Allegato 2 alla prima motivazione
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Allegato 2 alla prima motivazione
RISULTATI DELLA RICERCA-AZIONE RIVOLTA ALLA Individuazione di strategie preventive per la riduzione dei disturbi muscoloscheletrici da movimentazione manuale dei malati di operatrici sanitarie Progetto n.1669 finanziato dal Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale 1 Sommario 1. Premessa a. Il problema Movimentazione Manuale dei Malati b. La normativa di riferimento c. I metodi di valutazione delle movimentazioni manuali dei carichi i. Indice di esposizione MAPO d. Ruolo dell'informazione e della formazione nella prevenzione dei disturbi muscolo-scheletrici da movimentazione manuale dei malati e. Il ruolo degli ausili nella prevenzione dei disturbi muscolo-scheletrici da movimentazione manuale dei malati 2. Il Progetto a. Obiettivi b. Articolazione c. Materiale e metodo i. Analisi dei dati infortunistici specifici; Valutazione del rischio ed Analisi ergonomica della attività svolte ii. Interventi preventivi integrati iii. Valutazione dell’efficacia degli interventi d. Pianificazione e. Risultati 1. Analisi di contesto: gli ospiti delle strutture residenziali in studio 2. Analisi dell’attività svolta e caratteristiche del campione di OS coinvolte 3. Analisi dello stato di salute delle OS, dei dati infortunistici specifici, dello sforzo percepito e Indice MAPO a. Stato di salute delle OS b. Sforzo percepito c. Dati infortunistici specifici d. Indice MAPO 4. Valutazione delle conoscenze acquisite dopo gli interventi formativi 5. Valutazione dell’efficacia degli interventi 3. Discussione e conclusioni Pag. 2 3 7 9 12 16 19 22 23 24 28 29 30 31 38 41 45 46 47 49 51 55 2 1. Premessa Nel mondo del lavoro oggi si assiste all'evolversi della patologia professionale verso una sempre maggior visibilità delle malattie correlate alla movimentazione dei carichi e a posture incongrue. Queste situazioni sono riconducibili, nella maggior parte delle loro manifestazioni, alla carente o nulla applicazione dei principi ergonomici alle attività lavorative. La prevenzione delle patologie multifattoriali da sovraccarico biomeccanico del sistema osteoarticolare nell’ultimo decennio ha costituito, dunque, uno degli obiettivi primari dell’azione dell’Agenzia Europea per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro1. Per le figure responsabili della prevenzione si pone, infatti, la necessità di disporre di strumenti di rapida analisi utili per indirizzare le strategie preventive che devono essere adottate dal datore di lavoro e dal responsabile del servizio di prevenzione e protezione, programmando interventi di diverso livello e supportare il medico del lavoro competente nel predisporre il protocollo di sorveglianza sanitaria dei rischi e nell’orientare la collocazione dei lavoratori. La movimentazione manuale dei carichi può determinare lesioni acute e croniche del rachide sostanzialmente indistinguibili dalla patologia degenerativa vertebrale legata ai fisiologici fenomeni involutivi o ad altre cause e che per tale motivo ancora oggi vengono inquadrate con difficoltà come malattie professionali. Le patologie ad eziologia multifattoriale nelle quali, tuttavia, condizioni di sovraccarico biomeccanico lavorativo possono svolgere un ruolo eziologico sufficiente o necessario ed efficiente sono: la discopatia degenerativa discale; la protusione discale; l’ernia discale; la degenerazione del segmento vertebrale (artrosi). Negli Stati Uniti le patologie muscolo scheletriche del rachide rappresentano la forma più frequente di patologia del rachide per i lavoratori con meno di 45 anni, costituendo nel complesso la seconda causa di richiesta di riconoscimento di danni da lavoro. In Italia le malattie professionali da sovraccarico biomeccanico del rachide riconosciute come professionali dall’INAIL, appaiono in netto incremento considerando i dati disponibili dal 1996 al 2002. In particolare nella regione Marche, dai dati elaborati dall’esame delle cartelle cliniche presenti presso le sedi dell’Inail nel triennio 2003-20052, sono state riconosciute come malattie professionali 39 affezioni del rachide. 1 Buckle P, Devereux J. Work-related neck and upper limb musculoskeletal disorders. Bilbao, European Agency for safety and health at work Ed., 1999. 2 Progetto Ergonomia INAIL Regione Marche 2006 3 I settori principalmente coinvolti risultano essere quello della Sanità (24% dei casi) ed il comparto Edile (18% delle M.P.) e con percentuali comprese fra il 7 ed il 10%, l’Industria Meccanica, i Servizi ed i Trasporti/Magazzinaggio; gli altri settori dimostrano apporti minori, quando non addirittura trascurabili. Gli operatori sanitari e specificatamente quelli che svolgono la propria attività lavorativa in reparto (infermieri e terapisti della riabilitazione), rappresentano le figure professionali maggiormente coinvolte, unitamente ai muratori nel settore edile. 4 a. Il problema Movimentazione Manuale dei Malati Nell’area socio-sanitaria continuano a verificarsi un alto numero di infortuni tra i quali assumono un peso di assoluto rilievo quelli relativi alla movimentazione manuale dei carichi. Il problema è riferibile a diversi fattori, che vanno dall’aumento della popolazione anziana e disabile assistita, alla scarsa diffusione di procedure di lavoro idonee, ai problemi strutturali degli ospedali e dei luoghi di cura in genere, alla mancanza di un’adeguata progettazione degli spazi e delle attrezzature, alla scarsa diffusione di tecnologie di supporto, alla carenza di protocolli biomeccanici per la valutazione del rischio individuale3,4,5,6. In particolare, le attività che comportano rischi a carico del tratto lombare del rachide sono identificabili con la Movimentazione Manuale dei Malati (MMM) di pazienti non autosufficienti. Il “mal di schiena” rappresenta un problema emergente tra gli Operatori Sanitari (OS) al punto da rendere necessari interventi preventivi limitanti i danni specifici7. Studi in materia indicano la misura dei carichi durante le manovre di sollevamento pazienti non collaboranti nella seguente maniera: Sollevamento da seduto a stazione eretta di un pz di 73 Kg.= 641 Kg di carico massimo agente sui dischi lombari Trasferimento letto/carrozzina: 448 Kg (carico medio sul disco L5-S1) Trasferimento letto/carrozzina di paziente non autosufficiente di 80 Kg = 800 kg carico lombare massimo. Il 35 % degli infortuni negli OS riguarda la compromissione o lesione a carico della colonna vertebrale conseguenti alla MMM. Il tasso medio nazionale di assenza per malattia legata a patologie del rachide negli OS è del 16 %, rispetto all’8% rilevato 3 Niedhammer I., Lert F., Marne M.J. “Back pain and associeted factors in french nurses”. Int Arch Occup Environ Health 1994, 66:349-357 4 Fourtes D.S. e Coll. “Epidemiology of back injury in university Hospital nurses from rewiw of workers’compensation records and case-control survey” JOM 1994 vol 36, n°9 5 Harber P., MD, MPH, Pena l., BA, Hsu P., BS, Billet E., MA, RN., Greer D., BS, Kim K.“Personal history, training and worksite as predictor of back pain of nurses” American journal of industrial medicine 6 Ryden L.A., PT, MPH, Molgaard C.A., PhD, MPH, Bobbitt S., BSN, ANP,COHN, Conway J., PHD, MPH Occupational low-back injury in a hospital employee population: an epidemiologic analysis of multiple risk factors of a high-risk occupational group” Spine 1989 vol 14, n°3: 315-320 7 Burton A.K., Symonds T.L., Zinzen E., Tillotson K.M., Caboor., Van Roy P., Clarys J.P “Is ergonomics intervention alone sufficient to limit musculoskeletal problems in nurses?” Occup Med 1997 vol 47, n° 1: 25-32 5 nelle altre categorie. Un’alta percentuale di OS addetti all’assistenza dei pazienti (dall’8% al 10% della forza lavoro) ha ridotte capacità lavorative a causa di patologie al rachide occorse sul lavoro. I disturbi alla schiena dovuti a lavori fisici pesanti sono stati documentati nella popolazione lavorativa femminile tra le infermiere e i medici, le pulitrici, le cuoche e le lavandaie. Spesso non si considera che in alcuni lavori le donne possono portare avanti un lavoro fisicamente pesante. Ad esempio, l’Istituto nazionale americano per la sicurezza sul lavoro (NIOSH) riporta che il numero di lesioni da stiramento tra le donne medico è più del doppio rispetto della media nazionale, mentre per le casalinghe è tre volte la media nazionale. Un altro studio americano ha evidenziato che le infermiere sollevano più spesso i pazienti rispetto ai colleghi maschi, che sono più frequentemente impiegati per compiti manageriali, chirurgici o di terapia intensiva, dove il lavoro di sollevamento è minore. I Disturbi Muscolo-Scheletrici (DMS) comportano: assenze, anche prolungate, per malattie; idoneità parziali e/o inidoneità al lavoro; maggiori costi aziendali e sociali; cambiamenti di mansione e lavoro; carichi di lavoro aumentati, turn over; impatto sulla qualità della vita dell’OS. Gli studi epidemiologici finora svolti sono stati prevalentemente di tipo trasversale e retrospettivo, in generale poco adatti per indagare malattie di tipo aspecifico, come quelle dell’apparato muscolo-scheletrico8. La maggior parte delle indagini sono comunque concordi nell’affermare una correlazione tra esposizione a movimentazione di pazienti e comparsa di lombalgia ed un maggior livello di rischio per gli OS rispetto ad altre categorie lavorative9,10,11. Pochi sino ad oggi sono stati invece gli studi di efficacia relativi alla implementazione di soluzioni ergonomiche allo scopo di migliorare le condizioni di lavoro12,13. I principali fattori determinanti il rischio da MMM concernono, di solito, aspetti organizzativi inadeguati (carenza di organico, carico assistenziale, tempi di lavoro 8 Baldasseroni A, Tartaglia R, Sgarella C, Carnevale F. Frequenza della lombalgia in una coorte di allievi infermieri. Med Lav 1998; 89.3: 242-253. 9 Hagberg M et al. Work related musculoskeletal disorder (WMDs): a reference book for prevention. 1995 Taylor & Francis, Basingstoke. 10 Lagerstrom M. et al. Occupational and individual factors related to musculoskeletal symptoms in five body regions among Swedish nursing personnel. Int Arch Occup Environ Health 1995; 68: 27-35. 11 Lagerstrom M, PHD, Handsson, MD, Hagberg M, HD. Work-related low-back problems in nursing. Scand J Work Environ Health 1998; 24(6): 449-464. 12 Garg A, Owen B. Reducing back stress to nursing personnel: an ergonomic intervention in a nursing home. Ergonomics 1992, vol 35, n° 11: 1353-1375. 13 Ryan J. Point of view. Spine 1999; 24: 1936 6 sempre più serrati); inadeguati ausili in dotazione: scarse attrezzature (sollevapazienti ed ausili minori..); strutture ambientali di lavoro inadeguate (mal dislocazione, porte strette, carenza degli spazi nelle camere); deficit di informazioneformazione degli OS. Emerge allora sempre di più dalla letteratura scientifica, l’opportunità di indirizzare gli interventi di tipo preventivo su più fronti, come la formazione alle tecniche corrette di movimentazione manuale dei pazienti, l’utilizzo di ausili meccanici, l’attività fisica, l’organizzazione del personale e la gestione dello stress. Per questi motivi, dunque, negli ultimi anni si sta concentrando l’attenzione non solo su modelli valutativi rispetto alle patologie muscolo-scheletriche contratte da operatori durante la loro storia lavorativa, sull’analisi degli elementi organizzativi e strutturali degli ambienti di lavoro, ma anche sull’efficacia di interventi informativi e di formazione in situazione. Tali interventi si rendono tanto più necessari nelle operatrici sanitarie donne, in cui le problematiche muscolo-scheletriche da carico sviluppate durante la vita lavorativa, insistono molto spesso su condizioni extralavorative quali la presa in carico dei propri anziani e condizioni biologiche predisponenti. 