In una famosa lettera ( 14 maggio 1922) a Schnitzler, Freud ha

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In una famosa lettera ( 14 maggio 1922) a Schnitzler, Freud ha
EDITORIALE
“…..le nozioni di terreno, di cornice e di spazio
psicoanalitico e l’idea di costruzione di un luogo e
di un ritmo di lavoro sono la parte costitutiva di
un contratto. Un buon contratto, così come un
buon gioco, è quello nel quale si arriva a definire
le regole giocando: si tratta di un gioco creativo,
per il quale non valgono né tecniche né scuole, ma
valgono uno stile e un’etica personali. Poiché
infatti ci troviamo a coesistere in una società
contrattuale, occorre accordarsi per alcune regole,
ma bisogna lasciare uno spazio per scoprire le
regole necessarie per ogni caso.” (Salomon
Resnik, Spazio mentale. Sette lezioni alla
Sorbona. Boringhieri 1990).
Questo primo numero della Rivista nasce dal lavoro scientifico prodotto in questi anni dalla Scuola
Internazionale di Psicoterapia nel Setting Istituzionale (sostenuta e curata dal The International
Institute for Psychoanalytic Research and Training of Health Professionals) e da quanti vi hanno
collaborato e insegnato, oltre che da quanti sono e saranno maestri per noi nell’insegnamento della
psicoanalisi e della gruppoanalisi. In particolar modo in questi anni l’obiettivo è stato quello di
studiare sia le problematiche della psicoanalisi, quando questa estende le sue frontiere verso altri
contesti, sia di valorizzare una comprensione psicoanalitica dei fenomeni psichici che si producono
nei piccoli e nei grandi gruppi istituzionali.
La Scuola Internazionale di Psicoterapia nel Setting Istituzionale (S.I.P.S.I) ha iniziato le sue
attività nel febbraio 2002, con lo scopo di impartire una formazione professionale orientata dai
paradigmi della psicoanalisi, ma in grado di preparare alla complessità del lavoro istituzionale.
In questo senso ha sviluppato una sua fisionomia originale per l'attenzione che pone agli aspetti
gruppali della mente individuale, all'antropologia ed all'etnopsicoanalisi. La Scuola si caratterizza
per l'attenzione alle dinamiche del setting in cui l'attività psicoterapeutica si svolge, per la tendenza
ad integrare l'orientamento psicoanalitico con altri orientamenti diffusi nella pratica
psicoterapeutica istituzionale al fine di formare operatori capaci di lavorare in équipe, oltre che nel
loro studio privato. Parte del corpo docente è composto da psicoanalisti dell'International
Psychoanalytic Association (IPA) e da psicoterapeuti che lavorano in altri Paesi dell'Europa e delle
Americhe. Il contributo di colleghi provenienti da altre culture ci sembra indispensabile per una
continua crescita culturale che sostenga in noi il processo di maturazione di uno stile e di un’etica
personali.
Scrive Resnik che un buon gioco è quello in cui si arriva definire le regole giocando. Bisogna
lasciare uno spazio per scoprire le regole necessarie per ogni caso. A partire da questo invito a non
aver timore della creatività nel nostro lavoro, ricordando che l’interpretazione è la cucitura nella
trama di un nesso condiviso con il paziente, muoviamo i primi passi costruendo il primo numero
della nostra rivista sui concetti di cornice e campo. Progetto troppo ambizioso per essere esaurito in
poche pagine, ma ci sembra interessante aprire con uno scritto di Salomon Resnik del 1970 che già
delineava con precisione gli sviluppi futuri del concetto di “campo” psicoanalitico e delle sue
relazioni con il setting. Nello scritto di Resnik il campo sembra spiazzare le concezioni classiche
della fenomenologia analitica e aprire, a nostro avviso, a quanto negli ultimi anni ad esempio va
elaborando Antonino Ferro, che mette al centro del problema la dinamica di un continuo flusso
trasformativi che “crea” nello stesso tempo senso e inconscio e di cui la seduta analitica è il
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contenitore. Questa concezione, post-bioniana, dell’inconscio come qualcosa che continuamente si
fa nel campo, ha una portata innovativa enorme e al tempo stesso ricca di contraddizioni feconde a
un processo di ricerca. Così merita un cenno particolare la risposta di Diego Napoletani a Resnik, in
particolare quando rivisitando il gioco del rapporto figura/sfondo, parla dell'esperienza comune di
essere in parte immersi nella e in parte emersi dalla nostra storia. Questa distinzione è la medesima
che Bion, in Memoria del futuro, propone tra la condizione di premature, momento immerso
dell’identità individuale, e quella di emmature, che invece si pone in un registro trasformativo.
Emmature è un neologismo che indica "un andare verso l'utopia della maturità", la messa sullo
sfondo della memoria del passato a favore della riaccensione della "memoria del futuro". Processo
creativo che rinuncia a un illusorio stato di maturità, raggiunta o raggiungibile.
Cogliendo anche solo parzialmente questi inviti a considerare il potere trasformativo, creativo, della
mente, vogliamo presentare in questo numero alcuni contributi della nostra ricerca nel campo della
formazione degli operatori sanitari utilizzando il cinema e i sogni nel contesto di lavoro del grande
gruppo. Ma per brevità, rimandiamo alla lettura degli articoli ogni ulteriore presentazione di un
lavoro che oggi ancora necessita di un lungo lavoro di ricerca, che sicuramente sarà ospitato su
queste pagine.
Quindi, per concludere, è quasi un dovere rendere omaggio, in tutti i sensi, artistico e scientifico, al
rapporto strettissimo che a nostro avviso corre tra letteratura e psicoterapia, ricordando Arthur
Schnitzler, cui siamo debitori del titolo della rivista.
In una famosa lettera, del 14 maggio 1922, Freud scrive Schnitzler: " ... sempre, quando mi sono
abbandonato alle Sue belle creazioni, ho creduto di trovare dietro la loro parvenza poetica gli
stessi presupposti, interessi e risultati che conoscevo come miei propri. Il Suo determinismo come il
Suo scetticismo - che la gente chiama pessimismo -, la Sua penetrazione nelle verità dell'inconscio,
nella natura istintiva dell'uomo, la Sua demolizione delle certezze convenzionali della civiltà,
l'adesione dei Suoi pensieri alla polarità di amore e morte, tutto ciò mi ha commosso come
qualcosa di incredibilmente familiare. (In una piccola opera del 1920, Al di là del principio del
piacere, ho tentato di indicare nell'eros e nell'istinto di morte le forze primigenie il cui antagonismo
domina ogni enigma della vita). Così ho avuto l'impressione che Ella sapesse per intuizione - ma in
verità a causa di una raffinata autopercezione - tutto ciò che io con un lavoro faticoso ho scoperto
negli altri uomini. Credo, anzi, che nel fondo del Suo essere Lei sia un ricercatore della psicologia
del profondo, così onestamente imparziale e impavido come non ve ne sono stati mai".
“Lei è libero,” disse il cavaliere a Fridolin
“abbandoni subito questa casa e si guardi bene
dall’indagare oltre sui segreti che ha cercato di
penetrare. Se dovesse tentare di mettere
qualcuno sulle nostre tracce, riesca o no il
tentativo, lei sarebbe perduto”.
Arthur Schnitzler, Doppio Sogno,
trad it. Adelphi, Milano 1977
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