi. Un
Paese che demolisce l'istruzione è già governato da
quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da
perdere”. Ad maiora!
prof.ssa Paola Cerella