Dicembre 2010 - Insider Magazine

Transcript

Dicembre 2010 - Insider Magazine
Anno 2
•
•
Copia omaggio
"3."/*$0--&;*0/*r#"--"/5:/&r#-"6&3r#36/&--0$6$*/&--*r$0"45r$:$-&r%0/%61r'":r'*03&/5*/*#",&3r(05*r(6/&9
)0("/r*/$05&9r*5"-*"*/%&1&/%&/5r+"$0#$0)&/r+&$,&340/r+6$$"r-"."35*/"r."630(3*'0/*r.0/$-&3r/0-*5"r1"6-4.*5)
1*/,0r10-03"-1)-"63&/r3&1&550r4&&#:$)-0°r50%4
Numero 18
#SVOFMMP$VDJOFMMJ
•
Dicembre 2010
1JB[[BMF'JMJQQPJM.BDFEPOFr$FOUSP$PNNFSDJBMFi-F5FSSB[[Fi
3PNB$BTBMQBMPDDPr5FMrGBY
7JB%BMNB[JBr$JBNQJOP3PNB
r5FMrMMHTSM!ZBIPPJUrXXXCMVrCBTJDDPN
The Reality Of Luxury Real Estate
R.T. HARRIS & R.R. BOLLIGER
Capri
Roma
Sicilia
TAORMINA SICILY
World Real Estate Immobiliare
+39 348 3528083 mobile
[email protected] www. worldrealestate.it
Insider
2
3
Insider
5
Editore
Insider Srl
Largo Messico, 15 - 00198 Roma
+39 0698353089
direttore editoriale
Mariela A. Gizzi
[email protected]
SO
DI
C
M
E
M
M
BR
ARIO
E
2
0
1
0
direttore responsabile
Francesca d’Aloja
[email protected]
AMMINISTRAZIONE
Raimondo Cappa
[email protected]
In copertina
Edra, prodotti: Flap by Francesco Binfaré;
Cabana by fratelli Campana; Sponge by Peeter Traag
Foto: Emilio Tremolada
redazione
[email protected]
Laura Pagnini (coordinamento)
[email protected]
progetto grafico
e impaginazione
Insider Srl
[email protected]
hanno collaborato
Alberto M. Castagna
Alessandra Vittoria Fanelli
Angelo Troiani
Antonella De Santis
Antonella Pirolli
Aura Gnerucci
Carlotta Miceli Picardi
Delfina Giannattasio
Enrico Tonali
Fabrizio Lodi
Francesca Monzone
Francesco Mantica
Giorgio Caruso
Laura D’Ambrosio
Laura Mocci
Luisa Espanet
Marco Callai
Maria Laura Perilli
Monia Innocenti
Paolo Brandimarte
Roberto Volterri
Valentina Falcinelli
Vittoria di Venosa
stampa
Fotolito Moggio
[email protected]
distribuzione
Clodia Service
+39 0695218700
[email protected]
Le Richemond
resort
8
carlo verdone
intervista
24
LA villa medicea
di poggio a caiano
Dimore storiche
capodanno
fashion
14
16
il mondo del design
premia la nautica
nautica
medaglie... in voga
sport
34
36
ANNO 2 - NUMERO 18
Periodicità mensile
dicembre 2010
Registrazione presso il Tribunale di Roma
al n. 58/2009 del 25/2/2009
Iscrizione del marchio presso
l’Ufficio Italiano Marchi e Brevetti
è vietata la riproduzione anche parziale
di testi, grafica, immagini
e spazi pubblicitari realizzati da:
INSIDER Srl
Ricerchiamo persone o aziende
di elevata professionalità,
specializzate nella vendita
di spazi pubblicitari
I candidati interessati come Agenti
o Rappresentanti sono invitati
a spedire il proprio curriculum vitae
inviando una e-mail
a [email protected]
Area di lavoro: Roma, Viterbo,
Rieti, Frosinone
grandi donne vincono
sport
tunnel solare
architettura
design sotto l'albero
design
40
84
88
Thanks to
www.insidermagazine.it
www.vanni.it
www.palombini.it
Via Veneto, 125 - Roma
Via Natale del Grande, 4 - Roma
Formello - Zona Industriale
Via Cassia, 1801 (La Storta) - Roma
Corso Italia, 68 - Viterbo
Prenota lo spazio per la tua pubblicità
335 8023548
[email protected]
Piazza della Balduina, 10 - Roma
Olgiata Verde
Shopping Plaza
www.caffeschenardi.com
Insider
Insider
Immobiliare
6
7
Berlino regina
del mercato immobiliare
europeo
La crisi economica degli ultimi tempi
ha investito molti settori in tutto il mondo.
C’è però un paese, la Germania,
che nonostante tutto è sulla cresta dell’onda
nel mercato immobiliare
C
C
Valerio Simonato,
Fondatore e Manager
LaPrestige RE
e ne parla Valerio Simonato, Manager de
LaPrestige RE, Divisione Estero dello Studio
Immobiliare Lei Casa.
Per quali motivi si sente di consigliare un investimento
immobiliare a Berlino?
Questo è il momento giusto per investire nella capitale
tedesca. Attualmente a Berlino il prezzo medio per un
appartamento è del 40% più basso rispetto alle altre capitali
europee come Londra o Parigi, che superano i 5.000 €/mq
ca. Con questi numeri è facile comprendere il potenziale di
crescita del mercato berlinese, ma c’è di più. Al contrario
di alcune città, come Roma per esempio, nella città tedesca
esiste un mercato della locazione molto avanzato. L’80%
della popolazione infatti preferisce non possedere immobili
di proprietà, ma vivere in affitto. Negli ultimi 10 anni, inoltre,
i canoni di locazione sono cresciuti in media del +3% l’anno
e le rendite annuali oscillano tra il 5% e l’8% netti. Infine, a
Mitte, pieno centro di Berlino, negli ultimi 5 anni si è avuta
una rivalutazione immobiliare media del 6% annua.
Cosa distingue, secondo lei, una città come Berlino dalle
altre in termini di potenzialità?
Cuore Economico d’Europa e suo centro pulsante, Berlino
attira ogni giorno milioni di turisti e investitori da tutto il
mondo. È una città cosmopolita, ricca di fascino, arte, storia,
cultura ed eventi. Offre un livello di qualità della vita molto
alto ed è considerata una delle città più sicure e stabili per gli
investimenti immobiliari. Le previsioni per il mercato berlinese
sono positive, supportate da una crescente domanda, una
bassa attività costruttiva, e un’economia in crescita. Inoltre,
la sfavorevole congiuntura economica globale contribuisce
ad attrarre quote crescenti di capitale straniero. Sempre più
investitori di diverse nazionalità acquistano, infatti, proprietà
a Berlino come investimento sia a breve termine per l’alta
redditività, sia a lungo termine per la forte rivalutazione. Nel
2010 il mercato immobiliare tedesco é cresciuto in media
del +8,5%.
A proposito di investimento, di quali cifre parliamo per un
immobile a Berlino?
A Mitte proponiamo appartamenti bilocali da 45 mq arredati e
corredati, a partire da € 145.000 che garantiscono una rendita
del 7% annua ca. I materiali utilizzati sono tutti di massimo
pregio e lusso. Nell’arredo sono inclusi, ad esempio, Plasma
Tv da 42 pollici Philips, infissi Schȕco, elettrodomestici Bosch.
Sempre a Mitte, dove abbiamo diversi progetti in portfolio,
proponiamo appartamenti bilo e trilocali da 90 mq a salire,
con prezzi che partono da € 327.000. Al fine di offrire un
servizio “All Inclusive” ai ns. clienti, tramite la nostra agenzia
partner di Berlino, siamo in grado di fornire la consulenza per
la gestione totale della locazione ◆
Insider
9
Insider
Resort
LE RICHEMOND,
fascino italiano
nella cosmopolita
Ginevra
Ginevra, capitale finanziaria
internazionale e una delle città
più affascinanti europee
nonché sede delle Nazioni Unite
e di uno dei più noti Musei
d’Arte Moderna e Contemporanea
(Mamco), già famosa
per la sua storia di tolleranza
e individualismo che inizia
con la Riforma della Chiesa
Protestante attrae,
oltre che per il suo fascino
cosmopolita, per un hotel
a cinque stelle dal fascino
italiano: Le Richemond
Terrazza Amdleder
Lobby
di Alessandra Vittoria Fanelli
L
L
Deluxe room
e Richemond, dopo una chiusura di oltre 21
mesi per una attenta ristrutturazione ad opera
di Olga Polizzi, design director di The Rocco
Forte Collection, che ha collaborato con John Stefanidis,
famoso interior designer nato in Egitto ma cresciuto e
residente in Inghilterra, nel 2004 entra a far parte del marchio
Rocco Forte Collection.
Riaperto nel 2007 Le Richemond diventa membro del The
Leading Hotels in The World, esclusiva catena di hotel di
lusso a cinque stelle.
Situato strategicamente sul lago di Ginevra, a pochi passi
dai quartieri storici della Città Vecchia, Le Richemond si
affaccia sui famosi Giardini Brunswick, e sul ‘Jet d’eau’, il
il perlage di fine anno a Le Richemond
‘getto d’acqua’ più alto del mondo considerato praticamente
il simbolo della città.
L’hotel completamente ristrutturato ha mantenuto il fascino
tradizionale dell’edificio storico che si contraddistingue per la
sua elegante facciata Art Déco. Tutti gli ambienti interni,invece
sono stati ristrutturati in stile contemporaneo e arredati con la
classica esperienza di Olga Polizzi, sorella di Sir Rocco Forte,
fondatore della Rocco Forte Collection, due personalità che si
contraddistinguono per le loro origini siciliane e cosmopolite
allo stesso tempo. Due ‘segni’ che caratterizzano tutti gli hotel
della The Rocco Forte Collection: armonie di colori siciliani
e imprinting internazionale per offrire ai propri ospiti alta
professionalità abbinata a rarefatte atmosfere.
Insider
Resort
10
La Spa
L’hotel dispone di 109 camere, di cui 26 suite. Tutte le camere
sono arredate in modo ricercato con televisori al plasma
e con accesso veloce a internet per gli uomini d’affari che
soggiornano a Le Richemond.
All’ultimo piano, da cui si gode una strepitosa vista sul lago,
si trova la Amdleder suite, il fiore all’occhiello dell’hotel:
in pratica una meravigliosa living room di oltre 230 metri
quadrati decorata in oro con le pareti rivestite da mosaici e
pavimenti in parquet. La royal suite è circondata di due ampie
terrazze che si affacciano sulla catena alpina dello Jura, sullo
scenografico lago di Ginevra e sulla Città Vecchia.
Le Richemond dispone di un’area lounge, di un raffinato
ristorante, di un vivace coffe-bar e di una esclusiva Spa,
unico centro benessere che si avvale della collaborazione
della nota azienda di bellezza Shiseido.
All’ingresso situati ai due lati della sontuosa hall si trovano a
sinistra, Le Bar, ideale per un aperitivo o un light lunch e a
destra la lounge che si apre su Le Jardin, esclusivo ristorante dal
gusto italiano. Il valore aggiunto de Le Jardin, elegantemente
arredato e rivestito alle pareti da un tessuto di seta rosso
intenso, è che i menu proposti, praticamente un ‘taste of
Italy’ in terra Svizzera, sono il risultato della collaborazione
tra Fulvio Pierangelini, votato best chef in Italia con due stelle
Michelin e di Roberto Benvegnù, nuovo executive chef de Le
Richemond, entrambi raffinati esperti della cultura culinaria
italiana. Il tutto sapientemente coordinato dal direttore di sala
Fabrizio Zavattini.
Sia Le Bar che Le Jardin hanno una terrazza esterna che
discretamente si affaccia sulla strada. Luoghi perfetti per
trascorrere le serate all’aperto per cenare o per un dopocena sorseggiando cocktail. In inverno i dehor sono godibili
perché vengono attrezzati da pratici ‘funghi’ che riscaldano
Suite Amdleder
l’ambiente esterno. Un piacevole modo per godere del fresco
vento proveniente dallo Jura e poter stare all’aperto anche nei
mesi più freddi.
A Le Richemond il relax è un’altra esclusiva dell’hotel
ginevrino grazie alla nuova Spa, una struttura che include
tre sale per trattamenti individuali, una sala per trattamenti
di coppia, una doccia Vichy, una sauna, un bagno turco, un
centro fitness dotato di attrezzature all’avanguardia e di una
distensiva zona relax.
Considerato che Ginevra è sede delle Nazioni Unite, Le
Richemond è ideale per organizzare eventi di prestigio,
grazie ai suoi tre eleganti saloni: The Ballroom, The Paul
Klee Room & Gallery e The Chambery and Coppet Room.
The Ballroom, completamente rinnovata, ha nuovi decori
trompe-œil, superbi lampadari in vetro di Murano, pareti
rivestite a specchio e innovative attrezzature. Perfetta per
organizzare cene di gala.
The Paul Klee Room & Gallery, collegata con Le Richemond
da una galleria interna contraddistinta da un soffitto in
vetro, è arredata con mobili di design contemporaneo e
può ospitare oltre 200 ospiti per cene placée o feste da
ballo. Infine The Chambery and Coppet Room, collegate
a The Ballroom da quattro magnifiche doppie porte che
impressionano per la loro altezza, viene principalmente
utilizzata, grazie al suo bancone-reception attrezzato per
la registrazione degli ospiti, per meeting e convegni più
orientate al business.
E in attesa di festeggiare le festività di fine anno in una di
queste eleganti atmosfere, Le Richemond propone pacchetti
esclusivi per dare il benvenuto ad uno spumeggiante 2011.
Bienvenue à Le Richemond! Et bienvenue à Genève! ◆
Info: www.roccofortecollection.com
La Vergine Nera
CHATEAU D’ANJONY
Museo storico
Il Castello d’Anjony, ora adibito a museo,
racconta l’affascinante storia
del casato francese dei D’Anjony
C
di Alessandra Vittoria Fanelli
ph Nando Carrega e Archivio Chateaux d’Anjony J.M.P.
C
ostruito nel 1439 per ordine del re Carlo VII,
il torrione-fortezza fu il premio che Louis
d’Anjony II, noto condottiero che aveva
combattuto a fianco di Giovanna d’Arco nella guerra dei
Cent’anni, ricevette dal re in modo che gli fosse riconosciuta la
sua autorità nella regione dell’Alvernia e più specificatamente
nel dipartimento di Cantal.
Il Castello, costruito su un promontorio roccioso che domina
la vallata di Tournemire è stato adibito a Museo Storico
dopo importanti e significativi lavori di consolidamento, di
restauro e di ammodernamento sia sulle strutture esterne
(facciate, ingressi, camminamenti) che interne (fissaggio dei
pavimenti originali, riparazione degli arazzi, restauro degli
affreschi), voluti da Henri e Edith de Léotoing d’Anjony, ultimi
discendenti del casato d’Anjony.
Tutti gli arredi, i mobili, gli arazzi, gli affreschi, le tappezzerie,
gli oggetti religiosi e non, tuttora presenti, sono rimasti intatti
attraverso i secoli perché il maniero è sempre stato abitato dai
discendenti del casato fino agli inizi del XIX secolo mentre
Affreschi nella sala dei Prodi
gli attuali eredi risiedono nella dependance situata di fianco
al castello.
Arrivando al Castello, perfettamente isolato dal resto del
borgo Tournemire si è subito impressionati dai 40 metri
della sua altezza. Il fortino, rispetto alla sua larghezza, è
infatti sviluppato su cinque piani raggiungibili dall’unica e
originale scala a chiocciola in legno. L’architettura è molto
semplice: un corpo rettangolare centrale di tre piani più
altri due da dove si raggiunge il camminamento esterno che
all’origine serviva ai militari per presiedere il maniero e i
loro alloggi.
Il primo piano ospita la ‘camera bassa’ dove i servitori e gli
scudieri dormivano. L’ampio camino di grande pregio serviva
sia per scaldare l’ambiente sia per sorvegliare l’esterno grazie
ad apposite feritoie nascoste dietro le finestre. All’interno
della torre, di fianco alla ‘camera bassa’, si trova una cappella
completamente affrescata sulla volta dove si possono
ammirare, sapientemente illustrate, le diverse apparizioni di
Gesù dopo la Resurrezione.
In una piccola nicchia della cappella è installata una statua
di legno che raffigura una Vergine Nera del XVI secolo. È la
‘Nostra Signora d’Anjony’ seduta in posizione di ‘in maestà’
(ovvero, mentre presenta il bambino con il volto rivolto
all’esterno).
Il secondo piano del castello-museo si trova il salone dei
‘Nove Prodi’, contraddistinto ai due lati del camino, dai
ritratti rappresentanti Michel d’Anjony e della sua sposa
Germaine de Foix datati 1557, l’epoca del loro matrimonio.
I muri della sala dei ‘Nove Prodi’ sono totalmente ricoperti
da affreschi (anch’essi databili tra il 1560 e il 1580), che
rappresentano la leggenda dei ‘Prodi’, tema molto popolare
nel Medioevo. I ‘Prodi’ avevano tre virtù: fede, coraggio e
lealtà e fungevano da modello ai cavalieri. In questa salone
sono rappresentati i tre Prodi ebrei (Giosuè che condusse
gli ebrei nella Terra Promessa, Giuda Maccabeo e Davide
che uccise Golia); i tre Prodi cristiani (Re Artù della Tavola
Rotonda, Carlomagno e Goffredo di Buglione che liberò
Gerusalemme dai Saraceni) e i tre Prodi pagani (Ettore di
Troia, Alessandro il Grande e Cesare, il cui affresco però
è stato abbattuto a causa dell’apertura di una finestra nel
XVIII secolo).
Il terzo piano ospita la Sala delle ‘Audienze’ sottolineata da
un imponente arazzo di Bruxelles che raffigura il generale
Bélisaire che cattura Gillmer, re dei Vandali che con le sue
orde stava invadendo l’impero di Giustiniano.
Infine, per i più curiosi e sportivi, si accede attraverso una
rampa strettissima di scale, ai due ultimi piani che si apre sul
camminamento esterno che serviva alle ronde a presidiare il
che gira tutt’attorno alle quattro torri del castello e sugli gli
alloggi destinati ai militari.
Le visite al Castello si possono effettuare solo su prenotazione
e dopo la chiusura invernale (non dimentichiamo che siamo
a circa mille metri d’altezza) ai primi di marzo un’esperta
e vivace guida accoglie i visitatori per raccontare, con
particolare dovizia e aneddoti curiosi, l’intrigante storia dei
nobili d’Anjony ◆
Info: www.anjony.com - www.franceguide.com
Insider
Dimore storiche
14
15
La villa medicea
di Poggio a Caiano
di Aura Gnerucci
L
L
a villa medicea di Poggio a Caiano, emblematica
della tipologia della villa suburbana, fu costruita
per volontà di Lorenzo de’ Medici, che intorno
al 1480 per scegliere l’architetto a cui affidare l’opera, bandì
un concorso, vinto da Giuliano da Sangallo. L’influenza
dell’Alberti e dei suoi trattati, nei quali si delineano le
caratteristiche della villa suburbana facendone riscoprire il
ruolo di luogo di piacere e di svago, porta a pieno titolo anche
la casa di campagna tra i compiti dell’alta architettura.
La lezione albertiana è evidente non solo per le scelte
formali e funzionali, ma anche per la scelta del luogo su
cui la villa sorge: un poggio, che dà il nome al paese, dal
quale si godono splendide vedute sulle città di Firenze, di
Prato, sulla pianura che si estende fino a Pistoia, sulla piana
ph Candida Höfer
dell’Ombrone e del Bisenzio. L’impianto planimetrico,
frutto delle ricerche formali volte a rendere simmetrico
l’intero corpo della costruzione, fa riferimento all’antico, in
particolare alla casa vitruviana dotata di vestibulum, atrium,
perystilium ed hospitalia. Il piano nobile poggia su un
podium villae, una piattaforma sorretta da archi, alla quale
si giunge attraverso due scalinate gemelle ricurve, progettate
da Pasquale Poccianti nel primo quarto del 1800, che
differiscono da quelle inizialmente disegnate dal Sangallo,
dritte e perpendicolari al corpo della villa. Con chiari
riferimenti alla sequenza d’ingresso della villa antica, si
accede al piano nobile attraverso un vestibulum, sormontato
da una volta a botte finemente decorata a rilievo e da un
frontone che presenta in corrispondenza dell’architrave un
fregio in terracotta invetriata, attribuito al Sansovino; si tratta
però di una copia, l’originale, finito di restaurare nel 1986,
è esposto all’interno della villa. Elemento centrale della villa,
attorno al quale si distribuiscono gli altri ambienti in modo
simmetrico rispetto all’asse, è il grande salone decorato, che
si sostituisce al cortile, cuore dei palazzi patrizi fiorentini.
Questo ambiente che prende il nome di salone Leone X,
è caratterizzato dalla presenza di una volta decorata che
secondo il Vasari sarebbe opera solo in parte del Sangallo. La
decorazione pittorica delle pareti, che raffigura avvenimenti
di storia romana che alludono a fasti di personaggi medicei,
è da attribuirsi ad Andrea del Sarto, al Pontormo e al
Franciabigio che vi lavorarono nelle prima metà del 1500
ed ad Alessandro Allori, che vi lavorò nella seconda metà
del 1500. I quattro appartamenti che occupano gli ambienti
d’angolo, secondo Christoph Luitpold Frommel, provano
la discendenza della villa suburbana dal castello cittadino,
rimandando alle quattro torri angolari; fatta eccezione per
questi elementi, la villa, come suggerito dall’Alberti, viene
liberata da tutti gli elementi di fortificazione.
