speciale istruzione e formazione

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speciale istruzione e formazione
copForum17x24_107 10/10/13 15:44 Pagina 1
ÿ Un questionario per i lettori di Forum
ÿ Le novità dalla Regione Liguria
ÿ Notizie
ÿ Certificazione delle competenze: a che cosa serve e a che punto siamo
Direzione, Redazione, Amministrazione
via Fieschi, 11 G – 16121 Genova
tel. 00 39 010 2537 1
fax 00 39 010 2537 230
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A cura di Romano Calvo
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A cura di U.O. Osservatorio mercato del lavoro – Agenzia Liguria Lavoro
A cura di Laura Barbasio
ÿNuovi impulsi alla modernizzazione dei Servizi Pubblici per l'Impiego
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bimestrale della regione liguria
per il lavoro, l’orientamento
e il sistema educativo
ÿ Circuito Creaimpresa: il 30% degli utenti si mette in proprio
107
luglio
ottobre
2013
Anno XII
A cura di Giulio Iannis e Maurizio Serafin – Centro Studi Pluriversum
ÿ Scatti di Industria.
L’intervista
ÿ L’economista Tito Boeri a ‘Forum’ esprime il suo punto di vista sull’inserimento
dei giovani al lavoro
luglio | ottobre 2013
Centosessant’anni di immagini dalla fototeca Ansaldo
A cura di Fondazione Ansaldo
ÿ Lavorare in rete nel nuovo welfare: il progetto ‘Imparo l’italiano’
A cura di Marco Razzi e Theofanis Vervelacis
ÿL’Accademia Navale di Livorno presenta i suoi corsi di studio
e i servizi agli allievi
A cura di Isabella Puma
Istruzione e formazione lavoro
ÿIl riconoscimento e la certificazione delle competenze dopo la recente normativa
ÿ L’ESPERTO RISPONDE:
lavoro F O R U M
Decreto Lavoro - modifiche alla Riforma Fornero
A cura del Centro Studi – Sezione lavoro – Ordine Consulenti del Lavoro Genova e provincia
ÿ Favorire la transizione scuola-lavoro dei giovani
A cura di Sabrina Licheri- Italia Lavoro S.p.A.
ÿ Riconoscimento dei titoli di studio in Italia e Francia
A cura di Sonia Startari - Dottore di Ricerca in Sociologia DISFOR - Università degli Studi di Genova
ÿ Le Botteghe di Mestiere: investire sui giovani
L’intervista
ÿRisultati e prospettive per nuovi imprenditori dal Circuito ‘Creaimpresa’
Approfondimento
“I have a dream”. La nuova edizione del Salone ABCD Orientamenti
e sulle professioni artigiane
A cura di Cristina Alloisio Italia Lavoro S.p.A.
ÿMobilità internazionale e competenze 2.0
A cura di Federica Gallamini
ÿ In libreria
ÿ Selezione e valorizzazione delle risorse umane
A cura di Laura Barbasio
ÿ Bilancio di competenze, due casi di successo
A cura di Conform
ÿ CINE – FORUM
A cura di Mariangela Grilli – giornalista, esperta di cinematografia
ÿ ‘Migliorare la qualità dei servizi di orientamento per i giovani drop out
A cura della Redazione con il contributo di Conform s.r.l.
ÿ APPROFONDIMENTO
Introduzione
Tito Boeri, a Forum:“Ecco le prospettive per inserire i giovani
nel mondo del lavoro”
ABCD Orientamenti, un luogo dove costruire un sogno possibile
Verso un sistema integrato dell'orientamento
A bordo di ‘SailOr’ per approdare alle professioni del mare
Un concorso fotografico e una mostra per illustrare il lavoro di ieri e di oggi
Contributo del Ministro delle politiche agricole alimentari
e forestali Nunzia De Girolamo
Forum intervista Maria Falcone, Presidente
‘Fondazione Giovanni e Francesca Falcone’
Speranza e fiducia nei sogni dei politici e dei sindacalisti
I sogni di due scrittori per le nuove generazioni
Provincia di Savona
Provincia di Imperia
Provincia di La Spezia
Poste Italiane S.p.a. – Spedizione in abbonamento postale – 70% AUT: 032/CBPA-SUD/CZ
‘Io Lavoro Forum’ non costituisce fonte ufficiale.
Pertanto eventuali errori materiali non possono
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nei confronti dell’Agenzia Liguria Lavoro.
Clausole d’uso: il testo di ‘Io Lavoro Forum’, anche
quello su supporto magnetico, è di proprietà
esclusiva dell’Agenzia Liguria Lavoro,
Ente Strumentale della Regione Liguria.
ÿ Il punto sulle imprese in Liguria nel biennio 2011/2012
studio grafico di Andrea Musso
Direttore responsabile
Stefania Spallanzani
Redazione
Laura Barbasio
Paola Castellazzo
Silvia Dorigati
Federica Gallamini
Paola Mainini
Stefania Spallanzani
Hanno collaborato
Cristina Alloisio
Laura Barbasio
Romano Calvo
Paola Castellazzo
Silvia Dorigati
Federica Gallamini
Mariangela Grilli
Giulio Iannis
Sabrina Licheri
Paola Mainini
Isabella Puma
Marco Razzi
Maurizio Serafin
Sonia Startari
Theofanis Vervelacis
E inoltre
Centro Studi – Sezione lavoro – Ordine
Consulenti del lavoro Genova e Provincia
Conform: sedi di Genova e Bologna
Fondazione Ansaldo
Ufficio POC, Comunicazione della Direzione Regionale INAIL Liguria
U.O. Osservatorio Mercato del Lavoro –
Agenzia Liguria Lavoro
Un particolare ringraziamento a
Laura Amoretti
Tito Boeri
Roberto Cervino
Luisella Dellepiane
Giuliano Govigli
Alessandro Lombardo
Antonio Nicaso
Roberta Ottaviani
Piero Pelassa
Luisa Puppo
Rebecca Tarello
Provincia di Genova
lavoro
FORUM
SOMMARIO
Pubblicazione bimestrale a cura
dell’Agenzia Liguria Lavoro Ente Strumentale della Regione Liguria
speciale istruzione e formazione
Unione Europea
Fondo sociale europeo
Regione Liguria
Fondo Sociale Europeo
107
Numero
Luglio
Ottobre
2013
Anno XII
Un questionario per i lettori di Forum
Le novità dalla Regione Liguria
Notizie
Certificazione delle competenze: a che cosa serve e a che punto siamo
2
3
6
8
A cura di Romano Calvo
Il punto sulle imprese in Liguria nel biennio 2011/2012
15
A cura di U.O. Osservatorio mercato del lavoro – Agenzia Liguria Lavoro
Circuito Creaimpresa: il 30% degli utenti si mette in proprio
18
A cura di Laura Barbasio
Nuovi impulsi alla modernizzazione dei Servizi Pubblici per l'Impiego
24
A cura di Giulio Iannis e Maurizio Serafin – Centro Studi Pluriversum
Scatti di Industria.
Centosessant’anni di immagini dalla fototeca Ansaldo
29
A cura di Fondazione Ansaldo
Lavorare in rete nel nuovo welfare: il progetto ‘Imparo l’italiano’
32
A cura di Marco Razzi e Theofanis Vervelacis
L’Accademia Navale di Livorno presenta i suoi corsi di studio
e i servizi agli allievi
38
A cura di Isabella Puma
L’ESPERTO RISPONDE:
Decreto Lavoro - modifiche alla Riforma Fornero
45
A cura del Centro Studi – Sezione lavoro – Ordine Consulenti del Lavoro Genova e provincia
Favorire la transizione scuola-lavoro dei giovani
47
A cura di Sabrina Licheri- Italia Lavoro S.p.A.
Riconoscimento dei titoli di studio in Italia e Francia
Agenzia Liguria Lavoro
via Fieschi, 11 G – 16121 Genova
La rivista è disponibile su Internet
all’indirizzo www.iolavoroliguria.it
50
A cura di Sonia Startari - Dottore di Ricerca in Sociologia DISFOR - Università degli Studi di Genova
Le Botteghe di Mestiere: investire sui giovani
e sulle professioni artigiane
55
A cura di Cristina Alloisio Italia Lavoro S.p.A.
Mobilità internazionale e competenze 2.0
Redazione dott.sse
Paola Mainini, tel. 010 2537 213
Silvia Dorigati, tel. 010 2537 236
fax 010 2537 230
[email protected]
[email protected]
A cura di Federica Gallamini
Autorizzazione del Tribunale di Genova:
n. 17/2002
A cura di Mariangela Grilli – giornalista, esperta di cinematografia
In libreria
Selezione e valorizzazione delle risorse umane
58
61
65
A cura di Laura Barbasio
Bilancio di competenze, due casi di successo
69
A cura di Conform
CINE – FORUM
74
Migliorare la qualità dei servizi di orientamento per i giovani drop out 76
A cura della Redazione con il contributo di Conform s.r.l.
Progetto grafico e illustrazioni
studio grafico di Andrea Musso
Videoimpaginazione
Daria Pasolini
All’interno
fotografie Fondazione Ansaldo
e di Paolo De Ferrari
e della redazione
Stampa e distribuzione
Rubbettino print
La rivista è stata chiusa in redazione
il 30 settembre 2013
APPROFONDIMENTO
Introduzione
Tito Boeri, a Forum:“Ecco le prospettive per inserire i giovani
nel mondo del lavoro”
ABCD Orientamenti, un luogo dove costruire un sogno possibile
Verso un sistema integrato dell’orientamento
A bordo di ‘SailOr’ per approdare alle professioni del mare
Un concorso fotografico e una mostra per illustrare il lavoro di ieri e di oggi
Contributo del Ministro delle politiche agricole alimentari
e forestali Nunzia De Girolamo
Forum intervista Maria Falcone, Presidente
‘Fondazione Giovanni e Francesca Falcone’
Speranza e fiducia nei sogni dei politici e dei sindacalisti
I sogni di due scrittori per le nuove generazioni
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UN QUESTIONARIO
PER I LETTORI DI FORUM
La redazione ha ritenuto utile, con i lettori, fare il punto sulla rivista regionale ‘Forum’, chiedendo di rispondere ad alcune domande, per individuare nuove aree di miglioramento.
Ritiene, infatti, importante, poter contare sulle opinioni degli operatori, per verificare insieme il livello di soddisfazione
e rendere ancora più utile lo strumento, lavorando insieme, a favore dell’utenza, in questa fase di obiettiva difficoltà,
dovuta alla contrazione delle risorse e di crisi del mercato del lavoro.
È quindi grata a quanti vorranno restituire il questionario, compilato:
▲ ▲ ▲
a questo indirizzo e-mail: [email protected]
oppure via fax allo 010/2537230
o, ancora, per posta ad: Agenzia Liguria Lavoro, Redazione Forum, Via Fieschi 11G – 16121 Genova
Grazie per la collaborazione.
▲ ▲ ▲ ▲ ▲ ▲ ▲ ▲
Livello di utilità
Grado di interesse
Leggibilità
Giudizio sui contenuti
Capacità di approfondimento
Valutazione aspetto grafico
Utilità della consultazione cartacea
Giudizio complessivo
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Quali gli argomenti di maggiore interesse
normativa sul lavoro
casi e prassi di orientamento e formazione
profili aziende e fabbisogni occupazionali
servizi all’utenza
esperienze nazionali e progetti europei
metodologie e strumenti orientativi
interviste ad opinion leader
approfondimenti a carattere psicologico e sociale
mondo della scuola
altro
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Argomenti da trattare ex novo
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Disponibilità ad indicare o inviare contributi (non retribuiti):
SÌ □
NO □
Suggerimenti
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............................................................................................................................................................
............................................................................................................................................................
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Le delibere regionali su tirocini e apprendistato
di alta formazione
Su disposizione del Presidente della Commissione
regionale di Concertazione, la Giunta regionale,
nella seduta dello scorso 5 agosto, ha approvato i
seguenti atti:
> D.G.R. n. 1051: “Approvazione Programma sperimentale per la promozione dei tirocini e dei contratti di apprendistato nell’ambito del Piano Giovani della Regione Liguria (d.G.R. 1037/2012)”;
> D.G.R. n. 1052: “Aggiornamento della disciplina
regionale in materia di tirocini formativi e di orientamento, tirocini di inserimento e reinserimento
lavorativo e tirocini estivi approvata con d.G.R.
555/2012”.
> D.G.R. n. 1045:“Approvazione protocollo d’intesa
relativo alla disciplina regionale in materia di apprendistato di alta formazione”;
In particolare, si tratta di:
> 3,2 milioni di euro per tirocini
Tre milioni e 200mila euro per la promozione dei
tirocini formativi, contratti di apprendistato e incentivi alle imprese che assumono a tempo indeterminato. Sono stati stanziati dalla Giunta regionale, attraverso un bando, su proposta dell’assessore al lavoro, Enrico Vesco. I finanziamenti di cui
2,4 milioni provenienti dal Fondo sociale europeo
e 800mila euro dal Ministero del lavoro serviranno
a favorire l’occupazione stabile di 1000 giovani,
dai 18 ai 35 anni, privi di occupazione che abbia-
R U B R I C A
LE NOVITÀ
DALLA REGIONE LIGURIA
no assolto l’obbligo di istruzione. L’iniziativa, in
partenza a settembre, si svolgerà in due fasi: una
prima fase di sei mesi e una successiva di altri sei
a seguire, che farà tesoro dell’esperienza precedente. I finanziamenti messi in campo dalla Regione Liguria seguono l’accordo stipulato a giugno
con tutte le organizzazioni dei datori di lavoro,
Confindustria, Unioncamere, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti, Cna, Alleanza delle
cooperative italiane e Ordine dei consulenti del lavoro di Genova e provincia per applicare ogni strumento possibile di politica attiva del lavoro quali
tirocini, contratti di apprendistato e incentivi alle
imprese per favorire il lavoro giovanile. Grazie ai finanziamenti messi in campo è prevista un’indennità mensile per i tirocini di 500 euro di cui 250
stanziati dalla Regione Liguria e gli altri 250 dalle
aziende. Se, al termine del periodo di tirocinio,
l’impresa deciderà di assumere con contratto di
apprendistato o a tempo indeterminato, la Regione Liguria rimborserà la cifra precedentemente
pagata mensilmente dall’impresa. Se l’assunzione
riguarderà le persone con oltre 30 anni di età, la
Regione darà un contributo di 3.000 euro a tutte
quelle aziende che, al termine del tirocinio, assumeranno il lavoratore per almeno un anno. Sono
previsti incrementi del 20% nel caso le assunzioni
riguardino lavoratori disabili oppure del 10% in
presenza di accordi sindacali. Il bando regionale
riguarda le aziende che si rivolgono ai centri per
l’impiego. Sul totale dei 1000 tirocinanti, 585 saranno selezionati a Genova e provincia, 125 a Imperia, 140 alla Spezia e 150 a Savona.
3
> Nuove regole per i tirocini
Inoltre, sono state approvate dalla Giunta regionale
ligure, su proposta dell’assessore al lavoro, Enrico
Vesco, le nuove regole sui tirocini formativi, di orientamento e di inserimento lavorativo. Dall’entrata in
vigore delle nuove regole, tutti i datori di lavoro che
faranno ricorso allo strumento del tirocinio, utilizzando in azienda giovani appena usciti dalla scuola o persone in cerca di lavoro, dovranno obbligatoriamente riconoscere al tirocinante un’indennità
mensile di almeno 400 euro. Il regolamento approvato in Giunta recepisce infatti l’accordo con il Governo, stipulato in sede di Conferenza delle Regioni
nel gennaio 2013. Con tale accordo le singole Regioni, nell’ambito delle proprie competenze legislative e della propria organizzazione dei servizi, si sono impegnate a recepire nelle proprie normative
quanto stabilito nelle linee guida generali. Il punto
fondamentale è l’indennità obbligatoria che, per la
Liguria, dovrà ammontare come minimo a 400 euro
mensili e non potrà più dunque essere un rimborso
facoltativo come avveniva prima. Un’indennità aumentata di 100 euro rispetto al minimo stabilito di
300 nell’accordo tra il Governo e le Regioni. Nello
specifico, nel nuovo regolamento non viene modificato l’apparato strutturale della previgente disciplina, ma vengono sostanzialmente apportate alcune
precisazioni che hanno l’obiettivo di evitare ogni
ambiguità che possa dare adito ad un uso distorto
del tirocinio quale strumento di formazione e primo
ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Tre le tipologie di tirocini disciplinate: il tirocinio formativo
di orientamento, per le persone che hanno terminato gli studi da non più di 12 mesi, per una durata
massima di 6 mesi, con lo scopo di consolidare la
propria formazione, il tirocinio per l’inserimento lavorativo di persone in cerca di lavoro, senza alcun
limite di età, per una durata di 12 mesi, e i tirocini
estivi di orientamento destinati agli studenti. I datori
di lavoro che intenderanno avvalersi di tirocinanti si
potranno rivolgere alle scuole, all’Università, ai cen-
4
tri per l’impiego provinciali, a tutti i soggetti a vario
titolo accreditati dalla Regione nonché all’Agenzia
Liguria Lavoro.
> In autunno il nuovo contratto dell’apprendistato
di alta formazione
Dal 2014 gli studenti universitari liguri potranno
svolgere parte del loro percorso di studi in azienda
attraverso il nuovo contratto di apprendistato di alta
formazione approvato dalla Giunta regionale ligure.
Lo comunica l’assessore al bilancio e alla formazione, Pippo Rossetti a seguito dell’approvazione del
protocollo d’intesa con l’Università di Genova, le organizzazioni sindacali e le associazioni datoriali, riguardante la nuova disciplina regionale in materia
di apprendistato di alta formazione. La novità è che
per la prima volta lo studente universitario potrà essere assunto, con il nuovo contratto, svolgendo parte del proprio percorso di studio in azienda, continuando così a studiare lavorando. La nuova disciplina regionale in materia di apprendistato è stata
approvata sulla base dell’input della normativa nazionale che demandava alle Regioni il compito di
regolamentare l’apprendistato di alta formazione
per quanto riguarda i profili formativi. Potranno usufruirne studenti universitari per il conseguimento
della laurea, della laurea magistrale o laureati per
la frequenza di master universitari e dottorati di ricerca. In pratica, il percorso formativo potrà svolgersi in parte presso l’Università o l’organismo di formazione e in parte presso l’azienda con cui il giovane ha stipulato il contratto di apprendistato. Scopo prioritario dell’attivazione di questo nuovo tipo
di contratto è adottare una metodologia di integrazione tra il percorso realizzato in azienda e il percorso all’interno dell’Università per favorire l’alternanza scuola – lavoro. I percorsi formativi dovranno
pertanto essere personalizzati rispetto alla durata
generale, in relazione alle specificità collegate all’istituto dell’apprendistato di alta formazione, alle
necessità delle imprese e ai bisogni specifici dell’apprendista. L’Università di Genova definisce, a
partire da settembre, i corsi di laurea interessati dal
nuovo contratto che potrà trovare applicazione an-
che per percorsi di alta formazione svolti in Università di altre regioni. Il vantaggio per le aziende che
faranno ricorso all’apprendistato sarà quello di ot
ottenere sgravi fiscali e contributivi non previsti da
altri contratti e per lo studente quello di potersi laureare lavorando, arricchendo il proprio curriculum,
con la prospettiva di continuare a lavorare anche
dopo la conclusione del percorso di studi. Si conta
di mettere in atto, già dall’autunno, le ulteriori azioni
di agevolazione al nuovo strumento, tra cui un bando del valore di 1 milione di euro che preveda un
sostegno finanziario, sia per la formazione, sia per
le aziende e per gli apprendisti.
Regioni, un workshop per trovare lavoro alle persone più deboli: la Liguria apre appalti a cooperative sociali
Trovare una ricetta comune per venire incontro alla
forte richiesta di inclusione sociale in tempi di crisi
occupazionale e scarsità di risorse per i servizi sociali. La Regione Liguria ricomincia dal Testo Unico
delle norme per il terzo settore e dalle normative
sulle centrali acquisti e gli appalti pubblici che lo
prevedono, per destinare una quota del 5% degli
appalti di servizio, in particolare quelli sotto la soglia europea dei 200 mila euro, all’inserimento lavorativo delle fasce deboli, quelle che comprendono persone disabili, emarginati in grado di lavorare.
Ma anche per i grandi appalti è possibile inserire
una clausola che consente di favorirne comunque
l’inserimento.
È l’obiettivo del workshop, che si è svolto lo scorso
17 giugno, al Teatro della Gioventù di Genova
promosso dalla Regione Liguria per indicare agli
enti del settore regionale e alle società in house il
percorso per affidare commesse pubbliche alle
cooperative sociali di tipo B, quelle con almeno il
30% di soci lavoratori appartenenti alle categorie
svantaggiate.
Le cooperative sociali, possono occuparsi di diversi
lavori, dalla manutenzione del verde, alla piccola
manutenzione edilizia, alle pulizie, ai traslochi e di
molte altre attività che interessano gli enti pubblici.
Frattanto, la Regione Liguria, che, con l’assessore Lorena Rambaudi ha il coordinamento dei problemi
del Welfare nelle Conferenza delle Regioni, punta
anche a una modifica della legge nazionale 381 del
1991 per aggiornarla rispetto ai soggetti svantaggiati da inserire nel mondo del lavoro.
Dal FSE 1,2 milioni per gli istituti tecnici superiori nel 2013-2014
Ammontano a 1.250.000 euro i finanziamenti che
il fondo sociale europeo metterà a disposizione, nel
2013 e 2014, per gli Istituti tecnici di alta formazione in Liguria. Punto di partenza per la programmazione del prossimo settennato sarà l’economia del
mare e la green economy.
Al via il bando da 1,2 milioni per animatore socio-educativo
Un milione e 200mila euro per la formazione di animatori socio-educativi sono stati stanziati il 30 luglio scorso dalla Giunta regionale, su proposta
dell’assessore Pippo Rossetti. Il bando approvato è
destinato agli enti di formazione che, in associazione temporanea di impresa con scuole e Università,
realizzeranno progetti di formazione per la riqualificazione di animatori socio-educativi. Sarà finanziato un solo progetto destinato alla formazione di
500 addetti, quello con il punteggio più elevato in
graduatoria. L’intervento di formazione è destinato
a professionisti che, negli ultimi tre anni, hanno
operato per almeno 24 mesi, anche non consecutivi, in attività di tipo socio-educativo all’interno di
enti pubblici o privati, anche se non in possesso del
titolo corrispondente, ma con una specifica mansione contrattuale
5
Salari sopra la media italiana per i dipendenti liguri: dal Rapporto annuale della Banca d’Italia
sull’economia ligure
Porto, turismo e innovazione sono i fattori a cui guardare per far ripartire l’economia della nostra regione,
che, se nel triennio 2009-2011 era riuscita ad attenuare i riflessi della congiuntura economica sfavorevole, nel 2012 ha risentito fortemente della crisi. E
per uscirne ci vorrà ancora del tempo, forse a fine
anno con “moderate attese di ripresa”. Questa, in sintesi, la previsione effettuata dalla sede ligure della
Banca d’Italia, in occasione della presentazione del
rapporto annuale sull’economia della Liguria, avvenuta nel giugno scorso.
Rapporto che, quest’anno, si è focalizzato sul tema
dell’innovazione, giudicata, stando ai numeri esaminati, ancora troppo concentrata nelle grandi imprese
e poco diffusa sul territorio, quindi tra le tantissime
micro, piccole e medie imprese che costituiscono
l’asse portante del nostro tessuto produttivo. E che,
più di altre, hanno bisogno di innovare prodotti e processi produttivi per guadagnare competitività sui
mercati internazionali.
Tra gli argomenti analizzati dal Rapporto, accanto ai
“classici indicatori quali attività produttive, mercato
del lavoro e del credito e spesa pubblica locale, c’è
un approfondimento sulle retribuzioni dei lavoratori
dipendenti in Liguria.
In Liguria, il salario mensile netto è superiore al livello
medio del Paese e in linea con il resto del Nord Ovest.
Nella nostra regione, infatti, la retribuzione media
calcolata nel 2012 si attesta su 1.306 euro, contro i
6
R U B R I C A
NOTIZIE
1.254 del resto d’Italia. Meno marcato il divario su
base oraria, che si posiziona su 9,3 euro, contro i 9,1
del nord ovest e gli 8,9 del resto del Paese.
Quali sono i fattori che incidono sulla determinazione del valore del salario medio? Innanzitutto il livello
di istruzione, quindi l’età, il settore di attività e le dimensioni dell’impresa in cui si lavora. Considerate
tutte queste caratteristiche e opportunamente “pesate”, il vantaggio della Liguria sulle retribuzioni medie nelle altre regioni resta di 3,1 punti percentuali.
Queste stesse caratteristiche aiutano già di per sé a
spiegare il motivo per cui i dipendenti liguri guadagnerebbero più degli altri lavoratori italiani. In Liguria, infatti,
il 79,3 per cento degli addetti è impiegato nei servizi,
settore in cui le retribuzioni sono mediamente più alte
degli altri, mentre nel Nord Ovest e nel resto del Paese
questa quota è rispettivamente pari al 63,7 e al 66,8%.
Altro fattore, in parte conseguente al precedente, è
determinato dal livello di istruzione dei lavoratori, che
in Liguria si attesta su una fascia alta: basta considerare che gli occupati che hanno al massimo la licenza
media sono inferiori di 5 punti percentuali rispetto
alla media del Nord Ovest e di 6 punti sulla media
nazionale. Buone notizie, sempre su questo tema,
vengono dal rendimento del titolo di studio:“a parità
di altri fattori osservabili – si legge nel rapporto di Bankitalia – i salari orari percepiti dai laureati sono infatti
del 18,8% superiori a quelli percepiti dai diplomati,
un punto percentuale più che nel resto del Paese”.
Infine l’età. Se la Liguria è la regione più anziana
d’Italia, la busta paga offre un’ulteriore conferma a
un dato di fatto ormai acquisito e notorio. In questo
senso, gli over 55 anni hanno un vantaggio sui lavo-
ratori adulti liguri di 6,6 punti percentuali e 4,5 rispetto alla stessa categoria di lavoratori del resto
d’Italia. Se i dipendenti che ormai vedono la pensione sono avvantaggiati rispetto ai colleghi più giovani,
tuttavia gli occupati liguri nella fascia 15-34 anni se
la passano meglio dei coetanei del resto d’Italia: in
rapporto ai lavoratori adulti (35-54 anni), infatti, hanno uno svantaggio che si attesta su 13,3 punti percentuali, contro una media italiana di svantaggio che
si aggira sul 16,6%.
Il vantaggio accumulato dai lavoratori dipendenti liguri, tuttavia, viene in parte compensato dalla dimensione dell’impresa, che è inferiore alla media (la Liguria, si sa, è terra di micro, piccole e medie imprese)
e che va ad abbassare la media del “peso” della busta paga.
>
>
>
(A cura di Federica Gallamini)
A lezione di impresa, nelle scuole della Liguria: i
progetti simulati pronti per diventare realtà
>
Sono otto i progetti imprenditoriali in forma cooperativa, per ora “simulati”, ma innovativi e creativi e
con buone possibilità, in futuro, di diventare operativi, elaborati dalle scuole secondarie liguri vincitori
del concorso “Bellacoopia Impresa” promosso da
Legacoop Liguria con il sostegno della Regione Liguria, assessorato Formazione e Università. I promotori metteranno a disposizione i supporti didattici necessari per i progetti ed individueranno un tutor per ogni progetto.
Le classi selezionate potranno sviluppare la propria
idea imprenditoriale in uno spazio web e partecipando a sette incontri con gli insegnanti e un tutor
designato dagli organizzatori.
Le classi verranno premiate con un buono spesa di
500 euro per materiali didattici e potranno partecipare alla “giornata cooperativa” con una visita guidata, ospiti delle cooperative di turismo liguri.
Gli otto progetti selezionati
> Istituto Vittorio Emanuele/ Ruffini, Genova – cl
III AG: “WEB & FOOD”, cooperativa legata alla
produzione di gelati realizzati anche su indicazio-
>
>
>
ne e scelta diretta del cliente. Un progetto che prevede un impegno per sei/sette persone.
Istituto M. Polo Genova – cl IVB: “Sailing Eat”,
creazione di un’attività ristorativa itinerante rivolta
ai diportisti, alla quale affiancare anche la vendita
di prodotti locali e a km 0, ordinati via web e consegnati direttamente in mare ai proprietari delle
imbarcazioni.
Istituto Marsano Genova – cl IV A:“Gente di Monte”, cooperativa di comunità per il recupero della
frazione di Prarolo (Isola del Cantone) dove alcuni
studenti sono proprietari di case rurali e terreni.
La cooperativa sarebbe composta da aziende
agricole e singoli cittadini.
Istituto Natta Sestri Levante – cl IV: “Prototipazione rapida”, cooperativa specializzata nella realizzazione di prototipi, seguendo le più moderne
procedure del layered manufacturing, in grado
quindi di offrire una prestazione in linea con le
più attuali esigenze del mercato.
Istituto Boselli Savona – cl IV R:“N.O.V.A.” (Nuovi
Oggetti da Vecchi Accessori), cooperativa finalizzata al recupero di apparecchiature elettroniche
obsolete, al fine di ripristinarle e renderle nuovamente fruibili per le piccole imprese.
Istituto Miretti,Varazze – cl III:“Vacanze a 4 zampe”, per la creazione di una rete di collaboratori
specializzati nella gestione degli animali da compagnia, in grado di offrire ai turisti, sempre più spesso in viaggio con a fianco i loro pets, un’assistenza
globale per la gestione dei loro animali.
Istituto Arzelà Sarzana – cl IV G: Lunic@, creazione di un’impresa multifunzionale, realizzata
sotto forma cooperativa, in cui docenti e neodiplomati si impegnano ad unire all’attività agricola
in senso stretto tutta una serie di iniziative: dalle
consulenze per la gestione del territorio alla green
economy, fino ad un progetto specifico per aumentare la conoscenza e la fruizione del parco
archeologico di Luni.
Istituto Vieusseux Imperia – cl IV A e C: “E poi
tornano a scuola”, cooperativa finalizzata all’orientamento scolastico e alla riduzione del fenomeno di dispersione.
7
ISTRUZIONE FORMAZIONE LAVORO
Certificazione delle competenze:
a che cosa serve
e a che punto siamo1
A cura di Romano Calvo ([email protected]),
collaboratore di Agenzia Liguria Lavoro
Il termine “certificazione delle competenze” è entrato nel linguaggio comune ed è interessante capirne
il perché.
Cominciamo col dire che cosa è. Certificare significa ‘rendere certo’ e ‘competenza’ va inteso come la
capacità di svolgere una attività lavorativa. Quindi
si sta parlando di un processo per il quale una autorità, pubblicamente riconosciuta, attesta (cioè
rende certo) il fatto che una persona è in grado di
svolgere una determinata attività lavorativa.
Una domanda sorge spontanea: “Che bisogno ha
un lavoratore di ricevere il riconoscimento pubblico
di competenze professionali che già possiede?”
Peraltro, per i lavoratori dipendenti normalmente
accade che siano i datori di lavoro a decidere l’inquadramento contrattuale (e quindi il salario). I dipendenti pubblici sono assunti per concorso sulla
base dei titoli di studio e solo raramente sulla base
di una valutazione delle competenze professionali
acquisite in altri contesti. Per i lavoratori autonomi
è il mercato che decide se e quanto “vale” il loro lavoro. E per i professionisti è l’esame di Stato e/o
l’iscrizione ad un Albo, la principale forma di riconoscimento della capacità professionale.
Prima di rispondere alla prima, poniamo una seconda domanda:“Che bisogno ho di farmi certifica-
1
re le competenze, se già possiedo un titolo di studio
(tecnico, professionale o di specializzazione) che le
attesta?”.
La risposta a queste domande si trova nei documenti dell’Unione Europea. Teniamo conto che il
mondo del lavoro nei vari paesi europei è regolato
in modi diversi. Ed in particolare sono i paesi trainanti dell’UE, come la Francia e la Germania, ad
aver posto per primi il tema, riflettendo inevitabilmente la loro impostazione storica in materia di riconoscimento pubblico delle competenze.
È un dibattito che dura da molti anni, perlomeno a
partire dal Piano Delors del 1996, in cui a proposito
di Società della Conoscenza furono abbozzati quegli elementi che hanno poi portato, negli anni successivi, l’UE a promuovere un sistema in cui tutti i
cittadini dell’Europa, a prescindere dai titoli di studio e dalle infinite forme di abilitazione di Stato
(complicatissime e differenti da paese a paese),
potessero svolgere la loro attività lavorativa in qualsiasi paese europeo. A patto di ottenere una qualche certificazione pubblica di valore europeo, attestante il possesso dei requisiti professionali necessari per svolgere quel lavoro, ovunque.
A questo risultato, si badi bene, non si è ancora arrivati. Tutta la materia è ancora incastrata in que-
L’articolo riflette il punto di vista dell’autore e non impegna le strutture regionali di riferimento.
8
stioni giuridiche sottilissime dove ogni paese gioca
a creare nuove eccezioni alla norma. Tanto per fare
un esempio, le professioni dell’area sanitaria, ma
anche quelle tutelate dagli Albi professionali (per
non parlare del pubblico impiego) ad oggi non
consentono ancora una mobilità professionale su
scala realmente europea. Certamente esistono singoli protocolli e specifiche procedure per alcune
professioni, ma sono talmente complicate da scoraggiare i più.
Se, pertanto, l’obiettivo della piena mobilità professionale europea è ancora lungi dall’essere realizzato, il concetto che la legittima, cioè la certificazione delle competenze, ha fatto invece molta strada.
Soprattutto perché si propone di risolvere anche
l’annosa questione delle competenze professionali
che una persona apprende, al di fuori dell’ambiente scolastico.
La recente Raccomandazione del Consiglio Europeo sull’apprendimento non formale e informale2
“Gli Stati membri, al fine di dare a tutti i cittadini
l’opportunità di dimostrare quanto hanno appreso
al di fuori dell’ambiente scolastico e di utilizzarlo
per la carriera e l’ulteriore apprendimento:
1) garantiscono che siano istituiti entro il 2015 sistemi nazionali per la convalida dell’apprendimento non formale e informale, offrendo a tutti i
cittadini l’opportunità di:
i) ottenere una convalida delle conoscenze, capacità e competenze acquisite mediante
l’apprendimento non formale e informale, anche mediante risorse formative aperte;
ii) ottenere una qualifica completa o parziale sulla
base di esperienze di apprendimento non formale e informale, senza pregiudizio per la legislazione dell’Unione applicabile in merito, in particolare la direttiva 2005/36/CE28 relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali;
2
3
4
2) garantiscono che il sistema nazionale di convalida dell’apprendimento non formale e informale
includa gli elementi che seguono:
– supporto ai cittadini nell’identificazione dei risultati di apprendimento acquisiti mediante
l’apprendimento non formale e informale;
– aiuto ai cittadini per documentare i risultati di
apprendimento acquisiti mediante l’apprendimento non formale e informale;
– valutazione dei risultati di apprendimento individuali acquisiti mediante l’apprendimento
non formale e informale;
– certificazione della valutazione dei risultati di
apprendimento acquisiti mediante l’apprendimento non formale e informale sotto forma
di qualifica, di crediti che contribuiscono all’ottenimento di una qualifica o sotto un’altra
forma adeguata.”
Nella citazione di cui sopra vi sono gli elementi per
capire che cosa si debba intendere per certificazione delle competenze ed a che cosa essa possa servire. Riprendiamoli punto per punto.
Apprendimento non formale: apprendimento prodotto nell’ambito di attività organizzate e pianificate
non specificamente concepite come apprendimento, in termini di obiettivi, di tempi o di sostegno all’apprendimento. L’apprendimento non formale è
intenzionale dal punto di vista del discente. I risultati dell’apprendimento non formale possono essere convalidati e certificati3.
Apprendimento informale: apprendimento risultante dalle attività della vita quotidiana legate al lavoro, alla famiglia o al tempo libero. Non è strutturato in termini di obiettivi di apprendimento, di
tempi o di risorse dell’apprendimento. Nella maggior parte dei casi l’apprendimento informale non
è intenzionale dal punto di vista del discente, ma
può essere messo in trasparenza ed entrare in un
percorso di convalida e successivamente di certificazione4.
Raccomandazione del Consiglio sulla convalida dell’apprendimento non formale e informale 05.09.2012 - COM(2012) 485.
Glossario CEDEFOP.
Ibidem.
9
Apprendimento formale: apprendimento erogato in
un contesto organizzato e strutturato, appositamente progettato come tale, in termini di obiettivi di apprendimento e tempi o risorse per l’apprendimento.
L’apprendimento formale è intenzionale dal punto
di vista del discente. Di norma si conclude in una
convalida e in una certificazione5.
Il concetto di apprendimento va messo in relazione
a quello di competenza intesa come:“l’essere in grado di selezionare, mobilitare e strutturare dinamicamente – in modo pertinente ed efficace – un insieme
di risorse di natura diversa (conoscenze, capacità,
abilità, attitudini, risorse esterne, ecc) per svolgere
un’attività ed ottenere un output/risultato”6.
Quindi, se da un lato l’apprendimento è inevitabilmente riferito allo sviluppo di “competenze per la vita” cioè alla capacità di affrontare i compiti di sviluppo che il contesto storico sociale pone ad ogni
cittadino, dall’altro lato l’apprendimento deve necessariamente fare riferimento a “competenze professionali” cioè capacità che, agite nei contesti di
lavoro, sono in grado di assicurare il raggiungimento di un risultato apprezzabile.
Questa annotazione non è di poco conto ed, infatti,
nel dibattito ventennale che si svolge sul concetto
di competenza, vi è ancora contrapposizione tra
chi, avendo come riferimento il sistema dell’education, tende a dare una definizione di competenza
molto vasta ma anche indeterminata (cioè tutta
dentro al soggetto, a prescindere dai contesti), e
chi, invece, avendo come riferimento l’impresa ed il
mercato del lavoro, tende a dare della competenza
una definizione più centrata sui risultati, ovvero sui
comportamenti osservabili che il soggetto agisce
nei contesti lavorativi.
Il tema della certificazione delle competenze, così
come è stato proposto dalle direttive europee e per
come è stato recepito nel nostro paese, ha come
principale riferimento il lavoro, le carriere e la mobilità professionale. E si fa portatore della necessità di
5
6
Ibidem.
Guy Le Boterf, Compétence et navigation professional, Les éditions d’organisation, 2000.
