Revolution Mini - DLS Revolution

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Revolution Mini - DLS Revolution
di Vincenzo Maragoni
Revolution Mini
Installazioni
Non sono mai banali le auto demo di DLS, non ci troverete mai un sistemino a due
vie in predisposizione. Anzi, in un’auto DLS le predisposizioni non esistono, tolte,
spostate, eliminate per fare spazio ad altro. Molto altro...
R
evolution Team, ovvero tre ragazzoni finlandesi
con le idee ben chiare su come progettare e
realizzare un impianto: Tommi Heikkinen, sua
moglie Sanna e il loro amico Olli Finer. Ancora due elementi per completare il capolavoro: una Mini e DLS sempre pronti ad appoggiare progetti “fuori di testa” come
questo. Tommi e Olli mettono insieme le proprie esperienze provenendo entrambi da precedenti stagioni di
competizioni e di vittorie: per Tommi e la sua Audi cinque
vittorie nazionali ed europee tra il 2002 e il 2004; Olli e la
sua Toyota portano a casa una decina di affermazioni tra
il 2002 e il 2008. Nel 2009, per la precisione il 13 marzo,
parte il progetto Revolution Team e il 27 aprile dello stesso anno viene presentata la Mini ancora nuova di concessionario ed assolutamente di serie, anche se ancora
per poco... Le date così precise ci arrivano dal “diario di
bordo” che Revolution Team tiene del progetto, così
scrupoloso e minuzioso da contemplare addirittura la citazione della macchina fotografica utilizzata per il servizio
fotografico ufficiale. Se a qualcuno può interessare si
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tratta di una Canon EOS 500D con lenti 18-55 mm IS e
10-22 mm USM. Questo per sottolineare e dare merito
alla estrema cura di ogni particolare di Tommi, Sanna e
Olli. Ogni elemento del progetto è stato scelto, ponderato e valutato dai tre amici e da loro accettato in base alle
caratteristiche di ognuno di essi. È facile dare il maggior
peso all’impianto audio in situazioni come questa, mentre in questo progetto sono stati valutati elementi come
le gomme, la verniciatura, la fonderia per le nuove parti in
metallo, i ricambi in plastica, la pelle dei sedili... La caratteristica più evidente di questa Mini riprende in pieno
quello che è il DLS style ovvero l’approccio “totale” che i
progettisti hanno avuto nei confronti della struttura dell’auto. Per Revolution Team non esiste più il limite teorico
e pratico di un elemento poco integrabile nell’impianto:
qualsiasi disturbo, limite, impedimento viene letteralmente rimosso. Abbiamo verificato anche nelle precedenti due Beetle presentate in numeri passati come qui
dentro le pedaliere vengono spostate, i sedili collocati alla giusta posizione per ascoltare la migliore ricostruzione
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Installazioni
Il grande tachimetro
originale Mini è stato
sottolineato da una
cornice in vetroresina,
mentre appena più in
basso troviamo il
grande diametro
dell’X12, il subwoofer
dell’impianto. Il suo
volume di lavoro è
modellato in una
struttura di fibra di
vetro e bloccato
direttamente al
pavimento dell’auto.
Un’auto fuori dall’ordinario non può avere la sorgente banalmente in
plancia, considerando anche che qui la plancia è già bella che
occupata. La coppia Alpine F#1 Status DVI-9990R e PXI-H990 è stata
spostata sul cielo della Mini. In primo piano il processore, più in
fondo il frontalino del lettore.
scenica, il cruscotto viene plasmato per accogliere nel
modo e nel posto giusto gli altoparlanti e tutto quello che
serve all’impianto. DLS è uno dei più forti sostenitori del
“Top Front” (e noi di ACS con loro), lo stile che vuole che
tutti gli altoparlanti siano collocati nella parte anteriore e
più alta possibile del cruscotto. Se questo è sostanzialmente semplice con la gamma fullrange, qualche problema arriva evidentemente dal più ingombrante subwoofer. Ma basta “semplicemente” togliere il cruscotto
originale, applicare una struttura modellata e dimensionata per la nuova esigenza e il gioco è fatto! Semplice a
dirsi (e a scriversi...) decisamente meno a farsi ma il Revolution Team forse è Revolution non solo per modo di
1
Assolutamente fuori
dall’ordinario il box del
midrange Scandinava 3.
Per arrivare a questo
risultato Tommi, Sanna
e Olli hanno esaminato
decine di diverse
soluzioni anche di
diffusori home. I fori
che si vedono
realizzano una sorta di
reflex assolutamente su
misura di questa
realizzazione.