7 b. La normativa di riferimento L’attuale assetto normativo italiano fornisce vari elementi procedurali di intervento per l’eliminazione o il sostanziale contenimento del rischio da movimentazione pazienti. Il D. L.gs 626/94, che rappresenta un atto profondamente innovativo nel campo della sicurezza, igiene e prevenzione nei luoghi di lavoro, al titolo V con gli articoli 47, 48 e 49 e l’allegato IV che recepisce la direttiva comunitaria 269/90. Anzitutto, si rammenta che l’articolo 3 del Decreto Legislativo 626/94 prevede che il datore di lavoro adotti le misure generali di tutela dei lavoratori che comprendono anche “il rispetto dei principi ergonomici nella concezione dei posti di lavoro, nella scelta delle attrezzature e nella definizione dei metodi di lavoro e produzione, anche per attenuare il lavoro monotono e ripetitivo”. L’articolo 4, così come modificato dalla Legge Delega 39/02, obbliga il datore di lavoro a “valutare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori” e quindi anche quelli legati al sovraccarico biomeccanico della colonna e dell’arto superiore, individuando le conseguenti misure di prevenzione e protezione. L’articolo 6 obbliga anche i progettisti dei luoghi di lavoro e degli impianti al rispetto dei principi generali di prevenzione in materia di sicurezza e di salute al momento delle scelte progettuali e tecniche. Il Titolo V definisce in modo compiuto e specifico gli obblighi del datore di lavoro in caso di attività che comportano la movimentazione manuale dei carichi con rischi, tra l’altro, di lesioni dorso lombari per i lavoratori. Il modello di approccio alla movimentazione dei carichi, la cui definizione può essere trasferita a pieno titolo nelle strutture sanitarie ove il carico è costituito da pazienti non autosufficienti dal punto di vista motorio, delinea una precisa strategia d’azione. Al primo posto identifica l’automazione del processo produttivo, non praticabile in ambito assistenziale; al secondo posto è prevista l’ausiliazione, modalità adottabile in ambito sanitario. Ulteriori riferimenti normativi da tenere in considerazione nell'affrontare da un punto di vista preventivo la problematica connessa alla movimentazione dei pazienti sono : il D. Lgs 374/93 relativo all’individuazione dei lavori “usuranti”, che cita il personale addetto ai reparti di pronto soccorso, rianimazione e chirurgia d’urgenza ed il DPR 14/1/97 relativo ai criteri per l’accreditamento delle strutture sanitarie ove si fa riferimento alle norme contenute nel D. Lgs 626/94. 8 Infine si ricorda che il Decreto 27 aprile 2004 ha adottato il nuovo elenco delle malattie per le quali è obbligatoria la denuncia ai sensi e per gli effetti dell’articolo 139 del Testo Unico, approvato con DPR N.1124 del 30.6.1965. Le patologie derivanti dal rischio di sovraccarico biomeccanico del rachide sono distribuite nelle tre liste in relazione al grado di probabilità (elevata probabilità, limitata probabilità, origine lavorativa possibile). 9 c. I metodi di valutazione delle movimentazioni manuali dei carichi In tutto il mondo industrializzato nell’ultimo ventennio sono stati proposti numerosi strumenti analitici, di diversa complessità e profondità di indagine, volti prevalentemente a valutare l’attività di movimentazione manuale di carichi14,15. Tra queste le linee guida della S.I.M.L.I.I. del 2004, hanno analizzato nel dettaglio strumenti e proposto criteri per un loro utilizzo ragionato16. Il metodo più noto è il NIOSH, che consente la determinazione di un indice di Rischio Lavorativo (IR) connesso con operazioni concernenti la movimentazione manuale di carichi, intesa come sollevamento, abbassamento, operazioni miste e/o sequenziali ed azioni di traino e spinta. Esso è uno strumento valido nell’analisi di operazioni che si svolgono essenzialmente in postazioni di lavoro meccanizzate, specifiche soprattutto dell’ambito industriale. I parametri ergonomici che caratterizzano le suddette operazioni possono il più delle volte essere facilmente rilevati, dal momento che si tratta di operazioni necessariamente standardizzate, che coinvolgono esclusivamente oggetti e che mantengono un carattere di ripetitività anche spinto nel corso dell’attività lavorativa17. Il metodo permette di calcolare per ogni azione di sollevamento il Peso Limite Raccomandato (PLR), ricorrendo al peso consentito (PC), massimo peso sollevabile in condizioni ideali, pari a 23 Kg. (per uomini e donne) e ad una serie di fattori di demoltiplicazione (fattore verticale, dislocazione verticale, orizzontale, dislocazione angolare, frequenza e presa); questi assumono valori compresi fra 0 ed 1, acquisendo tanto più l’operazione in esame si discosta dalla situazione ideale, valori inferiori ad 1. Il momento successivo consiste nel calcolare il rapporto fra il peso effettivamente sollevato ed il Peso Limite Raccomandato, per ottenere l’indice di Rischio Lavorativo (IR), che viene messo a confronto con valori soglia prestabiliti, così da evidenziare l’eventuale necessità di attuare nell’ambito delle attività in esame, interventi di riduzione del rischio a carico del lavoratore. 14 Putz-Anderson V. Cumulative Trauma Disorders: a manual for musculoskeletal diseases of the upper limbs. London, Taylor & Francio Ed., 1988. 15 Snoock SH, Ciriello VM. The design of manual handling tasks: revised tables of maximum acceptable weights and forces. Ergonomics 1991; 34: 1197-1213. 16 Colombini D, Occhipinti E, Cairoli S, Menoni O, Ricci MG, Battevi N, Violante F, Mattioli S, Draicchio F. Linee guida per la prevenzione dei disturbi e delle patologie muscolo-scheletriche del rachide da movimentazione manuale di carichi. Pavia, Maugeri Foundation Books Ed., 2004. 17 Siciliano E., Caselli U., Desiderio P., Nori L., Rossi A., Visciotti G.: La valutazione del rischio nella movimentazione manuale dei pazienti in ambito ospedaliero. 3° seminario aggiornamento dei professionisti Contarp : la prevenzione che cambia. i ruoli, le strategie e le sinergie degli “attori” coinvolti. 2004. 10 In realtà questo metodo poco si adatta all’analisi delle movimentazioni che non comportano il sollevamento e lo spostamento di oggetti, bensì di persone, infatti: risulta estremamente arduo indicare il peso di ciascun paziente, giacché tale parametro mostra variazioni sensibili in base al sesso, all’età ed alle condizioni di salute del degente; inoltre, è da considerare che frequentemente anche 2 o più operatori vengono contemporaneamente coinvolti nelle pratiche di movimentazione; il peso ideale sollevabile e consentito, di 23 Kg. o nel metodo semplificato pari a 30 Kg per gli uomini e 20 per le donne, appare significativamente inferiore al peso dei pazienti movimentati e può essere considerato valido solo relativamente alla valutazione delle operazioni di sollevamento parziale finalizzate ad attuare le pratiche di igiene dei ricoverati; le operazioni di sollevamento dei pazienti comportano frequentemente l’attuazione di movimenti bruschi, anche a causa della scarsa collaborazione offerta dai degenti stessi e della posizione spesso alquanto scomoda che l’operatore è costretto ad assumere; le movimentazioni attuate dipendono da una serie di variabili, quali il numero di posti letto presenti in reparto, il tasso di occupazione di questi ultimi, la percentuale di ricoverati parzialmente o totalmente non autosufficienti, il numero di addetti e la turnazione degli stessi, che non vengono prese in considerazione dal metodo, ne consegue che non sembra possibile definire esattamente per ciascun caso esaminato il numero esatto di movimentazioni giornaliere effettuate; presumibilmente il più delle volte si giunge ad ottenere una sovrastima del rischio effettivo. Il metodo proposto dal NIOSH ha il merito, per contro, di pervenire a valutazioni del rischio che considerano come discriminante la diversità di sesso, postulando differenti pesi ideali sollevabili e consentiti, pari rispettivamente a 30 e 20 Kg. per gli uomini e le donne. 11 i. Indice di esposizione MAPO Il metodo di valutazione denominato MAPO, acronimo di Movimentazione e Assistenza Pazienti Ospedalizzati, è stato, invece, specificatamente elaborato dall’Unità di Ricerca EPM-Ergonomia della Postura e del Movimento dell’ICP-CEM OC (Istituti Clinici di Perfezionamento-Centro di Medicina Occupazionale) di Milano al fine di analizzare il rischio cui gli operatori sono esposti a seguito della movimentazione manuale di pazienti in ambito ospedaliero18. La logica seguita nella definizione del metodo permette di quantificare i fattori di rischio e di calcolarne l’indice correlato, tramite l’identificazione di cosa viene movimentato nell’area sanitaria, valutando le caratteristiche disergonomiche che sono responsabili di causare un aumento della frequenza delle movimentazioni o del sovraccarico biomeccanico del rachide (organizzazione del lavoro e fattori ambientali). E’ ipotizzato che nei reparti di degenza le operazioni di movimentazione manuale coinvolgano pazienti non autosufficienti dal punto di vista deambulatorio e materiali vari e sottintendano anche il trascinamento di carichi su ruote; mentre le ultime due attività citate possono essere considerate residuali, la movimentazione dei pazienti rappresenta il fattore di rischio prevalente. Vengono quindi considerati in modo integrato vari fattori specifici, quali il carico assistenziale indotto dalla presenza di pazienti non autosufficienti, il grado e la tipologia della disabilità motoria di questi ultimi, il numero di operatori presenti nel reparto e la turnazione degli stessi, le attrezzature in dotazione, le caratteristiche strutturali del reparto, la formazione del personale, così da pervenire ad un’analisi esaustiva dell’ambiente e dell’organizzazione del lavoro. Ai suddetti fattori vengono assegnati valori numerici, per poterli integrare in una formula matematica che permette di calcolare l’Indice di Rischio; anche in questo caso il risultato viene confrontato con valori soglia prestabiliti, così da evidenziare l’entità dell’esposizione del lavoratore nel periodo in esame. Dati di primaria importanza risultano essere il numero di operatori e quello di pazienti non autosufficienti presenti, che messi in rapporto fra loro, sono funzione della frequenza dei sollevamenti e/o spostamenti effettuati nel reparto in esame. Questi rapporti vengono ponderati in relazione ai sollevatori ed agli ausili presenti, al fine di valutare il potenziale sovraccarico biomeccanico indotto con le operazioni di trasferimento, a secondo della 18 Menoni O, Ricci MG, Pancera D, Occhipinti E. Valutazione dell’esposizione ad attività di movimentazione manuale dei pazienti nei reparti di degenza: metodi, procedure, indice di esposizione (MAPO) e criteri di classificazione. Med Lav 1999; 90, 2: 152-172. 