Errori pronto soccorso e 118, aperta un`inchiesta al mese

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Errori pronto soccorso e 118, aperta un`inchiesta al mese
Errori pronto soccorso e 118, aperta un'inchiesta al mese
Roma, 4 mag. (Adnkronos Salute) - Ambulanze che arrivano in ritardo, magari guidate da autisti senza
patente, diagnosi sbagliate in pronto soccorso, dimissioni affrettate, mancanza di mezzi e attrezzature:
succede anche questo quando la malasanità entra nel sistema dell'emergenza. Negli ultimi due anni
sono già 24 i casi finiti sotto la lente d'ingrandimento della Commissione parlamentare sugli errori
sanitari, anche se va detto che ogni anno si contano circa 30 milioni di accesso nei pronti soccorsi
italiani. Ventiquattro casi, praticamente uno al mese, di cui più della metà in Calabria (7) e in Sicilia (7).
Ventitre pazienti hanno perso la vita, tra cui due neonati e quattro bimbi.E' quanto emerge dall'analisi dei
casi di presunta malasanità legati al sistema dell'emergenza giunti all'attenzione della Commissione
parlamentare d'inchiesta sugli errori in campo sanitario e i disavanzi sanitari regionali, in possesso
dell'Adnkronos Salute. Non tutti gli episodi quindi, ma solo quelli che dopo un esposto, una segnalazione
o magari un articolo di giornale arrivano sul tavolo del presidente della Commissione Leoluca Orlando,
che interviene per chiedere chiarimenti ed eventualmente disporre ulteriori accertamenti.L'analisi, oltre ai
citati 24 casi - tra cui quello del presunto ritardo con cui sarebbe giunta l'ambulanza che ha soccorso
venerdì scorso a Roma il giornalista Lamberto Sposini - porta alla luce diverse magagne del sistema
nazionale dell'emergenza. E' il caso dell'esposto (ottobre 2010) che riguarda lo spostamento delle salme
all'interno del Policlinico di Messina con mezzi non conformi. Addirittura si segnala che le ambulanze
destinate al solo trasporto dei malati verrebbero usate anche per i cadaveri, violando così le norme
sanitarie previste per legge. Sul tavolo di Orlando c'è poi l'esposto del luglio 2010 che prende in esame le
anomalie del 118 della provincia di Ragusa riguardo patenti e targhe. In questo caso è lo stesso
estensore che si autodenuncia, dichiarando di aver guidato lui stesso ambulanze senza avere la patente
idonea. Un altro esposto che non riguarda un caso specifico di presunta malasanità è quello del febbraio
2011 su presunti disservizi e illeciti relativi al servizio 118 di Foggia.Analizzando l'analisi su questi episodi
che - precisa la Commissione - "hanno un valore indicativo, ma nessun valore statistico", emerge un dato
significativo. Ben 14 casi su 24 si sono verificati in due Regioni: Calabria e Sicilia. Sette a testa. Tra
questi, il decesso di una donna avvenuto al pronto soccorso di Castrovillari (Cosenza) che potrebbe aver
pagato a caro prezzo la mancanza del borsone con i tubi orotracheali sulla prima ambulanza che l'ha
soccorsa. C'è poi la morte di un bimbo all'ospedale di Polistena (Reggio Calabria): doveva essere
trasferito con urgenza in un ospedale più attrezzato, ma per mancanza mezzi di soccorso adeguati arriva
dopo molte ore agli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria dove viene operato, ma senza successo.Sempre
in Calabria, l'estate scorsa è balzato alle cronache il caso della bimba nata all'ospedale di Rossano e
deceduta all'Annunziata di Cosenza. La madre era stata costretta a vagare dall'ospedale di Trebisacce al
presidio di Rossano sull'auto del marito, essendo l'ambulanza del 118 già impegnata per un soccorso. A
Lamezia Terme è invece morta una donna che ha avuto la sfortuna di essere soccorsa da un'ambulanza
con il defibrillatore guasto. Un defibrillatore non funzionante - sempre a Lamezia Terme - potrebbe
essere la causa del decesso di una ventenne con problemi cardiaci. Un guasto, tra l'altro, che era già
stato oggetto di segnalazione in un esposto datato dicembre 2009. In Sicilia, l'ultimo in ordine di tempo è
il caso legato alla morte di una donna il 28 aprile scorso all'ospedale Vittorio Emanuele di Gela. Secondo
quanto segnalato dai famigliari ai Carabinieri, il 27 aprile la signora, in seguito a un malore, si sarebbe
recata nella struttura dove, dopo i primi accertamenti clinici, sarebbe stata dimessa con l'invito a tornare,
per ulteriori controlli, l'indomani mattina. In corsia non c'erano posti liberi. Ripresentatasi il giorno
successivo al pronto soccorso, sarebbe deceduta a causa di un infarto dopo avere atteso diverse ore per
essere visitata. Cinque medici dell'ospedale sono stati iscritti nel registro degli indagati per la morte della
71enne. Sempre in Sicilia, risulta che un uomo che doveva essere trasferito in un altro ospedale perché
entrato in coma nel corso di un'operazione al setto nasale, abbia dovuto aspettare che l'ambulanza
facesse prima rifornimento. Probabilmente il paziente non è morto per quei 10 minuti in più - saranno
eventualmente gli inquirenti ad accertarlo - ma certo l'episodio ha dell'incredibile. C'è poi il caso della
morte di un cittadino cingalese di 47 anni avvenuto a fine ottobre 2010 all'ospedale Garibaldi di Catania.
