GENNAIO 2013 NUMERO 003 EDITORIALE IDEE CALIFORNIANE
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GENNAIO 2013 NUMERO 003 EDITORIALE IDEE CALIFORNIANE
GENNAIO 2013 NUMERO 003 MITI E LEGGENDE EDITORIALE Di: Ludovica Marcello del Majno IDEE CALIFORNIANE DI: SOFIA CUTRONE La settimana della moda a New York, l’NBA, Spiderman, “Yes we can”, F.S. Fitzgerald, l’FBI. Tutti, per un motivo o un altro, siamo legati agli Stati Uniti e desideriamo vivere il sogno Americano almeno una volta nella vita, attraversando il paese coast to coast su una decappottabile rossa e capelli al vento. Ma cosa nasconde il mito America? Come si vive mangiando principalmente cibo da fast food? Quali sono le vere idee che si nascondono nell’esagerata società americana? Com’è la vita di un’adolescente? Kyra vive a Redondo Beach, nella periferia di Los Angeles, e ha passato le sue vacanze di Natale a Venezia insieme ai suoi nonni, che sono amici di lunga data della mia famiglia. Kyra ha 14 anni, frequenta il primo anno della scuola superiore pubblica, ha un fratel- lino di 11 anni che fa l’attore e il suo cibo preferito è la pizza con il salame piccante. Kyra, come funziona la tua scuola? Quali e quante materie segui? Noi al primo anno, dobbiamo seguire d’obbligo quattro materie, poi possiamo aggiungerne altre facoltative. Le materie che ho scelto sono: storia del mondo, inglese, educazione fisica, scienze e ho aggiunto spagnolo e un corso che mi aiuti a migliorare i miei voti che si aggirano tutti attorno alla B. Stiamo a scuola dalle 8 alle 15, mangiando alla mensa con tre dollari pizza e tacos. Qual è la scala dei voti? Come si svolgono le lezioni?I nostri voti vanno da A, che è il massimo, a F, che è l’insufficienza assoluta. Noi studenti cambiamo classe ogni lezione e gli insegnanti ci aspettano nelle aule con gli appunti già scritti alla lavagna. [L’articolo continua alla pagina seguente] Cosa sono i miti e le leggende? ... Sono storie, storie che raccontano e spiegano fatti; le quali cercano di dire come e perché essi siano avvenuti, inventando avvenimenti e personaggi che siano all'origine di tutto. Questi racconti davano senso a tutto ciò a cui l'uomo non trovava risposta. Perché si aveva il bisogno di conoscere, perché è importante per l'uomo non sentirsi completamente perso e senza punti di riferimento nell'universo, e se la ragione non riesce arriva la creatività ad aiutarlo. Ora invece, come spesso accade, i termini hanno assunto anche nuovo significato. Un mito, una leggenda, è un fatto o una persona importante con caratteristiche che ci sorprendono, che riteniamo inimitabile e sulla cui storia, o immagine, tendiamo a fantasticare, rendendola anche inverosimile. Tuttavia anche se ciò di cui trattiamo in questo caso è reale nella nostra mente è comunque talmente irripetibile e unico da assumere le stesse caratteristiche di un avvenimento o di un personaggio mitologico. Questo perché se l'umanità ha bisogno di darsi delle spiegazioni, che ha ricercato attraverso questi racconti, ha anche bisogno che non sempre le risposte e i fatti siano logiche e analizzate, per sentirsi stupita e ispirata. Tutto ciò che è la risposta creativa, immaginaria, che l'uomo si dà a ciò che non capisce, costituisce la sua fantasia e ispirazione, e i suoi miti e leggende. Il mondo è fatto di fatti che vanno studiati e analizzati, ma non può essere privo della sua parte irrazionale e fantasiosa, di quella parte magica e misteriosa che è oggi così rara. “La fantasia è più importante della conoscenza” Albert Einstein. Pagina 2 Ad esempio per le lezioni d’inglese, la nostra professoressa ci aspetta con vocaboli nuovi da imparare. Durante la lezione di storia a volte recitiamo gli eventi per capirli meglio. Hai presente la rivoluzione francese, no? Ecco, io recitavo la parte di una contadina, mi hanno uccisa! Ah a proposito, ti racconto una storia interessante: anche voi avete l’allarme antincendio e terremoto, credo. Noi abbiamo anche l’allarme per quando entra un uomo armato nel campus. Una volta è suonato l’allarme, hanno bloccato tutte le porte e le finestre, dovevamo stare calmi. Pensavamo fosse una prova, ma poi abbiamo scoperto che la polizia cercava un uomo che si aggirava per il campus armato, almeno è quello che ci hanno detto. Restando sull’argomento, alla luce delle stragi che accadono ogni anno, come l’ultima a Newtown, cosa pensi del possesso delle armi? Sono ancora una garanzia di sicurezza? Perché voi non potete avere armi? Prova a pensare, se sei in una strada pericolosa e arriva una ladro con una pistola dicendo: “dammi la borsa”, tu tiri fuori la tua pistola: “dammi la tua borsa”. Così sei protetto. Se tutti avessero una pistola questo funzionerebbe. Non sarebbe meglio che nessuno avesse