LA PSICOMOTRICITA` La psicomotricità può essere

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LA PSICOMOTRICITA` La psicomotricità può essere
LA PSICOMOTRICITA’
La psicomotricità può essere definita come l’insieme di quei comportamenti motori che
esprimono determinati aspetti della psiche della persona.
La psicomotricità è una disciplina che si basa sul principio dell’uomo inteso come unità mente
corpo: la persona è il risultato di un’unione inscindibile della mente con il corpo, componenti che si
influenzano a vicenda nelle loro manifestazioni. L’esecuzione di un movimento è condizionato
quindi dalle componenti emozionali, affettive, sociali che caratterizzano la personalità dell’uomo e
a sua volta l’attività motoria influenza l’area affettiva-emozionale, l’area cognitiva, l’area organica,
l’area sociale.
E’ stato il neurologo francese E.Dupré a coniare nei primi anni del Novecento il termine
psicomotricità e ad enunciare la cosiddetta legge di psicomotricità: essa prevedeva uno sviluppo
parallelo delle funzioni motorie, delle capacità di azione e delle funzioni psichiche. Da quel periodo
in poi la psicomotricità ha avuto una notevole evoluzione nei contenuti e una diffusa applicazione in
vari campi che possiamo suddividere in: rieducativi, terapeutici, educativi.
La rieducazione psicomotoria - Il primo indirizzo psicomotorio è quello rieducativo, che ha
per obiettivo il recupero delle lacune psicomotorie accumulate nelle diverse fasce di età,
dall’infanzia alla terza età.
La terapia psicomotoria - Un secondo orientamento è quello terapeutico che, rivolto in
particolare a tutti i soggetti con problematiche di tipo affettivo relazionale, mira a
ristrutturare, tramite l’attività motoria, il comportamento in rapporto al mondo degli altri.
Per tale terapia si usano sovente le tecniche di rilassamento o il training autogeno.
L’educazione psicomotoria - Può essere definita come un insieme di teorie e metodi
operativi che svolgono un’azione educativa attraverso la mediazione del corpo. Secondo il
francese Pierre Vayer, uno dei più autorevoli caposcuola della psicomotricità, l’educazione
psicomotoria si basa sulle seguenti tappe che prevedono:
o La scoperta del proprio io
o La relazione tra il proprio io e il mondo delle cose
o La relazione tra il proprio io e le altre persone
Ciò che costituisce comunque per Vayer il perno dell’azione educativa durante
l’infanzia è la strutturazione dello schema corporeo.
Tra gli studiosi più rappresentativi della psicomotricità vi è Jean Le Boulch che, per la sua eclettica
formazione (insegnante di educazione fisica, medico e psicopedagogista) ha elaborato interessanti e
originali teorie educative alle quali hanno fatto seguito valide proposte operative.
LO SCHEMA CORPOREO
Lo schema corporeo è la presa di coscienza del proprio corpo in rapporto al mondo esterno
nella dimensione spaziale e temporale.
La nozione di schema corporeo è frutto di lunghi studi che hanno condotto neurologi, psichiatri e
psicologi a interrogarsi sulla percezione del corpo intesa come consapevolezza del proprio sé. E’
un’immagine del corpo umano che corrisponde al quadro mentale che ci facciamo del nostro corpo.
Lo schema corporeo, che possiamo anche definire immagine corporea, si struttura dagli 0 ai 12 anni
e si ristruttura dai 13 anni fino al termine della vita della persona.
TAPPE DELLA STRUTTURAZIONE DELLO SCHEMA CORPOREO
1. Tappa del corpo vissuto
3. Tappa del corpo percepito
2. Tappa del corpo vissuto
4. Tappa del corpo rappresentato
( + fotocopie)
EDUCARE CON IL MOVIMENTO – applicazioni pratiche
Concetti generali
Il ragazzo padroneggia e comprende una situazione nuova attraverso l’esplorazione e l’esperienza
personale; le spiegazioni, le dimostrazioni non aiutano il fanciullo, ma al contrario disturbano e
limitano la sua esperienza, perciò nulla può sostituire l’esperienza diretta personale. Nelle attività
previste in centri diurni, nelle scuole, nelle società sportive, il ruolo dell’operatore-educatore
diventa fondamentale nel proporre situazioni varie e misurate a seconda dei ragazzi che vi sono di
fronte. L’atteggiamento dell’educatore non deve essere inoltre direttivo e autoritario ma deve
rispettare i bisogni dei ragazzi; esercitazioni che rispettano gli interessi e le motivazioni sono
fondamentali per un apprendimento assimilato e fatto proprio. Se le proposte motorie sono
codificate, le soluzioni dettate dall’educatore e l’apprendimento avviene in modo precoce e rapido,
spesso corrisponde ad un addestramento. In questi tipi di apprendimento non è stabilito solamente il
fine da raggiungere, ma è precisata nei dettagli la stessa immagine del gesto. L’addestramento è un
procedimento contraddittorio alla strutturazione dello schema corporeo; esso può essere inserito fra
le attività motorie di un ragazzo con età superiore ai 12 anni, dove si è raggiunta una buona
“rappresentazione mentale” dell’immagine del movimento e l’interiorizzazione dei gesti permetterà
un apprendimento intelligente e consapevole.
