Riscoprire un mondo di colori, per tingere quel filo di lana coi

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Riscoprire un mondo di colori, per tingere quel filo di lana coi
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Attività Ersa
Ennio Pittino
ERSA – Servizio divulgazione, assistenza tecnica e promozione
RISCOPRIRE UN MONDO DI COLORI,
PER TINGERE QUEL FILO DI LANA
COI COLORI DEL MONDO
Camminando lungo un sentiero può capitare di smarrire
qualcosa. Una cosa semplice e povera ma, per noi, ricca
d’immenso valore affettivo…
… e magari dopo un anno, lungo lo stesso percorso, tra
milioni di fiori colorati, lo sguardo viene attratto da un piccolo oggetto, che mal si cela tra l’irsuta erba dell’alta quota.
Increduli e sospesi, fra stupore e meraviglia, riconosciamo
quanto avevamo perso e oramai dimenticato…
… lo raccogliamo, lo stringiamo tra le mani ed in un
istante riaffiorano alla mente i ricordi più intimi e cari.
Dolcezza o commozione? Sensazioni incommensurabili
s’impadroniscono di noi stessi.
Anche quando all’improvviso riemergono nella mente
culture e tradizioni lungamente dimenticate, percepiamo queste emozioni…
… come riscoprire l’“ARTE TINTORIA”, utilizzando ciò
che la natura offre durante l’inesorabile volgere delle stagioni: foglie, fiori, bacche, cortecce, frutti…
… riscoprire un mondo di colori, per tingere quel filo di
lana coi colori del mondo.
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Campioni di lane
tinte
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IL
PROBLEMA
All’inizio del 2007, in occasione di alcune visite programmate presso allevamenti di pecore della zona montana del Friuli, emerge
un dilemma non trascurabile: nelle stagioni
della tosatura la lana, che un tempo rappresentava per le famiglie una risorsa insostituibile, diviene un problema di difficile
soluzione. Nessuno è interessato al suo recupero ed utilizzo. Viene considerata “sottoprodotto animale” e pertanto oggetto di
problemi di smaltimento.
DALL’IDEA
AL PERCORSO FORMATIVO
Nell’immediata primavera nasce la proposta
di organizzare un primo Corso, a carattere
sperimentale, di “LAVORAZIONE ARTIGIANALE DELLE LANE INFELTRITE”.
L’iniziativa è rivolta principalmente agli allevatori di ovini, o loro familiari, della zona
montana della nostra regione (vedi Notiziario ERSA n° 3/2007 pag. 57).
Il Corso proposto ed articolato in 16 ore di
lezione teorico-pratiche riscuote un notevole interesse e, nei giorni 12-13 maggio
2007, presso il CESFAM (Centro Servizi Foreste e Attività per la Montagna) di Paluzza
si concretizza l’attività sperimentale programmata.
Dopo la divulgazione di questa singolare
esperienza, attraverso la trasmissione radiofonica domenicale “VITA NEI CAMPI”, il Notiziario ERSA e le reti televisive locali, si
manifestano numerosi stimoli per avviare un
secondo Corso, analogo al precedente.
Nei giorni 24 - 25 maggio 2008, sempre a
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Preparazione del feltro
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Laboratorio didattico
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Rosa canina
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Erbacee tintorie
Paluzza presso la sede del CESFAM, si
svolge la seconda edizione del Corso dedicato al feltro.
La Signora Rosa Fontana di Lisignago (TN),
docente sia del primo che del secondo
Corso, coinvolge tutti, trasmette non solo conoscenze e manualità, ma anche entusiasmo
e piacere di condividere queste esperienze.
Ovviamente si lavora con lane naturali lavate e cardate.
Per ottenere i risultati cromatici desiderati
(fiori, farfalle, ecc.) si deve ricorrere a piccoli
fiocchi di lana tinteggiata, sapientemente disposti ed infeltriti assieme alla lana base,
fino a raggiungere ciò che avevamo in
mente.
DA
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L’ATTIVITÀ
La durata programmata del Corso è stata di
16 ore, articolate tra sabato 4 e domenica 5
ottobre. Gli argomenti trattati dalla Signora
Fontana, docente anche di questo corso,
sono stati:
- individuazione e raccolta di materiale vegetale spontaneo e idoneo alla tintoria;
- tecniche di estrazione e fissaggio dei colori;
- lezioni pratiche di tintoria della lana di pecora.
Attraverso queste attività ogni partecipante ha
potuto apprendere, in modo essenzialmente
pratico, le tecniche di base che permettono di
trasferire i pigmenti vegetali che determinano
la tinta, alle fibre naturali della lana di pecora.