una pistola? In ogni caso ci sarebbe qualcuno che se la procura illegalmente, quindi tanto vale renderle legali. A me sembrano più una minaccia che una sicurezza. Hai mai provato a tenere in mano una pistola? Quando siamo andati in Israele ho chiesto ad una ragazzo dell’esercito di poter tenere la sua pistola. Mio fratello l’ha tenuta per un po’, si è sentito la persona più forte del mondo, imbattibile. Lasciando cadere l’argomento, siamo arrivati nel ristorante, dove Kyra ordina pizza al salamino e suo fratello spaghetti alla bolognese, come quasi sempre da quando sono in Italia. Provando a chiedere perché non ordinino qualcos’altro per provare delle novità, ottengo la risposta che a loro piace andare sul sicuro e che l’Italia è pizza e spaghetti, perché mangiare qualcos’altro? IT GETS BETTER! DI: S.M. problema? La risposta purtroppo è si, per alcune persone le parole gay, lesbica, bisex, trans, intersex sono sinonimi di contronatura, perversione, devianza, malattia… A causa di queste persone molte/i ragazze e ragazzi vivono la propria vita nascondendo il proprio essere, per paura di ricevere discriminazioni e tante coppie non eterosessuali hanno paura a tenersi per mano o di baciarsi in pubblico. Negli Stati Uniti d’America, in seguito a dei casi di suicidio da parte di studenti vittime di bullismo omofobo, è stato creato un progetto di informazione e di sensibilizzazione dal nome “It Gets Better” (o anche “Trevor Project”). Quest'ultimo consiste nella pubblicazione sul web di videotestimonianze di studenti, di attori famosi, di politici, di gente comune che ha come obbiettivi la sensibilizzazione dei cittadini e il sostegno a tutte/i le/i ragazze/i LGBTI che soffrono a causa di discriminazioni e violenze basate su identità Questi sono solamente pochi nomi delle vittime di genere e orientamento sessuale. dell’omofobia dal 2011/12, sono gli episodi più celebri ma Io penso che sia un bel progetto che si potrebbe esportare non sono tutti, ci sono casi in cui per fortuna non si arriva anche in Italia, ma non basta! Sono necessarie politiche alla morte ma “solo” allo scherno e alla discriminazione. chiare e serie, a partire da una legge che tuteli le persone Questi sono ragazzi che si sono tolti la vita o a cui è stata LGBTI, come era stato proposto dall’on. Paola Concia in un tolta la vita, solamente perché non eterosessuali. ddl apposito, o con l'estensione della legge Mancino ai reati Questo articolo non vuole essere una forma di vittimismo, d'odio basati sulle discriminazioni di genere e sessuali: proné tanto meno la solita manifestazione di buonismo, ma poste entrambe bocciate con i voti contrari delle destre e di piuttosto un appello rivolto a tutte/i le/i giovani. C'è bisogno alcuni esponenti di centro(sinistra). di riflettere tutte/i assieme sul motivo di questi gesti così Concludo dicendo che noi tutti, eterosessuali ed omosessuaestremi, bisogna porsi una domanda fondamentale : oggi li, dobbiamo attivarci e lottare contro ogni discriminazione l’omosessualità (ed ogni "differenza sessuale") è ancora un che sia di tipo razziale o per orientamento sessuale. Daniel Zamudio 24 anni Philip Parker 14 anni James Borges 19 anni Dave 16 anni Stuart Walzer 28 anni Jamie Hubley 15 anni Jamey Rodemayer 14 anni Tyler Clementi 18 anni Billy Lucas 15 anni Harrison Chase Brown 15 anni Cody J. Barker 17 anni David Kato Seth Walsh 13 anni Puja Mondal 17 anni Bobby Saha 19 anni Cameron Jacobsen 14 anni Pagina 3 MITI E LEGGENDE NEL CINEMA DI: MARIAM TAUFIQ Miti e leggende sono state nel settore cinema per anni.I film con questi miti o leggende parlano di personaggi come eroi , dei o anche personaggi inventa- ti.Questi film ti portano lontano dalla vita sei la protagonista. Quindi immaginare ti normale via dai problemi del mondo , a fa sentire forte e quindi immaginate .Chi un posto dove tutto e' possibile , dove i sa ... forse quel pensiero diventerà realtà!! problemi diventano avventure e dove tu CI AVETE CREDUTO ANCHE VOI? DI: CRISTINA MORETTI In tutto il mondo c’era una quantità notevole di persone che credevano alla profezia Maya < la fine del mondo sarà il 21 dicembre 2012> e per “continuare a vivere” la maggior parte della gente ha comprato un kit di sopravvivenza provvisto di: Kit pronto-soccorso, bussola, barrette/pasti sostitutivi, maschera antigas, borraccia, calzature adatte (anfibi) tuta anti NBC (nucleare, batteriologico , chimico), lenti di ingrandimento, fiammiferi... Ma a quanto pare siamo ancora vivi, quindi a chi ci credesse alla fine del mondo che pensi alle profezie future: 2035 <Il movimento raeliano ipotizzava l'arrivo sulla Terra degli Elohim nel 2020, che avrebbero portato nel proprio pianeta con la loro astronave 144 000 raeliani eletti. La loro guida, Rael, nel 2001 ha dichiarato un cambiamento della data, con lo spostamento per il 2035.