giornalino giugno PDF
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LA NOSTRA CIVITA Giornalino del quartiere L. C. CATANIA HOST S ti e n ti Giugno 2004 p lta i “C o v a prim a l r e C S LA ivitoti”, principali inte ressat i alla G I L C I E A T RC A I n Il s o dotto dai ragazzi del Convit n o c o i to Cu dagg telli qu e s tio ne HI ! Grazie al rinnolinterno dellarea vato impegno del portuale, non Lions Club Catacontestandone nia Host i ragazzi lulteriore barriedella Scuola Mera visiva, che dia del Convitto questi costituivaNazionale Mario no per la fruizioCutelli sono stane del mare. ti coinvolti in una A tale proposiindagine conoscito è interessante tiva allinterno del riportare la rispoQuartiere Civita sta data da una che ha lo scopo di nonna alla doraccogliere il pamanda: vuoi derere degli abitanmolire gli archi?, ti sullipotesi di lanziana donna demolire gli archi ha risposto: No, della Marina e regli archi sono qui stituire il porto da molto tempo, alla Città. I Civiinvece degli archi toti intervistati dovrebbero toglie(un campione re qualche palazI pescatori e gli archi (foto d’epoca) congruo di persozo inutile ed abne di età comprebandonato. sa tra i 30 e i 70 anni) hanno allunisono risposto no. Non Non so se la demolizione può essere giustificata semplicevogliono che vengano demoliti gli archi. mente dallinutilità o dallabbandono. Esiste invece il conLa risposta negativa non scaturisce da particolari valutacetto del recupero funzionale, dove ciò che ha valenza di rifezioni ambientalistiche, urbanistiche o storiche, ma dalla semrimento possa assumere anche valenza di fruizione. plice identificazione degli archi quale elemento architettoniVolendo accennare ad un discorso urbanistico si può conco, che in questo quartiere è ormai punto di riferimento. siderare che lattuale via Dusmet, costituisce già una barrieQuesto sentimento va rispettato anche per restituire, a dira che, anche senza archi, impedisce il contatto con il mare. stanza di 300 anni circa, la Civita ai suoi cittadini ed alla Guardando la Civita dal porto si colgono tre quinte: la corloro volontà. Il dibattito che ha occupato tempo addietro le tina dei palazzi, il piano stradale, gli archi. pagine del giornale cittadino, La Sicilia, demolire o no gli La cortina di palazzi, da restituire allo sguardo del potenarchi, non ha mai investito gli abitanti della Civita, proprio ziale navigatore che arriva a Catania dal mare, è formata come 300 anni fa, quando furono espropriati da Uzeda della dallo splendido palazzo Biscari, dallArcivescovato, ma anloro identità urbana di borgo di pescatori. che da una serie di palazzi degli anni 50 e 60 tipici della Uzeda agì così per inserire parte della nobiltà catanese, speculazione edilizia di quegli anni. costruendo nella marina la famosa Via della Civita (lattuale Lunico stabile moderno di pregio è la casa del portuale via Vittorio Emanuele per la quale, nel tratto dal Duomo a che costruita durante il ventennio comunque conserva e conpiazza dei Martiri, i Lions chiedono, nellambito del Progetto segna allo sguardo un linguaggio architettonico. Civita, il ripristino toponomastico per un rilancio socio-culDopo i palazzi si trova il piano stradale che si presenta turale e turistico del quartiere). come unarteria a media velocità, quindi solo macchine, fumo I Civitoti hanno risposto che vogliono gli archi, perché per e pedoni che cercano di attraversare la strada con le difficolloro sono porta antica della Città. tà del caso. Invece gli architetti ed urbanisti, interpellati dallAmminiIn primo piano ecco i famigerati Archi della marina, che strazione comunale, propongono la demolizione, perché gli con il loro costante ripetersi, certamente non snelli, rappreArchi della Marina non sono ritenuti di alcun pregio archisentano il filo conduttore di un discorso: un vero e proprio tettonico. fronte a mare; come un Piede su cui poggia il bello e il Gli stessi professionisti, però, non si sono sentiti offesi dalbrutto della Civita. la costruzione (di nessuna valenza) dei due stabili sorti alAdele Trainiti Il Punto Il Punto questa volta vuole parlare di una COSA che fa pendent col paginone centrale di questo numero, a 12 pagine per celebrare la chiusura del secondo anno di attività, e chiarire la genesi del rapporto dei Lions con la Civita. La Cosa ebbe inizio in una calda serata di Agosto del 2002. Francesco Corsaro Boccadifuoco, da poco insediatosi alla presidenza del club, aveva riunito una cinquantina, e forse più, di amici in un noto albergo ristorante dellEtna. Al mio tavolo avevamo appena finito di consumare la magnifica cena quandegli si avvicinò per dirmi qualcosa. Aveva laria furbina di quando, autorevole componente del mio team nellanno sociale 1996 97, ne pensava una della sue e me ne parlava. E, poi, la realizzava con entusiasmo e generosità. Spesso sorprendendomi. Come nel caso del prato e delle aiuole fatti allestire a sue spese in un grande spiazzo allinterno del plesso della scuola media Dusmet a Librino, adottata dal club, a fronte di una mia semplice richiesta di andare a dare unocchiata. Perciò ben volentieri ascoltai la sua idea di dare un seguito a quellesperienza che ci aveva visti impegnati assieme ad altri amici, con risultati eccellenti a detta di tutti. Ridotta allosso, egli voleva fare qualcosa di lionisticamente importante alla Civita, dove contava su qualche appoggio, e mi chiedeva di assumere la leadership delliniziativa. Presi qualche giorno per la risposta. Non che avessi dubbi, sentivo il dovere morale di ricambiare il neo presidente per quello che aveva fatto per me da cerimoniere nellanno di Librino. Volevo solo vedere e studiare la Civita, la sua gente, i suoi sapori ed odori, i suoi misteri, insomma cercare di conoscere la sua anima di quartiere contraddittorio, con povertà e ricchezza a convivere, ma non attraverso i tanti testi, bensì con la mia personale percezione. Lo stesso metodo usato a Librino, allorché assieme a Filippo Anastasi scegliemmo di operare alla scuola media Dusmet. Parrà strano, ma io non conoscevo il quartiere. Felicemente a Catania da circa 40 anni, non mi ero mai addentrato in quelle stradine, nei vicoletti, nelle piazzette, negli slarghi, nelle viuzze dove le case si toccano quasi, insomma non lo conoscevo proprio. E così da solo e senza macchina fotografica in una settimana lho visto e rivisto a ripetizione LIONS CLUB CATANIA HOST Tel. 095 371593 Fax 095 374907 Presidente : Massimo Paradiso COMMISSIONE TRIENNALE Progetto Civita Presidente: Salvatore Aldisio Componenti: F. Anastasi, F. Corsaro Boccadifuoco, N. dAniello, S. Foti, P. M. Furneri, G. Guglielmino, A. Monaco Crea, R. Pappalardo, M. Paradiso, R. Scelfo, M. Zammataro. Stampa: Graficatre Catania via Tripolitania, 23/a 2 Il Punto Il Punto in ogni suo angolino per imprimermelo tenti comuni. nella memoria e per assimilarlo, magaSiamo incoraggiati dai tanti riconosciri incrociando occhi curiosi, ma discrementi. Unalta personalità ha scritto di ti, forse sospettosi, ma non nemici, per noi: riteniamo il progetto promosso dal questo straniero che andava in giro Lions Club Catania Host una iniziativa osservando insistentemente ogni cosa, emblematica e meritoria, un modello di prendendo qualche appunto e poi ritorcultura e servizio civile da proporre ad nando sugli stessi luoghi. Ma senza altri quartieri... Ed unaltra alta personessuna ostilità perché i Civitoti hannalità invia il giornalino La nostra Civino il più alto tasso di accoglienza di ta fuori Catania ed anche allestero, Catania, gli deriva dalla loro storia e ricevendo elogi che