10
riconoscere il valore delle competenze già agite nei
contesti di lavoro o addirittura anche nei contesti del
tempo libero, declinandoli in crediti formativi.
Senza mettere in discussione la centralità dell’apprendimento formale (di ciò che si impara a scuola), questa linea di pensiero costringe però il sistema dell’education a ragionare in termini di learning
outcome (risultati di apprendimento) e non più per
discipline, e per questa via chiede agli operatori
della formazione di riconoscere ai loro allievi in ingresso l’eventuale possesso di competenze, anche
parziale, e quindi di progettare percorsi formativi
personalizzati, in cui l’allievo sviluppi apprendimenti ulteriori rispetto a quelli che già possiede. Evitando in tal modo l’over-education ovvero di dover sottoporre le persone a percorsi formativi lunghi, standardizzati e costosi che prescindono dal punto di
partenza di ciascuno e dai contesti lavorativi in cui
tali apprendimenti dovranno essere agiti.
Se fosse vero quanto appena affermato, il tema della certificazione delle competenze implicherebbe
una vera e propria rivoluzione nel modo di intendere l’istruzione e la formazione. La principale sfida
viene lanciata non tanto alle imprese ed ai datori di
lavoro (la cui libertà di allocare la forza lavoro nessuno mette più in discussione) quanto alla Scuola
ed all’Università.
La recente normativa italiana
La Legge 92 del 2012 ed il D.lgs. 13 del 2013 attribuiscono alle Regioni importanti funzioni e
compiti sul tema del riconoscimento e certificazione delle competenze. Il comma 1 dell’articolo 8
del D.Lgs 13/2013 peraltro ricorda gli “impegni
assunti dall’Italia a livello comunitario allo scopo
di garantire la mobilità della persona e favorire
l’incontro tra domanda e offerta nel mercato del
lavoro, la trasparenza degli apprendimenti e dei
fabbisogni, nonché l’ampia spendibilità delle cer-
tificazioni in ambito nazionale ed europeo”. Ed a
tale scopo istituisce il “sistema nazionale di certificazione delle competenze” (art. 3) il cui costrutto
fondamentale è appunto costituito dal concetto di
‘competenza’, già ben illustrato dall’Accordo Stato
Regioni (cfr. Standard minimi di certificazione),
approvato nel marzo 2012 in sede di IX Commissione (convertito in D.M.), dove al punto A.2 si afferma che: “La competenza rappresenta l’elemento minimo certificabile. In linea con gli orientamenti europei e nazionali, si certificano le competenze comunque acquisite dalle persone in contesti formali, non formali o informali. Non si certificano i percorsi, gli ambiti o le modalità di acquisizione. Possono essere certificati anche aggregati
di competenze riferibili a parti di una figura/profilo,
fino al numero totale delle competenze costituenti
un’intera figura/profilo. Le competenze certificate,
pertanto, sono capitalizzabili per il raggiungimento di titoli e qualificazioni, a condizione che le figure/profili di riferimento degli stessi siano preliminarmente descritti / standardizzati in termini di
competenze. Per certificare una competenza o aggregati di competenze occorre disporre di uno
standard di riferimento. Sono certificabili le competenze da ricondurre a standard previsti in “repertori” codificati a livello nazionale o regionale,
relativi a competenze di base ed a competenze
tecnico-professionali, pubblicamente riconosciuti
e accessibili su base telematica”.
Il sopra citato “standard di riferimento” è il Repertorio nazionale dei titoli di istruzione e formazione e
delle qualificazioni professionali, istituito dal sopra
citato articolo 8 in applicazione dell’articolo 4,
comma 67, della legge 28 giugno 2012, n. 92.
Per la rilevanza che rivestono, merita riportare integralmente i commi 2 e 3 del citato articolo 8:
“Comma 2. Il repertorio nazionale costituisce il
quadro di riferimento unitario per la certificazione
delle competenze, attraverso la progressiva standardizzazione degli elementi essenziali, anche descrittivi, dei titoli di istruzione e formazione, ivi compresi quelli di istruzione e formazione professiona-
le, e delle qualificazioni professionali attraverso la
loro correlabilità anche tramite un sistema condiviso di riconoscimento di crediti formativi in chiave
europea.
Comma 3. Il repertorio nazionale è costituito da tutti
i repertori dei titoli di istruzione e formazione, ivi
compresi quelli di istruzione e formazione professionale, e delle qualificazioni professionali tra cui
anche quelle del repertorio di cui all’articolo 6,
comma 3, del testo unico dell’apprendistato, di cui
al decreto legislativo 14 settembre 2011, n. 167,
codificati a livello nazionale, regionale o di provincia autonoma, pubblicamente riconosciuti e rispondenti ai seguenti standard minimi:
a) identificazione dell’ente pubblico titolare;
b) identificazione delle qualificazioni e delle relative competenze che compongono il repertorio;
c) referenziazione delle qualificazioni, laddove applicabile, ai codici statistici di riferimento delle
attività economiche (ATECO) e della nomenclatura e classificazione delle unità professionali
(CP ISTAT), nel rispetto delle norme del sistema
statistico nazionale;
d) referenziazione delle qualificazioni del repertorio
al Quadro europeo delle qualificazioni (EQF),
realizzata attraverso la formale inclusione delle
stesse nel processo nazionale di referenziazione
ad EQF.”
Nelle more della creazione del sopra citato repertorio nazionale, il comma 2 dell’articolo 3 del D.lgs
13/2013, fa riferimento ai Repertori regionali:“L’ente titolato può individuare e validare ovvero certificare competenze riferite alle qualificazioni ricomprese in repertori codificati a livello nazionale o regionale secondo i criteri di referenziazione al Quadro europeo delle qualificazioni”.
A questo scopo, sono stati istituiti alcuni gruppi di
lavoro interregionali (a cui partecipa attivamente
anche la Regione Liguria) con il compito di standardizzare e rendere correlabili su scala nazionale le
qualificazioni ricomprese nei repertori regionali.
La versione più recente (maggio 2013) del Cronogramma concordato tra il Ministero del lavoro, il
11
Ministero della Pubblica Istruzione ed il Gruppo di
lavoro delle Regioni, prevede che entro Giugno
2014 siano definiti ed implementati su scala nazionale il dispositivo di certificazione delle competenze e il sopracitato Repertorio nazionale.
A che punto sono le Regioni
In un recente documento7 ISFOL ha realizzato una
rassegna sui processi di servizio esistenti nelle Regioni, in relazione alla validazione degli apprendimenti e certificazione delle competenze. Sono state
prese in considerazione le Regioni8 che a quella
data già disponevano di un sistema in qualche modo codificato. È molto utile tale ricostruzione poiché
aiuta a capire come il processo modellizzato dal
D.lgs 13/2013 stia per essere implementato in alcune Regioni. A questo proposito è necessario rammentare che cosa dice l’art. 5, dedicato appunto
agli Standard minimi di processo:
“Con riferimento al processo di individuazione e validazione ed alla procedura di certificazione, l’ente
pubblico titolare assicura quali standard minimi:
a) l’articolazione nelle seguenti fasi:
1) identificazione: fase finalizzata a individuare
e mettere in trasparenza le competenze della
persona riconducibili a una o più qualificazioni;
in caso di apprendimenti non formali e informali
questa fase implica un supporto alla persona
nell’analisi e documentazione dell’esperienza di
apprendimento e nel correlarne gli esiti a una o
più qualificazioni;
2) valutazione: fase finalizzata all’accertamento
del possesso delle competenze riconducibili a
una o più qualificazioni; nel caso di apprendimenti non formali e informali questa fase implica l’adozione di specifiche metodologie valutative e di riscontri e prove idonei a comprovare le
competenze effettivamente possedute;
7
8
3) attestazione: fase finalizzata al rilascio di documenti di validazione o certificati, standardizzati ai sensi del presente decreto, che documentano le competenze individuate e validate o certificate riconducibili a una o più qualificazioni;
b) l’adozione di misure personalizzate di informazione e orientamento in favore dei destinatari
dei servizi di individuazione e validazione e certificazione delle competenze”.
Le sopra richiamate tre fasi (identificazione, valutazione ed attestazione), sono state ulteriormente declinate in cinque fasi da buona parte delle Regioni
indagate. Vediamo, ad esempio, il caso Lombardia.
Fase 1 - Presentazione della domanda
È a cura del cittadino interessato la presentazione
di una formale richiesta di certificazione di una o
più competenze, presso un operatore accreditato ai
Servizi per il Lavoro. Alla formale richiesta di certificazione va allegata la documentazione, che consiste nella produzione del curriculum vitae formato
Europass e di una scheda descrittiva delle proprie
esperienze. In questa fase il candidato può richiedere assistenza rivolgendosi al Servizio di Assistenza dell’operatore accreditato prescelto.
Fase 2 - Analisi della domanda e della coerenza
con la competenza da certificare
A cura del Responsabile della Certificazione, l’analisi è volta ad verificare la coerenza fra la documentazione prodotta e la competenza/e prescelta/e. A
seguire, vi è la comunicazione dell’esito dell’analisi
della domanda e la convocazione per il colloquio,
che sarà di avviamento della fase di accertamento
in caso di esito positivo; oppure di ri-orientamento,
in caso di esito negativo.
Fase 3 - Costruzione e consegna del portfolio
delle evidenze
Consiste nella stesura della scheda di descrizione
analitica e degli allegati, che rappresentano il portfolio
delle evidenze del candidato; e nella consegna della
ISFOL; Glossario comparato dei processi di servizio su Validazione e Certificazione delle Competenze; Prima bozza a cura di Isfol - Rev. 23 maggio 2013.
Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Toscana, Umbria, Valle D’Aosta, Veneto.
12
documentazione al Servizio competente. In questa fase il candidato può avvalersi del Servizio di Assistenza
per un supporto alla compilazione della scheda. È
inoltre facoltà del candidato richiedere l’intervento di
un Tutor con funzione di accompagnamento individuale lungo il percorso di narrazione dell’esperienza
e raccolta e costruzione delle evidenze.
Fase 4 - Assessment
Verifica del Portfolio delle evidenze ad opera del Servizio competente, al fine di valutare la conformità del
portfolio ai requisiti di forma previsti per la raccolta
delle evidenze (ad esempio documenti leggibili, registrazione chiara, ecc.). Se la verifica di conformità
preliminare dà esito negativo, si richiede al candidato,
entro un termine fissato, la revisione/integrazione degli aspetti ritenuti non conformi. Se il portfolio risulta
conforme, il Servizio nomina l’assessor per la valutazione di merito, finalizzata ad accertare il possesso,
da parte del candidato, della competenza per cui ha
richiesto la certificazione. L’assessor effettuerà la valutazione di merito articolata in due passi: 1) valutazione degli elementi documentati nel portafoglio (evidenze e scheda descrittiva analitica); 2) valutazione
in presenza. Dal risultato della valutazione del portfolio delle evidenze, l’assessor deciderà se il candidato
potrà passare al passo successivo e, in caso positivo,
quale tipo di valutazione in presenza sarà effettuata.
L’assessor consegnerà la griglia di valutazione del
portfolio e comunicherà le sue decisioni al Servizio
competente e questi informerà dell’esito il candidato
e, in caso positivo, anche della data in cui si svolgerà
la verifica in presenza. La valutazione in presenza potrà essere strutturata in modalità differenti (ad esempio colloquio con il candidato, prova pratica, prova
scritta, test, ecc.). Al termine dell’accertamento/valutazione in presenza, l’assessor comunicherà l’esito
al Responsabile della certificazione e consegnerà il
report di valutazione realizzato sulla base delle griglie
di valutazione.
Fase 5 - Rilascio della certificazione
Nel caso di valutazione positiva del candidato, l’atto
conclusivo del processo è rappresentato dal rilascio, da parte del Servizio competente, dell’attestato
di competenza regionale, che sarà registrato nel libretto formativo del cittadino, quando disponibile.
Laddove l’esito della certificazione fosse negativo,
eventualmente già a valle del primo passo di valutazione del portfolio, il Servizio inviterà il candidato
a un colloquio per valutare l’opportunità di ricandidarsi all’assessment finale o per un ri-orientamento
di tipo formativo. La formazione potrà essere intesa
come vero e proprio corso o come periodo di esperienza sul campo.
Le infrastrutture di sistema necessarie
Per mettere in piedi un siffatto sistema sono necessarie alcune infrastrutture, delle quali merita soffermarsi sulle seguenti:
1) Repertorio (regionale ed auspicabilmente anche
nazionale) completo delle principali figure professionali esistenti, costruito per competenze (a
loro volta declinate in conoscenze ed abilità) e
comprensivo di puntuali indicazioni in merito
agli indicatori di competenza (i comportamenti
osservabili che consentono l’accertamento di
quella specifica competenza) ed alle modalità
per verificarne l’esistenza (prove, esami, test, colloqui, simulazioni, capolavoro, ecc.).
2) Strutture e professionisti formati ed abilitati a svolgere il mestiere di certificatore delle competenze.
L’analisi comparata dei sistemi regionali fa pensare che siano necessarie almeno tre tipologie di
figure (o ruoli professionali):A) il responsabile della certificazione, che presidia l’intero processo organizzativo; B) il tutor, addetto all’assistenza all’utente durante il percorso di certificazione; C)
L’esperto di settore o assessor, che progetta e
somministra le prove vere e proprie. Buona parte
delle Regioni citate, a proposito di quest’ultima figura, hanno istituito elenchi di professionisti o
esperti di settore, che si rendono disponibili all’occorrenza a svolgere il ruolo di assessor, ovviamente soltanto su ambiti di competenza afferenti
al loro personale curriculum professionale, da
certificare a sua volta (come e da chi?).
13
Il percorso della Regione Liguria
Conclusione
Ad agosto 2013, in Regione Liguria, il dispositivo di
certificazione delle competenze non è ancora stato
compiutamente normato. I riferimenti normativi fondamentali in materia di formazione e lavoro sono la
legge regionale 11 maggio 2009, n. 18 (Sistema
educativo regionale di istruzione, formazione e
orientamento); la legge regionale 1 agosto 2008, n.
30 (Norme regionali per la promozione del lavoro);
e la legge regionale 5 aprile 2012, n.13 (Modificazioni alle due leggi sopra indicate, in riferimento alla
nuova normativa sull’apprendistato).
Tuttavia la Regione Liguria, con un certo anticipo rispetto al quadro nazionale, ha implementato una
delle infrastrutture fondamentali per la certificazione delle competenze. Ci riferiamo al Repertorio Ligure delle Figure professionali9 che attualmente
contiene circa 250 figure, descritte per competenze, a loro volta declinate per conoscenze ed abilità.
Sono in corso di realizzazione, inoltre, alcune iniziative sperimentali che dovrebbero fornire ai decisori
regionali indicazioni in merito agli aspetti organizzativi del nascente sistema regionale di certificazione delle competenze.
È superfluo ricordare che il sistema che si sta delineando richiede ingenti risorse finanziarie. Pensiamo a quanto può costare, ad esempio, la formazione anche di un solo centinaio di certificatori delle
competenze. D’altro canto, se la certificazione delle
competenze fosse riconosciuta come un diritto esigibile del cittadino, sarebbe poco credibile chiedere
a quest’ultimo di farsi carico di tutti i costi per esperirne la procedura.
La nuova programmazione del Fondo Sociale
2014-2020 fornisce alla Liguria gli strumenti e le risorse per imprimere una accelerazione verso la costruzione del sistema regionale di certificazione
delle competenze.
Quanto abbiamo scritto fin qui, fornisce una risposta ai quesiti dai quali siamo partiti? Al lettore stabilirlo e farsi una opinione.
Chi scrive è dell’opinione che nella regolazione del
mercato del lavoro italiano operino vincoli storici e
giuridici che rendono il nostro sistema piuttosto refrattario alla logica europea della certificazione delle
competenze. Ci riferiamo alle regole tutt’ora vigenti
in materia di concorsi e carriere nel pubblico impiego
ed alla tutela dello Stato su Albi, Ordini, Registri ed Associazioni professionali (oltre al persistere del valore
legale dei titoli di studio ed all’impostazione scolasticista del nostro sistema di education).
Nel lavoro dipendente privato tutte le forme di regolazione delle qualifiche e degli inquadramenti contrattuali sono il frutto di secolari lotte sindacali. Conquiste che, a partire dagli anni ‘80 (e ancor più dopo lo scoppio di questa crisi sistemica) sono state
depotenziate, portando alla situazione attuale in cui
il potere negoziale del lavoratore si è ormai ridotto
ad una unica libertà: quella di dare le dimissioni e
cercarsi un altro lavoro (se lo trova).
In questo contesto, parlare di certificazione delle competenze rischia di apparire un camouflage, cioè un
modo per camuffare una realtà in cui il valore della
professionalità va inesorabilmente svalutandosi.
Tuttavia è possibile anche una lettura in positivo. E
cioè immaginare che il processo ormai innescato, nonostante le sue debolezze e i suoi ritardi, possa spingere gradualmente tutti gli attori (datori di lavoro privati, pubblico impiego, albi professionali, scuole, università, sindacati, lavoratori e studenti) a riconoscersi
attorno ad un vero e proprio “patto”. Ovvero un set di
regole condivise (come quelle qui delineate) la cui
funzione ultima sia di promuovere una forza lavoro
sempre più qualificata e garantire maggiore equità
nel valorizzare le competenze di chi lavora.
Nell’interesse del paese e non di una singola categoria.
9
http://professioniweb.regione.liguria.it.
14
R U B R I C A
OSSERVATORIO MERCATO DEL LAVORO
A cura di U.O. Osservatorio mercato del lavoro – Agenzia Liguria Lavoro
Il punto sulle imprese in Liguria nel
biennio 2011/2012
IMPRESE REGISTRATE PER PROVINCE
2011- 2012
Scende il numero di imprese registrate ma in modo più contenuto del nord ovest
Al 31 dicembre 2012, in Italia, le imprese registrate
sono 6.093.158 unità, in diminuzione dello 0,28%
rispetto all’anno precedente. La contrazione riguarda
tutte le aree geografiche prese in esame. In Liguria,
lo stock scende dalle 167.579 unità del 2011 alle
167.225 del 2012, con una flessione dello 0,21%
che comunque risulta più contenuta rispetto a Piemonte, Lombardia e, più in generale, alle regioni del
Nord Ovest, complessivamente considerate.
Lo stock aumenta solo a Genova
Genova è l’unica provincia in cui la imprese registrate, tra il 2011 e il 2012, aumentano di ben 344 unità
(+0,40%), mentre in tutte le altre sono in diminuzione. La situazione peggiore sembra essere quella di
Savona, dove la perdita è di 459 unità (-1,43%).
Stock
Stock
31.12.2011 31.12.2012
Variazioni
2011/2012
v.a.
v.%
Imperia
28.038
27.864
-174
-0,62%
Savona
32.062
31.603
-459
-1,43%
Genova
86.420
86.764
344
0,40%
La Spezia
21.059
20.994
-65
-0,31%
167.579
167.225
-354
-0,21%
Liguria
Fonte: Agenzia Liguria Lavoro -OML.
Elaborazioni su dati Unioncamere-InfoCamere, Movimprese
Se, nel 2011, i saldi tra iscrizioni e cessazioni erano
positivi per tutte le aree prese in considerazione, nel
2012 la situazione è più eterogenea: il Nord Ovest
fa registrare un attivo di 3.972 unità, per effetto soprattutto del saldo della Lombardia. In Piemonte, invece, le chiusure superano di circa 1.900 unità le
iscrizioni.
La Liguria mostra un differenziale positivo tra iscrizioni e cessazioni, sebbene più contenuto (+205
imprese).
A Genova e alla Spezia il saldo è positivo
Se si osserva la situazione ligure nel dettaglio, si verifica l’analoga situazione delle imprese registrate:
Genova è la provincia con un andamento migliore,
in quanto il saldo tra aperture e chiusure è di 415
unità, seguita dalla Spezia, il cui saldo positivo è co-
15
munque meno consistente (+74 unità). L’indicatore
è invece di segno negativo a Savona e Imperia.
TASSO DI CRESCITA DELLE IMPRESE IN LIGURIA
2011/2012
NATI-MORTALITÀ DELLE IMPRESE PER PROVINCIA
Anno 2012(*)
Iscrizioni
Cessazioni
Saldi
Imperia
1.610
1.720
-110
Savona
1.980
2.154
-174
Genova
5.412
4.997
415
La Spezia
1.489
1.415
74
Liguria
10.491
10.286
205
Fonte: Agenzia Liguria Lavoro -OML. Elaborazioni su dati Unioncamere-InfoCamere, Movimprese
(*)I valori delle cessazioni risultano depurati dal numero di aziende cancellate d’ufficio dalle Camere di Commercio
Il tasso di crescita ci consente di tracciare un quadro più dettagliato dello sviluppo imprenditoriale legato al territorio.
Rispetto al 2011, è diminuito in tutte le aree considerate e per il Nord Est e le Regioni Piemonte ed
Emilia Romagna è sceso a tal punto, da attestarsi
su valori negativi.
Nel dettaglio:
> in Italia passa dallo 0,82% allo 0,31%;
> nel Nord Ovest dallo 0,84% allo 0,25%;
> nel Nord Est precipita dallo 0,51% al -0,41%;
> in Liguria la flessione in punti percentuali rispecchia la variazione del Nord Ovest (-0,59) perché
si passa dallo 0,71% del 2011 allo 0,12% del
2012.
Anche a livello provinciale, i tassi di crescita sono in
generalizzata diminuzione. A Genova e alla Spezia,
nel 2011, erano di poco superiori all’1% e nel
2012 sono scesi rispettivamente allo 0,48% e allo
0,35%. Savona ha il crollo maggiore, passando dallo 0,30% al -0,54% mentre a Imperia il tasso, non
solo rimane di segno meno, ma peggiora rispetto
all’anno prima, dal -0,16% al -0,39%.
16
2011
2012
Imperia
-0,16%
-0,39%
Savona
0,30%
-0,54%
Genova
1,05%
0,48%
La Spezia
1,08%
0,35%
Liguria
0,71%
0,12%
Fonte: Unioncamere-InfoCamere, Movimprese
Il tasso di crescita risulta calcolato su valori di cessazione depurati dal
numero di aziende cancellate d’ufficio dalle Camere di Commercio
Difficoltà nei settori trainanti, meglio i servizi di
informazione e le attività professionali
Rispetto al 2011, sul fronte delle imprese registrate, le
variazioni sono quasi tutte di segno negativo o, comunque, su valori compresi tra lo 0 e poco più del 2%.
Se si osservano in maniera congiunta gli andamenti
di iscrizioni e cessazioni, benché la situazione non
sia certo rassicurante, è comunque possibile evidenziare alcune peculiarità.
I settori trainanti per il tessuto imprenditoriale locale
come il“manifatturiero”,le“costruzioni”,il“commercio”
e i “servizi di alloggio e ristorazione” sembrano essere
quelli maggiormente in difficoltà, in particolare:
> nel “manifatturiero” le chiusure aumentano del
7,2%, superando così la variazione delle iscrizioni
(4,3%):
> nelle “costruzioni” aumentano del 17,6% le imprese che chiudono i battenti, a fronte di una contrazione di quasi il 5% delle nuove aperture;
> nel “commercio” e nei “servizi di alloggio e ristorazione” si verifica lo stesso trend delle costruzioni, anche se le variazioni sono più contenute.
È poi interessante sottolineare l’andamento particolarmente preoccupante delle“attività immobiliari”,che so-
no tra quelle che sentono maggiormente l’effetto della
crisi, dove le chiusure aumentano del 10,5% mentre le
iscrizioni sono in caduta del 25,9%. Fenomeno analogo, anche se con effetti più contenuti, si registra anche
nel caso delle attività finanziarie e assicurative.
Sembrerebbe invece migliore la situazione di “servizi
di informazione e comunicazione”, “attività professionali, scientifiche, tecniche” e “noleggio, agenzie
di viaggio, servizi di supporto alle imprese”.
Nello specifico:
> i servizi di “informazione e comunicazione” fanno
registrare un incremento del 16,5% delle iscrizioni,
a fronte di una crescita del 3% delle chiusure;
> le “attività professionali, scientifiche, tecniche”, invece, hanno un aumento più contenuto delle
aperture che però è compensato da una contrazione di circa l’8% delle cessazioni;
> il “noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto
alle imprese” vede un aumento sia delle aperture
sia delle chiusure, sebbene queste ultime siano
di poco inferiori alle nuove attività aperte tra il
2011 e il 2012.
Un approfondimento sui settori
Il saldo tra iscrizioni e cessazioni per l’anno 2012,
suddiviso per settore di attività, è sempre di segno
negativo ad eccezione delle “imprese non classificate”, mentre nel caso di “noleggio, agenzie di viaggio, servizi supporto alle imprese” le iscrizioni superano le cessazioni solo di una manciata di unità.
I saldi negativi più consistenti sono quelli del commercio (-938 unità), di attività dei servizi di alloggio
e ristorazione (-353 unità), agricoltura (-346 unità)
e manifatturiero (-275 unità).
NATI-MORTALITA DELLE IMPRESE PER SETTORE IN LIGURIA - anno 2012*
(valori assoluti )
Iscrizioni
Agricoltura, silvicoltura pesca
Cessazioni
Saldi
389
735
0
3
-3
391
666
-275
Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condiz.
1
10
-9
Fornitura di acqua; reti fognarie, attività di gestione d.
2
13
-11
Costruzioni
2.178
2.176
2
Commercio all’ingrosso e al dettaglio; riparazione di aut..
1.851
2.789
-938
Estrazione di minerali da cave e miniere
Attività manifatturiere
Trasporto e magazzinaggio
-346
89
244
-155
Attività dei servizi alloggio e ristorazione
643
996
-353
Servizi di informazione e comunicazione
148
203
-55
Attività finanziarie e assicurative
178
254
-76
Attivita’ immobiliari
180
346
-166
Attività professionali, scientifiche e tecniche
250
326
-76
Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle im.
368
357
11
0
0
0
27
27
0
4
36
-32
Amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale..
Istruzione
Sanità e assistenza sociale
Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e diver..
79
133
-54
296
427
-131
Attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro p..
0
0
0
Organizzazioni ed organismi extraterritoriali
0
0
0
3.417
545
2.872
10.491
10.286
205
Altre attività di servizi
Imprese non classificate
TOTALE
Fonte: Agenzia Liguria Lavoro - O.M.L. Elaborazioni su dati Infocamere
(*) I valori delle cessazioni risultano depurati dal numero di aziende cancellate d’ufficio dalle Camere di Commercio
17
L’INTERVISTA
Circuito Creaimpresa:
il 30% degli utenti
si mette in proprio
A cura di Laura Barbasio
Nel corso degli anni si è evoluto verso una sempre
maggiore personalizzazione del servizio, tanto che
gli utenti ne sono soddisfatti e il 30% si mette effettivamente in proprio, creando una nuova attività imprenditoriale. Gestito dalla Provincia di Genova, finanziato dal Fondo Sociale Europeo e dalla Regione
Liguria, il Circuito Creaimpresa è giunto alla sua
quinta annualità appena avviata ed è curato da
un’Associazione Temporanea di Scopo di cui fanno
parte gli enti erogatori: Iscot, Cescot, Sogea, Isforcoop, Fcl, Ecipa e Clp. Ad usufruirne, sono occupati che
desiderano migliorare la propria condizione lavorativa, neoimprenditori e soprattutto disoccupati (circa
il 70% di chi usufruisce dei servizi), costretti a tentare di inserirsi in interstizi lavorativi autonomi, in mancanza di un posto di lavoro. Consente di partecipare
a seminari orientativi sulle più importanti tematiche
connesse all’avvio di un’attività, di essere presenti
in sessioni di consulenza di gruppo sui diversi settori
in cui intraprendere, di poter contare sul supporto di
un esperto per la stesura del piano di fattibilità e di
confrontarsi con consulenti specializzati sulle principali tematiche connesse all’avvio dell’iniziativa,
tutti interventi che, per la Provincia, hanno un costo
complessivo di 1.800 euro a utente.
Per tracciare un bilancio dell’edizione 2010-2012
appena conclusa che ha coinvolto quasi un migliaio
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di genovesi e conoscere quali sono le novità previste nel biennio 2013-2014, la redazione di Forum è
andata a parlare con Roberta Ottaviani, responsabile provinciale del Circuito Creaimpresa.
Tracciamo un primo bilancio con i numeri del Circuito del biennio appena concluso e l’identikit
dei partecipanti
Nella prima annualità dell’edizione appena conclusa, il circuito Creaimpresa ha coinvolto 598 persone,
nel 2012, 381. Nel complesso, da novembre del
2010 a dicembre del 2012, ha interessato 979 utenti
di cui 38 erano neo-imprenditori. Rispetto al biennio
precedente, l’incremento della partecipazione è stato dell’11%. Il 69% degli utenti è costituito da disoccupati e inoccupati, il 29% da occupati che desiderano migliorare la propria condizione lavorativa e il
4% da neo-imprenditori alla ricerca di idee, supporto
e consulenza per gestire al meglio la propria attività.
Per quanto riguarda il genere, a usufruire del servizio
sono soprattutto donne (57%) mentre l’88% sono
aspiranti imprenditori di cittadinanza italiana. Rispetto al biennio precedente, gli stranieri sono calati del
3%, considerato che rappresentavano il 15% dell’utenza. I giovani di età compresa fra i 26 e i 35
anni costituiscono il 40 % dell’utenza che, molto
spesso, ha un diploma di scuola media superiore.
Il primo contatto con l’utenza è di tipo orientativo.
Di che cosa si tratta?
Di un primo colloquio orientativo con un tutor,
un’occasione per iniziare a pensare alla concretizzazione dell’attività. Nel 31% dei casi, gli utenti, dopo questo primo colloquio, trasformano la loro idea
di impresa, o abbandonano il loro progetto poiché,
acquisendo maggiori informazioni, si rendono conto che non è realizzabile. Non a caso, i tutor del
Centro Ligure di Produttività, l’ente titolato proprio a
effettuare i primi colloqui, nello scorso biennio, ha
svolto più di 1.300 colloqui con aspiranti imprenditori. Di questi, più di 300 hanno abbandonato l’idea
di intraprendere, quando hanno iniziato a confrontarsi con un esperto per verificarne la fattibilità. Accade quindi frequentemente che l’idea imprenditoriale sia debole e il percorso dei servizi si concluda
con la presa di coscienza delle oggettive difficoltà
di realizzazione. Questo per noi è un momento fondamentale di orientamento e un valore aggiunto
importante. Un buon risultato in termini di servizio,
considerato che la nostra funzione non è solo quella di favorire l’avvio di nuove attività imprenditoriali
ma anche quella di creare nelle persone una maggiore consapevolezza delle proprie risorse. Nel caso, quindi, comprendiamo che nell’avvio dell’attività
non sarebbero utilizzate al meglio, tentiamo di dissuaderle dall’intraprendere una strada non opportuna e rischiosa.
Tuttavia, i vostri dati dimostrano che il 30% di chi
usufruisce dei servizi previsti si mette in proprio.
Che tipo di attività vengono generate?
Si tratta di attività variegate e molto differenti fra loro. Alcune sono di più facile realizzazione, altre più
complesse. Il 35% si inseriscono nell’ambito dei
servizi, seguono il commercio (28%), l’artigianato
(24%), la somministrazione di alimenti e bevande
(11%) e l’agricoltura (2%). Nella stragrande maggioranza dei casi, in base anche a quanto emerge
dalle ricerche che abbiamo effettuato, si tratta di
persone che aprono un’attività libero professionale
o una ditta individuale.
Come si esprimono gli utenti in relazione ai servizi del circuito?
Per dare una maggiore visibilità a tutti coloro che si
sono messi in proprio a seguito della partecipazione
alle iniziative previste dal Circuito, abbiamo offerto
loro uno spazio sul nostro portale www.provinciaimpresa.it in cui potessero presentarsi, promuoversi.
Generalmente gli utenti del servizio esprimono considerazioni positive in misura superiore al 90% di
coloro che hanno aderito all’iniziativa. Questo servizio nel corso degli anni si è evoluto verso una sempre maggiore centralità dell’utenza e, quindi, un
sempre più elevato livello di personalizzazione. Anche dal punto di vista promozionale, la personalizzazione è vincente, considerato che il servizio è conosciuto grazie al passaparola e all’attività divulgativa svolta a diretto contatto con i cittadini da parte
degli operatori dei Centri per l’Impiego.
Quali sono le novità di questa nuova edizione rispetto alle passate?
Innanzitutto, il primo contatto avviene presso gli
Sportelli Nuove Imprese presenti presso i Centri per
l’Impiego dislocati sul territorio provinciale. Tramite
questa scelta organizzativa, la Provincia ha centralizzato presso i Centri per l’impiego l’erogazione di
tutti i servizi di politica del lavoro, compresi quelli
dedicati all’avvio di impresa, facilitando l’accesso
ai servizi da parte dei cittadini.
Poi, per razionalizzare il servizio e renderlo maggiormente calibrato rispetto alla tipologia di utenza che
ne usufruisce, abbiamo rimodulato il numero di ore
a disposizione di ciascun utente per avvalersi della
consulenza di un esperto per la stesura del piano di
fattibilità che sono passate ad essere da 25 a 15.
Nell’ottica di fornire l’assistenza necessaria anche
ad una vera e propria stesura di un Business Plan, nel
caso ce ne sia la necessità, contiamo molto sulle consulenze di gruppo specifiche a cui potranno partecipare un numero massimo di 5 aspiranti imprenditori
interessati. Il nostro obiettivo, considerati i tempi di
crisi, è offrire un sostegno ancora maggiore ai neoimprenditori. In base ai dati forniti dalle Camere di Commercio, l’83% delle neonate imprese, infatti, chiude i
19
battenti entro i primi due anni successivi all’avvio. In
mancanza di alternative occupazionali, vorremmo
poter dare il nostro contributo per ridurre il tasso di
I servizi del Circuito Creaimpresa
Il catalogo dei servizi previsti dal Circuito Creaimpresa è composto da una gamma di servizi ampia,
modulare e flessibile, accessibile tramite l’erogazione di voucher individuali. Nello specifico, è
composto da:
> Seminari tematici pre e post avvio attività della
durata di 4 ore su argomenti che consentono di
avere strumenti e informazioni per orientarsi e
approfondire aspetti specifici legati all’imprenditorialità come: le competenze imprenditoriali,
il marketing, il bilancio e la contabilità, la gestione economico finanziaria dell’iniziativa, i finanziamenti agevolati e ordinari.
> Consulenza di gruppo pre e post avvio impresa
della durata di 4 ore. Consentono di approfondire aspetti di interesse comune ai potenziali imprenditori che intendono avviare un’attività o a
neo imprenditori che operano in uno stesso settore. Sviluppa argomenti quali le prospettive di
sviluppo del territorio locale, gli adempimenti bu-
20
mortalità delle neoimprese ed evitare così al contempo sia lo sperpero di energie personali da parte dell’utenza sia di denaro pubblico.
rocratici di avvio, il marketing, i finanziamenti e
le opportunità di avere accesso a nuovi mercati.
> Consulenza individualizzata pre e post avvio impresa (entro i 18 mesi dall’avvio dell’iniziativa).
È finalizzata a supportare il neo-imprenditore
nell’attività aziendale per superare eventuali
ostacoli sia di natura tecnica sia gestionale per
far crescere il suo livello di autonomia con l’acquisizione di argomenti specifici legati all’impresa, al mercato e alla gestione finanziaria dell’iniziativa.
> Consulenza per la predisposizione del piano di
fattibilità della durata complessiva di 15 ore per
partecipante. Ha l’obiettivo di affiancare l’utente
che intende avviare una nuova attività imprenditoriale nella delicata fase di valutazione e verifica della fattibilità dell’idea di impresa e la sostenibilità nel lungo periodo.
Per ulteriori informazioni, è possibile connettersi al
sito della Provincia di Genova: www.provincia.genova.it nella sezione ‘Circuito Creaimpresa’ o rivolgersi al più vicino Centro Provinciale per l’Impiego.
Gli imprenditori genovesi
raccontano: ‘I servizi del circuito
sono stati molto utili’
Hanno usufruito dei servizi erogati dal Circuito
Creimpresa nelle precedenti edizioni e le loro storie
di successo sono un auspicio per tutti gli interessati
a intraprendere una nuova attività. Certo, per riuscire, occorre avere in sé attitudini, capacità ed energie che non si possono acquisire soltanto rivolgendosi a uno sportello. Ma ricevere informazioni corrette e i validi consigli degli esperti è un buon punto
di partenza per compiere i primi passi verso un’avventura, quella dell’avvio di una nuova attività, che
cambia, oltre alla propria situazione lavorativa, anche l’intera esistenza.
Alice: 7 anni dopo lo start up, sono a capo di una
srl che dà lavoro a una trentina di persone
La predisposizione del business plan è fondamentale
per verificare la fattibilità economico finanziaria dell’iniziativa ed evitare grossolani errori. Per essere aiutata nella predisposizione di questo progetto a tavolino dell’iniziativa da avviare, Alice Fognani, 8 anni
fa, si è rivolta agli esperti del Circuito Creaimpresa.
Oggi, è una delle due socie fondatrici di SposiamoVi, una società specializzata nell’organizzazione di
matrimoni che conta una sede a Genova e altre 8
sedi dislocate sul territorio nazionale di cui alcune
sono affiliate in franchising ‘Partecipare ai seminari
– ricorda Alice – è stato fondamentale per avere una
panoramica di tutte le difficoltà connesse all’avvio
della mia nuova attività. Le consulenze individuali e
l’assistenza per la stesura del piano di fattibilità mi
hanno consentito di trovare una soluzione per molte
delle problematiche molto concrete con cui è costretto a misurarsi chi si mette in proprio: dalla burocrazia al marketing. Il seminario su questo argomento mi ha portato ad acquisire una metodologia efficace per comprendere che cosa comunicare della
mia attività e con quali strumenti pubblicitari’.
In effetti, per Alice e per la sua socia non è stato fa-
cile trovare i primi clienti. I genovesi, soprattutto sette anni fa, erano piuttosto refrattari ad affidare a
una società specializzata, l’organizzazione di un
evento di cui, di solito, si occupano le madri, le sorelle e le zie degli sposi. «Grazie ai consigli degli
esperti del Circuito Creaimpresa, ho subito compreso che la clientela sulla quale avremmo dovuto
puntare – ricorda Alice – era costituita da stranieri
desiderosi di sposarsi in Italia nelle località più ambite a questo scopo, come la Toscana, la Costiera
Amalfitana, Portofino, Roma, Verona e Venezia. Così,
grazie a Internet e ad iniziative promozionali mirate,
abbiamo iniziato ad acquisire i primi clienti». Oggi
in ognuna delle 9 sedi che, fra associate e affiliate,
sul territorio nazionale sono 9, vengono organizzati
circa una cinquantina di matrimoni all’anno.