> 2060 <Il più grande biografo di sir Isaac Newton era John Maynard Keynes, che poté consultare molte lettere e documenti riservati lasciati dall'ex titolare della "Lucasian seat of Physics" alla Oxford University, e che scoprì che Newton aveva eseguito un'enorme quantità di calcoli e considerazioni basate su cronologie ebraiche e cristiane dell'Apocalisse. Anche Newton considerava come anni i 1260 giorni dell'Apocalisse. Dal momento che la data dell'anno 1260 era stata "mancata", Newton, basandosi su cronologie bibliche, faceva iniziare il conteggio dall'incoronazione di Carlo Magno come imperatore, nell'anno 800 dell'era cristiana.> Soltanto, oltre a pensare a come sopravvivere a queste “apocalissi” pensate anche alle profezie passate: 1000 < Il detto "mille e non più mille" si basa sul brano dell'Apocalisse 20,1 -3, e anche su affermazioni attribuite a Gesù Cristo nei vangeli apocrifi. Anche l'avvistamento della cometa di Halley nell'anno 989 aveva contribuito a diffondere timori escatologici. Il 31 dicembre del 999 era la data temuta da molti cristiani come la fine del mondo, e alla vigilia della fine del I millennio, venne eletto papa Silvestro II, ritenuto da molti, oltre che un buon vescovo cattolico, un esperto in magia, kabbalah, occultismo, protoscienza, ecc. La relativa calma con cui trascorsero mesi e anni dopo questa fatidica data, condusse alla rinascita dell'anno Mille e successivi, che portarono la cristianità verso nuovi progetti, come quello delle crociate.> 1260 < Si ritiene che nel 1182 il beato Gioacchino da Fiore, basandosi sui 1260 giorni descritti nell'Apocalisse, predicesse il 1260 come data per il compimento di questa Profezia. Gioacchino nella sua escatologia parlava di tre età: Età del Padre (corrispondente all'ebraismo); Età del Figlio (corrispondente al cristianesimo); Età dello Spirito Santo: un futuro che avrebbe visto l'abolizione delle strutture gerarchiche dalla Chiesa Cattolica, nonché una diffusa conoscenza religiosa tra le persone, una giusta dottrina ed un vivere in armonia e fraternità con la condivisione dei beni.> 1836 < Il fondatore del Metodismo, reverendo John Wesley eseguì dei complessi calcoli basati sull'Apocalisse e giunse alla conclusione che la data prevista sarebbe dovuta essere il 18 giugno del 1836.> 1967 < Data prevista per una "grande catastrofe mondiale", secondo Sun Myung Moon, capo della Chiesa dell'Unificazione.> 1999 < Per il 1999, nella quartina X.72, il medico e veggente provenzale Nostradamus prediceva l'arrivo di un "re del Terrore", che sarebbe disceso dal cielo, e che avrebbe fatto rivivere il "roi d'Angoulmois", che alcuni interpreti anagrammavano "roi Mongolais", identificato con Gengis Khan. Alcuni reputano che volesse riferirsi a un re venuto da territori corrispondenti all'antica Sarmazia e/o Scitia (territori divisi tra le attuali Russia, Kazakhistan e Turkmenistan).> 2011 < Il protestante novantenne Harold Camping, affermando di aver eseguito complicati calcoli giunse alla conclusione che il 21 maggio 2011 erano trascorsi esattamente 7000 anni dal Diluvio universale. Allo scattare della mezzanotte del 21 maggio, avrebbe avuto inizio per i cristiani nel mondo il Giudizio Universale. Il resto della popolazione (di fedi non cristiane) sarebbe rimasta a patire sulla terra atroci sofferenze, convivendo con continui maremoti e distruttivi ed apocalittici terremoti. Harold Egbert Camping, profeta dell'Apocalisse torna a predire la fine del mondo per il 21 ottobre 2011, assicurando che questa volta, diversamente dal passato, la profezia è vera, fatta eccezione per gli eletti e i predestinati alla salvezza.> Tutte queste profezie sono passate ed, adesso, è passata anche questa del 2012. Pensate che apocalisse non vuol dire propriamente “fine del mondo” ma “rivelazione” e che molte profezie passate non sono state seguite da catastrofi ma invece da anni di prosperità. Quindi siate realisti e se volete veramente credere a tutto ciò siate sicuri al 100% di ciò che dite. Pagina 4 LA LEGGENDA DI: ELENA LUCIA VALLE La parola leggenda deriva dal latino legenda, che significa “cosa che deve essere letta” o “degna di essere letta”. In origine infatti le leggende erano racconti che riguardavano i santi e i loro miracoli. Ora però, questa parola indica un qualsiasi racconto che ha come obbiettivo quello di spiegare un determinato fenomeno. Non è possibile affermare con certezza che le leggende raccontino fatti realmente accaduti, ma in ogni leggenda c'è sempre un fondo di verità. Tramandando questa tradizione oralmente però, ognuno tende ad aggiungerci dei particolari, o ad ingrandire oltre misura gli avvenimenti, per