E’ evidente inoltre l’importanza dei fattori umani e dei fenomeni sociali nella formazione del
bambino. Lo sviluppo integrale della personalità non può realizzarsi se non nella relazione con
l’altro, relazione che spesso assume un aspetto di scambio reciproco. All’interno del contesto classe
o dei gruppi sportivi, il lavoro di squadra contribuisce allo sviluppo psicomotorio per mezzo di
esperienze individuali nel seno di un gruppo ed esperienze collettive dove sono richieste
organizzazione, cooperazione e comunicazione.
L’IMPORTANZA DELLA TIPOLOGIA DI ATTIVITA’
GIOCHI DI IMMAGINAZIONE E I GIOCHI SIMBOLICI – tipici della tappa di sviluppo
psicomotorio del “corpo vissuto”
GIOCHI FUNZIONALI
– rappresentati principalmente dalla coordinazione
GIOCHI DI REGOLE
– permettono in modo ludico, l’accettazione o creazione di un
codice; sono fondamentali per la socializzazione
Gli obiettivi psicomotori perseguiti dai 5 ai 10 anni riguardano quindi l’utilizzo del movimento
come mezzo di educazione globale della personalità. Lo scopo è aiutare il fanciullo affinché possa
disporre di una ‘immagine del corpo’ operativa, che non si riduca ad una conoscenza intellettuale
del proprio corpo.
Si creano quindi ‘situazioni globali’ con giochi o attività libere di espressione, che hanno una
profonda ripercussione emotiva, una grande carica espressiva e fungono da rivelatori di eventuali
frustrazioni o turbe, e ‘situazioni semplificate’ per affrontare e colmare eventuali deficit.
I Giochi simbolici cominciano ad avere un grande interesse quando si sviluppa la funzione
simbolica, soprattutto tra i 4 e i 7 anni. Il bambino vive il suo corpo in modo simbolico, imitando
oggetti e animali; la funzione immaginativa non è orientata verso gli altri o un oggetto, ma implica
una riflessione del soggetto su se stesso, prima manifestazione dell’interiorizzazione. E’
un’esperienza del corpo vissuto come totalità, impregnata di fattori emozionali. Stimola
quell’attività creatrice necessaria all’espressione della personalità che dai 7 anni si apre alla
cooperazione con gli altri. L’esperienza corporea del bambino nel gioco non deve essere attenuata
dall’adulto, che non deve quindi condizionare, giudicare, od organizzare: l’adulto deve coordinare,
supervisionare, creando un’atmosfera di fiducia e comprensione, un ambiente ideale, sicuro, ricco di
stimoli attraverso l’utilizzo di piccoli e grandi attrezzi (palle, cerchi, funi, oggetti in legno, plastica,
birilli, bacchette…)
Nella prima fase delle attività libere, con i giochi e le attività d’espressione, l’esperienza vissuta del
corpo permette un primo abbozzo dello schema corporeo, assicurando una disinvoltura globale del
corpo in relazione all’ambiente. All’interno di queste attività il bambino rischia però di compiacersi,
evitando il confronto con altre attività-problema; a questo punto si inseriscono i Giochi funzionali,
attraverso i quali il bambino deve affrontare numerose situazioni diversificate che gli permettono di
trovare risposte con aggiustamenti successivi che permetteranno la scoperta di una nuova prassia1.