1
La disposizione degli
altoparlanti è quella che
ti aspetti più da un
impianto home che non
da uno in auto. Sono
praticamente frontali
alla zona di ascolto la
sezione fullrange, con
la tripletta Scandinavia,
e al centro della plancia
il subwoofer X12.
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dire. In realtà in quest’auto la parte più spettacolare non
è solo il cruscotto: ma andiamo per ordine, e partiamo
proprio dalla zona anteriore dell’auto. Tre vie, e anche
questa è una impronta tipicamente DLS che ama avere il
midrange ed anzi ad esso lascia una gamma spesso più
ampia del solito. I tre altoparlanti utilizzati sono quelli della più recente serie Scandinavia, quella che DLS ha progettato espressamente per le competizioni audiophile:
inevitabile che finissero nella Mini di Revolution Team.
Quello che i tre utilizzati in questa Mini hanno di particolare, forse di unico, è la cura estrema, quasi maniacale
della loro installazione in abitacolo. Ognuno di loro è così
saldamente fissato direttamente al telaio dell’auto che a
vibrare sono soltanto i coni e nessun altro elemento
esterno, come potrebbero essere i box di supporto. Per
i tweeter Scandinavia 1 è stata utilizzata come supporto
una semisfera di acciaio e con un braccio, anche questo
di acciaio, saldato al montante, ma non al rivestimento in
plastica, direttamente al telaio. Soluzione ancora più
complessa per il midrange Scandinavia 3 che ha richiesto, per il suo studio e progetto, circa tre mesi durante i
quali sono stati sviscerati alcuni dei migliori midrange in
campo home, realizzate ed analizzate decine di diversi
volumi di carico. Alla fine, anche con l’aiuto della progettazione al computer, è stato realizzato il box del midrange, che ha una funzione di vera e propria “resistenza
acustica”, ovvero realizza una sorta di carico reflex (con
piccole aperture controllate) per il volume di lavoro dell’altoparlante. Anche per il midwoofer Scandinavia 6 è
stato realizzato un volume reflex da 13 litri utilizzando un
interno in fibra di vetro e per l’esterno un contenitore cilindrico in acciaio installato molto in alto direttamente in
cruscotto, quasi a simulare un tre vie di tipo home dove
gli altoparlanti sono tutti sul piano frontale e non laterale
come succede utilizzando le portiere dell’auto. Un risultato non arrivato per caso, ma frutto di ricerche e studi
Anche il distributore di
alimentazione di questo
impianto è fatto su
misura. La “stella” al
centro del bagagliaio
ha dodici terminali (con
fusibile da 100 ampère)
di cui solo otto occupati
dagli amplificatori: per
gli altri quattro ci
dobbiamo aspettare
sviluppi dell’impianto?
Installazione dei cinque
amplificatori tanto
apparentemente
semplice quanto
spettacolare: ognuno di
essi è imbullonato ad
una lastra d’acciaio e a
loro volta tutti sono
fissati ad una struttura
a semicerchio. I cinque
amplificatori utilizzati
sono tre TA2, ognuno
per tweeter, midrange e
woofer, e una coppia di
A6 per il subwoofer.
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Installazioni
dei tre amici che hanno mixato studi CAD e lunghe sessioni di ascolto per trovare la posizione migliore. Anche il
subwoofer, come detto, è in configurazione top-front: in
questo caso si tratta dell’X12, un componente che DLS
Tommi Heikkinen e sua stava dismettendo proprio durante la lavorazione di quemoglie Sanna. In questo sto impianto. Fatto questo che ha costretto i nostri tre
progetto hanno
amici progettisti a reperirne cinque unità da tenere come
utilizzato il loro
seminterrato di 160 mq “scorta”. In realtà, misurando i loro parametri Tommi,
Sanna e Olli si sono resi conto che questi variavano da
per un anno intero per
costruire l’impianto e
pezzo a pezzo, per cui alla fine hanno montato definitivabuona parte dell’auto.
mente in auto quello più vicino alle loro esigenze e più
Tommi si è occupato
confacente alle richieste dell’impianto stesso. X12 piazspecificamente degli
zato direttamente al centro della plancia, giusto sotto il
interni, Sanna della
grande tachimetro originale della Mini. Posto esaurito in
lavorazione della fibra
plancia per cui era necessario cercare un’alternativa alla
di vetro.
Ho ascoltato la mini DLS a Lipsia!