graziosamente codallessere discendenti di pescatori e munica a noi. E di recente unimpormarinari ed il mare, si sa, non ha contante autorità ha dichiarato: la prefini, non ha chiusure, è aperto a tutti. senza costante dei Lions in un quartiere Anzi, se richiesti, mostravano disponicome la Civita è un motivo di gratificabilità sia pure contenuta, non bavosa. zione e non solo deve essere incoraggiaE dignità che si avvertiva a distanza, ta dalle istituzioni, ma deve essere ancome ho scritto in un articolo apparso che allargata ad altri quartieri La su La Sicilia nel gennaio 2003 con il Cosa è cresciuta tanto da indurre La suggestivo titolo, dato dal giornale, CiSicilia, sempre attenta alle evoluzioni vita, una gemma da rivalutare. Nel quardei rioni, a dedicare unintera pagina tiere del tempo sospeso dove la città rialla Civita nelledizione di Catania del trova lantico spirito, articolo riprodot28 Aprile 2004. to sul giornalino di Febbraio 2003. Ed il prossimo anno, con la presidenDal mio si a Francesco, accompagnaza di Nino Monaco Crea (tanti auguri to da un programma di attività da lui affettuosi, Presidente), le previsioni la prontamente approvato, sono passati dicono in ulteriore crescita. Certamendue anni e due presidenti. Con il 2003te bisognerà innovare e gli amici della 2004 è subentrata la presidenza di MasCommissione triennale saranno più simo Paradiso, il quale ha mostrato la impegnati. stessa volontà di continuare, meglio ha Ma pensiamo di farcela. Perché piace voluto estendere lattività nella Civita e sempre di più, è nota anche fuori del così ha istituito unapposita Commisquartiere ed interessa un numero cresione triennale. scente di cittadini. La Cosa? Due anni, si diceva, un tempo lungo Si, il Progetto Civita. di impegni e di lavoro, di presenza coSalvatore Aldisio stante spesso quotidiana, ma anche di passione e di soddisfazioni. La Cosa è cresciuta molto, noi siamo conosciuti da tutti e siamo visti come amici. Nella nostra azione abbiamo via via coinvolto tutte le istituzioni presenti nel quartiere e si sta creando, riteniamo anche per il nostro contributo, uno spirito comune laddove allinizio abbiamo trovato separazione se non scissione, ognuno a badare alle proprie situazioni con poca attenzione alle questioni di carattere collettivo. Uno dei nostri target è quello di lasciare alla fine del nostro intervento una specie di SPIRITO DELLA CIVITA che porti le istituzioni locali ed i Civitoti ad agire, quando occorra, ... nelle viuzze dove le case si toccano quasi... assieme e con in- Una dimensione personale Incrementare il progetto Grazie Civita!, esordiva sullultimo numero del giornalino il past presidente Francesco Corsaro Boccadifuoco, esprimendo così il sentimento che accomuna i Lions del Catania Host nei confronti del quartiere e dei suoi abitanti: di quanti, studenti e docenti, sacerdoti e privati cittadini, hanno accolto il nostro invito a collaborare per trovare vie e mezzi, strumenti e iniziative che diano spazio allespressione delle risorse e delle esigenze di un quartiere che non è solo un agglomerato di case ma anche una comunità vera, «a dimensione duomo». Quali siano le iniziative e le attività svolte in questanno che ormai volge al termine prima della pausa estiva lo sanno tutti e basta leggere i nostri giornalini. Invece non tutti conoscono lorigine del Progetto Civita, come e perché è nato e come si è sviluppato. Ora ce lo svela nella rubrica Il Punto Salvatore Aldisio, che ha dedicato al progetto impegno e tempo ed una frequentazione spesso quotidiana del quartiere: quasi ogni giorno egli ne percorre le strade e ne fiuta gli umori, incrementando nel contempo le sue predilezioni civitote al punto che ha perfino tradito il suo vecchio barbiere e se ne è trovato uno nuovo alla Civita! Quali siano poi le iniziative in cantiere per il prossimo anno lo scoprirete nella finestra a firma del nuovo presidente, Antonino Monaco Crea, al quale passa il testimone per lattività futura. E chi sa che non possa andare in porto unaltra iniziativa, che una recente modifica legislativa ci ha impedito di avviare: lidea è quella di un robusto progetto per lo studio, il recupero e il restauro delle icone votive del quartiere. Si tratta di una delle più belle e autentiche testimonianze della fede e della cultura popolare, il cui snodarsi tra i vicoli ben potrebbe costituire un itinerario turistico e prima ancora culturale e spirituale di sicuro interesse, in grado di guidare visitatori e curiosi alla scoperta dellanima del quartiere e delle sue radici spirituali: quelle radici, che sono sbocciate in una corona ideale che circonda le case e accompagna i passi di chi ne percorre le strade. Del resto, lilluminazione e laddobbo degli altarini, nel corso del Natale alla Civita, è stata una delle iniziative di più sicura memoria e impatto dellanno appena passato. Qui desidero enunciare almeno una delle ragioni della nostra gratitudine: lesperienza non solo ha dato concretezza e continuità alle molte iniziative del club, ma ha anche conferito alla nostra azione una dimensione autenticamente personale e partecipata, ci ha consentito di avere come interlocutori diretti non solo le istituzioni ma soprattutto le persone. Di questo, delle opportunità che ci sono state offerte e dellarricchimento che ce ne è venuto, vogliamo dare testimonianza e rendere grazie. Massimo Paradiso Alla fine di giugno assumerò la carica di presidente del Club che pubblica questo giornalino. E, quindi, il momento di tracciare il programma dellHost. Senza volere nulla anticipare, dovendo ogni iniziativa essere condivisa dal Consiglio Direttivo, convinto, come sono, che solo attraverso il metodo della analisi e del confronto può pervenirsi ad obiettivi condivisi, ritengo che il Consiglio che presiederò ha un grande vantaggio e un evidente privilegio: le presidenze e i Consigli direttivi che si sono succeduti negli ultimi anni hanno lasciato segnali evidenti di lavoro intenso e proficuo, sicché basterà seguirne le tracce per avere certezza di bene operare. E, pertanto, quel che è richiesto, in primo luogo, è di non disperdere ciò che di positivo è stato realizzato in questi anni e cercare, anzi, di incrementarne i profitti. In tale contesto, liniziativa che merita il maggiore incoraggiamento è, a mio avviso, il Progetto Civita, che, grazie al contributo appassionato di Salvatore Aldisio e degli altri soci che Salvatore è riuscito a contagiare, ha superato la fase iniziale, esclusiva del Lions Catania Host, ed è divenuto un progetto, che ha coinvolto altri e prestigiosi Enti e ha, soprattutto, colpito e spero di non esagerare la sensibilità degli abitanti del quartiere. In questo anno che verrà, intendiamo incrementare il progetto e coinvolgere altre istituzioni. Per raggiungere tale obiettivo, sarà necessaria, in primo luogo, la collaborazione entusiastica di tutti coloro i quali Enti e persone hanno già avuto modo di spendersi per il progetto: con linizio del nuovo anno sociale, pertanto, li chiameremo tutti a raccolta, invitandoli a fare in modo che, con la loro attività, possano costituire esempio e sprone per forze nuove. Antonino Monaco Crea Grazie e arrivederci Il presidente del Club Massimo Paradiso ed il presidente della Commissione triennale Salvatore Aldisio ringraziano sentitamente, anche a nome dei rispettivi organismi rappresentati, quanti, cittadini, istituzioni, personalità e autorità hanno collaborato al Progetto Civita nel corso del presente anno. Un particolare ringraziamento ai soci del Club per la loro convinta adesione e partecipazione e ad Aldo Caffarelli, Nicola