IDEA NASCE IDEA…
Durante questi Corsi, appare ovvio che c’è
una continua trasmissione di “saperi” e di
conoscenze, magari acquisiti solo per via
verbale, da persone anziane che hanno vissuto quei periodi storici in cui la parola
“consumismo” non conosceva definizione,
in cui tutto era finalizzato ad un’oculata economia domestica.
Riemergono racconti di esperienze di tintoria della lana con il mallo delle noci e con
altri “vegetali” autoctoni conosciuti da secoli.
A questo punto prende corpo anche l’idea di
tingere la lana, un veloce passaparola si diffonde tra i partecipanti e si coinvolgono
anche quelli del primo Corso.
Telefonate, e-mail, fax, programmi, autorizzazioni, materiali, disponibilità del docente e
della sede ed ecco, l’IDEA si concretizza nei
giorni 4 - 5 ottobre scorsi. Presso l’ormai insostituibile sede del CESFAM di Paluzza si
svolge il primo Corso di “TINTORIA DELLA
LANA CON MATERIALE VEGETALE SPONTANEO”.
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Colori lane
Mordenzatura della
lana in soluzione di allume di rocca
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Bagno nella tintura di
foglie di salvia selvatica
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Saturazione del colore, con foglie di cavolo-verza
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Prove di viraggio per
diversificare le tonalità
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Le fasi che si susseguono nel procedimento
artigianale di tintoria, possono essere così
riassunte:
a) Si prepara la lana ponendola in acqua
tiepida e lasciandola in ammollo per alcuni minuti.
b) Si procede alla “mordenzatura” immergendo la matassa, dopo averla sgocciolata, in una soluzione di acqua e allume
di rocca e riscaldandola fino ad ebollizione per 10 ÷ 15 min. Ciò predispone la
fibra a ricevere e trattenere successivamente i pigmenti vegetali.
c) In un recipiente a parte si prepara dell’acqua con l’essenza vegetale “bagno
della tintura”, vi si immerge la lana appena mordenzata, si porta nuovamente
ad ebollizione per un tempo che può variare da 5 a 20 min.
d) Si trasferisce la lana in una bacinella e si
copre col liquido, filtrato ma ancora
caldo della tintura, lasciando raffreddare.
Durante questo tempo la lana raggiunge
la saturazione del colore.
e) Durante la fase d) si possono effettuare
dei viraggi, che permettono di ottenere
diverse tonalità, utilizzando varie sostanze: sale, aceto, bicarbonato o alcool.
Solo con una costante e attenta registrazione di tutto ciò che si fa durante queste lavorazioni, si potrà comunque
raggiungere risultati apprezzabili.
f) Dopo i viraggi, ed alla fine del raffreddamento, rimane solo l’effettuazione di un
buon risciacquo e lasciar sgocciolare ed
asciugare la lana in luogo ventilato e ombreggiato.
NOTE
La mordenzatura, secondo tradizione, veniva
effettuata con acqua calda e cenere “bianca”
derivante dalla combustione di legna di faggio; l’utilizzo di cenere derivante da piante
resinose poteva “macchiare” le lane.
Il procedimento sopra descritto è quello a
caldo; per tingere a freddo, dopo la mordenzatura, si deve porre la lana in acqua fredda,
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Gruppo del corso
assieme alle parti vegetali prescelte, lasciare
in ammollo per diversi giorni, fino alla fermentazione. Solo allora si potranno effettuare eventuali viraggi e poi il risciacquo e
l’asciugatura.
Il “bagno della tintura” può essere riutilizzato per un secondo ciclo, ovviamente con
risultati cromatici più tenui.
CONCLUSIONI
Questi brevi corsi, dedicati alla riscoperta di
tradizioni e culture legate al mondo rurale,
hanno sicuramente coinvolto tutti i parteci-
panti. Entusiasmo ed interazione di esperienze hanno condotto ad un elevato apprezzamento dell’iniziativa.
Certamente manca l’aspetto più scientifico
dell’argomento: le leggi di chimica e di biologia che da sempre guidano queste sperimentazioni.
Chissà se in futuro si potrà affrontare questi
approfondimenti che, più che il “come”,
rendono giustizia sui “perché” si verifichino
determinati effetti cromatici nelle lane che
tingiamo di natura e che ci regalano il calore ed il piacere di indossarle.
Per maggiori informazioni rivolgersi a :
Ennio Pittino, ERSA Servizio divulgazione, assistenza tecnica e promozione U.P. di TOLMEZZO
Tel. 0433 / 40 807 - e-mail: [email protected]