12 presenza-assenza degli stessi, mentre i fattori carrozzine, ambiente e formazione agiscono come demoltiplicatori, in senso negativo o positivo, del livello generale di esposizione. Un aumento della frequenza delle azioni di sollevamento può quindi essere dovuto ad una serie di fattori, quali l’organico insufficiente, la carenza od assenza di sollevatori ed ausili, l’inadeguatezza delle caratteristiche ambientali, in altre parole della struttura e la scarsa formazione del personale. L’indice MAPO viene calcolato secondo la seguente espressione: MAPO=(NC/OpxFS+PC/OpxFA)xFCxFambxFF), dove: • NC/Op è il rapporto fra pazienti Non Collaboranti ed operatori presenti nei tre turni e PC/Op il rapporto fra pazienti Parzialmente Collaboranti ed operatori presenti nei tre turni. • FS rappresenta il fattore sollevatori: La valutazione del solleva-pazienti coniuga due aspetti: la sufficienza numerica in relazione al numero di pazienti totalmente non collaboranti e l’adeguatezza alle esigenze del reparto. Il valore attribuito al fattore sollevatore (FS) varia da 0,5 a 4. • FA rappresenta il fattore ausili minori, cioè le attrezzature che riducono il numero o il sovraccarico indotto da alcune operazioni di spostamento parziale del peso del paziente (telo ad alto scorrimento, transfer disc, rullo, cintura ergonomica). Il valore attribuito al fattore ausili minori varia da 0,5 a 2. • FC indica il fattore carrozzine: La valutazione delle carrozzine e/o comode considera due aspetti in modo integrato: a) la sufficienza numerica in relazione al numero di pazienti non autosufficienti; b) presenza di requisiti ergonomici. Il valore del fattore carrozzine varia da 0,75 a 2. • Famb rappresenta il fattore ambiente: Vengono valutati solo gli aspetti strutturali dell’ambiente che possono determinare un aumento o una diminuzione delle operazioni di movimentazione sovraccaricanti per il rachide lombare. Si sono presi in considerazione, come ambienti, la camera di degenza, i bagni per l’igiene del paziente ed i bagni per WC. Il valore del fattore ambiente varia da 0,75 a 1,5. • FF rappresenta il fattore formazione: Laddove l’attività di formazione è stata effettuata è stato constatato che il numero di azioni di movimentazione sovraccaricanti per il rachide lombare diminuiva sensibilmente e che quelle residuate venivano effettuate con modalità “meno sovraccaricanti”. Il valore del fattore formazione varia da 0,75 a 2. 13 In base al valore dell’Indice MAPO calcolato si ha il livello di esposizione al rischio cui sono sottoposti gli operatori addetti all’assistenza e, ove necessario, debbono essere messi in atto dei provvedimenti finalizzati alla riduzione del rischio medesimo. INDICE MAPO (IM) LIVELLO DI ESPOSIZIONE 0 < IM ≤ 1,5 Praticamente trascurabile 1,5 < IM ≤ 5 Medio IM > 5 Alto PROVVEDIMENTI DA ATTUARE Nessuno in particolare (proseguire la formazione e la sorveglianza sanitaria) Necessari interventi di bonifica: ausiliazione, formazione, sorveglianza sanitaria Urgenti interventi di prevenzione primaria: ausiliazione, formazione, sorveglianza sanitaria Il MAPO è espressamente elaborato al fine di valutare il rischio cui sono esposti gli operatori principalmente infermieri ed ausiliari, che svolgono la propria attività lavorativa nell’ambito dei reparti di degenza ospedaliera, attraverso l’identificazione e la successiva quantificazione di fattori specifici e ponderati. Si avvale di una scheda di rilevazione ed una di calcolo, che consentono di rilevare in maniera rapida e diretta tutti i dati necessari, così da pervenire al calcolo dell’Indice di Rischio. Il risultato valutativo riguarda tutto il personale addetto all’assistenza ed alla cura dei degenti, operante nel reparto in esame e non esclusivamente il singolo operatore; questo è conseguenza del fatto che i fattori considerati nel calcolo dell’Indice di Rischio, si riferiscono alle caratteristiche strutturali ed organizzative del reparto nella sua interezza. Non viene fatta alcuna distinzione relativamente all’esposizione al rischio, fra le figure operanti all’interno del reparto, addette all’assistenza ed alla cura dei pazienti, principalmente infermieri generici e professionali ed ausiliari, ipotizzando che nel complesso l’impegno profuso da ciascuna di queste sia paragonabile in relazione alle operazioni di movimentazione dei degenti. L’apporto al rischio complessivo cui sono esposti gli operatori, determinato dalle movimentazioni di oggetti o dal trascinamento di carrelli, viene considerato trascurabile; ne consegue un’estrema semplificazione dell’analisi valutativa. Non pervenendo ad una valutazione “personalizzata”, il metodo comporta al fine dell’analisi del rischio corso da un operatore sanitario durante l’intero iter lavorativo, la valutazione di tutti i reparti presso i quali il lavoratore stesso ha prestato servizio nel corso degli anni. Nel calcolo dell’Indice di Rischio, non viene fatta alcuna discriminazione relativamente al sesso dell’operatore, cosicché non vi è alcuna differenza nelle valutazioni effettuate fra 14 operatori di sesso diverso nell’ambito del medesimo reparto. Non viene presa in considerazione l’anzianità di servizio del singolo operatore, ovvero non è possibile pervenire ad alcuna differenziazione ai fini della valutazione del rischio, in base al numero di anni di lavoro trascorsi presso il reparto in esame. Il metodo non prevede un’analisi quali-quantitativa delle posture incongrue eventualmente assunte dagli operatori nell’effettuazione delle movimentazioni dei pazienti. Il MAPO non è applicabile per strutture dedicate, quali ad esempio, i blocchi operatori, i pronti soccorso e quei reparti ove l’organizzazione del lavoro si differenzia da quella standard, come nel caso dei reparti di rianimazione ove i pazienti sono costretti a rimanere allettati senza necessità di essere movimentati. 15 d. Ruolo dell'informazione e della formazione nella prevenzione dei disturbi muscolo-scheletrici da movimentazione manuale dei malati Come detto il rischio da movimentazione manuale degli ospiti rappresenta uno dei problemi di igiene occupazionale più rilevanti per le strutture che prestano assistenza agli anziani ed ai pazienti, specie se totalmente o parzialmente non autosufficienti. Tra i principali problemi riscontrati nelle attività di prevenzione, secondo quanto verificato, emergono, in particolare, l'informazione e la formazione. I due processi sono dinamici e complessi. L'informazione è un processo di comunicazione/ ricezione di concetti e di notizie. La formazione è un processo di insegnamento/apprendimento di conoscenze utili per svolgere una determinata attività. Dal punto di vista della tutela della salute dei lavoratori, le definizioni sono : • informazione: passaggio mirato ai soggetti interessati di notizie e contenuti utili per il processo di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali; • formazione: adozione, da parte dei soggetti interessati, di competenze cognitive, operative, comportamentali tali da pensare ed agire in sicurezza;, quindi saper prevenire i rischi e fronteggiare le emergenze. Ai sensi della normativa l’informazione/formazione deve essere attuata in orario lavorativo in relazione ai fattori di rischio presenti nell'ambito lavorativo al momento dell'assunzione e ripetuta durante lo svolgimento dell'attività in rapporto con ogni modifica di mansione o dell'attività nell'ambito della mansione; deve coinvolgere tutte le figure che la valutazione redatta ai sensi dell'art. 4 del D.lgs 626/94, ha definito a rischio. Nel percorso informativo/formativo i lavoratori devono in primo luogo conoscere i rischi a cui sono sottoposti ed i danni che possono riceverne; conoscere e saper attuare le procedure per operare concretamente nei limiti del rischio più basso possibile; conoscere e saper usare i dispositivi di protezione individuale e gli ausili appropriati all'attività svolta. Le attività devono essere rivolte a gruppi limitati (preferibilmente non superiori alle 20 unità). E' opportuno verificare l'efficacia delle attività con appositi strumenti (questionario di valutazione somministrato pre e post). Devono essere effettuate verifiche di efficacia dopo un congruo periodo di tempo (3, 6, 12 mesi). 16 Nelle citate strutture di assistenza agli anziani ed ai pazienti totalmente o parzialmente non autosufficienti la formazione dei lavoratori deve essere formalizzata e strutturata in un progetto i cui criteri educazionali devono variare in funzione della mansione. I contenuti di essa dovrebbero basarsi essenzialmente su: • corretto utilizzo di ausili (sollevatori ed ausili minori) • corretto utilizzo di DPI • conoscenza sulle modalità di trasferimento/sollevamento in relazione alla disabilità degli ospiti (parte teorica e pratica) • criteri di scelta degli ausili in funzione della disabilità del paziente • modalità di relazione e comunicazione tra operatore e paziente per stimolarne le residue capacità psichiche e motorie. La movimentazione del paziente richiede, infatti, una stretta interazione tra operatore, paziente, attrezzatura o ausilio e ambiente di lavoro e svariate sono le operazioni di movimentazione che possono essere richieste: • il sollevamento • il trasferimento laterale tra due superfici orizzontali • il riposizionamento nel letto e nella carrozzina • la deambulazione • la manipolazione delle estremità • il trasporto di pazienti o di apparecchiature • lo svolgimento di attività quotidiane (igiene, medicazione, alimentazione, ecc.) e molti sono i fattori che possono determinare il rischio di una lesione dorso-lombare: • il tipo di sforzo richiesto (influenzato dal peso e dalle condizioni del paziente), l’assunzione di posizioni scomode (piegamenti della schiena, rotazioni del tronco, iperestensioni), la ripetizione delle stesse operazioni più volte al giorno (ad es. i frequenti riposizionamenti del paziente allettato o i trasferimenti laterali) • l’ambiente di lavoro • la disponibilità e lo stato delle attrezzature • le procedure e l’organizzazione, • il training non adeguato Attrezzature e ausili non appropriati possono aumentare il rischio connesso alla movimentazione: le ruote che non girano bene possono ridurre la maneggevolezza; i freni non efficaci possono causare lo spostamento di una carrozzina od altro durante un trasferimento; i controlli difficili da raggiungere, manovelle manuali per la regolazione di letti, carrozzine ed altro possono scoraggiare l’operatore dal effettuare 17 le necessarie regolazioni e costringerlo ad assumere posizioni scomode o a fare sforzi eccessivi; le maniglie su barelle, letti, carrelli di forma posti ad altezze sbagliate; la mancanza di supporti per l’asta portaflebo che costringe l’operatore a spingere con una sola mano la barella mentre con l’altra mano tiene la flebo; vecchi ausili poco pratici da utilizzare, poco confortevoli, poco stabili; carrelli (da medicazione, terapia, carrelli biancheria, ecc.) pesanti, troppo alti da limitare la visibilità, con maniglie poste in alto, difficili da caricare e scaricare. Gli operatori di assistenza possono essere costretti a posizioni scomode perché le camere di degenza, i bagni, i corridoi e gli altri spazi operativi sono piccoli, affollati, o presentano delle ostruzioni. Questi fattori potrebbero impedire agli operatori di lavorare in team o potrebbero non consentire l’utilizzo di ausili. Dal punto di vista organizzativo e delle procedure le condizioni che possono aggravare i rischi connessi alla movimentazione sono, ad esempio: - il movimentare pazienti senza l’uso di ausili o senza l’aiuto dei colleghi - lo svolgimento di attività per le quali non si è specificatamente addestrati - l’utilizzo di tecniche non appropriate - non distribuire, sostituire, rendere immediatamente disponibili attrezzature e ausili - un servizio di manutenzione non efficiente per cui le attrezzature non si trovano in buone condizioni operative - non valutare correttamente le esigenze di movimentazione dei vari reparti e delle unità operative - non valutare sistematicamente le condizioni del paziente da movimentare - non comunicare chiaramente le esigenze e le aspettative - un training non adeguato: o limitato alle tecniche manuali e alle posture, senza l’addestramento sugli ausili o non svolto sistematicamente e non ripetuto periodicamente o svolto senza la dovuta competenza 18 e. Il ruolo degli ausili nella prevenzione dei disturbi muscoloscheletrici da movimentazione manuale dei malati Gli ausili vengono prevalentemente utilizzati: • per accrescere l’indipendenza (ove possibile) • per fornire un mezzo sicuro nella movimentazione di pazienti non autosufficienti • per mantenere la dignità del paziente • per eliminare o minimizzare i rischi per l’operatore di assistenza associati alla movimentazione manuale dei pazienti non autosufficienti Ove possibile, i pazienti dovrebbero