dAniello, Salvatore Foti, Pio Maria Furneri, Alessardro Mirone, Rodolfo Pappalardo, Nicola Pitrone e Rosario Scelfo per limpegno profuso. A tutti un cordiale arrivederci al prossimo anno sociale. Il Labaro del Club 3 Un Museo per artisti lirici La SCAM lo propone alla Civita Sara Scuderi Carmelo Maugeri sicisti (Frontini, Bucceri, Perrotta, Platania, Coppola solo per citarne alcuni) ai quali, altrettanto giustamente, i catanesi hanno dedicato strade a perenne ricordo dello loro arte. Catania è perciò una città con la quale la musica ha avuto (ed ha) un rapporto davvero privilegiato. Pur tuttavia la nostra città Maria Gentile Alla dilettissima città di Catania. Così il catanese Giovanni Pacini dedicava con grande affetto una sua composizione alla città natale. Non gli era da meno Vincenzo Bellini con lopera I Capuleti e Montecchi consacrata, appunto, ai suoi concittadini. Ai due insigni musicisti (in particolare al secondo) la città etnea rispondeva, giustamente, intitolando loro strade, piazze, giardini pubblici, musei, monumenti, teatri ecc.Ma Bellini e Pacini sono solo la punta di un grande iceberg. Giacchè Catania è la patria di altri, meno celebri, mu- ha trascurato sempre laltro polo fondamentale che lega larte dei suoni ai suoi fruitori: cioè gli esecutori. Se non ci fossero questi ultimi, infatti, non vè alcun dubbio che grandissimi capolavori resterebbero pressoché ignoti alla maggioranza dei cittadini non in grado di decifrare lincomprensibile musica scritta. Il rapporto quindi autore/ esecutore è pertanto importantissimo e quasi paritetico. Ma quanti catanesi sanno che la loro città (con la provincia) è patria di un gran numero di gran- dissimi esecutori (leggi: cantanti) che nel campo del teatro lirico hanno onorato la loro città e, perciò, lItalia in tutto il mondo ? Giuseppe Anselmi, Giulio Crimi, Giuseppe Di Stefano, Sara Scuderi, Maria Gentile, Carmelo Maugeri, Franco Lo Giudice, Silvio Costa Lo Giudice, Carmelo Alabiso e tanti altri ancora sono patrimonio elevatissimo di questa provincia. Il loro nome rimane legato alla storia dellinterpretazione lirica e, specie per alcuni di loro, al massimo dei livelli. Cosa ha fatto per questi illustri cantori la nostra comunità ? NIENTE. I loro personali ricordi, i loro costumi, gli attestati, i dischi, le lettere indirizzate a grandi musicisti e/o a personalità illustri, le rassegne stampa attestanti i loro successi, i doni di cui furono gratificati ecc. tutto resterà sconosciuto, tutto andrà inevitabilmente disperso.Nessun catanese saprà mai chi fosse in realtà il nicolosita Giuseppe Anselmi o il patornese Giulio Crimi senza aver letto i resoconti dellepoca o senza aver visto le testimonianze dei loro trionfi. Così per Sara Scuderi, così per Maria Gentile, così per Carmelo Giuseppe Di Maugeri così per tutti gli altri illustri Silvio Costa Lo Giudice artisti chebbero i natali nella nostra provincia. Francamente non ce lo possiamo permettere !!! La nostra comunità non può disperdere un simile patrimonio. Ed è per questo che la Società Catanese Amici della Musica lancia un fortissimo appello a tutti : Venga costituito IL GRANDE MUSEO DEGLI ARTISTI LIRICI ETNEI ove possa trovare posto tutto il materiale di cui sopra e che possa essere un centro propulsore di studio per giovani artisti, di ricerca Giuseppe Anselmi per gli studiosi, di conoscenza per tutti attraverso unampia biblioteca, con annessa discoteca e videoteca, possibilmente nello storico quartiere della Civita così rappresentativo delle tradizioni catanesi. Ed è per questo, cari amici del Lions Club Catania Host che chiediamo il vostro aiuto (visto anche il vostro interesse per questo quartiere) affinché la nostra che è una causa di civiltà non ci veda soli. A egregie cose le forti anime accendono lurne (nel nostro caso: i ricordi) dei forti E mai come adesso la nostra città ha bisogno di tangibili certezze legate al suo passato ed alla sua Stefano storia. Antonio Maugeri Un atto di... La Civita, uno spaccato della Città do ogni rancore veniva distrutto e tutti si abbracciavano, riappacificati nella luce benedicente di Cristo risorto ! Dicevamo del suo dialetto, quasi una lingua, che nasceva e si rinnovava ogni giorno e prendeva spunto da personaggi, situazioni, eventi e poi si allargava per diventare un modo di dire generalizzato, senza più riferimenti al caso iniziale. Della parlata dei Civitoti, ricchissima e scambiata con altre popolazioni per via dei commerci marittimi e della pesca, si può appena accennare in questa sede. Ci limitiamo perciò a qualche spiegazione-traduzione, ricorrendo, per facilità di lettura, al comodo sistema classificatorio dei pittoreschi modi di dire, qui necessariamente approssimativo. La Civita ha sempre rappresentato un riferimento importante nella mia vita: proprio lì, in via Billotta, angolo via Porta di Ferro, io ebbi i natali con lassistenza della Za Iana, a mammana, la quale, così mi raccontavano i miei parenti Civitoti, assisteva le partorienti fiutando tabacco. E affiorano ancora, vivide nella memoria, immagini e reminiscenze di una parte della nostra Catania che sarebbe limitativo chiamare quartiere, come invece erano Angeli Custodi (a Sciara), San Cristoforo, San Cosimo, o I chianchi, o U Cursu, giacchè la Civita era uno spaccato, una dimensione A) Laspetto spaziale e sociale, entro cui si identifiPari ncifuru (sembra un demonio); cava lintera città con i suoi pregi e i suoi Pari na Dapallira (dispregiativo riferidifetti, il suo autentico dialetto, la sua to alla statua della dea Pallade); Cchi è aristocrazia e il suo populismo, la sua bedda, pari Fuddizzia (riferimento ad agiatezza e la sua miseria, la sua cultuAfrodisia, letera che tentò di persuadera e la sua ignoranza, la sua religiosità re S.Agata ad accettare le proposte di e il suo lassismo, ma soprattutto la sua Quinzano); Pari u spavintatu da stidvivacità, la sua estrosità, la sua inventida (censura a chi ha la testa tra le nuva, la sua irrefrenabile voglia di vivere e vole); Non avi mancu jammu di stari risorgere dalle sventure e dagli eventi traadditta (non ha forza di stare allimpiegicamente dolorosi. Tutto ciò è spiegato di); Pari ca javi nmanucu di scupa nfida questa stupefacente mescolanza, evilatu na carina (ostentazione di alteridenziata dal fasto austero dei palazzi gia nel camminare); Pari na iaddina patrizi e la nuda semplicità delle abitaaddivata ncasa; Parunu a buttigghia zioni del ceto plebeo, e ancora dallo e u biccheri (una coppia male assortisplendore architettonico dei teatri storita); Pari non mi tuccati ca mi scozzulu ci, degli uffici degli armatori in piazza ! (affettazione di delicatezza); E vistuDuca di Genova e in via del Vecchio Batu di mali robbi ! (è male intenzionato); Il Cantastorie Rinzinu stione, dalle sedi di quasi tutti i ConsoTi mittisti labbutu da ncravaccata (hai lati in via Museo Biscari e in via Landoindossato un vestito troppo elegante); Si vistutu du coluri du lina e dalle agenzie degli spedizionieri in via Calì e via cani ca fui (riferimento ad un modo di vestire sciatto o di catPorta di Ferro, e le evanescenti edificazioni entro quel lativo gusto); Chè bedda, pari a jatta do firraru (si dice di donbirinto di viuzze e cortiletti che costituiva il tessuto centrana magra, non ben alimentata); Taliatulu bonu, si stracanciò le della Civita, completamente distrutto dagli eventi bellici nta facci (situazione preoccupante); Cci fici mala facci (non del 43, oggi largo XVII Agosto. lha accolto bene). B) Lindole La straordinaria teatralità Annea varchi (nocivo, pericoloso); U non dari cuntu è