rendere il racconto più interessante. E così ci troviamo per le mani una storia straordinaria, partita da un semplice evento. Prendiamo ora come esempio la fine del mondo. Tutto è iniziato quando è stato studiato un calendario Maya, il quale, finiva secondo i calcoli proprio il 21 Dicembre 2012. Da quel momento hanno iniziato a diffondersi decine di storie differenti, c'è chi dice che il 21 ci sarà un'enorme esplosione, chi invece afferma che ci saranno dieci giorni di buio totale, oppure che rimarremo senza elettricità. Noi che siamo del Liceo Scientifico, non dovremmo farci influenzare da questi passaparola. Ragionando in maniera razionale, se i Maya non sono riusciti a prevedere la loro fine, come avrebbero potuto prevedere la nostra? Erano un popolo antico, che viveva nelle foreste, e che non aveva nemmeno la metà delle nostre conoscenze scientifiche. Ma anche supponendo che avessero le conoscenze giuste, e che le loro previsioni fossero esatte, vogliamo dimenticarci che il nostro calendario Gregoriano non è esatto? E i musulmani e gli ebrei cosa dovrebbero pensare? Il loro calendario è diverso dal nostro! La leggenda è proprio questo, un racconto basato su un fondo di verità, che alla fine si rivela solo una simpatica storia da raccontare per spaventare i bambini o per divertirsi. È molto affascinante, perché alcune leggende sulla nascita dell'universo ti lasciano a bocca aperta. Ma la cosa si ferma lì. AMORE CARNALE DI: NICOLA ROSSO Sesso. Una parola, cinque lettere, infinite curiosità. A noi latini attribuiscono il dono della passione erotica, ovvero quell’innato e profondo coinvolgimento per le situazioni a sfondo sessuale. Molti uomini considerano questa particolarità come l’attività di una certa forza maligna, altri la pensano come la chiave d’accesso alle porte del paradiso. Per convenzione dividiamo il sesso in tre categorie: quello “ naturale”, che ha come unico scopo la procreazione, quello sentimentale o passionale, che include una serie di attività erotiche particolari (da non confondere con la pornografia) e infine quello maniacale, causato da bizzarre perversioni dovute nel maggior numero dei casi da traumi infantili. Il primo che ho citato accumuna quasi tutte le specie animali del nostro pianeta, che variano tra di esse per l’appagamento psicofisico e per la coscienza dell’esemplare durante il rapporto. Il secondo invece, che è quello su cui più mi voglio soffermare, è puramente umano. A mio parere, tra tutte le differenze che ci separano dal mondo bestia- le, questa è una delle più nobili. Esistono milioni di modi per creare un’atmosfera erotica tra due esseri umani ,varcando solamente i confini della provocazione e non della volgarità. Pochi sanno che gli organi che possiedono solo uno fine sessuale nel maschio sono i capezzoli, oppure che nei lobi delle orecchie ci sono particolari nervi e intrecci tra vasi sanguigni che rendono quella zona una facile vittima della provocazione. Sono dell’idea che se esiste un Dio che ci ha fornito di questi “strumenti”, di sicuro non considera un peccato questa attività così derisa, accusata e proibita. Trovo che la chiesa ha reso vergognosa un’azione che cela un’ idilliaca armonia e una millenaria poesia. So che alcuni lettori leggendo queste parole avranno già percepito un senso di imbarazzo e di blasfemia accusandomi di voler propagare maniacalmente un argomento già abbastanza diffuso secondo certi canoni. Quindi, per evitare spiacevoli incomprensioni o scomuniche, premetto che le mie parole non nascondono un vile invito ad avere rapporti sessuali e non incoraggiano il demenziale e pornografico mondo televisivo, ma vogliono solo acclamare quan- to siano ottusi e deliranti i dogmi imposti dalla nostra società, prigioniera di un sistema religioso invadente e prepotente. Già nell’antica Grecia, pensieri come il Dionismo, affermavano che l’estasi o ascesi poteva essere convenuta unicamente attraverso l’orgasmo: anche se questa tesi cela un’esagerazione che a causa delle malattie trasmissibili sessualmente deve assolutamente essere censurata, è impressionante come questo popolo abbia superato la soglia del presente arrivando a concetti che nemmeno in “un futuro come il nostro” riescono ad essere colti. Così, evidenziando l’infantile illusione che la nostra società si basi sulla giustizia e sulla verità, incredibilmente molti esseri umani quotidianamente svolgono a cielo aperto le più viscide azioni possibili mentre, non per pudore ma per paura di un giudizio divino, si nascondono come topi per fare l’amore. Pagina 5 PROTESTIAMO! MA PENSIAMO AI NOSTRI DIFETTI. DI: ANDREA COLOVINI “Oggi hanno occupato quello. Ieri hanno sgomberato quell’altro, domani chissà chi tiene” C’è stata una settimana in cui nell’aria