I clienti d Sposiamo-Vi sono soprattutto inglesi, irlandesi, olandesi, tedeschi, americani e persino
qualche indiano che porta con sé anche 500 invitati. Insieme alla sua socia, Alice si occupa dell’organizzazione di tutti i dettagli dell’evento che vanno dalla scelta del luogo in cui celebrare la cerimonia fino al reperimento della sistemazione alberghiera per tutti coloro che vi prendono parte.
«Certo – continua Alice, in sette anni, la nostra azienda è cresciuta di pari passo con le difficoltà gestionali
e degli imprenditori che hanno accolto la nostra idea,
decidendo di associarsi a noi o di diventare nostri
franchisee. Nel complesso, si tratta di una trentina di
persone che non sono facili da gestire. Ma il metodo
acquisito all’inizio è sempre valido e può essere applicato a realtà diverse: che le nostre nuove sedi siano
a Venezia, a Roma o a Firenze, ogni volta, dobbiamo
fare il business plan dell’attività, verificare la fattibilità
economico-finanziaria dell’iniziativa e stendere il piano di marketing. Si tratta di competenze che abbiamo
acquisito e approfondito grazie ai servizi previsti da
un Circuito che ci è stato davvero utile».
Andrea: perdere il lavoro mi è servito per crearmi
un’opportunità in proprio
Lavorava in una piccola ditta specializzata nella
vendita e nella manutenzione di bici elettriche do-
21
ve, con la flessibilità che caratterizza i dipendenti di
ogni microimpresa, si occupava un po’ di tutto: dal
rapporto con i clienti fino alla contabilità. Poi,
l’azienda in cui lavorava ha chiuso i battenti e, perso il lavoro, Andrea Midoro, ha saputo costruirsi una
valida alternativa, costituendo Gecoeco.it, una ditta
individuale che ha sede in una struttura rimovibile
che si trova nei Giardini Luzzati, nel cuore del centro storico di Genova. Noleggia biciclette soprattutto
per i turisti interessati a esplorare i nostri ‘caruggi’
su due ruote e installa motorini elettrici sulle bici
che gli portano i suoi clienti, consentendo loro di ottimizzare i costi e di risparmiare sull’acquisto dell’ecologico mezzo di trasporto.
«Quando ho iniziato a pensare di mettermi in proprio – spiega Andrea – ero molto spaventato dalla
burocrazia, dalle tasse e dai costi di gestione dell’attività. I consulenti del circuito Creaimpresa mi
hanno aiutato a fare chiarezza e ad avere un approccio professionale rispetto alla complessa burocrazia con cui sono costretto a misurarmi tutti i
giorni». Ha così potuto adottare il regime fiscale de
minimi che riduce di molto le complicazioni burocratico amministrative del lavoro in proprio. Ma soprattutto ha ricevuto un aiuto per trovare la sua formula imprenditoriale, con un’attività che, a Genova,
ha uno scarso numero di concorrenti. Inizialmente,
infatti, Andrea, avrebbe voluto limitarsi a montare
motori elettrici sulle bici. Ma, se si fosse limitato a
erogare soltanto questo servizio, non avrebbe avuto
la certezza di coprire i costi di gestione dell’iniziativa. Così, confrontandosi con un esperto, ha potuto
ampliare la gamma dei suoi servizi, offrendo anche
il noleggio che gli consente, appunto, di arrotondare le entrate.
«Usufruire dei servizi del Circuito Creaimpresa – riconosce Andrea – mi ha permesso di avere un approccio più sistematico e professionale nei confronti della mia attività per renderla economicamente
sostenibile. Certo, ho aperto la partita Iva l’anno
scorso. E ho diritto di usufruire del regime de minimi per altri 5 anni. Mi rendo ben conto che, al momento, riesco a vivere della mia iniziativa proprio
perché sono in un regime fiscale agevolato. Non sa-
22
rà lo stesso quando ne dovrò uscire. Ho tuttavia davanti il tempo necessario per riprogettare la mia iniziativa, ampliarla, investire maggiormente in promozione per aumentare il numero dei clienti e aumentare i miei servizi per incrementare le entrate. È una
sfida che colgo con la consapevolezza che, riflettendo sulla realtà, sfruttando la mia creatività e avvalendomi del supporto di un consulente, posso trovare soluzioni adeguate a migliorare la mia situazione e a far crescere la mia attività. Chi lavora in
proprio può avere maggiori strumenti a disposizione di un lavoratore dipendente per costruirsi il suo
lavoro e non essere solo vittima di quello che accade, come è capitato a me quando ho perso il lavoro.
Certo, non è facile. Ma so che, almeno, ci posso provare. E so anche che non sono solo».
Giovanni: con i consigli degli esperti, sono passato
da lavoratore in mobilità a industriale
Ingegnere, Giovanni Landro ha lavorato fuori Genova in una multinazionale specializzata nel settore
automotive per diversi anni. Poi, si è trasferito nel
capoluogo ligure e, dopo anni di lavoro in ambito
nautico, è stato inserito nelle liste dei lavoratori in
mobilità. Ma non ha trovato un’altra occupazione
perché, come gli dicevano a seguito di ogni colloquio di lavoro, le sue competenze erano troppo specifiche.
Così, dopo un anno di studio e di ricerca per comprendere il da farsi, ripensando alla sua grande passione per la motociclistica, ha iniziato a pensare a
dei prodotti che potessero interessare il settore. Ha
creato e brevettato diversi prototipi e, con il porta a
porta presso i potenziali clienti, è riuscito ad avere
un primo ordine. Usufruendo dei servizi del Circuito
Creaimpresa, nel giungo del 2012 ha costituito così
la sua Realte, una ditta individuale che realizza
componenti per motocicli sportivi da gara. «Ho assunto il mio primo dipendente, un amico che aveva
perso il lavoro, quest’anno. Ne assumerò un altro
entro la fine del 2013 e altri 2 nel 2014. Sto infatti
facendo le trattative per una importante commessa
che mi consentirà di far crescere la mia attività, considerata industria dalla sua nascita, in base al codice Ateco. Gli esperti del Circuito mi hanno consentito di mettere ordine nelle mie idee. Avevo una grande confusione in testa e non sapevo come concretizzare la mia attività. Predisporre il business plan mi
ha permesso di sistematizzare l’iniziativa e di pensare in maniera concreta, insieme al mio consulente
di riferimento, a come organizzarla. È stato fondamentale per avere tutto sotto controllo e impostare
dei buoni rapporti commerciali con le aziende a cui
mi sono proposto. Acquisire cognizioni di marketing
mi è stato utile per impostare correttamente le mie
trattative. E soprattutto ho imparato ad essere metodico e ad affrontare un problema per volta. Credo
che questo progetto dovrebbe essere imposto a tutti
coloro che si mettono in proprio. Grazie al business
plan, è, infatti, immediatamente comprensibile se
l’attività che si vuole intraprendere ha delle basi solide oppure no». L’attività è nata con obiettivi di vendita al singolo negozio e ai distributori. Stiamo costruendo una rete commerciale internazionale. Attualmente esportiamo circa il 70% del fatturato. Oggi, però ci troviamo a dover effettuare una vendita diretta a una casa produttrice di motocicli. Questo significa trasformare pesantemente l’azienda e dover
imparare a gestire la commessa in tutti i suoi aspet-
ti, dalla ricerca di fornitori delle materie prime necessarie per produrre al reperimento di nuovi locali,
all’assunzione di nuovo personale, alla gestione delle commesse e alla standardizzazione della produzione.
Adesso Giovanni usufruisce nuovamente dei servizi
del Circuito come neo imprenditore, proprio per affrontare meglio il periodo di crescita che la sua impresa sta vivendo.
La differenza fra lavoro dipendente e lavoro autonomo? «Quando lavoravo come dipendente ero
meno coinvolto. Alle 18, uscivo dall’azienda e non
ci pensavo fino al giorno dopo. Ora, ci penso in
continuazione. Mi fa sentire entusiasta e contemporaneamente carico di responsabilità sapere che
non siamo solo io e la mia famiglia a vivere della
mia attività. Ma anche i miei dipendenti. Nonostante questo, non tornerei indietro anche perché la realtà è stata nettamente migliore di come l’avevamo prevista predisponendo il business plan. E in
tre anni prevedo di triplicare il mio fatturato. Credo
non sarà facile neppure gestire i flussi finanziari. La
consulenza che chiedo attualmente riguarda proprio la valutazione dei rischi connessi al rapporto
contrattuale con i clienti, le garanzie per i pagamenti e soprattutto la trasformazione da ditta individuale a Srl».
23
ORIENTAMENTO AL LAVORO
Nuovi impulsi
alla modernizzazione
dei Servizi Pubblici
per l’Impiego
Il progetto JOB TRIBU: verso una dimensione 2.0
dell’orientamento professionale
A cura di Giulio Iannis e Maurizio Serafin –
Centro Studi Pluriversum - www.pluriversum.eu
Nel contesto della strategia europea per l’occupazione, i Servizi pubblici per l’impiego svolgono un
ruolo cruciale per promuovere la partecipazione attiva delle persone nel mercato del lavoro e per favorire gli investimenti delle imprese e delle istituzioni sul capitale umano.
In questa epoca di crisi economica e occupazionale, diventa prioritario uno sforzo comune, a livello
europeo, per una modernizzazione dei Servizi pubblici per l’impiego nella direzione di un modello di
servizio fortemente orientato ai bisogni delle organizzazioni e sufficientemente personalizzato per offrire ad ogni persona un adeguato percorso di accoglienza, consulenza e accompagnamento. In
questa direzione l’Europa ha avviato numerose iniziative, finanziando anche progetti innovativi per facilitare e diffondere l’uso delle nuove tecnologie
nell’ambito dei servizi, sia per tenere il passo di uno
sviluppo digitale che invade ogni ambito di vita delle persone.
Da un lato, quindi, i Servizi pubblici per l’impiego
devono potenziare i livelli di prestazione nelle tipologie più tradizionali di servizi offerti, quali l’informazione sul mercato del lavoro, la gestione dei dati
sui lavoratori e sulla domanda delle imprese, per favorire e monitorare i processi di intermediazione.
24
Dall’altro lato, i sistemi pubblici per l’impiego devono arricchire l’offerta di servizi in funzione delle
nuove sfide che un mercato del lavoro molto più
competitivo, dinamico e globale richiede ad ogni
cittadino in termini di apprendimento permanente,
di sviluppo delle proprie reti professionali (professional networking), di accesso alle informazioni
strategiche e di gestione della proprie scelte di carriera (career management).
Inoltre, l’evoluzione delle politiche Europee ha progressivamente posto l’apprendimento permanente
(lifelong learning) al centro dell’agenda delle priorità, considerando lo sviluppo della conoscenza e
delle competenze personali come fattore chiave
anche delle politiche per l’occupazione e per l’inclusione sociale ed economica.
In questa prospettiva, i Servizi pubblici per l’impiego, a livello nazionale e a livello locale, sono chiamati a dotarsi di nuove risorse e metodologie di intervento, utili a potenziare le funzioni di supporto all’orientamento professionale (career guidance) e
alla validazione degli apprendimenti non formali ed
informali, per potenziare l’employability individuale
di ogni persona rispetto al mercato del lavoro locale e, al tempo stesso, anche i processi di mobilità
settoriale e geografica, per favorire un migliore ab-
binamento tra domanda e offerta di lavoro, soprattutto verso i settori che offrono la più alta qualità
del lavoro.
A questa necessaria evoluzione nell’offerta di servizi corrisponde però una moltiplicazione e frammentazione della domanda di servizi per l’impiego,
sia in termini numerici, rispetto alle persone che accedono ai servizi, sia in termini di complessità e
specializzazione della prestazione richiesta (non
solo informazione, ma consulenza, orientamento,
accompagnamento, formazione).
Questo duplice incremento qualitativo e quantitativo sia della domanda sia dell’offerta di servizi per
l’impiego rischia ovviamente di generare tensioni
proprio perché mentre si tenta di sviluppare un approccio personalizzato e centrato sui bisogni dell’utente si devono al tempo stesso trovare modalità,
risorse e strumenti adeguati a fronteggiare un aumento dell’accesso ai servizi da parte di un numero
sempre maggiore di persone in cerca di nuova o
migliore occupazione.
Come rilevato da Sultana e Watts1, questa tensione
è più accentuata nei contesti dove le risorse umane
e materiali a disposizione dei Servizi pubblici per
l’impiego sono rimaste stabili o sono diminuite nel
tempo. In Europa, sono emerse diverse strategie per
la gestione di questa tensione: attraverso il ricorso
a forme di partnership o di outsourcing; lo sviluppo
di modalità self-service per la fruizione di alcune tipologie di servizi; la riorganizzazione dei servizi a
maggiore intensità di prestazione (quali la consulenza di orientamento ed il counselling) anche attraverso un sistema più strutturato di lettura e decodifica dei bisogni degli utenti, proponendo percorsi di gruppo e con il supporto di strumenti ICT
per un largo numero di utenti con bisogni già codificati, e riservando l’accesso ai servizi più specialistici agli utenti con minori livelli di occupabilità e bisogni più complessi.
In questa prospettiva, le nuove tecnologie possono
svolgere un ruolo cruciale nell’inevitabile processo
di riflessione e riorganizzazione di un modello di
Servizi pubblici per l’impiego che dovrà, nel prossimo futuro, porsi a supporto di una transizione individuale sempre più dinamica e complessa tra molteplici situazioni di non lavoro, percorsi ed esperienze di formazione e forme „diverse” di lavoro e di attività professionale.
Il Progetto Job Tribu
L’esperienza realizzata dalla Provincia di Siena, con
il supporto tecnico scientifico del Centro Studi Pluriversum e di una partnership internazionale, ha dato vita al progetto “Job Tribu – New technologies for
career guidance and mobility”2, per fornire agli operatori, ai referenti dei servizi per l’orientamento e
per il lavoro e ai decisori pubblici un insieme di
strumenti ICT ed una guida metodologica per integrare maggiormente le nuove risorse tecnologiche
che oggi sono già disponibili (anche a costi molto
bassi) all’interno delle principali funzioni svolte dai
Servizi per l’Impiego a supporto delle scelte formative e professionali delle persone e alle transizioni
verso il mondo del lavoro.
Integrare nuove tecnologie nelle attività che, tradizionalmente, si basano sulla relazione tra consulente ed utente non è operazione semplice ed impone una riflessione metodologica che include
aspetti operativi, ma anche etici e politico-istituzionali, poiché gli strumenti spesso trasformano le logiche di intervento e offrono opportunità di accesso
e di fruizione di servizi e informazioni che non erano pensabili in passato.
L’esperienza realizzata attraverso il progetto Job Tribu ha permesso di affrontare questo tipo di riflessioni in un contesto internazionale, con il contributo
sia di soggetti pubblici che erogano quotidiana-
1
R.G. Sultana & A.G. Watts, Career Guidance in Europe’s Public Employment Services. Trends and Challenges, Report for the European Commission, Directorate-General for Employment, Social Affairs and Equal Opportunities, October 2005.
2
Vedi www.jobtribu.eu.
25
mente i servizi ad una moltitudine di utenti e imprese, sia di enti di ricerca e organizzazioni che studiano questi aspetti e che sono chiamati a produrre
strumenti e soluzioni innovative in questo ambito.
Questa sinergia tra pubblico e privato ha permesso
di avviare in cinque diversi contesti Europei una serie di azioni pilota per sviluppare, testare e promuovere l’integrazione di strumenti ICT nell’ambito di
una altrettanto necessaria riorganizzazione di alcuni servizi e attività.
Non si è trattato infatti solo di usare uno o più
strumenti all’interno di un servizio, ma di avviare
un percorso di ridefinizione del servizio stesso, verificando i diversi processi che stanno alla base
del servizio per valutare quali strumenti possono
essere utilizzati in modo ottimale per rendere tali
processi più efficaci ed efficienti rispetto alle finalità generali e specifiche del servizio. Questo ha significato in particolare, comprendere le specifiche
caratteristiche, i limiti e le potenzialità dei diversi
strumenti, valutandone anche la sostenibilità e
l’effettiva possibilità di utilizzo nell’ambito dei diversi servizi per l’impiego. Inoltre, alcuni strumenti
sono già costruiti sulla base di approcci teorici e
metodologici che impongono una scelta altrettanto chiara da parte delle istituzioni e degli operatori
(come ad esempio l’uso di social networks e di
piattaforme di apprendimento a distanza, basate
sul cooperative learning).
Le azioni sono state strutturate in due diverse fasi:
> una prima attività di studio degli strumenti e di
formazione degli operatori, per creare le basi metodologiche ed operative per progettare i nuovi
servizi e per rendere attivamente partecipi gli operatori;
> una seconda fase di sperimentazione dei servizi
con i destinatari finali nell’ambito dei Servizi Pubblici per l’Impiego e di istituzioni educative e formative, attive nell’orientamento.
Questo modello di lavoro, anch’esso supportato
dalle nuove tecnologie, con la creazione di una
piattaforma e-learning basata sul sistema Moodle,
ha permesso di produrre una serie di moduli di formazione a distanza, utili a presentare e far cono-
26
scere agli operatori le risorse tecnologiche utilizzate, promuovendo al tempo stesso processi di autoapprendimento e di condivisione, essendo i moduli
e le risorse formative disponibili on line sulla piattaforma del progetto.
Anche gli strumenti (tra i quali una piattaforma per
realizzare Web Seminar, una piattaforma per la
creazione e gestione di e-portfolio, una pagina Facebook, un account Twitter, l’accesso al software
S.Or.Prendo, il portale www.educaweb.it e altre risorse informative per l’orientamento) sono stati
condivisi e resi operativi direttamente attraverso il
sito web del progetto.
Il percorso metodologico e le esperienze di sperimentazione degli strumenti sono stati raccolti nelle
pagine di un manuale pensato proprio per gli operatori e per i referenti dei servizi. Nel volume (scaricabile direttamente e gratuitamente dal sito di progetto www.jobtribu.eu) sono presentati sia gli
aspetti metodologici alla base del percorso internazionale di sperimentazione e di promozione delle
nuove tecnologie per l’orientamento, il networking
e la mobilità, sia le azioni sperimentali ed i percorsi
formativi realizzati nei diversi contesti, in modo da
fornire ai lettori una panoramica ampia sul percorso e una serie di spunti e di informazioni utili per
avviare iniziative simili in altri contesti.
Ovviamente, questo progetto non si proponeva di
ottenere risultati definitivi ed esaustivi in un ambito come quello dell’integrazione delle nuove tec-
Il prof. Tony Watts alla conferenza Job Tribu - Siena - 9 maggio 2013
nologie così ampio e mutevole, ma sicuramente
auspicava di riuscire ad aprire una strada in questa direzione, portando la riflessione soprattutto
sugli aspetti metodologici ed organizzativi, connessi alla necessità da un lato di valorizzare in
modo coerente ed ottimale quelle nuove tecnologie che già sono così diffuse tra gli utenti, con
punte altissime tra la popolazione più giovane, ma
dall’altro lato di presidiare i processi metodologici
e „culturali” connessi a tale diffusione delle applicazioni web e mobile, orientandone l’utilizzo verso
la promozione di scelte professionali più consapevoli e verso la creazioni di networks utili per incrementare le proprie competenze e opportunità di
sviluppo professionale.
Aspetti e risultati positivi
Grazie a questo progetto sono stati individuati nuovi
spazi di sviluppo per i servizi, che, attraverso le potenzialità delle nuove tecnologie, possono raggiungere un target di utenti più ampio e possono mettere in contatto le risorse informative e di orientamento con i bisogni emergenti. Possiamo dire che
la via è stata tracciata, ma che il cammino è ancora
lungo. Laddove, infatti, si sono viste le effettive potenzialità degli strumenti (come ad esempio, la produzione di video e di web seminar con esperti) è al
tempo stesso emerso un gap tra le competenze
tecniche minime, necessarie per la gestione professionale di tali risorse ICT e quelle che sono le attuali “ICT skills” degli operatori, che hanno bisogno di
ulteriori percorsi di formazione, di aggiornamento e
di qualificazione. In questo senso, forse i risultati migliori nell’applicazione concreta delle risorse tecnologiche nell’ambito dei servizi per l’impiego li ritroviamo nelle attività di formazione degli operatori,
realizzate sia in presenza (con l’ausilio di presentazioni e di video) sia a distanza attraverso la piattaforma e-learning, l’accesso a canali video dedicati
e la gestione di web seminars. Si tratta di un primo
risultato molto importante, soprattutto per provare a
colmare il bisogno di nuove competenze ICT di una
parte degli operatori, e per creare le condizioni minime, indispensabili agli operatori per iniziare a gestire in modo autonomo e propositivo, con il supporto delle tecnologie, i principali processi quotidiani di erogazione dei servizi.
Un ulteriore aspetto rilevante vissuto all’interno del
percorso è stato il confronto sulle azioni più utili per
potenziare il ruolo dei Servizi pubblici per l’impiego
nei confronti dei giovani, che sicuramente negli anni hanno rappresentato un target marginale delle
iniziative degli SPI che hanno tradizionalmente organizzato la struttura della propria offerta di servizi
in riferimento ai disoccupati adulti.
Anche alla luce dell’iniziativa Europea di contrasto
della disoccupazione giovanile, denominata Youth
Guarantee, e alla priorità di ridurre il fenomeno sociale dei giovani NEETs (Not in Education, Employment or Training) il ruolo che i moderni Servizi pubblici per l’impiego dovranno svolgere rispetto ai bisogni dei giovani sarà strategico e sempre più legato alla propria capacità di offrire qualificati servizi
di career guidance adeguati alle enormi trasformazioni che sono avvenute nel mercato del lavoro e
nell’evoluzione delle carriere professionali. L’orientamento professionale è infatti una componente essenziale nei moderni sistemi educativi e di supporto alle transizioni tra formazione e lavoro, come
azione intenzionale di apprendimento delle competenze utili a gestire il proprio percorso di carriera
nell’ecomonia del XXI secolo.
I servizi di orientamento nella strategia europea
L’orientamento professionale nella prospettiva europea di lifelong guidance ha ricevuto un’attenzione sempre maggiore sia a livello Europeo, sia a livello di sistemi nazionali. Due Risoluzioni Europee
(nel 2004 e nel 2008) hanno evidenziato il ruolo
strategico dei servizi di orientamento per conseguire gli obiettivi delle politiche europee e per fornire
alle persone quelle skills necessarie per gestire il
proprio percorso personale di apprendimento e di
crescita professionale.
27
La Risoluzione del 2008, in particolare, ribadisce e
promuove il concetto di career management skills
(CMS) come priorità delle azioni di orientamento:
questo framework condiviso a livello Europeo consolida da un lato l’approccio educativo all’orientamento e, dall’altro, apre ad una forte integrazione con tutte le risorse ICT che già si basano sulla costruzione
condivisa di conoscenze e saperi innovativi (quali ad
esempio le piattaforme di cooperative learning, gli
strumenti per costruire un proprio e-portfolio, i software per l’esplorazione delle professioni e per l’abbinamento con i propri interessi e le proprie competenze, come S.OR.PRENDO www.sorprendo.it).
In questa direzione, la prospettiva di integrazione di
risorse ICT nell’ambito dell’orientamento rivolto ai
giovani offre molteplici spazi di sviluppo. In particolare, la possibilità di condividere tali risorse informaIl Centro Studi Pluriversum
Il Centro ha sviluppato, dal 1997, specifiche
esperienze nell’ambito dei sistemi territoriali di
lifelong learning, dei servizi per l’orientamento,
delle politiche per l’impiego e della ricerca educativa. In particolare, ha svolto un ruolo attivo nel
percorso di evoluzione nazionale che, in questi
anni, ha trasformato le politiche attive per il lavoro e le modalità di intervento nell’ambito dell’orientamento alle professioni, anche con l’uso
delle nuove tecnologie. Grazie ad un team di
esperti e ricercatori, ha realizzato progetti ed
esperienze di ricerca e sviluppo nell’ambito del-
Giulio Iannis
28
tive, orientative e formative on line apre innumerevoli opportunità per intercettare i bisogni di orientamento professionale dei giovani.
Per i Servizi pubblici per l’impiego, lo scenario futuro
richiede quindi una riflessione sull’esigenza di presidiare gli innumerevoli spazi di contatto con l’utenza
più giovane offerti dal web, all’interno del framework
teorico e metodologico della promozione delle career
management skills con la possibilità di sperimentare,
in modo coerente ed integrato con il sistema educativo, una molteplicità di risorse tecnologiche.
Per i Servizi pubblici la strada delle nuove tecnologie
è appena stata aperta, ma il cammino delle sperimentazioni e di una sistematica azione di formazione e aggiornamento degli operatori rappresenta un
viaggio ancora lungo, da percorrere, come avviene
nel web, a piccoli, ma rapidi passi, tutti assieme.
le nuove tecnologie per l’orientamento, della valorizzazione e validazione delle competenze e
dei saperi ovunque appresi, della promozione
della mobilità internazionale. Attualmente garantisce consulenza e assistenza tecnica a Regioni e Province, nell’ambito della governance
territoriale dei servizi per l’impiego, per l’apprendimento e l’orientamento permanente.
Riferimenti
JOBTRIBU – www.jobtribu.eu
Centro Studi Pluriversum – www.pluriversum.eu
Maurizio Serafin
LA MOSTRA
Scatti di Industria
Centosessant’anni di immagini
dalla fototeca Ansaldo
A cura di Fondazione Ansaldo
A Palazzo Ducale di Genova, dal 28 ottobre al 30 novembre, un’iniziativa della Fondazione Ansaldo, ripercorre il percorso di ‘costruzione’ delle competenze nel processo di
industrializzazione del nostro Paese.
Il prossimo 28 ottobre, a Genova, nella prestigiosa
sede di Palazzo Ducale, prende avvio una iniziativa
di forte rilievo culturale che mira a far conoscere lo
straordinario patrimonio fotografico conservato dalla Fondazione Ansaldo e, attraverso questo, a promuovere un’immagine forte e persuasiva del nostro
Paese come luogo del saper fare.
La fotografia, infatti, è una delle fonti più significative
per ricostruire i processi di industrializzazione dell’età contemporanea e nella Fototeca della Fondazione – ricca di oltre 400mila pezzi originali tra lastre, pellicole, positivi e album – troviamo il lavoro
operaio nelle fabbriche, nei cantieri navali e nei porti. È ritratta la grande meccanica dei motori, delle
turbine e dei treni, simboli dello sviluppo industriale;
i lussuosi transatlantici degli anni Venti e Trenta; le
mastodontiche centrali per l’elettrificazione del Paese; la produzione bellica con cannoni, aerei e carri
armati; le colonie o le gite sociali dei lavoratori negli
anni Cinquanta; l’epopea dell’acciaio e del suo fondamentale contributo alla modernizzazione; il boom
economico, l’automobile e la trasformazione urbanistica, l’irrompere della pubblicità e i clamorosi effetti della rivoluzione informatica. Non mancano, infine, immagini su eventi come l’emigrazione, la Resistenza o manifestazioni politiche e sindacali, che
hanno segnato la storia del nostro Paese.
L’iniziativa, realizzata in collaborazione con la Fondazione Palazzo Ducale di Genova, ha al suo centro
la mostra “Scatti di Industria. Centosessant’anni di
immagini dalla Fototeca Ansaldo” .
Una mostra costituita da spettacolari gigantografie,
resa particolarmente attrattiva grazie all’impiego di
numerose installazioni multimediali e, ancora, integrata e arricchita da una serie di eventi collaterali.
L’iniziativa, che va letta in continuità con la salvaguardia e la valorizzazione, promosse nel tempo
dalla Fondazione, è configurata per raggiungere un
pubblico vasto ed eterogeneo, costituito, soprattutto,
da studenti e docenti, provenienti dal sistema formativo locale e nazionale.
29
Fondazione Ansaldo
Fondazione Palazzo Ducale
Istituita da Finmeccanica, Regione Liguria, Comune di Genova, Provincia di Genova, e partecipata
dalle forze sociali e dalle istituzioni del territorio,
Fondazione Ansaldo è considerata una delle più
originali e vivaci istituzioni europee dedicate ai
temi della cultura economica, d’impresa e del lavoro. A far base dal convincimento che progresso
civile e sviluppo economico possano generare un
rapporto sinergico, capace di accrescere la competitività delle imprese e, insieme, la qualità della
vita delle comunità, la Fondazione promuove la
ricerca scientifica, l’alta formazione tecnologica
e manageriale ed ha, al suo centro, l’attività di
concentrazione, tutela e valorizzazione del patrimonio archivistico – il più vasto, ad oggi, in Italia –
prodotto dal sistema imprenditoriale ed altri soggetti economici.
Promuovere la crescita culturale della città e consolidare l’immagine di Genova e della Liguria a
livello nazionale e internazionale. Questa è la mission che la Fondazione per la Cultura di Palazzo
Ducale sviluppa, in collaborazione con i soggetti
pubblici e privati del territorio, dai teatri all’Università, dai musei agli istituti di ricerca ad altre fondazioni culturali. Un centro di ideazione che, in
questi anni, ha prodotto cultura per un numero
crescente di cittadini: importanti mostre d’arte,
convegni e presentazioni di libri, cicli di incontri
che hanno visto la partecipazione di intellettuali
di livello internazionale, attività didattiche per
bambini e un’attenzione costante alla creatività
giovanile e all’innovazione. Palazzo Ducale è diventato sempre più un moderno centro polifunzionale che ospita eventi anche di altre istituzioni
e si pone come vera e propria casa della cultura
cittadina.
30
Il laboratorio fotografico di Antonio Campostano
Tra le preziosità esposte, c’è un gabinetto fotografico d’epoca, ceduto a suo tempo alla Fondazione dall’Istituto di Cultura e Formazione Religiosa,
Educativa e Morale del Popolo di Genova. Faceva
parte del lascito Antonio Campostano (1877 1965) ricco rentier genovese con la passione per
l’arte della fotografia. Conservato presso Villa Cattaneo dell’Olmo, sede della Fondazione, è costituito da apparecchi fotografici da ripresa e da laboratorio, da attrezzature, da obiettivi ed altri ac-
cessori e arredi. Fanno parte del “gabinetto” 595
fotografie originali in negativo e a stampa, realizzate dal Campostano tra il 1901 ed il 1960. tra i
soggetti: paesaggi alpini, la Riviera ligure e Genova. La sua prima foto è quella del porticciolo di
Nervi, eseguita nel 1901 con camera a lastre
9x12 e con obiettivo Zeiss Tessar.
Il gabinetto fotografico sarà, per il visitatore, luogo dove si svolgeranno attività didattiche e occasione per conoscere la storia della fotografia
da Daguerre all’era digitale.
31
IMMIGRAZIONE
Lavorare in rete
nel nuovo welfare:
il progetto ‘Imparo l’italiano’
Verso un modello di governance
dei servizi pubblici
A cura di Marco Razzi e Theofanis Vervelacis
Il territorio come soggetto progettuale
Le riforme in materia di lavoro, istruzione, formazione e di servizi sociali, attivate negli ultimi anni contestualmente alla più recente spending review, stanno producendo moltissimi cambiamenti nell’ampio
campo dei “servizi alla persona”1. Tali cambiamenti
interessano tutti i livelli in cui si articolano le politiche pubbliche: finanziamento, analisi dei bisogni e
pianificazione, organizzazione ed erogazione dei
servizi, valutazione. L’introduzione nel linguaggio degli addetti ai lavori di termini quali “welfare community”, “nuovo welfare”, “big welfare” “workfare“ e di
molti altri, sta proprio a significare che siamo in una
fase di trasformazione dove attualmente è possibile
osservare il processo, peraltro in modo parziale, ma
non i risultati, che allo stato attuale sono solo immaginabili non senza difficoltà2.
L’evoluzione socio-economica, insieme allo stesso
dispiegarsi di questo stesso processo trasformativo,
fa nascere nuovi bisogni per far fronte ai quali chi
ha il compito di erogare servizi non deve limitarsi a
1
ragionare in termini tradizionali di “innovazione di
prodotto/servizio e/o di processo”, ma deve spingersi oltre in modo da ridefinire la mission e adottare approcci di policy innovation.
Le tradizionali distinzioni di ruoli tra pubblico e privato, tra fornitore e committente, tra profit e non profit, tra mercato e terzo settore, tra erogatore e utente, vengono rivisitate in una logica contestuale processuale. Risorse disponibili e confini organizzativi
vengono di volta in volta ridefiniti e, insieme ad essi,
anche le pratiche organizzative da mettere in atto.
In questo contesto il lavoro in rete e/o di rete acquisisce una nuova connotazione innovativa che testimonia sia l’emergere del territorio-comunità come
soggetto progettuale, sia la valorizzazione del capitale sociale attraverso il coinvolgimento di sempre
più attori nella costruzione delle stesse policy locali
e settoriali.
Il campo dei servizi alla persona è forse quello dove
tali processi si manifestano con maggiore intensità,
anche perché in termini di progettualità diffusa gli
attori che vi operano3 hanno maturato una certa
I servizi alla persona vanno intesi come un campo molto ampio che, per limitarsi alle politiche pubbliche, include i servizi di formazione, istruzione, lavoro e quelli socio–sanitari.
Nel testo, pur essendo consapevoli delle diversità concettuali e spesso anche culturali e ideologiche che motivano le diverse accezioni, useremo il termine “nuovo welfare” in
senso lato, per indicare la trasformazione dell’attuale welfare state e il delinearsi di uno nuovo.
3
Intendiamo sia enti pubblici che soggetti privati
2
32
esperienza, grazie anche alla particolare abilità nello sviluppare rapporti interattivi con il capitale sociale del territorio.
Oggi ancor di più le mutate condizioni e i nuovi bisogni stanno portando gli attori a dover attingere a
risorse del territorio e, quindi, a ricercare apporti
esterni sviluppando collaborazioni e partnership
con vari soggetti. Questa tendenza è ulteriormente
evidente se si pensa che ormai i servizi alla persona, compresi quelli formativi, non si limitano a dare
risposta a un bisogno in maniera isolata, ma puntano a promuovere soluzioni integrate e a sostenere la persona nella sua totalità. Ci si rende sempre
più conto che la risposta al bisogno non può essere
solo il frutto di un’attività svolta in un “luogo” specifico (ad esempio un’aula didattica), ma nell’intero
territorio di riferimento.
so più peso alla forma e meno ai contenuti delle relazioni.
Riteniamo inoltre opportuno distinguere tra “rete” e
“lavoro in rete”, in quanto quest’ultimo include anche le forme collaborative non ancora consolidate,
strutturate e durature. Il concetto di networking, definibile come l’azione di più soggetti finalizzata a
tessere relazioni e ad attivare sinergie per raggiungere obiettivi comuni, può essere quello più adatto
a esprimere la fluidità delle forme organizzative oggi in atto. Riesce infatti a cogliere la complessità
delle relazioni collaborative nell’ambito del nuovo
welfare e a evidenziare la capacità degli attori di
tessere relazioni e connessioni, formali e informali,
superando i tradizionali vincoli del tempo e dello
spazio al fine di perseguire risultati condivisi.
Reti e networking
Il Fondo Europeo per L’integrazione (FEI) e il progetto “Imparo l’italiano in Liguria”
L’attivazione di reti tra diversi attori territoriali sta diventando infatti un paradigma per la realizzazione
delle politiche pubbliche e l’erogazione di servizi
innovativi. Ciò è dovuto, oltre al già citato processo
di decentramento politico-amministrativo e di applicazione del principio della sussidiarietà verticale e
orizzontale, anche alla dinamicità e alla multicausalità dei bisogni e dei fenomeni socio-economici,
che rendono necessaria la definizione di interventi
sempre più complessi, che a loro volta richiedono
competenze e risorse difficilmente disponibili da un
singolo attore.
All’interno di questo scenario si assiste quindi ad
una proliferazione delle varie forme di collaborazione attraverso cui gli attori sociali cercano di elaborare e progettare soluzioni che, integrando i singoli
“saperi” e “pratiche”, sono in grado di offrire risposte articolate ai bisogni del territorio. Il termine più
abituale per connotare tali forme organizzative è
quello di “rete”.
Consapevoli della problematicità dell’utilizzo del
termine, in questo caso, in linea molto generale,
chiamiamo rete ogni forma di interazione più o meno ripetuta e duratura tra diversi attori, dando spes-
“Imparo l’italiano in Liguria” è un programma volto
all’integrazione dei cittadini stranieri attraverso l’insegnamento della lingua italiana e costituisce un
esempio di policy regionale implementata grazie
ad una governance innovativa articolata a più livelli
e basata sul networking management.
“Imparo l’italiano in Liguria” prevede servizi di insegnamento della lingua, di orientamento e sostegno
al lavoro, nonché servizi integrativi di educazione
civica, di rimozione degli ostacoli, formativi e lavorativi. L’articolazione composita del programma rende infatti necessaria la collaborazione attiva di più
enti per garantire la funzionalità dei diversi processi
organizzativi rivolti alla pianificazione, alla presa
delle decisioni, all’ erogazione e al monitoraggio e
valutazione.
Si tratta di interventi promossi e finanziati tramite il
programma Fondo Europeo per l’Integrazione
(F.E.I.) messo a punto dal dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione del Ministero dell’Interno.
Inoltre nell’ambito della medesima policy sono stati
realizzati anche gli interventi dalla Regione Liguria
in attuazione dell’Accordo di Programma, stipulato
tra Regione Liguria e Ministero del Lavoro e delle
33
Politiche Sociali, sempre finalizzati alla realizzazione di interventi in materia di servizi alla persona per
le possibili interazioni in tema di formazione linguistica delle assistenti familiari straniere.
A questi strumenti programmatici e finanziari si aggiunge il Fondo Sociale Europeo che offre ulteriori
opportunità per rafforzare ed ampliare le occasioni
offerte ai cittadini stranieri che vivono nel territorio
ligure.
Il quadro viene completato anche dall’offerta istituzionale della rete dei Centri Territoriali Permanenti
(CTP) che, con la regia dell’Ufficio Scolastico Regionale (USR) della Liguria, promuovono ulteriori interventi differenziando sia strumenti che target di
utenza.