Secondo l'esposto presentato dai parenti della vittima, l'uomo sarebbe stato visitato solo quattro ore dopo
il suo arrivo al pronto soccorso per un infarto al miocardio. A Pozzilli, in Molise, un uomo è invece morto
per infarto dopo che i familiari hanno tentato a lungo - senza successo - di contattare il 118.I problemi
della rete dell'emergenza non si registrano però solo al Sud. Sul tavolo della Commissione diversi casi
riguardano strutture e servizi del Centro e del Nord Italia. Nel Lazio, ad esempio, oltre al recente episodio
di Lamberto Sposini, che tante polemiche ha sollevato, c'è il caso del decesso di una donna di 56 anni
avvenuto a febbraio di quest'anno all'ospedale Santa Scolastica di Cassino. Secondo il racconto dei
familiari, la signora sarebbe rimasta per ben otto ore al pronto soccorso con uno stato di affaticamento
respiratorio e dolori al petto. Una volta concluso l'iter di accertamenti i medici avrebbero stabilito il suo
ricovero nel reparto di ortopedia ma, mentre veniva trasferita ai piani superiori, la donna è stata colta in
ascensore da un infarto ed è morta. Un caso anche in Piemonte, a Ivrea, dove a gennaio di quest'anno
una donna è morta dopo che al pronto soccorso dell'ospedale cittadino era stata sottoposta agli esami di
routine e dimessa la notte stessa. Visto il peggioramento delle sue condizioni, la paziente viene portata
d'urgenza all'ospedale di Chiavasso dove però perde la vita nel giro di tre ore. Una dimissione forse
affrettata potrebbe invece essere all'origine del decesso di un uomo a Pisa, morto poche ore dopo essere
stato dimesso con terapia antalgica dal pronto soccorso dell'Azienda ospedaliera universitaria pisana.La
scarsa tempestività potrebbe invece essere la causa della morte dell'ex cestista Pino Brumatti, il 21
gennaio 2011 a Gorizia. I familiari dell'ex guardia dell'Olimpia Milano hanno presentato una denuncia,
lamentando ritardi nei soccorsi da parte degli operatori del 118; la Procura di Gorizia ha aperto
un'inchiesta sul caso e il direttore dell'azienda sanitaria isontina, Gianni Cortiula, ha nominato una
commissione interna d'inchiesta che dovrà accertare la dinamica dei fatti.Un caso anche in Liguria e in
Veneto. A Genova il 2 gennaio di quest'anno è morta una bimba di 20 mesi all'ospedale Gaslini. La
piccola era stata portata al pronto soccorso in mattinata per vomito e un insolito sanguinamento dalla
bocca. All'ospedale le sue condizioni erano state giudicate non preoccupanti, da "codice giallo" e i medici
avevano deciso di rimandare ulteriori esami nel pomeriggio. Nel pomeriggio, però, le condizioni della
piccola sono precipitate. La bimba è stata così ricoverata in gastroenterologia per essere sottoposta a
intervento chirurgico, ma è entrata in coma e poco dopo è morta. A Verona, lo scorso anno, una donna di
56 anni, cardiopatica, diabetica e portatrice di pacemaker è invece morta nel suo letto circa mezz'ora
dopo essere stata dimessa con la diagnosi di una lieve bronchite dal pronto soccorso dell'ospedale Borgo
Trento di Verona. Non sarebbe stata sottoposta ad accertamenti cardiologici nonostante i problemi di
salute denunciati. Migliorare l'efficienza della rete dell'emergenza è considerata una priorità per il
presidente della Commissione, Leoluca Orlando: "Il funzionamento del 118, strettamente collegato al
sistema integrato di emergenza e urgenza - sottolinea - costituisce uno strumento essenziale per
garantire la tutela della salute dei cittadini, con riferimento in particolare a quanti vivono in territori
disagiati e distanti dalle strutture sanitarie".Per Orlando è quindi necessario intervenire per rimuovere
"anomalie funzionali e organizzative" del 118. "In taluni casi - conclude - questa realtà non è stata solo
terreno di scarsa tutela della salute, ma anche fonte di sprechi e pratiche anomale denunciate alla
magistratura ordinaria e contabile"
Univadis