Le scelte progettuali del Sangallo e la sua capacità di
rielaborare in modo innovativo i modelli classici, sono dovuti
alla profonda conoscenza dei monumenti dell’antichità
acquisita durante il suo soggiorno a Roma. Giuliano da
Sangallo fu uno dei primi architetti fiorentini a recarsi a Roma,
e questa importante esperienza lo avvantaggiò sicuramente
rispetto ai suoi contemporanei al momento del suo ritorno,
intorno al 1470, a Firenze ◆
Insider
Dimore storiche
Insider
fashion
Capodanno,
l’abito oltre
l’immaginazione
Pizzo, piume, Swarovski,
argento e oro:
le fantasie degli stilisti
per il debutto del 2011
L
di Luisa Espanet
L
Dolce & Gabbana
Rizieri
Jo No Fui
Louis Vuitton
ungo, ampissimo con ruches e volant da
caramella. O aderente, da sirena, con spacchi
mozzafiato in colori shock. O nero, diritto,
minimalista. Nude look ipersexy o smoking di velluto lesbochic? Qual è il diktat per le feste di fine anno? Sarebbe
meglio dire cosa non si indosserà, perché tutto è previsto.
Dal revival al futuribile, dalla rivisitazione al vintage. Con
qualche tendenza più sentita. Come il pizzo, ad esempio.
Gli stilisti l’hanno contemplato per la sera e non solo negli
abiti. A cominciare da Dolce & Gabbana con il miniabito
sottoveste in pizzo che spunta dal blazer nero sciancrato, per
continuare con il completo gonna e spencer in pizzo macramé
da portare sulla camicia coordinata, o ancora l’abito nude
look in chiffon nero indossato sul bustier di pizzo. Roberto
Cavalli ha creato un pizzo con motivi damascati ricamati su
una base di tulle per i lunghi abiti argentei. Pizzo lavorato
effetto pitone per la schiena dell’abito di Gucci. Cesare
Paciotti ha proposto addirittura un sandalo d’oro con suola di
pizzo. L’elenco potrebbe continuare all’infinito. Sempre sulla
cresta dell’onda le applicazioni preziose. Si va dalla pioggia
di medaglie argentee sull’abito di tulle di Jo No Fui ai festoni
in micro perline per il cappottino di Prada, alle
applicazioni di perle e cristalli per VDP Via delle
perle. Frida Giannini per Gucci dà glamour al
tubino nero con una bandoliera di piume
sul corpino. Sempre attuale il velluto. È
bordeaux quello del bain de soleil di
Dolce e Gabbana con spilla-charme
sul punto vita.
Wunderkind
Armani
19
È di velluto la gonnellina svasata di Armani abbinata alla giacca
con frange spruzzate di cristalli Swarovski. O portata con i top
asimmetrici effetto scultura, rosso o arancio. Chi è alla ricerca
di nuovi materiali non ha che l’imbarazzo della scelta. Dalla
versione in piumino del tubino nero, con ricamo allo scollo,
creato da Ermanno Scervino al lungo damascato con gonna
importante di Louis Vuitton. Fino addirittura all’abito in pelliccia
rasata con grande scollo sul dietro, firmato Gabriele Colangelo.
Consigliati a chi vuole sedurre, perché particolarmente
donanti, gli abiti, soprattutto lunghi, in tessuti fantasia morbidi
e fascianti. Da quelli a maniche lunghe di Emilio Pucci a quello
dal taglio vagamente Direttorio sui toni del turchese di Enrico
Coveri, all’abito con stampe floreali impressioniste e giochi
di drappeggi di Fuzzi. Il nero, come si è visto, continua a
tenere salda la sua posizione da coprotagonista, soprattutto
nella versione tubino, dal modello classico alle varianti più
innovative. Ma anche il rosso e l’oro continuano a dominare
la scena. Spesso proposti in abbinamento. Come nel caso
dell’abito in seta e pizzo di Wunderkind. Decisamente in
pole position, come nelle migliori tradizioni, la scarpa rossa,
come il sandalo di Arfango con motivo di voile sul davanti o
la decolletée con plateau di Elisabetta Franchi Celyn in raso.
O anche la scarpa dorata come quella di Rizieri in pelle con
inserti damascati ◆
Piazza del Parlamento, 8 - 00186 Roma
Tel\fax +39 0668192661 - Cell +39 3927883245
[email protected] - www.sartoria-al-corso.roma.it
Insider
Louis Vuitton
20
Pignatelli
L’uomo
che ama osare
P
Moda per la sera, oltre al classico
tante proposte per sbizzarrirsi
di Luisa Espanet
P
er la sera l’uomo non si può certo
sbizzarrire molto, a meno che non sia
abituato ai red carpet o sia naturalmente
portato a osare. In quel caso può scegliere lo smoking bianco
come quello che Dolce e Gabbana avevano fatto sfilare
sotto la tuta da sci, stile James Bond. O, come propone
John Richmond per le sue rock star, la giacca del frac da
accostare al cinquetasche, entrambi neri. Oppure, sempre
come hanno fatto D e G, abbinare la giacca-tuxedo di velluto
ai jeans stracciati. Se invece non ci si diverte a “shockare”, la
stessa giacca la si può indossare con un pantalone nero più
tranquillo. Il velluto, anche per l’uomo, è uno dei tessuti più
d’attualità per la sera, soprattutto per le giacche. Lo propone
bordeaux Bottega Veneta, midnight blu e nero Giorgio
Armani. È in ottoman ma con risvolti in velluto la giaccatuxedo di Haute. Sempre perfetto il completo scuro, proposto
da moltissimi marchi. Oltre la cravatta, ora per la sera c’è
un’altra “oasi-palestra” di creatività per l’uomo formale. È la
scarpa. Dalla classica stringata ma in vernice di Testoni al
mocassino in camoscio rosso con nappina incisa di Arfango,
alla stringata con strass di Carlo Pignatelli ◆
Ermanno Scervino
Insider
22
Miss Blumarine
Insider
Fashion
bimbi in festa
TRUE LOVE
shop
Camicia Aglini
Salopette Dondup
Tempo di Natale,
occasione giusta
per vestire i più piccoli
in modo elegante
Cardigan Paolo Pecora Milano
Camicia Aglini
Pantalone M.Grifoni
Scarpa Donna Palladium
Cappotto Poems
Abito Aglini
Scarpa Uomo Red Wing
N
di Luisa Espanet
Parrot
N
atale e in qualche caso anche la notte
di S.Silvestro sono le uniche occasioni
istituzionalizzate dove i bambini possono
vestirsi “per le feste”. Stabilito che certi classici come gli abiti
in taffetà scozzese piuttosto che quelli con il punto smock
sono degli evergreen per le bambine, non mancano le
proposte per chi vuole essere al passo con le tendenze moda.
Per le più romantiche ci sono gli abiti di Miss Blumarine,
in velluto e chiffon con ruches, applicazioni di rose in una
prevalenza di toni pastello, perfettamente in linea con il
look della donna, voluta dalla stilista Anna Molinari. Anche
la maglieria può essere “da festa” come nel caso del lungo
pull bianco con collaretta di Parrot. Per il maschio la scelta
è meno ampia, soprattutto non esistono capi specifici per la
sera a meno che si accetti l’idea dello smoking al limite del
caricaturale. Meglio è vestirlo con pantaloni, anche di velluto
se è piccolo, e un bel pullover, magari rosso per dargli l’aria
più natalizia ◆
Giubbino Pelle Gold Bunny
Camicia Aglini
Pantalone Grifoni
Abito Mina Uk
Cardigan Paolo Pecora Milano
Camicia Aglini
Jeans Dondup
Scarpa Fred Perry
VIA SEGGIANO 33/35, CAP.00139 ROMA - TEL.06 8103711 - E-MAIL: [email protected]
PAGINA FACEBOOK: HTTP://WWW.FACEBOOK.COM/PAGES/ROME-ITALY/TRUE-LOVE-SHOP/137408512950577
25
La posa della prima pietra
La base della scuola
Lavori in corso
La scuola terminata
l’organizzazione, presieduta da Fabrizio Frinolli Puzzilli e con i
giovani eccezionali che lo affiancano nell’impegno umanitario.
Me ne ha parlato, con grande partecipazione emotiva. Da
qui l’idea dello spettacolo che prevedeva, oltre al biglietto,
un’offerta libera, i cui proventi andassero alla causa. La Warner
Bros. ha messo immediatamente a disposizione la sala. Nel
mese di marzo è stata posata la prima pietra dell’ istituto e
ad agosto sono state consegnate le chiavi al capo-villaggio. In
ottobre, poi, l’inaugurazione con il taglio del nastro bianco:
una soddisfazione incredibile anche per noi”.
una quattordicenne non si sposerà, come adesso accade, ma
continuerà il suo cammino in una diversa direzione”.
Un figlio e una figlia, li ha anche lei: il compito di un
genitore?
“Essere presente e farsi tante, tante domande per riuscire
a capirli, con i loro caratteri più o meno complicati, con le
resistenze che oppongono. Fornire gli strumenti intellettuali
per affrontare qualunque strada vogliano percorrere”.
Incontro con Carlo Verdone
Sotto l’albero, una cartolina dall’Africa:
SIKU NJEMA, CARLO! Buone feste!
C
di Carlotta Miceli Picardi
C
L'equipe che ha lavorato alla costruzione
i sono cinque minuti determinanti per chi fa
il mio lavoro: quelli irrinunciabili dell’attesa,
durante i quali, con un pizzico di fortuna,
rimani meravigliosamente solo in una stanza della casa di
colui o di colei che intervisterai. Quelli per cui ti auguri che ci
sia qualcun altro ad aprire la porta, consentendoti di sfogliare
il catalogo delle emozioni, delle passioni e degli avvenimenti
che scrivono la storia del personaggio stesso. Nei pochi attimi
che separano dall’incontro puoi cogliere i dettagli che servono
al racconto in una utilissima forma visiva di cleptomania ,
‘rubandoli’ dagli scaffali delle librerie, dai piani dei mobili, dalle
pareti. Così, oggetti accostati in una determinata disposizione
scenica, sorprendentemente centrali in un ambiente pur nella
loro estraneità ad ogni logica di interior design, spiegano molto
di chi avrai tra poco di fronte.
Più ancora di quanto vorrà dirti.
Carlo Verdone, appena rientrato dal set del film ‘Manuale
d’amore 3’, di Giovanni Veronesi, si sta cambiando. Lo
aspetto nel salone dove, non distante
da una sofisticata batteria elettronica,
la Fender Stratocaster blu dritta sul suo
sostegno, sembra non essere soltanto una
straordinaria chitarra, bensì un piccolo
monumento al rock, che cattura tutta
l’attenzione e si appropria dello spazio
circostante... Finché, improvvisamente,
dalle vetrate panoramiche, è Roma a
invadere ogni angolo con i suoi profili
disegnati dalla luce del tramonto. Il
sole arancio, rimbalzando sul cristallo del tavolo da pranzo,
va ad accendere la statuetta dorata del David di Donatello.
Accanto, una bella fotografia di Sergio Leone e l’immagine di
un particolare edificio con una porticina rosa, in un contesto
paesaggistico tipicamente africano. Mentre la osservo con una
certa curiosità arriva Verdone, sorriso da ragazzo, pantaloni
grigi e pull-over nero, indossati sui suoi magnifici sessant’anni
nuovi di zecca: li ha compiuti da pochi giorni.
“È la scuola del villaggio di Mose, nell’area di Lubumbashi,”
- mi informa, anticipando una mia eventuale domanda “progettata dall’architetto Valentina Frasghini, volontaria
dell’AMKA onlus, che opera in Congo.” “Il mio amico Pierluigi
Ferrari ed io abbiamo contribuito alla costruzione, unitamente
alla Warner Bros., devolvendo il ricavato della serata-evento al
cinema Moderno, il 4 febbraio 2010, con proiezione speciale
di ‘Io, loro e Lara’”.
Com’è nata la collaborazione con l’AMKA?
“Per una serie di coincidenze. Mi accingevo ad iniziare le
riprese del film, in cui interpreto il ruolo
di un missionario italiano destinato
ad una zona sperduta dell’Africa,
quando Pierluigi Ferrari (presente
nel cast nella parte dell’avvocato
Arnaldo Panbianco, ndr) ha conosciuto
casualmente il responsabile formazione
e comunicazione della onlus, Alessandro
Di Battista. Si è interessato ai programmi
di sviluppo, venendo poi a contatto con
Carlo Verdone e Pierluigi Ferrari
E in tempi brevissimi!...
“...Grazie alla professionalità dell’equipe di ingegneri congolesi
e all’impiego di materiali totalmente reperibili sul luogo, quali
i mattoni impastati dalla popolazione, per esempio, o il legno,
per la piena sostenibilità del progetto. Ora, bambini che
erano semplicemente ‘mano d’opera’, possono accostarsi a
quell’immensa occasione di libertà che è la cultura”.
Chi svolge le lezioni?
“Insegnanti con una precisa formazione pedagogica, che
applicano un sistema educativo in armonia con le abitudini
e le tradizioni del luogo, utilizzando come testi dispense in
francese e in lingua swahili”.
Quanti sono gli alunni, attualmente?
“Circa quattrocento, di età variabile. Spesso fanno decine di
chilometri a piedi per raggiungere le classi. Alcuni indossano
divise cucite dalle mamme con ago e filo. Punto dopo punto,
per un figlio o una figlia che forse vivranno una vita migliore,
in un paese pieno di energia e di potenzialità. Dove magari
Ce l’ha fatta con Giulia e Paolo?
“Ci ho sempre provato. Credo che l’abbiano apprezzato, che
si siano accorti di rappresentare la mia priorità assoluta”.
Ritiene che l’Italia sia un luogo adatto al loro avvenire?
“Se ci fosse un maggior senso delle istituzioni e della
moralità. Amo questo paese, ma ultimamente mi capita
di pensare al momento politico che attraversiamo con
amarezza e distacco. Provo fastidio per la confusione e
le continue dichiarazioni di inconciliabilità delle posizioni
ideologiche”.
Cos’altro la innervosisce?
“Mi mandano al manicomio le telefonate durante la
partita di calcio e... i ritardatari congeniti!” - esclama, per
sdrammatizzare - “Gli amici che lo sanno, si presentano
puntuali agli appuntamenti e non chiamano se i giallorossi
sono già in campo”.
Che tipo di amici ha?
“Li dividerei in due categorie: ‘storici’ e ‘istituzionali’. Con
quelli istituzionali sono più contenuto, con quelli storici vado
a ruota libera, mi aiutano a non crescere”.
Insider
Intervista
26
La campagna in città
il corvo allegro
Insider
Intervista
L’inaugurazione
L’inaugurazione
Teme il passare degli anni?
“No. La vecchiaia fa parte dell’ordine naturale delle cose.
Mi spaventano le malattie, invece, perché ti aggrediscono
all’improvviso, ti spiazzano, cogliendoti impreparato. Al
primo sintomo sospetto, corro a fare un check-up completo.
È abbastanza risaputo. Ormai sono considerato perfino
un valente diagnostico: ho meritato sul campo una laurea
honoris causa in medicina!”
Ho un po’ di mal di gola, dottor Raniero... - scherzo“Potrebbe trattarsi di una para-influenza, data la stagione”
- risponde, stando al gioco, con la voce petulante del suo
celebre personaggio - “Mi prenda tre volte al giorno della
propoli, che ha proprietà antimicrobiche e batteriostatiche”.
A proposito di stagione, siamo quasi a Natale: da chi le
piacerebbe ricevere un inatteso biglietto di auguri?
“Venga: me ne è appena arrivato uno speciale!”
Lo seguo nello studio, una piccola sala di musica e tecnologia:
strumenti, manifesti di concerti, istantanee che lo ritraggono
insieme ai Led Zeppelin, poster con la dedica dei Pink Floyd.
Mi indica il computer: dallo schermo sorride la faccetta di un
monello dalla pelle scura.
Calzoncini un po’ calati, solleva la maglietta, a scoprire
l’ombelico circondato da una stella dipinta di azzurro.
Sul torace, ancora due stelle e una scritta in giallo: TANTI
AUGURI.
Eh sì, tanti auguri di cuore! ◆
A
ttraversare la campagna irrigidita dal gelo delle sere d’inverno per tuffarsi nel calore
e nell’allegria di un locale informale e intimo, dominato
dai toni del legno e dalle grandi finestre
che si affacciano sul parco. Occorrono
pochi minuti di macchina dopo l’ufficio
per giungere a destinazione e godere
delle ultime ore di luce immersi nella
natura. Basta dare uno sguardo al parco: otto ettari rigogliosi in ogni stagione,
abitati da daini, papere, porcellini e cigni, rallegrati dal canto dei molti uccelli e dal gracidare delle rane. In un tale
scenario è impossibile non ritrovare immediatamente il buonumore, confortati
da sapori veri, con un menu che è un
inno alla grande tradizione della cucina italiana, dove emergono con forza i
sapori di una materia prima scelta con
cura ed elaborata con semplicità. Pri-
mi piatti e pesce freschissimo, verdure
e tanta carne cotta alla griglia, senza
tralasciare una bella scelta di dolci, un
goloso carosello che non poteva certo
dimenticare la pizza cotta nel forno a
legna. Un menu che riesce a soddisfare
anche i palati più capricciosi, mettendo
d’accordo grandi e piccini, che troveranno qui tutto l’occorrente per trascorrere feste di compleanno in allegria, con
giochi gonfiabili, animazione e intrattenimento musicale. Il Corvo Allegro, infatti, unisce alla sala con la grande veranda da cui godere una strepitosa vista
sul parco, anche uno spazio disco pub,
perfetta scenografia per le feste pomeridiane dei bimbi e quelle serali dei più
grandi, che ospiterà, nella serata di San
Silvestro, musica e intrattenimento per
festeggiare insieme l’arrivo del nuovo
anno, in una serata all’insegna del buon
cibo e divertimento.
Il corvo allegro
Seven Hills Village
Via Cassia, 1216 al km 13
Tel. +39 0630362751
(provenendo dal Raccordo, uscita n. 3)
La Giustiniana
Domenica aperto anche a pranzo
www.ilcorvoallegro.it,
[email protected]
Insider
Arte
28
Moijca
Sostero,
quando l’arte
diventa audace
A
di Maria Laura Perilli
A
ndrea Sostero, giovane artista laureato
all’Accademia di Belle Arti di Roma,
è certamente una figura promettente
nel panorama dell’attuale figurazione.
Di lui ebbe a dire Anna Maria Polidori: “reinterpreta il
figurativo in una chiave audace, che fa sì che l’artista,
partendo dal confronto con dei giganti come Egon, Schiele
e Francis Bacon, arrivi a soluzioni di dilatamento della figura
umana strattonandola fino a fonderla con strati nebbiosi e
magmatici del fondo atmosferico”.
Una lettura ampia che non si limita, però, all’analisi del
linguaggio dei grandi, ma evolve anche verso tematiche attuali
quali l’ecologia, laddove è pregnante il ricorso al dipinto della
rana con tutte le implicazioni filosofiche che essa rappresenta.
Lo sguardo verso Schiele è presente particolarmente nei
disegni, ma il segno di Sostero si personalizza abbandonando
le forti sinuosità del grande maestro dell’arte contemporanea
City
per sostituirle con un tratto più segmentato, nervoso, quasi
pronto a tramutarsi in una incisione su lastra. Anche la lettura
di Bacon è fortemente filtrata; se i volti e i corpi del maestro
sembrano cere che si dissolvono nel colore di un dramma,
in Sostero rimangono i colori di Bacon, ma la dissolvenza è
sostituita da atmosfere, da un’aura magica che circonda ogni
corpo e ne risucchia i confini.
La rana è un tema molto caro a questo artista: “le rane e i
rospi, membri della medesima famiglia di anfibi anuri, sono
accomunati nel simbolismo tradizionale dal fatto di essere
collegati agli strati embrionali della vita, alla fertilità e ai
processi pregni di acqua come quello della nascita e della
pioggia”.
L’infinita variabilità di questi esseri è colta dall’artista
con colori violenti, con un’attenzione al particolare che
emergendo rende visibile tutta la plasticità dei loro corpi,
quasi tramutandoli in scultura’ ◆
31
Il tuo gioiello
su misura
Via Chiana, 55a/55b - 00198 Roma - Tel. +39 068841937
w w w . c a s t a l d i g i o i e l l i . i t
Insider
Insider
Motori
32
33
Himiko, la spider giapponese
che si veste come un lord
di Francesco Mantica
Il nuovo modello sportivo della Mitsuoka è uno strano mix retrò
tra la celeberrima Morgan e la scuola nipponica. Veloce e affidabile,
ma dal look particolare, prende il nome da una antica regina giapponese
che aveva arti magiche, metafora di una automobile rara e un po’ misteriosa
P
P
rendete due culture, quella samurai e
quella della Regina, e mettetele insieme.