La policy vuole essere anche un punto di riferimento
per le istituzioni e le associazioni del terzo settore ligure, cui la Regione intende offrire un quadro operativo programmando in modo complementare i vari
interventi, finalizzati alla diffusione della conoscenza della lingua italiana, destinati a cittadini extracomunitari regolarmente presenti in Italia.
In altre parole, la dimensione di policy vuole rimarcare il filo conduttore che attraversa i diversi interventi attivati da vari attori e prende forma grazie a
una definizione precisa dei servizi, basata su quattro elementi chiave:
> competenza degli operatori coinvolti ossia degli
insegnanti dei CTP,
> qualità del servizio ed economicità4,
> continuità nel tempo,
> diffusione in tutto il territorio regionale.
Il modello di governo della rete invece offre ai vari
soggetti pubblici e privati coinvolti una funzione di
supporto ai processi di erogazione dei servizi, che
garantisce da una parte l’efficienza e l’efficacia dell’operato di tutti e, dall’altra, la valorizzazione e la
diffusione del know how generato all’interno della
rete stessa.
Considerando infatti la molteplicità degli interventi
si è presentata la necessità di creare un’unica re4
gia, attraverso il modello di governance in rete per
creare sinergie e complementarietà tra le diverse
azioni con il fine di razionalizzare l’impiego delle risorse e la programmazione degli interventi, di avere
una copertura annuale di proposte e di qualificare
complessivamente il servizio offerto all’utente.
Il modello si basa quindi sulla valorizzazione delle
varie iniziative per l’insegnamento della lingua italiana e sulla loro integrazione con altri servizi, rivolti
alla stessa utenza e finalizzati all’integrazione sociale e al sostegno al lavoro. L’innovazione sta quindi nell’aver messo insieme attività diverse e aver
creato un nuovo significato all’interno di un percorso progettuale specifico.
In questi termini il progetto “Imparo l’italiano in Liguria” ha promosso un approccio nuovo di insegnamento della lingua che non si è esaurito nella didattica svolta in aula, ma che si è basato sull’offerta di
una gamma di servizi articolati in percorsi, pensati
per agevolare in primo luogo la frequentazione stessa dei corsi, in secondo luogo la sua integrazione
sociale e lavorativa. Ovviamente tutto ciò ha richiesto
una progettualità mirata che, partendo dalla conoscenza diretta dell’utenza e dall’esistenza di molte
risorse dedicate disponibili sul territorio, riesca ad
aggregare attività creando un valore aggiunto.
Legata al punto precedente è la convinzione che
l’insegnamento dell’italiano e la correlata integrazione sociale possono essere ottenuti più efficacemente se si esplicano attraverso attività, correlate
tra loro da una logica processuale, che prevedono
la partecipazione attiva anche degli stessi utenti.
La metodologia didattica utilizzata, i servizi volti alla rimozione dei fattori che ostacolano la frequentazione, le azioni di orientamento sono tutti aspetti
che implicano, infatti, il coinvolgimento diretto
dell’utente.
La struttura dell’offerta, pur non essendo particolarmente complessa, richiede lo sviluppo di sinergie
tra enti pubblici e privati che sono chiamati a collaborare a vario titolo nelle diverse fasi del processo
Presentiamo insieme, come un unico elemento-chiave, la qualità e l’economicità in quanto crediamo che il raggiungimento di tali obiettivi vada perseguito congiuntamente
soprattutto nel campo dei servizi alla persona. Ogni singola enfatizzazione può essere fuorviante e addirittura dannosa.
34
di gestione complessiva del servizio (dalla ideazione e macro progettazione, all’erogazione e valutazione finale).
Il territorio come elemento centrale nel progetto
Per molti servizi dell’offerta formativa, l’intero processo di governo – che va dall’analisi dei bisogni
fino alla valutazione dei risultati – è svolto all’interno della rete, dando vita così ad una politica e ad
una pianificazione territoriale dei servizi di integrazione dove, pur riconoscendo alla Regione un inevitabile ruolo di governance, ogni soggetto trova
una propria collocazione ed una propria specificità.
Basti pensare che servizi come l’orientamento e
l’inserimento lavorativo, complementari all’insegnamento della lingua, possono essere valorizzati se
inseriti in un piano territoriale e non lasciati solo
all’iniziativa del singolo attore erogatore.
Il territorio acquisisce una sempre maggiore centralità per le politiche formative e del lavoro alle quali
fornisce il presupposto per far convergere logiche,
interessi e finalità particolari e settoriali.
Di fatto, nel caso del progetto “Imparo l’italiano in
Liguria”, la rete ha instaurato modalità di comunicazione stabili ed organiche tra i processi pianificatori
e gestionali di servizi formativi e del lavoro, ai quali
si possono aggiungere anche quelli dei servizi sociali. Ciò comporta che i diversi sistemi organizzativi
e gli attori coinvolti sono stati capaci di integrare, in
divenire, i processi pianificatori e non soltanto di
scambiare gli output finali di tali processi.
È emersa così, anche se in forma latente, una ‘pratica’ di pianificazione partecipata a diversi livelli,
che ha consentito un coinvolgimento degli attori
territoriali nei diversi passaggi del processo decisionale.
5
>
>
>
>
>
>
>
Il modello di regolazione dei rapporti:
il networking in atto
Fin dalla prima edizione il progetto prevedeva una
azione di monitoraggio in itinere, che aveva come
oggetto sia i servizi erogati, sia i processi di lavoro
realizzati dai vari attori5 coinvolti nella realizzazione
del progetto stesso.
La struttura organizzativa per la realizzazione del
progetto si è basata sul modello di rete che prevede
il coinvolgimento di tutti i soggetti, secondo uno
schema predefinito che attribuisce ai vari membri
compiti, responsabilità e risorse.
Il progetto è stato promosso dall’Assessorato Politiche Attive del Lavoro e dell’Occupazione, Politiche
dell’Immigrazione e dell’Emigrazione della Regione
Liguria.
Il Settore Sicurezza e Qualità del Lavoro, Immigrazione, Emigrazione della Regione, oltre ad avere
avuto la responsabilità tecnica del progetto, ne ha
curato la realizzazione, la rendicontazione e il monitoraggio, attraverso Agenzia Liguria Lavoro.
Per il governo complessivo del progetto è stato istituito il Comitato di Pilotaggio, composto da referenti dei diversi attori, con funzioni di implementazione, coordinamento, monitoraggio, valutazione, comunicazione e diffusione delle attività e degli esiti
progettuali.
Per il costante miglioramento delle attività di progetto, per l’adozione di metodologie e strumenti didattici comuni e per il coordinamento operativo è
stato istituito un Gruppo Tecnico di Gestione, formato da referenti operativi di diversi enti e in modo
particolare dai coordinatori didattici dei CTP.
Da sottolineare la presenza dei referenti FILSE per
garantire la conformità delle spese operate a quanto previsto dal vademecum ai fini della rendiconta-
I soggetti coinvolti complessivamente sono:
la Regione Liguria per la promozione e l’implementazione della policy complessiva;
l’Agenzia Liguria Lavoro per il governo del sistema organizzativo a rete funzionale alla realizzazione della policy;
l’Ufficio Scolastico Regionale per la Liguria per il coordinamento dei CTP in quanto soggetti erogatori e per la garanzia della validità dell’approccio didattico;
le Province liguri per il coordinamento dei Centri per l’Impiego e per facilitare la messa a punto di azioni atte a rimuovere gli ostacoli alla frequentazione;
i Centri per l’Impiego per fornire tutti i servizi informativi e interventi specifici atti a favorire l’inserimento lavorativo;
i CTP per l’accoglienza dell’utenza, l’erogazione dei servizi formativi e il rilascio dei titoli finali;
alcuni soggetti privati per lo svolgimento delle azioni relative alla rimozione degli ostacoli che rendono difficile o impediscono agli utenti la fruizione dei servizi formativi
(Isforcoop della Spezia, Xelon di Genova e IAL di Savona).
35
zione e per diminuire quella “distanza” che spesso
si crea tra “amministrativi” e “operativi”.
Il lavoro dei due gruppi ha seguito quattro direzioni:
a) la definizione dell’idea del servizio6 e dell’impianto dell’offerta, quanto più possibile personalizzata, in modo che sia fruibile in relazione
ai bisogni degli utenti e degli obiettivi orientativi
prefissati;
b) il modello di governance per la gestione delle
relazioni tra gli attori della rete, in modo da rendere possibile l’erogazione/produzione e fruizione dei servizi;
c) il processo stesso di erogazione/produzione dei
servizi;
d) il sistema di valutazione delle attività/interventi,
che prevede l’utilizzo del metodo delle competenze per il riconoscimento di quelle agite durante le attività/interventi e la rilevazione della
Customer Satisfaction degli studenti.
Infine il coordinamento operativo è affidato al Coordinatore Generale di Progetto con i compiti di supervisionare il lavoro del Gruppo Tecnico di Gestione, di riferire periodicamente al Comitato di Pilotaggio e di tenere i contatti con i partner e i singoli
Centri Territoriali. Il coordinatore ha inoltre curato il
raccordo con le Province, con particolare riferimento alle iniziative complementari finalizzate a favorire
l’accesso, da parte dei destinatari del progetto, ai
servizi offerti dai Centri per l’Impiego durante e al
termine dei corsi di lingua.
All’interno dei singoli Centri Territoriali è prevista infine la figura del coordinatore didattico, che assicura il buon svolgimento del corso.
In sostanza il modello organizzativo della rete è
stato impostato seguendo uno schema di funzionamento articolato in tre livelli:
6
1. Livello politico-strategico (comitato di pilotaggio): un organo rappresentativo di tutti gli enti
appartenenti alla rete, che si riunisce poche volte all’anno e che si occupa di strategie, programmazione e valutazione, con obiettivi anche
di ri-programmazione, ri-progettazione e di revisione delle finalità.
2. Livello tecnico-progettuale (gruppo di coordinamento tecnico e coordinatore di progetto): un
gruppo tecnico e di coordinamento, con il compito di gestire il funzionamento della rete dalla
progettazione operativa, all’organizzazione delle attività, al monitoraggio e alla valutazione. Tale organo si riunisce con una frequenza maggiore ed è aperto ad un più ampio numero di
soggetti, ogni qualvolta risulti opportuno. In
questo livello opera anche il coordinatore di
progetto, che è la figura esecutiva dello stesso
gruppo di coordinamento tecnico, con funzioni
di raccordo con le altre figure e gli altri soggetti
della rete.
3. Livello operativo: svolgimento delle attività, progettate e programmate al livello precedente
(che dipendono dalle finalità della rete), nei diversi “punti di erogazione”, rappresentati dai CTP
e dagli Organismi Formatici Accreditati (OFA) selezionati. Ogni punto di erogazione segue le indicazioni organizzative e procedurali illustrate
nel capitolo successivo dedicato alla “struttura
operativa della rete”.
È infine opportuno rimarcare che le risorse umane,
singole persone o unità operative, messe a disposizione dai diversi enti danno vita ad una struttura reticolare che, pur mantenendo i legami naturali con
gli enti di appartenenza, acquista una sua autonomia decisionale e operativa che deriva dall’implementazione del servizio “Imparo l’italiano in Liguria”. Tale struttura viene inoltre legittimata dalla sottoscrizione dai soggetti promotori del protocollo di
Con “definizione del servizio” a progetto già iniziato si intende la progettazione di dettaglio per quanto concerne sia la messa a punto dei bisogni degli utenti sia le modalità
erogative e la loro condivisione.
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intesa, che sancisce le finalità e le modalità della
collaborazione interistituzionale.
Di particolare rilevanza è il sistema informativo che
sta alla base delle attività di monitoraggio e di valutazione finale sia del funzionamento della rete,
ma anche della realizzazione e dello sviluppo
dell’azione “Imparo l’italiano in Liguria” nel suo
complesso. Esso realizza operativamente la raccolta, la registrazione, l’archiviazione, l’elaborazione, la
distribuzione e la diffusione dei dati relativi alle caratteristiche dell’utenza, degli esiti e dei processi organizzativi.
La struttura del sistema informativo è, nel suo insieme, lineare e segue il processo di erogazione del
servizio, dove le diverse fasi rappresentano anche
diversi momenti di raccolta e di registrazione degli
input informativi .
Il flusso delle informazioni infatti non si sviluppa però su un modello “a senso unico”, a dimostrazione
del fatto che la gestione delle informazioni ai fini
strategici (monitoraggio e valutazione) è realizzata
in rete, con la partecipazione il contributo di tutti gli
attori, e si basa su uno scambio “funzionale” di informazioni tra la rete dei CTP e l’Agenzia Liguria Lavoro. Quest’ultima, dopo un primo momento di registrazione e di elaborazione, rende le informazioni
disponibili per i soggetti di governo della rete (Comitato di Pilotaggio, Coordinatore del progetto e
Gruppo di Coordinamento), i quali a loro volta le utilizzano per il monitoraggio e la valutazione secondo le proprie competenze e nei momenti già presentati nella sezione dedicata alla governance della rete stessa.
L’esito dell’attività di monitoraggio e di valutazione,
attraverso il lavoro di coordinatore del progetto e
del gruppo di coordinamento ritorna ai CTP per la
messa in atto di possibili azioni correttive per i servizi in corso o i servizi in programmazione.
“Imparo l’Italiano in Liguria” ha concluso ad oggi il
secondo anno di attività; attualmente è in corso la
valutazione di un nuovo progetto, presentato nel luglio 2013 dalla Regione Liguria al Ministero. L’auspicio è quello di poter ulteriormente consolidare la
struttura della rete, di migliorare gli strumenti già esistenti e di riuscire a costruirne altri nuovi, sempre
con l’apporto operativo di tutti i suoi ‘nodi’ che hanno trovato nel network una sede di diffusione e di
scambio efficace e stimolante. L’obiettivo di mediolungo periodo è rappresentato dal consolidamento
delle relazioni interne e dall’apertura a quei soggetti
esterni che possono offrire al progetto stesso ulteriori stimoli e occasioni di implementazione.
Il gruppo di lavoro di Agenzia, coordinato da
Betta Garbarino, è composto da:
> Theofanis Vervelacis, che ha seguito i lavori per
la costituzione della rete con la collaborazione
di Marco Razzi
> Daniela De Martis e Giusy Guasco, per la segreteria di ricerca
> Sabrina De Polo per la fotografia
Un grazie alla collega di Agenzia, Elisa Turno,
che ha garantito un costante raccordo con gli
Uffici Regionali e con il Ministero.
Un particolare ringraziamento – oltre che a Domenico Vitetta, Funzionario Settore Politiche del
Lavoro e delle Migrazioni di Regione Liguria e alla collega dell’Ufficio Scolastico Regionale: Claudia Nosenghi – va a Esteban Jemenez di FILSE
e al gruppo di lavoro dei CTP.
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ISTRUZIONE E FORMAZIONE
L’Accademia Navale di Livorno
presenta i suoi corsi di studio
e i servizi agli allievi
Possibilità concrete di costruirsi un percorso
formativo e professionale
A cura di Isabella Puma
‘Forum’ pubblica l’intervista al Comandante Roberto Cervino, Capo del Dipartimento di
Stato Maggiore dell’Accademia Navale ed insegnante di Navigazione e Navigazione
Astronomica alla 2° e 1° Classe, che espone le opportunità e le peculiarità di questo
percorso di studi.
Come si è evoluta nel tempo la struttura dell’Accademia e come si è adeguata l’offerta formativa?
La struttura dell’Accademia Navale, se consideriamo
gli edifici, ha mantenuto, di massima, i lineamenti iniziali, quelli di oltre 132 anni di vita. Abbiamo dovuto
necessariamente dotare tutti gli edifici delle principali norme di sicurezza (antincendio, elettrica) e degli impianti di condizionamento e riscaldamento per
una struttura così grande e ampiamente distribuita
su oltre 2 Km di esposizione verso il mare.
L’offerta formativa si è anch’essa adeguata ai tempi:
dall’anno 2000, dopo il Processo di Bologna1 ovvero
la revisione delle lauree, anche in Accademia si
sono svolti Corsi di Laurea Triennale e Specialistica
(ora Magistrale), grazie alla partecipazione
dell’Università di Pisa, di Genova, di Trieste e di
Napoli. Da quell’anno, abbiamo avuto 6 Corsi di
Laurea attivati, uno per ogni Corpo nei quali è
suddiviso il personale Ufficiale della Marina Militare:
> Scienze Marittime e Navali (triennale e magistrale) per il Corpo di Stato Maggiore;
> Ingegneria Navale (ciclo unico) per il Corpo del
Genio Navale;
> Ingegneria delle Telecomunicazioni (triennale e
magistrale) per il Corpo delle Armi Navali;
> Giurisprudenza (ciclo unico) per il Corpo di
Commissariato;
> Scienze del governo e amministrazione del mare (triennale e magistrale) per il Corpo delle Capitanerie di Porto;
> Medicina (ciclo unico) per il Corpo Sanitario.
Sempre a partire dall’anno 2000, è stata aperta la
partecipazione ai Corsi Normali a personale femminile, fino al 2006 con una percentuale del 15%,
successivamente senza alcun limite. Inoltre per i
corsi di Laurea per i Corpi dello Stato Maggiore, del
Commissariato e delle Capitanerie di Porto è permessa la frequenza anche da parte di studenti civili, nella percentuale del 10% rispetto i colleghi militari, previo superamento concorso.
Quali sono le caratteristiche personali e, soprattutto,
le competenze trasversali e le motivazioni dei ragazzi che decidono di affrontare questo percorso?
Chi sceglie di seguire questa professione deve
amare fortemente la vita militare, vita piena di rego-
1
È un processo di riforma internazionale dei sistemi di istruzione superiore dell’Unione Europea, che si è proposto di realizzare, entro il 2010, lo Spazio Europeo dell’Istruzione
Superiore (ndr).
38
le e norme, talvolta molto ferree. La vita in Accademia è scandita minuto per minuto, con studio, attività ginnico-sportiva e attività formativa militare. La
selezione è molto forte, soprattutto durante il concorso e la 1° Classe.
Quali sono i requisiti attitudinali richiesti, anche
dal punto di vista fisico?
In Accademia si entra nel mese di settembre dopo
aver vinto un concorso pubblico, per esami. Il concorso viene bandito sulla Gazzetta Ufficiale, nel dicembre dell’anno precedente e pubblicato sul portale dei concorsi on-line del Ministero della Difesa
(www.difesa.it e/o www.persomil.sgd.difesa.it). Dopo aver fatto domanda, il candidato viene convocato
ad Ancona, presso il Centro di Selezione della Marina nel mese di marzo, dove sostiene la prova scritta
di selezione culturale della durata di un giorno, consistente nella somministrazione di 120 quiz a risposta multipla, volti ad accertare la conoscenza della
lingua italiana, della matematica, dell’educazione
civica-storia e della lingua inglese.
Una volta effettuata la correzione di tale prova
(sbarrante), i rimanenti candidati vengono convocati nel mese di aprile, sempre ad Ancona, per sostenere gli accertamenti psicofisici della durata di
2/3 gg. (sbarranti), volti al riconoscimento dell’idoneità psicofisica al servizio militare dei concorrenti
(i requisiti minimi sono specificati sul Bando di concorso: altezza – visus – etc.).
Gli idonei a tali accertamenti sono nuovamente
convocati per l’ultima fase nei mesi di giugno/luglio
a Livorno per sostenere tre prove, tutte sbarranti.
1) Prove di efficienza fisica, con parametri distinti
per sesso, consistenti nell’esecuzione di alcuni
esercizi quali: nuoto 50 m (obbligatorio), salto
in alto, piegamenti sulle braccia e corsa piana
1000 m;
2) accertamenti attitudinali, consistenti nello svolgimento di una serie di prove/test psicoattitudinali;
3) prova orale di matematica e facoltativa di lingue estere.
La permanenza a Livorno è di circa una settimana.
Dopo aver fatto l’esame di Matematica, si può:
> Promosso: fare l’esame facoltativo per una/due
Fotografie ufficiali inviate a corredo dell’articolo.
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lingue straniere conseguendo un punteggio decimale incrementale;
> Bocciato: fare rientro al proprio domicilio.
Coloro che hanno sostenuto positivamente la prova
di Matematica, vengono inseriti in una “graduatoria
di merito”. Tali “vincitori” verranno convocati il 1° lunedì di settembre a Livorno, dove, per 3 settimane, faranno il periodo di ambientamento (pre-corso), seguiti dallo staff del Comando della 1° Classe, per poi
iniziare le lezioni verso il 23 settembre – dall’arrivo a
Livorno e fino al termine del pre-corso. Chi non se la
sentisse di proseguire nella vita in Accademia, può
dare le dimissioni e verrà sostituito da chi segue nella graduatoria. Dopo la data del pre-corso eventuali
dimissioni non saranno più rimpiazzate.
Come avviene la selezione iniziale e che tipo di
prove vengono somministrate? In quanti presentano la domanda?
La selezione iniziale consiste nel possesso dei requisiti minimi di partecipazione riportati sul Bando
40
(età compresa tra i 17 e 22 anni e possesso del diploma) e, successivamente, con il superamento
delle varie prove/fasi concorsuali che sono quelle
citate precedentemente (selezione culturale, accertamenti attitudinali e fase a Livorno).
Concorso 2012: domande Corpi Vari 4.491 (M 3631
- F 860) per 102 posti – Domande Corpo Sanitario 520
(M 259 - F 261) per 8 posti.
Quali sono i percorsi di carriera per gli allievi dei
vari corsi?
La professione dell’Ufficiale in Marina, come d’altronde nelle altre Forze Armate italiane, consiste
nella figura della gerarchia militare preposta alla
funzione di comando. Gli Ufficiali di Marina sono
suddivisi in base al grado in: Ufficiali Ammiragli; Ufficiali Superiori; Ufficiali Inferiori.
Ulteriori suddivisioni riguardano il Corpo di appartenenza e all’interno del Corpo l’abilitazione, specializzazione e possesso di particolari brevetti qualificanti,
che possono essere stati conseguiti presso i Centri di
addestramento della Forza Armata o presso altre
Scuole o Istituti Militari. Alcune abilitazioni e specializzazioni sono prettamente navali e non richiedono
particolari requisiti per la loro assegnazione ai giovani Ufficiali; altre sono considerate specialistiche e
per essere assegnate devono essere richieste a domanda dagli interessati che sono successivamente
sottoposti a selezioni di carattere psico-fisico e attitudinale.
Per quanto riguarda lo status giuridico esiste poi la
distinzione tra:
> Ufficiali in Servizio Permanente: appartengono a
questa categoria gli Ufficiali provenienti dai Ruoli
Normali o dai Ruoli Speciali;
> Ufficiali Ausiliari: tipicamente sono gli Ufficiali di
Complemento, quelli in ferma prefissata o in rafferma, gli Ufficiali delle Forze di Completamento
e della Riserva Selezionata.
L’importanza che il mare assume per il nostro Paese rende la professione dell’Ufficiale di Marina sempre più proiettata verso il futuro. Una professione
che richiede un costante aggiornamento, e quindi,
alte capacità e grande senso di responsabilità. Doti
che, anche se presenti in ognuno di noi, durante
l’Accademia vengono esaltate fino a diventare i
tratti caratteristici di uno stile inconfondibile. L’Ufficiale di Marina è un professionista chiamato a decidere; le sue decisioni coinvolgono la vita dei dipendenti, in qualche caso l’intera Nazione, e debbono quindi essere indiscutibilmente le migliori.
L’evoluzione del quadro istituzionale e geopolitico
ha stimolato la Marina verso nuovi aspetti di specializzazione e, quindi, esigenze di nuovi Corpi di
Ufficiali. L’Accademia si è evoluta ed ampliata nel
tempo per far fronte a queste necessità.
Ultimati gli studi accademici, gli Ufficiali vengono
avviati alle destinazioni sulle Unità della Squadra
Navale o alle Scuole di Pilotaggio Aereo; l’Accademia Navale consente quindi un immediato inserimento nella professione, costituendo un valido e
solido obiettivo per un giovane che fa questa scelta
di vita. Dall’Accademia si esce professionisti, pronti
ad affrontare la vita sul mare e a percorrere con
passi sicuri una prestigiosa carriera. (fonte
www.marina.difesa.it)
Se un giovane decide di interrompere il percorso,
esiste un sistema di riconoscimento dei crediti
maturati durante il percorso?
Essendo l’Accademia una “costola” dell’Università di
Pisa, tutti gli esami universitari hanno un valore di
CFU (Crediti Formativi Universitari) che vengono registrati sui libretti dei singoli frequentatori. Qualora
un frequentatore decidesse di lasciare l’Accademia
di propria volontà o a seguito di “dimissioni d’ufficio”
(scarso rendimento negli studi, mancato superamento di 4 esami o per motivi disciplinari), gli esami
sostenuti e registrati possono essere riconosciuti e
resi validi anche presso altre Università italiane.
Esistono servizi di orientamento, soprattutto in ingresso, presentazione e pubblicizzazione delle
loro attività presso le scuole?
Certo che sì. In Accademia esiste un “team conferenze di orientamento” che annualmente visita le
scuole superiori della Toscana per promuovere
l’arruolamento in Marina ed in particolare in Accademia Navale. Anche presso le principali basi navali (Taranto, Augusta, Brindisi, La Spezia) esistono
analoghi teams che svolgono nelle regioni circostanti, azioni di diffusione. Talvolta l’Accademia
partecipa ai seminari “Orientando” che si tengono
nelle principali città universitarie, con un proprio
stand per diffondere notizie per la partecipazione
al concorso.
Da quali aree geografiche provengono i ragazzi?
Principalmente la provenienza è dalle città di mare,
ma abbiamo frequentatori che giungono da ogni
parte d’Italia.
Quali sono i servizi e le attività extrascolastiche?
Il frequentatore dell’Accademia per i primi 3 anni
vive in Accademia, dormendo in dormitori collettivi
(in 1° Classe) e in camerette da 4 posti (2° e 3°
41
Classe). Abbiamo una mensa ad hoc per la parte
Allievi, un servizio barberia, una chiesa cattolica
con un Cappellano militare. Esiste una palestra
coperta, una piscina da 33 metri con vari trampolini, un poligono di tiro, una serie di impianti sportivi all’aperto (due campi di calcio, calcetto, tennis,
pallavolo, atletica leggera) un maneggio, due porticcioli per la vela, per derive e barche di altura.
Esiste inoltre una infermeria per il primo soccorso
con uno studio psicologico.
Il giovedì pomeriggio (16.30-00.30), il sabato
(19.30-00.30) e la domenica (12.30-00.30), se
meritevoli, gli Allievi possono uscire in “franchigia”
(libera uscita) in divisa (per la 1° Classe) in abiti
borghesi per 2° e 3° Classe.
Dall’inizio del 4° anno accademico, il frequentatore,
ormai divenuto Ufficiale (con il grado di Guardiamarina) pernotta fuori dall’Istituto, e viene in Accademia per frequentare le pratiche giornaliere didattiche (08.30-18.00).
Come punti di forza/considerazioni conclusive, mi
sento di suggerire le seguenti opportunità:
> viaggiare nel mondo (campagne d’Istruzione, attività operativa, staff multinazionali, etc);
> possibilità di costruirsi da subito (18 anni) un futuro sicuro e retribuito con progetti certi e concreti
Quello che si richiede a coloro che intraprendono
questo percorso è:
> coraggio ed entusiasmo per una esperienza
nuova , diversa e alternativa,
> rispetto delle regole,
> passione per il mare.
Punti di forza o difficoltà nel momento in cui si
decide di intraprendere un percorso di carriera
militare
Vincere il concorso per entrare in Accademia è già
un grandissimo risultato. Si percepisce uno stipendio (circa 750 Euro in 1° classe fino a circa 1250
Euro per il 5° Anno). In Accademia, la Marina Militare “forma per l’impiego”: vengono addestrati i futuri Ufficiali di Marina, coloro che condurranno le
navi e il personale in ogni contesto operativo, sia in
mare sia in terra (personale della Marina è impegnato anche in Afghanistan), con aiuti umanitari
(Nave Cavour in aiuto dei terremotati dell’isola di
Haiti nel 2010).
Le difficoltà da superare sono:
> la possibile lontananza dalla famiglia e dai figli
(sia per il personale maschile sia femminile);
> espletare il proprio servizio a bordo di navi, che
potrebbero svolgere attività in ogni parte del
mondo;
> essere soggetti a trasferimento di sede con elevata frequenza (ogni 3-5 anni)
>
>
>
>
42
Il curriculum del Comandante Roberto Cervino
Il Comandante Roberto Cervino ricopre il Grado
di Capitano di Vascello.
L’incarico attuale è Capo Dipartimento Stato
Maggiore e Coordinatore del settore Nautica.
Questi i suoi precedenti incarichi e i titoli di studio:
>
>
>
>
>
1978-1982: frequentatore Accademia Navale
1982-1985: vari imbarchi su Unità Navali
1985-1987: Corso Idrografo Categoria A
1987-1990: imbarco e comando su navi idrografiche
1991-1997: insegnante di Nautica presso
l’Accademia Navale di Livorno
1997-2000: imbarco e Comando Unità Navale
2000-2003: C° Sez. Agg.to professionale, Ufficio Formazione, 1° Reparto S.M.D.
2003-2007: Capo Ufficio Coordinamento Didattico, Direzione Studi Accademia Navale
2007-2010: Capo Reparto Rilievi e Produzione
– Istituto Idrografico della Marina
> Laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche c/o Università di Trieste
> Laurea e Laurea magistrale in Scienze Marittime e Navali c/o Università di Pisa
> Master di II Livello in Geomatica Marina c/o
Università di Genova
Le attività didattiche
e la vita in Accademia
L’Accademia Navale di Livorno è l’istituto di formazione degli Ufficiali della Marina Militare. È sorta a Livorno il 6 Novembre 1881 dalla fusione delle Scuole della Marina di Genova e di Napoli, ereditate con
l’unità d’Italia. Durante l’ultima guerra, l’Accademia
dovette abbandonare la sede di Livorno, per trasferirsi prima a Venezia e quindi a Brindisi; ritornò nella
sede originaria dopo 3 anni di assenza, durante i
quali i bombardamenti avevano pesantemente segnato le strutture dell’Istituto. Fu quindi intrapresa
un’immediata opera di ricostruzione, accompagnata da un continuo potenziamento delle infrastrutture
nell’arco del successivo ventennio.
L’Accademia si estende oggi su una superficie di
215.000 mq, con fronte a mare di circa 2 km;
ospita annualmente circa 1250 persone tra Allievi
Ufficiali ed Ufficiali frequentatori dei corsi integrativi e professionali. L’Accademia Navale si occupa
della formazione di differenti tipologie di militari,
provvedendo:
> all’istruzione di base e all’educazione dei giovani che aspirano a diventare Ufficiali in Servizio
Permanente Effettivo della Marina Militare (corsi
normali),
> all’istruzione professionale e all’educazione dei
giovani che chiedono di prestare in Marina un
periodo di servizio a tempo determinato (corsi
per Allievi Ufficiali in Ferma Prefissata - AUFP),
> all’educazione dei giovani che intendono diventare piloti di complemento (AUPC);
> al perfezionamento dell’istruzione professionale
e navale degli Ufficiali della Marina Militare e di
altre Forze Armate e Corpi Armati dello Stato,
> all’istruzione integrativa professionale ed eticomilitare degli Ufficiali dei vari Corpi direttamente
reclutati a mezzo di pubblico concorso o di concorso interno (rispettivamente Nomina Diretta e
Ruoli Speciali).
Questo istituto di formazione partecipa inoltre, compatibilmente con le primarie esigenze didattiche,
ad attività di studio e di ricerca a livello universitario
nei settori della cultura di preminente interesse della Marina Militare.
In oltre 120 anni di vita, l’Accademia Navale ha formato più di 8.000 Ufficiali dei Corsi Normali, più di
25.000 Ufficiali dei Corsi di Complemento e più di
2.000 Ufficiali a Nomina Diretta.
Iter di studi degli Allievi dei Corsi Normali
L’iter accademico degli Allievi dei Corsi Normali,
comprendente tutti gli indispensabili insegnamenti
a carattere professionale e tecnico scientifico, prevede al termine del ciclo di studi, il conseguimento
del seguente titolo:
1. per gli ammessi al corso per il Corpo di Stato
Maggiore laurea magistrale in “Scienze Marittime
e Navali” facente parte della classe di lauree in
“Scienze della Difesa e della Sicurezza”;
2. per gli ammessi ai corsi per i Corpi Tecnici (Genio
Navale) laurea magistrale in Ingegneria Navale;
3. per gli ammessi al corso per il Corpo di Commissariato laurea magistrale in Giurisprudenza;
4. per gli ammessi al corso per il Corpo delle Capitanerie di Porto laurea magistrale in “Scienze del
Governo e dell’Amministrazione del Mare”, facente parte della classe di lauree in “Scienze della Difesa e della Sicurezza”;
5. per gli ammessi al corso per il Corpo Sanitario
laurea magistrale in “Medicina e Chirurgia”.
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Iter di studi degli Allievi dei Corsi per Allievi Ufficiali in Ferma Prefissata/Piloti di Complemento
L’iter di studio è mirato a dare le conoscenze di base
per assolvere gli incarichi derivanti dall’impiego nel
corpo assegnato, per quanto attiene le materie professionali specifiche; mentre per quanto riguarda le
materie formative militari è finalizzato a formare l’ufficiale dal punto di vista dell’etica e della forma militare. Gli Allievi permangono in Accademia navale per
circa undici settimane. Al termine del corso gli Allievi
Ufficiali a Ferma Prefissata sono nominati Guardiamarina, se diplomati, e Sottotenenti di Vascello, se
laureati. Con tali gradi espletano la ferma prefissata
che è di 30 mesi, non rinnovabili, comprensivi del
periodo di corso. L’iter previsto per gli Ufficiali piloti
di complemento si articola su materie formative e
professionali, nonché su un’intensa attività sportiva
propedeutica ai successivi corsi di volo e, infine, di
insegnamento della lingua inglese. Al termine dei
corsi vengono avviati presso le scuole di volo nazionali o negli USA.
Piattaforma e-learning dell’Accademia Navale
La piattaforma è una rete informatica, gestita dall’Accademia Navale, in collaborazione con l’Università di Pisa, per rendere disponibile agli allievi il materiale didattico e consentire la fruizione di specifici
corsi di apprendimento on-line, realizzati dal corpo
docente dell’Accademia Navale.
Attività didattica
L’attività didattica si svolge normalmente nel periodo
mattinale presso le aule ed i laboratori del Palazzo Studi. Le aule sono di tipo universitario e sono dotate quasi
tutte di sistema multimediale (computer ed apparati video) per consentire l’utilizzo dell’informatica quale ausilio alla didattica tradizionale. Il comprensorio dell’Accademia Navale è dotato di una rete di campus (con
oltre 1000 punti rete) alla quale tutti i frequentatori
possono connettersi tramite un computer per le attività
di studio (agli allievi dei corsi normali viene chiesto di
dotarsi di un PC portatile personale da impiegare per
tutto il periodo di permanenza in Istituto).
Attività di Studio
Lo studio individuale viene svolto normalmente nelle ore pomeridiane/preserali; per le classi più giovani è previsto un periodo di studio obbligatorio e
uno facoltativo in alternativa alla ricreazione.
Durante il periodo di studio pomeridiano, sono
sempre disponibili docenti per eventuali necessità
di chiarimenti/tutoraggio.
Assistenza Sanitaria
L’assistenza sanitaria di routine per i frequentatori
è garantita dal Servizio Sanitario dell’Istituto.
Lo sport
Durante la frequenza dei corsi, agli allievi e frequentatori viene incentivata la cultura della pratica
sportiva quotidiana, che è di tre tipi: didattica, formativa-professionale e di svago. La pratica della vela riveste grande importanza nell’iter formativo dei
futuri Ufficiali di Marina.
Riferimenti utili
Accademia Navale di Livorno
Viale Italia, 72, 57127 Livorno
Tel. 0586 23890
http://www.marina.difesa.it/formazione/istituti/accademia_navale
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A cura del Centro Studi – Sezione lavoro – Ordine Consulenti del lavoro di Genova
Decreto Lavoro - modifiche alla Riforma Fornero1
È stato pubblicato, sulla Gazzetta Ufficiale n.150 del
28 giugno 2013, il D.L. 28 giugno 2013, n.76 che
racchiude i primi interventi per una ripresa immediata del mercato del lavoro.
Dal 1996 ad oggi abbiamo avuto più volte interventi normativi sul mercato del lavoro, a partire dalla
‘legge Treu’, n. 196/1997, passando attraverso la
‘legge Biagi’, 276/2003 per arrivare alla ‘legge Fornero’, 92/2012.
Ora, con il decreto in oggetto, il legislatore ha voluto
andare a riesaminare, dopo un anno dall’ultima riforma, quegli aspetti del diritto del lavoro che non
hanno portato alle aspettative immaginate.
Le modifiche di interesse per le aziende
Qui di seguito non andremo ad esaminare tutto il
decreto, ma le parti che possono interessare, dal
punto di vista operativo, le aziende e che hanno anche modificato la ‘Legge Fornero’ ed in particolare:
1. il ritorno a 10 e 20 giorni della durata degli stacchi fra un contratto a tempo determinato e il
successivo;
2. l’abrogazione della norma che aveva introdotto
la previa comunicazione obbligatoria al Centro
per l’Impiego, in caso di “prosecuzione di fatto”
prevista al termine del periodo contrattuale (30
o 50 giorni);
3. proroga del tempo determinato nel caso di contratto a-causale;
1
R U B R I C A
L’ESPERTO RISPONDE
4. la previsione di un tetto di 400 giorni in tre anni
per l’utilizzo del lavoro a chiamata con trasformazione nel contratto a tempo pieno al superamento di tale limite;
5. la possibilità per i datori di lavoro che assumono
lavoratori in Aspi di ottenere contributi pari al
50% della quota Aspi che non verrà erogata al
lavoratore.
Ritorno a 10 e 20 giorni della durata degli
stacchi
In caso di stipula di più contratti a tempo determinato con lo stesso soggetto, gli intervalli di tempo
tra un contratto e l’altro sono stati ridotti e tornano
ad essere pari a 10 o 20 giorni (a seconda della
durata del primo contratto, inferiore o superiore a 6
mesi).
Eccezione, gli intervalli non si applicano:
1. nel caso in cui si tratti di lavoro stagionale;
2. nelle ipotesi individuate dalla contrattazione collettiva, anche aziendale.