essere incoraggiati all’autonomia. Alcuni pazienti che conservano residue capacità motorie possono raggiungere un certo grado di indipendenza attraverso l’uso di determinati ausili. Quando ad un operatore di assistenza viene richiesta la movimentazione di un paziente parzialmente autosufficiente o totalmente non autosufficiente, un ausilio può ridurre lo sforzo necessario e migliorare la postura. Per tale motivo l’ausilio può rappresentare una parte importante nella politica di riduzione dei rischi di lesioni dorso-lombari associati alla movimentazione manuale. Relativamente agli ausili la letteratura riporta le seguenti evidenze: • L’utilizzo di ausili che riducano l’attrito durante un’operazione di movimentazione riduce significativamente lo sforzo richiesto, ad esempio, nel trasferimento di un paziente tra due superfici adiacenti rispetto allo sforzo richiesto quando si utilizza il lenzuolo o la traversa; • I vari ausili possono differire in termini di efficacia nella riduzione dello sforzo richiesto e nel miglioramento della postura; • L’uso combinato di ausili diversi comporta spesso una riduzione dello sforzo rispetto all’utilizzo di un unico ausilio; • I pazienti riportano una sensazione di maggiore comfort e di maggiore sicurezza durante la movimentazione; • Gli operatori riportano una percezione di sforzo ridotto a livello di spalle, schiena e arti quando utilizzano ausili in grado di ridurre l’attrito durante la movimentazione; Esistono in commercio diversi tipi di ausili meccanici (“Ausili Minori”) progettati per ridurre l’attrito e facilitare così la movimentazione dei pazienti. Questi includono i teli e i materassini ad alto scorrimento, gli assi di trasferimento, le cinture ergonomiche, i teli e le fasce con maniglie, i cuscini gonfiabili, le piastre e i cuscini girevoli. 19 La grande categoria degli ausili include altresì i cosiddetti “Ausili Maggiori”, ausili generalmente di tipo elettrico quali i sollevapazienti mobili da pavimento (Floor Lifts) e i sollevapazienti a soffitto (Ceiling Lifts), i sollevapazienti da vasca, ecc. Tutti questi dispositivi evitano il sollevamento “manuale” del paziente. Naturalmente tali ausili devono essere utilizzati nel modo appropriato. Distinguendo gli ausili in base al tipo di operazione di movimentazione si indicano quelli per : sollevamento; trasferimento laterale; riposizionamento, deambulazione, manipolazione; svolgimento attività quotidiane (es. igiene, alimentazione, ecc.). Il sollevamento è il movimento da una superficie ad un’altra di un paziente non in grado di sostenere autonomamente il proprio corpo. Si può effettuare un sollevamento e un successivo trasferimento oppure si può sollevare il paziente per effettuare, ad esempio, operazioni di igiene. Esistono diverse tipologie di sollevapazienti: mobili o fissi, ripiegabili, a colonna, elettrici o a funzionamento manuale, attivi o passivi. Il trasferimento è il movimento da una superficie ad un’altra di un paziente in grado di sostenere (almeno parzialmente) il carico dovuto al proprio peso. Pazienti non in grado di sostenere autonomamente il proprio peso devono essere necessariamente sollevati prima di essere trasferiti. Sistemi di trasferimento No-Lift sono, ad esempio: i materassini con telo rotante, gli assi a scivolamento o scorrimento e i materassini tubolari morbidi. L’uso di questi semplici ausili facilita enormemente l’operazione di trasferimento e riduce in modo considerevole i rischi di lesioni a carico degli operatori addetti. Il trasferimento letto/carrozzina o carrozzina/wc di pazienti non collaboranti prevede il sollevamento del paziente dal letto e il successivo trasferimento sulla carrozzina o sul wc e implica necessariamente l’utilizzo di un sollevapazienti a corsetto appropriato. Dovrà essere dotato di braccia divaricanti (elettricamente o manualmente), eventualmente allungabili e l'altezza della base di appoggio dovrà essere sufficientemente contenuta per poter essere posizionato correttamente sotto il letto. Nel caso di un paziente parzialmente collaborante con sufficiente controllo del tronco, il trasferimento può avvenire anche utilizzando assi rigide di scivolamento di forma adeguata con una tecnica che consente di potenziare e sfruttare al meglio le capacità motorie residue del paziente. Il riposizionamento è un cambio di posizione di un paziente non autosufficiente o solo parzialmente autosufficiente (ad es. da disteso a seduto, la rotazione nel letto, ecc.). Per questa attività come per quelle di deambulazione e manipolazione si utilizzano i citati ausili minori. Ausili minori sono tipicamente: le cinture ergonomiche con maniglie; le fasce ergonomiche con maniglie ; i teli sagomati con maniglie per 20 sollevamento e mobilizzazione ; i dischi e le piastre girevoli per la rotazione del paziente in posizione eretta o seduta ; i teli ad alto scorrimento per mobilizzazione paziente; i materassini morbidi per mobilizzazione e cura; gli ausili per il riposizionamento del paziente seduto. Le attività quotidiane di assistenza includono le operazioni di igiene assistita, la vestizione ed altre attività correlate. Per il personale di assistenza le operazioni di uso del wc, della doccia e l’igiene personale richiedono uno sforzo fisico concentrato sulla schiena e sulle spalle causato da una posizione di lavoro spesso molto scomoda. Ausili che possono facilitare l’esecuzione di tali operazioni sono le barelle doccia, le sedie comode, alcuni tipi speciali di sollevatori, i sollevatori da vasca, gli assi da bagno, ecc.. La scelta degli ausili rappresenta un momento fondamentale nel processo di implementazione di una politica di prevenzione dei rischi associati alla movimentazione dei carichi. Gli ausili dovranno essere: appropriati all’operazione da ausiliare; sicuri e stabili per operatore e paziente; confortevoli per il paziente; manovrabili con facilità; efficienti nel tempo; facili da mantenere; relativamente ingombranti; disponibili in un numero adeguato alle esigenze. Gli operatori dovrebbero essere incoraggiati ad utilizzare gli ausili ogni volta che è necessario evitare una movimentazione manuale potenzialmente rischiosa. Per stimolare l’utilizzo è necessario che tali ausili siano: immagazzinati in luoghi visibili e facilmente accessibili; valutati e selezionati dagli stessi operatori; supportati da un training appropriato; equipaggiati con accessori (ad esempio imbracature) e pezzi di ricambio; mantenuti in piena efficienza; e, naturalmente disponibili in quantità sufficienti. In tal senso alcune indicazioni vengono fornite da EPM 19. 19 EPM Unità di Ricerca Ergonomica della Postura e del Movimento- Clinica del Lavoro L. Devot- Milano. 2006 21 2. Il Progetto A. Obiettivi Con queste premesse, l’Obiettivo generale del progetto sono stati la prevenzione ed il contenimento del rischio connesso alla movimentazione manuale dei malati per Operatrici Sanitarie. L’Obiettivo specifico è stato valutare l’efficacia di interventi preventivi di tipo formativo e tecnico per ridurre la comparsa di disturbi muscolo-scheletrici ed il carico di lavoro fisico, in una popolazione di Operatrici Sanitarie (infermiere professionali e non) addette all’assistenza e sottoposte al rischio specifico da movimentazione di pazienti non autosufficienti. Gli Obiettivi operativi del progetto sono stati : 1. raccogliere delle misure di outcome quali il numero di casi di lombalgie da sforzo, numero di casi di mal di schiena verificatisi negli ultimi 12 mesi, il livello di sforzo percepito, di un campione significativo di Operatrici Sanitarie, attraverso la realizzazione di uno studio longitudinale; 2. implementare interventi preventivi integrati di tipo formativo e tecnico con oggetto le corrette modalità di movimentazione dei pazienti ed utilizzo di ausili meccanici, al fine di migliorare le condizioni di lavoro delle Operatrici Sanitarie; 3. valutare le modificazioni della patologia muscolo-scheletrica del rachide, mediante il confronto tra le misure di outcome raccolte prima e dopo gli interventi preventivi realizzati. 22 b. Articolazione La popolazione in studio è stata costituita dalle Operatrici Sanitarie addette all’assistenza di pazienti non autosufficienti ricoverati presso strutture di assistenza gestite dalla AssCoop, Cooperativa sociale che eroga servizi socio-sanitari- assistenziali. Lo studio è stato articolato nelle seguenti fasi: 1. Analisi dei dati infortunistici specifici; Valutazione del rischio ed Analisi ergonomica della attività svolte 2. Interventi preventivi integrati 3. Valutazione dell’efficacia degli interventi Considerato il fatto che il Progetto è stato ufficialmente approvato nel Dicembre 2006, per una durata di 16 mesi, e finanziato nel Gennaio 2007, i tempi di realizzazione preventivati sono stati i seguenti : 1° fase: Gennaio - Agosto 2007 2° fase: Settembre - Novembre 2007 3° fase: Dicembre 2007 - Aprile 2008 Il gruppo di ricerca coinvolto comprendeva Medici con competenza di Epidemiologia e Medicina del Lavoro, Educatori professionali e personale amministrativo. 23 c. Materiale e metodo i. Analisi dei dati infortunistici specifici; Valutazione del rischio ed Analisi ergonomica della attività svolte La prima fase ha previsto anzitutto una analisi del contesto nel quale operano le strutture residenziali AssCoop oggetto della sperimentazione. E’ sembrato utile, infatti, analizzare il contesto operativo delle lavoratrici coinvolte, valutando i livelli di non autosufficienza degli ospiti attraverso lo strumento RUG (Resources Utilisation Groups). Questo sistema, implementato dalla Regione Marche20 nella propria realtà residenziale e semiresidenziale al fine di valutare il carico assistenziale necessario per gli ospiti delle strutture, è stato sperimentato a partire dal Giugno 2003 e fino al Gennaio 2004, producendo una reportistica dettagliata sulle caratteristiche cliniche, comportamentali e cognitive dei pazienti ospiti nelle strutture residenziali e semiresidenziali del territorio marchigiano. Esso è, tra l’altro, una metodologia di valutazione del case-mix assistenziale dei pazienti residenti. E’ inoltre uno strumento tariffario utilizzabile nell’ottica della remunerazione a prestazione delle strutture erogatrici di assistenza socio-sanitaria. Allo scopo di raccogliere delle misure di outcome (numero di casi di lombalgia da sforzo, numero di casi di mal di schiena verificatisi negli ultimi 12 mesi, livello riferito di sforzo fisico percepito), ad ogni operatrice sanitaria coinvolta nello studio è stato somministrato un questionario per la rilevazione dei disturbi muscolo-scheletrici a carico del rachide. Il questionario adottato (vedi Allegato 1) è suddiviso in due parti: una prima parte in cui si chiedono informazioni di carattere anagrafico e occupazionale (età, luogo di lavoro, mansione, turno lavorativo, anzianità lavorativa di reparto e di mansione); una seconda parte riguardante le caratteristiche dei disturbi (localizzazione, tipo di dolore e/o fastidio, anno di comparsa, durata e frequenza, entità del disturbo, assunzione di terapie, giorni di ridotta attività lavorativa, giorni di assenza per malattia) 21. Il questionario prevede la definizione di “CASO” se il disturbo assume delle particolari caratteristiche di gravità, cioè se il dolore o il fastidio è di entità > o = 3 o in 20 Brizioli E, Bernabei R, Grechi F, Masera F, Landi F, Bandinelli S, Cavazzini C, Gangemi S, Ferrucci L. Nursing home case-mix instruments: validation of the RUG-III system in Italy. Aging Clin Exp Res. 2003 Jun;15(3):243-53. 