siEntro questo immaginario triangolo, compreso tra via S. gnuria; Na facci davanti e na facci darreri (lipocrita); Chissu Gaetano, via Billotta e via Porta di Ferro, si realizzava uno cunta quantu u dui di briscola (non ha alcuna autorità); U spettacolo autentico di episodi, di aneddoti di straordinaveru surdu è chiddu ca non voli sentiri (non prestare attenzioria teatralità, di usi e costumanze in gran parte scomparne ad un argomento non gradito); E cchiù lisciu di ncoddu di si, di figure caratteristiche che costituivano lidentità ed buttigghiuni (allusione allo insieme il punto di riferisciocco, insipido); Passau mento del quartiere. Fanfisciu senza salutari (gesto tastico il ricordo delle festidi noncurante maleducavità e delle ricorrenze relizione); Statti mutu, allicgiose: a partire dalla festa capiatti (il falso adulatore); in onore di S. Francesco di Non avi abbentu (non troPaola, patrono dei lavorava calma e serenità); E tori del mare, con la fanfachissa è na stuppagghiara che percorreva le vie ra (una poco di buono); principali, con la caratteriNun ni mangia mancu a stica «Ntinna» in piazza broru ! (non disposto a un Cutelli (U Siminariu) e la serio impegno); Chissa gara di velocità delle barnon è tantu cucivuli ! (non che nel porto (a cursa ri si fa facilmente convincere); varchi); e, poi, i vampaCa ora, quant jungi (non rigghi per lAscensione e la è una cosa facile); Parra esultante partecipazione quantu na pica vecchia gioiosa alla Resurrezione di (persona logorroica); ArriGesù, il Sabato Santo per La Corte del Vaccarini al Convitto Cutelli vau mbannavaneddi la sunata da loria, quan5 ... amore p (lozioso girovago); Chistu agghiurnau ccu stortu ( si è svegliato con i nervi molto tesi); Si fici mentiri a faretta (abbigliamento femminile); Avi i mali vizi (sintomo di gravidanza); Chissu è addatta e chianci! (sta bene e fa vedere di soffrire). sti i minni o diavulu ! (hai provocato la giusta reazione); Amuri e brodu di ciciri (apparente ardore amoroso); Ah, cu parra Bartulu (per ironia sullautorità di chi parla); Ni finiu comu a chiddu (meglio evitare il seguito); Menu mali ca fonu ficu (nel pericolo il danno minore); E torna parrinu e sciuscia (noiosa riC) L auspicio petizione); Cu iavi cchiù sali Na ranni malanova! conza a minestra (prevalga la (auspicio di sciagura); saggezza); Si sparau a chiappiMiatiddu (beato lui); U ra (grande ostentazione di qualcoddu, chi allanchi cci po cosa); Chi è, a festa do scumaiutu (funesto augurio); A mogghiu ? (esortazione a non mari, ccu tutti i scappi! considerare festa ogni occasio(esortazione non tanto al ne di ozio); Nenti cafè ca cci veni suicidio, quanto a mettersi a sterica !; Cci voli u ventu, ma Balconi di Pal. Valle da parte); Ha chioviri, ma no a stutari cannili ! (est mono sdilluviari (evitare le dus in rebus); Votila, ca sabbrucia (segnale di avere capito esagerazioni);Jacqua davanti e ventu darreri (auspicio di sbail raggiro); Non tannacari, ca addiventa acitu (per chi si pavorazzarsi di un incomodo); Cu beni mi voli, ncasa mi veni (chi neggia); Macari di chiangiri mi sta venennu... (far capire di ha interesse si scomodi e venga a trovarmi); U bon tempu si viri non lasciarsi commuovere da un falso adescamento); Comu di matina ; Non scuncificinu lantichi (lassanu a porta aperta e si ni scappanu!, cari u cani ca dormi (non fuga per scampare il pericolo); Capi a casa quantu voli u paprovocare luomo pacifitruni! (invito alla generosa ospitalità); Sunu pisci du papuri! co); O cucchiti allummi(portati da molto lontano, con un vaporetto). ra (va pure a oziare dove vuoi o anche togliti di torE) Modi di dire no); A vanniata è menza Ti poi stuiari u mussu (invito a non nutrire ulteriori illusiovinnuta (importanza delni); Allenta na magghia (rallenta il ritmo); Si inchienu i cianla reclame); Assalarma chi e i palanchi (pienezza di soddisfazioni); A pignata ncomu(che la tua anima bruci ni non vugghi mai (difficile vivere in coabitazione o diversità di nellinferno) ; U iabbu arpareri); Passunu vasci riva e a jastima no! (il (freddo intenso); Chissa ci buon augurio arriva, il fici u cummogghiu (ha dato cattivo no); Ora i friemu copertura alla tresca amoro(battuta a chi riferisce, sa); Chissi sunu vai e tacesagerando, i fatti). chi dogghiu (cattive notizie); O purtamici u cunD) Larguzia e la saggezza sulu (porgere le condoglianSbaddi novi, accussì vi ze); I spruviritanzi (i fatti scurdati chiddi vecchi; Angolino del quartiere intimi); Non ci rati saziu Sempri dinari sú i trispi(non dategli soddisfazioni); ti di ferru! (non bisogna Annachiti (fa presto); disfarsi di nulla); U rispettu è misuratu, cu ni porta navi purAvanti, isamu ! (trovato il tatu (il rispetto deve essere reciproco); Cu sparti avi a megpunto daccordo, come nelghiu parti (chi comanda ha sempre la meglio); U superchiu è la pesata a mano); Calamu comu u mancanti (invito a non esagerare); Munti cu munti chi casci (superate le diffinun si jungi mai ! (prima o poi ci incontreremo); Cci muzzicacoltà, come nellultimo tratto del trasporto dello zolfo alla raffineria); Ah, fici ecca e la mecca (superare ogni ragionevole limite di misura); A tutta la to rera e riritoria (dal latino res hereditaria - allusione ad avi, antenati e futura discendenza); Sta minna siccau (il benessere è finito!); Sarruddiciu ncalia e ncammisa (si è ridotto nella più nera miseria). La Loggia del Pal. Platamone 6 F) Gli epiteti Laparderi (accattoni, dispotici esattori); Catirneri (curiosone); Stracanacchiusu (crudele, cinico); U Nel cuore della Civi er la Civita di Angelo Munzone Altrettanto pittoreschi affreschi di folklore erano i cerimoniali riguardanti particolari avvenimenti quali la spiegazione di matrimonio, la cunzatina del letto matrimoniale, il rito nuziale, quello del battesimo, la bon luvatu, la sbriugnata attraverso la vanniata sotto il balcone o a poca distanza dallabitazione, a tturna (la serenata di notte). La gioia e il dolore La cappella Bonajuto mpaccidderi (ficcanaso); Longu ammatula (alto di natura, ma stupido); Matelicu (insipido); A frittulicchiara (fantasiosa mistificatrice). La profonda religiosità La profonda religiosità, radicata da secoli di tremendi dolori, così ricorrenti tra la gente di mare, e di coraggiosa rassegnazione e cristiana fiducia nella divina provvidenza, è anche testimoniata dai seguenti ricorrenti modi di dire: Arringrazia a Diu (consueta espressione di gratitudine alla Provvidenza che assiste i poveri, alla fine di ogni pasto); Cche beddu, salaratu ! (gioiosa manifestazione rivolta al bambino che cresce A sano e vigoroso); Si voli Diu e cci campamu (rituale puntualizzazione di qualsiasi programmazione anche immediata). E la bellissima nenia cantata per addormentare il bambino ? San Franciscu i Paula, cunzaticci la tavula, cci mittiti lu pani e lu pisci, e u ciatuzzu saddurmisci; vò, fai la vò, dormi beddu da mamma tò ita I personaggi Tornano alla memoria personaggi caratteristici della Civita degli anni trenta: A Longa, A zà Iangila a buvvitana, U zu Iaffiu Ballafangu, A za Pudda a pinnacedda, A za Mara a cosittara, A za Maruzza a panchiri; A Pittira , U zu Cicciu u tummaturi, U zu Cicciu u mballaccheri, U zu Cocimu u malantrinu, A Mammana spirruzzu, U zu Saru Scumazza, U zu Pippinu cappottu, Giuvanni u miricanu e le rivendite: Don Giuvanni da marina, U zu Mauru da nivi, A Sapunara (sapone, liscivia, lignu sapunaci, levamacchi - via Porta di Ferro). Autentiche scene, quasi suggestivamente ispirate all antica drammaturgia ellenica, erano gli avvenimenti scaturenti da fatti dolorosi; una partecipazione straordinariamente commovente, con