c’erano frasi simili in continuazione, sembrava un bollettino di guerra ogni discorso che si faceva. Il Benedetti si è unito all’occupazione. Io non so come questa sia effettivamente riuscita perché io non vi ho aderito, io sono fra i pochi folli che ha preferito andare a scuola nell’ala Benedetti. Siccome sono stato spesso criticato per questa mia scelta vorrei spiegare perché lo ho fatto. Innanzi tutto io ritengo l’occupazione non sia un sistema valido di protesta. I motivi sono due, uno perché occupare tre giorni non serve a niente, bisogna occupare ad oltranza o comunque ogni tre giorni. Ovviamente nessuno ci starebbe a farlo, io in primis, questa sarebbe una forma di protesta distruttiva, rinunciando al diritto allo studio per il quale ci dovremmo battere. In secondo luogo l’occupazione io non la ritengo valida per il messaggio che passa. Il messaggio che passa è un messaggio indegno per noi studenti, ovvero: gli studenti occupano perché vogliono saltare scuola, voglio divertirsi e fumare e saltare scuola. Questo è il messaggio che passa. Bisogna allora interrogarsi sul perché di ciò. Io credo, dal mio punto di vista che sia perché è effettivamente così. Nella massa i pochi che ci credono sono oscurati da una moltitudine di ragazzi intenzionati a perdere scuola, cannarsi, giocare a calcio nelle aule e quant’altro. Io ogni volta spero di sbagliarmi quando penso così, lo spero seriamente. Spero sempre che mi venga dimostrato che gli studenti hanno voglia di protestare per una scuola migliore. Ora soldi non ce ne daranno perché non ce ne sono, ma una volta, non molti anni fa, i soldi si potevano dare. Però poi mi si sgretola ogni speranza quando ci sono prove evidenti del contrario. Posso portare alcuni esempi, da quelli che apertamente mi dicono di sentirsi bravi a giocare a calcio nelle aule durante l’occupazione perché non vogliono protestare vogliono solo divertirsi “facendo m***a della scuola”, a quelli che interpellati, relata refero come direbbe la prof., dicono di protestare per la Gelmini, oppure quelli che sostenevano che bisognasse occupare perché se no il Benedetti sarebbe stata l’unica scuola a non farlo. Alla fin fine è chiaro come la mattina ci fossero molte più persone dentro che il pomeriggio durante l’occupazione. Infine sottolineo come troppa poca gente fosse presente alla fiaccolata dell’11 dicembre. Bellissima iniziativa alla quale ho partecipato volentieri e credendoci. Quella avrebbe dato un buon messaggio se fossero scesi per strada tutti i partecipanti alle varie occupazioni delle varie scuole, ma eravamo troppo pochi, c’era più gente dentro al Benedetti nei giorni dell’occupazione. Però è chiaro come sia più bello ed esaltante occupare che andare in giro al pomeriggio, col freddo, invece che giocare alla play. Dove erano tutti quelli che volevano protestare?? Questo quindi è il motivo per cui mi schiero contro l’occupazione, non perché come molti pensano io mi diverta ad andare a scuola, tutt’altro! Inutile dire che ritengo che delle manifestazioni di pomeriggio avrebbero un ben altro effetto se partecipate, dobbiamo interrogarci in proposito! Alla fine mi pare giusto ringraziare chi ha lavorato perché l’occupazione fosse una cosa ben organizzata e fatta bene. Mi spiace i loro sforzi siano stati forse nascosti dal resto di persone, poco coinvolte nella causa. Pagina 6 I FIGLI DI ALCIDE NON SONO MAI MORTI DI: SARA ARCO Quando ho saputo che il tema che avrebbe trattato il giornalino questo mese sarebbe stato “Miti e leggende” subito mi sono venuti in mente vari personaggi sud americani, come al solito. D'altronde avevo una vasta scelta a partire dal mitico “Liberador” Bolivar al leggendario Paddy Garcia, che come ci insegna una canzone dei Modena City Rumbles, è la parte migliore di noi. Ma nel mese di dicembre c’è una ricorrenza, una data, che mi ha fatto mettere da parte il mio mito sudamericano, facendo crescere in me la voglia di raccontare la storia di nostri compaesani, la vita di veri italiani. Questa è la storia “ dei sette emiliani dei campi”(Salvatore Quasimodo), di sette fratelli che amavano la libertà e di un padre a cui non rimaneva niente, solo una storia da raccontare. Questa è la storia dei Sette Fratelli Cervi. Il mio racconto inizia da un libro: “ I miei sette figli” di Alcide Cervi. Nel 1955 Alcide, o come tutti lo chiamano Papà Cervi, non aveva più niente. Tutti i suoi sette figli maschi erano morti per mano fascista e la loro madre dal dolore. Nonostante molti in Italia conoscessero la storia della sua famiglia, Alcide girava tutti i convegni partigiani per ribadirla. Poi un giorno, affinché la sua voce, la sua storia arrivasse anche a chi non lo potesse sentire, o non lo volesse, decise di scriverla. Non sapeva se ne