E’ più importante l’esperienza per tentativi effettuata dal bambino nella fase di scoperta che non il
risultato stesso del lavoro. Il bambino si mette alla prova in giochi diversi, situazioni gradualmente
più complesse, salendo progressivamente di livello. A questo stadio dell’esercizio si creano delle
associazioni tra i dati della situazione proposta e l’esperienza personale del bambino. L’aiuto
principale che si può fornire al bambino è quello di metterlo nelle migliori condizioni al fine di
permettergli di fare le sue prove ed errori, in seguito quest’ultimo imparerà ad utilizzare le
informazioni acquisite, nelle situazioni analoghe. I giochi funzionali comprendono la vasta gamma
di esercizi ed attività coordinative:
1. Esercizi di coordinazione
a. Esercizi di coordinazione globale
b. Esercizi di coordinazione oculo-manuale
- I salti ed i superamenti degli ostacoli
- I lanci e le ricezioni di palle e attrezzi
- Gli spostamenti in equilibrio sopraelevato
- Gli spostamenti in quadrupedia e l’agilità al suolo
- Le arrampicate
2. Esercizi di percezione e di conoscenza del proprio schema corporeo
- Consolidamento della lateralità
- Conoscenza e presa di coscienza dei differenti
- Presa di coscienza della globalità degli atteggiamenti associati a spostamenti
segmentari
- Associazione della presa di coscienza segmentaria in posizione allungata, al
lavoro respiratorio e al rilassamento
3. Esercizi di aggiustamento posturale
a. Esercizi di postura
b. Esercizi di equilibrio statico con interiorizzazione
4. Esercizi di percezione temporale
a. In rapporto con la percezione della durata
b. In rapporto con la percezione del ritmo
5. Esercizi di percezione dello spazio e di strutturazione spazio-temporale
- Costruzione spazio/orientamento e localizzazione
- Esercizi di strutturazione dello spazio d’azione nel mondo degli oggetti/delle
persone (cooperazione)
1
Il movimento più economico che raggiunge lo scopo prefissato con il minor dispendio di energie
SCHEMA CORPOREO INCERTO O MAL STRUTTURATO
Uno schema corporeo non correttamente strutturato può portare a deficit a livello:
DELLA PERCEZIONE (della strutturazione spazio-temporale)
(inversione delle lettere alto-basso, dx-sx, delle sillabe, delle parole)
difficoltà nella lettura
DELLA MOTRICITA’ (8-10 aa + percezione)
goffaggine, incoordinazione, cattivi
atteggiamenti, lentezza, dissociazione del gesto
difficoltà di lettura e scrittura (caratteri
malformati, quaderni disordinati, macchie, cancellature)
DELLA RELAZIONE CON L’ALTRO
opposizione, aggressività
difficoltà in classe, ansia (incubi notturni, tic…),
LE FOBIE E L’EVOLUZIONE DELLA MOTRICITA’
Le fobie sono la causa frenante principale alla relazione, alla comunicazione, all’approccio
irrinunciabile col mondo oggettuale. Queste tendono a bloccare l’evoluzione della motricità e del
linguaggio, aumentando il livello d’ansia e inducendo la rigidità somatica2 . Un aiuto fondamentale
al loro superamento viene dato dall’offerta ludico-motoria nel gruppo e in un ambiente adeguato.
Tra le paure ancestrali ambientali più comuni vi sono:
Il vuoto
Il buio
Arrampicare e derampicare
Sentirsi costretti e avvinti
Affidare il proprio corpo
Predazione (paura degli spazi aperti)
…E tra le fobie relazionali:
Il non conosciuto
Essere criticati
La sconfitta
La vittoria
La solitudine
La solitudine
Giochi ed attività:
Andature: mimare animali e oggetti
Tecniche dello svincolarsi e liberarsi : cannolo, autobus, panino, salvadanaio
Rapporti con vuoto, buio e affidamento : salti dall’alto, guida a fari spenti, la giostra
Tecniche dell’arrampicare e del de rampicare : dai piani inclinati alle costruzioni, fortini scialuppe
Tecniche di fuga e salvamento : acchiappino, nascondino, foresta in fiamme
Contrazione e relax : marionette, tronco nell’acqua, pupazzo di pezza
Scegliere correndo : passaggio a livello, semaforo, colori e numeri
Memoria ed azione : ostacoli con sequenze (sopra-sotto, dx-sx)
Svolgimento di temi acrobatici : utilizzo di grandi attrezzi (asse di equilibrio, trampolino, tappeto
elastico)
Percorsi e staffette / prestazioni singole e di squadra / giochi mimici / sport di squadra / escursioni /
campeggio…
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Somatica = del corpo