toni strazianti di dolore lacerante, e di accorata, commossa solidarietà da parte di tutti i vicini (U vicinanzu) e degli amici: questo avveniva in occasioni di mortalità, talora conseguenti a naufragi e tempeste di mare. Mi rimane impresso nella mente, come per miracolo, lepisodio legato alla dolorosa vicenda del piroscafo San Matteo alla fine del 1938: su questa nave era imbarcato mio padre, con la qualifica di ingrassatore. Arriva, presso lufficio dellarmatore Scuderi, la notizia del naufragio della nave nel Baltico. Si persi u San Matteu ! La terrificante notizia entro pochi minuti si diffuse in tutte le abitazioni della Civita, nelle viuzze, nei cortili, nelle strade principali, nella piazza Cutelli, sotto gli archi della marina, fino alla piazza Duca di Genova, sino a San Placido (U campanaru), sino all «Arvulu rossu». Indescrivibili le scene di dolore in tutte le famiglie dei marittimi naufragati; mia madre, la nonna paterna, le zie, tutte vestite di nero, e i vicini, i parenti subito accorsi, e lacrime, e grida di dolore senza fine. Improvvisamente una notizia, un lampo di gioia in tanta desolazione: Nittu Munzone non è sul San Matteo ! Nei pressi di Gibilterra, è stato imbarcato su un altro mercantile, il piroscafo Oreste, dello stesso armatore, diretto a Massaua, perché il caldo africano postulava la presenza di un valente ingrassatore. E la gioia, per lo nuvena scampato pericolo, fu grandissima. Quanto immenso era stato il dolore. E la preghiere di benedizione di tutte le donne, inginocchiate e commosse, grate al Signore per il miracolo di salvezza compiuto ! Questa era la Civita… Si, era questa la Civita, con i suoi dolori e le sue gioie, con il suo schietto, pungente, gaio populismo e la profonda umanità del suo sentimento; ma era lanima di Catania, le cui memorie, le cui voci, i cui colori si dissolvono sempre più, cambiando il volto di questa città, che speriamo voglia, con la buona volontà di tutti, recuperare la sua autenticità, la sua genuinità, la sua vera identità. Pal. Biscari 7 Nostra intervista esclusiva col presidente dell’Autorità portuale “Un rapporto viscerale col mare e coi portuali” Occasioni ed opportunità per la Civita Al neo presidente dellAutorità portuale, Santo Castiglione, avevamo chiesto Il Perché lui partecipa intensamente e non si sottrae, risponde a tutte le domande e talvolta le provoca. E poi, chissà come e perché, ti fa venire in mente certe figure di catanesi vulcanici dellepoca doro, quando Catania era la Milano del Sud. porto di Catania 1903 Imprenditori che avevano fatto grandi le loro aziende, ma avevano anche portato lavoro e benessere in città e nel suo hinterland. Come loro, Castiglione gesticola, ammicca, alza la voce, si muove in continuazione, intrattiene altri mentre conversa con te, risponde al telefono, parla un italiano infarcito di siciliano, e a volte è il contrario. E ancora, particolare non trascurabile, perché al pari di essi non nasconde le sue origini, anzi se ne gloria. Mio nonno ed un mio zio erano Il porto di Catania 2003 Il molo vecchio dal piano della Statua un articolo per il giornalino. Di recente insediamento in una istituzione di importanza strategica per la Civita dove è ubicata, ci sembrava opportuno avere le prime indicazioni sulla sua politica per il quartiere. Macchè articolo, mi venga a trovare. Faremo una chiacchierata, sarà una cosa più spontanea. E così è stato e, a posteriori, dobbiamo dire che la sua scelta si è rivelata molto felice. Non solo perché il contatto diretto è da preferire in generale a quello cartaceo, magari redatto con lausilio di collaboratori (e non ci sarebbe niente di strano), ma soprattutto per la ricchezza di contenuti e di sensazioni che ti dà quando dallaltro lato cè una persona estroversa e sanguigna come lui. Intanto scopri subito un tipo di uomo completamente diverso dal cliché del rappresentante istituzionale freddo, distaccato e sfuggente cui sei abituato da sempre. 8 portuali, ci dice, ecco perché mi appaga questa carica che soddisfa il mio rapporto viscerale col mare e con i portuali. Anche la sua nascita e la sua crescita in un quartiere pieno di difficoltà, gli Angeli Custodi, sono delle commende per lui. Sin da piccolo ho affrontato nel quartiere i problemi concreti della vita, continua, simili a quelli dei ragazzi di oggi alla Civita. E, poi, anche li cera unalta presenza di pescatori. E potrebbe andare avanti chissà (p.zza dei Martiri) 1903 per quanto tempo a parlare di argomenti che lappassionano tra cui il suo approccio più pratico che teorico ai problemi, il suo modo operativo e pragmatico di affrontarli, la sua naturale vocazione di sfrondare ogni questione di tutti gli inutili orpelli, e così via, se non lo bloccassimo con la domanda su cosa ne verrà alla Civita dalla sua nomina a presidente dellAutorità portuale. Ci risponde senza esitazione e senza giri di parole, con sincerità e immediatezza: Per il quartiere non ho compiti istituzionali, ma uno degli obbiettivi che mi sono posto subito è quello di aprire il porto alla città. Si creeranno così opportunità per la Civita, quartiere contiguo al porto che addirittura ne fa parte, opportunità che i Civitoti dovranno sapere cogliere. Centrato questo obbiettivo, il porto, con il parallelo aumento dei flussi commerciali e crocieristici su cui si lavora da un certo tempo, diventerà volano per lo sviluppo economico della città. E quindi darà occasioni di lavoro a tanti giovani. Sembra molto sicuro, il presidente, che ci informa di avere già tradotto in operativo la questione del bacino del Mediterraneo prendendo contatti coi Paesi della costa sud ed anche da questa azione si attende grossi sviluppi. Ci tiene, poi, a precisare ancora che nel corso del suo mandato, operativo comè nel suo stile, egli farà conoscere alla città tutti gli interventi che saranno eseguiti. Inoltre avrà bisogno del conforto di tutti gli operatori del porto. E non solo di essi, ma anche di altri, dei Lions ad esempio. La vostra presenza costante conclude in crescendo - in un quartiere come la Civita la ritengo gratificante e non solo deve essere incoraggiata dalle istituzioni, ma deve essere anche allargata ad altri quartieri. Grazie presidente Castiglione, sicuramente ci rivedremo ancora. S.A. Un progetto con i Lions Multiculturalismo e Integrazione “IMPARARE INSIEME: SCUOLA E MULTIETNICITA’“ Un grande tema per la Civita Sabato 15 maggio 2004 presso laula Magna della Facoltà di Scienze Politiche dellUniversità di Catania (ubicata, comè noto, nel quartiere della Civita), si è svolto un interessante intermeeting organizzato dal Lions Club Catania Host. Sullo svolgimento della serata riportiamo di seguito larticolo apparso giorno 20 maggio 2004 sul quotidiano La Sicilia, edizione di Catania. Il preside G. Vecchio Un interessante meeting interclub sul tema Multiculturalismo, Immigrazione e accoglienza ha avuto luogo nellAula Magna della Facoltà di Scienze Politiche. Lincontro, organizzato dai Lions Catania Host, Catania Etna e Catania Bellini, ha avuto come relatore il prof. Giuseppe Vecchio, preside della Facoltà di Scienze Politiche del nostro ateneo e don Valerio Di Trapani vice parroco del SS Sacramento Ritrovato. Erano presenti, tra gli altri, il past President del Consiglio dei Governatori dott. Sossio Guarnaccia, il past Governatore avv. Lucio Vacirca, il Delegato di Zona avv. Giovanni Guerrieri, il prefetto dott.ssa Floreno, soci e invitati. La dott. Anna Maria Polimeni, presidente del Lions Catania Etna, ha introdotto il tema soffermandosi sul fenomeno degli immigrati dal punto di vista