Shakerate bene il tutto, e poi applicate il
risultato al mondo delle automobili. È quanto ha fatto l’azienda
nipponica Mitsuoka, ottendendo così la Himiko, un miscuglio
tra l’icona sportiva britannica, la Morgan, e la Mazda Mx-5,
con evidenti richiami all’attuale Morgan Aero 8.
Design decisamente retrò, da macchina di “vecchia scuola”, la
Himiko è un’automobile innovativa ma che allo stesso tempo
manda a memoria i vecchi tempi: parte anteriore allungata,
fanali di grossa dimensione, quest’auto coniuga perfettamente
l’affidabilità di un’auto solida con la leggerezza richiesta a una
vettura sportiva. La combinazione di una piattaforma solida
e indeformabile, di un avanzato telaio di alluminio, di una
struttura altamente aerodinamica e di una perfetta distribuzione
dei pesi dà vita a una spider con eccezionali doti di agilità, di
risposta allo sterzo e di tenuta di strada. L’assemblaggio del
sistema di sospensioni indipendenti comporta la presenza
di “bracci trasversali” piuttosto lunghi che, abbinati a un
eguale distribuzione del peso tra la parte anteriore e quella
posteriore, a un basso centro di gravità e a un basso peso non
sospeso elasticamente, contribuiscono a mantenere in curva
la massima estensione della superficie degli pneumatici a
contatto con il piano stradale. La nuova spider, disponibile in
varie personalizzazioni e allestimenti, utilizza 2 litri 170 cavalli,
cambio manuale o automatico a 6 rapporti con un peso che
raggiunge circa i 1280 Kg, senza nulla togliere alle prestazioni
rispetto alla tradizionale spider d’origine, pur utilizzandone
la caratteristica del tettuccio rigido ripiegabile a scomparsa.
L’immissione del veicolo sul mercato della terra del Sol Levante
sarà caratterizzata da prezzi di vendita al pubblico a dir poco
proibitivi: 60.000 € a esemplare.
Infine, una curiosità sul nome scelto per la vettura: Himiko
(175 circa - 248) era una regnante donna di un antico regno
situato nell’attuale regione di Yamato, nel nord dell’isola
Kyushu. Tracce su questa regina si trovano nel Wei Chih
(Storia di Wei), una storia cinese dove facendo riferimento
al più forte dei cento regni della Terra di Wa, ossia l’attuale
Giappone, si parla di questa regina sciamana nubile.
La sua figura è attorniata dal mistero e nel Wei Chih si afferma
che si occupava di magia e stregoneria e che dopo anni di
guerre era riuscita ad ottenere il potere. Era sorvegliata da
cento uomini e servita da mille donne e da un solo servitore,
grazie al quale comunicava con il mondo esterno. Insomma,
un personaggio particolare, certamente originale. Un po’
come l’automobile che ne prende il nome ◆
Insider
Insider
Nautica
34
Arcadia 85
Arcadia 85
Arcadia 85
Amer 116
Dream Wally 130
IL MONDO DEL DESIGN PREMIA LA NAUTICA
L’eccellenza della nautica italiana è stata premiata
con il Nautical Design Awards, premio nato dalla collaborazionE
tra Yacht & Sail e ADI Associazione per il Disegno Industriale
di Alessandra Vittoria Fanelli
Ocean Emerald
Montecarlo Yacht MCY 76
Dream Wally 130
L
L
o scorso ottobre a Milano un evento dedicato
al meglio del design nautico ha interessato
il grande pubblico che ha potuto ammirare,
tramite la vividezza delle immagini dei televisori TV LED 3D
di Samsung, le dieci categorie delle imbarcazioni vincitrici
del premio Nautical Design Awards.
Per il design non poteva mancare la partecipazione di ADI,
Associazione per il Disegno Industriale, che tramite la sua
presidente, Luisa Bocchietto, intende creare un legame più
stretto con la nautica, settore molto significativo per la qualità
dei cantieri e dei progettisti italiani ma anche per promuovere
ulteriormente l’immagine dei principale protagonisti del
Sistema del Design Italiano nel mondo.
Il concorso ad inviti ha assegnato dieci premi dedicati alla
vela, al motore e agli accessori tra cui due riconoscimenti
speciali: uno per le imbarcazioni a basso impatto ambientale
e l’altro per quelle progettate e costruite al’estero.
Tra le dieci categorie premiate configurano i più importanti
armatori di yacht a motore e a vela i quali hanno proposto
imbarcazioni ad alto contenuto industrial design con
particolare attenzione sia al contenimento dei costi sia al
corretto sfruttamento degli spazi interni.
Diversi gli studi di design coinvolti anche se molti produttori
di imbarcazioni hanno all’interno del proprio cantiere un
Greenline Hybrid
team di progettisti e designer che sviluppano la propria
filosofia industriale.
Per la categoria Interior Design yacht a motore ha vinto
Arcadia 85, prodotta nel 2010 da Arcadia Yacht (design
interno) per la ricercata e raggiunta trasparenza ottenuta
attraverso la tuga ampiamente vetrata e per la continuità tra
interno ed esterno che permette un’utilizzazione degli spazi
protetti in sintonia con l’ambiente circostante.
Tra i finalisti di questa categoria viene annoverato il magnifico
Ocean Emerald, realizzato dai cantieri navali Rodriguez di
Sarzana progettata completamente da Norma Foster, pardon
da Sir Norman Foster: praticamente un superyacht di 41 metri
di lunghezza con lo scafo pensato come un’opera d’arte
in alluminio e con interni disegnati sempre dall’archistar e
baronetto inglese.
Vincitore per la categoria Yacht a Motore fino a 24 metri è
risultato il Montecarlo Yacht MCY 76, prodotto da Benetau i cui
interni sono stati disegnati dallo studio Nuvolarei/Lenar i quali si
sono concentrati per ottimizzare al meglio gli spazi interni.
Per gli Yacht a Motore da 24 a 40 metri la giuria ha premiato
Amer 116, prodotto da Permare nel 2009, uno yacht dalla
linea accattivante il cui valore aggiunto, pensato dai
progettisti interni al cantiere, è la produzione customizzata
di alto livello.
Vitruvius Exuma
Prodotta nel 2010 da Picchiotti è Vitruvius Exuma, vincitrice
della categoria Yacht a Motore di oltre 40 metri, premiata
per la particolare progettazione dello scafo che il designer
austrialiano P. Briand Yacht Design ha recuperato dalle linee
delle navi da crociera degli anni Trenta.
Per la categoria Interior Design Vela la giuria ha assegnato il
premio a Thalima SW 110 RS, prodotta da Southern Wind nel
2010. Progettata da Nauta Yacht l’imbarcazione, concepita
per le lunghe navigazioni, è stata premiata per la qualità
esecutiva e per la sua coerente impostazione marina.
Inaugurata nel 2009 da German Frers per i cantieri nautici
Nautor è risultata vincitrice Swan 60, un’imbarcazione a
dimensione a misura d’uomo, premiata sia per la sua qualità
performante che per le qualità estetiche garantite da Nautor,
un cantiere di grande esperienza.
Per la categoria Yacht a Vela oltre 24 metri è invece
risultata vincitrice Dream Wally 130 prodotta nel 2009
da Wally Yacht di Luca Bassani e progettata dal designer
argentino Javier Soto Acebal che unisce alla linea sportiva
e performante, un design altrettanto performante grazie alle
sue innovative soluzioni.
Particolare l’attestato dedicato agli Accessori e Tecnologie
che ha visto premiata la lampada trasportabile Halley
prodotta e disegnata dal Centro Stile di Foresti & Suardi.
Thalima SW 110 RS
Thalima SW 110 RS
Una risposta funzionale e intelligente per avere, con
praticità, la luce sopra e sotto coperta e per la facilità di
poterla posizionare in più punti dello yacht sia all’interno
che all’esterno.
Molto significativo il premio dedicato alla categoria Yacht
a basso impatto ambientale che ha premiato la Greenline
Hybrid, prodotta da Seaway Technologies e progettata nel
2010 da J&J Design. La barca di dimensioni contenute, di
peso ridotto e di potenza non elevata, permette di navigare
con bassissime emissioni. La Giuria ha tenuto conto anche
del significativo costo volutamente contenuto.
Infine il premio Innovazione per imbarcazioni a vela o a
motore costruite e progettate all’estero ha premito la barca JP
54 prodotta nel 2010 da Absolute Dreamer e progettata dal
team Jean-Pierre Dick e Guillane Verdier con Stéphanie Marin
che si distingue per il design complessivamente innovativo
e in particolare per le soluzioni adottate negli interni dove
l’intero blocco mobile cucina funge anche da zavorra. Una
soluzione pensata e riservata per la produzione di una barca
da crociera veloce.
Un premio, questo promosso da Y&S in collaborazione con
ADI, che intende valorizzare il design nautico indicando i
nuovi modi di vivere, sì il mare in libertà, ma con le altrettante
comodità di una casa arredata con gusto e stile ◆
Insider
Sport
36
37
Bertini e Luini, secondi nel doppio pesi leggeri
I giovanissimi Fossi, Paonessa, Capelli e Palmisano,
sesti nella finale del quattro senza
Medaglie in… voga
Finisce bene l’avventura azzurra ai mondiali di canottaggio
in Nuova Zelanda: nella terra dei Maori gli equipaggi azzurri
salgono sette volte sul podio, dall’argento del 4 di coppia
all’oro del singolo pesi leggeri di Marcello Miani
’
C
di Marco Callai
C
’
è un’Italia che sogna, lotta ed alza i
pugni al cielo in Nuova Zelanda. È l’Italia
dei canottieri, volata dall’altra parte del
mondo a fine ottobre e rientrata da Karapiro a novembre con
un carico di sette medaglie dopo i Mondiali Assoluti, Pesi
Leggeri e Adaptive.
Nella lingua locale, Karapiro vuol dire “pietra maleodorante”
ed è strano perché, in un Paese dove il clima cambia
radicalmente e repentinamente giorno dopo giorno, è il
verde il colore predominante.
Dal bacino artificiale creato nel 1947 sul fiume Waikato,
vicino alla città di Cambridge, fuoriescono nuove storie. C’è
quella di Lorenzo Bertini, 34 anni di Pontedera e tesserato
per le Fiamme Oro: l’argento nel doppio pesi leggeri,
strappato con i denti insieme a Elia Luini (Aniene), è il riscatto
di chi insegue nuovamente i cinque cerchi olimpici dopo il
bronzo nel quattro senza di Atene 2004. La dedica è speciale
e, allo stesso tempo, commovente. Alla figlia Camilla e al
papà colpito da ictus tre giorni prima della partenza per il
Mondiale. Lo stringe forte a sé il compagno di barca che in
questa specialità una medaglia olimpica l’ha conquistata
in una città non molto lontana da Lake Karapiro: Sydney
2000, l’argento della giovinezza vinto a soli 21 anni. Dopo
una bruciante eliminazione in semifinale (Atene 2004) e un
beffardo quarto posto (Pechino 2008), il biondo e potente
Elia esige ora il metallo della maturità.
Risorge il quattro di coppia: due anni di stenti, dall’argento
di Pechino, prima dell’ultimo grande abbraccio al termine
di una finale che vede i finanzieri Simone Raineri, Matteo
Stefanini, Simone Venier e Luca Agamennoni cedere il posto
Raineri, Stefanini, Venier e Agamennoni
solo ai virgulti croati (tutti under 23) negli ultimi 500 metri.
Che forza e che carisma Raineri, capovoga che sconfigge una
debilitante febbre a poche ore dalla finale. Il trentatreenne
di Casalmaggiore veste i panni del trascinatore, Stefanini
e Venier generano energia per illuminare il centrobarca
e il capolavoro si completa con la tecnica e l’equilibrio di
Agamennoni.
Nella terra dei Maori ci sono anche da applaudire quattro
giovani che si caricano sulle spalle un compito molto arduo
e lo portano a termine: è il giovane quattro senza di Mario
Paonessa e Francesco Fossi (Fiamme Gialle), Vincenzo Capelli
e Andrea Palmisano (Aniene). Campioni mondiali under 23,
superano l’esame dei grandi raggiungendo la finale (finiranno
sesti) dopo un recupero mozzafiato. Vincenzo e Andrea sono
amici per la pelle anche se il primo tifa Lazio e il secondo
“gufa” gli aquilotti dalla sua abitazione di Formello essendo
un romanista sfegatato.
Francesco è un colosso fiorentino di circa due metri che
ama l’arte e la lettura, Mario è il ventenne napoletano che
preferisce i fatti alle parole. L’Everest non è irraggiungibile
per loro.
Il Mondiale neozelandese scorre via felice anche per l’oro di
Marcello Miani, ventiseienne singolista leggero di Ravenna
che ama render semplici le cose complicate e rilancia la sua
candidatura per le barche olimpiche un anno dopo il bronzo
nel doppio pesi leggeri assieme a Elia Luini.
Vincitori della medaglia d’argento nel quattro di coppia
Dietro il volto e i modi gentili di Laura Milani, c’è un’atleta
che ha fame e voglia di arrivare in alto con il massimo della
determinazione: vedere la seconda medaglia consecutiva
nel singolo pesi leggeri, dall’argento di Poznan al bronzo di
Lake Karapiro, per capire di che pasta è fatta la ventiseienne
milanese laureata in Ingegneria Matematica.
L’argento del ‘due con’ e del ‘quattro con’ Adaptive (disabili
intellettivi), il bronzo dell’otto pesi leggeri, il podio sfiorato
dal due senza: altre “chicche” per concludere una bella storia
italiana.
La storia di chi ogni giorno si alza alle 5 della mattina per il
primo allenamento, va all’Università alle 8, torna ad allenarsi
alle 16, riapre i libri alle 21. La storia di chi sogna, lotta e poi
alza le braccia al cielo ◆
Insider
Sport
Aquaniene,
dimensione sport
di Francesca Monzone
C’
C’
è un modo nuovo di fare sport a Roma,
in un edificio straordinario,immerso nella
natura. All’Aquaniene, alle pendici di monte
Antenne, vicino a Villa Ada, il polmone verde di Roma, si
può nuotare nelle belle vasche del club - due coperte da 25
metri e una, scoperta e utilizzata nella bella stagione, da 50
metri - andare in palestra, seguire tante lezioni dalla mattina
alla sera tardi (fino alle 22) e, per chi ama la corsa, scegliere
uno dei mille percorsi che la zona propone, dallo stupendo
giro dei ponti - un classico per i podisti romani - ai sentieri di
Villa Ada, belli e selvaggi, dove ogni volta sembra di fare un
salto nel passato.
Casa dello sport per tutti, l’Aquaniene, dai grandi ai piccini
per i quali vi è un’efficiente scuola di nuoto, con istruttori
preparati in grado di capire le esigenze di ogni allievo. Non
è un vero circolo, l’Aquaniene. Non lo è solo per chi cerca
il classico circolo dove si può andare per rimanere una
giornata intera, per fare un po’ di sport e poi per giocare a
carte, parlare con gli amici, leggere il giornale o un bel libro.
Certo, tutto questo lo si può fare anche all’Aquaniene, ma in
maniera diversa: diremmo un po’ mordi e fuggi. Il club del
resto è fatto su misura per chi ama lo sport, per chi vuole
praticarlo al massimo, impegnandosi non solo nel nuoto, ma
anche seguendo i corsi acquatici di aqua bike, di gym nuoto,
di aqua step, di aqua pilates e, nella palestra attrezzatissima,
dallo stretching alla danza del ventre, dalla prepugilistica
alla toning zone, dal corpo libero alla tonificazione, ma non
solo. Chi vuole lavorare singolarmente ha la possibilità si
essere seguito da istruttori che consigliano un allenamento
personalizzato.
L’estate scorsa non è stata felice per Acquaniene, finita
nel mirino della Procura per vicende relative a permessi.
Tutto è stato risolto, anche perché nulla di illegale era stato
commesso. Il club adesso funziona ed è una grande risorsa
per la città.
Dotato di ampi parcheggi, collegato con il treno della Roma
nord, rappresenta un ideale punto di incontro per praticare
lo sport, sia per finalità agonistiche sia per mantenersi in
forma anche con la sala cardio isotonica e lo studio fitness,
chiudendo l’allenamento con una sauna o un bagno turco
prima di consumare uno spuntino all’AquaCafè. Per i piccoli,
poi, è anche l’occasione per nuotare con i genitori ◆
Un assalto di fioretto, nell’affascinante cornice
del Grand Palais di Parigi
40
Lo sciabolatore azzurro Diego Occhiuzzi (a sx) in difesa acrobatica sull’attacco dell’avversario russo nell’assalto di finale della prova a squadre
Grandi donne vincono
Sette medaglie, quattro azzurre d’oro, leadership consolidata
ai mondiali di scherma che si sono svolti a parigi
di Giorgio Caruso - ph Bizzi
S
S
e è vero che sono i numeri a dare contezza alla
realtà, allora la scherma italiana non può non
guardare a quanto è emerso dalle pedane dei
Campionati del Mondo di Parigi.
Sette medaglie: due d’oro, tre d’argento e due di bronzo. È
questo il bottino degli atleti azzurri che permette all’Italia di
primeggiare nel medagliere e di vincere la speciale classifica
per Nazioni. Ciò significa che l’Italia, a Parigi, ha ribadito la
leadership a livello internazionale.
La scherma italiana, oltre ad essere la disciplina più medagliata
dello sport italiano, rappresenta dunque la guida dell’intero
movimento schermistico internazionale. Parigi non ha fatto
altro che ribadire quello che, oramai da anni, è un dato
risaputo per chiunque inizi a tirare di scherma, in qualunque
parte del globo terraqueo.
A portare in dote le sette medaglie sono state, soprattutto, le
donne. Le fantastiche donne azzurre: l’artista, la Regina, la
“scapigliata”, la “principessa” ed il “dream team”.
L’artista è la spadista Nathalie Moellhausen. Italiana di Milano,
trasferita a Parigi per studiare filosofia e respirare “arte”,
conquista la medaglia di bronzo nella prova individuale,
riuscendo a preparare l’appuntamento iridato ed intanto
seguire, col ruolo di regista, le prove per la cerimonia di
apertura dei Mondiali.
La Regina del fioretto è Valentina Vezzali. Non c’è atleta che
abbia vinto più o quanto lei. Non c’è altra donna capace
di vivere lo sport come lei. Da Parigi torna con un’oro,
conquistato nella prova a squadre di fioretto, ma con un
bronzo, frutto della prova individuale, che lascia qualcosa in
più che il “solito” amaro in bocca. Soprattutto perché giunto
per mano della “Principessa”, Arianna Errigo, artefice dello
“scacco alla Regina” nell’incontro di semifinale.
La Errigo è l’erede designata al trono della Vezzali. Ha
carattere, forza e sorriso dilagante. A Parigi la consacrazione?
È ancora presto per dirlo, ma la cattedrale di Notre Dame
non era poi così lontana dallo scenografico Grand Palais che
ha ospitato gli assalti iridati.
È stato poi il Mondiale della “scapigliata” Elisa Di Francisca.
La jesina che dice di amare il vino, la buona tavola e gli amici,
quanto la scherma, si è laureata Campionessa del Mondo di
Sciabola maschile argento: da sx Diego Occhiuzzi,
Luigi Samele, Gigi Tarantino, Aldo Montano
Elisa Di Francisca
Una stoccata vincente del fiorettista azzurro Andrea Cassarà
Sport
Nathalie Moellhausen
Insider
fioretto individuale, ai danni della “Principessa” Errigo, e poi
ancora Campionessa del Mondo a squadre.
Vezzali, Errigo e Di Francisca compongono, assieme ad Ilaria
Salvatori, il “dream team” della scherma italiana: la Nazionale
di fioretto femminile. Un solo assalto perduto dall’indomani
delle Olimpiadi di Pechino 2008 ad oggi. Un dominio
consolidato, riconosciuto, ribadito e per nulla scalfito. A
Parigi erano le favorite ed hanno confermato le attese.
E gli uomini? Le lame maschili portano in valigia due argenti,
entrambi da prove a squadre. Nell’individuale gli attesi
Montano, Baldini, Tagliariol e Cassarà soffrono un calo
psicologico. A squadra la Nazionale di sciabola e quella
di fioretto si fermano a poche stoccate dall’oro, dopo aver
dominato gli assalti di finale.
Se, dunque, le donne si confermano, gli uomini attendono
i prossimi appuntamenti per soddisfare la “sete di
rivalsa”. Il prossimo sarà il Mondiale dell’Italia, almeno
nell’organizzazione. Sarà infatti Catania ad ospitare, dal 8 al
16 ottobre 2011, il mondo della scherma internazionale. Un
mondo che, almeno fino ad allora, vedrà l’Italia al vertice ◆
Fioretto oro: da sx Elisa Di Francisca, Arianna Errigo,
Valentina Vezzali, Ilaria Salvatori
Fioretto maschile argento: da sx Andrea Cassarà,
Valerio Aspromonte, Andrea Baldini, Stefano Barrera
Insider
Sport
42
43
LA GIOVANE PROMESSA DIVENTA PROF
Andrea Pavan, 21enne romano,
laureando in Economia presso l’Università del Texas,
è entrato da poco nel circuito professionistico del golf,
dopo una brillante carriera da dilettante
di Francesco Mantica
A
A
ndrea Pavan, il nome forte su cui gli
addetti ai lavori e non solo puntano
per la stagione 2011 è quello di un
ragazzone cresciuto golfisticamente al circolo di golf Parco
di Roma e poi emigrato in Texas, luogo in cui ha affinato le
sue doti: Andrea Pavan.