sarebbe stato capace, le sue erano mani forti da contadino, mani che hanno tenuto per anni in mano la falce, non la penna. Nonostante le sue paure Alcide scrisse perfettamente la verità. Una verità dura e allo stesso tempo commovente, ma soprattutto una verità scritta e che nessuno avrebbe potuto cambiare. Papà Cervi era sposato con Genoveffa Cocconi dalla cui unione ebbe 9 figli, di cui 7 maschi: Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed il piccolo Ettore. I Cervi erano una famiglia isolata dalle altre famiglie contadine a causa delle loro idee rivoluzionarie. Infatti i giovani contadini non si limitavano solo ad arare i campi come aveva a loro insegnato il padre che a sua volta aveva imparato dal proprio padre e così via, ma si informavano, leggevano libri per essere sempre aggiornati sulle nuove tecniche dell’agricoltura. E fu così che un giorno, ormai sbeffeggiati da tutti e indebitati, decisero di fare una pazzia, come venne definita allora, comprarono un trattore. Un giorno infatti i contadini videro tornare, da Reggio, Aldo in trattore. Tutti lo inseguivano correndo, per vedere quella nuova straordinaria macchina mentre Aldo salutava dall’alto del suo Landini tenendo in mano un mappamondo. Ogni tanto lo faceva girare e gridava “ Porto a spasso il mondo”. Ma come precisa Alcide: “ Aldo voleva far capire che il progresso si può fare se si guarda fuori dal campo, se si ha occhi sul mondo. Ma voleva dire, anche, che i lavoratori erano destinati al mondo, come il mondo è destinato ai lavoratori”. Il maggior consigliere del capo famiglia era sicuramente il figlio Aldo. Aldo amava leggere e da giovane aveva frequentato un’ università molto particolare, l’università del carcere. Durante il servizio militare, Aldo fu imprigionato ingiustamente poiché fu vittima di un tranello di un superiore. Questo lo denunciò nonostante Aldo avesse fato il suo dovere di soldato. Imbrogliando le carte egli ebbe ciò che voleva e il giovane Cervi finì in prigione. Messo in carcere con giovani partigiani venne a conoscenza, grazie ai libri che i compagni di cella gli prestavano, del movimento popolare contro il fascismo. Quando tornò a casa, dopo 25 mesi di carcere, Aldo aveva tanti dubbi, tanta rabbia e tanta voglia di cambiare il suo paese. La madre vedendolo turbato, gli chiese di raccontare i suoi pensieri. Così Aldo si sfogò, parlò di lavoratori e padroni e lotta sociale, lasciando tutti senza parole. Aldo aveva dato a loro la possibilità di riflettere, di capire, di aprire gli occhi. Così i fratelli decisero di sostenere e di contribuire insieme ad Aldo alla lotta contro il fascismo : “ … capimmo che non eravamo più una famiglia di contadini e basta, e che da quel giorno avremmo lavorato oltre alla campagna, insieme agli altri uomini che diceva Aldo, anche l’Italia e gli italiani, per toglierci il fascismo e l’ingiustizia. E capii quella sera, e la madre puro lo capì, che i figli erano diventati uomini.” Aldo, il più colto, decise di dare una regola ai fratelli, che a differenza di lui, leggevano molto meno: “studiate se volete capire la nuova idea”. Ma Cervi capì che non erano i fratelli gli unici che dovevano arricchire la loro cultura e così, sempre con il sostegno della famiglia, aprì “ La biblioteca di Compagine” dove ogni contadino poteva prendere un libro in prestito e condividere quelli che aveva già. Mentre i fratelli dopo aver curato i campi e la biblioteca, si occupavano della famiglia, Aldo si occupava dell’organizzazione e dei contatti con altri compagni partigiani. Spesso, quando tornava a casa in piena notte, con lui portava qualcuno. Alcuni erano partigiani , altri disertori americani o francesi. Ormai la casa Cervi era il rifugio di molti e una stazione per la lotta partigiana. All’alba del 25 novembre del 1943 i fascisti circondarono la casa e diedero fuoco al fienile costringendo così i partigiani, compresi i sette fratelli ed Alcide, ad uscire. Immediatamente furono condotti tutti in carcere. Tutto proseguiva tranquillamente in carcere quando, il tribunale speciale di Reggio Emilia, in seguito ad un altro colpo partigiano ai soldati fascisti, decise di giustiziare dei carcerati per dare un segnale a chi invece era fuori. La mattina del 28 dicembre una guardia aprì la cella e disse i nomi dei vari fratelli, uscendo salutarono il padre con una stretta di mano, nel loro cuore sapevano cosa sarebbe potuto accadere, ma non lo vollero far capire al padre. Furono condotti al poligono di tiro di Reggio; durante la strada, capendo cosa sarebbe successo, si strinsero la mano, forse un po’ di paura l’avevano, ma sapevano per cosa morivano e sapevano che il loro sacrificio non sarebbe stato vano. Una volta messi in riga avevano davanti a loro solo i fucili