politico, sociale e religioso. Il prof. Vecchio, entrando subito in argomento, ha definito limmigrazione un mondo che si accosta al nostro mondo con speranze, di comprensione e di solidarietà, ma non dimentichiamo che, in particolare la nostra isola è stata terra di emigranti, sparsi nei cinque continenti e che si sono perfettamente inseriti con le etnie ospitanti. Non tutte le immigrazioni hanno la stessa problematica. Vi è chi emigra per bisogno, chi per motivi politici, chi per effetto di catastrofi naturali. Nei prossimi dieci anni è prevista unimmigrazione di circa 25 milioni di persone sia per la desertificazione di continenti, sia per il previsto aumento del livello del mare. Nella nostra città oggi vivono immigrati provenienti dal- lAfrica nera, dallAlbania, dalla ex Jugoslavia, dai paesi dellest europeo e dallestremo oriente. La nostra società è diventata multiculturalista e ciò è una ricchezza per tutti noi. A loro spetta il diritto di essere trattati come essere umani, e noi abbiamo il dovere di accoglierli con comprensione e solidarietà. La convivenza - ha concluso Vecchio è il modo migliore per misurare la nostra civiltà. Il prof. Luciano Caruso, presidente del Lions Catania Bellini si è dichiarato affascinato dalla relazione del prof. Vecchio che ha trattato con grande competenza il fenomeno molto variegato dellimmigrazione sul nostro territorio. Don Di Trapani ha parlato degli immigrati a Catania, sulle loro necessità e sulla solidarietà che viene loro profusa con calore dai centri di assistenza, tenendo presente che spesso questi esseri umani sono privi di lavoro e quindi hanno bisogno di ogni aiuto materiale e spiri- Don V. Di Trapani tuale. Vi è un centro di accoglienza diurno dove gli immigrati, grazie alla collaborazione di volontari, sono rifocillati rispettando sempre la loro cultura, il loro modo di pensare e la loro religione. Infine il prof. Massimo Paradiso presidente del Lions Catania Host ha tratto le conclusioni. E seguito un vivace dibattito di approfondimento al quale hanno preso parte parecchi soci. ANTONIO DI PAOLA L11 Maggio scorso, presso la sede del Laboratorio di Programmazione e Sperimentazione di Politiche pubbliche e Servizi alle persone (LaPoSS) in Via Dusmet, si è tenuto un incontro con le scuole della prima municipalità che hanno aderito al progetto Imparare insieme: scuola e multietnicità, promosso dal LaPoSS. Allincontro erano presenti i rappresentanti delle scuole Vespucci (Prof.ssa Di Natale), S. Giuffrida (Prof.ssa Salafia), Manzoni (Prof.ssa Bellino), il presidente del Progetto Civita del Lions Club Catania Host Avv. Salvatore Aldisio e il pastpresident dello stesso club Prof. Salvatore Foti, il Prof. Carlo Pennisi, lAss. Soc. Maria Pia Castro e la Dott.ssa Giovanna Denaro (LaPoSS), e un rappresentante della comunità senegalese Dott. Ibrahim NDiaye. Il progetto ha la finalità di agevolare il pieno inserimento dei bambini extracomunitari nellambiente scolastico e sociale, attraverso la realizzazione di iniziative di vario tipo, per favorire il confronto e lo scambio tra le diverse culture oggi presenti a Catania. La pubblicazione di un giornale in questo contesto rappresenta uno strumento strategico per far conoscere, per raccontare storie, esperienze che, tutte messe insieme come i diversi tasselli di un unico quadro, permettono di avere una visione più chiara e completa di chi sono gli extracomunitari che oggi a pieno titolo fanno parte della comunità catanese e come vivono i loro rapporti con il territorio e le persone. LAvv. Aldisio ha proposto una collaborazione al progetto, attraverso la disponibilità a dedicare parte de La nostra Civita al tema della multiculturalità, dando voce ai docenti, ai bambini e alle loro famiglie e stimolando così la riflessione e la conoscenza delle culture altre. Lincontro si è concluso con un arrivederci al mese di Ottobre, quando, con il progetto ormai in fase di avvio nelle scuole, e con linizio del nuovo anno sociale dei Lions, sarà possibile programmare le eventuali modalità di partecipazione e le tematiche da trattare. (dal verbale della riunione) Il presidente M. Paradiso nell’Aula Magna gremita 9 La voce del Convitto Le interviste qui riportate mettono in luce una doppia immagine della Civita: quella idilliaca espressa, in genere, dagli anziani che rimpiangono addirittura molti aspetti della vecchia Civita una volta emblema di civiltà, di onestà, di unione e fusione fra i suoi abitanti. Questa visione tende a rimuovere certi aspetti negativi attuali e vederli anzi, quasi un prodotto dei tempi. Più critico e realistico il giudizio dei giovani. Essi vedono nella Civita un luogo in cui vogliono crescere, vivere, lavorare, ma crescere in tutti i sensi: lamentano, quindi, la carenza di impianti sportivi, gli interventi non proprio puntuali della nettezza urbana, la rimozione dei cassonetti nelle zone vitali, la segnaletica stradale insufficiente o incongruente, la scarsa presenza di centri di aggregazione sociale. Questi ragazzi dimostrano senzaltro di amare la Civita ma nelle loro interviste le denuncie traspaiono più che dal loro <<dire>> dal loro non dire spesso accompagnato da uno sguardo o da un silenzio eloquente. Un discorso diverso è da fare per le donne della Civita. Più sofisticate, complicate, incomprensibili ed incontentabili di un tempo, esse stimolano la nostra curiosità. Ne parliamo in un altro numero della Nostra Civita? Silvana Scrivo Il professore Il Signor Grasso Giuseppe, abitante della Civita ed ex professore, ha accettato di raccontarci della sua vita trascorsa nel quartiere. Egli, classe 28, vanta di essere stato un insegnante di materie letterarie di scuola media e di aver ripreso lo studio della lingua inglese per <<essere a passo con i tempi>>. Lex professore è ormai pensionato, vive da solo, e grazie alla sua pensione ed una sua vita modesta, riesce a sostenere le spese compreso laffitto e spesso aiuta economicamente le due sorelle. Dal 56 egli vive alla Civita e racconta, infatti, con ricchezza di particolari, i bombardamenti inglesi avvenuti nel cuore della Civita, successivamente ai quali nacque Piazza 17 Agosto. Alla domanda riguardo al suo ricordo più bello del quartiere risponde raccontando della prima sistemazione di Piazza Cutelli, durante la quale nacque la fontana dellobelisco, grazie allinteressamento dellonorevole democristiano Domenico Magrì. Parlando della Civita, specifica che, purtroppo, non ci sono ricoveri per anziani e che lospedale più vicino è il Santa Marta. Il nostro intervistato ci parla anche di due fenomeni di segno opposto che si sono verificati nel quartiere: da un lato esso si è molto spopolato degli abitanti originari, dallaltro si è riempito di immigrati che, a suo dire, non sono affatto elementi di disturbo nel quartiere, anzi, di arricchimento. Il suo giudizio, non del tutto in sintonia con quello degli altri abitanti della zona, è probabilmente influenzato dalla mentalità aperta e della sua preparazione culturale, abbastanza anomala rispetto a quella degli altri Civitoti, suoi coetanei. Valentina Pecora, Stefano Porporato, Chiara Cosentino Classe 5° A Liceo Classico Europeo Il pescatore Il signor Comis ex ragazzo della Civita oggi settantenne ci racconta la sua storia e un po quella del quartiere. La sua attività, come quella del 50% degli abitanti del quartiere, era quella del pescatore. Anche il figlio ha intrapreso la sua attività. I Comis dice orgogliosamente sono da generazioni pescatori. La Civita ricorda, un tempo era chiamata <<Kasbah>>, cioè zona in cui si svolgeva il mercato e dove lunica fonte