D
all’esterno non era così attraente. Una Mini, bella certo,
ma non più di ogni altra Mini ben carrozzata e rifinita.
Rara la cura con cui era stata delimitata, resa inaccessibile,
guardata a vista da alcuni personaggi chiamati a sorvegliarla
e a discriminare gli ingressi. Rari ingressi in abitacolo. Avevo
notato, infatti, la stranezza di un tempo di permanenza a
bordo decisamente lungo e dell’affollarsi di alcuni personaggi
decisamente in vista nell’ambito delle competizioni internazionali. Già, a Lipsia, durante l’AMICOM (ne parliamo sul sito
o su queste pagine il prossimo mese) c’è stato il Kickoff di
EMMA, tradizionale appuntamento internazionale di fine stagione, e questa Mini era in un angolo dello stand DLS…
Sono andato da Peter, PR internazionale di DLS, incuriosito
più che altro da questo via vai ed ho chiesto spiegazioni.
Forte del “peso” internazione che l’italiana ACS ha conquistato
nel corso degli anni, ho avuto il privilegio di scavalcare la fila
e di essere ammesso subito in abitacolo con uno dei ragazzi
del team d’installazione. Beh, della particolarità della configurazione dell’impianto vi ha parlato Vincenzo Maragoni durante il corso dell’articolo. Della stranezza e della scomodità
del sedile di guida, se di sedile si può ancora parlare, vi
metto al corrente io. Ricavato dal telaio, decisamente lontano da volante e comandi, con la schiena un po’ reclinata
ad allontanare ancora gli strumenti per il mio sentire. Ho capito grazie a ciò di trovarmi in una vettura dalle ambizioni
elevatissime. Che sin dal primo brano di un disco manovrato
con estrema perizia dal mio ospite, evidentemente istruito
persino sulla sequenza dei brani dimostrativi da proporre (e
qui molti dei proprietari dei migliori impianti italiani dovrebbero imparare qualcosa), è venuta fuori prepotente.
L’impostazione del suono è tipicamente nordica, laddove si
preferisce l’estrema precisione e la fredda (ma non gelida,
stavolta) riproduzione della “verità” del segnale piuttosto che
il piacevole calore di un’ambienza o di uno strumento. Se
ciò colpisce nella gamma della voce, per la quale vengono
messi in evidenza particolari come la “dizione” o la profondità del timbro, elementi davvero raramente notati, diviene
palese nelle gamme “energiche”, che vanno dal colpo di
cassa, riprodotto con un impatto sui transienti che da tempo
non ricordavo di ascoltare, al basso elettrico, che sembra
troppo spesso di sintesi piuttosto che derivante da un amplificatore esterno. La profondità del basso verso gli estremi è
assoluta, così come la linearità della riproduzione ai diversi
livelli di ascolto. Un cenno meritano le chitarre acustiche.
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L’evidente facilità con cui vengono riprodotti i movimenti
della corda lascia presupporre riserva energetica in abbondanza, mai limitata ma immediatamente disponibile
quando richiesta dal brano.
Che l’impianto sia di ordine superiore lo rivela poi un altro
particolare: la stabilità del tutto. Brano dopo brano la timbrica, l’impostazione, non cambia di una virgola. Cambiando i brani, variano le atmosfere in funzione del
contenuto delle tracce, come voler ascoltare musiche diverse
nella stessa sala. Certo, non ascolto (e credo che bellamente
non sia in programma) una traccia con violino solo, tuttavia
il fatto di saper proporre brani di diverso tipo nel programma
che mi viene proposto, esalta questa sensazione.
Parliamo di scena ed immagine. Sovrastante, oserei dire. La
sensazione è che il palcoscenico sonoro sia alto, non tanto
perché il piano del palcoscenico sia sollevato, quanto perché
è elevata, quasi fino alla parte superiore del parabrezza,
l’estensione delle sorgenti sonore. Una sensazione un po’ disorientante che non viene compensata dalla precisione assoluta della posizione delle sorgenti sonore, focalizzate nelle
loro giuste dimensioni, come ci si aspetta da un impianto di
questo livello, e non per forza puntiformi come molti credono sia l’ideale. Questa sensazione di palcoscenico alto,
forse accentuata dalla (voluta) posizione di ascolto, seduti in
basso, non limita neanche un po’ il lapidario giudizio che
posso riportare: estremamente consigliata da ascoltare. So
che è difficile ma tentate di inseguirla se frequentate manifestazioni europee. È consigliatissima a chi davvero vuole
andare oltre i classici parametri di toni alti e bassi, scena
larga o stretta, o immagine centrata, ma vuole ascoltare
dettagli e sensazioni, come quelli descritti, ben lontani dal
“solito”.