21 Hagberg M., Silverstein B., Wells R., Smith M.J., Hendrick H.W., Carayon P., Perusse M.: “Work related musculoskeletal disorder (WMDs): a reference book for prevention”, Taylor & Francis, Basingstoke 1995, modificato 24 alternativa, se il soggetto ha fatto uso di farmaci o di altre terapie per risolvere il disturbo o è stato assente dal lavoro o ha ridotto di intensità il lavoro a causa dal disturbo o ha cambiato tipo di compito od attività a causa del disturbo stesso. Alle operatrici è stato inoltre richiesto di rispondere ad una domanda sullo sforzo fisico percepito a conclusione del lavoro giornaliero generalmente svolto. Per tale valutazione è stata utilizzata la scala CR10 di Borg22, uno degli strumenti attualmente disponibili per la quantificazione soggettiva di tale dato. Questa scala di valutazione di tipo numerico prevede affiancato ad ogni numero una definizione verbale del relativo sforzo percepito: in particolare, al punteggio “0” corrisponde “nessuna percezione” ed al livello “10” la percezione dello sforzo più forte di cui il soggetto abbia ricordo è stata “estremamente forte” (vedi Allegato 2). E’ stato, inoltre, raccolto il dato relativo alle conoscenze delle operatrici sanitarie sui rischi occupazionali, in particolare la partecipazione a corsi di formazione sui rischi professionali (corsi di base o specifici). Infine, per ogni lavoratrice sono stati raccolti i dati sull’assenteismo generico e specifico per malattia da movimentazione manuale dei malati relativi ai 12 mesi precedenti. La valutazione dell’esposizione al rischio da movimentazione manuale dei pazienti caratteristica di ogni reparto presso il quale le operatrici lavoravano è stata effettuata mediante la Scheda di rilevazione dei dati per il calcolo dell’indice sintetico d’esposizione al rischio MAPO (Movimentazione ed Assistenza del Paziente Ospedalizzato)23; lo stesso strumento ha permesso di rilevare gli ausili da introdurre (sollevatori, barelle, telini ad alto scorrimento, cinture ergonomiche) per il miglioramento del carico sulle operatrici. La scheda ha consentito di valutare in modo integrato la realtà oggettiva di ogni singolo fattore determinante il rischio da movimentazione manuale dei pazienti. Tale scheda si compone di due parti : la prima compilata attraverso un colloquio con la caposala, raccoglie tutte le informazioni riguardanti gli aspetti organizzativi e formativi; la seconda, compilata attraverso sopralluogo, è finalizzata all’analisi degli aspetti ambientali e delle attrezzature, nonché alla valutazione di specifiche manovre sussidiarie(vedi Allegato 3). In particolare, per la descrizione del carico assistenziale si è ritenuto di rilevare alcune informazioni : 22 Borg G. “Psychophysical Scaling with application in physical work and the perception of exertion”. Scand J Work Environ Health 1990; 16 (suppl 1): 55-58 23 Opera citata 25 • Numero totale di letti, e numero di letti effettivamente occupati (tasso di occupazione). • Numero e tipo di operatori in organico nel reparto e numero di operatori addetti alla movimentazione manuale di pazienti suddivisi nei tre turni. • Tipologia dei pazienti e manovre di movimentazione manuale abitualmente effettuate. In base al numero di letti occupati, è stato rilevato il numero medio di pazienti non autosufficienti presenti in reparto e la durata della loro degenza media. I pazienti non autosufficienti sono stati ulteriormente distinti, in base alle residue capacità motorie e alla patologia in atto, in “totalmente non collaboranti” (NC), pazienti non in grado di utilizzare gli arti superiori ed inferiori, e “parzialmente collaboranti” (PC), pazienti con residue capacità motorie. Circa la formazione del personale, questa è stata rilevata tenendo conto della presenza-assenza di alcuni eventi qualificanti (corsi di addestramento, materiale informativo procedure di inserimento/affiancamento del personale neo assunto). Relativamente alla dotazione di attrezzature, è stata analizzata quella relativa alle attrezzature ausiliarie per le operazioni di movimentazione manuale di pazienti e la relativa modalità di utilizzazione: • Carrozzine: è stato rilevato il numero totale e si è valutato lo stato di manutenzione, la frenabilità, la rimovibilità dei braccioli e dei poggiapiedi, l’altezza dello schienale e la larghezza totale. • Solleva-pazienti manuale o elettrico: è stato rilevato il numero, il tipo e le caratteristiche degli accessori. • Altri ausili o “ausili minori”: è stata considerata l’eventuale dotazione di ausili quali “teli ad alto scorrimento”, “cintura ergonomica”, tavolette o rulli utili per ausiliare alcune operazioni di movimentazione manuale di pazienti. • Sollevatori o altri ausili per le operazioni di igiene del paziente: è stata ricercata la eventuale presenza di barella-doccia, vasca o doccia attrezzata, sedile sollevatore per vasca fissa. Per ciò che concerne le caratteristiche degli ambienti di lavoro, sono state descritte in funzione delle operazioni di movimentazione pazienti effettuate: • Bagni: nei locali utilizzati per l’igiene del paziente sono state valutate alcune caratteristiche strutturali quali la presenza di doccia o vasca, la larghezza della porta di accesso e modalità di apertura, gli spazi liberi e l’eventuale presenza di ingombri per l’utilizzazione di carrozzine o ausili. Per i bagni con utilizzo di WC è 26 stata rilevata, inoltre, l’altezza del WC, la presenza di maniglioni laterali e l’adeguatezza dello spazio tra WC e pareti laterali. • Camere di degenza: sono state rilevate le caratteristiche relative agli spazi operativi (fra i letti o fra letto e parete e al fondo dei letti medesimi) oltre all’adeguatezza degli stessi. Lo studio degli infortuni è stato effettuato analizzando i dati contenuti nel Registro degli Infortuni. Sono stati presi in considerazione tutti gli infortuni occorsi nel periodo compreso tra il 01/01/2002 ed il 31/12/2007 riconducibili alla movimentazione dei carichi. Tra questi sono stati analizzati nello specifico quelli relativi alla movimentazione dei pazienti. 27 ii. Interventi preventivi integrati Nel corso della seconda fase sono stati svolti interventi preventivi integrati volti a migliorare le condizioni di lavoro delle Operatrici Sanitarie; questi sono consistiti nell’adozione di provvedimenti di tipo formativo e tecnico. In particolare è stato organizzato un training formativo per il personale partecipante avente lo scopo di migliorare le tecniche di movimentazione dei pazienti ed addestrarlo all’utilizzo corretto degli ausili meccanici presenti od introdotti. L’attività formativa ha compreso l’illustrazione di : aspetti legislativi secondo il D. Lgs. 626/94 e successive modifiche ed integrazioni (titolo V, art. 47 – campo di applicazione; art. 48 – riduzione o eliminazione del rischio; art. 49 – formazione, informazione e sorveglianza sanitaria); aspetti epidemiologici riguardanti la distribuzione e l’incidenza del problema in diversi Paesi, categorie professionali, morbosità e morbilità; aspetti di fisiopatologia muscoloscheletrica rachidea e nozioni di ergonomia lavorativa ed extralavorativa; formazione in situazione attraverso la rappresentazione di azioni quali rotazione del paziente nel letto, riposizionamento verso il cuscino, spostamento lettocarrozzina e viceversa, riposizionamento in carrozzina, trasferimento lettobarella, igiene personale, ecc., con l’utilizzo di ausili. Le azioni sono state rappresentate con pazienti parzialmente collaboranti e non collaboranti. Il training formativo sulle tecniche di movimentazione dei pazienti e sull’utilizzo corretto degli ausili meccanici è stato preceduto da un questionario di verifica delle conoscenze (pre intervento) e dallo stesso questionario somministrato al personale partecipante al termine dell’intervento formativo (post intervento) (vedi Allegato 4). 28 iii. Valutazione dell’efficacia degli interventi Nel corso della terza fase è stata effettuata una serie di controlli nel tempo (dopo tre e sei mesi dalla adozione degli interventi preventivi) per valutare il modificarsi della patologia muscolo-scheletrica del rachide in rapporto ai miglioramenti realizzati. Questa terza fase ha previsto un’ulteriore somministrazione dei questionari descritti nella prima fase e la rivalutazione, per singolo reparto, dell’entità di esposizione al rischio specifico da movimentazione dei pazienti. La valutazione di efficacia degli interventi ergonomici realizzati è avvenuta, quindi, mediante il confronto tra le misure di outcome raccolte prima e dopo la realizzazione degli interventi preventivi. 29 d. Pianificazione Il piano di svolgimento delle diverse fasi è stato il seguente : PERIODO DESCRIZIONE ATTIVITA' fase 1: Gen. 07 assegnazione incarichi e riunione preliminare di pianificazione Feb.- Mar. contatti, illustrazione e richiesta scritta per autorizzazione alla partecipazione delle OS al 07 Progetto predisposizione materiali di divulgazione dell’iniziativa, di ricerca epidemiologica, di informazione sanitaria, di studio Apr. 07 analisi di contesto delle strutture nelle quali si sarebbe svolto il progetto mediante Mag – Giu. sistema RUG; analisi dei dati infortunistici e sull’assenteismo generico per malattia delle 07 OS partecipanti ottenuta attraverso somministrazione di questionari Lug. – Ago 07 pianificazione date e sedi attività ed organizzazione delle attività formative fase 2: Set. 07 eventuale acquisizione di ausili meccanici aggiuntivi Set. - Nov. svolgimento seminari e training formativo sulle tecniche di movimentazione dei pazienti e 07 sull'utilizzo corretto degli ausili meccanici introdotti con somministrazione di questionari fase 3: Dic. 07 Feb. 08 pianificazione e svolgimento sopralluoghi a 3 e 6 mesi per valutare il modificarsi della patologia muscolo-scheletrica del rachide in rapporto ai miglioramenti realizzati Mar. 08 elaborazione relazione conclusiva Apr. 08 trasmissione relazione conclusiva al MdL e diffusione 30 e. Risultati Lo svolgimento del progetto ha avuto avvio nel Gennaio 2007 con una serie di incontri dei ricercatori, necessari alla messa a punto del Piano operativo e dei compiti. Nei mesi di Febbraio e Marzo si è proceduto, attraverso contatti con le strutture aderenti al Progetto, ad organizzare alcuni seminari rivolti al personale per illustrare l’iniziativa, i suoi obiettivi e i metodi. Nei mesi di Marzo e Aprile 2007 sono stati elaborati, revisionati e predisposti i materiali (questionari e materiale informativo, ecc.) previsti dal Progetto. Nei mesi di Maggio e Giugno 2007 è stata effettuata l’ analisi di contesto delle strutture nelle quali si sarebbe svolto il progetto e l’analisi dei dati infortunistici e sull’assenteismo generico per malattia delle OS. 1. Analisi di contesto: gli ospiti delle strutture residenziali in studio Il progressivo invecchiamento della popolazione si accompagna, anche nella Regione Marche, ad un aumento dell’incidenza di disabilità ed eventuale supporto sociosanitario: quando un nucleo familiare non è più in condizione di occuparsi di una persona con problemi di autonomia, può risultare necessaria l’istituzionalizzazione in residenze socio-sanitarie. Abbiamo focalizzato la nostra attenzione sulle 4 strutture residenziali per anziani della Regione Marche in cui sono impiegate Operatrici Sanitarie Asscoop. Per motivi di riservatezza le strutture coinvolte sono identificate con semplici lettere dell’alfabeto e la provincia di collocazione: struttura A (AN), struttura B (AN), struttura C (MC), struttura D (PU), analizzandone i dati desunti dalla reportistica RUG. Sono stati complessivamente 309 gli anziani ospiti in tali residenze, di cui 248 donne (80,2%) e 61 uomini (19,8%). L’età media degli ospiti è stata di 82,2 anni (con un range compreso tra i 45 ed i 99 anni). Tabella 1. Distribuzione dell’ età media degli ospiti per sesso, nelle strutture in studio. Media Dev. St. IC 95% Femmine 83,5 9,0 82,4-84,6 Maschi 76,9 12,3 73,9-79,3 31 Nella Figura 1 è riportata la distribuzione percentuale degli ospiti in esame, stratificati per classi di età. Figura 1 – Distribuzione per classi di età e per sesso degli ospiti in studio. 