e i loro assassini. Qualcuno alzava il pugno, altri guardavano i fascisti dritti negli occhi, ad altri scendeva una piccola lacrima sul viso. Erano lì, sette fratelli, sette partigiani, sette uomini, sette italiani, uniti nella famiglia, nel lavoro e nella lotta. Papà Cervi, in seguito ad un bombardamento, riuscì a scappare dalla prigione e solo una volta tornato a casa seppe cosa era successo ai suoi figlioli. Alcide sarebbe morto per loro o con loro, ma il suo rammarico più grande fu di non aver capito cosa stava per accadere, di averli salutati con una stretta di mano e non con un abbraccio o un bacio. “ Loro sapevano, ma hanno voluto lasciarmi l’illusione, e mi hanno salutato sorridendo: con quel sorriso mi davano l’ultimo addio. Figli, perché avete avuto pietà della vecchiezza mia […] ?” Come scrisse Fausto Amodei : il sangue amaro versato è sangue di noi tutti, perché grazie a loro abbiamo avuto la nostra libertà, e se ce la toglieranno, grazie a loro sapremo come fare. Vorrei concludere l’articolo con le stesse parole con cui si conclude il libro di Alcide Cervi: “che il cielo si schiarisca, che sull’Italia torni la pace e la concordia, che i nostri morti ispirino i vivi, che il loro sacrificio scavi profondo nel cuore della terra e degli uomini. Allora si, mi sarò guadagnato la mia morte, e potrò dire alla madre ( Genoveffa) dolce e affettuosa, alla sposa mia adorata: la terra non è più come quando tu c’eri, sulla terra si può vivere […]. E ai figli dirò: l’Italia vostra è salva, riposate in pace, figli miei.” Pagina 7 La leggenda Non sei di questo mondo, magica e divina. Racconti ciò che i miei occhi vedono con l'invisibile misterioso, narri sogni e fantasie intrecciandoli con la realtà. Sei una poesia che parla al cuore di chi immagina, sei il sogno di uno scrittore addormentato. Nell'ombra sussurri avventure ad eroi, vecchie storie di un mondo diverso e incantato. Esseri mostruosi, creature mai viste, tu le disegni nelle menti e le crei nei nostri cuori. Non sei vera, non qui tu vivi; ma sei nella realtà, dietro a ogni storia. Sei parte di me, di noi; spieghi e racconti, ispiri e crei. Sei reale sogno e di un mondo antico, sei solo immagine di un cuore che non può essere solamente razionale. Sei un racconto impossibile, sei quella storia irreale di cui abbiamo bisogno. [Ludovica Marcello] Cari lettori del giornalino, mi scuso se prendo una pagina di questo giornale, un minuto della vostra giornata, per dedicarlo ad un fatto mio personale. Il 30 dicembre 2012 è morta Elena Inir in Arco, la mia amata nonna. Purtroppo non sono nè riuscita ad abbracciarla nè a dirle quanto l’amavo negli ultimi giorni della sua vita e per questo mi sentivo in colpa. Così ho deciso di fare l’unica cosa che so fare decentemente, scrivere. Dedico a mia nonna questa piccola poesia che ho scritto in veneziano che è la lingua che si parlava a casa, con cui è cresciuta e con cui ci ha fatto crescere. Ringrazio tutti per la pazienza soprattutto ringrazio Blackout che mi ha concesso la pubblicazione di questo testo fuori dalle scadenze. Nona, ti te ricordi, quando ti me portavi in braso in Via Garibaldi e ti sigavi “ Xe me nevoda, venì a vardar!” Ti te ricordi nona I pesi, e tartarughe, el sol e i fioi Se scampava a sogar ae sconte E poi tuti insieme in cesa a pregar Ti te ricordi tutti insieme a Natale, eo gavemo fato solo per ti perché il dotor ne gaveva dito fra diese ani ea malatia la coparà te giuro nona che no ghe credevo quando ladro ti ciamavi el nono quando non ti te ricordavi el nome nostro o dei to fioi te giuro nona quanto go pianto vederte andar sora in sofita mentre sigavi el nome de to pare credendo che fusse trent’ani fa per diece ani semo venui piova o sol, istà o inverno mai un momento ti se stada soa sempre vicin nel ben e nel mal Ora la Via piange per ti El dolce Dio te ga ciapà E mentre ti me vardi da là su Mi do paroe te vogio sussurar: Ti voglio bene [SARA ARCO] Pagina 8 «Vuoi che ti parli di me? Davvero?» «Certo che sì.» «Ma sarebbe banale. Non saprei cosa dire. Mi sembrerebbe di compilare uno di quegli stupidi questionari che trovo sulle riviste…» «E allora tu impegnati. Avanti. Voglio che mi parli di te.» «Bene… Sono nata in una piccola cittadina della campagna, non ho mai amato la mia vita a scuola e non ho mai capito la mia vita a casa. A tredici anni mi piaceva sedermi sulla veranda, con una tazza di camomilla rovente in mano, a guardare l’orizzonte mentre i miei urlavano al piano di sopra. Sono malata di onicofagia da circa… Ventisei anni? No, non mi guardare con quella faccia. Mi mangio le unghie, vedi? Non ce la faccio proprio a smettere. Faccio le orecchie sui libri per segnare dove sono arrivata, ma odio la riga che rimane. Mi piace fumare anche