Nonostante il suo cognome veneto, Pavan è un romano
verace e, soprattutto, un talento precoce: nel 2005, a sedici
anni da poco compiuti, allenato dal maestro Filippo Del
Piano, aveva già vinto tre titoli italiani – pulcini nel 2003 e
cadetti e dilettanti medal nello stesso anno. Un anno dopo
era già diventato uno dei pilastri della nazionale e ha stupito
tutti, persino se stesso, vincendo il 67° Campionato Nazionale
Omnium, che riunisce dilettanti e professionisti.
Dopo il diploma alla scuola francese San Dominique, è
volato in Texas per studiare e giocare a golf con i più grandi
campioni della disciplina. Lì è stato membro della squadra
che ha vinto nel 2009 il campionato Ncaa. Dopo un ottimo
2010, durante il quale è stato numero 5 mondiale, numero
2 europeo e primo nel ranking italiano, ecco l’approdo nel
mondo del grande golf, accanto ai fratelli Molinari e Matteo
Manassero.
Il 21enne ha firmato con la 4Sports and Entertaiment,
la società svizzera di management sportivo che cura gli
interessi di Edoardo Molinari e di altri 150 atleti professionisti
provenienti dal mondo dell’hockey su ghiaccio, calcio, golf,
sci e snowboard. “Sono molto felice per questo esordio e
felice di far parte della scuderia di Edo, la cui carriera per me
è uno stimolo e un modello”, ha dichiarato recentemente.
Ragazzo semplice, laureando in economia, Andrea Pavan ama
giocare a calcio, allenarsi in palestra e frequentare gli amici.
Fa parte anche lui, insomma, di quelle giovani promesse del
mondo del golf e non solo, cui il rapido successo non dà
alla testa, ma costituisce invece uno stimolo per migliorarsi
e crescere. La decisione di Pavan di diventare professionista
segue le ottime prestazioni ottenute dal 21enne durante il
World Amateur Team Championship, il mondiale a squadre
della categoria amatoriale, disputato a Buenos Aires assieme
a Nino Bertasio e Niccolò Quintarelli ◆
Insider
Insider
44
45
foto © Leonardo Scorza
Sport
Sport e Benessere
L’
L
’
Olgiata Sporting Club ha iniziato la
sua attività, sotto la direzione del Club
Manager Fabrizio Greco, in strutture
all’avanguardia immerse in un’oasi naturale, animato da uno
staff altamente qualificato e ben motivato a mantenere alto
l’entusiasmo e lo spirito dei soci imprenditori, che hanno
dato vita all’ambizioso progetto e alle aspettative di quanti
desideravano da tempo la sua realizzazione.
Un’importante realtà, quindi, un polo di servizi sportivi e
ricreativi dal notevole potenziale che consente di migliorare
il nostro stile di vita.
Nel Club è possibile praticare oltre a tutte le attività del
fitness coordinate da Carlo Bilardo (responsabile della sala
cardiofitness) ed Erasmo Scipione (pilates, tone up, gym
tone, total body, posturale, ashtanga yoga, macumba, port
de bras...), della danza con la direzione artistica di Gabriella
Labate, della Energy di Paola Caruana, la scuola calcio con
la direzione di Guerrino Gottardi, il tennis con il maestro
Tonino Zugarelli, lo spinning e la scherma (con il maestro alle
tre armi Giovanni Ferranti). Punto di forza il bellissimo Stadio
del Nuoto con le due piscine dove, oltre alla scuola nuoto, si
svolgono le varie attività coordinate da Fabio Montanari, tra
le quali la pallanuoto, il syncro, l’acquagym, l’hydrobike, i
nuoto pre-neo natale...
Sono presenti oltre ai servizi primari (lounge bar, ristorante)
una agenzia di viaggi e il mini e junior campus doposcuola,
per l’intrattenimento dei bambini da uno a dieci anni, un
ambiente fertile di giochi, arte e musica.
Il 4 novembre scorso, in accordo con il dirigente scolastico
dott.ssa D’Auria è stata firmata la convenzione con l’istituto
Soglian che prevede l’utilizzo delle strutture sportive da parte
dei bambini e dei parcheggi per i genitori. Inoltre l’Olgiata
Sporting Club, sensibile ad iniziative sociali, contribuirà con
una quota annuale a favore dei bambini extracomunitari, per
l’insegnamento della lingua italiana.
L.S.
OLGIATA Sporting Club
Via Cantini snc
00123 Roma - Olgiata
tel.06 83393839
[email protected]
Insider
Tutto l’amore per il cavallo
di una visitatrice a Verona
BCN van Grunsven Simon (in sella l’olandese Jeroen Dubbeldam)
vince la finale della tappa italiana della Coppa del Mondo
Uno sbrancamento Western Style a Fieracavalli
L
L
Cavalli, amore a prima vista
Alla 112a Fieracavalli di Verona scoppia la grande passione:
un italiano su sei sogna di essere il pistolero Tex Willer,
il fantino di Ribot o il driver di Varenne
di Enrico Tonali - ph Stefano Grasso
a terra promessa è Verona e almeno una volta
chi possiede un cavallo (o vorrebbe averlo)
dovrebbe recarsi, quando inizia novembre,
nella città scaligera a fare una spettacolare full-immersion in
tutto quello che sa di criniere, zoccoli, redini e stivali.
In Italia - assicura l’ISPO, Istituto per gli Studi sulla Pubblica
Opinione - i cavalieri assidui sono 2 milioni e mezzo, gli
appassionati 10 milioni: una persona su sei intorno a noi
sogna di cavalcare nelle praterie come Tex Willer, salire in
sella a Ribot o guidare Varenne.
Un mese fa nella 112a Fieracavalli (è nata nel 1898 come
mercato equini e agricolo) sono entrati 153 mila visitatori,
uguagliando il record storico del 2009 e non è poco con la
crisi economica che bussa a tutte le porte. Per la prima volta,
gli oltre 4 mila biglietti per la finale della tappa italiana della
Coppa del Mondo di salto ostacoli si sono esauriti dal giorno
d’apertura della Fiera e l’assalto ai 35 ettari di esposizione
e ai 700 stand (di 25 Nazioni, d’altronde la presenza degli
stranieri ai botteghini d’ingresso è aumentata del 19% dal
2009) è stato senza soste per i quattro giorni di apertura.
Imponente la presenza di 2.500 cavalli di ben 60 razze, una
vetrina che ha ridato entusiasmo a pazienti e misconosciuti
allevatori di tipologie al limite dell’estinzione e che invece
sono fondamentali per la storia di questo grande ed utile
amico (nel tempo libero), collaboratore (nel lavoro) e partner
(nello sport) dell’uomo.
Se è stata molto seguita la finale di tappa di Coppa del Mondo
- vinta da Van Grunsven Simon con in sella la medaglia d’oro
olimpica di Sydney 2000, l’olandese Jeroen Dubbeldam - i
puristi del salto si sono affollati alla gara del Salto in Libertà
organizzata dall’UNIRE, l’ente statale che sovrintende
all’Italia dei cavalli. Ai primi due posti si sono classificati i
consanguinei - per parte di padre, lo stallone Come On - il
maschio Comenius e la femmina Roxana Dei Folletti, che già
avevano concluso in testa, nell’ordine, le qualificazioni.
Quella per i cavalli è una passione che attira pure molti
calciatori di grido. Dopo il bomber polacco Zibi Boniek
- abile driver e proprietario di trottatori - ottimi soggetti da
salto ostacoli sono stati affidati, di recente, a cavalieri quali
l’argentino Hernàn Crespo e l’emiliano Salvatore Bagni ◆
48
49
C.O.N.I.
F.I.S.E.
Il Roma, Premio che dà spettacolo
A Capannelle anche quest’anno grande galoppo,
torre di lancio di purosangue e fantini
verso gli ultimi dorati appuntamenti 2010
in Estremo Oriente, Tokyo e Hong Kong
C.I. Casale San Nicola
di Enrico Tonali
Società Sportiva Dilettantistica a R.L.
Scuola Cavalli
Scuola Pony
Pony games
a partire dai 4 anni
con Animatori Pony qualificati
con Istruttori Federali
principianti
preagonistica e agonistica
2 campi coperti illuminati
Via del Casale di San Nicola, 232 - 00123 Roma t Tel. 06 30892884 - Tel. e Fax 06 30892990
www.casalesannicola.com - [email protected]
[email protected] - Tel. 348 6577889
F
F
accio il Roma e poi volo. La grande
corsa di galoppo dell’autunno capitolino
ha confermato anche quest’anno la sua
vocazione a pista di lancio per una chiusura di stagione in
Estremo Oriente, verso i ricchi ippodromi dell’Asia dove
sono in attesa montepremi da Superenalotto e spettatori da
Maracanà.
Capannelle ha mandato in scena i primi di novembre un
96° Premio Roma di notevole caratura, tanto che - oltre ai
migliori specialisti italiani del doppio km - sono scesi in
pista due purosangue del mega-team Godolphin, premiata
scuderia di Mohammed bin Rashid Al Maktoum, sessantenne
vicepresidente e primo ministro dell’United Arab Emirates e
governatore dell’Emirato del Dubai.
Solitamente basta una giubba blu (il color mare di Godolphin)
per dare spessore a un appuntamento, stavolta nelle gabbie
romane sono addirittura entrati il possente sauro Rio De La
Plata con in sella Lanfranco Dettori e l’elegante baia Flying
Cloud, montata da Ted Durcan, che hanno pilotato il plotone
degli ospiti stranieri, ben sette (su quindici partenti) compreso
il derbywinner 2008 Cima De Triomphe ora con casacca
nipponica.
Rio e Frankie (come viene chiamato Dettori oltre Manica,
dove risiede) hanno fatto tombola centrando la corsa dedicata
alla Città Eterna e le cento vittorie in gruppo 1 (la serie A del
galoppo) del top-jockey milanese in mise Godolphin - che
indossa dal 1994 - con un totale di 327 vittorie “pattern”,
più 210 secondi posti e 192 terzi. Insomma, in metà delle
corse che contano Dettori ha portato allo sceicco almeno un
piazzamento (e relativi conquibus).
Al secondo posto nel Premio Roma un altro campione
a quattro gambe, il lombardo Voila Ici con in sella Mirco
Demuro che è di Marino, quello della Sagra dell’Uva. Nel
2009 avevano vinto, questa volta i due km sulla pista di
Mastery e Lanfranco Dettori vincono il Derby 2009 a Capannelle - ph Grasso
Via Appia sono serviti per ottenere la seconda moneta e da
allenamento per il grande balzo di fine novembre a Tokyo,
dove la scuderia Incolinx (il nome viene da un’agenzia di
investigazioni commerciali che aveva il proprietario Diego
Romeo) vuole chiudere con un piazzamento di Voila Ici nella
Japan Cup (120 mila spettatori previsti) un annata d’oro.
Dettori invece ai primi di dicembre sarà nella mecca dello
shopping, Hong Kong, assieme ad un altro vincitore del
Derby Italiano - Mastery, sempre un Godolphin - che lo
centrò (with Frankie of course) nel 2009. Una vittoria la
quale - abilmente fotografata da Stefano Grasso - quest’anno
è apparsa sui maxi-tabelloni di tutta Roma per pubblicizzare
il Nastro Azzurro dello scorso maggio e che vi riproponiamo
in questa pagina.
Nell’insonne metropoli cinese, Mastery e Dettori saranno al
via nelle Cathay Pacific International Races, ultimo grande
appuntamento dell’anno disputato nell’ippodromo di Shatin,
impianto tanto funzionale da aver ospitato le competizioni
equestri dei Giochi Olimpici di Pechino 2008. Purosangue
di tutto il mondo arriveranno a Hong Kong nel massimo
confort, Cathay Pacifc è infatti un vettore specializzato nel
benessere in volo dei cavalli ◆
Rio De La Plata, in sella Dettori, conquista il Premio Roma 2010
battendo Voila Ici con Mirco Demuro - ph HippoGroup Capannelle
Insider
Sport
Insider
Viaggi
50
51
L’Isola dell’oro
A cavallo fra le onde
e sulle spiagge
del Nuovo Mondo
scoperto
da Cristoforo Colombo:
Yamaye, la Giamaica
di Enrico Tonali
L
L
a sera di domenica 6 gennaio 1493, giorno
dell’Epifania, l’ammiraglio del re di Castiglia,
Cristoforo Colombo, vergò una lunga nota
sul giornale di bordo della “Santa Maria” ancorata davanti
all’isola di Spagnola (oggi Hispaniola) nel Nuovo Mondo.
Per tutto il giorno il navigatore genovese aveva bordeggiato
avanti e indietro per la costa e poi aveva avuto un lungo e
difficile colloquio con Martin Alonso Pinzon, il comandante
della “Pinta” che era andato girovagando a lungo (senza il
permesso di Colombo) per le Antille a caccia d’oro. L’isola
su cui c’era grande abbondanza del pregiato metallo - “pezzi
d’oro grossi come fave” - veniva chiamata Yamaye, Giamaica.
Situata a 180 km da Hispaniola e a 630 dalla terraferma
(l’America del Sud) al centro del Mar dei Carabi e nell’arcipelago
delle Grandi Antille, oggi la Giamaica è uno Stato indipendente
con oltre 2 milioni e mezzo di abitanti distribuiti su un’isola
che misura 85 km da Nord a Sud e 240 da Est a Ovest, con un
massiccio - le Blue Mountains, alte fino a 2.256 m - nella parte
orientale, quella verso l’Atlantico e l’Europa.
Dei primitivi abitanti incontrati da Colombo, i Taino,
secondo alcuni studiosi ne sopravvive qualcuno, ma in
realtà la popolazione attuale discende dai neri che fin dal
1501 gli spagnoli condussero schiavi dall’Africa. Agli ultimi
Giochi Olimpici di Pechino 2008 fu proprio un giamaicano
di colore, Usain Bolt, il grande protagonista dell’atletica
leggera con il successo sui 100 m in 9”58. Conquistata
nel 1655 dai britannici, l’inglese è la lingua ufficiale dei
giamaicani pur se la maggior parte di loro parla un dialetto
misto creolo-inglese.
La Giamaica è anche la patria di James Bond. Il primo film sul
fascinoso Agente 007 fu girato tra le spiagge immacolate e gli
hotel immersi nel verde dell’isola del rhum, uno dei prodotti
tipici giamaicani assieme allo zucchero.
Sui bagnasciuga lambiti dal mare e tra la vegetazione
lussureggiante (il clima è tropicale) che circonda gli
alberghi è possibile andare a cavallo, sport ormai tra i più
richiesti ovunque si vada in vacanza. La Giamaica offre agli
appassionati della sella escursioni uniche sulle spiagge e la
possibilità di fare il bagno rimanendo in groppa, perché i
cavalli sono abituati a rinfrescarsi in acqua: uno dei pochi
posti in cui si può galoppare indossando solo il costume.
Half Moon - un incantevole resort di 160 ettari, 3 km di
spiaggia, 398 camere e 33 ville che nel 1954 un gruppo di
imprenditori ha creato su una baia a forma di mezzaluna ha un proprio centro ippico che organizza gite o svolge
lezioni in campo, anche di dressage. L’Half Moon (sette
ristoranti, compreso uno italiano, Il Giardino) si trova in una
località storica della Giamaica, Montego Bay, a pochi minuti
dall’aeroporto internazionale Sir Donald Sangster. Nel 1982 qui
fu firmato un trattato fondamentale per la convivenza civile, la
Convenzione ONU dei Diritti del Mare e della Navigazione in
acque extraterritoriali, entrata in vigore nel 1994 ◆
Insider
Viaggi
53
SLEDDOG
Saranno
gli Appennini abruzzesi
lo scenario dei prossimi
Campionati Europei
di Fabrizio Lodi
S
S
Giulia Rossetto, Campo Felice
Piacentini, Campo Felice
arà un momento importante per lo sleddog
italiano e in particolare per quello abruzzese.
Dal 4 al 6 febbraio, per la prima volta, i
Campionati Europei di Sprint con slitte trainate da cani si
svolgeranno sugli Appennini e nel punto più a sud finora mai
toccato: L’Aquila e Campo Felice.
Le montagne aquilane saranno protagoniste di un evento
unico: è un riconoscimento all’attività di oltre 20 anni nel
panorama nazionale con l’organizzazione di circa 15 gare e
due campionati italiani.
Saranno in pista oltre 200 team, formati da uno fino a dodici
cani per equipaggio, per l’impressionante numero di circa
1000 esemplari appartenenti, rigorosamente, alle quattro
razze nordiche riconosciute dalla Federazione Internazionale
della Cinofilia (quindi siberian Husky, Alaskan Malamute,
Samoiedo e Groenlandese).
In pista i più titolati campioni di sleddog, dal polacco Mateusz
Surowka al francese Patrick Logeais, dall’olandese Roderick
Glastra al ceco Stephan Krkoska fino alla biondissima svedese
Lisa Lindblom, senza dimenticare i migliori italiani come
il più volte iridato, il toscano Massimo Martini, l’ex iridato,
il pugliese Gianni Sabella e la campionessa italiana junior,
l’aquilana Giulia Rossetto.
L’evento è stato fortemente voluto da tutte le federazioni
europee che hanno votato, praticamente all’unanimità,
L’Aquila e Campo Felice preferendola ad Oslo e Hammar
(Norvegia).
Per l’aquilano Fabrizio Filoni, da 20 anni pioniere di questo
sport in Italia, è il coronamento di un sogno coltivato da
sempre: «Ho intenzione di portare l’attenzione nazionale
ed internazionale sulle potenzialità delle montagne aquilane
che, per esperienza e convinzione personale, nulla hanno da
invidiare alle Alpi o addirittura ai territori della Scandinavia.
È una scommessa - aggiunge il musher Filoni - in cui si
cercherà di coinvolgere tutte le istituzioni del territorio, e non
solo, affinché veramente L’Aquila e la sua provincia tornino
di nuovo a volare» ◆
Info: www.campofelice2011.it, [email protected]
Insider
Insider
54
55
$OTT 0AOLO 3ERAÚNI -EDICO SPECIALISTA IN #HIRURGIA
Plastica, Ricostruttiva ed Estetica
RINOPLASTICA SECONDARIA
GLI INTERVENTI DI REVISIONE
&OCUSSUINUOVIINTERVENTIDIREVISIONERINOPLASTICATRADIFÚCOLT¸ESAMISTRUMENTALIEGIUSTIACCORGIMENTI4ENDENZEECASISTICA
SECONDOIL$OTT0AOLO3ERAÚNIn'LIERRORIPIÑGRAVIEFREQUENTIINTERESSANOLAPUNTADELNASOo
di Paolo Brandimarte
$OTT3ERAÚNIQUALISONOLESPECIÚCIT¸EGLIASPETTIPECULIARI
DELLARINOPLASTICASECONDARIA
“La chirurgia estetica e funzionale del naso (rinosettoplastica
n.d.r.) è forse la procedura chirurgica più impegnativa, che
non sempre conduce a risultati ottimali. Per questa ragione, vi
sono nasi esteticamente non gradevoli, spesso sproporzionati
rispetto alle fattezze del viso, sui quali è opportuno reintervenire chirurgicamente: l’obiettivo è anche quello di risolvere
eventuali complicanze di tipo respiratorio”.
1UALIINSIDIESICELANODIETROUNINTERVENTODIREVISIONE
n,A DIFÚCOLT¸ DI UN TRATTAMENTO DI REVISIONE DIPENDE DALLA
GRAVIT¸ DEGLI INESTETISMI PRODOTTI DAL PRIMO INTERVENTO /CCORRE UNA PROFESSIONALIT¸ SPECIÚCA IN GRADO DI OPERARE
IN SICUREZZA E TRANQUILLIT¸ MEDIANTE LmUTILIZZO DI TECNICHE
all’avanguardia, come gli innesti multipli di cartilagine, di
osso e più raramente di materiali alloplastici”.
)NDUBBIAMENTEUNABELLARESPONSABILIT¸PERLOSPECIALISTA
“Il chirurgo, dovendo intervenire sull’operato altrui, si assume
UNA GRANDE RESPONSABILIT¸ )NNANZITUTTO DEVE VALUTARE CON
ESATTEZZALmENTIT¸DELDANNOINDIVIDUANDOLEMALFORMAZIONI
estetiche sulle quali incentrarsi. Va poi condotta una diagnosi
accurata, abbinata allo studio della piramide nasale, sia dal
punto di vista endoscopico che da quello estetico”.
1UALIGLIESAMIDAESEGUIREPERUNACORRETTADIAGNOSI
“La revisione rinoplastica passa per la rinoscopia, l’esame
della cute, delle cartilagini alari e del dorso del naso. Statisticamente parlando, gli errori più gravi e frequenti interessano
la punta del naso”.