100% 90% 80% 70% > 85 60% 75 - 84 50% 65 - 74 40% < 64 30% 20% 10% 0% F M Le femmine ospiti nelle strutture in studio, oltre che in numero maggiore, risultano di età superiore rispetto agli ospiti maschi. 32 Per quanto riguarda le caratteristiche cliniche ed il relativo peso assistenziale degli ospiti considerati, se ne riporta in Tabella 2 la distribuzione sulla base del gruppo RUG di attribuzione. Come previsto, dalla mancanza di sistemi standardizzati per l’eleggibilità dei pazienti al ricovero in strutture a prevalente assistenza sanitaria piuttosto che sociale nella Regione Marche, secondo la classificazione risultante dal sistema RUG si registra, in un contesto campionario residenziale quasi totalmente per autosufficienti come le Case di Riposo, la cospicua evidenza di bisogni assistenziali ad elevato impatto sanitario: in entrambi i sessi, infatti, pur essendo predominanti gli ospiti con riduzione della funzione fisica (RUG 35 – 44) risultano significativamente rappresentati coloro che necessitano di assistenza specialistica, con complessità clinica e con deficit cognitivi. Tabella 2 – Distribuzione per macroraggruppamenti RUG III degli ospiti in studio Raggruppamento Riabilitazione Cure Speciali estensive Cure Speciali Complessità clinica Deficit cognitivo Problemi comportamentali Ridotta funzione fisica Totale Ospiti 8 20 75 48 35 14 109 309 % 2,6% 6,5% 24,3% 15,5% 11,3% 4,5% 35,3% 100,0% Figura 2 - Distribuzione per sesso e macroraggruppamenti RUG III24 degli ospiti in studio. 100% Riduzione Funzione Fisica 90% Problemi Comportamentali 80% 70% Deficit Cognitivi 60% 50% Polipatologia/Complessità Clinica 40% Assistenza specialistica 30% 20% Assistenza intensiva 10% Riabilitazione 0% F M 24 La scheda di Valutazione RUG III (1994, Fries) è una versione ridotta della scheda di valutazione multidimensionale conosciuta come Resident Assessment Instrument (RAI, o VAOR© nella versione Italiana) correntemente utilizzata negli U.S.A. per la valutazione e programmazione dell’assistenza ai pazienti ospiti nelle Nursing Home. Il Sistema RUG è un sistema di classificazione dei pazienti in gruppi a differente assorbimento di risorse assistenziali. La costruzione delle classi RUG avviene a partire da alcune informazioni, contenute nel MDS, con maggiore significato in una ottica di valutazione del carico assistenziale: individua, nei 7 raggruppamenti (classi) principali, 44 gruppi di assorbimento omogeneo di risorse. 33 Complessivamente il 59% dei soggetti ospitati è contemporaneamente non autosufficiente nelle attività di vita quotidiana esaminate che comportano aiuto nel sollevamento per tre o più volte negli ultimi 7 giorni e sette notti. In tale valutazione, comprendiamo la mobilità a letto, i trasferimenti e l’uso del bagno, escludendo il mangiare, attività in cui il sollevamento non è richiesto (Figura 3). La presenza di ospiti ad elevato impatto assistenziale nella vita quotidiana, rappresenta un segno della fatica attesa da parte degli operatori. Figura 3 – Distribuzione totale degli ospiti secondo il grado di autosufficienza (RUG, Sezione G – ADL) Non autosufficienti 41% 59% Autosufficienti o parzialmente autosufficienti 34 Le attività in cui gli ospiti sono meno autonomi sono soprattutto la capacità di spostarsi e di utilizzare il bagno (Figura 4). Figura 4 – Distribuzione delle abilità nelle attività di vita quotidiana (RUG, Sezione G – ADL) 100% 90% 80% 70% 125 131 173 207 Autosufficienti o parzialmente autosufficienti 60% 50% Non autosufficienti 40% 30% 20% 184 178 136 102 10% 0% Mobilità a letto Trasferimenti Mangiare Uso bagno Complessivamente il 57% (178) dei soggetti ospitati nelle residenze valutate non era completamente autosufficiente negli spostamenti, così come il 44% (136) dei soggetti non lo era nella mobilità a letto. In quasi il 60% (184) dei soggetti si riscontrava la necessità di aiuto nell’uso del bagno mentre la capacità di alimentarsi (ultima autonomia che solitamente gli anziani perdono) era mantenuta in circa il 67% (207) dei soggetti. 35 Analizzando la prevalenza delle malattie o condizioni ad alto carico assistenziale individuate dallo strumento RUG nelle Sezioni I (Diagnosi di malattia), J (Condizioni di salute) e K (Stato nutrizionale), ed illustrate nella Figura 5, le patologie di più frequente riscontro negli ospiti osservati erano rappresentate rispettivamente da: diabete mellito, emiplegia, afasia, patologie neurologiche centrali, decadimento dello stato nutrizionale, neoplasie. Figura 5 - Patologie ad alto impegno assistenziale negli ospiti in studio. Sclerosi multipla 0,3% Tetraplegia Malattia terminale Decadimento stato nutrizionale 1,0% 2,6% 3,8% 8,5% Cerebropatia Afasia 9,7% Emiplegia 11% Diabete 0,0% 20,4% 5,0% 10,0% 15,0% 20,0% 25,0% 36 In Figura 6 sono rappresentati alcuni dei trattamenti e procedure speciali (RUG, Sezione P) e trattamenti nutrizionali (RUG, Sezione K) cui sono stati sottoposti gli assistiti nel periodo di rilevazione. Figura 6 – Trattamenti e procedure speciali negli ospiti in studio. Cura della tracheostomia 0,0% Dialisi 0,3% Trasfusioni 0,3% Nutrizione parenterale 0,6% Respiratore/ventilazione assistita 0,6% Aspirazione 0,6% Radioterapia 0,6% Chemioterapia oncologica 1,0% Sondino nasogastrico/PEG 3,2% Ossigenoterapia 6,8% Infusione e.v. 6,8% 0,0% 1,0% 2,0% 3,0% 4,0% 5,0% 6,0% 7,0% 8,0% 37 2. Analisi dell’attività svolta e caratteristiche del campione di OS coinvolte Sono state 55 le OS coinvolte nello studio; la metà di loro, 23 (41,8%), erano occupate presso la struttura A di Ancona; la parte rimanente è distribuita tra le strutture B (AN) e C (MC) rispettivamente nella misura di 14 (25,5%) e 13 (23,6%); la parte più esigua del campione è quella relativa alla struttura D (PU), costituita da 5 (9,1%) operatrici coinvolte nello studio (Tabella 3). Tabella 3. Strutture partecipanti ed operatrici coinvolte Struttura A (AN) B (AN) C (MC) D (PU) Totale Operatrici coinvolte Numero % 23 41,8 14 25,5 13 23,6 5 9,1 55 100,0 La mansione più frequente riscontrata è quella di Assistente tutelare, n. 40 (72,7%) , caratterizzata in larga parte da prestazioni rivolte alla cura ed igiene della persona. Sono inoltre rappresentate n. 7 Operatrici Socio Sanitarie (12,7%), n. 4 Educatrici (7,3%), n. 3 Infermiere (5,5%) e n. 1 Fisioterapista (1,8%). Tale campione, da un’analisi del mansionario, dello schema di attività e della tipologia dei pazienti assistiti, risulta costituito da personale che movimenta o potrebbe movimentare pazienti non autosufficienti o parzialmente autosufficienti durante l’attività lavorativa quotidiana (Tabella 4). Tabella 4. Distribuzione per mansione lavorativa Mansioni Assistente tutelare OSS Educatrice Infermiera Fisioterapista Totale Numero 40 7 4 3 1 55 % 72,7 12,7 7,3 5,5 1,8 100,0 38 Le lavoratrici sono state distribuite per classi di età come in Tabella 5, risultando maggiormente ed ugualmente rappresentate le fasce comprese tra i 35-44 anni e tra i 45-54 anni con n. 21 (38,2%) operatrici ciascuna. Le meno rappresentate sono le fasce estreme, 25-34 anni e 55-64 anni, costituite rispettivamente da n. 5 (9,1%) e n. 8 (14,5%) lavoratrici donne. Tabella 5. Distribuzione per classi di età (aa) Operatrici coinvolte Numero % 5 9,1 21 38,2 21 38,2 8 14,5 55 100,0 Classi di età 25-34 35-44 45-54 55-64 Totale L’età media è di 45,3 anni, con un’anzianità lavorativa nella struttura attuale di 8,2 anni ed un’anzianità di mansione superiore alla media precedente di circa 3,5 anni, in cui hanno svolto altrove la propria mansione (Tabella 6). Tabella 6. Descrizione del campione per età, anzianità lavorativa di struttura e mansione Età compiuta Anzianità struttura Anzianità mansione Media 45,3 Mediana 45,5 DS 8,0 Min 25 Max 59 8,2 7,0 6,1 1 25 11,7 10,0 6,9 1 25 In Tabella 7 si evidenzia come n. 16 (29,09%) lavoratrici sul totale esaminato abbiano svolto per almeno quattro anni mansioni precedenti a rischio (seduta fissa, guida automezzi, in piedi fissa, soll./spostamento pesi). Inoltre n. 12 lavoratrici (21,8%) hanno affermato di svolgere attività sportiva non agonistica, prevalentemente fitness in palestra. Tabella 7. Distribuzione per classi di età, mansione precedente a rischio, attività sportiva Classi di età Mansioni a rischio Sport 25-34 35-44 45-54 55-64 0 (0%) 5 (9,09%) 10 (18,18%) 1 (1,81%) 2 (3,63%) 6 (10,9%) 4 (7,27%) 0 (0%) 39 La distribuzione per classi di anzianità di struttura rappresentata in Tabella 8, indica una distribuzione piuttosto uniforme delle operatrici per le fasce di anzianità considerate. Tabella 8. Distribuzione per classi di anzianità lavorativa di struttura (aa) Classi anzianità di struttura 0-4 5-9 10-14 > 14 Totale Operatrici coinvolte Numero % 19 34,5 18 32,7 7 12,7 11 20 55 100,0 Inoltre dalla Tabella 9 si nota una distribuzione di anzianità di mansione anche in questo caso similarmente rappresentativa per ciascuna fascia di età, ad indicare un turnover di mansione e struttura non eccessivo del campione osservato. Tabella 9. Distribuzione per classi di anzianità lavorativa di mansione (aa) Classi anzianità di mansione 0-4 5-9 10-14 > 14 Totale Operatrici coinvolte Numero % 7 12,7 17 30,9 12 21,8 19 34,5 55 100,0 40 3. Analisi dello stato di salute delle OS, dei dati infortunistici specifici, dello sforzo percepito e Indice Mapo a. Stato di salute delle OS Dal riscontro anamnestico per diagnosi certe di patologie a carico del rachide, è emerso che il 23,7% (n. 13) e il 10,91% (n. 6) del campione osservato risulta rispettivamente portatore di rachide scoliotico, in prevalenza trattato con ginnastica correttiva, e di discopatia a carattere erniario, solo in un caso trattata chirurgicamente (Tabella 10). Tabella 10. Anamnesi patologica remota per scoliosi, diagnosi di ernia discale e trattamento Anamnesi patologica remota Pregressa scoliosi Pregressa ernia discale Corsetto No Si 42 (76,3%) 49 (89,09%) 13 (23,7%) 6 (10,91%) 3 Trattamento Corsetto + Ginnastica correttiva 3 Ginnastica correttiva 7 Pregresso intervento riduttivo: 1 Nell’ultimo anno, il 78,18% delle operatrici sanitarie non ha accusato alcun dolore intenso in sede lombosacrale, da non consentire i movimenti di flessione, inclinazione e rotazione, ed il cui esordio sia stato acuto o subdolo e durato almeno 2 giorni (o uno con terapia farmacologica). Hanno accusato almeno un episodio di lombalgia acuta da sforzo nell’ultimo anno sono il 21,81% (n. 12) delle lavoratrici (Tabella 11). Tabella 11. Numero degli episodi di lombalgia acuta presentati durante gli ultimi 12 mesi N° episodi lombalgie acute 0 1-3 4-10 Totale Operatrici coinvolte Numero 43 8 4 55 % 78,18 14,54 7,27 100,0 41 I disturbi cronici quali fastidio, senso di peso, rigidità e riferiti al rachide in toto, hanno colpito il 65,45% (n. 36) del campione, con una distribuzione che ha interessato principalmente il tratto cervicale in 28 lavoratrici (Tabella 12). Tabella 12. Localizzazione dei disturbi secondo il tratto di rachide interessato Operatrici coinvolte Sede del disturbo Numero 19 10 1 2 6 6 1 10 55 Nessun disturbo Cervicale Dorsale Dorsale+cervicale Lombare Lombare+cervicale Lombare+dorsale Lombare+dorsale+cervicale Totale % 34,54 18,18 1,81 3,63 10,90 10,90 1,81 18,18 100,0 Tra le caratteristiche dei disturbi cronici segnalati dal nostro campione (Tabella 13), quello maggiormente rappresentato nei tratti rachidei cervicale, dorsale e lombare è il fastidio, il senso di peso e rigidità indicativamente secondario a contrattura paravertebrale, rispettivamente in misura del 71,42% (n. 20) per il tratto cervicale, del 64,28% (n. 9) per il tratto dorsale e il 69,56% (n. 16) per il tratto lombare. Nella stessa tabella si evidenzia che i disturbi cronici sono indicati nella misura del 70,5% (n. 12) bilateralmente per il tratto cervicale, del 76,9% (n. 10) nel lato sinistro per il tratto dorsale, e del 73,9% (n. 17) sempre