È stata inoltre confermata l’esclusione dei contratti
a tempo determinato stipulati ai sensi della L.
n.223/91 (per i lavoratori in mobilità) dai limiti del
D.Lgs. n.368/01.
Infine, i rapporti di lavoro a tempo determinato
“acausale” sono stati inclusi nel computo dei limiti
numerici dei rapporti a tempo determinato che
un’azienda può stipulare e che vengono previsti dai
contratti collettivi.
La materia è soggetta a revisioni e cambiamenti, ancora in atto, per cui è opportuno seguirne gli aggiornamenti.
45
Prosecuzione di fatto
In materia di “prosecuzione di fatto”, viene meno
la comunicazione obbligatoria al Centro per l’Impiego, introdotta dalla L. n. 92/12, le cui modalità
operative erano state precisate dal Ministero del lavoro, con la nota 15322/2012, secondo cui nel
modello “Unilav” si doveva andare ad indicare la
data di fine rapporto, successiva a quella comunicata in origine, nel campo “data fine proroga/prosecuzione di fatto”.
forma Fornero (da € 400,00 a € 2.400,00), qualora
“si evidenzi la volontà di non occultare la prestazione di lavoro”. In sostanza, se il datore di lavoro è in
regola con il versamento dei contributi, rilevabile
dalla documentazione, si presume che non vi sia
una volontà fraudolenta.
Si precisa altresì che il Ministero del lavoro, con la
Circolare n. 27 del 27 giugno 2013, ha riepilogato
quali sono le modalità operative di comunicazione
preventiva, in vigore dal 3 luglio 2013.
Proroga contratto a-causale
Un’importante novità riguarda la possibilità, prima
esclusa, di proroga del contratto a-causale, ovvero
quel contratto a tempo determinato per il quale, ai
fini della stipula e della genuinità dello stesso, non
è richiesta alcuna motivazione di carattere organizzativo, tecnico, produttivo o sostitutivo; restando
sempre nel limite della durata massima (12 mesi).
AspI
Un ulteriore incentivo è stato istituito, al fine di favorire l’occupazione di chi ha perso il posto di lavoro,
in caso di assunzione a tempo indeterminato.
In particolare, come accade nel caso di assunzione
di lavoratori percettori di indennità di mobilità, è
prevista la concessione di un contributo per l’assunzione, a tempo pieno ed indeterminato, di lavoratori disoccupati che fruiscono dell’ASpI. L’incentivo sarà quindi pari al 50% dell’indennità mensile
residua che il lavoratore avrebbe percepito se fosse
rimasto disoccupato. L’incentivo non spetterà in caso di assunzione di lavoratori licenziati nei 6 mesi
precedenti e che rientrino nell’arco temporale per
l’esercizio del diritto di precedenza, o qualora il
nuovo datore di lavoro, pur appartenendo ad altro
settore, sia in rapporto di collegamento o controllo
con l’impresa che ha effettuato il licenziamento o,
infine, qualora l’assetto proprietario sia sostanzialmente coincidente. L’azienda che assume dovrà
autocertificare, sotto la propria responsabilità, all’atto della richiesta di avviamento, che non si rilevano
le menzionate condizioni ostative.
Lavoro a chiamata
È stato introdotto un limite relativo al numero massimo di chiamate di un lavoratore intermittente, nello specifico: i lavoratori a “chiamata” possono essere utilizzati per un massimo di 400 giornate nell’arco di 3 anni solari; oltrepassato questo limite, il rapporto si trasforma in un rapporto di lavoro a tempo
indeterminato e pieno.
Tale disposizione si applica alle prestazioni lavorative, successive all’entrata in vigore del decreto.
Troviamo una rilevante apertura nel caso in cui il
datore di lavoro non effettui la comunicazione preventiva di prestazioni di lavoro intermittente; infatti,
non viene applicata la sanzione introdotta dalla Ri-
46
ISTRUZIONE E LAVORO
Favorire la transizione
scuola-lavoro dei giovani
Il programma FIxO S&U
A cura di Sabrina Licheri – Italia Lavoro S.p.A.
La transizione dal mondo dell’istruzione e della formazione a quello del lavoro costituisce una delle
principali criticità del nostro Paese.
In Italia sono 642 mila i giovani tra i 15 e i 24 anni
ancora in cerca di lavoro e rappresentano il 10,7%
della popolazione in questa fascia d’età.
Il tasso di disoccupazione giovanile è pari al
39,1%. Esasperati da lunghi periodi di forzata inattività, diplomati e laureati italiani accettano spesso
lavori non coerenti con i propri titoli di studio. Il fenomeno, noto come job mismatch, è talmente esteso da farci ottenere il primato europeo.
Per riuscire a ridurre i tempi di transizione dalla
scuola alla vita professionale e contenere il fenomeno, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con l’Assistenza Tecnica di Italia Lavoro S.p.A e in
accordo con Regioni e Province autonome, promuove e sostiene FIxO S&U “Formazione ed Innovazione per l’Occupazione Scuola e Università”. Più
di 400 Istituti scolastici superiori e 70 Università italiane stanno partecipando al programma.
FIxO prevede l’attuazione di interventi integrati e
strutturati mirati a:
> Qualificare e consolidare i servizi di intermediazione delle università, strutturare e qualificare
gli stessi servizi presso le scuole secondarie
superiori.
> Promuovere il contratto di apprendistato di alta
formazione e ricerca, secondo quanto previsto
dal nuovo Testo unico, come moderno strumento
di placement basato sulla integrazione tra funzioni didattiche e di ricerca delle università e i
fabbisogni di professionalità del sistema delle
imprese
> Valorizzare le reti tra operatori pubblici – privati
del mercato del lavoro in funzione di una migliore efficacia ed efficienza dei servizi di intermediazione erogati dalle università e dalle
scuole
> Qualificare il tirocinio formativo e di orientamento, in applicazione dell’art.11 del DL 138/11, anche in ottica di certificazione delle competenze
e di utilizzo del Libretto Formativo
> Promuovere politiche di inserimento lavorativo a
favore di giovani laureandi, laureati e dottori di
ricerca verso un sistema produttivo che si innova
e si internazionalizza.
La realtà ligure
Regione Liguria ha sottoscritto con il Ministero del
Lavoro e delle Politiche Sociali una convenzione nel
novembre 2012 per l’attuazione di FIxO S&U sul
territorio. Un successivo avviso pubblico ha consentito di individuare i 16 Istituti scolastici coinvolti nel
progetto.
Le scuole beneficiano di un contributo per strutturare e rafforzare i servizi di placement e di orientamento al lavoro e alle professioni di diplomandi e
diplomati. Sono circa 2000 i giovani destinatari.
47
In questa attività vengono supportate da Italia
Lavoro che, al fine di garantire un’offerta di servizi
qualificata, ha predisposto un modello di servizio di
placement per assistere gli Istituti coinvolti in fase
di organizzazione e realizzazione delle attività.
I giovani possono accedere a percorsi personalizzati
individuali incentrati su una prima fase di
valutazione di bisogni/competenze e successive
attività di orientamento e mediazione al lavoro
finalizzate a fornire strumenti e metodologie utili
nella ricerca attiva di lavoro e/o nella scelta del
percorso formativo post-diploma.
Particolare attenzione viene data alla promozione dei
dispositivi di politica attiva del lavoro (tirocini e
apprendistato) e alla normativa regionale in materia.
Il Programma FIxO S&U svolge attività di assistenza
tecnica all’interno dell’Università degli Studi di
Genova attraverso il supporto alla realizzazione di
interventi di qualificazione del placement mirati a
target specifici (realizzazione di 30 piani
personalizzati di assistenza all’inserimento
lavorativo), la promozione e avvio di 84 contratti di
apprendistato di alta formazione e ricerca e la
qualificazione di 487 tirocini extra curriculari.
Rispetto a questo ultimo punto,il Repertorio ligure
delle Figure Professioniali, è il riferimento per la
redazione del progetto formativo, e permette la
‘messa in trasparenza’ delle competenze maturate
al termine del tirocinio.
LE SCUOLE FIxO IN LIGURIA
Provincia
Denominazione scuola
Imperia
IIS “G. RUFFINI”
Savona
ISTITUTO SECONDARIO SUPERIORE DI CAIRO MONTENOTTE in rete con LICEO STATALE “G.CALASANZIO”
Genova
ISTITUTO PROFESSIONALE DI STATO PER I SERVIZI ALBERGHIERI E DELLA RISTORAZIONE “NINO BERGESE”
Genova
ISTITUTO TECNICO COMMERCIALE STATALE “CARLO ROSSELLI”
Genova
ISTITUTO STATALE DI ISTRUZIONE SUPERIORE “EINAUDI-CASAREGIS-GALILEI”
Genova
ISTITUTO TECNICO DEI TRASPORTI E LOGISTICA “NAUTICO SAN GIORGIO”
Genova
ISTITUTO DI ISTRUZIONE SUPERIORE DI STATO “GIOVANNI CABOTO” in rete con ISS NATTA-DE AMBROSIS
ISTITUTO TECNICO GEOMETRI E RAGIONIERI “IN MEMORIA DEI MORTI CADUTI PER LA PATRIA”
Genova
ISTITUTO SECONDARIO SUPERIORE STATALE PER IL TURISMO E GEOMETRI “FIRPO - BUONARROTI”
Genova
ISTITUTO SUPERIORE COMMERCIALE STATALE “E. MONTALE” - NUOVO IPC
Genova
ISTITUTO PROFESSIONALE STATALE PER L’INDUSTRIA E L’ARTIGIANATO “A. ODERO”
La Spezia
ISTITUTO SUPERIORE STATALE “VINCENZO CARDARELLI
La Spezia
ISTITUTO DI ISTRUZIONE SUPERIORE” G. CAPELLINI - N. SAURO “
La Spezia
ISTITUTO STATALE DI ISTRUZIONE SUPERIORE “EINAUDI-CHIODO”
48
Apprendistato di Alta Formazione e Ricerca:
un’opportunità per imprese e giovani
Nell’ambito delle misure di intervento previste dal
programma Formazione e Innovazione per l’Occupazione “Scuola&Università” è aperto un avviso
pubblico finalizzato a incentivare l’utilizzo del
contratto di apprendistato di alta formazione e di
ricerca sull’intero territorio nazionale.
Beneficiari
Possono presentare domanda di contributo le imprese che assumano, a tempo pieno o a tempo
parziale, giovani di età compresa tra i diciassette
e i ventinove anni con contratto di apprendistato
di alta formazione e di ricerca per svolgere attività
di ricerca, oppure, finalizzato al conseguimento
dei seguenti titoli di studio:
> certificato di specializzazione tecnica superiore
(IFTS)
> diploma di tecnico superiore (rilasciato dagli
>
>
>
>
>
Istituti Tecnici Superiori di cui all’articolo 7 del
DPCM 25 /01/2008)
laurea triennale e laurea magistrale
laurea magistrale a ciclo unico
master universitario I° e II° livello
diploma di specializzazione
dottorato di ricerca
Importo del bonus assunzionale
Le imprese riceveranno un contributo pari a:
> 6 mila euro per ogni soggetto assunto con
contratto di apprendistato a tempo pieno;
> 4 mila euro per ogni soggetto assunto con il
contratto di apprendistato a tempo parziale per
almeno 24 ore settimanali
L’avviso è pubblicato in versione integrale su
http://www.italialavoro.it/, sezione bandi.
Per informazioni:
[email protected] ; [email protected]
49
PROGETTO EUROPEO
Riconoscimento dei titoli
di studio in Italia e Francia
Il modello ESABAC
A cura di Sonia Startari - Dottore di Ricerca in Sociologia
DISFOR - Università degli Studi di Genova
Gli obiettivi
La sperimentazione, all’interno del progetto strategico
Alcotra-Peef, dei percorsi ESABAC (Esame di stato e
Baccalaurèat) ha perseguito gli obiettivi di sviluppare
una cultura italo-francese e il concetto di cittadinanza
condivisa, attraverso percorsi formativi per il conseguimento di un diploma di 2° grado, con titolo di studio riconosciuto in Francia e in Italia, tramite scambi
di esperienze, costituzioni di partenariati di scuole e
costruzione di parti di curriculum condivisi.
Gli elementi innovativi
Gli elementi che hanno avuto quindi maggiore impatto sui giovani, sono stati la mobilità degli studenti e gli scambi tra gli istituti scolastici.
Il progetto ha realizzato nello specifico:
> progetti comuni con le scuole partner, in dimensione europea, e il riconoscimento di un diploma binazionale italo/francese di scuola secondaria di 2°grado;
> la condivisione di buone pratiche su aspetti pedagogici, didattici, tecnici attuati negli insegnamenti delle scuole partner;
> il supporto ad una progressiva e continua integrazione nell’ottica di una dimensione culturale
comune;
> lo sviluppo di riflessioni comuni sui vari percorsi
didattici e sulla trasversalità dei temi.
50
La sperimentazione confluisce nel progetto Alcotra
Il progetto Alcotra-PEEF ha ripreso l’esperienza di
un progetto sperimentale transfrontaliero tra Valle
D’Aosta e Haute Savoie, nel quale erano stati attivati dei percorsi linguistici comuni, sperimentando
una serie di attività d’insegnamento in ambito linguistico e in una materia di altro indirizzo (ad
esempio materie scientifiche quali matematica, fisica, ecc), nella lingua madre di entrambi i paesi
coinvolti. L’intento era di arrivare a un riconoscimento dei percorsi con una certificazione che, alla
fine della sperimentazione, fu predisposta da L’Accadémie de Grenoble e dalla Sovraintendenza e
l’Assessorato all’istruzione della Valle D’Aosta.
Il prodotto di questa sperimentazione è confluito in
Alcotra – Peef – e ha altresì rappresentato la base
per la stipula dell’Accordo fra il Governo della Repubblica Italiana e di quella Francese in merito al
rilascio del diploma d’Esame di Stato e del diploma
di Baccalauréat del 24 febbraio 2009, formalizzando in tal modo l’effettivo riconoscimento del doppio
diploma.
Le tappe del percorso
L’iter di ESABAC in Alcotra ha previsto un percorso
triennale di approfondimento linguistico–culturale,
che ha visto coinvolte le ultime tre classi del percor-
so liceale italiano e le corrispondenti del sistema
scolastico francese, ossia la seconde, la première e
la terminale1. Esso ha incluso, inoltre, una formazione congiunta dei docenti italiani e francesi, perfezionata anche da scambi territoriali per l’incremento delle competenze dei soggetti attuatori.
L’obiettivo prioritario di ESABAC, nel suo complesso,
è stato quello di conferire gli stessi diritti ai titolari
dei due Diplomi nei due paesi, in modo che potessero o proseguire gli studi, o cercare opportunità
occupazionali.
Gli scambi tra studenti italiani e francesi
Il punto di forza dell’esperienza avviata prima con
la sperimentazione Valle D’Aosta e Haute Savoie e
poi con Alcotra è stato rappresentato dai “Periodi di
Scolarizzazione Temporanea” (PST). I PST hanno
previsto un periodo di scambio, della durata di 1015 giorni, che ha coinvolto tutti gli allievi italiani e
francesi. Durante questo periodo gli allievi frequentavano la scuola regolarmente, vivendo così la realtà quotidiana dell’istituto: non si è quindi trattato di
un semplice scambio culturale, dal momento che
gli allievi partecipavano alle attività didattiche giornaliere della scuola nella lingua veicolare. Questa
opportunità è stata utile anche per gli stessi docenti, che hanno potuto prendere contatto con le metodologie didattiche dei colleghi della scuola ospitante, confrontandole con le proprie al fine di raggiungere scelte didattiche condivise.
In sintesi la metodologia utilizzata nel progetto Alcotra-PEEF prevede settimanalmente quattro ore di lingua e letteratura francese e due ore di storia impartita in lingua francese con programmi concordati
con la scuola partner (lo stesso vale per il progetto
ministeriale). La metodologia didattica prevede:
> lavori di gruppo,
> attività di ascolto e di lettura di materiale in lingua come giornali, riviste, ecc.,
> li stessi PST, durante i quali i ragazzi preparano
delle tesine su temi culturali, il supporto del sito
VizaVi Italie2 che ha la finalità di accompagnare
i docenti delle sezioni bilingue francesi in Italia
e, più in generale, di tutti i protagonisti del nuovo
diploma binazionale ESABAC.
I programmi di studio comuni: letteratura e storia
Entrambi i percorsi hanno sviluppato gli stessi programmi sia di letteratura e lingua italiana e francese sia di storia, oltre le medesime metodologie, i criteri di valutazione e le modalità d’esame: la sperimentazione Alcotra-PEEF si è quindi allineata all’Accordo ministeriale su tutti i versanti.
Il programma di lingua e letteratura ha in generale
l’obiettivo di formare e accrescere, a livello linguistico, una competenza comunicativa in una dimensione interculturale. A questo proposito sono stati utilizzati i testi fondanti delle due letterature, in modo da
fornire agli allievi le capacità di un lettore esperto e
consapevole delle radici comuni delle culture europee. I programmi comprendono la parte letteraria e
quella linguistica e l’intento è stato quello di raggiungere una competenza di “utilizzatore indipendente”.
Il livello atteso è il B2 della QCER, declinato nell’essere in grado di “comprendere le idee principali dei
testi complessi su argomenti sia concreti che astratti,
comprese le discussioni tecniche nel proprio settore
di specializzazione”. L’allievo “è in grado di interagire
con relativa scioltezza e spontaneità tanto che l’interazione con un parlante nativo avviene senza eccessiva fatica. Sa produrre testi chiari e articolati su
un’ampia gamma di argomenti e esprimere un’opinione su un argomento di attualità, esprimendo i pro
e i contro delle diverse opzioni”.
Le competenze interculturali che si sono sviluppate
sono la capacità di:
> stabilire relazioni fra la cultura di partenza e
quella del paese partner;
1 Nel sistema scolastico francese il livello di istruzione chiamato “generale e tecnologico” (Lycées d’Enseignement Général et Technologique – LEGT) è ripartito in due cicli
formati complessivamente da 3 classi. Il primo ciclo è chiamato di “determinazione”, dura un anno ed è comune a tutti gli alunni. La classe corrispondente, la seconde, è da considerarsi come una sorta di “cerniera” al termine della quale gli alunni scelgono tra il percorso generale e tecnologico. Il secondo ciclo, cosiddetto “terminale”, ha invece una durata di due anni (le classi corrispondenti sono la première e la terminale) e prepara al baccalauréat generale o tecnologico.
2
http://www.vizavi-edu.it/
51
> riconoscere le diversità culturali e mettere in atto
le strategie adeguate per avere contatti con persone di altre culture;
> riconoscere gli stereotipi ed evitare comportamenti stereotipati;
> orientarsi nel patrimonio culturale relativo alla
Disciplina Non Linguistica (DNL) e padroneggiare le nozioni essenziali.
La ricerca ESABAC
Nell’ambito dell’attività di ricerca è stato avviato un
ciclo di interviste ai referenti degli istituti scolastici
coinvolti e l’analisi documentale per codificare i diversi strumenti utilizzati, le criticità affrontate e il valore aggiunto fornito dalle opportunità che può offrire ESABAC. Si è trattato operativamente di interviste di tipo semi strutturato e di un focus group, condotto a fine progetto con il coinvolgimento dei referenti degli istituti inseriti in Alcotra, del Liceo Linguistico “Grazia Deledda” di Genova in quanto coinvolto nel percorso ministeriale, della Regione Liguria e
dell’Ufficio Scolastico Regionale.
Dalle interviste è emerso che la maggior parte dei
ragazzi dei licei che hanno partecipato al progetto
ha concluso positivamente il percorso.
A ciò si aggiunge un incontro finale in plenaria in cui
sono stati messi a sistema alcuni strumenti come le
schede per la gestione degli scambi, prove interne
alla fine degli scambi stessi, ecc. Sono quindi state
individuate le diverse modalità di gestione e i differenti strumenti utilizzati per il conseguimento di ESABAC; si è proceduto con la mappatura dei vari progetti attivati da parte di tutti i partner coinvolti, l’individuazione delle azioni messe in atto per la creazione dei corsi congiunti e per l’elaborazione di materiali pedagogici comuni, nonché le metodologie e le
diverse esperienze affrontate dalle scuole coinvolte.
Nell’anno scolastico 2011-2012 in Liguria sono
stati conseguiti 33 “doppi diplomi” nelle tre scuole
aderenti al progetto ministeriale, su un totale di 654
a livello nazionale.
Per l’anno 2012-2013 le scuole coinvolte in ESABAC ministeriale sono state diciassette.
52
Criticità emerse
Adeguarsi alla metodologia francese
Gli istituti inseriti in Alcotra – Peef – hanno avuto finanziamenti per organizzare gli scambi tra studenti
e insegnanti. L’Accordo ministeriale si limita peraltro a consigliarli caldamente, pur lasciando la scelta sul perseguirli o meno all’interno della quota di
autonomia scolastica.
Gli istituti italiani si sono adeguati alla metodologia
didattica d’Oltralpe. A differenza del nostro sistema
scolastico, infatti, l’insegnamento della letteratura
francese non prevede la suddivisione dei nuclei teorici in modo cronologico, ma si articola per temi o
per percorsi tematici e sviluppa lo studio delle opere
in un’ottica di comparazione. Il sistema francese
prevede infatti che lo studio dei grandi generi letterari sia incentrato sulla cosiddetta problématique littéraire. Questa metodologia rinvia alla scelta di una
serie di testi in cui compare lo stesso tema, da analizzare in profondità e da affrontare in modo critico.
L’intento è quello di mettere in connessione presente e passato con i temi etico-sociali-politici affrontati
nel corso dell’anno. Stesso approccio è utilizzato per
i programmi di storia. In particolare il percorso didattico affrontato in questa specifica materia è basato
prevalentemente sull’uso di differenti tipi di fonti (testi o estratti di testi, documenti iconografici – immagini, opera d’arte, fotografie, ecc. – carte geografiche, statistiche) che, nel loro complesso, costituiscono il cosiddetto ensemble documentaire. Questa
scelta metodologica viene fatta nella convinzione
che sia importante fornire una visione incrociata di
più strumenti d’indagine per poter mostrare la complessità del fenomeno storico. Riguardo a storia, anche il programma è diverso, arrivando fino ai giorni
nostri, fatto questo che ha spinto gli istituti italiani ad
aggiornare i contenuti di quello tradizionale. Gli insegnanti di storia, per riuscire ad impartire in lingua
i contenuti, hanno collaborato a stretto contatto con
gli insegnanti di francese.
Per i motivi esplicitati è emersa la necessità di realizzare attività formative per insegnanti che potes-
sero omogeneizzare le modalità didattiche e la valutazione. Il MIUR ha inoltre organizzato delle giornate di incontro e di aggiornamento necessarie alla
già accennata omogeneizzazione degli strumenti
di valutazione.
Forse un mix delle due metodologie didattiche, tematica e cronologica, rappresenterebbe peraltro un
giusto compromesso.
Difficoltà nello studio della letteratura
Altra criticità segnalata è che i ragazzi degli istituti
tecnici hanno incontrato diverse difficoltà nell’affrontare lo studio della letteratura. Alcuni istituti
hanno perciò organizzato dei laboratori di recupero
pomeridiani. Il fatto che non si possa fare una selezione degli studenti più motivati, ma debba partecipare un’intera classe, rappresenta una notevole
difficoltà. Gli insegnanti dichiarano che insegnare
la letteratura in un istituto tecnico non è così semplice: per questa ragione bisognerebbe provare a
diversificare il programma in modo da avvicinarlo
maggiormente alla loro specifica struttura.
In merito a questa criticità si è concordato con i referenti ESABAC e Regione Liguria di consolidare delle attività di recupero, per le quali è stato proposto
un esempio di format da poter utilizzare per una
migliore programmazione delle attività.
I timori delle famiglie superati dall’esperienza
positiva dei ragazzi
In merito agli scambi, alcuni studenti e le loro famiglie hanno avuto delle resistenze iniziali, annullate
poi dall’esito positivo dell’esperienza stessa. Per facilitare il loro superamento e mettere a sistema la
gestione degli scambi è stata proposta una “carta di
identità”, che tenga conto di tutte le informazioni utili
alla conoscenza reciproca dei ragazzi. In accordo
con gli istituti coinvolti è stata proposta inoltre una
scheda per la valutazione degli esiti degli scambi.
Punti di forza e conclusioni
La metodologia ESABAC potrebbe rappresentare
un’occasione per potenziare e coniugare gli aspetti
della didattica francese e italiana, in vista di una dimensione necessariamente interdisciplinare.
Un approccio di questo genere produce effetti particolarmente positivi sull’insegnamento, favorendo
una riflessione critica sui diversi temi senza dimenticare contemporaneamente l’importanza della
scoperta e del riconoscimento delle proprie radici.
Il metodo ESABAC ha evidenziato le sue effettive capacità di agire in termini interculturali, mettendo in
discussione i classici metodi d’insegnamento. La
portata di questa proposta innovativa consiste, infatti, non solo nel rendere le competenze linguistiche la base più solida su cui costruire la stessa
Unione Europea, ma nel considerare la lingua strumento fondamentale che permette di accedere alle
diverse espressioni della cultura.
Tale metodo mette l’allievo nelle condizioni di applicare le conoscenze apprese a situazioni concrete e
a scardinare la mancata abitudine ad esprimersi e
argomentare la propria opinione, utilizzando le capacità critiche apprese. La problématique littéraire e
l’ensemble documentaire, unite alle metodologie didattiche italiane, facilitano la crescita educativa, culturale e professionale dei giovani, lo sviluppo dell’autonoma capacità di giudizio e l’esercizio della
responsabilità personale e sociale3.
ESABAC ricopre le due categorie alle quali si rifà la
certificazione: le competenze come fattori che qualificano il grado di autonomia e di responsabilità
della persona, le risorse di cui la persona sì è impadronita e che ha saputo mobilitare nei momenti
richiesti4. In questo modo si va verso il superamento del mancato allineamento dei titoli di studio alle
qualifiche richieste dalle imprese e, più in generale,
dal sistema economico-produttivo5.
In una società multiculturale, l’allievo si trova immerso in un ambiente in costante e continua evo-
3
Cerri R., Franchini R. (a cura di) 2005, Per una istruzione e formazione professionale di eccellenza. Un laboratorio per la riforma del sistema educativo, FrancoAngeli, Milano.
Nicoli D., Palumbo M., Malizia M. (a cura di) 2005, Per una istruzione e formazione professionale di eccellenza. Nuovi percorsi formativi per la riforma del sistema educativo,
FrancoAngeli, Milano.
5
Besozzi E. 2009, Tra sogni e realtà. Gli adolescenti e la transizione alla vita adulta, Carocci, Roma.
4
53
luzione e si consegue su più fronti un processo di
apertura al dialogo e al confronto.
L’Unione Europea unisce i singoli Stati nelle loro numerose diversità: è un dato di fatto che non siamo
ancora così consapevoli di condividere risorse ambientali, patrimoni artistici e naturalistici e, allo stesso tempo, differenze e diversità di vedute pur con gli
stessi valori di libertà e uguaglianza. Le iniziative
come ESABAC vanno nella direzione di sviluppare
un riconoscimento identitario di cittadino europeo
nei più giovani6.
L’Unione Europea sta cercando di sviluppare un
concetto d’identità che nasce dalla differenza, ma
allo stesso tempo dalla partecipazione, dalla condivisione, dalla comunicazione delle stesse diversità, per trovare una via comune – come in questo
caso – nell’istruzione e nella formazione.
“La risposta educativa che la Francia e l’Italia stanno cercando di fornire a tale realtà è l’elaborazione di una didattica interculturale, capace cioè di
far emergere la coscienza della diversità ma che,
allo stesso tempo, favorisca una fusione degli oriz-
I Partner dell’Attività 3
•
•
•
•
•
•
•
•
6
7
Regione Piemonte
Regione Autonoma Valle d’Aosta
Regione Liguria
Liceo Classico Calasanzio
Istituto di Istruzione Superiore Ruffini
GIP Académique FCIP Aix-Marseille
CIV De Valbonne
CRDP – AC Grenoble
Traina F. (2011), Rapporto di didattica comparata Esabac, in www.vizavi-edu.it
Ibidem.
54
zonti, incoraggiando così il confronto e la scoperta
della cultura dell’altro: l’obiettivo primario non è
cioè quello di fagocitare le differenze culturali o,
ancora, includerle per assimilazione. Al contrario,
una volta presa coscienza della strutturale pluralità
della nostra attuale società, l’intenzione deve essere quella di gettare le basi per la possibile coesistenza tra culture diverse, all’interno di una dimensione interculturale, dove confini tra «noi» e «loro»
sono continuamente ridefiniti e reinterpretati, e le
differenze culturali appaiono proficue occasioni di
scambio e produttivi momenti di coesione intersoggettiva”7.
La volontà è di fornire agli studenti le risorse per riuscire a collocarsi correttamente nella società contemporanea. ESABAC fornisce quell’apprendimento
che non è considerato un oggetto vissuto come
esterno al singolo, ma che si costruisce nella realtà
costante in cui lo studente si trova inserito ed è destinato ad incidere sulla sua personalità e sulle sue
stesse conoscenze.
FORMAZIONE E LAVORO
Le Botteghe di Mestiere:
investire sui giovani
e sulle professioni artigiane
A cura di Cristina Alloisio, Italia Lavoro S.p.A
La disoccupazione, soprattutto giovanile, è purtroppo in crescita eppure ci sono professioni che tuttora
registrano significative opportunità di lavoro. Le rilevazioni trimestrali sui fabbisogni imprenditoriali redatte da Unioncamere (sistema informativo Excelsior) evidenziano come le figure professionali più richieste dal mercato del lavoro siano soprattutto
cuochi, panettieri, tecnici e artigiani specializzati.
Inoltre il Rapporto Confartigianato sui cosiddetti
“mestieri trascurati” evidenzia come, in Italia, la domanda delle imprese di manifattura artigiana rimanga costantemente insoddisfatta per la difficoltà
a reperire personale formato e specializzato.
In un mercato del lavoro sempre più contratto, il settore dell’artigianato può pertanto aprire interessanti
opportunità per i giovani, di sicuro i soggetti più colpiti dalla crisi economica.
Per utilizzare al meglio queste opportunità, favorire
la formazione, l’occupazione e rafforzare l’appeal
dei mestieri artigiani: è stata progettata e realizzata
l’iniziativa “Botteghe di mestiere” da Italia Lavoro,
agenzia tecnica del Ministero del Lavoro, nell’ambito del Programma nazionale AMVA – Apprendistato e Mestieri a Vocazione Artigianale – promosso dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
per favorire e valorizzare il lavoro artigianale e l’apprendistato.
Verso un modello sperimentale di botteghe di
mestiere
Avviato su tutto il territorio nazionale il progetto si
propone di individuare un vero e proprio modello di
bottega di mestiere, rappresentato da un’azienda
singola o da un aggregato di imprese e/o laboratori
artigiani, operanti nei comparti produttivi propri della
tradizione italiana, in grado di favorire la riscoperta
dei mestieri manuali, attraverso la formazione on the
job. All’interno delle botteghe di mestiere, giovani disoccupati di età compresa tra i 18 e i 28 anni hanno
l’opportunità di essere formati attraverso percorsi di
tirocinio di inserimento o reinserimento lavorativo.
L’iniziativa, avviata nel corso del 2012 e tuttora in
fase di svolgimento, è finalizzata favorire la trasmissione di competenze specialistiche verso le nuove
generazioni e di attivare un percorso virtuoso di inserimento nel mercato del lavoro, attraverso
un’esperienza formativa on the job.
I soggetti coinvolti
Per l’individuazione delle 110 Botteghe di mestiere
(1 per ogni provincia italiana) in cui realizzare complessivamente 3.300 percorsi di tirocinio (30 tirocini in ciascuna Bottega), sono stati pubblicati 2 avvisi (chiusi rispettivamente il 1 giugno e il 3 dicembre 2012): complessivamente sono state acquisite
358 proposte progettuali di botteghe.
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Al termine delle fasi istruttorie, su tutto il territorio
nazionale, sono state dichiarate idonee (ammesse
e finanziabili) e attivate 139 botteghe di mestiere
realizzate da più di 1000 aziende operanti nei settori economici tipici della produzione made in Italy:
dalla lavorazione del legno alla moda, dalla ristorazione all’enogastronomia, dalle costruzioni e impiantistica al benessere, passando per le riparazioni meccaniche e la lavorazione dei metalli.
Nell’ambito di ciascuna bottega, che opera nei territori a livello provinciale, è prevista l’attivazione di
3 (primo avviso) o 2 (secondo avviso) cicli di tirocinio della durata di sei mesi ciascuno con il coinvolgimento di 10 ragazzi per ciclo, per un totale complessivo di più di 3.000 giovani tirocinanti che hanno la possibilità di acquisire conoscenze, competenze e capacità per trovare un’occupazione o per
avviare un’attività artigianale in proprio.
A favore delle aziende che hanno avviato la bottega
e che accolgono in tirocinio i giovani è riconosciuto
un incentivo di 250 euro mensili per ogni tirocinante ospitato, mentre per i tirocinanti è prevista una
borsa di tirocinio pari a 500 euro al mese per un
massimo di sei mesi e un importo complessivo di
3.000 euro.
Gli aspiranti tirocinanti, interessati a partecipare alle attività di Bottega di Mestiere, possono presentare le proprie candidature attraverso il sistema informatico sul sito www.italialavoro.it secondo le finestre temporali rese note periodicamente.
Le botteghe di mestiere in Liguria
In Regione Liguria, a fronte della presentazione di
13 progetti di aggregazione di aziende, sono state
dichiarate idonee nove Botteghe e di queste finanziate cinque Botteghe di mestiere che coinvolgono
complessivamente 44 realtà imprenditoriali del territorio, operanti prevalentemente nei settori della ristorazione, del benessere, della panificazione e nel
comparto elettrico. In coerenza con i dati nazionali,
anche in Liguria, tra i profili professionali più ricercati rientrano proprio i cuochi, i panettieri, acconciatori ed estetiste e gli elettricisti.
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Il progetto prevede tre cicli di tirocini per le botteghe di Savona e La Spezia, due cicli invece per
quelle di Genova e Imperia.
A livello territoriale le cinque botteghe di mestiere,
risultano così distribuite:
> in Provincia di Imperia è stata attivata la ‘Bottega
dei Golosi’: dieci importanti strutture turistiche
del territorio che operano nel settore della ristorazione si sono unite per accogliere giovani interessati ad apprendere tutti i segreti dell’arte
culinaria e formare le figure professionali gastronomiche del futuro: nell’autunno prossimo terminerà il primo dei due cicli di tirocini previsti e i
ragazzi aspiranti cuochi, inseriti nei percorsi,
stanno realizzando un periodo di apprendimento diretto in cucina, affiancati dagli chef dei ristoranti accoglienti.
> Nella Provincia di Savona, il coinvolgimento di
otto prestigiose strutture alberghiere e di ristorazione ha consentito l’avvio della ‘bottega dei
Cuochi’ , mentre la ‘bottega degli Acconciatori’ è
costituita da nove aziende, operanti nel settore
del benessere: è in fase di conclusione il primo
dei tre cicli di tirocini previsti e quasi un centinaio di ragazzi hanno presentato la loro candidatura per partecipare al secondo ciclo di tirocini
che sarà avviato nell’ottobre prossimo.
> La partecipazione del Consorzio Panificatori ha
permesso, in Provincia di Genova, la costituzione
della ‘bottega della vera Focaccia genovese’ alla
quale aderiscono otto aziende del settore arte
bianca: i primi dieci ragazzi, inseriti in tirocinio,
stanno realizzando un percorso strutturato e personalizzato per acquisire competenze e capacità per intraprendere il mestiere di panettiere, pastaio artigianale e pasticcere.
> Infine in Provincia della Spezia è attiva la ‘bottega degli Impiantisti’ costituita da nove aziende
che operano nel settore delle installazioni elettriche e degli impianti fotovoltaici. Il prevedibile
aumento di occupati in seguito allo sviluppo della cosiddetta green economy richiede necessariamente la formazione di queste nuove figure
tecniche che spesso sono di difficile reperimento nel mercato del lavoro italiano. I ragazzi inseriti nel primo ciclo di tirocini stanno terminando
il percorso formativo che si è sviluppato in continuo affiancamento a tecnici esperti delle aziende ospitanti.
La rete di sostegno
Alla partecipazione delle aziende liguri al progetto
ha contribuito la collaborazione ed il supporto esterno delle associazioni di categoria dell’artigianato e
del commercio che hanno apprezzato l’avvio sperimentale del “modello bottega” quale strumento utile
a favorire la nascita e lo sviluppo di partenariati e di
reti di imprese locali. In un territorio come quello ligure, caratterizzato dalla presenza quasi esclusiva di
micro e piccolissime imprese, la capacità di aggregarsi può rappresentare un leva fondamentale per
rafforzarsi ed essere più competitive sui mercati, senza snaturare la propria dimensione.
La collaborazione con la rete dei servizi provinciali
del lavoro, con le istituzioni scolastiche e con tutte
le organizzazioni del territorio che, a vario titolo, intercettano l’offerta di lavoro giovanile ha inoltre
consentito una diffusa ed efficace comunicazione
delle opportunità professionali offerte. Ad oggi sono oltre 300 i giovani che hanno aderito all’avvio
delle prime botteghe inviando la propria candidatura e di questi circa 50 sono attualmente impegnati nei percorsi di tirocinio.
Pertanto, attraverso la sperimentazione delle Botteghe di mestiere, si prevede di coinvolgere complessivamente circa 130 ragazzi che avranno l’opportunità di effettuare un’esperienza di formazione “on the
job”, acquisendo conoscenze tecnico professionali
nei settori tipici della tradizione italiana e ponendo
le basi per un ingresso effettivo nelle aziende.
Il 18 giugno scorso si è svolta a Savona la conferenza
stampa ‘Dalle botteghe di mestiere una nuova opportunità di inserimento al lavoro’. L’evento, realizzato dalla Provincia di Savona insieme a Confartigianato Savona e con la collaborazione di Italia Lavoro
è stato un’occasione interessante per illustrare al territorio le finalità dell’inziativa che, come evidenziato
anche dalle testimonianze di alcuni degli imprenditori e dei ragazzi coinvolti, rappresenta un’importante
opportunità per rivitalizzare il tessuto produttivo locale e per rivalutare il lavoro artigianale.