1UALECONSIGLIOSISENTEDIDISPENSAREAILETTORI
“Quello di rivolgersi a specialisti di provata esperienza, in
modo da evitare il disagio di un intervento di revisione. AnCHE NEL CASO DI UNA PRIMA OPERAZIONE BISOGNA AFÚDARSI AD
UNPROFESSIONISTAQUALIÚCATO)NQUESTOMODOSISCONGIURAIL
rischio di doversi sottoporre ad un nuovo intervento, con i
fastidi e lo stress che esso comporta”.
Insider
Insider
Itinerari
56
57
Insider
Itinerari
Praga
FRANCIA
L
L
a festività del Natale è certamente quella più
sentita e come ogni anno vengono organizzati
moltissimi e bellissimi mercatini nelle principali
città italiane ed europee, dove non solo si possono trovare
oggetti da regalare, ma soprattutto ci si può immergere in
un mondo pieno di fascino, fatto di addobbi colorati, luci,
canti di Natale, concerti, spettacoli itineranti, giochi e
intrattenimento.
GERMANIA
La Germania può essere definita la patria dei mercatini di
Natale. Il più antico è quello di Dresda, nato intorno al 1434,
dal quale ha preso il via la tradizione dei “Weihnachtsmarkt”
(mercato di Natale) o “Christkindlsmarkt” (mercato di Gesù
bambino) che in seguito si è diffusa in tutto il mondo. Oggi
ogni sua città ne ospita uno e in particolare i mercati di
In questo periodo, soprattutto nella regione dell’Alsazia, ogni
città si decora a festa. Celebri sono il mercato di Strasburgo, che
con oltre 500 anni di storia è il più antico di Francia e quello di
Colmar, dove è possibile gustare i Bradala, i tradizionali biscotti
natalizi alsaziani. E poi, da non dimenticare assolutamente è
Parigi, con i mercatini della Defense, di Notre Dame de Paris,
di Montparnasse, di Boulevard Saint Germani e di Saint Suplice
e ancora i negozi degli Champs-Elyséees, nella via della moda
e dello shopping o Les Galeries Lafayette. Da vedere inoltre è
anche il mercatino di Eurodisney.
REPUBLICA CECA
Colmar
Norimberga e Berlino attraggono milioni di visitatori, come
anche quelli di Stoccarda e Monaco dove, tra le offerte
gastronomiche locali, si può assaggiare il famoso Gluhwein
(vin brulé).
AUSTRIA
I mercatini di Vienna e Salisburgo si distinguono per
l’atmosfera creata dalle meravigliose musiche di Mozart che
si possono ascoltare mentre si passeggia tra le bancarelle.
Inoltre, nella splendida cornice del castello di Shönbrunn,
è possibile ammirare i prodotti esposti dai migliori artigiani
e artisti di Vienna e dintorni. Quest’anno poi sono previsti
giochi interattivi e laboratori di tutti i generi, dalla cucina
all’informatica. Da non perdere è anche il mercatino
più vecchio e più autentico di Vienna, vicino alla chiesa
Schottenkirche.
Anche quest’anno suggestivi mercatini animeranno piazze,
castelli e musei della Repubblica Ceca, offrendo la possibilità
di fare shopping, ascoltare concerti, assistere alle originali
rappresentazioni della natività, ammirare i costumi locali
e degustare le specialità gastronomiche della tradizione.
Famosi sono soprattutto i mercatini di Praga.
TRENTINO-ALTO ADIGE
Gli antichi legami storici e culturali con le città tedesche
sono all’origine dei molti mercatini di Natale che ogni anno
si allestiscono nelle piazze delle città della regione italiana
del Trentino-Alto Adige. Tra questi il più antico è quello
di Bolzano. Famosi inoltre per i prodotti tipici e le locali
specialità gastronomiche proposte sono i mercatini di Trento
e dei suggestivi paesi del Sud-Tirolo.
SVEZIA
Tra le brillanti decorazioni natalizie ci si immerge nello
shopping e nella degustazione del classico buffet natalizio
svedese. Nei mercatini di Stoccolma e Goteborg è possibile
acquistare oggetti d’artigianato, dolci tradizionali e glogg
(vin brulé).
Vienna
SVIZZERA
Nel periodo prenatalizio le piazze si trasformano con
decorazioni, luminarie e alberi di Natale che creano
un’atmosfera unica. Musiche natalizie, profumo di spezie
e vin brulé si diffondono nei mercatini di Zurigo, Basilea e
Berna.
BELGIO
Luogo d’incontro di tutte le culture dei paesi dell’Unione
Europea, il Belgio offre mercatini dove vengono proposti
spettacoli e prodotti tipici delle varie tradizioni natalizie.
Quello della capitale Bruxelles è un mercatino emergente e
moderno molto apprezzato a livello internazionale.
UNGHERIA
La festa di Mikulàs (Santa Klaus), la preparazione del
calendario dell’Avvento di Gerbaud, delle decorazioni
natalizie e delle specialità gastronomiche, sono antiche usanze
che si ritrovano ancora oggi. In particolare il mercatino della
capitale Budapest si svolge nell’atmosfera magica di piazza
Vörösmarty, tra le luci colorate del grande albero di Natale, i
concerti e le mostre di alto livello.
DANIMARCA
Da non perdere assolutamente è il mercatino di Copenhagen,
dove passeggiare, ascoltare musiche e degustare il glogg (vin
brulé) o la Julebryg (la birra di Natale) ◆
percorsi del buon gusto
Tra vecchio e nuovo, il freddo accompagna il passaggio tra
l’anno che passa e quello che arriva, con la voglia
di festeggiamenti che lo scoccare della mezzanotte porta
con sè. Giochiamo anche noi di Insider con il vecchio
e il nuovo: segnalando due ristoranti dove salutare il nuovo
anno, locali di recentissima apertura, ma che vedono ai fornelli
due vecchie conoscenze del mondo della ristorazione...
Iolanda... finalmente
Se ne parlava da mesi: Iolanda avrebbe riaperto in uno
spazio più centrale, un’area verde ricca di storia, dove
qualche stagione fa sarebbe dovuto approdare Fabio
Baldassarre. Poi per Baldassarre non se ne è più fatto
niente (e qui voci hanno cucito e ricucito storie diverse) e
oggi ha aperto finalmente Os Club. Qui, immersi nell’area
archeologica delle Terme di Traiano, Catia Sulpizi e Davide
Cianetti firmano la cucina di un locale dall’impronta
cosmopolita, spazio polifunzionale per eventi culturali,
mostre, concerti, che propone una formula diversificata
di ristorazione. Hostaria con piatti romani (pur rielaborati)
e gourmet, breakfast, brunch e tea break, spazi verdi e
interni design, architettura ecocompatibile e pezzi pregiati,
lounge bar e tavolo esclusivo per cenare “vista chef”,
che servirà 8 fortunati ospiti illustrando personalmente i
piatti. Gli spunti sono molti, tutti da provare per scoprire
un luogo davvero sorprendente. Pescando qua e là dal
menù gourmet si trovano raffinati virtuosismi: dal 9 volte
carciofo, proposto in 9 cotture, dalla spuma, al gelato, al
distillato per la granita di mojto, e il poker di foie grass,
con due versioni dolci e due salate: cornetto algida e
diplomatico, scaloppa alla papaia e pralina in crosta di
pistacchi. Uno sguardo a Roma nel Cacio e pepe che
incontra l’amatriciana, e alle tradizioni montane nel filetto
di cervo farcito di castagne con porcini e fonduta di
cioccolato. Tra i dolci, ricordi d’infanzia con Leonardo, a
base di diversi tipi di latte: capra, bufala, mucca, ma anche
cocco e mandorle, dedicato al piccolo della famiglia. In
cantina diverse proposte, selezionate da Alessia Meli,
(sommelier dell’anno 2009 secondo L’Espresso): disinvolta
e facile nell’Hosteria, centrata sul legame vitigno terroir
nel Gourmet. Servizio pic nic, catering e cene a domicilio
completano un’offerta davvero ricca.
Iolanda c/o Os Club
Via delle Terme di Traiano, 4a - Tel. 06.48930379
www.osclub.it
Un Natale e un Capodanno all’insegna
della particolarità e del buon gusto
gourmet
Ristorante che vai,
anno nuovo che gusti
Mefamorfosi
Per molti Roy Caceres è un volto noto, per chi la passata
stagione si è imbattuto nella sua cucina da Pipero ad
Albano (e prima ancora nella stellata Locanda Solarola).
Il passaggio nell’ottimo locale dei Castelli è stato breve,
ma l’esperienza significativa. Da lì, dopo una piccola
pausa, il trasferimento a Roma. Freschissimo di apertura
Metamorfosi è già al centro dell’attenzione di tanti
appassionati della buona tavola, per la tecnica dello chef
e la sua filosofia di cucina che punta sulle emozioni.
Emozioni che nascono con e dentro i piatti, sapori,
aromi, consistenze e suggestioni che guardano all’ospite.
Nei piatti di Caceres si scopre la bellezza della natura e
dei frutti delle stagioni, il gusto per cibi robusti elaborati
con grazia, ma anche l’attenzione verso chi quei piatti
li mangerà, il desiderio di svegliare ricordi e stimolare
domande. Dal viaggio in Piemonte del crudo di fassona
piemontese con pasta di nocciole, tartufo bianco e
funghi, all’esperienza dell’uovo cotto a 65° virtuosistica
semplicità accompagnata da spuma di cavolfiore e altre
uova, quelle del caviale iraniano Kaluga. I maccheroni
Masciarelli con spalla di coniglio saltata con porcini
e spuma di pecorino gratinato portano dritti ai sapori
contadini, mentre tra i secondi il manzo cotto in barattolo
mescola le carte con l’aroma del sesamo nero tostato, le
puntarelle e la maionese di alici. Morbido-croccante in
chiusura: mousse di cioccolato bianco, banane caramellate
e crumble di noci sabbiate, col tocco di un’affumicatura
di legno di noci. Due proposte semplificate per il pranzo
e due degustazioni per la cena: Gustando il territorio, e
Assaporando, per chi vuole scoprire la linea gastronomica
attraverso 8 creazioni da abbinare ai vini in carta, dove si
gioca la partita Italia-Francia.
Mefamorfosi
Via Giovanni Antonelli, 30/32 - Tel. 06.8076839
www.metamorfosiroma.it
Antonella De Santis
E
legante e raffinato, caldo ed
esclusivo: il calore di una casale di campagna, dove il legno, la
pietra antica, i dettagli d’epoca
regalano una sensazione intima
e avvolgente. Un rifugio perfetto per lasciarsi alle spalle freddo e pioggia, circondati da dettagli e attenzioni speciali. Come fermi in un mondo incantato,
dove ogni particolare racconta una storia di eleganza e intimità, dove una calda ospitalità si respira nei molti angoli
del locale: il salottino in cui fermarsi a
conversare, la sala con il camino da cui
guardare i pellicani sornioni nel cortiletto, la stanza con il pianoforte, la veranda
affacciata sul parco, uno spazio ricco di
piante che ne fanno un giardino segreto
e infine la saletta privata, riservata solo
per due. Un po’ ovunque sono sparsi,
con apparente casualità, lampade, foto
d’epoca, oggetti antichi, ricordi e tocchi
personali che circondano ogni ospite di
intimità e calore, per accompagnarlo in
una cena raffinata, in cui la semplicità
della realizzazione sposa la qualità della
materia prima e la grande tecnica artigianale: pane, dolci, grissini, carne essiccata, pasta fresca e secca, tutto viene
realizzato dallo chef. Un continuo omaggio alla cultura gastronomica italiana
che non teme qualche spunto creativo.
Si passa così ai prodotti di terra: filetto di maiale in camicia di provolone di
bufala; ai prodotti di mare: gamberoni al vapore con carciofi all’arancio;
infine ai dolci: fazzoletto croccante
al limone con salsa allo smeraldino di
brandy. Una scelta di piatti raffinati da
accompagnare a una delle 500 etichette della bella cantina, scelte da un sommelier sempre presente per consigliare
e seguire ogni ospite con professionalità
e discrezione, occupandosi del rito del
servizio del vino fino all’uso spettacolare della sciabola, per chi preferisce il
rito più suggestivo per lo champagne.
Nel salotto dei distillati, la possibilità di
trascorrere ancora momenti di delizioso relax. Un’ospitalità che nei giorni di
festa si fa ancora più raffinata, con un
menù esclusivo pensato per il cenone di
Capodanno, fatto di cibi pregiati: astice,
gamberi rossi, tartufi e funghi, per piatti
che uniscono sapori di terra e di mare.
Come nei maccheroncini al nero mantecati con gamberi rossi tartufati e pendolini infornati, o nel mambrè di astice e
polpo al pesto di barbabietola e germogli di soia. Una sequenza di portate proposte in abbinamento con vini raffinati e
completi del tradizionale piatto ben augurante che sancisce la fine del vecchio
anno e l’inizio del nuovo.
Il PICCHIO ROSSO
Via Cassia Km 13, Via Italo Piccagli, 101
(provenendo dal Raccordo, uscita n. 3)
Tel. +39 0630366468
Ambiente Climatizzato, aperto
solo la sera, chiuso la domenica.
Piano bar venerdì e sabato.
Si accettano tutte le carte di credito.
Parcheggio custodito
www.ilpicchiorosso.it,
[email protected]
61
Insider
dal 1929
dolce natale
di Antonella De Santis
T
T
anto per esser chiari: dolci romani di Natale
non esistono. Non per mancanza di ricette,
ma perché la tradizione capitolina è molto
più antica del Natale. Quelli che oggi (purtroppo sempre
più raramente) si preparano alla fine di dicembre, non sono
altro che l’adattamento di quelli delle feste dell’antica Roma:
matrimoni o ricorrenze pagane, prima tra tutte quella legata
al solstizio d’inverno, la Festa del Sole o del Dio Mitra, anche
chiamata Giorno del Pane, che si onorava preparando dolci a
base di farina arricchiti con gli ingredienti locali, che a Roma
L’arte del pane, tra tradizione e innovazione
avevano un aspetto dorato, da cui sembrerebbe derivare
il nome pangiallo. Solo dopo Costantino il 25 dicembre
coincise con la nascita di Gesù. Nuova religione e nuove
feste da celebrare? Et voilà! Ecco dunque arrivare sulle tavole
natalizie, uno dietro l’altro, pangiallo, panpepato, mostaccioli,
torrone. Dolci semplici, ma ricchissimi di aromi: impastati con
frutta secca, nocciole, mandorle, miele, spezie, che hanno
percorso i secoli e sono giunti fino a noi pur con modifiche
e adattamenti, come l’aggiunta del cioccolato nel panpepato,
che gli conferisce il colore bruno e ce lo rende più familiare.
Il rococò napoletano, la frutta martorana, il buccellato e la cassata siciliana, il parrozzo abruzzese, lo zelten altoatesino, i ricciarelli
senesi sfornati ogni mattina e ancora più in là, spingendosi verso gli alberelli danesi di anelli di marzapane sovrapposti e lo strudel
polacco con i semi di papavero oppure, più vicino a noi, il pangiallo del Ghetto o il panpepato, tipico di Roma e di tutto il centro Italia.
Sono i dolci tradizionali del periodo natalizio, quelli che in ogni regione e in ogni paese si preparano per festeggiare insieme nel modo più goloso.
Panella è il luogo dove la cultura del pane si fa proposta irresistibile, offerta raffinata e deliziosa. A dicembre non possono mancare panettoni e
pandori artigianali, piccoli gioielli di lievitazione naturale, con burro buono e tante uova, così come i torroni: morbidi o croccanti, con mandorle o
nocciole, preparati in grandi caldai di rame; o il golosissimo cioccolatone ripieno di crema al cocco, gianduia al rum, caffè o marroni. La proposta
unisce ricette vecchie e nuove, attenta selezione degli ingredienti, per dolci di pregio confezionati a mano con cura ed eleganza. La stessa cura
riservata alle confezioni di specialità gastronomiche: formaggi, tartufi, ostriche e champagne, blinis e caviale, paste artigianali, salmone, presentati
nei bei cesti di pane, perfetti per donare bontà ed eleganza. Da Panella il pane è al centro di un universo di gran gusto: qui si possono ordinare
piatti già pronti, da cuocere o già cotti, per una cena su misura. Dal tacchino ripieno al pesce al forno o al vapore, dal capitone alle fritture, dai primi
agli antipasti. Per chi vuole festeggiare senza però passare l’intera vigilia dietro ai fornelli.
00185 Roma J Via Merulana, 54 - 55 - Largo Leopardi, 2-10/A J Tel. 06 4872344 - 06 4872435 - 06 4872651 J Fax 064872344
www.panella-artedelpane.it
APERTO LA DOMENICA DALLE 8.30 ALLE 13.30
Insider
Gusto
62
63
Se oggi questi dolci appaiono un po’ rustici, bisogna pensare
che affondano le loro origini nella storia antica: ben prima
che la Coca Cola vestisse il Natale di bianco e rosso,
prima dell’invasione dei panettoni dagli incarti colorati, e
dell’incursione della pubblicità nelle scelte gastronomiche
delle famiglie. Si trattava di portare in tavola una leccornia
beneaugurante, segno di prosperità e letizia. Tra questi,
anche un antesignano del torrone, una stecca di frutta secca
(una forma di ispirazione fallica quindi auspicio di prolificità),
in origine destinato a ingraziarsi le divinità domestiche, e
i mostaccioli, impastati col mosto, utilizzati alla stregua
dei nostri confetti. Per siglare un Natale all’insegna della
tradizione capitolina, dal capitone al pangiallo, consigliamo
di munirsi di un buon ricettario, di tutti gli ingredienti e di
tanta pazienza, senza perdersi d’animo se il primo tentativo
non è riuscitissimo. Se invece cercate una scorciatoia, vi
segnaliamo due indirizzi in cui trovare queste specialità:
Valzani a Via del Moro, una delle più antiche pasticcerie della
città, attivo sin dal 1925, quando Trastevere era un quartiere
periferico. Vero tempio della tradizione, Valzani difende
ricette e metodi di lavoro dell’epoca, per garantire un tuffo
nella cultura gastronomica romana, pur arricchendola di sfizi
contemporanei, cioccolatini e praline. Legato alla cultura
del pane è invece Panella, a Via Merulana: tutto quanto
ruota intorno ai prodotti da forno, dal pane, alla pizza, alla
gastronomia, anche con ricette dell’antica Roma, da Panella
c’è, e nel periodo delle feste, insieme ai classici di oggi, si
possono trovare dolci di ieri ◆
Valzani Via del Moro, 37b - tel. 06.5803792
Panella Via Merulana, 54 - tel. 06.4872651
www.valzani.it
Insider
Inverno nel west
wild west
Il delizioso, natalizio
“Pan de Toni”
...e altre storie...
di Roberto Volterri
Narrano antiche cronache...
U
U
n giorno qualsiasi di dieci secoli or sono...
“Mille e non più mille”? Si avvicina la fine
del mondo con il Giudizio Universale?
Ha ragione l’Apocalisse di San Giovanni che sentenzia “Dopo
Mille anni Satana sarà disciolto”? In questi secoli bui, in
moltissime famiglie contadine, queste angosciose, filosofiche
domande lasciano il tempo che trovano. Esse hanno altro da
fare nei campi e, appena superata senza drammi la ‘fatidica
data’, si rincuorano facilmente e attendono con ansia le
maggiori festività religiose in cui - dopo aver devotamente…
elevato lo spirito - allietano con il cibo il corpo martoriato da
lunghi mesi di lavoro nei campi.
A Natale il capofamiglia versa un po’ di vino sui ceppi di
quercia accesi nel grande camino, vi getta sopra delle
bacche di ginepro che spandono nell’aria un gradevole
profumo, incide una croce su una grande pagnotta, la spezza
e ne distribuisce abbondanti porzioni a tutti i membri della
famiglia, non prima di aver gettata una moneta tra le fiamme
e averne data una ad ogni membro della famiglia stessa,
come rito beneaugurante e di prosperità.
Questa semplice ma suggestiva cerimonia diviene così il
simbolo degli stretti legami familiari e trova subito ampia
diffusione. Passano gli anni e prende piede l’usanza di
preparare un vero e proprio pane per le festività del Natale,
usando solo pregiatissima farina bianca di frumento, la qual
cosa trasforma il ‘pane natalizio’ in un “pan de ton”, in un
“pane di lusso”, insomma… in un “panettone”!
Hanno ragione le ‘antiche cronache’ a sostenere questa tesi?
Oppure il nome di “panettone” deriva da quello di un garzone
di cucina che si diletta di ‘gastronomia minimalista’ alla corte
di Ludovico il Moro, in una Milano della fine del XV secolo?
È la notte di Natale, l’altezzoso chef di corte si distrae e ha
la sventura di bruciare i dolci da servire a tavola all’iracondo
padrone e ai suoi ospiti. Interviene provvidenzialmente
il ‘Toni’ che a tempo perso si è dilettato nel creare un suo
personalissimo dolce usando farina, burro, canditi e altri
avanzi del giorno prima.
In realtà, il Toni desidera soltanto mangiare in santa pace
quel suo strano, dolcissimo ‘intruglio’ ma si sa che è sempre
la ‘ragion di Stato a trionfare e lo chef di corte - ad evitare
il peggio… - si azzarda ad infilare nel forno quella specie di
‘pane’ e lo porta in tavola. Dove, inaspettatamente, il ‘pan
de Toni’ riscuote un successo strepitoso e, a gran richiesta,
viene servito in tutti i successivi banchetti natalizi. È nato
il ‘panettone’! Sarà questa la vera origine del milanesissimo
‘panetùn’? O vogliamo credere ad un’ulteriore versione
leggermente più ‘mistica’ che vedrebbe tale suor Ughetta,
cuoca in un qualsiasi convento, intenta a mescolare uova,
farina, zucchero, uva passa e canditi in un gran calderone,
mettere il tutto in forno e portare il dolce in tavola, munito di
‘regolamentare’ croce beneaugurante?