di illuminazione erano i lampioni, accesi alle cinque del pomeriggio dal lampionaio. Negli anni 30-40 nella Civita cerano solo piccole case situate nelle cosiddette vanedde cioè viuzze strette ed anguste. In quel periodo anche la conformazione della città stessa era diversa: il mare si estendeva dallodierna capitaneria di porto fino allattuale Piazza Alcalà, adiacente alla Villa Pacini. Il nome Civita era sinonimo di 10 civiltà, zona in cui non vi era delinquenza. Gli abitanti del quartiere, si considerano tuttora, una grande famiglia, poiché tutti imparentati tra loro. Il Signor Comis una volta abitava in una casa nel cuore della Civita e racconta che 12 persone riuscivano a convivere in sole due stanze. Lanziano pescatore ricorda uno dei tanti bombardamenti durante la seconda guerra che lo costrinse insieme al padre a rifugiarsi per un mese circa, in Piazza Stesicoro nella Catania vecchia poiché casa sua era stata distrutta. Il nostro pescatore non ha avuto lopportunità di proseguire gli studi. E in possesso infatti del diploma di 5° elementare, conseguito presso la scuola Giacomo Buoni allora in via Biscari. Si è sposato molto giovane a 23 anni con una ragazza di diciannovenne. Il matrimonio venne celebrato nella chiesa situata in Piazza S. Placido, luogo in cui avveniva anche un piccolo rinfresco. Egli racconta che in quel periodo la donna aveva poche opportunità e pochi divertimenti: il suo compito essenziale era di essere una buona moglie e di allevare nel migliore dei modi i figli. Da suo matrimonio sono nati 4 figli, per sposare i quali dice, fra il serio e il divertito, Mi misunu a testa sutta e peri allaria. Unespressione meravigliata egli fa alla domanda se sappia usare il computer o se possegga un cellulare: Certo Che No! Il suo racconto si conclude con la constatazione che gli attuali giovani della Civita non sono più pescatori, ma hanno quasi tutti intrapreso la via dello studio. Maria Antonia Majorana, Sefora Rapisarda, Mara Francesca Spera Classe 5° A Liceo Classico Europeo i problemi della Civita, a cui i politici non sembrano essere attenti. Tra le proposte avanzate alle autorità responsabili per incrementare gli spazi ricreativi per i giovani, vi è quella di aprire una palestra in Piazza Pietro Lupo, fatta per altro dallo stesso Ursino. Lo sport a cui i ragazzi si dedicano è il calcio, spesso con sacchetti dellimmondizia e in spazi improvvisati come la piccola piazza allinterno del porto, prima che lingresso fosse proibito. Mancano infatti campetti adatti. Nonostante ciò si riescono ad organizzare campionati invernali ed estivi affittando aree fuori del quartiere. La Civita, dicono, conta moltissimi bambini ma pochi luoghi per i loro giochi e così essi si riuniscono spesso nelle piazza rischiando di danneggiarle. A questo proposito, sembra che presto sorgerà un parco Disegno di Fabrizio Nicotra Una doppia immagine Il lavoratore Curiosi di capire come i giovani della Civita vivono il loro quartiere, siamo andati in uno dei luoghi in cui essi sono soliti trascorrere il tempo libero, la sala giochi e centro culturale GAME OVER, situata nei pressi di Piazza Cutelli e gestita dallitoloamericano Richard Ursino e che attira anche ragazzi dei quartieri vicini. Qui abbiamo incontrato alcuni ragazzi che ci hanno guidato alla scoperta dei propri valori e abitudini. Gli intervistati Sergio Cangemi, Massimo DArrigo ci hanno rivelato cosa è importante per loro: i valori dellamicizia e dellamore, la famiglia,importante punto di riferimento. Alcuni di loro,poi, sono già inseriti nel mondo del lavoro, anche se non in zona. In genere, è emerso che i ragazzi conseguono un diploma mentre le ragazze tendono a cercare un impiego subito dopo le scuole medie inferiori e a formare una famiglia. Anche se nel complesso ci appaiono soddisfatti dellambiente in cui vivono, i ragazzi ci dicono che tanti sono giochi in Piazza Cutelli. Anche i ragazzi fanno della piazza un punto dincontro e vorrebbero che vi si organizzassero feste. Portavoce dei problemi avvertiti nella Civita è il Consiglio di Quartiere eletto dagli stessi abitanti ma che si mostra spesso poco attivo.tuttavia i giovani possono contare sulla Parrocchia e le sue iniziative come la proiezione di film o le riunioni del Parlamento dei giovani, occasione di confronto e crescita (Parrocchia di San Gaetano). Dalle testimonianze raccolte abbiamo potuto constatare che, malgrado la vita della Civita non sia sempre semplice o agiata, lattaccamento dei giovani al proprio quartiere è forte e li spinge a lottare per migliorare, rendendolo rispondente ai propri bisogni. Gianluca Petralia, Chiara Sinito Classe 5° A Liceo Classico Europeo Cutelli Lo studente Fabrizio Nicotra, studente del Marconi, da noi intervistato al Game Over, afferma che a molti ragazzi piace il tipo di vita che si conduce nella Civita. La maggior parte delle attività a cui si dedica Fabrizio nel tempo libero sono organizzate dalla Parrocchia S. Francesco di Paola. Questultima riunisce numerosi ragazzi che in essa svolgono attività teatrale, musicale e sportiva. In particolare, Fabrizio ha partecipato alla rappresentazione della Giara di Pirandello ed è riuscito a sfruttare la sua passione per la musica, suonando il basso in numerose rappresentazioni, ad esempio durante la novena di Natale. Oltre lattività tea- te) en ced e r p ero um n l (da Ritornando Maro cco Da un anno e più la Compagnie Cest pas ma faute è stata sulla breccia, il Notre.-Dame de Paris ha avuto grandi consensi e al Festival di Agadir i nostri ragazzi sono stati più bravi del solito. La sala era piena quella sera si avvertiva una certa attesa tra il pubblico curioso di vedere cosa avessero preparato gli italiani. Noi eravamo secondi in ordine di ingresso dopo una scuola di Agadir e, per esigenze sceniche, siamo stati obbligati a stare stipati dietro le quinte, pronti, vestiti e truccatissimi, per tutto il tempo della durata del primo spettacolo. Limpazienza ed il nervosismo serpeggiavano tra i ragazzi, la tensione era tale da far esplodere focolai di litigi, domati da dei ssssssssss sussurrati tra noi stessi, dovevamo rispettare i ragazzi che erano già in scena. Il silenzio assoluto era dobbligo, ma lo si dimenticava con facilità. Ecco arrivato il momento, il presentatore annuncia la nostra pièce le luci si spengono, si inizia. Erick è pronto alla consolle, vado in fondo alla sala. Le prime note si diffondono, Jonathan entra dal fondo ed intona Il était le temps des cathédrales; osservo le espressioni degli spettatori, improvvisamente due persone prima, unaltra dopo alcuni minuti, si alzano ed escono dalla sala, provo un certo disagio, forse qualcosa non piace? Mi rendo conto pian piano che forse il contenuto della nostra pièce è un po audace, e già, in fin dei conti è la storia dellamore infelice: un prete disperato e in lotta tra fede e passione carnale, un Quasimodo mostro infelice ma teneramente innamorato, Esmeralda sensuale, appassionata ma vittima di un amore infelice, Febo, il bello, già fidanzato con Fiordaliso ma attratto da Esmeralda siamo in un paese prettamente musulmano! Vedo comunque che il fenomeno cessa, gli altri restano ben piantati ai loro posti. Alla fine unovazione, applausi e gente allin piedi. Durante i Forum il pubblico può porre domande ai ragazzi-attori sulla pièce da loro rappresentata ed a noi è arrivata tra le altre, la domanda seguente: Vous navez pas eu crainte de représenter une pièce pareille au Festival dAgadir?, a conferma del mio disagio iniziale. Ricollegando con i temi delle pièces marocchine in concorso, tolleranza, terrorismo, i