Per saperne di più
Sul sito di Italia Lavoro (www.italialavoro.it) cliccando sul banner Botteghe di Mestiere sono consultabili le
presentazioni di tutte le botteghe attivate sul territorio nazionale e i progetti formativi da queste proposti.
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FORMAZIONE
Mobilità internazionale
e competenze 2.0
Due progetti europei per donne e giovani
in cerca di occupazione
A cura di Federica Gallamini
Mobilità internazionale e competenze sulla comunicazione web 2.0. sono questi i “perni” su cui ruotano due progetti europei promossi, in Liguria, dal
Centro Ligure Produttività-Clp, agenzia formativa del
Sistema Camerale Ligure e delle associazioni datoriali di categoria. Obiettivi dichiarati sono aumentare l’occupabilità dei giovani rafforzando le loro “soft
skills” come la conoscenza di una lingua straniera
e dei new media e favorire l’internazionalizzazione
delle imprese, rafforzandone la capacità innovativa
e di “self marketing”.
Eccoli più nel dettaglio.
Il progetto Get Mobile, le donne si muovono verso
l’Europa
Mettersi in movimento, far scattare quella scintilla
che aziona il motore per andare. Dove? All’estero.
Già il nome aiuta a capire: Get Mobile punta infatti
a stimolare donne laureate e piccole e medie imprese a muoversi, ad attivarsi per crescere: professionalmente le une, economicamente le altre.
Il progetto europeo Get Mobile, finanziato nell’ambito del Lifelong Learning Programme, mira a sviluppare formazione e materiali di supporto per le
Piccole e Medie Imprese e le donne laureate con
un’attenzione specifica a quelle disoccupate e/o
sotto occupate provenienti da percorsi di studio
“Business and Science” – economici, tecnici e
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scientifici. L’obiettivo è incoraggiare entrambi i
gruppi di riferimento, attualmente sotto rappresentati, a partecipare a futuri programmi europei di mobilità. I Paesi partner dell’Italia in questa iniziativa
sono la Gran Bretagna, l’Islanda, la Grecia, i Paesi
Bassi e la Turchia.
In occasione del salone ABCD Orientamenti (alla
Fiera di Genova dal 13 al 15 novembre 2013) verrà
presentato il progetto, in particolare un manuale ad
uso delle imprese e la Get Mobile Zone, piattaforma
multimediale in cui si incrociano domanda e offerta
di tirocini all’estero.
“Chiave di volta del progetto – spiega Luisa Puppo,
referente del progetto per CLP Centro Ligure Produttività di Genova – è il concetto di proattività. Attraverso Get Mobile, l’Unione Europea punta a stimolare le persone a mettersi in gioco e a muoversi per
l’Europa”. Mobilità che, naturalmente, non è fine a
se stessa, ma che svolge un ruolo di “fertilizzatore”
per altre attività e per il raggiungimento di altri
obiettivi. Prima di tutto stimolare le persone disoccupate e/o sottoccupate (in questo caso le donne
laureate in materie scientifiche, economiche e tecniche) a fare luce sulle proprie competenze e a
mettere in atto azioni per accrescerle, soprattutto
quelle cosiddette “soft skills”, ovvero le competenze
trasversali, prima fra tutte la conoscenza delle lingue straniere.
Un altro obiettivo, non meno importante, è l’internazionalizzazione delle imprese, che mai come oggi
hanno bisogno di allargare i propri mercati di riferimento e guardare anche oltre i confini nazionali. E
ospitare un tirocinante che proviene dal Paese su
cui si ha intenzione di investire rappresenta il modo
migliore per creare un “avamposto” del proprio business, incominciando ad attivare un collegamento
che, inizialmente, è di carattere personale, ma che
potrà portare ulteriori e utili sviluppi.
Il cuore del progetto è rappresentato dalla Get Mobile Zone, ovvero un’area di “libero scambio” di informazioni e conoscenze in cui le donne che vogliono fare un tirocinio all’estero e le imprese disposte ad ospitarle possono incontrarsi. Quest’area
funziona come un social media, nel senso che i
candidati di entrambi i gruppi possono caricare e
condividere in un’area riservata CV, informazioni
sulla propria attività e aspettative e permettere così
che si realizzi il ‘match’ tra chi vuole ospitare un tirocinio e chi è disponibile ad andare all’estero come tirocinante.
L’azione del CLP, in Liguria, si sviluppa nelle due direttrici previste dal progetto: vengono organizzati e
promossi incontri formativi e informativi con le laureate aspiranti tirocinanti e con le imprese, tramite
il supporto delle Camere di Commercio e delle associazioni datoriali di categoria che, a loro volta,
svolgono un’azione di sensibilizzazione tra i propri
associati.
“L’adesione delle Associazioni di Categoria ai progetti inizia con la validazione di contenuti/metodologie della proposta progettuale e culmina nella
disseminazione dei risultati, ed è decisiva per il
buon esito di questo tipo di iniziative”, sottolinea
Luisa Puppo.“È proprio la loro partecipazione attiva,
sotto l’egida del sistema camerale, a rappresentare
il punto di forza di CLP all’interno delle partnership
internazionali.”
Ecco allora che le aziende possono ricevere assistenza e informazione gratuita e pratica su misura
(anche attraverso seminari collettivi concordati) circa l’attivazione di tirocini internazionali; possono
promuovere le proprie offerte di tirocinio internazionale presso la propria impresa; esaminare i profili
(tramite la Get Mobile Zone) delle candidate a svolgere un tirocinio in Italia, infine entrare a fare parte
di una comunità di aziende, collegata on line, in diversi Paesi europei.
Le donne laureate potranno usufruire di un supporto per la redazione di un curriculum efficace e
spendibile a livello internazionale; partecipare a seminari in-formativi gratuiti; promuovere il proprio
profilo professionale tramite la Get Mobile Zone
dalla quale potranno esaminare le proposte di tirocinio pervenute da aziende estere.
“L’apporto in-formativo e consulenziale che forniamo – prosegue Luisa Puppo – diventa cruciale per
stimolare le persone a prendere consapevolezza
delle proprie capacità e competenze, a darsi una
‘vetrina’ in cui promuoversi, a farsi un progetto focalizzando gli obiettivi da raggiungere”. Che, nel
caso di Get Mobile, è quello di svolgere un tirocinio
in azienda all’estero, ovvero un periodo di formazione più o meno specifica teso ad accrescere le proprie competenze e il proprio bagaglio di esperienze
formative ma anche umane.
Learning 2.0gether, dai nativi digitali un aiuto ai
lavoratori over 50
Web 2.0 e dialogo intergenerazionale finalizzato
all’occupabilità giovanile. Sono questi i due ingredienti principali del progetto europeo
Lerning2.0gether, finanziato nell’ambito del Lifelong Learning Programme dell’Unione Europea, di
cui l’Italia è partner insieme a Germania, Regno
Unito e Spagna. Il Centro Ligure Produttività-Clp è
l’ente che, in Liguria, promuove il progetto e ne coordina le azioni.
Alla base c’è l’idea dello scambio di competenze,
o meglio, la valorizzazione di competenze informali per aumentare l’occupabilità dei giovani. Si
tratta, infatti, di favorire l’incontro tra giovani disoccupati competenti nell’uso di new media e lavora-
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tori over 50. Il progetto mira quindi a far incontrare
questi due gruppi di persone traendo il massimo
vantaggio dalla loro complementarietà. Se i giovani, infatti, sono più abili nel maneggiare computer
e smartphone, i lavoratori adulti potranno trasmettere ai giovani saperi più o meno specifici riguardanti il mondo del lavoro e l’attività svolta dall’azienda in cui lavorano. Insomma, per i giovani,
fare da tutor a lavoratori adulti rappresenta un’opportunità per “mettere un piede” in azienda e imparare a conoscerne i meccanismi di funzionamento, oltre che per mostrare le proprie competenze e capacità, che potrebbero essere un trampolino di lancio per future assunzioni.
I giovani, che devono avere un’età compresa tra 18
e 27 anni ed essere disoccupati, saranno formati per
diventare veri e propri trainer di addetti che abbiano
più di 50 anni. presso piccole e medie imprese
“Learning 2.0gether – spiega Luisa Puppo referente
progetto per CLP – parte da due presupposti: i giovani non hanno consapevolezza che le loro competenze sono utili per fini occupazionali, quindi hanno
bisogno di sviluppare esperienza; le imprese, d’altro canto, sanno che un fattore di ritardo nella loro
competitività è rappresentato dal ‘digital gap’”, ovvero dallo scarso utilizzo e sviluppo a fini produttivi
di servizi e strumenti del web 2.0.
Il progetto è partito a gennaio di quest’anno con
due indagini parallele per studiare i due gruppi di riferimento, cioè i giovani disoccupati e le imprese
con titolari e dipendenti con più di 50 anni. Indagine
da cui è emerso che le piccole e medie imprese, soprattutto quelle artigiane, sono consapevoli che per
crescere devono diventare più digitali e che per farlo
hanno bisogno di formazione e consulenza.
La ricerca sui giovani, d’altra parte, ha confermato
che in Italia i canali comunicativi più usati e da loro
preferiti sono YouTube e Facebook.
Insieme ai partner, CLP ha messo a confronto i risultati delle ricerche svolte in Italia, Spagna e Regno Unito, ricavando informazioni ed elaborando
“linee di indirizzo” per la progettazione delle attività
e delle risorse formative rivolte ai due target di pro-
60
getto.“Nei vari Paesi – chiarisce la referente del progetto – i giovani saranno infatti formati utilizzando
lo stesso impianto formale e gli stessi contenuti: un
percorso a pieno titolo europeo che prevede ovviamente approfondimenti contestualizzati alle singole realtà territoriali”.
In autunno prenderanno il via, dunque, gli incontri
formativi sia per le imprese (anche Learning2.0gether poggia sul supporto delle Camere di Commercio e delle associazioni datoriali di categoria che, a
loro volta, svolgono un’azione di sensibilizzazione
tra i propri associati), sia per i giovani disoccupati,
che saranno “formati per formare”. Quest’esperienza potrà avere riflessi positivi sulla loro occupabilità:
formando lavoratori over 50 anni, infatti, i giovani
potranno entrare in contatto con le aziende del territorio, farsi conoscere ed apprezzare per le loro
competenze, aggiungere questo plus al curriculum
e rafforzare la propria occupabilità. Senza contare
che, insegnare ad usare il web 2.0, può anche voler
dire accrescere e approfondire competenze che si
davano per scontate, insomma: può funzionare da
utile stimolo a mettersi in discussione per crescere
ancora.
Per saperne di più
In Liguria, partner dei due progetti è il Centro Ligure Produttività, Agenzia formativa del Sistema
Camerale ligure e delle Associazioni datoriali di
categoria.
CLP-Centro Ligure Produttività
Via Boccardo 1 (Palazzo della Borsa),
16121 Genova
[email protected]
tel. 010 55087205/203
http://www.clpge.it
http://getmobileproject.eu/home/
http://www.learning2gether.eu/it/
R U B R I C A
IN LIBRERIA
Schede di rischio
da sovraccarico
biomeccanico degli arti
superiori nei comparti
della piccola industria,
dell’artigianato
e dell’agricoltura
Il volume è edito dall’INAIL e realizzato dalla Contarp (Consulenza
Tecnica Accertamento Rischi e Prevenzione) di Marche, Liguria e
Toscana1.
Le patologie da sovraccarico biomeccanico degli
arti superiori hanno fatto registrare, dal 2005 ad oggi, un forte incremento, ed un conseguente aumento delle domande di riconoscimento all’INAIL del
nesso lavorativo alla base delle stesse.
Di qui, il sempre maggiore interesse sul tema all’interno dell’INAIL in ambito tecnico e medico legale
e l’idea di condividere le pluriennali esperienze maturate nelle regioni dai componenti del gruppo di
lavoro.
Il volume Schede di rischio da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori nei comparti della piccola
industria, dell’artigianato e dell’agricoltura raccoglie, infatti, diversi casi affrontati nel corso degli anni
dalle CONTARP Marche, Liguria e Toscana sia nell’ambito delle valutazioni tecniche delle richiesta di
malattia professionale, sia nell’ambito di progetti
dedicati all’approfondimento di questo rischio.
1
Gli obiettivi della pubblicazione
La pubblicazione si propone di mettere a disposizione delle aziende, soprattutto piccole aziende dei
settori artigianato, agricoltura e piccola industria,
un patrimonio di informazioni e conoscenze tecniche acquisito negli anni, che possa essere d’aiuto
ai datori di lavoro nell’individuazione e valutazione
di questa tipologia di rischi.
Le aziende di piccole dimensioni, infatti, hanno oggettivamente maggiori difficoltà nell’approccio al
rischio da movimenti ripetuti, anche a causa dei cicli produttivi spesso caratterizzati da compiti differenti, con ritmi variabili e più difficilmente riconducibili ad una griglia omogenea di valutazione. Questo può portare, come conseguenza, ad una scarsa
sensibilità verso la tematica e, in ultima analisi, ad
una mancata o carente prevenzione nei confronti
dei lavoratori.
Scorrendo il volume, si nota che le schede abbracciano contesti produttivi anche molto distanti tra loro – dall’agricoltura, con la potatura, alla fusione di
pezzi in ottone ecc. – dando così la misura del carattere trasversale di questo rischio.
La monografia si propone, inoltre, quale strumento
conoscitivo a supporto delle valutazioni medico-legali nonché strumento tecnico di ausilio alla valutazione del rischio utile per quanti sono coinvolti nel
sistema sicurezza: datori di lavoro, responsabili dei
servizi di prevenzione e protezione, medici competenti, rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza.
A cura dell’Ufficio POC, Comunicazione della Direzione Regionale INAIL Liguria.
61
Queste le considerazioni alla base della scelta di
realizzare un prodotto tecnico frutto, come detto,
della collaborazione tra i componenti del gruppo,
degli scambi di idee e valutazione di casi analoghi.
“La pubblicazione – è il commento di Daniela Sarto, redattrice del volume per la Contarp Liguria –
prende in esame una molteplicità di compiti lavorativi, elaborando per ciascuno una scheda di rischio sintetica nella quale, oltre alla descrizione del
compito con l’indicazione degli eventuali macchinari e attrezzature in uso, viene fornita una stima
del rischio da sovraccarico biomeccanico per gli arti superiori. Il metodo valutativo applicato è la
Check-list OCRA, che ha il merito di considerare in
maniera sintetica i fattori correlabili al sovraccarico
biomeccanico degli arti superiori evidenziati dalla
letteratura tecnica.”
Quanto riportato nelle schede rappresenta, quindi,
un utile riferimento per coloro che intendono – ancor
Angelo Gasparre
Logiche organizzative
nel welfare locale
Governance,
partecipazione,
terzo settore
FrancoAngeli – Milano – 2012
Che evoluzione hanno avuto le relazioni tra pubblico e terzo settore nell’ultimo decennio? C’è stato
un reale cambiamento? Dove bisogna agire per
progettarlo? Quale prospettiva occorre assumere
per distinguere forma e sostanza?
Dalla risposta a questi interrogativi scaturisce una
transizione tra due logiche opposte di costruzione
delle politiche sociali: da un processo decisionale
chiuso, interno agli enti pubblici (government) a
una modalità di regolazione aperta alla società civile e alle organizzazioni del terzo settore, con le
62
prima di effettuare, talvolta, onerose e complesse misure sul campo – conoscere e intervenire, in modo
preventivo, sotto il profilo tecnico, organizzativo e procedurale, per ridurre alla fonte i rischi da sovraccarico
biomeccanico degli arti superiori.
Per informazioni
Il volume è disponibile on-line all’indirizzo
www.inail.it nella sezione “INAIL comunica”, è
possibile inoltre richiedere alcune copie cartacee
del volume all’INAIL, Direzione Regionale Liguria
al seguente recapito:
Ufficio comunicazione – Luisa Sbrana –
010.5463205 – [email protected]
quali i Comuni intessono relazioni reticolari, inclusive, orientate alla partnership (governance). Parallelamente, però, si rilevano le ambiguità che caratterizzano questo cambiamento, non in grado di corrispondere alle esigenze di qualità e innovazione richieste dai nuovi bisogni e dallo scenario complessivo: le relazioni sono vischiose e la partecipazione
del terzo settore è spesso solo retorica.
La tesi che si argomenta nel libro, anche alla luce
di un’analisi sul campo nel welfare locale genovese, è che una trasformazione nelle relazioni tra
pubblico e terzo settore si sia effettivamente verificata nello scorso decennio, ma più sul piano delle
prassi della cosiddetta “partecipazione” che non
nelle logiche di fondo della regolazione. Da parte
dei Comuni emerge ancora un orientamento al
controllo del terzo settore, esercitato in forme diverse rispetto al passato, meno esplicite, talvolta celate dall‘apparente democraticità dei processi partenariali, nei quali, però, la partecipazione del terzo
settore, con alcune eccezioni, è spesso solo appa-
rente. Un cambiamento nella sostanza delle relazioni, invece, si rileva guardando alla loro dinamica
dalla fondazione del welfare locale negli anni settanta. Dalla governance al government, più che il
contrario.
Angelo Gasparre, Ph.D., è stato visiting scholar presso la University of Wyoming e la University of
AA.VV.
Il bianco della cenere
La forza delle piccole cose
nel lavoro di una comunità
Edizioni Amadeo - Imperia - 2013
La redazione di Forum ha ricevuto dal Comune di
Mendatica, zona montana delle Alpi Marittime della
provincia di Imperia, questa pubblicazione, che
affronta, tra l’altro, il tema del lavoro nelle ‘terre alte’
e volentieri la presenta ai lettori.
Lavoro, in un’accezione che non viene quasi più
considerata, quella tradizionale: si parla, spesso, di
innovazione e poco di quello che scaturisce dalle
caratteristiche del territorio e affonda le radici in un
passato che va riscoperto, mantenuto in vita e, possibilmente, migliorato e potenziato.
Un patrimonio, quello della cultura contadina, da
valorizzare, per non far morire l’entroterra ligure,
ancora più fragile, quando si pensa agli insedia-
Louisville. È ricercatore confermato di Organizzazione aziendale presso il Dipartimento di Economia dell’Università degli Studi di Genova, dove insegna Organizzazione aziendale e Organization
Theory. Svolge attività di ricerca sul welfare locale,
il terzo settore e l’impresa sociale, la cooperazione,
la flessibilità e la qualità del lavoro.
menti di montagna: tutto quello che sta dietro alla
striscia di costa, rischia, infatti, di non poter ancora
sopravvivere più a lungo.
Un’occasione per riflettere su valori quali la solidarietà, certo necessaria in situazioni – di lavoro e di
vita – sicuramente dure; sull’importanza di trasmettere, di generazione in generazione, le conoscenze
necessarie per lo svolgimento delle attività, in questo caso contadine, sulla necessità di non
cancellare, di colpo, un passato, magari non facile,
spinti da altri modelli di economia.
Leggendo le pagine del testo, si comprende come,
seppure, o forse proprio nelle difficoltà , esistesse un
forte valore dato all’importanza della cultura – solidale – e dell’acquisizione dei saperi, che trovava,
talvolta, soluzioni innovative, quali il servizio itinerante di ‘bibliobus’, e le esperienze della scuola
popolare serale: come si legge nel testo: “Lo studio
infatti era considerato un mezzo sicuro di benessere
personale e di riscatto sociale, da valorizzarsi
costantemente.”
Correda il testo l’analisi del contesto socio-economico dei comuni della zona, a cura dell’Osservatorio
mercato del lavoro della Provincia di Imperia.
63
Laura Longoni Agostino Petrillo
Fiumara
Il nuovo polo urbano
e la città
Ledizioni – Milano - 2012
Siamo veramente di fronte ad una sorta di “ultima
stagione” degli shopping malls? Certo negli Stati
Uniti la creazione di nuovi centri è in calo costante
a partire dalla meta degli anni Novanta, mentre
alcuni centri commerciali già esistenti vengono ridimensionati o smantellati e trasformati in altro, ma
probabilmente è troppo presto per celebrare un loro
funerale definitivo Se è vero che gli shopping malls
hanno profondamente mutato le abitudini di vita
degli americani, è anche vero che in Europa e in Italia il loro impatto è stato molto più circoscritto.
Il centro commerciale stesso può avere una funzione rivitalizzante di parti di città abbandonate e
trascurate. Una valutazione non demonizzante,
come quella che viene presentata in questo volume,
dell’azione svolta dai centri commerciali, che tenga
conto di aspetti positivi e negativi della loro creazione, sottolineando le modificazioni che una
collocazione interna alla città può comportare per
la città stessa, è perciò importantissima
Laura Longoni dottore di ricerca in Scienze politicosociali e psicologiche presso la facoltà di Scienze
Politiche dell’Università degli Studi di Genova, col-
64
labora da anni con il Dipartimento di Scienze Politiche (DISPO), della Scuola di Scienze Sociali della
medesima Università, presso il quale ha avuto
diversi contratti per gli insegnamenti di Sociologia
della comunicazione e Sociologia dei processi culturali. Direttrice del Cedritt (Centro di Documentazione
e Ricerca sui Trasferimenti di Tecnologia), attualmente collabora con l’Agenzia Liguria Lavoro
fornendo assistenza tecnica alla Regione Liguria,
Settore Orientamento, Formazione Superiore, Università e Professioni. Lavora da tempo su modalità e
criticità delle trasformazioni urbane con particolare
riguardo ai mutamenti degli atteggiamenti culturali
delle popolazioni nei quartieri.
Agostino Petrillo insegna Sociologia Urbana al Politecnico di Milano. Il suo lavoro di ricerca verte su
metropoli, conflitti urbani, globalizzazione, immigrazione, storia del pensiero sociologico e della
sociologia della città. È collaboratore di diverse riviste, tra cui Mondi Migranti, Filosofia Politica, Territorio, e scrive di città e di territorio per il quotidiano Il Manifesto. Tra i suoi lavori: La città perduta.
Eclissi della dimensione urbana nel mondo contemporaneo, Dedalo, Bari 2000; Max Weber e la
sociologia della città, Angeli, Milano 2001; Città in
rivolta. Los Angeles, Buenos Aires, Genova, Ombrecorte, Verona 2004; Identità urbane in trasformazione, Coedit, Genova 2005; Villaggi città megalopoli, Carocci, Roma 2006. È in corso di pubblicazione: Peripherein. Per una sociologia della marginalità e della frammentazione urbana, Franco Angeli, Milano 2012.
L’INTERVISTA
Selezione e valorizzazione
delle risorse umane
Grafologia e In-Basket,
due strumenti innovativi
A cura di Laura Barbasio
Per conoscere meglio le possibili applicazioni della
grafologia, soprattutto nell’ambito delle selezioni
del personale, la redazione di Forum è andata a
parlare con i genovesi Rebecca Tarello, grafologa, e
con Giuliano Govigli, psicologo del lavoro.
Insieme, hanno messo a punto il ‘Grafo-basket’, uno
strumento innovativo di valutazione del personale
che unisce alla grafologia la prova dell’In-basket. È
utilizzato con successo da alcune delle più importanti aziende italiane sia nel processo di selezione
del personale sia nella valutazione del potenziale,
anche in cornici più ampie come quella dell’Assessment Center.
Che cosa è e su che cosa si basa l’analisi grafologica?
La grafologia è una metodologia di indagine psicologica. Il suo presupposto di partenza è che la scrittura, per le persone, una volta appresa, diventa un
processo automatico frutto delle risposte motorie
agli impulsi neuronali. Può quindi essere letta come
un gesto espressivo unico ed esclusivo della persona che, come tale, può essere interpretato. Il grafologo, a seconda della scuola e dell’indirizzo a cui si
è formato ne studia l’inclinazione, la pressione, la
forma, la continuità, la dimensione, la leggibilità,
l’omogeneità, i segni, il movimento, la velocità, la direzione e soprattutto il modo in cui sono combinati
fra loro.
Quale è l’iter da seguire per potersi definire grafologi?
La professione di grafologo non ha un ordine professionale riconosciuto, come, per esempio, quello
degli psicologi, degli avvocati o dei medici. Ci sono
tuttavia delle associazioni professionali di riferimento a cui è possibile iscriversi, dopo aver effettuato uno specifico percorso di studi da seguire
presso le scuole accreditate dalle stesse associazioni. Fino a poco tempo fa, era possibile frequentare un corso per il conseguimento del diploma
universitario, poi diventato laurea triennale in Scienze e tecniche grafologiche presso l’Università degli
Studi Carlo Bo di Urbino dove, invece, adesso, è possibile formarsi con un master di primo livello in consulenza grafologica. In altre parole, anche se non
c’è un ordine che disciplina l’accesso alla professione, non ci si può improvvisare grafologi.
Quali sono le caratteristiche di una persona che
si evincono dall’analisi grafologica?
Sono molteplici. Possiamo comprendere se, per
esempio, una persona è analitica o se è sintetica,
se ha un’intelligenza creativa o logico matematica,
se è riflessiva e attenta ai dettagli o se è impulsiva,
se è precisa o se è approssimativa, se riesce a
tenere fede agli impegni o se tende a sottrarsi ad
essi, se è metodica o se procede per tentativi ed
errori, se tiene in considerazione gli altri o si com-
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porta nella più completa autonomia, se si avvicina
agli altri per un sincero interesse personale o per
soddisfare i suoi bisogni, se è troppo condizionata
dall’emotività o se questa gioca a suo vantaggio,
se è una persona chiara o priva di trasparenza, se
è dotata di leadership... Comprendiamo anche
quale è il livello di energia vitale di una persona, la
velocità di ragionamento, la sua capacità di elaborazione e di utilizzo delle informazioni, in quale
modo ragiona e come usa il pensiero.
Come si analizza la grafia di una persona?
La grafia si analizza sia nei dettagli sia nel suo complesso. I segni non vengono letti singolarmente ma
rilevati e analizzati nel loro insieme, quindi osserviamo anche come sono combinati fra loro e come
si bilanciano. Solo noi grafologi sappiamo cosa è
importante rilevare. Gli aspetti a cui prestiamo attenzione, inoltre, non sono certo quelli formali. Ma quelli
su cui, di solito, quando si scrive – e, per esempio, si
vuole scrivere chiaro – ci si concentra di meno. Così,
se anche una persona tenta di alterare la sua grafia,
si possono sempre individuare nei suoi tratti, gesti
fuggitivi che prendono la mano oppure alterazioni
concomitanti non volute. La complessità dell’analisi
grafologica e i tanti fattori che teniamo in considerazione quando la effettuiamo, in altre parole, fanno sì
che sia praticamente impossibile che una persona,
modificando o falsificando la sua scrittura, possa
portarci ad effettuare una valutazione alterata di sé.
A livello psicodiagnostico, è un vantaggio che la grafologia condivide anche con la prova dell’In-basket
a cui l’abbiamo unita. Utilizzare due strumenti con
due metodologie e due professionisti diversi è la
forza di questo strumento che lo rende più attendibile di alcuni test psicoattitudinali o di alcuni colloqui
di selezione in cui un candidato abile e preparato
può anche riuscire a fornire un’immagine di sé
diversa dalla realtà.
66
Che cos’è la grafologia
È una metodologia di indagine psicologica conosciuta da più di 140 anni ed è basata sull’analisi della scrittura, un elemento unico e irripetibile di ciascuno di noi. La grafologia è utilizzata negli ambiti peritale, familiare e della consulenza di coppia, dell’età evolutiva, dell’orientamento scolastico e professionale e del lavoro.
La più antica scuola dell’arte di interpretare i segni grafici è quella francese, fondata nel 1872
dall’abate Jean Hippolyte Michon, autore del primo trattato sull’argomento, e da Jules Crepieux
Jamin. Poi, ci sono la scuola tedesca, che deve
le sue origini a Ludwig Klages, e quella italiana
che, sulla scia delle osservazioni di Cesare Lombroso – autore, nel 1895, di Grafologia – è stata
fondata dal monaco urbinate Girolamo Moretti
che iniziò ad occuparsene a partire dal 1905.
In Europa, in Israele e in tutti i paesi anglosassoni, grazie alla sua affidabilità, la grafologia è
molto utilizzata anche nelle selezioni del personale. In Francia, per esempio, il 50% delle aziende, include un esperto di grafologia nelle commissioni dei colloqui di lavoro. In Olanda, accade
nel 24% dei casi, mentre in Italia, soltanto nel
6%. Le cause sono da ricercarsi soprattutto nella
scarsa conoscenza di questo strumento rivelatore dei tratti del carattere di una persona, nel contenuto numero di grafologi esistenti a livello nazionale e nel fatto che la professione di grafologo non è ancora stata riconosciuta dalla presenza di un ordine professionale. Questo benché
esista un iter ben definito per arrivare ad essere
grafologi e benché ci siano buoni motivi per
considerare la grafologia un preciso e attendibile strumento psicodiagnostico.
Quali sono gli ambiti in cui attualmente, in Italia,
viene utilizzata la grafologia?
Sono diversi. Prima di tutto, nell’ambito peritale, dove la perizia calligrafica viene richiesta dai tribunali
civili e penali, dagli avvocati o dai privati per la verifica dell’autenticità di firme, sigle e scritture private. Nella sfera familiare, consente di rilevare le risorse degli individui che fanno parte di una coppia
o di una famiglia, per aiutare ciascuno a meglio
comprendere e valorizzare il proprio ruolo. Nel contesto evolutivo, permette di favorire nella persona
la consapevolezza delle proprie risorse e dei propri
ambiti di miglioramento, perché possa ottenere
supporti adeguati. Inoltre, alcuni grafologi in possesso di una ulteriore specializzazione possono lavorare sulla rieducazione della scrittura in caso di
disgrafie, a seguito di una diagnosi di D.S.A. (disturbo specifico dell’apprendimento) fatta da uno psicologo o da un medico.
E nel campo dell’orientamento scolastico e professionale?
In questo caso, dall’analisi della grafia, siamo in grado di determinare le caratteristiche intellettive e temperamentali della persona, per offrirle precise indicazioni in merito al percorso di studi e di carriera, in base alle sue attitudini e alle sue propensioni. È possibile, quindi, individuare una rosa di opportunità e di
percorsi che può seguire con migliori risultati, mettendo insieme i doni e le caratteristiche in suo possesso. Le indicazioni che siamo in grado di fornire
non sono generiche. È possibile, per esempio, non
solo comprendere che una persona è dotata di una
buona manualità e che sarebbe, quindi, vocata a un
tipo di lavoro artigianale. Ma anche che, essendo
scarsamente propensa al lavoro in proprio, sarebbe
più opportuno si proponesse per lavorare come dipendente di un’impresa artigiana già esistente.
Dall’analisi grafologica, si comprende anche se una
persona nutre delle passioni e se, grazie alla sua tenuta, cioè alla sua motivazione e alla sua capacità
di mantenerle nel tempo, può trasformarle con successo in lavoro.
Poi c’è l’ambito della selezione del personale e,
più in generale, della valutazione e della valorizzazione delle risorse umane...
In questo ambito, abbiamo messo a punto il ‘GrafoBasket’. È uno strumento che deriva dalla fusione
di due differenti tecniche di indagine sul candidato:
la grafologia, appunto e l’In basket, una prova scritta ampiamente collaudata e in uso nelle aziende, a
partire dall’inizio degli anni Novanta. Consiste un
una prova gestionale in cui il candidato è chiamato
ad assumere un ruolo di responsabilità in una situazione per lui nuova che gli viene precedentemente descritta. In un tempo definito, deve prendere visione e decidere di conseguenza su una serie
di documenti che i collaboratori gli hanno idealmente lasciato nel cestino della posta (basket). La
prova prevede risposte scritte, una metodologia ormai desueta che è molto efficace proprio per questo. A questa prima fase, viene aggiunto il compito
su cui viene effettuata l’analisi grafologica. Al candidato, si chiede di scrivere una lettera di presentazione che sia verosimile nei contenuti e nella forma
con la situazione in cui è calato. La durata complessiva della prova è di un’ora e mezza/due. E l’analisi
che ne consegue da parte dello psicologo e del
grafologo può durare anche un’intera giornata, a
seconda del livello di approfondimento dell’output
richiesto.
E che cosa riuscite a comprendere della persona?
Moltissime cose. Solitamente ben di più di quelle
che il candidato e spesso il responsabile del personale che si rivolge a noi per una consulenza si
aspettano, anche perché il risultato dell’analisi delle due prove si completa in un profilo le cui dimensioni sono maggiori della somma delle sue parti.
Una persona che recentemente ha chiesto di essere valutata in funzione di un suo cambiamento professionale, a conclusione dell’incontro, ha detto:
“sono veramente molto colpito e stupito. Voi, in tre
sole ore di lavoro, avete capito più cose di me di
quante non ne abbiano mai sapute tutti gli altri”.
D’altra parte, il ‘Grafo-Basket’, pone la sua efficacia
67
in quello che, unanimemente, rende valido un processo di selezione. Consiste nell’utilizzo di più strumenti ampiamente testati e consolidati, di più valutatori con competenze diverse che si completano a
vicenda e nell’utilizzo di un metodo di riferimento.
Ha, inoltre, dalla sua che può anche essere somministrato a distanza, senza, cioè, che i valutatori vadano in azienda, con tutti i vantaggi in termini di costi che ne possono derivare.
Nel concreto, che cosa siete in grado di definire
con il ‘Grafo-Basket’?
Il profilo che forniamo delinea il candidato rispetto
a diverse aree. Quella cognitiva spiega in quale modo sa gestire il processo logico nel suo insieme, da
come, quindi, individua e analizza i problemi fino a
come definisce i propri obiettivi e a come sceglie,
fra le varie alternative possibili, quelle che ritiene
più adatte a raggiungerli.
L’area relazionale consente di individuare in quale
misura il candidato è in grado di gestire efficacemente i rapporti interpersonali, comprendendo e in-
terpretando in maniera corretta e adeguata le esigenze proprie e altrui, con una particolare attenzione, quindi, alla sua intelligenza sociale.
L’area realizzativa permette di capire quali sono le
capacità di decisione del soggetto, in quale misura
è orientato al risultato, alla delega e al coordinamento, a partire dal superamento degli ostacoli e
dall’ottimizzazione delle risorse.
L’area delle metacapacità, i tratti trasversali più profondi della personalità, misura la flessibilità del candidato, la sua apertura al cambiamento, la sua
energia, la sua visione positiva, il livello di gestione
dello stress, come si comporta in situazioni difficili
e di frustrazione e in che misura è sicuro di sé.
L’analisi grafologica consente, infine, di approfondire le caratteristiche di personalità del soggetto e su
quali sono e su che cosa si basano le sue motivazioni, nonché su quali leve deve fare affidamento
l’azienda per mantenere le proprie risorse umane
al suo interno, anche nell’ottica di aiutarle a crescere professionalmente.
Per saperne di più
> A.G.I – Associazione Grafologia Italiana – Vie Trieste 21 – Ancona – Tel. 071 206100 – www.a-g-i.it
> A.G.I.F. – Associazione Italo Francese di Grafologia – Via di Santa Prisca 8 – Roma –
Tel. 06 99849282
> A.G.P. – Associazione Grafologi Professionisti – Piazza della Mercanzia 2 – Bologna –
Tel. 051 220304 – www.grafologiprofessionisti.com
> Università degli Studi di Urbino Carlo Bo – Facoltà di scienze della Formazione – Via Bramante 17
Tel. 0722 303743 www.scienzeformaz.urbino.com
> Istituto Grafologico Internazionale Girolamo Moretti - Piazza S. Francesco 7 – Urbino –
Tel. 0722 2639
> Rotondi M.G., Valutare il potenziale, Ipsoa Editore, Milano, 2003
> In basket per la valutazione in azienda, 2012, www.bookrepublic/book
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CASI ORIENTATIVI E FORMATIVI
Bilancio di competenze,
due casi di successo
La disoccupata quarantenne,
con poche esperienze di lavoro
e l’universitario, in fase di scelta
del percorso successivo
Le esperienze presentate sono state scelte e descritte da Conform, e pubblicate su
Forum, perché casi potenzialmente interessanti per altri operatori, impegnati sul fronte
dell’intervento orientativo verso fasce differenti di utenza.
Lo scorso numero, Forum ha dedicato l’approfondimento alla metodologia del Bilancio di competenze, grazie all’occasione, offerta da Conform, che ha
iniziato, nell’autunno scorso, un percorso di formalizzazione delle pratiche di orientamento e bilancio
di competenze, con l’obiettivo di certificare la struttura, a livello europeo, rispetto alla Carta di qualità.
La società ha ottenuto la certificazione lo scorso 8
luglio.
La redazione di Forum ha incontrato Stefano Rossetto, direttore della sede di Genova e Barbara Brassesco, responsabile del ‘Servizio Bilancio di competenze’ che hanno descritto i due bilanci e il documento di sintesi che ne è scaturito.
competenze, di cui la persona non possedeva piena consapevolezza. Il secondo caso è relativo al
sig, F., giovane studente di economia fuori sede,
nell’ambito di un progetto sperimentale, in collaborazione con l’Università di Genova. Vi hanno aderito
15 persone, ma la capienza possibile era relativa a
5 posti. Con il sig. F., il consulente di Bilancio ha lavorato molto sulle scelte pre-universitarie e sulle caratteristiche individuali. La richiesta della persona è
di avere un supporto nella scelta dell’indirizzo specialistico universitario a seguito dei primi tre anni
che termineranno a breve.
Il Bilancio delle competenze della signora S: il lavoro dopo l’impegno familiare
I casi
Si tratta di due situazioni, peraltro tipiche di questa
tipologia di intervento, relative ad una signora del ponente ligure ed ad un giovane studente universitario.
Il primo caso, nell’ambito del progetto regionale
‘Coniugare al futuro’, è risultato particolarmente impegnativo, viste le esigue esperienze di lavoro maturate dalla sig. S. Con lei, una quarantenne, si è lavorato sulla storia, sugli interessi e le caratteristiche
personali. Da questa analisi sono emerse molte
La signora S. ha intrapreso il percorso di Bilancio di
competenze, all’interno del Progetto ‘Coniugare al
Futuro’, promosso dalla Provincia di Imperia.
Il primo colloquio si è tenuto a gennaio; la signora
S. era disoccupata e, dall’analisi della domanda, è
emersa la necessità di comprendere l’ambito professionale in cui poteva avere maggiori possibilità
di impiego, visto lo scarso numero di esperienze
professionali avute fino a quel momento.
Il percorso di Bilancio si è svolto in 14 ore totali, co-
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stituite da 5 colloqui (di cui uno tenuto da un operatore diverso dal consigliere di bilancio) e un seminario incentrato sulle soft skills.