“Pan de ton”, “Pan de Toni” o suor Ughetta, quel che è certo
è che il tradizionale “Panettone”, tra qualche giorno, non
mancherà di certo sulla tavola di tutti noi! ◆
C
om’è l’inverno nel lontano
west? La natura si addormenta. gli alberi si spogliano e la terra si prepara
alla nuova vita. Ci si stringe
intorno al fuoco, si approfitta del caldo
delle case e dell’atmosfera allegra che
accende lo spirito. Sembra un’immagine
lontana, che guarda ai pionieri e praterie della frontiera leggendaria, ma è a un
passo dalla città. Qui infatti una distesa
verde, con un bosco naturale e graziosi
laghetti, ospita Wild West: un angolo di
quel lontano mondo dei nativi d’america e dei pionieri, di frontiera e d’avventura. Ci si arriva per un aperitivo al tramonto, si rimane per la cena, ascoltando
l’ottima musica di sottofondo, affascinati
dall’atmosfera da film e dalla bellezza
sorprendente di questo parco appena
fuori dal caos della città. Un cancello
segna il confine verso l’ovest, con un
toro a grandezza naturale che accoglie
gli ospiti in questo piccolo viaggio oltre
frontiera. All’interno, la sala che ricostruisce perfettamente la scenografia dei
film di cow boy: la banca e la prigione
(che ospita un tavolo per piccole comitive) e ovunque selle, vecchie Colt, cinturoni, frecce, totem, targhe, tutti pezzi
originali che accompagnano in questo
viaggio che parte dalla buona tavola. Il
menu, naturalmente, non può che cedere al richiamo della carne, con una vasta
selezione italiana e straniera da cucinare
sulla griglia a legna: fiorentina danese,
scottona irlandese, entrecote del Nebrasca, bisonte canadese, carne argentina,
bistecca fiorentina DOC, alette e coscette di pollo. Una cucina robusta e saporita che non dimentica antipasti Tex Mex,
insalate, contorni gustosi come le bucce
di patate fritte e le verdure grigliate, e il
sabato e la domenica a pranzo anche
primi piatti, da accompagnare con vini
e birre. Si chiude in dolcezza, con cro-
statine e dolci caldi dello Chef, scaldati
dalla stufa al centro dalla sala o ospitati
dall’ampio spazio all’aperto, da cui osservare i tanti animali: papere, cigni, daini, maialini, che faranno la gioia dei più
piccoli. Per chi non resiste al vizio del
fumo, una sala riservata da cui godere
della vista incantevole del parco.
wild west - Steak House
Via della Giustiniana, 906
Tel. +39 0630207222
Aperto tutti i giorni dalle 19,
sabato e domenica anche a pranzo
Chiuso il lunedì
www.wildweststeakhouse.it
67
Il dolcissimo
“Turun” arabo
...e dintorni
’
C
di Roberto Volterri
Narrano antiche cronache...
C
’
era da aspettarselo! Lo avrebbero inventato
i ‘soliti’ cinesi! E gli arabi se ne sarebbero
appropriati in seguito, portandolo dapprima
in Spagna, poi in Sicilia e infine a Cremona, storico porto
fluviale del Po, dove il ‘Turun’ pone infine imperiture radici.
‘Turun’? Ebbene sì, stiamo parlando proprio del ‘Torrone’ che
in questi giorni attenta alla nostra già precaria ‘linea’ con le
sue innumerevoli ‘calorie’!
Ma poiché “semel in anno licet insanire”, poiché almeno
una volta all’anno è consentito ‘impazzire’ un po’ per tutto
quel ben di Dio che compare sulle nostre natalizie tavole,
per qualche giorno distogliamo lo sguardo dalla bilancia e
gustiamoci questo irresistibile dolce le cui radici affondano
sul serio nella notte dei tempi. Può darsi, infatti, che gli
onnipresenti Cinesi si siano limitati a mille altre invenzioni
- dal gelato agli spaghetti e… ben oltre - ma che il ‘torrone’
sia frutto dell’inventiva culinaria di noi ‘Romani de Roma’
o, meglio, dei Romani vissuti alla fine del II secolo a.C.,
quando Marco Terenzio Marrone, detto il Reatino, descrive con l’acquolina in bocca, ne siamo certi! - virtù e delizie del
delizioso ‘Cuppedo’, nome dato da poeti e letterati latini ad
un dolce che essi gustano percorrendo la via Appia, nell’area
avellinese, prima di recarsi nei porti di Taranto o di Brindisi.
In onore del dio dell’amore, Cupido, lo avrebbero infatti
chiamato ‘cuppedo’ e, non a caso, in alcune zone dell’Italia
meridionale il torrone è ancora denominato ‘cupeto’, dolce
preparato con nocciole, miele e bianco d’uovo. Fate un salto
nel graziosissimo borgo medievale di Ospedaletto d’Alpinolo,
alle pendici di Montevergine, tra magnifici boschi di faggi e
castagni, a pochi chilometri da Avellino e… ne riparleremo!
‘Turun’ o ‘Cuppedo’, nel XII secolo Gerardus Cremonensis ben noto per aver tradotto l’Almagesto di Claudio Tolomeo
dai testi arabi reperiti a Toledo e al quale si riconosce il
merito di aver fatto giungere fino a noi le scienze arabe
della medicina e dell’astronomia - traduce il De medicinis
et cibis semplicibus, opera del medico Abdul Mutarrif, in
cui si esaltano le delizie del miele e di molti altri ingredienti
contenuti nel dolcissimo ‘turun’.
Ma una versione ben più romantica ci attende…
È il 25 ottobre dell’Anno del Signore 1441 e fervono i
preparativi per le nozze di Bianca Maria Visconti e del
giovane rampollo Francesco Sforza. I pasticceri di corte
hanno la brillante idea di realizzare un curioso dolce a forma
del celebre ‘Torrazzo’ di Cremona, città che la gentil pulzella
portava - tutta intera, compreso appunto il ‘torrazzo’, il
campanile più alto d’Italia… - in dote. A quei tempi non si
badava a spese in certi ambienti! Da ‘torrazzo’ a ‘torrone’ il
passo è breve…
Passa qualche secolo e il natalizio dolce, nel XVIII secolo, in
alcune zone d’Italia assume diverse fisionomie e ben diversi
gusti: dal Perfetto Amore, rivestito di cioccolato, limone o
caffè, all’Ingranito, ricoperto di confetti cannellini, per finire
con il bianco e tenero Torrone del Papa, prodotto a Benevento
e dedicato oltre che al ‘biancovestito’ e ‘tenero’ Santo Padre,
anche al golosissimo Carlo Ferdinando Conte d’Artoys, duca
di Berry - ma per gli amici solo Carlo di Borbone - e alla sua
consorte Maria Carolina Ferdinanda Luisa, Principessa delle
Due Sicilie, la quale, a dispetto delle nobilissime origini, non
disdegna affatto di far man bassa di ogni dolciume natalizio
che le capiti a tiro! ◆
Insider
69
FEUDI DI SAN GREGORIO,
DIAMANTE DELL’IRPINIA
L’azienda campana, oltre 4 milioni
di bottiglie l’anno, è un gioiello
di innovazione e tradizione
che da oltre 20 anni
lavora per rivalutare la propria terra
S
S
di Monia Innocenti - ph. Luca Vignelli
ono arrivata a Sorbo Serpico dopo quasi tre ore
di pioggia a dirotto. Ho attraversato paesi che
sembravano nati ieri: perfetti, curati, quasi finti.
E sono davvero nati ieri: dopo più di 20 anni dal terremoto,
l’Irpinia è stata ricostruita. E in cima a tutto questo, oltre al
sole che finalmente si faceva vivo, c’era Feudi di San Gregorio.
Un posto impensabile che si nasconde oltre le colline e,
come per magia, produce vini fra i più buoni d’Italia. Non
è magia però: è passione. È volontà, convinzione, coraggio,
innovazione, genialità, pazienza, sfida.
Feudi nasce nel 1986 proprio per una grande sfida:
riscrivere la storia vitivinicola del Sud Italia, salvaguardare
la tradizione cercandone tutte le potenzialità inespresse.
C’è soprattutto un profondo orgoglio e una forte volontà
di riscatto per tutto il territorio irpino, luogo dove le pietre
preziose sono rare ma eccellenti.
La cantina di Feudi è stupore dall’entrata: l’architetto
giapponese Hikaru Mori vi ha creato una sorta di giardino
zen e in Irpinia davvero non te lo aspetti; gli interni sono
di Massimo e Lella Vignelli, simboli del design italiano.
Tradizione ed innovazione, conoscenza e continua ricerca:
la cantina esprime il contributo tecnologico ed innovativo
al processo produttivo ed è capace di dare più consapevole
coscienza del vino, superando la contraddizione, anche
visiva, della cantina tradizionale. Esempio ne è la sbalorditiva
sala degustazione trasparente, con vista sulle botti.
Innovativi anche i prodotti. Feudi crea nel 2004, con coraggio,
il progetto Dubl, sviluppato con il noto champagnista francese
Anselmo Selosse, che permette la realizzazione, dai vitigni
autoctoni di Falanghina, Greco e Aglianico, di 3 spumanti
metodo classico. È l’unico caso nel Sud Italia. Il Dubl
Aglianico è la novità che cercavamo per le feste natalizie,
un sapore in grado di lasciare davvero il segno. Non poteva
essere altrimenti vista la grande tradizione di questa uva e
l’importanza che ha fra i vitigni del sud.
Una nota per le persone di Feudi, in grado di trasmettere
tutto il bello della loro terra, la forza e la gioia che si ha
quando ci si prodiga per qualcosa che si ama davvero. Dal
giovane AD Antonio Capaldo al maitre del ristorante Marennà
Angelo Nudo; dallo chef Paolo Barrale al fattore che mi ha
accompagnato a scoprire i vigneti, arrampicandosi per strade
davvero improponibili pur di farmi vedere la vite più vecchia
della proprietà. Se non è amore questo… Buone feste! ◆
Ristorante Marennà, luogo di incontro, confronto
e provocazione. Qui l’ospite incontra la tradizione
gastronomica irpina in un ambiente dove si percepisce
subito l’attenzione di Feudi per ogni dettaglio. Cucina
a vista, lini pregiati, texture della pelle, colori intensi si
alternano ai profumi e sapori di una cucina tradizionale e
creativa allo stesso tempo. Wine Bar, situato all’interno del
“Vulcano Buono” di Renzo Piano a Nola. Il wine bar non
è un semplice punto di degustazione ma l’interpretazione
di una raffinata civiltà del bere all’interno di un’architettura
firmata sempre dai Vignelli. Artigianato ed innovazione sono
di nuovo i punti focali: acciaio ma anche pareti e tavoli dello
stesso legno delle barriques, vetro, luci e colori.
Info: www.feudi.it
Insider
Enogastronomia
Insider
Intervista
70
71
Laura Tonatto
L
L
aura Tonatto un naso. Così vengono chiamati
i creatori di profumi, coloro che immaginano,
mescolano e dosano le essenze per far
nascere nuove fragranze. Che sanno come si trasformano,
e creano paesaggi odorosi che si sviluppano col passare
delle ore.
Torinese, ma cittadina del mondo, Laura Tonatto uno dei
più rinomati creatori di profumi, tra i suoi clienti, alla ricerca
di un profumo personalizzato, nomi del mondo dello
spettacolo e della moda, perfino la regina d’Inghilterra,
che l’ha cercata perché creasse un profumo per Buckingam
Palace. Sperimentatrice e studiosa, entusiasta e appassionata,
ha dato una voce aromatica a opere d’arte, personaggi ed
eventi lontani nel tempo o nello spazio, creando installazioni
odorose che riproducono un quadro, l’ambientazione di un
film o un libro, oppure le fragranze usate da personaggi
della storia, come Napoleone o Cleopatra, attraversando i
secoli grazie ai profumi costruiti sulla base di testi antichi.
Laura Tonatto è infatti una studiosa della vita e della storia
degli uomini attraverso il senso più misterioso e primitivo,
quello che si collega all’ipotalamo, sede di stimoli istintivi
e primari, di una memoria emotiva e involontaria. Si tratti
Esiste un profumo ideale?
È diverso per ognuno, quello che ci fa stare bene e ci
rappresenta. Il profumo comunica la presenza di una persona
in uno spazio olfattivo, ha una valenza quasi mistica. Nulla è
peggio che sbagliare fragranza: diventa fastidiosa, repellente.
Bisogna sceglierla in modo molto semplice e istintivo, non
affidandosi a quello portato, per esempio, da un’amica, ma
seguendo un’attrazione spontanea.
Ci sono moltissimi profumi, commerciali e non. Moda,
marketing, prezzo orientano il mercato?
Il pubblico è un buon giudice, sempre più preparato ed
esigente. Cerca il proprio profumo, unico, raffinato, elegante,
ottenuto magari mescolando due fragranze.
di un profumo senza alcol per i bambini, di profumi per
la casa, i tessuti o per la persona, quella di Laura Tonatto
è un’attività di ricerca e studio sull’uomo, una riflessione
sull’olfatto e la sua capacità conoscitiva ed evocativa che
si realizza in Naso e Parnaso, un laboratorio culturale che
spinge l’arte profumiera in diverse direzioni: creare un
aroma speciale per alberghi, inchiostri pregiati, automobili
(o meglio la regina della auto, la Rolls Royce), ricordi del
bel paese e delle sue ricchezze gastronomiche. Fino a dare
l’opportunita a ognuno, di creare un proprio profumo.
Dove nascono i sui profumi?
Le ispirazioni sono ovunque: arte, letteratura, idee, immagini
che si incontrano. In base alla qualità della materia prima e
alla creatività del naso nascono i blend. Ognuno ha il proprio
stile, riconoscibile. I profumi nascono nella testa, a volte
sono creazioni immediate e istintive, altre impiegano anni
per svilupparsi.
Come è strutturato un profumo?
La classica struttura: note di testa, cuore, fondo, si va
perdendo. Il grande profumiere Guy Robert sostiene che per
far un profumo bastano due componenti, e uno è la rosa.
C’è un profumo che avrebbe voluto creare?
Molti dei profumi di Coty, e Mitsouko di Guerlain. È un
profumo con una storia e materie prime straordinarie.
Racconta di fascino, passione e di un amore impossibile.
Dal 1919 è ancora in commercio. Escono circa 600 profumi
l’anno, ma pochissimi sopravvivono: sono senza una vera
ispirazione, mendaci, come quelli ispirati a ricette del ‘700
realizzati con molecole che all’epoca non esistevano.
Come sono cambiati negli anni i profumi?
Ogni periodo storico ha i suoi, legati all’immagine femminile:
nell’ottocento era fragile e da proteggere. Nel 1921 Chanel
volle un profumo che sapesse di donna. Nacque il N.5, una
vera rivoluzione, sia per gli odori intensi e sensuali, sia perché
per la prima volta si usarono tre molecole di sintesi.
Le sue creazioni nascono spesso dalla collaborazione con
altre arti. Può raccontarci queste esperienze?
In questo caso porto a galla quello che è già presente
nell’opera, in modo filologico. Per La Venere di Botticelli a
Tokio, o Il suonatore di Liuto di Caravaggio all’Ermitage le
istallazioni odorose ricreavano l’ambiente e l’atmosfera dei
quadri, nel Flauto Magico di Mozart ho pensato per la regina
della notte un odore nuovo, freddo e sconosciuto.
Filippo La Mantia
E con la cucina?
Olfatto e gusto sono strettamente collegati. Ho avuto
un’esperienza magnifica dai fratelli Rocha a Girona. Ora sto
lavorando con Filippo La Mantia, penso che abbia un olfatto
molto attivo, racconta luoghi rifuggendo da aromi ruffiani,
come aglio e cipolla, ma concentrandosi su sapori veri. La sua
è una filosofia forte, che cerca il sapore puro, perfino nella
proposta degli spaghetti al pomodoro. Abbiamo preparato
due cene, a Torino e a Roma per far incontrare i nostri campi
di lavoro alla pari.
Quale profumo porta?
Amir: ambra e mirra in proporzione variabile ◆
A.D.S.
Insider
Intervista
72
Narrano antiche cronache...
73
Lavati va bene,
ma non è il massimo
dell’eleganza!
Lavatrice d’epoca
Cultura
Donne di ieri - Franca Bassi
Insider
U
“U
PiÙ bianco non si puÒ!
O forse sÌ...
di Roberto Volterri
n bianco che più bianco non si può!”
gracchiava, anni fa, l’altoparlante del
nostro televisore quando andava in
onda un noto spot di un’ancor più nota marca di detersivo per
lavatrici, facendoci venire atroci dubbi su quel fantomatico,
quasi iridescente ‘bianco’ che avrebbe fatto impazzire
qualsiasi pittore che lo avesse voluto riportare sulla sua
tela. Persi subito la speranza di poter indagare a fondo sul
misteriosissimo ‘bianco che ecc.’, ma qualche curiosità mi
venne in mente riguardo all’invenzione della lavatrice...
I marinai di tutto il mondo che avevano necessità di lavare i
loro panni, non avevano di certo alcun problema: mettevano
la biancheria sporca in un sacco di tela resistente, lo gettavano
fuori bordo e lo lasciavano trascinare, per ore e ore, dalla
nave su cui viaggiavano. L’acqua che passava, forzatamente,
attraverso gli abiti, asportava, soltanto per azione meccanica,
lo sporco e restituiva i capi... come nuovi. O quasi...
Passarono i secoli e a qualcuno venne in mente di utilizzare
lo stesso principio - magari in acqua dolce che è meglio! mettendo gli abiti sporchi in una sorta di tinozza in cui una
‘spatola da bucato’ colpiva ripetutamente i capi di vestiario,
strizzandoli ma consentendo poi all’acqua di filtrare di nuovo
tra le fibre per lavarle un’altra volta, e così via. Non era
proprio la ‘lavatrice’ ma ci si avvicinava...
Verso il 1800 a qualcun altro venne in mentre di introdurre la
biancheria in una scatola di legno, rotonda, e di farla girare –
ovviamente a mano - ripetutamente. Madri e volenterose figlie
si davano il cambio per fare girare il manico della ‘lavatrice’.
E questo per ore e ore! No, non ci eravamo ancora...
Poi un certo monsieur Pochon realizzò uno strano aggeggio in
cui la biancheria, prima lavata come appena abbiamo visto e
poi strizzata a mano, veniva introdotta in un cilindro metallico
pieno di piccoli fori e fatto girare, tramite la solita manovella,
sopra... un fornello! Era nato la ‘centrifuga asciugatrice’ che
riempiva di fuliggine le camicie del gentiluomo di turno.
Quando non le bruciava!
Bisogna attendere il 1915 quando in America un motore
elettrico fece ruotare un cestello metallico, riempito a mano
con acqua e detersivo. Era quasi stata inventata la ‘Lavatrice’
anche se gli indumenti venivano tolti zuppi d’acqua e il ‘ciclo
di lavaggio’ finiva solo quando la paziente massaia toglieva
la spina!
Soltanto dopo il 1939 si può parlare di vere e proprie ‘Lavatrici
automatiche’, in cui una sorta di timer elettromeccanico - il
‘transistor’ nacque solo sei anni più tardi - stabiliva i tempi di
lavaggio, i cicli e i livelli dell’acqua. Sì, almeno questa volta
la buona signora di casa veniva aiutata in una delle faccende
domestiche più pesanti e meno divertenti che ci siano. Non
era ancora l’optimum, ma, si sa, bisogna aver pazienza
perché non tutto si può avere subito!
G
G
li abiti lisci, senza disdicevoli, casuali
spiegazzature, da sempre sono apparsi
come una sorta di status symbol, di pulizia,
raffinatezza, eleganza. Caratteristiche queste che designano
però anche il possesso di un guardaroba ricco, raffinato,
elegante e adornato da... mille, ben studiate pieghe. L’umano
ingegno si è allora impegnato, sin dai tempi più antichi, a
risolvere l’importantissima questione.
Già nel IV secolo a.C. , nella Grecia antica, gli abiti venivano
lavadacasa.it
lavanderia a domicilio
Prenota subito,
il ritiro è gratuito
adornati di studiatissime ‘pieghe’ mediante una barra
metallica, cilindrica riscaldata. Era insomma una sorta di
matterello che veniva passato sulla tela proprio per dare
origine, nella stoffa, a quelle belle, eleganti ‘variazioni sul
tema’ che erano più che certa testimonianza del fatto che
chi indossava quella veste aveva di certo a disposizione un
gran numero di servitori adibiti al delicatissimo incarico. I
contadini, le classi meno abbienti non avevano certamente
né tempo ne energie per creare innumerevoli ‘pieghe’ su un
abito destinato a venire indossato per giorni e giorni, magari
durante la semina o il raccolto. Cose da ‘ricchi’ insomma!