nel lato sinistro per il tratto lombare. Tabella 13. Tipologia del disturbo: frequenze per tratto di rachide interessato Tipo di disturbo Fastidio, senso di peso, rigidità Dolore Dolore + fastidio, senso di peso, rigidità Totale Sede del disturbo Lato dx Lato sx Bilaterale Totale* *Missing (n°): C=11; D=1. Cervicale N° % N° Dorsale % Lombare N° % 20 71,42 9 64,28 16 69,56 5 17,85 3 21,42 5 21,73 3 10,71 2 14,28 2 8,69 28 100,0 14 100,0 23 100,0 4 1 12 17 23,5 5,8 70,5 100,0 2 10 1 13 15,3 76,9 7,6 100,0 4 17 2 23 17,3 73,9 8,6 100,0 42 Il riscontro di parestesie e dolore irradiato, pur non essendo significativamente segnalato dal nostro campione, ove presente risulta in prevalenza bilateralmente agli arti superiori nel 14,54% (n. 8), al torace nel 5,45% (n. 3) e agli arti inferiori nel 10,90% (n. 6) dei casi (Tabella 14). L’assenza di parestesie e dolore irradiato è riscontrabile, invece, nel 78,18% (n. 43) al tratto cervicale, nel 92,72% (n. 51) al tratto dorsale e nell’87,27% (n. 48) al tratto lombare. Tabella 14. Frequenza di complicanze per tratto di rachide interessato Parestesie e dolore irradiato Presenti a dx Presenti a sx Presenti a dx e sx Assenti Totale Cervicale (arti superiori) N° % 1 1,81 3 5,45 8 14,54 43 78,18 55 100,0 Dorsale (torace) N° 0 1 3 51 55 % 0,0 1,81 5,45 92,72 100,0 Lombare (arti inferiori) N° % 1 1,81 0 0,0 6 10.90 48 87,27 55 100,0 Delle 36 lavoratrici che hanno accusato disturbi al rachide nei diversi tratti, il 63,8% (n. 23) ha assunto farmaci o si è sottoposta ad altre cure. In Tabella 15 si nota che in circa la metà del campione che ha segnalato rispettivamente disturbi rachidei nei tratti cervicali, dorsali e lombari, la durata del disturbo è compresa nelle otto ore. Tabella 15. Durata del disturbo per tratto di rachide interessato Durata del Cervicale disturbo N° % 1 - 8 ore 11 50,00 9 - 23 ore 2 9,09 24 – 48 ore 7 31,81 49 ore – 7 giorni 2 9,09 Totale 22 100,00 Missing (n°): C=6; D=2; L=3. Dorsale N° % 7 58,33 0 0,0 4 33,33 1 8,33 12 100,00 Lombare N° % 10 50,00 0 0,00 5 25,00 5 25,00 20 100,00 43 Tra i disturbi cronici riferiti, sono di entità rilevante per le operatrici osservate quelli presenti nel tratto cervicale piuttosto che in quello lombare ed anche dorsale. La Tabella 16 evidenzia infatti che il numero di soggetti che ha raggiunto la soglia positiva (casi) nel tratto cervicale è del 75% (n. 21), in quello dorsale del 71,42% (n. 10) mentre in quello lombare è del 86,95% (n. 20). Tabella 16. Soglia positiva: frequenze per tratto di rachide interessato Soglia positiva Si No Totale Cervicale N° % 21 75,00 7 25,00 28 100,00 Dorsale N° % 10 71,42 4 28,58 14 100,00 Lombare N° % 20 86,95 3 13,05 23 100,00 Nella Tabella 17 si evidenzia come la percezione dell’affaticamento mentale e fisico sia piuttosto elevata in oltre la metà delle operatrici, che ci indicano in prevalenza risposte quali spesso e sempre. Solo il 9,1% (n. 5) delle lavoratrici presenta una buona compliance percettiva, sia mentale che fisica, dopo un turno lavorativo. Tabella 17. Percezione dell’affaticamento mentale e fisico dopo il turno di lavoro Percezione affaticamento Operatrici coinvolte Numero % Mentale: Mai Raramente Spesso Sempre 5 15 28 7 9,1 27,3 50,9 12,7 Mai Raramente Spesso Sempre 5 8 32 10 9,1 14,5 58,2 18,2 Fisico: 44 b. Sforzo percepito In Tabella 18, infine, sono registrate le frequenze dei punteggi della scala di Borg imputati dalle operatrici osservate in relazione allo sforzo percepito a conclusione del lavoro giornaliero generalmente svolto. La scala si articola su 10 livelli: da “0” che significa “nessuna percezione”, fino al valore “10” che corrisponde a “estremamente forte”, cioè la percezione più forte di cui l’operatore abbia ricordo. Tabella 18. Sforzo percepito al termine del turno lavorativo secondo la scala di Borg Punteggi scala di Borg 0 0,5 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Totale Frequenza % 0 2 0 7 25 0 17 3 1 0 0 0 55 0,0 3,63 0,0 12,72 45,45 0,0 30,9 5,45 1,81 0,0 0,0 0,0 100,0 I punteggi più frequentemente individuati sono stati il 3, “moderato”, nel 45,45% dei casi, il 5, “intenso”, nel 30,9% dei casi, il 2, “debole”, nel 12,72% dei casi ed il 6, compreso tra “intenso” e “molto intenso”, nel 5,45% dei casi. 45 c. dati infortunistici specifici Nel periodo di osservazione sono stati rilevati 23 infortuni riconducibili a movimentazione dei carichi. Il numero di tali infortuni rappresenta circa il 39,6% degli infortuni totale. Degli infortuni riconducibili a movimentazione dei carichi rilevati, ben 18 (78,2%) è riconducibile specificamente alle operazioni di movimentazione dei pazienti. La tabella 19 illustra, per ciascuna struttura, il numero di infortuni dovuti a movimentazione dei pazienti negli anni osservati. Tra parentesi sono indicati gli infortuni causati da movimentazione di carichi non associata alla movimentazione dei pazienti. Tabella 19. Numero di infortuni rilevati per anno e struttura Struttura 2002 2003 2004 2005 2006 2007 TOTALE A (AN) 3 1+(1) 1 4 4+(2) - 13 + (3) B (AN) 1 - - - 1 1+(1) 3+(1) C (MC) - 1 - 1 - - 2 D (PU) - - - - - - 0 46 d. Indice Mapo Nel corso della prima fase dello studio, è stata effettuata la valutazione dell’Indice MAPO nelle strutture analizzate. Scopo di tale indagine è stato quello di identificare l’effettivo rischio per il personale addetto all’assistenza sia per controllare il livello di applicazione della norma sia per confrontare successivamente i dati con l’incidenza degli infortuni occorsi nei vari reparti riconducibili alla movimentazione dei pazienti al fine di applicare, ove necessario, eventuali correzioni alle azioni preventive finalizzate all’abbattimento del rischio. La Tabella 20 evidenzia per ciascuna struttura valutata l’Indice MAPO rilevato ed il relativo livello di esposizione al rischio: Tabella 20. Indice di rischio MAPO relativo a ciascuna struttura studiata Struttura Indice MAPO Livello di esposizione A (AN) 3,25 Medio B (AN) C (MC) D (PU) 2,66 3,91 0,72 Medio Medio Praticamente trascurabile I risultati ottenuti circa i valori dell’indice MAPO mostrano, dunque, una situazione generale sostanzialmente positiva dove il livello di esposizione al rischio risulta assolutamente contenuto non raggiungendo mai valori elevati maggiori di 5. La successiva Tabella 21 mette in relazione per ciascuna struttura il numero di infortuni con l’Indice MAPO valutato. Tabella 21. Numero di infortuni rilevati (2002/07) ed indice MAPO struttura N° infortuni rilevati Struttura Indice MAPO da movimentazione pazienti (2002/07) A (AN) 3,25 13 B (AN) 2,66 3 C (MC) 3,91 2 D (PU) 0,72 0 47 Nelle 3 strutture dove si rileva un indice di esposizione medio quali la A (AN), la B (AN) e la C (MC) tale risultato, analizzando nel dettaglio i vari fattori che concorrono al calcolo dell’indice MAPO, risulta derivante prevalentemente dal “Fattore sollevatori” (FS). In detti reparti il numero dei sollevatori rilevato risulta infatti insufficiente e/o inefficiente rispetto al numero di pazienti non autosufficienti. Nella struttura D (PU), invece, l’esiguo numero di sollevatori risulta sufficiente a fronte di un numero di pazienti non autosufficienti non elevato. Per quanto riguarda l’analisi degli infortuni imputabili alla movimentazione dei carichi e più specificamente alla movimentazione dei pazienti non emergono particolari situazioni critiche così come non si rileva nei vari reparti una correlazione statisticamente significativa tra numero degli infortuni e valore dell’Indice MAPO. Il dato relativo alla struttura A di Ancona, che registra un numero significativamente elevato di infortuni da movimentazione dei pazienti è da ricondurre, esaminando la dinamica di tali infortuni, a fattori legati alla tipologia di ospiti: una certa quota è rappresentata da pazienti con problematiche di tipo psichiatrico e quindi con atteggiamento spesso molesto all’atto di una loro movimentazione da parte degli operatori. 48 4. Valutazione delle conoscenze acquisite dopo gli interventi formativi Nei mesi di Settembre, Ottobre e Novembre 2007 sono stati effettuati i seminari e training formativi sulle tecniche di movimentazione dei pazienti e sull'utilizzo corretto degli ausili meccanici introdotti con somministrazione dei questionari pre e post intervento formativo. Dalla Tabella 22 risulta che solo il 20% delle operatrici coinvolte aveva in precedenza partecipato a corsi sui rischi professionali correlati alla movimentazione dei carichi in generale e specificamente dei pazienti. Tabella 22. Frequenza di partecipazione a corsi sui rischi professionali da movimentazione dei pazienti Partecipazione a corsi Si No Totale N° % 11 44 55 20,0 80,0 100,0 Il training formativo sulle tecniche di movimentazione dei pazienti ed sull’utilizzo corretto degli ausili meccanici è stato preceduto da un questionario di verifica delle conoscenze (pre intervento) e dallo stesso questionario somministrato al personale partecipante al termine dell’intervento formativo (post intervento). Il questionario conteneva 10 domande con argomenti trattati nel training formativo per 55 operatrici coinvolte, per un totale di 550 risposte ottenute in pre intervento e 550 in post intervento. In Tabella 23 si nota che il differenziale positivo tra risposte esatte in pre e post intervento è del 19,63%, pari a n. 108 risposte esatte in più, per un totale di 494 risposte esatte. Tabella 23. Questionario di verifica delle conoscenze in pre e post intervento Domande questionario Esatte Errate Totale Pre intervento N° % 386 70,18 164 29,82 550 100,0 Post intervento N° % 494 89,81 56 10,19 550 100,0 49 Tra le problematiche emerse dalle risposte alle domande specifiche, è emerso un debito informativo e formativo rispetto la conoscenza del quadro normativo di riferimento, anche nelle sue linee generali. Particolare attenzione merita il personale ausiliario spesso privo di una formazione adeguata in quanto proveniente dalle realtà lavorative più diversificate. La maggior parte delle risposte fornite in pre test, infatti, appaiono fondate su “prassi consolidate”, con la evidente necessità di un superamento di tale situazione. 50 5. Valutazione dell’efficacia degli interventi Dei 55 soggetti seguiti per l’intero periodo dello studio, al momento del primo questionario 28 soggetti (50,91%) dichiaravano di aver sofferto nei 12 mesi precedenti di disturbi al rachide di intensità e caratteristiche tali da poterli classificare come “Soglia+” (soglia positiva), secondo l’algoritmo riportato in Figura 7. Figura 7. Algoritmo decisionale di soglia lombare +/- Soggetti che segnalano fastidio o dolore del rachide nei 12 mesi precedenti Uso Farmaci? Si Soglia + Si Presenza di solo fastidio? Stop Si Tutti i giorni? Soglia + Stop No Soglia - Presenza di dolore? Si Tutti i giorni? Stop Si Soglia + Stop No Almeno per episodi di durata per giorni? Si Soglia + Stop No Soglia - Stop 51 Nelle tabelle 24 e 25 sono riportate le distribuzioni di frequenza stratificate per periodo pre e post-intervento alle domande del questionario relative alla frequenza di percezione di affaticamento fisico e mentale al termine del proprio lavoro. Si nota come l’intervento di formazione ha permesso di ridurre in maniera significativa (p=0,016) la frequenza dell’affaticamento fisico percepito al momento della fine del turno (Tabella 22), così come la percezione dell’affaticamento mentale (Tabella 23) risulta ridotta in seguito all’intervento (p=0,084). Tabella 24. Distribuzione di frequenza dell’affaticamento fisico percepito al momento del 1° e del 2° questionario Prima fase Seconda fase Affaticamento fisico Mai/raramente Spesso/sempre 13 (23,63%) 42 (76,36%) 25 (45,45%) 30 (54,55%) Tabella 25. Distribuzione di frequenza dell’affaticamento mentale percepito al momento del 1° e del 2° questionario. Prima fase Seconda fase Affaticamento mentale Mai/raramente Spesso/sempre 20 (36,36%) 35 (63,63%) 29 (52,73%) 26 (47,27%) 52 Oltre alla riduzione dell’affaticamento, anche gli episodi di lombalgia acuta sono diminuiti, con un aumento sino al 90,91% dei soggetti che non hanno presentato sintomatologia acuta nei 6 mesi successivi all’intervento (Tabella 26). Tabella 26. Numero degli episodi di lombalgia acuta presentati durante gli ultimi 6 mesi precedenti e successivi all’intervento formativo. N° episodi lombalgie acute 0 1-3 4-10 Totale Operatrici coinvolte Prima fase Seconda fase 43 (78,18%) 50 (90,91%) 8 (14,54%) 4 (7,27%) 4 (7,27%) 1 (1,82%) 55 (100,00%) 55 (100%) La distribuzione dei soggetti con soglia positiva ha mostrato una sensibile riduzione dei disturbi in seguito all’intervento formativo, anche se il test del χ2 è risultato non significativo (p=0,313 per cervicale, p=0,279 per dorsale e p=0,145 per il segmento lombare) probabilmente a causa della modesta numerosità del campione. Tabella 27. Soglia positiva: frequenze per tratto di rachide interessato Soglia positiva Prima fase Seconda fase Cervicale N° % 21 38,18 16 29,09 Dorsale N° % 10 18,18 6 10,90 Lombare N° % 20 36,36 13 23,63 Complessivamente il numero di soggetti con soglia positiva diminuisce del 16,36%, passando da 28 a 19, come evidenziato in Tabella 27. 