Già dal primo incontro, sono emersi l’interesse e la
predisposizione verso le attività d’ufficio e la consapevolezza della difficoltà a trovare un’occupazione,
dovuta in buona parte alla quasi totale mancanza
di esperienze lavorative.
La signora si è dimostrata da subito attenta e motivata al raggiungimento dell’obiettivo e molto interessata a lavorare su di sé, facendo emergere
punti di forza e di miglioramento con onestà e
precisione.
La beneficiaria del Bilancio ha vissuto la prima parte della sua vita in Olanda, paese d’origine della
madre, ed è venuta a vivere in Italia (paese d’origine del padre) nel 1998, dopo essersi sposata.
In passato si è sempre occupata della famiglia (ha
un figlio di 18 anni) e della casa finché, nel 2010,
si è separata dal marito.
Risale a questo periodo la sua prima vera esperienza di lavoro come segretaria, durata 4 mesi. In seguito S. ha lavorato, solo per altrettanti mesi, nell’estate del 2012, come receptionist in un piccolo
albergo della riviera di ponente.
I valori professionali che sono emersi dai test di autovalutazione ed eterovalutazione e dall’osservazione del consigliere di Bilancio, sono centrati sull’importanza che la signora dà alla propria salute e ad
un ambiente di vita sano. Per S. riveste molta importanza la sicurezza di un posto di lavoro stabile, perché valuta fondamentale il poter essere completamente autonoma e indipendente. La signora S. desidera potersi impegnare in un’attività che metta alla prova le proprie capacità, permettendole di investire energie su più compiti differenti.
Dal punto di vista professionale, sono state confermate le forti motivazioni e predisposizioni per il ruolo di addetta alla segreteria.
Le competenze e le risorse personali emerse
Per ciò che riguarda le competenze di base, la signora S. è madrelingua olandese e italiana, ha una
buona conoscenza della lingua inglese – scritta e
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parlata – una comprensione discreta della lingua
tedesca, che parla a livello-base, e una conoscenza
di base del francese.
Le competenze informatiche sono discrete, con utilizzo quotidiano del programma Word, di Internet e
della posta elettronica.
Le competenze tecnico-professionali evidenziano
l’elevata predisposizione per le materie matematiche, per i calcoli e la logica.
Nel corso delle due brevi esperienze di lavoro maturate, la signora S. ha gestito la corrispondenza e
l’archivio, ha preparato e compilato i documenti base per la contabilità, ha gestito le comunicazioni
con gli interlocutori sia interni sia esterni, anche utilizzando le lingue straniere.
Nel corso delle sue esperienze, è emersa una grande attenzione per la riservatezza dei dati e si è dimostrata, anche nel percorso di Bilancio, empatica
e rispettosa.
Queste le competenze trasversali e caratteristiche
personali della signora S. All’interno del percorso
di autovalutazione ed eterovalutazione, ha mostrato di essere precisa, puntuale e molto ordinata, con
buone capacità organizzative e un’ottima memoria. Si è sempre dimostrata educata, capace di
esprimere le proprie emozioni in modo adeguato e
molto consapevole di ciò che deve essere sviluppato nell’ambito delle proprie competenze.
La professione individuata e le competenze da
rinforzare
Il percorso di BdC ha portato a realizzare un progetto professionale centrato sul ruolo di addetto alla
segreteria.
Durante il percorso di Bilancio è emerso, come punto di sviluppo principale per la signora S., il fatto di
avere un’esperienza lavorativa molto ridotta. Si è
quindi concordato di mettere in atto una serie di
azioni utili all’incremento di quest’area.
Già durante il percorso di bilancio, la signora S. ha
messo in pratica alcuni suggerimenti che erano
stati avanzati durante i colloqui: ha pubblicato un
annuncio su un quotidiano locale, proponendosi
come addetta alla segreteria con ottima conoscen-
za delle lingue olandese e inglese e con la possibilità di attivare una work experience di 6 mesi.
Durante il periodo del Bilancio, ha acquisito una serie di informazioni utili all’attivazione del tirocinio,
prendendo appuntamento con l’operatore del Centro per l’impiego.
Una tappa successiva sarà per la signora quella di
iscriversi a un corso base di contabilità, per rendere
più spendibile il suo profilo professionale nell’ambito lavorativo di interesse. (n.d.r. la sig. S., adesso,
lavora part time, in una impresa artigiana, che ha
relazioni commerciali con l’Inghilterra e l’Olanda,
dopo essersi attivata riuscendo ad ottenere diversi
colloqui di lavoro).
Il Bilancio delle competenze del signor F.: chiarirsi le idee dopo la laurea triennale
Il signor F. ha svolto il percorso di Bilancio di competenze, all’interno di un progetto sperimentale, dedicato a studenti laureandi, iscritti al terzo anno della facoltà di Economia, promosso da Conform s.r.l. in collaborazione con l’Università degli Studi di Genova.
La sperimentazione è finalizzata alla promozione,
alla conoscenza e all’utilizzo dello strumento di Bilancio.
Il progetto prevede che la partecipazione al percorso non comporti alcuna acquisizione di titoli o punteggi curriculari, ai fini del conseguimento del Diploma di Laurea. Esso si propone di offrire agli studenti l’opportunità di:
> acquisire consapevolezza, relativamente alla
proprie conoscenze, ai propri interessi, alle proprie capacità e alle proprie motivazioni
> operare una scelta consapevole, relativamente
al percorso formativo e/o professionale, successivo alla triennale
Il sig. F. ha aderito al percorso, motivato dall’esigenza di poter ricevere un supporto nella scelta del percorso formativo, successivo alla triennale. È arrivato
al primo colloquio con le idee piuttosto chiare, riguardo a ciò di cui aveva bisogno, ovvero acquisire
elementi utili al supporto della scelta della specialistica più idonea per sé.
All’inizio del percorso, il sig. F. aveva già individuato
tre opzioni possibili, due all’interno della facoltà di
Economia – ‘Economia ad indirizzo management’
ed ‘Economia politica’ – una che avrebbe richiesto
il cambio di facoltà, ‘Ingegneria industriale’.
Pertanto, il sig. F. ha contrattualizzato con il suo consulente di bilancio il seguente obiettivo: “orientamento e supporto alla scelta della specialistica”.
Il percorso ha avuto una durata complessiva di 14
ore, così strutturate:
> primo colloquio di due ore;
> un seminario di quattro ore, dedicato al tema
delle soft skills. Durante il seminario, il sig. F. ha
avuto la possibilità di utilizzare, con il supporto
di un consulente esperto, strumenti di autovalutazione, relativamente a interessi professionali,
capacità, valori professionali, stile personale e
motivazione;
> secondo colloquio di due ore;
> terzo e ultimo colloquio di due ore;
> attività individuale di ricerca e analisi guidata
delle informazioni, necessarie all’analisi delle
esperienze pregresse e alla scelta della laurea
specialistica.
Elementi emersi durante il bilancio significativi
per il progetto formativo- professionale
Il sig. F. possiede una maturità scientifica di cui è
soddisfatto, poiché ritiene che quel percorso gli abbia dato la possibilità di alimentare il proprio interesse e curiosità verso le materie scientifiche e la
matematica in particolare.
La scelta della facoltà di Economia è scaturita dal
desiderio di conciliare, al contempo, l’interesse per
le persone e quello per i dati – ovvero la motivazione per le dinamiche economico-sociali che influenzano, in vari modi, la vita delle persone e la propria
naturale predisposizione al trattamento di dati numerici. Dopo aver analizzato il suo percorso universitario, il sig. F. si è sentito di ri-confermare la scelta
fatta, poiché essa ha soddisfatto a pieno le sue
aspettative. Da qui, la prima decisione di escludere
una delle opzioni iniziali, ovvero l’ipotesi di cambiare facoltà per la specialistica, indirizzandosi verso
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Ingegneria industriale. A questo punto, rimangono
in campo le opzioni relative alle specialistiche offerte dalla Facoltà di Economia.
L’analisi delle esperienze pregresse e il questionario sui valori professionali hanno evidenziato che,
per il sig. F., la scelta dell’ambito professionale dovrà tenere conto dei propri valori professionali e
delle motivazioni. In particolare, è emersa chiaramente l’importanza da lui attribuita alle seguenti
possibilità:
> svolgere un lavoro che possa indirettamente
produrre beneficio alla collettività e alla sua qualità di vita;
> svolgere un lavoro che gli offra frequentemente
la possibilità di entrare in relazione con gli altri
> produrre idee e soluzioni personali;
> superare i propri limiti in modo positivo;
> riconoscere le capacità altrui e vedere riconosciute le proprie.
L’analisi delle esperienze formative e professionali
pregresse e i report relativi ai questionari di interessi e capacità hanno confermato che il sig. F.
possiede:
> un fortissimo interesse per attività che coinvolgono altre persone con cui entrare in relazione; al
contempo una spiccata motivazione per le discipline scientifiche, in particolare la matematica;
> un’elevata capacità di lavorare contemporaneamente con dati e con persone.
L’analisi dello stile personale, svolta attraverso i colloqui individuali e un questionario dedicato, ha evidenziato che, nelle proprie decisioni, il sig. F. tende
a privilegiare il pensiero logico e l’analisi oggettiva
delle informazioni e dei dati raccolti. Volentieri prende decisioni e si organizza, ponendo attenzione ai
dati di fatto e a quanto può sperimentare personalmente. Inoltre è molto interessato al mondo esterno
e alle persone. Tende a comportarsi in modo efficiente e pratico, evitando l’eccessiva teorizzazione.
Tutto ciò gli consente di comprendere ed agire velocemente i comportamenti maggiormente adeguati ai contesti formativi e/o professionali nei quali
si trova ad operare.
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Quadro di sintesi delle competenze
L’analisi delle esperienze formative e lavorative pregresse ha evidenziato che il sig. F. possiede una
buona conoscenza a livello universitario delle materie economiche e giuridiche, dei modelli organizzativi aziendali e delle teorie di marketing.
Il percorso di studi, svolto fino ad oggi, gli ha inoltre
consentito di acquisire buone capacità di:
> produrre e leggere grafici
> leggere bilanci aziendali
> leggere e analizzare articoli di settore in ambito
economico e finanziario
> gestire relazioni in modo positivo e produttivo
anche in contesti difficili
> svolgere con esito positivo attività di p.r.
> organizzare attività ed eventi in modo efficace
> concepire e realizzare progetti
Infine, l’analisi delle esperienze formative, professionali ed extraprofessionali, svolte fino ad oggi, ha
evidenziato la particolare capacità del sig. F. di
adattarsi velocemente ed efficacemente a contesti
diversi e a ciò che essi richiedono sia sul piano delle prestazioni sia sul piano delle relazioni.
Il progetto professionale futuro
Durante il proprio percorso di Bilancio, il sig. F. ha individuato tre profili professionali di interesse: agente
di sviluppo locale; eco-manager; addetto marketing
in ambito turistico.Tali profili soddisfano in gran parte
gli interessi e le motivazioni professionali, emerse
durante il percorso di Bilancio ed evidenziate nelle
parti precedenti di questo documento.
Per tutti e tre i profili professionali di interesse la
specialistica in Management, offerta dalla Facoltà
di Economia dell’ Ateneo di Genova, risulta essere
il percorso formativo più adeguato.
In ogni caso, al termine della specialistica, potrebbe
essere utile la frequenza di un master post-universitario ad hoc.
Infine, il percorso di Bilancio ha evidenziato che il
sig. F., al fine di proseguire con maggiore efficacia
il proprio percorso formativo, ha necessità di migliorare:
> la precisione nel rispetto delle scadenze
> la conoscenza delle lingue straniere, dell’inglese
in particolare
> la capacità di parlare in pubblico
> la resistenza a fonti di stress
Questo il progetto formativo definito dal sig. F.
La realizzazione di tale progetto richiede le seguenti azioni:
> superamento degli esami ancora mancanti al fine del conseguimento della Laurea triennale
> iscrizione alla specialistica in Management
In prossimità del termine della specialistica sarà nenessario rivedere i profili di interesse e valutare la possibilità della scelta di un master post-universitario.
Per informazioni
Conform è membro effettivo della FECBOP – Federazione Europea Centri Bilancio ed Orientamento Professionale.
Sono solo 7 gli organismi in Italia che erogano bilanci di competenze certificati dalla Federazione, garantendo un alto livello di qualità e il rispetto di standard europei.
Conform fornisce il servizio di Bilancio delle Competenze a singoli cittadini che ne fanno richiesta e ad
aziende che possono avvalersi dei fondi interprofessionali per finanziare percorsi di bilancio per i propri
dipendenti.
Per presentare nel dettaglio il percorso, Conform organizza incontri di gruppo e/o individuali.
[email protected]
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A cura di Mariangela Grilli – giornalista, esperta di cinematografia
R U B R I C A
Cine-FORUM
Prosegue la rubrica dedicata al cinema come risorsa didattica e di riflessione sui temi di cui tratta
‘Forum’.
Padri e figli nel cinema
Il cinema, si sa, oltre che un luogo e uno strumento di narrazione al pari della letteratura, è
anche un mezzo che ha saputo veicolare, usando
alcuni soggetti, immagini e idee su una società.
Tra questi soggetti, insieme all’“amore”, è il concetto di famiglia, una delle figure più diffuse e
rappresentate nella storia della cinematografia,
essendo una delle forme primarie e naturali dell’organizzazione sociale. Ormai un archetipo che
ha attraversato Paesi, generi cinematografici, sensibilità autoriale. Quasi si potrebbe dire che è
diventata, essa stessa, un “genere”, capace di permeare drammi, commedie, musical e addirittura
film “on the road”
All’interno di questo grande schema, una categoria, in particolare, emerge preponderante negli
ultimi anni: quella del rapporto tra padri e figli e,
sempre più spesso, un rapporto raramente semplice, dettato piuttosto dal senso dell’”assenza”.
Un’assenza espressa con la lontananza fisica e/o
morale, con la nostalgia, e così via.
Se dagli anni Sessanta in poi, il padre diventa l’emblema del potere stesso che viene rifiutato, negli
ultimi vent’anni la figura del padre diventa invece
simbolo di qualcuno che manca e di cui si va in
cerca.
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“L’attimo fuggente”
Forse tra i capostipiti di questo “filone” potremmo
collocare “L’attimo fuggente”, tra i film più belli di
Peter Weir e che gli ha dato giustamente la grande notorietà. Dal 1989 questo film, infatti, non
smette di suscitare negli adolescenti un profondo
coinvolgimento emotivo, probabilmente perché
davvero è rappresentativo dell’immagine “padre”
in bilico tra autorità e autorevolezza e, da parte del
figlio il bisogno di affetto, di essere conosciuto e
ri-conosciuto.
“This must be the place”e “Daddy nostalgie”
Padri e figli che si cercano, dunque. Perfino in una
saga come quella di Harry Potter la figura genitoriale
appare fondamentale nella ricerca della propria
identità. E poiché il tema non è rivolto solo agli adolescenti, citiamo il bellissimo film di Paolo Sorrentino, girato in America pochi anni fa:“This must be the
place” – con un formidabile Sean Penn – non è altro
che la ricerca del proprio padre e dunque, per antonomasia, la ricerca delle proprie radici (qui addirittura rientra anche il tema dell’olocausto). Anche
Bertrand Tavernier aveva girato un film in titolato appunto “Daddy nostalgie” in cui è una donna, ormai
adulta, a ripensare il suo rapporto con il padre.
“Alice nelle città”e “Le chiavi di casa”
Figura vista e cercata dai figli, sempre più spesso il
padre deve imparare ad assumersi le proprie responsabilità, così abbiamo anche “il caso” del genitore che ha rifiutato o non ancora affrontato, la paternità, ma che si trova suo malgrado a gestire e ad
amare una creatura più giovane: da “Alice nelle città” di Wim Wenders, a “Le chiavi di casa” di Gianni
Amelio tratto da “Nati due volte” di Pontiggia (storia
di un uomo – interpretato da Kim Rossi Stuart – che,
dopo aver rifiutato per anni il figlio disabile, si trova
improvvisamente a doversene occupare).
“About a boy” e “Somewhere”
L’elenco potrebbe continuare fino ad “About a boy”
con Hugh Grant. Un film interessante in questo senso è “Somewhere” di Sofia Coppola (figlia del grande regista italoamericano) in cui è la stessa ragazzina undicenne ad insegnare al padre, preso nel sistema dello star-system hollywoodiano, a vedere in
lei una figlia dotata di personalità e bisogni.
Le differenze tra cinema oltreoceano ed europeo
Certo possiamo trovare delle marcate differenze tra
cinema d’oltreoceano e quello europeo, poiché nel
primo si esprime quasi sempre un desiderio di dialogo, di unità, ed è più facile che alla fine ci sia il riscatto da parte della figura genitoriale; perciò perfino in commedie come “Mrs Doubtfire” in fin dei
conti col proprio padre ci si riconcilia abbastanza
facilmente e in ogni caso, quasi sempre, nel momento del bisogno lui sa tirare fuori il meglio di sé.
Più sofferto rimane, invece, il quadro nella cinematografia europea, in cui facilmente la disunità affettiva diventa fonte di gravi sofferenze e di tragedia.
Nel cinema americano, vi è anche una tipologia
interessante su questo soggetto ed è il padre che
si riscatta come figura eroica, immagine del modello stesso della società americana e del suo sogno di conquista: in questo senso citiamo “The road” di John Hillcoat, un film cupissimo, in cui però
emerge la figura genitoriale maschile capace di
eroismo.
Tra i film italiani, potremmo allora bilanciare una figura positiva di padre in “Il papà di Giovanna” con
un bravissimo Silvio Orlando che, nonostante le
proprie debolezze ed errori, sceglie di rimanere accanto alla figlia quando lei si troverà completamente alla deriva.
L’elenco può diventare molto lungo e con una casistica che, con alcune variazioni, può a pieno titolo
essere letta come una metafora degli umori e dei
cambiamenti che si vivono nel mondo contemporaneo.
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ORIENTAMENTO
Migliorare la qualità dei servizi
di orientamento per i giovani
drop out
I risultati del Progetto Leonardo Evoke
A cura della Redazione con il contributo di Conform srl
Lo scorso 12 settembre si è tenuto a Genova l’incontro conclusivo del Progetto EVOKE (Enhanced Vocational Opportunities, Knowledge
and Education – Aumentare le opportunità in materia di formazione, conoscenza e istruzione) – a cura di Conform.
L’obiettivo generale che si è posto il progetto è stato
il miglioramento della qualità dell’orientamento
professionale dei giovani che hanno interrotto gli
studi o a rischio di abbandono scolastico.
‘Forum’ ha seguito l’evolversi del progetto, partito a
settembre 2011, e ha partecipato ai lavori della
mattinata dell’incontro conclusivo che ha avuto per
tema ‘Risultati e prospettive’.
All’appuntamento, presso il Convento di Santa Maria di Castello, erano presenti i partner norvegesi, lituani, olandesi e spagnoli.
Il confronto è avvenuto, sullo sviluppo, il trasferimento e adattamento di un Modello di Garanzia
della Qualità (QAM, Quality Assurance Model) che
combina uno strumento ICT per la valutazione dell’orientamento professionale e un metodo per misurare il ritorno sociale dell’investimento, per le
azioni di orientamento professionale.
Il Progetto, in breve
EVOKE è un progetto finanziato dal programma
Leonardo da Vinci, azione Trasferimento di innovazione, con l’obiettivo di ridurre la dispersione
scolastica e favorire le transizioni verso il lavoro.
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Gli strumenti e la sperimentazione
Il Progetto è stato realizzato trasferendo due strumenti già esistenti, all’interno degli ambiti IFP, in
cinque Stati Membri dell’Unione Europea: si tratta
dello strumento di qualità per la consulenza orientativa, (CQT, Counselling Quality Tool), utile per valutare il servizio di orientamento professionale, e il
metodo del Ritorno Sociale dell’Investimento (SROI,
Social Return on Investment) per misurare il valore
extra-finanziario – cioè quello sociale – che non trova riscontro nel bilancio finanziario tradizionale, relativamente alle risorse investite.
Il risultato della combinazione di questi due strumenti è il Modello di Assicurazione della Qualità
(QAM), che è il prodotto del Progetto EVOKE.
La sperimentazione in Italia
La sperimentazione del modello si è tenuta dal dicembre 2012 ad aprile 2013, in ogni paese partner
ed è stata guidata da Conform s.r.l.
In Italia, la formazione sull’uso dello strumento informatico CQT – la piattaforma on line contenente i
due questionari, CFF per l’utente che valuta l’orientamento ricevuto e SAT per la valutazione della sessione da parte del consulente – è stata erogata a
consulenti del Centro per l’Impiego della Provincia
di Genova - Consorzio Motiva (di cui Conform è
partner) e a consulenti di orientamento in procinto
di erogare incontri orientativi in alcune scuole del
medesimo territorio.
Dieci consulenti hanno partecipato alla formazione,
che si è concentrata sull’uso e le finalità del CQT.
L’incontro formativo, sia teorico sia pratico, è stato
valutato in modo positivo dai partecipanti, che hanno
riferito di sentirsi pronti per iniziare la fase di test con
casi reali di utenti da incontrare nelle ordinarie
sessioni programmate per l’erogazione del servizio.
Essi hanno riferito la facilità d’uso del sistema e la
percezione di un suo utilizzo potenziale anche al di
là del contesto del progetto Evoke, al fine di testare
diversi aspetti dell’orientamento professionale, prime
fra tutti le potenziali debolezze emerse dal feedback
incrociato consulente/utente e, quindi, la possibilità
di migliorare le proprie capacità professionali.
I consulenti sono stati invitati ad individuare gruppi
target come delineati nel progetto per testare il sistema CQT, vale a dire giovani drop out o a rischio
di abbandono scolastico, in fascia di età 16 - 25.
Tutti i consulenti sono stati scelti per la loro assegnazione esclusiva o predominante nell’orientare i
giovani in quella fascia di età e con quelle particolari caratteristiche. Sono stati 28 i giovani sottoposti
al test. L’equilibrio di genere degli utenti è stato del
50% e tutti avevano meno di 20 anni.
I consulenti hanno riferito che i giovani invitati a
compilare il loro CFF non hanno incontrato difficoltà
particolari ad accedere autonomamente e utilizzare il sistema on line.
Per quanto riguarda i risultati dei test incrociati, in
media la soddisfazione complessiva degli utenti
sulla consulenza ricevuta è superiore a quella percepita e valutata nel questionario SAT dai consulenti rispetto alla propria prestazione.
I risultati a livello transnazionale
A livello transnazionale si possono trarre le seguenti conclusioni generali.
Il numero totale delle persone testate nei servizi di
orientamento dei 5 paesi partner è 146. La fascia
di età è 16-36.
In tutti i paesi, da un punto di vista tecnico i consulenti considerano lo strumento CQT abbastanza facile da usare.
In tutti i paesi partner, durante e dopo la fase di test
pilota, la maggior parte dei consulenti ha riferito
che CQT sarebbe uno strumento interessante per
una riflessione sul proprio grado di abilità, per ottenere un feedback da parte degli utenti e per diventare più consapevoli della propria performance.
Per quanto riguarda la lingua utilizzata per le frasi
del CFF, un certo numero di utenti ha trovato alcune parole troppo difficili da capire, e su questo
aspetto il gruppo di progetto sta già lavorando per
apportare miglioramenti e semplificazioni nella terminologia.
Il 100% dei drop out nei vari paesi sostiene di voler
trovare un posto di lavoro piuttosto che restare/tornare a scuola o in un percorso di istruzione e formazione professionale. In sostanza, essi ritengono
che il servizio di orientamento possa e debba dare
informazioni utili su come trovare un lavoro adeguato.
La situazione rivela che tutti i paesi partner raggiungono le più alte percentuali nelle voci – mancanza
di autostima, mancanza di auto-efficacia e mancanza di motivazione
Il Modello di Assicurazione della Qualità
Come è stato anticipato in precedenza, il Modello
di Assicurazione della Qualità (QAM) è stato sviluppato per fornire un quadro d’intervento per la valutazione sistematica del servizio di orientamento
professionale.
Gli obiettivi del QAM sono:
> aiutare le organizzazioni a creare una rete di stakeholders che lavorino insieme per la prevenzione della dispersione scolastica,
> aiutare i giovani a continuare gli studi fino al loro
completamento,
> permettere a chi eroga servizi di orientamento al
lavoro, consulenti, assistenti sociali o insegnanti,
di migliorare le loro capacità e competenze.
Il QAM comporta l’obiettivo e la volontà di operare un
miglioramento continuo attraverso l’impegno dei for-
77
nitori di servizi di orientamento professionale e dei
giovani, per assicurare che i primi soddisfino le esigenze di questi ultimi, definendo parametri adeguati
e raggiungendo così l’obiettivo finale di prevenire
l’abbandono scolastico da parte dei più giovani.
Tale risultato quindi può dire se il servizio di orientamento reso soddisfi o meno le esigenze dei clienti e,
quindi, se sia possibile o meno affrontare i potenziali
ostacoli, al fine di raggiungere l’obiettivo finale.
Dall’altro lato, lo SROI (http://www.thesroinetwork.
org/.) è una metodologia che può essere utilizzata
per identificare, capire e valutare le ricadute sociali
di una determinata attività, progetto o organizzazione.Tali implicazioni sociali possono essere misurate
e può essere assegnato loro un valore, che va oltre
la sua mera rilevanza finanziaria. Il metodo SROI pertanto è destinato anche a cambiare il modo in cui si
valuta il valore delle persone e delle istituzioni, a migliorare così i processi decisionali e, in definitiva, ad
aumentare l’uguaglianza sociale.
Le otto fasi del processo
Queste le otto fasi principali per l’attuazione del
QAM:
1° Quadro politico e istituzionale: si propone di individuare l’organizzazione nel contesto del sistema della formazione e, più precisamente,
dell’orientamento professionale,
2° Identificare gli stakeholder
3° Coinvolgere gli stakeholder
4° Costruire una rete
5° Stilare un piano d’azione: la fase 5 comporta la
raccolta di tutte le informazioni derivate dai passaggi precedenti e la loro selezione in un elenco
di tutte quelle attività che devono essere svolte
per l’attuazione del QAM. Si tratta di un piano
che illustra ciò che deve essere fatto, da chi deve
essere fatto e quali risorse sono necessarie.
6° Eseguire il piano d’azione: la fase 6 comprende:
elaborare la Mappa dell’impatto SROI, che spiega nel dettaglio in che modo le attività sviluppate utilizzino determinate risorse per fornire gli
output che hanno un certo risultato rilevante
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per gli stakeholder, far eseguire i test con il CQT
dai consulenti/orientatori e dai loro giovani
utenti drop out,
7° Analizzare il QAM: nella fase 7 vengono disaggregati ed esaminati i risultati dei test CQT e
analizzato SROI. Il risultato sarà una somma di
informazioni quantitative e qualitative sulle attività prese in esame, che costituiscono il punto
di partenza per un miglioramento sistematico
dell’orientamento professionale.
8° Restituzione e revisione: insiste sull’importanza
di informare dei risultati del QAM gli stakeholder
e il pubblico potenzialmente interessato, offrendo una lettura critica di questi risultati.
Il Convegno
Il convegno ha visto la partecipazione di Frode Holdhus, Coordinatore del Progetto per la Norvegia che
ha presentato il progetto EVOKE, i suoi obiettivi i risultati e le fasi cruciali del suo ciclo di vita
Anne Kloster Holst del Centro Norvegese per la Cooperazione Internazionale nell’Istruzione, Agenzia
Nazionale Leonardo da Vinci ha tenuto la relazione
finale con particolare riguardo alla sostenibilità dei
risultati del progetto.
Marco Ratti, di Banca Prossima del Gruppo Intesa
San Paolo ha esposto la metodologia SROI come
pratica per misurare i risultati di investimenti nei
servizi pubblici e la situazione in Italia
Henk ten Brinke dei Paesi Bassi ha presentato
esempi di buone prassi.
Marco Razzi, Sociologo ha incentrato il suo intervento sull’abbandono scolastico e l’importanza di
una rete trasversale di stakeholders per gestire e
contrastare il problema
Alessandra Rossini e Angelica Giordano hanno
esposto i risultati della sperimentazione in Italia.
Per ulteriori informazioni
Angelica Giordano:
angelica.giordano@gruppoconform
http://www.projectevoke.org.
APPROFONDIMENTO
“I have a dream”, la nuova edizione
del Salone ABCD Orientamenti
‘Forum’ dedica l’approfondimento di questo numero al Salone ABCD Orientamenti 2013 e al tema del sogno
che rappresenta il filo conduttore di questa edizione.
La Liguria crede in un domani migliore e nei suoi giovani, nonostante la crisi. Nasce da queste considerazioni
la campagna di promozione dell’edizione 2013 con il messaggio “Io ho un sogno… nella vita, nello studio
e nel lavoro”, mutuata dalla celebre frase “I have a dream” pronunciata da Martin Luther King, uomo simbolo
dell’impegno civile, davanti al Lincoln Memorial di Washington al termine di una marcia di protesta per i diritti
civili, che festeggia quest’anno i suoi 50 anni.
Si vuole promuovere un messaggio positivo per le giovani generazioni, che possa essere preso a modello
dai 45.000 studenti che, ogni anno, visitano il Salone.
Nella rivista, il lettore troverà la presentazione dell’iniziativa, una descrizione delle manifestazioni più importanti
e innovative di questa edizione, in particolare il progetto ‘SailOr’ dedicato all’orientamento alle professioni del
mare, la mostra fotografica sugli antichi mestieri liguri e il concorso dedicato ai giovani ‘Il lavoro che vorrei’.
Di particolare rilevanza, l’intervista di apertura all’economista Tito Boeri, cui fanno seguito le tante voci di personalità, a livello nazionale e regionale, della politica e della cultura che hanno deciso di raccontarsi e di
esporre il proprio sogno. Tra queste: il Ministro dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo, la sorella del giudice Falcone, Maria, il deputato Matteo Colaninno, lo scrittore Antonio Nicaso e altri.
Il programma delle giornate è scaricabile da: http://www.abcd-online.it/
Tito Boeri, a Forum:
“Ecco le prospettive
per inserire i giovani
nel mondo del lavoro”
A cura di Paola Castellazzo
Il pacchetto da 1,5 miliardi, varato dal Consiglio
dei ministri, contiene sia i dieci articoli che prevedono incentivi per chi assume giovani fra i 18
e i 29 anni, sia i provvedimenti per la formazione
dei disoccupati over 50. Il nuovo Dl la convince?
Le nuove misure di incentivazione rischiano di causare nuovi sprechi. Abbiamo tante esperienze precedenti con incentivi all’assunzione, come i bonus
del 2001 e quelli dello scorso ottobre. E l’esperienza passata è eloquente, circa l’inefficacia di sostegni temporanei alle assunzioni. Le analisi effettuate,
dimostrano che i posti aggiuntivi sono pochissimi e
che gli sgravi vanno per lo più a imprese che avrebbero comunque fatto le assunzioni. Anche in fase di
recessione, infatti, le aziende continuano ad inserire nuovo personale, ma quando sanno che potranno ottenere incentivi, naturalmente, aspettano. In
questo modo, i pochi fondi vengono spesi velocemente dalle imprese che avrebbero assunto comunque.
Del resto, è difficile che un datore di lavoro decida
di creare posti a tempo indeterminato davvero aggiuntivi, in virtù di un contributo pubblico che poi,
alla prova dei fatti, potrebbe non essere erogato.
Cosa si doveva fare secondo lei?
Sapevamo che le risorse erano limitate ma si pote-
80
va agire sulle norme che sarebbero state a costo
zero per lo Stato. Penso alla necessità di porre rimedio alla deficienza centrale della legge 92/2011,
una carenza importante: quella di non avere previsto un percorso alternativo di ingresso per i lavoratori. Mi spiego meglio.
Uno degli effetti della riforma Fornero è che sta contribuendo a ridimensionare alcune tipologie di rapporti di lavoro che, prima della sua entrata in vigore,
continuavano a crescere, nonostante la crisi. Tra
queste, il lavoro a chiamata e le associazioni in partecipazione. C’è stata una netta inversione del
trend in questi contratti dal luglio 2012. Un cambiamento di rotta che può essere, realisticamente, attribuito alla riforma. L’utilizzo che si è fatto, in non
pochi casi, cela un comportamento illecito da datori che vogliono, non solo risparmiare sul costo del
lavoro, ma anche trasferire sul dipendente i rischi di
impresa. Quindi è un bene se questi contratti sono
stati ridimensionati dalla legge. Ma il problema è
che, a questa distruzione di posti precari, non ha
corrisposto la creazione di posti a maggiore stabilità. Occorre perciò creare un percorso di stabilizzazione che offra al datore di lavoro un’alternativa ai
contratti precari in essere. Per i giovani, si è puntato
sull’apprendistato, prevedendo anche forti incentivi
fiscali. Ma credo non possa funzionare né essere la
via maestra per l’ingresso nel mercato del lavoro,
per tutti i lavoratori. Come si può proporre a chi, a
50 anni si trova senza lavoro, un contratto di apprendistato?
Quale sarebbe stata la forma di inserimento contrattuale più efficace?
Per ogni lavoratore, al di là dell’età, occorreva creare un nuovo percorso con un contratto, a tempo indeterminato, a tutele progressive. Quindi, per i neo
assunti, in sostituzione del gran numero di contratti
atipici esistenti, con tutele che crescono, all’aumentare della durata dell’impiego. Che prevede poi, per
il primo periodo, la possibilità di interrompere il contratto, per motivi organizzativi ed economici dell’azienda, prevedendo il pagamento di un’indennità, al posto del reintegro. Sarebbe anche un modo
per incentivare il datore di lavoro, oggi timoroso e
tendente ad assumere solo a termine, ad utilizzare
contratti a tempo indeterminato.
Un modo per utilizzare, al meglio, le poche risorse
disponibili, poi, avrebbe potuto essere, per esempio,
quello di aumentare i salari netti di chi lavora con
buste paga ‘leggere’.
I dati diffusi dal Consiglio Universitario Nazionale
dicono che, negli ultimi 10 anni, l’Università italiana ha perso 50mila iscritti. Dati ancora più allarmanti se pensiamo che è proprio in un momento di crisi che si dovrebbero aumentare gli
investimenti nell’istruzione. Lei cosa ne pensa?
Molti giovani hanno paura a iniziare un percorso di
studi che potrebbe durare fino a dieci anni e provano a entrare immediatamente nel mercato del lavoro, pur con basse qualifiche, contratti precari e
bassi salari. Al tempo stesso, le imprese hanno ridotto gli investimenti in formazione dei giovani che
entrano in azienda. Credo che una delle ragioni del
calo di iscritti sia da ricercarsi anche nel fallimento
delle lauree triennali, che avrebbero potuto essere
un’ottima opportunità di inserimento nel mercato
del lavoro.
Le ‘lauree brevi’, però, sono sembrate a molti solo
come una tappa intermedia di un percorso più
lungo. Lei, in una sua recente intervista, ha parlato della possibilità di riformarle, seguendo il modello delle scuole di specializzazione tedesche
che prevedono un forte legame, già durante gli
anni di studio, con le aziende. Perché questo modello potrebbe frenare lo svuotamento delle nostre università?
Le lauree triennali andrebbero rivitalizzate e rese
più professionalizzanti. L’esperienza a cui guardare
è quella di paesi come Austria e Germania, dove
l’approccio formativo, che combina esperienze di
apprendistato in azienda e lezioni in aula, garantisce un rapido inserimento nel mondo del lavoro e
si riflette sul tasso di disoccupazione giovanile.
Proprio in questi giorni, abbiamo verificato che esistono diverse sedi universitarie dove non si fa ricerca.
Occorre invece puntare sulla didattica e introdurre
corsi di laurea triennale caratterizzati dalla presenza
dello studente, in alternanza, nelle aule universitarie
e in azienda. Metà dei crediti verrebbe acquisito in
aula e metà in azienda. Il giovane sarebbe impiegato
in azienda e seguito da un tutor, con controlli reciproci fra università e impresa sulla qualità della formazione conferita al lavoratore che ridurrebbero fortemente il rischio di abuso. Benché retribuito, non
avrebbe alcun diritto automatico a entrare in azienda. Non dimentichiamoci che questo sistema ci permetterebbe di risolvere un altro grave problema che
è quello del mismatch ovvero la mancata corrispondenza fra le qualifiche acquisite nel corso di studio
e quelle richieste dalle imprese, in Italia nettamente
più alto che negli altri paesi europei.
Ci sono più di due milioni di giovani che non studiano e non lavorano, una massa che costa ogni
anno 25 miliardi di euro di perdita di capitale
umano. Cosa si può fare per aiutare i neet a credere in questo Paese e costruire il loro percorso
di vita e di lavoro?
Credo che le lauree triennali possano rappresentare
una soluzione anche per i giovani neet. Chi non si
81
sente di affrontare un percorso universitario lungo e,
spesso, dagli esiti incerti potrebbe trovare una prospettiva concreta nei tre anni, visto che avrebbe anche la possibilità di guadagnare mentre studia.
Cosa sogna per le giovani generazioni?
Essendo un economista non posso che sognare
con i piedi ben piantati a terra. Abbiamo così tanti
giovani meritevoli e facciamo di tutto per spingerli
ad andare via. Se cambiassimo registro, se facessimo di tutto per permettere loro di rimanere a lavorare in Italia, se non sprecassimo più, in modo così
indegno, questo potenziale immenso, allora questo
Paese sarebbe davvero molto più bello.
Tito Boeri, Ph.D. in Economia presso la New York University, è stato per dieci anni senior economist all’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE). È stato anche consulente del
Fondo Monetario Internazionale, della Banca Mondiale, della Commissione Europea, dell’Ufficio Internazionale del Lavoro oltre che del Governo italiano. È attualmente professore ordinario (con profilo ricerca) presso l’Università Bocconi di Milano, dove ricopre la carica di Prorettore alla Ricerca. È Direttore
Scientifico della Fondazione Rodolfo Debenedetti (www.frdb.org). È inoltre research fellow dell’Innocenzo Gasparini Institute for Economic Research (IGIER Bocconi), del CEPR (Centre for Economic Policy Research), del Davidson Institute dell’Università del Michigan, dell’IZA (Institut zur Zukunft der Arbeit) di
Bonn e del Netspar (Network for the Study of Pension and Retirement) di Tillburg. Collabora a Repubblica
(e all’estero con il Financial Times e Le Monde). È tra i fondatori del sito di informazione economica:
www.lavoce.info e del sito federato in lingua inglese www.voxeu.org. È direttore scientifico del Festival
dell’Economia di Trento.