Risalendo velocemente il ‘fiume del tempo’ arriviamo al XV
secolo dove le dimore più sfarzose disponevano del cosiddetto
‘ferro a scatola calda’, contenente carbone incandescente,
oppure un mattone preventivamente riscaldato nel fuoco del
camino.I più poveri si accontentavano del ‘ferro piatto’, ovvero
un pezzo di metallo, munito di un semplice manico, che veniva
periodicamente riscaldato sul fuoco e poi passato sulle vesti,
soprattutto per stirarle e lasciare sugli abiti… tutta la fuliggine
raccolta sul fuoco! Nel XIX secolo le abitazioni iniziarono a
venire illuminate mediante lampade a gas: ovvia conseguenza
fu quella di pensare di trasferire tale innovativo know-how anche
i ferri da stiro. Mai idea fu più infelice: fughe di gas, incendi ed
esplosioni suggerirono subito di evitare le agognate pieghe o
gli abiti ben stirati, in attesa di migliore invenzione! ‘Migliore
invenzione’ che venne alla luce il 6 giugno del 1882 quando
il newyorkese Henry W. Weely ebbe l’idea di introdurre una
resistenza elettrica in un ‘ferro da stiro’ che si riscaldava solo
quando era posto su un apposito supporto. A parte il fatto che
le massaie dell’epoca passavano gran parte del loro tempo a
riscaldare il rudimentale elettrodomestico, il successo tardò ad
arrivare perchè l’energia elettrica arrivava solo in pochissime
abitazioni: quelle dei più ricchi, ovviamente. E tutto ciò solo
per poche ore al giorno: dal tramonto all’alba.
Insomma, il ‘ronzio della tecnologia’ veniva zittito dal ‘sole
nascente’!
Fu solo vari anni più tardi che tale Earl Richardson, impiegato
in un’azienda che distribuiva elettricità, convinse gli azionisti
ad allungare gli orari di fornitura dell’energia e le solerti
massaie a provare i ferri da stiro da lui realizzati. Era nato…
il ‘progresso’! ◆
Insider
Cultura
CUBATEA PRESENTA
DONNE CHE VOGLIONO TUTTO
di Rosario Galli
Dal 30 novembre al 19 dicembre 2010
Teatro dell’Orologio - Sala Grande
con
Rosario Galli, Pia Engleberth, Patricia Vezzuli,
Gabriele Galli, Danila Stalteri
Regia Luigi Russo
Costumi Nicoletta Sammartano
Scenografia Giovanni Receputi
Disegno luci Stefano Blasi
Foto di scena Alberto Martinangeli
Organizzazione Carlo Dilonardo
Ufficio Stampa Maura Bonelli per D-MOOD
N
“Donne che vogliono tutto” è soprattutto una storia
di donne, di certe donne, indomabili e in delirio di
onnipotenza, come alcune del mondo dello spettacolo,
paladine e fiere sostenitrici del “figlio a tutti i costi”…
Con la regia di Luigi Russo tornano a far ridere sul palco
i personaggi creati da Rosario Galli. Tutto quello che si
può avere, che si può prendere al volo, senza lasciarsi
sfuggire le occasioni che la vita ti offre. E quando non
te le offre? Cercarsele! Ma lo spettacolo è anche una
storia di uomini che, al contrario, perdono il loro tempo
a parlare solo di… Beh, per scoprirlo venite a teatro a
vedere lo spettacolo…
Info e prenotazioni
06 6875550 http://cubatea.blogspot.com
IL PERIODO CHE VA DA METÁ
DICEMBRE ALL’EPIFANIA È DA SEMPRE
IL PIÚ PROPIZIO PER L’ESERCIZIO
CINEMATOGRAFICO.
ANCHE QUEST’ANNO SARANNO
LE COMMEDIE ITALIANE A DOMINARE
LE SALE MA NON MANCHERANNO
LE PROPOSTE INDIRIZZATE
AL PUBBLICO PIÚ GIOVANE
di Alberto M. Castagna
N
on se la passa poi così male, il cinema,
nonostante i tagli alla cultura e le
conseguenti proteste che hanno suscitato
tra gli operatori del settore, con tanto di serrata delle sale
(e dei teatri) il 22 novembre scorso. I dati di ottobre parlano
di una crescita degli spettatori del 36% in più rispetto allo
scorso anno con conseguente aumento degli incassi. Sarà
tuttavia il periodo delle feste natalizie il vero banco di prova
per gli esercenti, per i quali gli incassi tra dicembre e gennaio
rappresentano una fetta consistente degli introiti dell’intera
stagione. Da metà dicembre e fino all’Epifania, si recherà al
cinema anche chi non vi ha mai messo piede durante l’anno
e dunque i distributori non possono e non debbono sbagliare,
pianificando con largo anticipo le uscite che possano
accontentare il pubblico cosiddetto “popolare”. Che non
mancherà, anche quest’anno, di riversarsi nelle sale dove è in
programma il tradizionale “cine-panettone” con Christian De
Sica che quest’anno si chiama Natale in Sudafrica e nel cast
include, oltre all’attore romano, anche Giorgio Panariello,
Belen Rodriguez e Laura Esquivel, quest’ultima beniamina
dei giovanissimi telespettatori che non si perdono una
puntata della soap opera argentina della quale è protagonista
“Il mondo di Patty”. A contrastare la corazzata di Aurelio De
Laurentiis, almeno per quanto riguarda il cinema italiano, ci
saranno però anche Aldo, Giovanni & Giacomo con il loro
La banda dei Babbi Natale, Silvio Muccino con Un altro
mondo e persino Sergio Castellitto, tornato alla regia a sei
anni da “Non ti muovere” per una commedia scritta insieme
alla moglie Margaret Mazzantini, La bellezza del somaro.
Non mancheranno, naturalmente, pellicole internazionali
di generi diversi, per accontentare tutti i gusti e tutte le età.
Quelle dei bambini, soprattutto (vedi sotto) che tra richieste di
popcorn, bevande e gadget vari sono gli ospiti più graditi…
IL NATALE DEI PIÚ PICCOLI
(E GENITORI ANNESSI)
Fino a qualche anno fa c’era solo la puntuale riedizione di un
classico Disney ad intrattenere il pubblico dei più piccoli durante
le festività natalizie. Ma ora che i bambini sono diventati tra gli
spettatori più assidui (e redditizi) delle sale cinematografiche,
le offerte del periodo si sono ovviamente moltiplicate. Il Natale
in 3D, quest’anno, sarà ad esempio Megamind, il nuovo film
d’animazione targato Dreamworks che esce prudentemente
qualche settimana dopo il disneyano Rapunzel – L’intreccio
della torre, ad evitare uno scontro rischioso per entrambi.
Come Megamind uscirà lo stesso 17 dicembre anche il terzo
episodio delle Cronache di Narnia, Il viaggio del veliero
mentre una settimana dopo, il 22 dicembre, sarà il turno del
film di animazione belga Le avventure di Sammy – Il passaggio
segreto, che segue la lunga e avventurosa vita di una tartaruga
marina dal 1959 ad oggi ◆
Enrico Camerini
Sala Baldini - P.zza dei Campitelli, 9
(Teatro di Marcello)
Domenica 12 Dicembre 2010 ore 11
Mozart - Sonata K.331”Alla Turca”
Beethoven - Sonata op.27 n.2 “ Chiaro di Luna”
Mendelssohn - Romanze senza parole
Variations sérieuses
Introduzione all’ascolto
di Alexandra Solea
Informazioni
Tel. 06 35453120
M usica appuntamenti
Teatro appuntamenti
A NATALE,
OGNI FILM VALE
77
Leggiamo in dolce relax
...per il periodo delle feste ecco dei libri piacevoli da leggere
e sfogliare rilassati, magari con una tazza di te speziato
e una bella musica di sottofondo…
per regalare e regalarci dei momenti piacevoli lontani
dalla fretta con le persone che amiamo o con noi stessi... AUGURI
l’uomo che inventò
se stesso
LA PAZZIA DI DIO
Autore: Luigi De Pascalis
Autore: Emilio Ravel
Merry Christmas
Csaba dalla Zorza ci racconta le idee e lo stile per vivere il Natale, il momento più
coinvolgente dell’anno. Organizzato in sei capitoli, dalle ricette alle decorazioni,
al modo in cui ricevere e far sentire gli ospiti a proprio agio, Merry Christmas è un
libro piacevolissimo da sfogliare ma anche da regalare come gradito pensiero.
Tutto il sapore e le tradizioni dell’inverno nordico racchiusi in un libro. Per celebrare
la stagione più fredda dell’anno, tante idee curiose e suggerimenti originali, che
riscalderanno la casa e permetteranno di “colorare” e rendere unici i momenti
trascorsi con parenti ed amici tra le confortevoli mura domestiche. Ma, soprattutto,
innumerevoli spunti per festeggiare il Natale in modo creativo con candele, fiori,
centrotavola, profumi e biglietti di auguri.
Un libro dedicato alla tavola delle feste, con oltre 350 ricette e 150 fotografie, per
cucinare e far assaggiare tante cose buone…. perché anche il cibo è un dono.
Autrice: Csaba dalla Zorza
Casa editrice:Luxury Books
se un giorno dovessi sparire
Paola Dallolio è nata a Singapore. Vive e lavora a Milano. “Se un giorno dovessi
sparire” è il suo primo romanzo.
“Tutto, in realtà, mi appariva strano, quell’atmosfera fantasma in cui eravamo
immersi ormai da giorni mi sembrava strana, nessuno era più passato a trovarci;
nebbia, ovunque mi girassi c’era nebbia, era sconfortante, no, era emozionante, non
avrei dovuto più lamentarmi; Gustave diceva che non bisognava mai lamentarsi,
qualunque istante della giornata era il migliore istante possibile, bisognava accettare
con il sorriso sulle labbra tutto quel che ci veniva dato, amare la nebbia quanto il
sole, bisognava smettere di pensare, bisognava sempre e solo gioire. E io, in vita
mia, non avevo mai gioito tanto. Qualcosa tuttavia mi sfuggiva...”
Autore: Paola Dallolio
Editore: La Tartaruga
di Laura D’Ambrosio
Insider
Libri
Mostre
78
TERRE VULNERABILI
A GROWING EXHIBITION
Paesaggio montano
Milano - HangarBicocca
22 ottobre 2010 - 22 gennaio 2011
resort
Insider
Nei rinnovati spazi di HangarBicocca in via Chiese, 2 (ricavati dall’ex edificio
industriale Ansaldo) riaperti dopo un’ulteriore ristrutturazione e ora dotati anche da
un bistrot e un art book, il visitatore viene accolto dalla monumentale installazione
Sequenza di Fausto Melotti che fa da quinta teatrale all’ingresso di questo ampio
hangar destinato alle grandi mostre. Da ottobre si può ammirare la prima mostra del
progetto Terre Vulnerabili, una growing exhibition che segna la direzione artistica di
Chiara Bertola all’HangarBicocca. Una mostra fortemente innovativa, sia per le opere
realizzate site specific sia per la modalità di esposizione che sarà seguita da altre tre
mostre che si svilupperanno su un periodo di otto mesi, su quattro fasi come quelle
lunari, per un totale di trenta artisti internazionali ed altrettante opere.
L’ultima ‘fase lunare’ della mostra chiuderà il 22 maggio 2011.
Info: www.hangarbicocca.it
MOSTRE
di Alessa
n
dra Vitto
ria Fanell
i
PENSARE SENZA TESTA
Milano - Farahzadart Gallery
fino al 31 dicembre 2011
L’artista Behnam Ali Farahzad di origine persiana ma da tempo residente in Italia,
ha aperto a Milano nell’elegante area di piazza della Repubblica, un proprio
spazio d’arte con proposte che sembrano perdersi tra segni e immagini come
questa scultura ‘Pensare senza Testa’ rivestita da specchietti asimmetrici originali
utilizzati in Iran per le loro architetture, in esposizione fino al 31 dicembre 2010.
‘Pensare senza testa’ è nell’animo dell’artista un pensiero costante; la toglie e la
rinchiude metaforicamente nell’armadio per sentire il corpo più leggero così che
possa riprendere il suo cammino da solo sgombro da ogni pensiero: un corpo
finalmente libero ‘dalla testa’ che ha trovato la pace e che riprende tranquillamente
il suo cammino al d fuori dai sensi, dalle emozioni e dalle sovrastrutture. Stimolante
punto d’incontro di artisti e critici d’arte multietnici Farahzadart Gallery è aperta a
tutte le forme espressive d’arte con proposte multiculturali e performance live che
hanno sempre come comune denominatore ‘il viaggio’, una specie di zona franca
tra vita reale e realtà del sogno.
Info: www.farahzadart.com
reGENERATION.
Fotografi di domani
Milano - Galleria Carla Sozzani
fino al 9 gennaio 2010
La Galleria Carla Sozzani, un concept store situato in corso Como 10, fondato e diretto da Carla Sozzani,
una celebrity di spicco nel mondo del fashion internazionale di moda, fotografia, arte, musica e design,
festeggia i suoi primi 20 anni con un’interessante mostra di giovani fotografi provenienti dalle scuole
di fotografia più prestigiose del mondo. Quale sarà il futuro della fotografia? Quali tendenze saranno
vincenti e le nuove generazioni che idee proporranno? Rivoluzione o restaurazione? Con reGeneration
si cerca di dare una risposta a queste domande e di far emergere il talento dei fotografi delle nuove
generazioni. In reGeneration non vi è discriminazione di generi, di attitudini, di scelte, di tecniche e
processo, piuttosto il complesso delle opere esposte in galleria rappresenta una significativa panoramica
del fare fotografia oggi per il domani, dove ogni autore si distingue per l’originalità della propria analisi e
per la capacità di risolverla visualmente.
Info: www.galleriacarlasozzani.org
L
a calda atmosfera di un cottage
in cui trascorrere le fredde serate invernali, un riparo intimo
e confortevole da cui guardare
la campagna romana che si trasforma e si prepara ai mesi più rigidi.
Come in un rifugio di montagna, ma
a un passo dalla città, nel silenzio di
un paesaggio suggestivo immerso nella natura. Sembra un miraggio per chi
vive giorno dopo giorno una quotidianità fatta di ufficio e traffico cittadino.
Ma non lo è: nel parco di Veio, un residence ospita 46 appartamenti perfetti
per chi ha bisogno di una sistemazione temporanea, durante un trasloco o
una ristrutturazione, o per chi si trova
in città solo per qualche settimana magari per lavoro, ma ideali anche per
per una vacanza appena fuori porta o
chi decide che, pur non volendosi allontanare completamente dalla propria
rete di amicizie, impegni e abitudini,
preferisce svegliarsi nella natura, tra
animali, laghetti incontaminati e il fruscio degli alberi che circondano questi
piccoli casali dal sapore inglese. Pensati per assicurare comfort e tecnologia con wi-fi, climatizzatore, allarme,
fax, parcheggio, lavanderia, servizio di
recapito posta... e un giardinetto privato davanti all’ingresso, dove godere
di una dose extra di relax e serenità,
che nella bella stagione si arricchisce
anche di una piscina in cui si rispecchia una vegetazione rigogliosa. Sono
piccoli cottage carattarizzati da una rustica eleganza, a pochissimi chilometri
dalla città, collegati anche mediante
una navetta che porta alla stazione che
dalla Giustiniana arriva a San Pietro e
assicura un trasporto lampo: solo venti minuti per arrivare in centro. Intorno
agli appartamenti solo quiete e l’offerta
della struttura: bisteccheria, ristorantepizzeria, e l’eleganza del ristorante Il
Picchio Rosso. Per un soggiorno indimenticabile.
veio residence resort
Via della Giustiniana, 906
Tel. +39 0630207264 - +39 0630361782,
Fax +39 0630363148
[email protected]
www.veioresidence.com
LA STORIA DEL PRESEPE
Piazza di Spagna; scalinata Santa Maria Maggiore;
cappella Sistina; Santa Maria del Popolo;
Sala del Bramante, Mostra dei 100 presepi;
Piazza San Pietro
Associazione Italiana Amici del Presepio, www.Presepio.it
Il presepe, rappresentazione figurata della Natività del Cristo, affonda le sue radici
nella notte dei tempi. Sulla scia della narrazione degli evangelisti, scene raffiguranti
la natività comparvero dal III secolo in poi nelle catacombe, sui paliotti d’altare, nei
rilievi, nei mosaici e nei dipinti.
Alle figure della Madonna e di San Giuseppe adoranti il Bambino, vennero affiancati
il bue e l’asinello, simboli dei popoli pagano e ebraico, e i Magi, tre re orientali che
dai tempi di papa Leone Magno, simboleggiano le tre età dell’uomo o le tre razze
in cui, secondo la Bibbia, si divide il genere umano (semita, giapetica,e camita). A
Gesù, i Magi portano incenso, mirra e oro per la sua natura di dio, uomo e re .
Ambientata in una grotta o in una capanna (Giuseppe e Maria trovano rifugio in
una stalla) la scena della natività è dominata dalla mangiatoia nella quale è adagiato
il Bambino: intorno i pastori simbolo dell’umanità intera.
Fu Francesco d’Assisi a realizzare il primo presepe vivente, quello a cui si ispirano i
presepi nelle nostre case. La notte di Natale del 1223, in un bosco presso Greccio,
riuscì a far rivivere l’emozione della nascita del Cristo, portando personaggi reali in una
grotta, coinvolgendo tutti nella rievocazione dell’antico fatto. E quel presepe divenne
fonte d’ispirazione per gli artisti tra Due trecento da Giotto ad Arnolfo di Cambio.
Diffusasi prima in Toscana, l’usanza di raffigurare la natività nelle chiese arrivò
nel regno di Napoli grazie a Carlo III di Borbone. La scena si arricchì di notazioni
naturalistiche, vennero inseriti scorci cittadini con personaggi e scene di vita
quotidiana. Le statue vennero impreziosite da elementi decorativi e presero vita
grazie a marchingegni meccanici. In legno, in cartapesta con l’anima di ferro, in
gesso, in terracotta o porcellana i personaggi del presepe sono di cera nel Settecento
siciliano. Con l’Ottocento il presepe si diffonde nelle case divenendo, in alcuni
occasioni, motivo di competizione, come a Roma, dove i Forti lo realizzeranno
sulla Torre degli Anguillara o i Buttarelli in Via de’Genovesi.
MOSTRE
Il mondo dei bambini a portata di mano
M
di Laura
Feste a tema in costume, Baby Park, Magia Bimbi, Teatrino Burattini, Truccabimbi,
Ballon Art, Dj e Baby Dance, Gruppo Musicale per bambini, Ambientazioni di Eventi
IL “BIANCO” A TAVOLA
LA MAIOLICA ITALIANA TRA 1500 E 1600
Noleggio Gonfiabili per interno ed esterno, macchine per POP CORN,
zucchero filato e crepes, neve, fumo e bolle di sapone
Musei Capitolini
Via Santa Cornelia, 5/A - Formello (zona industriale) tTel. 069075339 twww.videomartin.it t [email protected]
[email protected]
20 ottobre 2010 - 16 gennaio 2011
Bella e interessante la mostra che ai Musei Capitolini racconta la storia della
maiolica italiana tra XVI e XVII secolo, famosa per i “bianchi” di Faenza, prodotti
innovativi per la forma, il tipo di smalto e la decorazione a pennellate rapide e
sintetiche. Nota in Europa con il nome faïence per il suo luogo d’origine, questo
tipo di maiolica è caratterizzato da una superficie bianca, coprente dovuta all’uso
di uno smalto corposo e più bianco rispetto a quello usato in passato, una vernice
capace di coprire completamente il biscotto (la forma in terracotta) appena uscito
dal forno e dare alla maiolica brillantezza e luminosità uniche, oltre che garantire
un maggior senso di pulizia.
La mostra, che raccoglie circa 130 maioliche provenienti dai maggiori musei e da
collezioni private, è ordinata in sezioni legate alla distribuzione geografica delle
aree di produzione italiana, prima fra tutte quella dell’Emilia Romagna con Faenza.
Concentrate nell’Italia centrale nel XVI secolo, le officine di produzione si diffusero
in molte altre regioni italiane con caratteristiche decorative autonome. Accanto
a opere di celebri botteghe e di famosi maestri, sono esposti lavori meno noti,
ma utili a documentare la capillare diffusione dei bianchi in Trentino, Lombardia,
Veneto, Liguria, Marche, Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzo, Puglia, Campania,
Calabria, Molise, Basilicata, Sicilia e Sardegna.
o c ci
Insider
82
AGRIFOGLIO
L’albero di Natale
alternativo
di Angelo Troiani
G
G
PUNTI VENDITA SUPERCOSE
Via Cassia, 2019 - Tel. 0630884600/9
Via A. G. Bragaglia, 100 (zona Olgiata) - Tel. 0630888390/3
www.supercose.it
enere che comprende oltre 400 specie di
alberi, arbusti sempreverdi e decidui, originari
dei boschi delle regioni tropicali, sub tropicali
e temperate, coltivati per le foglie particolarmente eleganti
e gradevoli alla vista e per le bacche vivacemente colorate,
fioriscono nella tarda primavera e mantengono la fioritura
fino a metà estate, singolarmente o a mazzetti.