53 Tabella 28. Sforzo percepito al termine del turno lavorativo secondo la scala di Borg Punteggi scala di Borg 0 0,5 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Totale Prima fase Frequenza % 0 0,0 2 3,63 0 0,0 7 12,72 25 45,45 0 0,0 17 30,9 3 5,45 1 1,81 0 0,0 0 0,0 0 0,0 55 100,0 Seconda fase Frequenza % 0 0,0 3 5,45 5 9,09 11 20,00 16 29,09 1 1,82 16 29,09 2 3,64 2 3,64 0 0,0 0 0,0 0 0,0 55 100,0 Il confronto dei punteggi medi alla scala di Borg al primo e secondo questionario nei due gruppi, rispettivamente pari a 3,62 e 3,37, non ha permesso di identificare differenze significative, dalla Tabella 28 è possibile evidenziare, tuttavia, una certa aggregazione verso punteggi minori dopo l’intervento formativo. 54 3. Discussione e conclusioni Obiettivo generale della ricerca sono stati la prevenzione ed il contenimento del rischio connesso alla movimentazione manuale dei malati per Operatrici Sanitarie (OS). A tale scopo è stata valutata l’efficacia di interventi preventivi di tipo formativo e tecnico per ridurre la comparsa di disturbi muscolo-scheletrici ed il carico di lavoro fisico, in una popolazione di OS (infermiere professionali e non) addette all’assistenza e sottoposte al rischio specifico da movimentazione di pazienti non autosufficienti. La popolazione in studio è stata rappresentata da 55 OS addette all’assistenza di pazienti non autosufficienti ricoverati presso 4 strutture di assistenza gestite dalla Asscoop, Cooperativa sociale che eroga servizi socio-sanitari-assistenziali nella regione Marche. Presso tali strutture vengono assistiti complessivamente circa 300 ospiti anziani, prevalentemente ultraottantacinquenni e di sesso femminile, con riduzione della funzione fisica (RUG 35 – 44) e bisognevoli di assistenza specialistica, con complessità clinica e con deficit cognitivi. Il 59% dei soggetti ospitati è contemporaneamente non autosufficiente nelle attività di vita quotidiana esaminate che comportano aiuto nel sollevamento per tre o più volte negli ultimi 7 giorni e 7 notti. Tale dato, soprattutto la incapacità di spostarsi e di utilizzare il bagno, rappresenta un segno della fatica attesa da parte degli operatori. Le OS di queste strutture è costituita prevalentemente da Assistenti tutelari (72,7%), Operatrici Socio Sanitarie (12,7%), Educatrici (7,3%), Infermiere (5,5%) e Fisioterapisti (1,8%), con un’età media di 45,3 anni ed un’anzianità lavorativa nella struttura attuale di 8,2 anni. Dal riscontro anamnestico per diagnosi certe di patologie a carico del rachide, è emerso che il 23,7% e il 10,9% del campione osservato risulta rispettivamente portatore di rachide scoliotico e di discopatia a carattere erniario. Il 21,8% ha accusato almeno un episodio di lombalgia acuta da sforzo nell’ultimo anno; il 65,4% disturbi cronici quali fastidio, senso di peso, rigidità e riferiti al rachide in toto. La percezione dell’affaticamento mentale e fisico risulta piuttosto elevata in oltre la metà delle operatrici dopo il turno di servizio. I punteggi di sforzo percepito al termine dell’attività lavorativa, più frequentemente individuati con la scala di Borg, sono stati il 3, “moderato”, nel 45,4% dei casi ed il 5, “intenso”, nel 30,9% dei casi. Nel periodo di osservazione tra il gennaio 2002 ed il dicembre 2007 sono stati rilevati dal Registro, 23 infortuni riconducibili a movimentazione dei carichi. Il numero di tali 55 infortuni rappresenta circa il 39,6% degli infortuni totali. Tra gli infortuni da movimentazione dei carichi rilevati, ben il 78,2% è riconducibile specificamente alle operazioni di movimentazione dei pazienti. I risultati ottenuti circa i valori dell’indice MAPO mostrano una situazione generale sostanzialmente positiva, dove il livello di esposizione al rischio risulta assolutamente contenuto. Nelle 3 strutture dove si è rilevato un indice di esposizione medio, tale risultato, analizzando nel dettaglio i vari fattori che concorrono al calcolo, risulta derivante prevalentemente dal “Fattore sollevatori” (FS). In detti reparti il numero dei sollevatori risultava infatti insufficiente e/o inefficiente rispetto al numero di pazienti non autosufficienti. Non si rileva, tuttavia, nei vari reparti una correlazione statisticamente significativa tra numero degli infortuni e valore dell’Indice MAPO. Il dato relativo alla struttura, che registra un numero significativamente elevato di infortuni da movimentazione dei pazienti è da ricondurre, esaminando la dinamica di tali infortuni, a fattori legati alla tipologia di ospiti: una certa quota è rappresentata da pazienti con problematiche di tipo psichiatrico e quindi con atteggiamento spesso molesto all’atto di una loro movimentazione da parte degli operatori. Solo il 20% delle operatrici coinvolte aveva in precedenza partecipato a corsi sui rischi professionali correlati alla movimentazione dei carichi in generale e specificamente dei pazienti. I seminari e training formativi sulle tecniche di movimentazione dei pazienti e sull'utilizzo corretto degli ausili meccanici introdotti, che sono stati effettuati sulle OS, hanno complessivamente determinato un incremento di circa il 20 % delle conoscenze. Tra le problematiche emerse durante la formazione, è emerso : un debito informativo e formativo rispetto la conoscenza del quadro normativo di riferimento, anche nelle sue linee generali; l’esigenza di una particolare attenzione formativa per il personale ausiliario, spesso privo di conoscenze adeguate; la necessità di un superamento delle “prassi consolidate”. In tal senso, la formazione in situazione con pazienti parzialmente collaboranti e non collaboranti, effettuata attraverso la rappresentazione di azioni quali rotazione del paziente nel letto, riposizionamento verso il cuscino, spostamento letto-carrozzina e viceversa, riposizionamento in carrozzina, trasferimento letto-barella, igiene personale, ecc., con l’utilizzo di ausili, ha dimostrato di fornire il massimo livello formativo. 56 I controlli effettuati a tre e sei mesi dalla adozione degli interventi formativo/preventivi per valutare il modificarsi della patologia muscolo-scheletrica del rachide in rapporto ai miglioramenti realizzati, hanno messo in evidenza : • una significativa riduzione (p=0,016) della frequenza dell’affaticamento fisico percepito al momento della fine del turno, così come della percezione dell’affaticamento mentale (p=0,084); • una riduzione degli episodi di lombalgia acuta, con un aumento sino al 90,9% dei soggetti che non hanno presentato sintomatologia acuta nei 6 mesi successivi all’intervento; • una sensibile riduzione (16,4%) dei soggetti con soglia positiva dei disturbi del rachide, anche se il test del χ2 è risultato non significativo (p=0,313 per cervicale, p=0,279 per dorsale e p=0,145 per il segmento lombare) probabilmente a causa della modesta numerosità del campione; • una certa aggregazione verso punteggi minori alla scala di Borg sullo sforzo percepito al termine del turno lavorativo. I dati che vengono qui presentati rappresentano, come è evidente, un’elaborazione solo intermedia, in attesa della raccolta di dati di confronto che dovranno essere effettuati a distanza di 12, 24 e 36 mesi dallo svolgimento delle attività formativo/preventive. La modestia del campione studiato, sopra citata, può essere spiegata con motivi legati a fenomeni specifici dell’ambiente nel quale si è svolta l’iniziativa, ma rappresenta comunque un evento tipico negli studi longitudinali che si svolgono in categorie di lavoratori soggetti a forte turn-over. Una delle condizioni di significatività dello studio era quella di ottenere l’adesione della maggior parte delle strutture afferenti alla cooperativa sociale, al fine di poter considerare ragionevolmente ampio il campione di OS esposte all’attività formativo/preventiva. Ciò si è rivelato estremamente difficile, soprattutto per l’esistenza di forme di autonomia organizzativa e gestionale molto spiccate tra le diverse strutture di questo tipo. Quest’ultima considerazione spiega, anche, un altro limite dello studio; quello di non aver potuto sempre intervenire direttamente sull’assegnazione degli ausili, razionalizzandone la distribuzione ai fini del lavoro di ricerca. In effetti la distribuzione è avvenuta in maniera non del tutto programmata, rispondendo molto spesso a esigenze specifiche. Lo schema di studio utilizzato offre comunque il vantaggio di confrontare outcome ottenuti in più rilevazioni successive negli stessi soggetti, eliminando così la variabilità tra soggetti. 57 Benchè, i risultati trovati suggeriscano che, al momento attuale, non sia possibile attribuire all’intervento di formazione/prevenzione realizzato un rilevante impatto sulla salute dei lavoratori coinvolti, non v’è dubbio che proseguire con l’attività di formazione in situazione, per sua natura mirata al rischio, appare fondamentale per il raggiungimento di una migliore salute della schiena del lavoratore. La formazione permette, innanzitutto, di innalzare il livello di attenzione degli operatori per l’insorgenza di eventuali condizioni negative di salute ad uno stadio precoce al fine di prevenirne l’ulteriore decorso; sarebbe inoltre possibile individuare soggetti portatori di condizioni di predisposizione per suscettibilità individuale per i quali prevedere misure protettive più cautelative rispetto agli altri lavoratori. Un’adeguata formazione, assieme alla periodica somministrazione di test di valutazione della struttura, dell’organizzazione del lavoro e delle percezioni degli operatori, costituisce valutazione del un rischio utile strumento collettivo ed per contribuire individuale e per all’accuratezza verificare nel della tempo l’adeguatezza delle misure di prevenzione collateralmente adottate. Questi provvedimenti potrebbero contribuire in tempi medio-brevi e con costi relativamente bassi a ridurre notevolmente tale fattore di rischio; sottovalutare, inoltre, nell’ambito di una routinaria applicazione che da non permettendo il reintegro anche dei lavoratori risultati idonei con limitazioni e conservando più a lungo nello stesso reparto il personale più qualificato. Da quanto esposto, risulta chiara l’importanza di un servizio di prevenzione che analizzi e valuti i rischi di infortuni nelle strutture assistenziali e che imposti un sistema di prevenzione del danno che comprenda oltre ad aspetti tecnici ed organizzativi, quello della formazione continua degli OS in modo tale da far fronte a situazioni speso dannose per il personale. 28.04.2008 Il Direttore Scientifico Prof. Isidoro Annino 58