se so che questo mi uccide. Detesto dormire sul lato destro del letto. Durante il primo bacio sono quasi svenuta: ero così emozionata che ho dimenticato di respirare. Non sono capace di sciare. Ho studiato il francese per tre anni senza capirci niente. Parlo a ruota libera e spesso non mi ricordo se ho già detto qualcosa, così la ripeto e spesso la gente non ha il coraggio di farmelo notare e finisco per risultare antipatica. Mi piacciono moltissimo i tacchi alti, soprattutto quelli a spillo ma non so camminarci. Non ho mai capito che cosa significhi ‘idiosincrasia’. Al liceo ho frequentato un gruppo di metallari davvero figo anche se detesto quel genere di musica. Suono. Il piano, anche se nessuno lo sa. Credo che se mi esibissi in pubblico finirei per dimenticare gli accordi e fare un gran casino. Mi piace mangiare il gelato alla stracciatella distesa sul tappeto e guardare vecchi film con attori di cui non ho mai sentito parlare. Non so usare le bacchette e ogni volta che qualcuno al primo appuntamento mi invita in un ristorante cinese, sono costretta ad inventarmi scuse improbabili e a cambiare data e soprattutto luogo dell’incontro. Ho un occhio leggermente più piccolo dell’altro (o almeno a me sembra che lo sia!) e per questo devo sempre mettere più mascara sul sinistro. Da qualche anno ho iniziato a bere caffè, che prima odiavo, ed ora non riesco più a farne a meno. Mi piace alla mattina, appena alzata… Sai, guardare le ultime notizie alla TV e sorseggiarlo nella mia tazza azzurra preferita, allungato con un po’ di latte e un cucchiaino di zucchero. Ho un piccolissimo tatuaggio a forma di stella sotto la pianta del piede destro. L’ho fatto una sera di nascosto quando avevo diciassette anni e i miei non l’hanno mai scoperto, almeno per ora. Ho avuto la varicella solo tre anni fa, l’ho presa da mia nipote. Non sono mai stata al di fuori dell'Europa. Mi ricordo a memoria un intero brano del De Bello Gallico. Andare in treno mi dà la nausea. In realtà i miei capelli sono castano chiaro. Ho fatto tinte di ogni genere e ora, purtroppo sono diventati di questo colorino insipido e sciapo che odio ancora più di quanto odiassi il mio colore naturale. Mai fumato una canna, mai sniffato, mai preso pastiglie di nessun genere. La mia unica dipendenza è il cioccolato. Amo comprare riviste di moda che poi non leggo; mi piace vederle impilate sulla mia libreria, mi piace sfogliarle mentre ascolto la radio o mi faccio la pedicure. Sono andata molto vicina al matrimonio quando avevo diciannove anni. Ho copiato all’esame di psicologia cognitiva e della memoria del terzo anno di università. Mi capita spesso di comprare abiti quasi identici. Ho un fratellastro più piccolo. Non so come sono riuscita a mettere insieme tante sciocchezze sul mio conto e mi sto innamorando di te.» [Giulia Palladini] Pagina 9 IL PARADOSSO DELL’UOVO E DELLA GALLINA DI: LILIANA CHEN Nel marzo 2006, in occasione dell’uscita in dvd del cartone animato “Chiken Little”, la Disney convocò un gruppo di esperti per risolvere definitivamente l’antica domanda: è nato prima l’uovo o la gallina? La risposta al celebre quesito è biologicamente scontata. Spiega il biologo evoluzionista John Brookfield: “La prima gallina deve essersi differenziata dai suoi genitori a seguito di una variazione genetica grazie a cui quell’uccello fu il primo a soddisfare la nostra definizione di gallina. Perciò l’organismo vivente all’interno del guscio avrebbe avuto lo stesso DNA della gallina che sarebbe diventato, quindi sarebbe appartenuto anch’esso alla specie della gallina”. Ciò che riconosciamo come DNA di una gallina comincia a esistere dentro un uovo, perciò è nato prima l’uovo. Tuttavia la domanda è incom- pleta: se per “gallina” intendiamo un membro della sottospecie “Gallus gallus domesticus”, possiamo chiederci in quale momento apparve il primo membro di questa specie (e se era un uccello o un uovo). Ma la speciazione non è un processo che avviene in un istante né in un singolo individuo: occorrono generazioni dopo generazioni di cambiamenti graduali perché un gruppo di animali smetta di potersi incrociare con un altro gruppo; solo a quel punto possiamo dire che la speciazione è avvenuta. Da questa prospettiva, non ha senso parlare di prima gallina o primo uovo. Ci fu solo il primo gruppo di galline: alcune delle quali, presumibilmente, sotto forma di uovo. Blackout è il giornalino scolastico autogestito dagli studenti del Liceo Scientifico “Benedetti” di Venezia. Ricordatevi che è sempre possibile rivedere qualsiasi numero di blackout sul nostro sito www.blackoutbenedetti.tk, e che qualunque studente voglia scrivere su questo giornale può farlo, scrivendo a [email protected]. Unisciti a noi! Impaginato da Giulio Haglich