Generalmente di colore bianco o crema, i fiori si differenziano
in maschili e femminili e sbocciano in piante separate,
entrambi necessari per la fruttificazione. In climi temperati
fruttificano in tardo autunno. Le bacche sono rosse o nere,
talora bianche, arancio o gialle. Questo arbusto tipicamente
invernale è uno dei simboli del Natale e delle feste di fine
anno. Il nome scientifico è ilex aquifolium e la famiglia di
appartenenza è quella delle aquifoliacee. Ha foglie coriacee,
con contorno spinoso, lucide e cerate nella parte superiore,
opache e verde chiaro in quella inferiore. Preferisce una
esposizione soleggiata. Il suo frutto è una drupa carnosa
colorata, gradita agli uccelli. Il suo legno è usato per delicati
lavori di artigianato. Adoperata per le composizioni natalizie
oggi è annoverata tra le specie protette.
Molte sono le leggende che riguardano questa pianta,
provenienti specialmente dai paesi nordici. La più conosciuta
è quella che narra di un bambino che andando nei boschi per
raccogliere della legna, un giorno inciampò in una piantina
con le foglie irte di aghi, cadde a terra e si punse in diverse
parti della mano. Poiché provava un dolore fortissimo egli si
mise a pregare il Dio del bosco, il quale gli mandò un elfo
per curarlo e per riconoscenza delle sue preghiere gli fece
trovare sulla pianta che lo aveva punto delle meravigliose
bacche rosse. Ancora oggi quel bosco è meta di visite. In
antichità inoltre veniva utilizzata come pianta scacciaguai ed
era solito trovarla presso gli ingressi delle abitazioni.
Nel sud america con una specie di agrifoglio si ricava un
ottima bevanda chiamata “mata”. Le specie più conosciute
sono ilex aquifolium amber, con bacche gialle; ilex aquifolium
new Silver, con fogliame giallo/verde e bacche rosse; ilex
crenata, con foglie verdi e bacche nere e ilex aquifollium
Ivory, con foglie verdi e bacche bianche ◆
[email protected]
85
SOLE,
ANCHE IN UNA STANZA
SENZA FINESTRE
Che ne direste di illuminare una stanza buia, senza finestre,
con una bella luce senza utilizzare nemmeno una lampada?
Ce la possiamo fare, se utilizzeremo il “Tunnel Solare”
creato da Ross Lovegrove
di Antonella Pirolli ­­­­­­­­- ph Velux
Il sole arriva quindi in una stanza della casa o dell’ufficio,
anche dove non ci sono finestre. Un vero e proprio lampadario
senza lampada, quasi una scultura organica, morbida ed
essenziale, ed oltretutto bio-inspired, secondo i canoni più
cari a Lovegrove.
Il “Tunnel Solare” è costituito da una canalizzazione
altamente riflettente, ricoperta internamente di “Miro-Silver”,
un materiale che aumenta la capacità di diffusione della luce
di oltre il 98% , anche con un qualsiasi angolo di incidenza
dei raggi solari.
Esso convoglia i raggi dal tetto e li restituisce come luce
all’interno della casa. La luce naturale viene distribuita
nell’ambiente grazie al particolare diffusore a goccia che può
essere regolato a piacere in modo da modificare l’intensità
luminosa. All’esterno si presenta come una qualunque
finestra o cupolino Velux; l’installazione è semplice e non
richiede più di poche ore.
S
S
i tratta della prima lampada a luce naturale,
disegnata per la “Velux” da uno dei più grandi
esponenti del Green Design . È un nuovo tipo
di illuminazione, che utilizza magistralmente la luce solare,
creata dal celebre e innovativo designer britannico, Ross
Lovegrove appunto, che ci stupisce ancora una volta con il
suo ultimo e affascinante progetto.
Non ci sono pannelli fotovoltaici, non c’è la presenza di led
o di altri elementi che richiedono consumi energetici, ma
un dispositivo estremamente semplice: un vero e proprio
tunnel-percorso, capace di trasportare la luce naturale del
sole direttamente all’interno della casa, esattamente dove più
serve. E inoltre è un elemento di arredo elegante e d’effetto,
facilmente utilizzabile in tutti gli ambienti.
Ross Lovegrove
Questo particolare sistema di illuminazione ha ricevuto il
prestigioso Red Dot Award 2010 nella categoria Best of the
Best 2010!! Esposto al Fuorisalone, ha ricevuto ovazioni da
tutti, affascinati dall’effetto naturale e intenso che regala.
Lovegrove non ha inventato nulla di nuovo, ma ha donato
poesia ed unicità ad un sistema ancora poco conosciuto;
inoltre, l’uso consapevole e tecnologicamente avanzato della
luce naturale, aiuta notevolmente a migliorare le qualità
energetiche e ambientali degli edifici.
Infatti, la luce naturale ha un ruolo fondamentale nella
definizione degli spazi: aiuta a percepire volumi e arredi
in modo corretto, ma soprattutto contribuisce al benessere
di chi usufruisce di quegli spazi. La luce naturale ha
infatti effetti positivi sul fisico e sullo stato d’animo delle
persone e garantisce uno spettro luminoso completo. La
luce artificiale invece spesso provoca un’alterazione nella
percezione dei colori ed un affaticamento della vista. Per
questo la qualità luminosa di una stanza è determinata
dalla luce solare che riceve ◆
Insider
Architettura
87
PERGOLE E STRUTTURE PER ESTERNI
Via di Santa Cornelia, 5 - Zona Industriale Formello (RM)
Tel. 06 90400430 - Fax 06 90405016
[email protected] - www.sunshop2.it
Brazil,
scultura
che passione
di Delfina Giannattasio
D
D
al 1995, un certo numero di esposizioni
dell’opera dello scultore francese Rodin
si trovano in Brasile a Rio de Janeiro,
Sao Paulo, Recife e Salvador de Bahia.
Il loro successo presso il pubblico ha portato a istituire un
progetto più ambizioso: la creazione di un museo RodinBahia. Questo accordo di cooperazione si iscrive nel quadro
di una politica di decentralizzazione culturale a livello
internazionale. Il governatore dello stato di Bahia, sceglie
il Palacete das Artes di Salvador come residenza del futuro
museo.
Sono 62 le sculture selezionate, tra le quali Le Baiser et Le
Penseur, che sono state date a disposizione per la durata di
tre anni allo stato di Bahia. Il museo Rodin di Parigi ha preso
carico del restauro dell’insieme delle sculture, mentre lo stato
di Bahia ha assicurato il restauro del parco e del palazzo
destinato a ricevere la collezione, l’allestimento museografico
e il funzionamento del museo. Inoltre l’acquisto di diverse
repliche in bronzo del museo Rodin di Parigi, ha permesso di
trasformare il giardino in un parco di sculture.
La modernità del giardino e dell’estensione del museo
mantengono il carattere innovativo dell’opera di Rodin, che
si sposa perfettamente al luogo e all’architettura. A ricevere
il visitatore all’ingresso del museo è una delle sculture più
famose dello scultore francese: Le Baiser. Partendo dalla
coppia di innamorati, è possibile conoscere una parte
importante delle studio sulla Porte de l’Enfer, opera che
lo scultore lasciò incompiuta, ma che generò altre opere
importanti come Le Penseur e La Meditation, anch’ esse
esposte al Palacete das Artes.
Una tappa decisamente immancabile ed unica: un insieme
di arte, verde, scultura, architettura, nel cuore di una città
magnifica come è Salvador ◆
rivenditore autorizzato
La ditta Sun Shop dal 1987 opera nel settore delle tende da sole, strutture per esterno in
legno, ferro e alluminio, tende tecniche e arredo per esterni.
Maturata grande esperienza, sempre alla ricerca di soluzioni innovative, è oggi in grado di
proporre e consigliare i migliori prodotti del mercato, in quanto affianca all’alta qualità, la
sicurezza e la durata nel tempo.
Valutando le vostre esigenze e le dimensioni degli ambienti da proteggere, riesce a trovare
la soluzione più soddisfacente, tenendo conto che alla cura dei rapporti esterni è addetto
personale qualificato.
Insider
89
Insider
Design
Barovier & Toso modello Exagon
Visionnaire modello Atlantis
Edra modello Flap
T
DESIGN
SOTTO L’ALBERO
Se i sogni son desideri
sotto l’albero
l’arredo delle feste
diventa luminoso
di Alessandra Vittoria Fanelli
T
rasparenze, cristalli, rivestimenti dorati,
volumi importanti, linee morbide, tutto
concorre a celebrare il periodo per
noi più importante dell’anno: il Natale e il Capodanno.
Un’occasione che molte aziende dell’arredo contemporaneo
colgono al volo per proporre soluzioni di design tutte orientate
a rendere più luminoso e affascinante questo periodo.
Swarovski
E sotto l’albero allora allunghiamoci su Flap, splendido divano
che non può mancare in una casa votata all’accoglienza.
Pensato da Francesco Binfarè per Edra, una delle più note
aziende di design contemporaneo, Flap, ora rivestito per i
giorni di festa in pelle dorata, grazie ad un meccanismo che
offre ben sei differenti posizioni può diventare, completamente
aperto, un enorme letto di strana forma mentre con le varie
inclinazioni può essere una chaise longue da conversazione
e ovviamente ideale per aprire i pacchetti posti sotto l’albero,
anzi sotto lo sfavillante alberello di cristallo Swarovski.
Ha invece il fascino e il richiamo magico della notte il
divano barocco Butterfly rivestito in velluto di Visionnaire.
Morbido e avvolgente Butterfly ci invita a sognare, non
dopo aver cenato sull’elegante tavolo Atlantis, dal ripiano
trasparente e luminoso, sempre prodotto da Visionnaire.
E ancora, per rendere più luminose le giornate di
festa ecco il prezioso lampadario a soffitto Exagon di
Barovier & Toso realizzato da foglie di loto trasparenti e
impreziosite da piccole scaglie d’oro che fluttuano nello
spazio illuminate da led che ne evidenziano il profilo.
Ma anche nella sala da bagno, con la collezione Chérie firmata
Cisal, realizzata con le finiture cromo e oro si percepisce il
senso delle feste. Chérie è infatti un nuovo programma per
l’ambiente bagno completo e interpretato in chiave moderna:
praticamente una collezione che unisce ad un nuovo linguaggio
espressivo elementi di design e dettagli di gusto neoclassico.
Cisal collezione Chérie
Visionnaire Butterfly Living Room
Insider
Design
90
91
Christofle Pleat ecal Delphine Frey
Per i più piccoli invece si gioca con il colore attraverso
un guardaroba pensato per loro dal titolo romantico,
La Casa Lungo il Fiume progettata dallo Studio Salvati di
Milano e realizzata da Atelier Zav. Un’intrigante “frottage
poetico cromatico” elaborato da segni infantili per una
collezione di arredo e complementi d’arredo molta
allegra e pensata per un viaggio magico. Con La Casa
Lungo il Fiume i bambini possono giocare a nascondino
in attesa che arrivi Babbo Natale con un pacco di doni.
Invece per appendere i propri abiti ecco Caccia Grossa che
reinterpreta i trofei dell’ultimo safari, divertenti e originali
per una casa spiritosa. Realizzati in acciaio inox lucido con
retro in metacrilato Caccia Grossa, progettata da Habits
composta da due giovani designer under 33 Innocenzo
Studio Salvati AtelierZav-La casa lungo il fiume
Christofle Extra Large Champagne Bowl Belle Epoque
Rifino e Diego Rossi, fanno parte Gspot, una nuova società
che lavora con le più importanti griffe internazionali
dando vita a oggetti di design e complementi d’arredo
non convenzionali, inediti e rigorosamente Made in Italy.
Ma per festeggiare brillantemente il nuovo anno come
non brindare con una bottiglia di champagne della maison
Perrier Jouet immersa nel raffinato portabottiglie in argento
realizzato da Christofle, simbolo del lusso e dell’eleganza per
la tavola e la casa? Un concetto di ‘Art de Vivre’ che ben si
addice alle nuove proposte di questo marchio prestigioso
che nella sua boutique situata nella centralissima via Bocca di
Leone 72 a Roma presenta le ultime proposte della raffinata
maison francese. E quindi brindiamo con le bollicine dando
il benvenuto al 2011 ◆
Gspot modello Caccia Grossa
Insider
Insider
Design
92
ARKIANE
www.arkiane.fr
Le forme senza tempo di Kephren
Una forma senza tempo, un nuovo modo di concepire il
camino, senza canna fumaria. Con “Kephren” potrete godere
della bellezza e del calore del fuoco, evitandovi il fastidio
del fumo. Questo grazie a un meccanismo di aspirazione
formato da quattro tubi nascosti.
Icoya, la farfalla di fuoco
Gli antichi Inca veneravano la dea della natura Icoya, regina
di rinascita e bellezza simboleggiata dalla farfalla. Proprio a
questo personaggio e all’animale che lo rappresenta, Arkiane
ha dedicato il camino “Icoya”, disponibile nelle versioni da
incasso e da parete.
L’antico fuoco di Yàn-Li
Una fiamma stilizzata che evoca in tutto e per tutto la
magia del fuoco, la sua plasticità e il suo fascino mistico. Il
design di “Yàn-Li” è dato dall’unione di tre forme, ciascuna
rappresentata da un materiale e da un colore differente, che
vanno a intrecciarsi tra loro.
Yàn-Li
Lantern
Icoya
Tulip
Nuovi camini per Babbo Natale
ECOSMART FIRE
Tecnologici, innovativi e raffinati:
i camini di design sono belli da vedere,
Forse solo un po’ difficili da discendere...
Q
di Valentina Falcinelli
Q
Tower
uest’anno ricordatevi di lasciare una finestra
aperta, altrimenti Babbo Natale non saprà
proprio come entrare in casa vostra per
lasciarvi i regali. Sì, perché se avete deciso di cambiare
camino e al classico modello, cornice in pietra e generosa
canna fumaria, ne preferite uno di design, innovativo nelle
forme e nelle funzionalità, non avrete altra scelta. Una
finestra aperta nottetempo poi, con il caldo sprigionato da
uno dei caminetti che vi proponiamo in questo numero, non
vi distoglierà in alcun modo dal tepore del vostro letto.
Reflex
BIÒ FIREPLACE
www.biofireplace.it
Linea Quadra: una vera opera d’arte
Il fuoco come un’opera d’arte, il camino come il quadro
che la incornicia esaltandone il prestigio. “Quadra” è una
collezione da parete che punta tutto sulla varietà di colori e
finiture.
Tulip, il caminetto che sboccia
Disegnato da Matteo Ragni e ispirato alla natura, “Tulip” ha
tutte le carte in regola per diventare il fiore all’occhiello di
ogni ambiente. Le sue forme morbide e delicate lo rendono
una sorta di scultura che sboccia dal pavimento.
Le impalpabili trasparenze di Reflex
Illusioni ottiche, trasparenze, geometrie pure e giochi di
volumi, in una sola parola: “Reflex”. Anche questo modello è
stato progettato dal designer Matteo Ragni.
La linea Light e tutto il dinamismo del fuoco
“Cerchio”, della linea “Light”, è un camino dall’aspetto leggero
che permette di ammirare il fuoco in tutto il suo scoppiettante
dinamismo da più punti di vista. Personalizzabile nei colori e
nelle forme della cornice in vetro temperato, questo modello
porta la firma di Michele Alcool.
HORUS
www.horusbio.com
Il gioco di incastri di Tetris
“Tetris” è molto più di un biocamino: è un tavolino avandivano, un oggetto d’arredamento, l’anima del focolare
domestico. Realizzato in acciaio inox è caratterizzato da una
struttura a piani sfalzati, ruotabile e personalizzabile.
LCD e lo spettacolo della fiamma
Mettetevi comodi sul vostro divano, abbandonate il
telecomando e sintonizzatevi su un vero, meraviglioso
spettacolo: quello che arde all’interno dell’anima di “LCD”.
Questo caminetto da parete in acciaio inox si compone di
corpo bruciatore e lastra di vetro che protegge la fiamma.
Flower e i suoi petali di lamiera
Il fuoco che arde, il fuoco che plasma le forme. Come quelle
della lamiera di acciaio che compone la cornice di “Flower”,
caratterizzata da petali ritorti e disponibile nei colori rosso,
fucsia e bianco a contrasto tra interno ed esterno ◆
www.ecosmartfire.com
Tower, una moderna “padella romana”
All’epoca della Roma Antica, fuori dalla case nobiliari spesso
venivano apposte delle luci, le “padelle”, che simboleggiavano
lo status delle famiglie che vi abitavano. I designer Celeste
dell’Anna e Simona Righi, riprendendo quelle stesse forme,
hanno progettato per EcoSmart Fire “Tower”, un camino da
esterni a dir poco meraviglioso.
Tutto il design, dalla A a... Zeta
Vincitore del Design Award 2009, Zeta è un prodotto
dall’estetica di forte impatto. Questo originale camino è stato
progettato da John Dimopoulos e nasce dalla ben riuscita
fusione tra legno, cuoio e acciaio inox. Come tutti gli altri
camini EcoSmart, Zeta è alimentato a bioetanolo liquido, un
biocarburante rinnovabile.
Lantern, la lanterna a intaglio
Lanter è la lanterna da esterni progettata da Marc Philipp
Veenendaal, realizzata con una particolare tecnica a intaglio
che gli dona un’immagine altamente “drammatica”. Questo
particolare caminetto, perfetto per animare pool party, si
alimenta a etanolo denaturato.
LCD
Tetris
Insider
94
95
DESIGNER
A DOPPIO SENSO 2
D
Continua
il nostro viaggio
nel mondo del design
con gli artigiani
EMILIANO BRINCI
E FRANCESCA SOLUZIONI
di Valentina Falcinelli
FALEGNAMERIA
ARTIGIANALE
elementi d’arredo
francesco amoroso artigiano
DI.EFFE Arredamenti Srl
7JB(.5FSSFOJ3PNBrtrfrcrGSBODFTDPBNPSPTP!NPOEPRVCPJU
WWW.MONDOQUBO.IT
D
a cosa nasce la tua passione per il
design?
Da bambino, quando mio nonno
mi disse: “Se hai bisogno di qualcosa costruiscitelo”, ho
capito che individuare un bisogno e trovare la soluzione per
risolverlo era quello che avrei voluto fare nella vita.
Qual è stato il tuo percorso formativo?
Io e Francesca siamo il corpo e l’anima dell’Atelier
Designtrasparente, nato dall’esigenza di unire le nostre due
menti curiose in un progetto comune. Ci siamo conosciuti
nel 2004, quando per motivi di lavoro abbiamo cominciato
a collaborare sporadicamente. Io progettavo stand per un
società di Roma, Francesca aveva invece aperto da poco
il suo laboratorio di lavorazioni di materie plastiche. Due
percorsi progettuali diversi, ma con molti punti in comune.
Abbiamo capito di essere due artigiani/designer per via della
nostra doppia personalità: una creativa e libera da vincoli di
ogni tipo, contrapposta all’altra più pratica, che ci obbliga
a sottostare a regole precise e severe che sono quelle del
mondo produttivo.
Quale personaggio del mondo del design ha “influenzato”
i tuoi lavori e il tuo modus operandi?
Penso che Bruno Munari sia uno dei personaggi chiave del
nostro approccio progettuale, insieme ovviamente ai grandi
maestri come Mies van der Rohe, Le Corbusier, Charles Eames,
Rietveld e i più contemporanei Starck, per il suo approccio
“giocoso” al design e il modo tutto nuovo di comunicare la
sua immagine di designer; Sottsass, per la sua propensione
all’inserimento dei colori nell’arredamento e Gaetano Pesce,
la cui sperimentazione sui materiali è davvero lodevole.
Insider
Design
Insider
Design
96
Quali materiali prediligi e perché?
Assieme a Francesca, abbiamo sempre avuto un interesse
particolare per le materie plastiche; ci affascinano le forme
rigorose che si possono realizzare grazie a semplici lavorazioni,
contrapposte alla vivacità dei colori e ai vari gradi di trasparenza
disponibili. Tutte caratteristiche, queste, intrinseche del
metacrilato e delle altre materie plastiche. In realtà però non ci
poniamo alcun limite all’utilizzo dei materiali, proprio perché
ognuno di essi ha la sua affascinante peculiarità.
Scopri l’eleganza
e la magia del casinò
Qual è il progetto a cui sei legato di più e perché?
Il progetto della lampada Booklight ha aiutato sia me che
Francesca a capire che tra di noi poteva esserci di più di un
semplice scambio di idee o di esperienze. Abbiamo compreso
che le nostre due figure erano compatibili e si completavano
alla perfezione. Booklight è stato il primo progetto sul quale
abbiamo lavorato insieme ed è da questa lampada che è nato
il nostro atelier.
Hai un blog o un sito personale?
Trovate me e Francesca, e quindi Designtrasparente, nei nostri
due blog: www.designdigitale.blogspot.com, dove parlo di
exhibition e production design, e www.designtrasparente.
blogspot.com, uno spazio dove cerchiamo di far conoscere
meglio le materie plastiche e i designer artigiani che come
noi progettano e autoproducono i loro pezzi. Abbiamo
anche un sito, www.designtrasparente.com, la nostra ultima
“creatura” virtuale.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Bè, ormai lo sanno tutti: diventare più famosi di Philippe
Starck! ◆
www.designtrasparente.com
Via Cassia, 2040 - 00123 Roma Olgiata