Naturalmente, appena uscito dall’auto, Peter (che conosce
bene i miei trascorsi di giudice internazionale in coppia con
Alex Klett) mi ha chiesto “what do you think?”, comunque
giustificandosi dicendo che non è matura per gareggiare e
che necessita di qualche centinaia d’ore di taratura ancora.
Ho preferito un “very good” diplomatico ad una dissertazione filosofica sui punti cardine di un ascolto sui generis, pregustando i nuovi sviluppi e dandogli appuntamento alla
prossima occasione per sondare, di persona, il risultato di una
ricerca verso un’esaltazione di parametri d’ascolto lontani dal
nostro quotidiano. Anche di elevato livello.
R. Patriarca
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sorgente, anzi al “sistema sorgente” in quanto si tratta
dell’accoppiata Alpine F#1 Status con sorgente e processore DVI-9990R e PXI-H990. Il loro posto, tradizionalmente in plancia, è stato dirottato sul cielo dell’auto:
entrambi sono stati fissati ad una lastra di acciaio a sua
volta fissata direttamente al telaio dell’auto, anche in
questo caso per minimizzare le vibrazioni indotte dall’ambiente. Il frontalino del lettore, splittato dal corpo
principale, è subito sopra lo specchietto retrovisore a
portata di mano. Uno sguardo al resto dell’abitacolo per
notare (non sarebbe possibile non farlo...) la strana forma
e posizione dei sedili anteriori (quelli posteriori sono stati
tolti). Via quelli originali, sono stati ricostruiti con un telaio
in acciaio, ridottissimo come spessore e dimensioni e
privato del poggiatesta. Inoltre i due sedili, divenuti ormai
un divanetto inamovibile, sono stati posizionati molto indietro e con lo schienale molto inclinato all’indietro rispetto all’originale. In questo modo si ascolta in posizione quasi sdraiata, come ci spiega meglio Rocco Patriarca nel suo ascolto. Ancora grosse modifiche e lavorazioni mozzafiato ci aspettano per la zona posteriore della
Mini. Qui troviamo tutta la sezione di potenza e il particolare cablaggio. Gli amplificatori utilizzati sono tre unità di
TA2 e una coppia di A6. Sono stati ampiamente modificati, anche nella sezione elettrica, con l’eliminazione di
tutta la sezione preamplificatrice e di filtro, con una rivisitazione del percorso del segnale con nuovo cablaggio e
una semplificazione del tracciato. Ognuno dei TA2 si occupa di un altoparlante della gamma fullrange, mentre i
due A6 sono dedicati alle due bobine del subwoofer.
Quello che possiamo ammirare in bagagliaio (o, almeno,
ex bagagliaio...) è la sfilata di questi cinque amplificatori,
per i quali sono stati utilizzati delle barre di rame per il collegamento all’alimentazione. A proposito della quale il
fondo trasparente del bagagliaio lascia intravedere le
sette batterie Vision da 2 volt con 300 Ah di capacità che
garantiscono una tensione constante e controllata di 14
volt all’impianto. Un impianto del genere non merita una
tensione che non sia meno che perfetta.

SCHEDA DELL’IMPIANTO
SintoDVD: Alpine DVI-9990R • Processore: Alpine PXI-H990 •
Tweeter: DLS Scandinava 1 • Midrange: DLS Scandinava 3 •
Woofer: DLS Scandinava 6 • Subwoofer: DLS X12 • Amplificatore tweeter: DLS TA2 • Amplificatore midrange: DLS TA2
• Amplificatore woofer: DLS TA2 • Amplificatore subwoofer: (2x) DLS A6
Un terzo del progetto
Revolution Mini, ovvero
Olli Finer. Tra il 2002 e il
2008 ha portato la sua
Toyota in diverse
manifestazioni nazionali
ed europee con una
decina di vittorie. Nel
Team Olli ha lavorato al
progetto e al taglio delle
parti in metallo.
La lavorazione della
porta, mancando
qualsiasi altoparlante,
ha valore puramente
estetico. In evidenza la
pelle utilizzata e il logo
DLS e Revolution Team
ricavato da una lastra
di acciaio.
Installato da
Tommi & Sanna Heikkinen
Olli Finer & Saini Finer
Helsinki - Finlandia
www.dlsrevolution.com
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