rapporti in famiglia, la guerra, la povertà, larretratezza della condizione della donna (la moglie venduta), la lotta alle superstizioni, lemancipazione della donna (questo è lanno della donna in Marocco), mi rendo conto ancora di più chela nostra pièce era sembrata fuori posto per alcuni proprio per la mancanza di un forte contenuto tematico. Rispondo che comunque il contenuto aveva una morale di fondo che era proprio quella di guardare al fondo delle cose, di non fermasi alle prime impressioni, che il vero valore lo celiamo nella bellezza interiore e non nellapparenza ma forse, riflettendo adesso mentre scrivo è proprio questo che ha potuto disturbare qualcuno? La cura dellapparenza? Perché è questa limpressione generale che è emersa alla fine della nostra esperienza ad Agadir: il Marocco è il paese dei contrasti; la ricchezza e la miseria più nera; un trattamento per il turista e lopposto per i locali; la donna in jeans e perizoma e la donna col velo, tante donne col velo, e capisco che anche quelle che mostrano modernità portano il velo nellanima. Emancipazione? Avrei potuto crederci se non avessi visto una di loro, appartenente allorganizzazione, alzarsi per far sedere un uomo! se non mi avessero detto che la madre di una gentilissima studentessa ha baciato la sua stessa mano dopo aver toccato, per saluto, quella di un altro nostro alunno. Nei negozi non ho visto donne gestire il loro commercio, al souk nessuna di loro vende e tratta. Mi rendo conto, anche dai discorsi dei vari organizzatori, che vi è una forte spinta governativa verso loccidentalizzazione, prototipo di apertura e modernismo, ma vi è ancora tantissima tradizione radicata anche nelle menti di persone aperte. Una tradizione antica comè antico il popolo berbero. Antonella Scuderi strutture, che hanno i ragazzi e occupano il resto del tempo libero uscendo e incontrandosi in Piazza Cutelli. Secondo Fabrizio, le ragazze della Civita, sono, rispetto al passato, più sofisticate, complicate, incomprensibili e incontentabili. Altre belle iniziative allinterno della Civita, sono, a detta di Fabrizio, i vari tornei organizzati dalla sezione porto della Misericordia e i giochi popolari che si svolgono durante la festa di S. Francesco. Dallintervista fatta a Fabrizio Nicotra si avverte che, nonostante tutte le carenze del quartiere, i ragazzi della Civita sono contenti della vita che svolgono in essa e sono affezionati ai valori di questa comunità, infatti molti di essi immaginano il loro futuro sempre legato alla Civita. Gabriele Piluso, Valentina Di Guardo Classe 5° A Liceo Classico Europeo La piazza Cutelli riqualificata trale che li interessa due volte la settimana, i ragazzi hanno modo di praticare diversi sport anche senza le adeguate strutture, nonostante la Parrocchia abbia fornito le porte per le partite di calcio normalmente svolte in Piazza Cutelli prima della ristrutturazione. Da questo punto di vista, la Parrocchia ha migliorato limpiego del tempo libero dei ragazzi, cha da piccoli erano costretti a giocare per strada utilizzando come porte i vasi delle piante. Grazie ai provvedimenti presi dalle due parrocchie della zona (San Francesco di Paola e san Gaetano) è nata una conflittualità tra i ragazzi appartenenti alluna e allaltra, che contribuisce a stimolare il miglioramento della vita dei ragazzi allinterno della comunità. Le ragazze del luogo, dice Fabrizio, praticano soprattutto la pallavolo, con gli stessi problemi riguardanti le dal Necessaria la collaborazione dei ragazzi del Convitto Cutelli Abbiamo incontrato il geometra Lo Giudice, che ha progettato e curato i lavori di riqualificazione della Piazza Cutelli: ha esordito parlando non degli aspetti tecnici o dei costi del progetto, ma del suo amore per la nostra Civita. La sua affermazione allinizio ci ha stupiti, poi abbiamo capito. Lopera di riqualificazione ha voluto restituire dignità e bellezza ad un luogo centrale della Civita che portava i segni di un forte degrado: ormai ridotta a posteggio abusivo, sembrava essere diventata invisibile, grigia, quasi privata del ruolo antico di centro fisico e ideale di un quartiere storico della cui volontà di ripresa e del cui bisogno di maggiore vivibilità, ora, rinnovata, diventa il simbolo. La nuova piazza è luminosa, grazie al gioco di colori del prato e delle aiuole fiorite che convergono verso la fontana centrale, ripulita con un moderno sistema di mi- crosabbiatura. I trentadue schiumogeni, che creano semplici ma sapienti movimenti alterni dellacqua, restituiscono alla Piazza la sua vocazione marinara. Sì, perché come ci fa notare il geometra Lo Giudice, lidea di ricreare il legame con il mare, verso cui è proiettato il quartiere storico della Civita, ha guidato lopera di riqualificazione: anche i lampioni, ad esempio, vogliono ricordare le lampare delle barche dei pescatori, in un ideale collegamento con il mare da cui la piazza è stata separata nella metà dell800 con la costruzione degli Archi della Marina. Forza simbolica vogliono avere anche i quattro animali di ligustrum la rana, la foca, laquila, lelefante simmetricamente disposti a rappresentare laria, la terra, lacqua, il bisogno di incontrarsi, di far giocare i bambini, il senso della municipalità, la necessità di volare in alto e lumiltà. Si vuole ricreare un luogo di incontri e di giochi, in cui si sosta e si sta insieme, in cui gli adulti e i bambini si riappropriano di spazi umani: sono state collocate a questo scopo varie sedute in pietra, intervallate da cordoletti in pietra lavica che contengono cespugli di varie essenze mediterranee. Quanto ai materiali, sono state usate pietra lavica e pietra di Modica sia per la pavimentazione che per i cordoletti e le scelte fatte, anche relativamente agli impianti, sono state dettate dal bisogno di mantenere bassi i costi di gestione e di ridurre lincidenza della manutenzione. La nuova Piazza Cutelli ha solo tre mesi di vita, eppure porta già i segni dellincuria e della disattenzione degli uomini per i beni comuni e per le cose belle che appartengono a tutti. Constatiamo con disagio che lappello del progettista a farci garanti, noi ragazzi del Convitto Cutelli, insieme agli abitanti del quartiere, della cura della piazza Cutelli nasceva da un bisogno di collaborazione che ora sentiamo necessario. Sinito Prospero e Favara Giuseppe Classe 3° A Liceo Classico Europeo 11 Niente titolo e niente articolo in questa pagina, ma solo poche parole indispensabili, lasciando così lo spazio alle foto, senza didascalie per lo stesso motivo, di una bella serata. Quella del 5 Giugno scorso alla Corte del Vaccarini al Convitto Cutelli, stracolma di spettatori per il lavoro teatrale Na jurnata nta Civita, in coproduzione Lions Host-Convitto. Sul palcoscenico al suo debutto la Compagnia Concutelliana composta da 65 tra bambini e ragazzi, tutti alunni dellIstituto. Il copione narrava fatti di vita civitota dellinizio del 1900 nelle strade, nei vicoli, nelle osterie, insomma dovunque si svolgevano realmente. Attori molto bravi ed alcuni veramente eccellenti, ripetutamente e calorosamente applauditi e regia e direzione di scena che ha centrato tutti gli obbiettivi, tenuto anche conto del casting composito, con alunni delle elementari, medie e liceo europeo. Meritata perciò lovazione finale per Cettina Calderone, la regista appunto, docente dellistituto come le assistenti di scena Lo Cicero, Caltabiano, Lodato e Arena. Alluscita, molti a chiedersi se ci sarà un seguito a questa meritoria iniziativa. Visti gli ampi sorrisi stampati sulle facce di Aldisio e Bresmes, ci sarà, ci sarà.