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ABCD Orientamenti,
un luogo dove costruire
un sogno possibile
“I have a dream” …
nella vita, nello studio, nel lavoro
il motivo conduttore del Salone
A cura di Paola Castellazzo
“La Regione Liguria per la XVIII edizione del Salone
ABCD Orientamenti ha voluto concentrare l’attenzione su messaggi importanti che possano essere presi
a modello dalle nuove generazioni– spiega Sergio
Rossetti, Assessore regionale alla formazione. Per
questo motivo, si è scelto di celebrare i 50 anni della
celebre “I have a dream” di Martin Luther King. Un uomo simbolo dell’impegno civile, pronunciata davanti
al Lincoln Memorial di Washington al termine di una
marcia di protesta per i diritti civili. Lo celebriamo con
il nostro “Io ho un sogno... nella vita, nello studio e
nel lavoro”, motivo conduttore del Salone ma anche
messaggio di speranza nel futuro per quei 45mila
giovani che, ogni anno, vengono a Orientamenti”.
Tanti i sogni raccontati da testimonial d’eccellenza
Tante le voci che hanno deciso di credere in questo
messaggio e si sono fatte portavoce presso le giovani generazioni: il Ministro dell’Agricoltura, Nunzia De
Girolamo, la sorella del giudice Falcone, Maria Falcone, l’economista Tito Boeri, il Presidente della Regione Claudio Burlando, lo scrittore Bruno Morchio e
tanti altri.
Furio Truzzi, responsabile U.O. Orientamento dell’Agenzia Liguria Lavoro, spiega: “Sono testimonial
d’eccellenza che, raccontando i loro sogni, possono
rappresentare un esempio importante per i ragazzi,
specialmente in un momento difficile come questo.
Noi vorremmo che tutti i giovani che visiteranno la
manifestazione ci consegnassero il loro sogno, cosicché il Salone diventi il luogo dove costruire la strada che rende i sogni una realtà possibile. Chi vuole
capire e costruire il proprio percorso formativo e lavorativo, potrà trovare le risposte”. Così chi entrerà
potrà raccontare, scrivere, “lasciare” il proprio sogno
ai ragazzi addetti all’orientamento che proporranno
a ciascuno un percorso individualizzato.
Le novità di quest’anno
Sono davvero tante e tutte rivolte a soddisfare gli
obiettivi primari del Salone, che restano – come
sottolinea Truzzi - “la riduzione dell’abbandono e
della dispersione scolastica e universitaria, il sostegno, il rafforzamento e la diffusione delle competenze chiave per l’apprendimento permanente richieste dall’UE, la promozione della conoscenza e
dell’accesso al lavoro, attraverso la creazione di occasioni di incontro tra domanda e offerta, sostenendo esperienze di stage e tirocini, grazie alle opportunità del Progetto Giovani. Grande attenzione sarà
riservata al trasferimento delle competenze e la valorizzazione degli antichi mestieri, al sostegno alla
83
creatività e al talento giovanile e la promozione dell’impegno civile, della cittadinanza attiva e degli stili di vita consapevoli”. Da non dimenticare poi un
altro importante anniversario che si festeggerà durante il Salone:“Nella 60esima ricorrenza dell’avvio
dell’esperienza di don Milani con la scuola di Barbiana si è deciso di aggiornare il tema della “Scuola del futuro” allargando i temi sperimentali dell’agenda digitale e della scuola 2.0 – conclude
Truzzi – agli aspetti educativi e pedagogici che investono l’utilizzo delle nuove tecnologie”.
Un punto di riferimento per scegliere un percorso
formativo o lavorativo
Il Salone ABCD Orientamenti si conferma il più importante punto di riferimento dell’offerta formativa
ligure. È in grado di favorire scelte consapevoli da
parte degli studenti sugli studi superiori e universitari, sui percorsi professionalizzanti, sulle ‘competenze chiave’, sulla conoscenza del mercato del lavoro e delle sue esigenze, sull’innovazione e la ricerca e alle opportunità e diritti. La sua mission però va oltre quella di essere una manifestazione che
accoglie e raccoglie in una grande vetrina l’offerta
presente.
‘Io ho un sogno… il lavoro che vorrei’, un concorso
fotografico per raccontare il lavoro
‘Orientamenti’ offre agli studenti l’occasione di essere protagonisti attraverso il dialogo con i diversi attori
dell’istruzione, formazione, università e lavoro, attraverso la partecipazione attiva, in prima persona, ai laboratori e alle diverse attività negli spazi del Salone.
Infatti. torna, come ogni anno, l’appuntamento con il
“Concorso sulla creatività” dedicato agli studenti delle scuole superiori della Liguria, alle redazioni dei
giornalini scolastici, ai Centri di aggregazione giovanile, ai giovani reporter del progetto ‘Giovani protagonisti della comunicazione’.
Quest’anno sarà la fotografia al centro della gara tra
giovani talenti. (ndr. v. articolo dedicato)
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Conoscere le professioni del mare, a bordo della
‘SailOr’
La novità di questa edizione è certamente ‘SailOr’, la
nave dell’orientamento alle professioni del mare,
quella su cui si imbarcheranno da Genova 600 studenti delle scuole secondarie di II grado di tutta Italia
lunedì 11 novembre, proprio alla vigilia del Salone.
Meta del viaggio, che si concluderà il 14 novembre
con la visita al Salone, sarà Palermo. (ndr. v. articolo
dedicato).
Un ponte verso l’Europa
Se il lavoro e l’orientamento restano, come sempre, al
centro del progetto, quest’anno il Salone si articola,
per la prima volta, in giornate a tema attraversate da
iniziative dedicate al 2013 Anno Europeo dei Cittadini
dove gli studenti potranno partecipare ad una simulazione di democrazia partecipata, all’evento “Plant
for the planet” (http://www.plant-for-the-planet.org)
pensati, opportunamente, per far riflettere sull’impegno civile, il volontariato e la cittadinanza attiva. La prima giornata, il 13 novembre, sarà dedicata all’apprendimento e all’orientamento, la seconda, il 14, alla
scuola e all’impresa e la terza conclusiva, il 15, alla
valorizzazione del talento e del merito. Saranno coinvolti i soggetti della rete “Alleanza Italiana per l’Anno
Europeo dei Cittadini EYCA” e i soggetti istituzionali
che si occupano delle opportunità di studio e lavoro
nel sistema UE quali Eures, Erasmus, Rete Europe Direct; Sportello volontariato Ue.
“Ogni area, ogni attività, sarà organizzata secondo
una triplice prospettiva: ligure, italiana ed europea –
continua Truzzi – dando quindi una visione più ampia
con informazioni mirate e articolate e una panoramica più completa. Se si parlerà di lavoro lo si farà quindi in chiave locale, nazionale ed europea, stesso discorso per i temi dell’istruzione e dell’orientamento.
Uno spazio importante verrà dedicato alle ‘Otto competenze chiave per l’apprendimento permanente’
quelle di cui i cittadini hanno bisogno per la realizzazione e lo sviluppo personali, l’inclusione sociale
e l’occupazione. Sono, ad esempio, la comunicazione nella madrelingua e nelle lingue straniere, la
competenza matematica e le competenze di base in
scienza e tecnologia fino alla, sempre più indispensabile, competenza digitale.
Gli appuntamenti per operatori, la Convention nazionale dell’alternanza scuola-lavoro e il ‘Forum
internazionale dell’Orientamento’
È prevista una “Convention nazionale dell’alternanza scuola-lavoro” che sarà caratterizzata dalla
presentazione della bozza delle linee guida sul tema, nonché la premiazione della migliore scuola,
della migliore azienda ospitante e della migliore
rete territoriale,. Il secondo giorno vedrà protagonista il binomio Scuola/impresa e aprirà i lavori la
“V edizione del Forum Internazionale dell’Orientamento”, a pochi mesi dalla nascita del board nazionale (http://www.abcd-online.it/costituito-il-board-nazionale), che unisce Ministeri, Regioni, Associazioni delle Imprese e Sindacati dei Lavoratori.
Sarà un momento importante di confronto tra gli
attori dei sistemi nazionali ed internazionali, sulle
prospettive, le azioni, le strategie per l’occupazione giovanile. In tale occasione si realizzerà un collegamento video con Orientagiovani, evento nazionale di Confindustria, che si svolge quest’anno a
Catania.
Per chi cerca lavoro, anche quest’anno l’opportunità del ‘Career Day’
Nella seconda giornata, si potrà poi partecipare al
‘Career Day,’ luogo di incontro tra diplomati, laureati
e aziende liguri e italiane, dove svolgere colloqui e
conoscere le modalità per intraprendere percorsi di
autoimprenditoria o di cooperazione.“L’idea è quella
di fornire, durante il salone, un servizio di pre-selezione per queste aziende grazie anche alla partecipazione di operatori dei Centri per l’Impiego, degli Informagiovani, degli sportelli sindacali e del privato
sociale che effettueranno la preselezione dei curricula diffondendoli, in base alle richieste precedentemente avanzate, alle imprese interessate”. In particolare, l’iniziativa coinvolgerà tutte le realtà presenti nel
“Isola del Lavoro”, un’area dedicata agli ITS, all’Autoimprenditoria e ai poli del Mare, Green Economy,
ICT artigianato e turismo. Grande spazio alla “promozione degli antichi mestieri- continua Truzzi- sulla
scia del lavoro avviato nel 2012 in collaborazione
con Enti e Associazioni di categoria presenti sul territorio, con la partecipazione di testimonial “anziani”
nell’area colloqui, pronti a dare la loro testimonianza
e a confrontarsi con i giovani all’interno dell’iniziativa
“i talenti incontrano i saggi.”
Le Olimpiadi dei Mestieri
Venerdì, sarà la giornata dedicata al Talento e al
Merito con una edizione straordinaria delle ‘Olimpiadi dei Mestieri’, realizzata per la prima volta in
Liguria in collaborazione con Camera di Commercio di Genova, gli enti di formazione Cnos e Enaip
nazionale e le associazioni artigiane. Alla sera, si
svolgerà la ‘Notte dei talenti’ per festeggiare il merito giovanile.
Tutti i giorni saranno presenti…
Si conferma la presenza delle scuole di 2° grado, statali e paritarie, che al Salone trovano una vetrina
utile per ragazzi e famiglie in procinto di scegliere la scuola superiore. Ed è proprio con questo intento,
di aiuto e orientamento alla scelta consapevole, che tornano i laboratori informativi pomeridiani sulla
riforma delle superiori, curati dai funzionari della Provincia, dell’Ufficio Scolastico Regionale, alla presenza di uno psicologo orientatore.
Ci saranno gli stand delle Facoltà dell’Ateneo genovese, dei Poli universitari di Imperia, Savona e La
Spezia, dell’Accademia Ligustica di Belle Arti, dell’Istituto Gemmologico Ligure, delle Facoltà di Agraria
e Veterinaria dell’Università di Parma, e della Facoltà di Musicologia dell’Università di Pavia.
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“Verso un sistema integrato
dell’orientamento”
L’assessore Rossetti delinea le prossime tappe
A cura di Paola Castellazzo
“Nel Paese ci sono oltre 18.000 enti che si occupano
di orientamento – spiega l’Assessore all’Istruzione
e formazione Pippo Rossetti durante la prima riunione
operativa del “Comitato di indirizzo regionale del sistema orientamento” – chi viene da fuori potrebbe
pensare che questo sia il Paese più orientato al
mondo. In realtà il dato di per sé spiega già il nostro
“disorientamento”. L’esperienza ci porta a credere
che esistano molte buone pratiche, numerose
sinergie tra scuola e impresa, ma che non ci sia un
efficiente e integrato sistema che metta in relazione
i soggetti che, a diverso titolo, si occupano di orientamento, creando una rete vera, utile a tutti”.
Importanti azioni sono già state avviate negli anni dai
diversi soggetti.“Siamo partiti dalla Carta di Genova e
da anni, organizziamo il Forum Internazionale dell’Orientamento’ – continua Rossetti –. Nell’edizione
2013 ‘Orientare al futuro: i giovani e i percorsi di occupabilità’ abbiamo deciso di dare grande prevalenza
al tema della ‘Youth guarantee’, il pacchetto di iniziative
promosso dall’Unione Europea che ha l’obiettivo di
affrontare la disoccupazione giovanile. Ma non solo,
oggi stiamo contemporaneamente lavorando con i
Ministeri perché si costruisca un sistema integrato tra
reti locali ed esperienze nazionali e si sostenga chi
opera nel settore.Abbiamo costituito un board nazionale,
che unisce Ministeri, Regioni, Associazioni datoriali e
sindacati, per far portare avanti le proposte”.
La Regione, entro la fine dell’anno, investirà oltre
900 mila euro, a dimostrazione dell’impegno e
della volontà di operare concretamente.
Mentre, a livello nazionale, opera il tavolo tecnico per
elaborare le linee guida e gli standard minimi dell’orientamento, che saranno adottati dal governo nei
prossimi mesi, il progetto regionale evidenzia tra i
suoi obiettivi: la costituzione di un comitato di indirizzo
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delle politiche regionali di orientamento, il censimento
delle azioni, dei progetti regionali e delle buone
prassi, il supporto alle reti territoriali, il coordinamento
della comunicazione, l’individuazione delle risorse
umane e strumentali del sistema di Orientamento.
Durante la prima assemblea regionale degli operatori
verrà presentato il lavoro propedeutico alla realizzazione del ‘Censimento delle esperienze di orientamento in Liguria’.
FORUM INTERNAZIONALE
SULL’ORIENTAMENTO 2013
Il programma completo e aggiornato su
http://www.forumorientamento.it/
13 Novembre 2013
Introduce Marina Rozera, ISFOL
15.00/17.30 Workshop tematico:
Orientamento e nuove tecnologie
14 Novembre 2013
Introduce e modera Maurizio Mannoni,
Giornalista Rai
10.30/13.00 Youth guarantee
I giovani incontrano i responsabili delle politiche
per l’occupazione in collegamento con l'OrientaGiovani di Confindustria a Catania
14.30/17.30 Workshop tematici –sessioni parallele
Linee guida per le politiche di orientamento
Introduce Speranzina Ferraro, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Servizi e operatori dell'orientamento
Introduce Salvatore Pirrone, Ministero del Lavoro e
delle Politiche Sociali
Modera Anna Grimaldi, ISFOL
A bordo di ‘SailOr’
per approdare alle professioni del mare
Si chiama SailOr la nave su cui si imbarcheranno
lunedì 11 novembre da Genova 660 studenti delle
scuole secondarie di II grado di tutta Italia per
prendere il largo diretti a Palermo. Tre giorni di navigazione alla scoperta delle professioni del mare
a bordo della nave “Superba” della compagnia
Grandi Navi Veloci dove a momenti di formazione
piu’ tradizionale si alterneranno occasioni piu’ informali a cura di studenti che faranno da tutor ad
altri colleghi.
L’iniziativa, nata nell’ambito del Salone ABCD Orientamenti intende promuovere tra i giovani la cultura
e la conoscenza del mondo del lavoro sul mare e
nel porto. Vedrà la presenza a bordo di 10 point tematici dedicati a ITS Accademia Marina Mercantile,
formazione post-secondaria Hotellerie, professioni
del mare sicurezza e ambiente, formazione universitaria, i mestieri del porto, osservatorio nazionale
per la pesca,‘get on board’, visita guidata alla plancia di comando e filmati vari.
Tra i partner che hanno aderito, coordinati dall’Agenzia Liguria Lavoro per conto di Regione Liguria, l’ITS Accademia della Marina Mercantile di Genova, gli Istituti Nautici San Giorgio e Colombo di
Genova e Camogli i cui studenti faranno da tutor ai
compagni piu’ giovani, il Ministero dell’istruzione e
della ricerca scientifica, l’Ufficio scolastico regionale per la Liguria. Accanto a compagnie private come
Grandi Navi Veloci e Costa Crociere che presenteranno ai ragazzi le peculiarità delle varie professioni del mare. Inoltre, la Guardia Costiera-Capitaneria
di Porto e l’Università degli Studi di Genova per presentare le professionalità del mare e i corsi liguri
correlati. Ma lavorare in mare non significa solo na-
vigare, pertanto il Genoa Port Center, in collaborazione con Assoagenti e l’associazione spedizionieri
Spediporto cureranno la visita degli studenti nel
porto di Genova, al loro rientro, il 14 novembre, per
presentare i mestieri del porto.
L’operatore turistico che curerà l’ospitalità e la partecipazione al viaggio degli studenti è Incoming Liguria, mentre l’animazione sarà effettuata dal Suq
Genova che presenterà il tema del lavoro sul mare
da una prospettiva artistica e culturale.
L’apporto dei partner di rete nel progetto e la
struttura del progetto
Ogni porto ed ogni nave si presentano come sistema complesso composto da vari settori (per il porto: traffici mercantili, stazione marittima, nautica da
diporto, distripark; per la nave: specializzazioni di
coperta e di macchina, shipping, ristorazione, turismo etc.), che meritano tutti di essere esplorati ed
approfonditi in un approccio globale.
I mestieri del mare abbracciano, dunque, una comunità professionale estremamente variegata, che
comprende l’insieme dei comparti dei trasporti marittimi, delle attività di logistica portuale e ausiliarie
ai trasporti, della cantieristica navale, della cantieristica delle imbarcazioni da diporto, della pesca,
della tutela del mare, della Guardia Costiera e delle
Autorità portuali.
Ciascun partner compartecipa, quindi, alla realizzazione del progetto, apportando il proprio specifico
contributo in termini di know-how e di risorse umane messe a disposizione.
Il progetto si articola su più piani, ognuno dei quali
vede il coinvolgimento dei diversi partner:
87
> informativo: organizzazione di punti di ascolto/
consulenza per l’illustrazione delle opportunità
lavorative offerte dal cluster marittimo;
> formativo/orientativo:
•percorso narrativo, condotto da esperti
attori/animatori, alla scoperta delle diverse professioni che si ritrovano sul mare, su una nave
e nel porto;
• accostamento ed approccio a luoghi e persone della nave per una conoscenza più diretta
dei lavori a bordo.
> culturale:
• visita alla città di Genova e ai suoi musei
• visita al Salone ABCD Orientamenti 2013 di
Genova
• dialogo/confronto tra le città di Genova e Palermo
• contaminazioni nel Mediterraneo (lingue, religioni, valori e costumi): riflessioni all’insegna
dello scambio reciproco e della convivenza
delle diversità.
> counseling:
• interventi di esperti sulle attitudini, le motivazioni e le competenze richieste per affrontare
la vita in mare;
• questionario, compilato a cura degli studenti,
in cui a ciascuno viene offerta una traccia di riflessione per individuare la propria adattabilità
alla vita in mare.
L’attività formativa rivolta ai docenti
Ulteriore elemento innovativo del progetto è la formazione rivolta anche ai docenti accompagnatori
a cura dello Staff organizzatore, che riguarderà le
seguenti tematiche:
> Le professioni del mare
> Opportunità del mercato del lavoro marittimo e
portuale
88
> Competenze di base, trasversali e tecnico-professionali richieste nel settore marittimo-portuale
> Tecniche di comunicazione.
Lo scenario socio-economico
Il 2° Rapporto Unioncamere sull’Economia del
Mare, presentato nell’aprile 2013, sottolinea il ruolo del mare nell’economia Italiana: la Blue economy vale 120 miliardi di euro; sono oltre 210mila
le aziende operative e 800mila gli occupati.
La quota più significativa si deve ai settori più
tradizionali: prima di tutti quelli della cantieristica e dei trasporti di merci e persone, seguiti da
quelli della filiera ittica e dell’industria estrattiva
marina.
Poco meno di un terzo si riferisce alle attività legate al turismo, cui si deve il 37% del valore aggiunto creato dal comparto; a distanza segue il
segmento del cosiddetto “terziario avanzato”
(rappresentato dalla ricerca, dalla regolamentazione e dalla tutela ambientale), che contribuisce a quasi un quinto della ricchezza prodotta
complessivamente dal sistema economico legato al mare.
Dal punto di vista occupazionale, i quasi 800mila lavoratori impiegati nell’economia del mare
rappresentano il 3,2% dell’occupazione complessiva del Paese.
All’interno dello stesso settore economico, gli occupati si distribuiscono tra le diverse specializzazioni in modo del tutto simile al valore aggiunto, con una forte incidenza delle attività ricettive
e della ristorazione; seguono, per dimensione
occupazionale, nell’ordine la cantieristica, la filiera ittica e le attività sportive e ricreative.
Un concorso fotografico
e una mostra per illustrare
il lavoro di ieri e di oggi
“I have a dream: il lavoro che vorrei”
per gli studenti e
“Fotografia e parole: il lavoro si racconta”
A cura di Paola Castellazzo
Al Salone ABCD Orientamenti, torna il consueto appuntamento con il concorso sulla creatività, dedicato agli studenti delle scuole superiori della Liguria,
alle redazioni dei giornalini scolastici, ai Centri di
aggregazione giovanile, ai giovani reporter del progetto ‘Giovani protagonisti della comunicazione’.
Quest’anno, la protagonista indiscussa della gara
tra i giovani talenti sarà la fotografia che sembra,
più di altri mezzi, essere in grado di comunicare in
modo efficace ai giovani. Così, mutuando dal tema
portante dell’intera manifestazione, che si rifà alla
celeberrima frase di Martin Luther King, “I have a
dream”, il titolo del concorso fotografico è diventato
“Io ho un sogno... il mestiere che vorrei”.
Gli obiettivi del concorso sono la promozione e valorizzare dei talenti giovanili liguri, ma sopratutto la
valorizzazione di una comunicazione ‘giovane’ che
si relazioni con il mondo del lavoro, che rilanci una
cultura orientata al lavoro e che, attraverso la valorizzazione delle capacità critiche, progettuali e comunicative dei giovani; sia strumento di riflessione
del rapporto che hanno con il mondo del lavoro. Il
concorso, infatti, può anche essere visto come uno
strumento innovativo di analisi delle tendenze, delle
speranze e dei sogni “professionali” degli studenti
liguri.
I lavori dei ragazzi verranno premiati con una cerimonia pubblica, durante la notte dei talenti, ma il riconoscimento più importante del lavoro fatto dai
giovani reporter sarà l’esposizione delle fotografie
pervenute, in una mostra che durerà le tre intere
giornate della manifestazione e racconterà, attraverso l’immagine, i sogni ‘lavorativi’ degli under 20.
‘Fotografia e parole: il lavoro si racconta’
La mostra “Fotografia e parole: il lavoro si racconta”
illustra la storia degli antichi mestieri nella nostra
regione.
Le immagini e le parole accostate conducono per
mano il visitatore e lo portano a scoprire anche la
storia degli uomini, dei loro ricordi e, come vuole il
titolo della manifestazione 2013, dei loro sogni.
I 50 scatti del fotografo Paolo De Ferrari costruiscono un percorso tematico ed emozionale che unisce
alla carica evocativa dell’immagine le interviste,
realizzate dalla giornalista Paola Castellazzo, studiate per raccontare e preservare nel tempo la storia e la cultura del saper fare.
Un archivio di foto e racconti, di gente vera, anziani
ma non solo, che hanno alle spalle una vita ricca
di esperienza, di aneddoti, per recuperare un mon-
89
do che rischiamo di perdere, e renderlo fruibile ai
giovani e alle scuole.
L’immagine, mezzo privilegiato dai giovani, diventa
il modo per catturare l’attenzione e creare curiosità,
le parole affiancate un approfondimento. Si getta,
così, un ponte virtuale, ma fatto di persone e storie
reali, tra passato e presente. L’anziano contadino è
ripreso mentre lavora il suo terreno e il suo volto diventerà testimonial di quella professione, e alla fine
del percorso emozionale i giovani potranno riflettere su possibili percorsi formativi e professionali da
intraprendere.
Tramandando la conoscenza degli antichi mestieri,
90
della sapienza artigiana, del lavoro di una Liguria
apparentemente lontana e dimenticata si cercherà
di unire alla memoria la realtà contemporanea e,
attraverso le foto e le interviste, si offriranno spunti
di riflessione sul diverso approccio dei lavoratori di
oggi e di ieri.
Ogni opera è il risultato di una elaborazione formale che riguarda sia i soggetti ritratti sia la loro storia,
con un’attenzione ai primi piani, ai dettagli, ai particolari che mostrano le mani, i luoghi, i volti che
sembrano raccontare, muti, il lavoro.
È prevista la pubblicazione di un catalogo della
mostra.
Contributo del Ministro delle
politiche agricole alimentari
e forestali Nunzia De Girolamo
Per i giovani è fondamentale trovare la strada giusta che consenta loro di crescere, di specializzarsi
e trovare un posto nel difficile mondo del lavoro.
Questo è vero ancora di più oggi, alla luce della
profonda crisi economica che il nostro Paese sta attraversando. Uno dei settori che ha saputo affrontare meglio le pesanti ripercussioni, legate a questo
particolare momento e che offre opportunità di lavoro è proprio l’agricoltura. All’interno del comparto
ci sono infatti tante storie ed esempi di ragazzi che
hanno dimostrato che è possibile andare oltre le
difficoltà attuali, creando casi di successo davvero
incoraggianti.
I giovani devono riprendere in mano i loro sogni e
dobbiamo aiutarli a farlo perché questa generazione, alla quale appartengo anche io, sta pagando un
prezzo troppo alto. Siamo alla ricerca di una soluzione economica e politica a questa crisi, ma non
ci rendiamo conto che la risposta è proprio sotto i
nostri piedi. La risposta è la terra.
Anche se l’agricoltura è stata sempre considerata
un settore marginale e poco moderno, non in grado
di produrre cose nuove, oggi deve maturare la consapevolezza che l’agroalimentare rappresenta
un’enorme opportunità di crescita e innovazione.
Sono consapevole che si dovrà lavorare tanto perché il mestiere dell’agricoltore diventi ‘figo’, ma è
importante che tutti ci rendiamo conto che l’agricoltura è un elemento centrale per lo sviluppo di
qualsiasi società, un elemento quindi che può diventare il vero motore della rinascita italiana.
L’Italia di domani deve rinascere dal cibo. Bisogna
imparare a mescolare antiche tradizioni e innovazioni tecnologiche, vecchi mestieri e nuove figure
professionali. Tutto questo può essere fatto con il
contributo dei giovani, delle loro energie, delle loro
competenze, del loro entusiasmo e della loro voglia
di crescere. I giovani devono tornare ad innamorarsi
della terra, ad investire su di essa, divenendo dei
nuovi artigiani dei sapori con il futuro nelle mani.
Questo è il mio sogno: dare nello stesso tempo una
spinta vitale al settore agroalimentare italiano e una
nuova speranza ai giovani. Far crescere questo Paese e proteggere la nostra terra per consegnarla alle
generazioni future nel migliore dei modi possibili. Sì,
questo è il mio sogno e lavorerò sodo, al fianco degli
enti, delle associazioni e soprattutto dei giovani che
amano la terra come me, per realizzarlo.
91
Forum intervista Maria Falcone,
Presidente ‘Fondazione Giovanni
e Francesca Falcone’
A cura di Paola Castellazzo
Che valore aggiunto può avere oggi il sogno?
Il valore aggiunto del sogno è la fiducia, la fiducia
che quel sogno si realizzi, che sia effettivamente
possibile vivere in un mondo senza la mafia e senza la violenza e i soprusi che essa porta con sé. La
fiducia vivifica il sogno e ci dà la forza per l’azione.
A ventun anni dalla strage di Capaci e di Via d’Amelio, mi sento di dire che il sogno di giustizia per cui
ha dato la vita mio fratello viene accolto dai giovani
con trasporto e viene coltivato negli anni attraverso
una attiva partecipazione.
Quale sogno ha per il suo Paese? Cosa sogna
per le giovani generazioni?
Sogno che le idee di Giovanni siano trasformate in
quotidiane azioni di legalità da tutti i cittadini italiani delle nuove generazioni. Vedo che questo non è
soltanto un sogno, ma che ci sono specifiche azioni
che vanno in questa direzione. Basti pensare a
quello che è stato simbolicamente l’azione dei tanti
cittadini che hanno dato vita su tutto il territorio nazionale ad associazioni antiracket, a cooperative
sociali sui beni confiscati e ad associazioni che
operano sui temi della legalità. Sono persone che
hanno avuto il coraggio dell’azione ed hanno insegnato che l’unione crea fiducia e porta all’affermazione della legalità.
Si può educare i giovani a sognare e, visto il
mondo di oggi, ha un senso farlo?
Credo che, per vivere, tutti dobbiamo sognare. Il
mio compito, nelle scuole, è denunciare una realtà
92
terribile che molti non conoscono, vedendo la reazione bellissima negli occhi dei giovani che è
quella di sognare il cambiamento, spiego che
quel cambiamento è possibile, grazie alle loro
azioni quotidiane volte alla legalità. Questo è diventare adulti: sentirsi resposabili in prima persona del mondo attraverso le proprie azioni. Il valore
aggiunto, dunque, è accorgersi che la realizzazione del sogno dipende da noi.
Fondazione Giovanni e Francesca Falcone
Via Serradifalco n. 250
90145 Palermo
Tel. 091 6812993 – Fax. 091 6810794
email: [email protected]
Speranza e fiducia nei sogni
dei politici e dei sindacalisti
A cura di Paola Castellazzo
“Il valore della crescita sostenibile: sindacati e imprenditori di fronte alla crisi”. Ne hanno
parlato il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, il segretario della Cgil Susanna
Camusso, il presidente della Cisl Raffaele Bonanni, il segretario della Uil Luigi Angeletti
e il responsabile Economia del Pd Matteo Colaninno sul palco della Festa Nazionale
Democratica a Genova lunedì 2 settembre 2013.
Si sono trovati sullo stesso palco a poche ore dalla
firma, storica, del documento programmatico unitario
tra sindacati e Confindustria. Matteo Colaninno, uno
degli uomini di punta della politica e dell’imprenditoria
italiana, deputato Pd al Parlamento e vice presidente
della Piaggio. Il primo a parlare, parte proprio da
questo:“È un onore partecipare a una riunione come
questa dove i sindacati e Confindustria sono insieme
e propongono una cabina di regia per affrontare la
crisi. Siamo davanti ad un nuovo inizio dove economia
e lavoro devono essere al centro della ripresa.
Abbiamo perso almeno 20 anni in dibattiti stucchevoli,
ora non si può più aspettare. Questo documento è
nuova aria nelle vele del Paese”. Certamente davanti
ancora tanto lavoro da fare:“Vivremo periodi ancora
più complessi di quelli che ci siamo lasciati alle
spalle. Ma abbiamo l’obiettivo di mettere il Paese
nelle condizioni di cambiare”.
Il suo sogno oggi è “che l’Italia torni ad essere quel
grande Paese industriale che è sempre stato, dove
le politiche a favore dei giovani e i principi di equità
rappresentano le strategie che si intendono portare
avanti in un prossimo futuro. E di uscire dall’incubo
della disoccupazione al 40%”.
Ed è proprio dalla grave crisi che parte Squinzi, presidente di Confindustria, sottolineando come la situazione sia davvero difficile per tutti i lavoratori e
le imprese. “Ci siamo domandati cosa potessimo
fare insieme per un vero cambio di passo. Abbiamo
convenuto che ci sono tre temi da affrontare subito:
il fisco con la riduzione del costo del lavoro e il rilancio della competitività; il tema delle politiche industriali (costo dell’energia particolarmente penalizzante e digitalizzazione soprattutto della PA); le riforme istituzionali per permettere agli investimenti
di essere tradotti in realtà”.
“Con il documento unico vogliamo fare in modo
che la prossima Legge di Stabilità contenga le nostre proposte per la ripresa – così Susanna Camusso, segretario della Cgil – le leggi di stabilità finora
non sono state indirizzate verso la risoluzione della
crisi, semmai verso gli indicatori finanziari. Oggi serve una nuova strategia per il Paese: lavoro, giovani
e ripresa restano parole vuote se non coincidono
con proposte concrete. Non c’è nessuna idea di sviluppo senza una vera politica industriale”.
Bonanni, Segretario generale della Cisl, spiega:“Mantenere l’attuale presepe politico non porta da nessuna
parte, serve aggredire la crisi che ha reso il Paese più
povero, con crescente disoccupazione e sfiducia nei
confronti della democrazia. Dimezzare le tasse per chi
investe, per le famiglie e per i lavoratori è una necessità. Circa le politiche industriali e, in particolar modo,
la vicenda dell’energia, la nostra posizione è chiara:
93
lavoriamo sulle strutture capaci di portare energia a
minor costo, per eliminare il gap concorrenziale con
gli altri paese manifatturieri”. E per i giovani:“chi è in
età di studio deve alternare, magari in estate, periodi
di lavoro per capire cosa farà successivamente, per
abituarsi e misurarsi con le esigenze dell’occupazione”, in una logica che avvicini sempre di più scuola e
impresa. Il sogno però resta quello di una“buona economia che vada in direzione degli altri, dei giovani e
della buona occupazione”.
Il segretario della Uil Angeletti parte da alcune, drammatiche considerazioni:“Abbiamo perso 1.000 posti
di lavoro al giorno, da quando abbiamo aumentato
le tasse. Parlare di tasse quindi significa anche parlare di lavoro. Dobbiamo pensare alle cose necessarie, anche se sappiamo che la loro realizzazione non
è facile. Non possiamo rassegnarci per mancanza
di coraggio o realismo.Ad un Paese in declino e sempre più povero non ci rassegneremo”.
Annamaria Furlan, segreteria confederale Cisl
“Il mio sogno per le giovani generazioni è che riescano a realizzare un mondo con più pace, rispetto,
dignità della persona. Il tema del lavoro, della solidarietà tra generazioni e tra uomini e donne deve diventare veramente condiviso, come peraltro è previsto dalla nostra Carta Costituzionale, solo così si possono realizzare i sogni di ciascuno di noi”.
Pippo Rossetti, Assessore della Regione Liguria all’istruzione e formazione
“Il mio sogno è che tutti, dagli insegnanti agli imprenditori, ai sindacati capiscano che la scuola e la
formazione sono la faccia di una stessa medaglia in cui dall’altra parte c’è il lavoro.
Sogno che tutti trovino dignità nel lavoro e che la scuola e la formazione entrino nell’agenda della politica e nel cuore degli italiani: in questo modo il Paese può tornare a svilupparsi perché ogni volta che
investo su un ragazzo, investo sul benessere e lo sviluppo del Paese.
Contaminiamo scuole e aziende e il Pil ricomincerà a crescere!”
Renzo Guccinelli, Assessore della Regione Liguria allo sviluppo economico, al commercio equo e
solidale e alla tutela dei consumatori
“Il mio sogno è che si riesca a ridare alle persone la speranza. Poi ciascuno la coltiverà come meglio
crede, nella vita, nel lavoro e nello studio. La speranza, la fiducia sono alla base di tutto”.
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I sogni di due scrittori per le nuove generazioni
A cura di Paola Castellazzo
Antonio Nicaso, giornalista, scrittore e ricercatore,
è uno dei massimi esperti di 'ndrangheta a livello
internazionale. Autore di diversi libri di grande successo, tra cui alcuni bestseller, nel 1995 ha pubblicato
‘Global Mafia’, un libro che, per la prima volta, ha
introdotto e spiegato il concetto di partenariato criminale. Vive e lavora in Nord America.
Che sogni aveva da bambino, da ragazzo? Quando
ha deciso quale sarebbe stata la sua strada?
Sognavo di fare lo scrittore. Mi è sempre piaciuto
scrivere. È stato un insegnante, ai tempi della scuola
elementare, a incoraggiarmi. Mi diceva spesso che
sapevo scrivere e che avrei dovuto leggere di più.
Mi sono convinto che, con le parole, avrei potuto
costruire il mio futuro.
Cosa l'ha spinta ad occuparsi dello studio di fenomeni criminali di tipo mafioso?
L'omicidio del padre del mio compagno di banco.
Successe nel 1971, avevo poco più di sei anni.
Quel giorno, io e molti miei compagni di scuola,
forse inconsciamente, siamo stati chiamati a scegliere
tra l'indifferenza e la consapevolezza. Io ho scelto
la consapevolezza, perché ritengo che la conoscenza
sia un'arma efficace nella lotta contro le mafie.
Lei insegna storia delle organizzazioni criminali
presso la Scuola di Lingue del ‘Middlebury College’,
in Vermont. Che reazione hanno i giovani quando
la sentono parlare di mafia?
Gli studenti americani, nella percezione della mafia,
risentono molto dell'influenza di film, come ‘Il
padrino’. Sanno poco delle mafie, soprattutto nel
rapporto con la globalizzazione e le nuove tecnologie.
Nelle scuole, nelle famiglie, nei luoghi d'incontro,
bisognerebbe cominciare a de-costruire molti miti
e tante leggende sulle mafie.
Quale sogno ha per il futuro? Cosa sogna per le
giovani generazioni?
Sogno di scrivere soggetti cinematografici. E magari
qualche sceneggiatura. Spero che la cittadinanza
attiva e responsabile trovi sempre più spazio nel
presente e nel futuro delle nuove generazioni. Occuparsi di politica, di ambiente, di gestione della cosa
pubblica significa amare il proprio territorio. L'Italia
ha bisogno d'amore. È un Paese meraviglioso.
..........................
Bruno Tognolini (Cagliari, 27 giugno 1951) è uno
scrittore e sceneggiatore italiano. Autore di programmi
televisivi di successo come ‘L'Albero Azzurro’ e ‘la
Melevisione’. Nel 2007 riceve il premio Andersen
come miglior scrittore italiano per ragazzi. Al Salone
Orientamenti dedica la sua poesia “Rima per la semina dei sogni” pubblicata in Rime Raminghe con
la Salani.
RIMA PER LA SEMINA DEI SOGNI
Seminate e innaffiate i vostri sogni
Contadini piantatori di miraggi
Spalate nuvole, lasciate segni
Frecce di favole per tutti i vostri viaggi
I sogni più sinceri e più sbruffoni
Si fanno oracoli, se bene detti
Se le visuali diventano visioni
Le profezie diventano progetti
Se non si avverano, era solo un sogno scemo
Ma se si avverano, allora brinderemo
95
lavoro
FORUM
bimestrale della regione liguria
per il lavoro, l’orientamento
e il sistema educativo
Nei prossimi numeri
 Dal Salone ABCD
Orientamenti proposte e spunti di riflessione

Progetti di inserimento socio lavorativo
per donne detenute

Mettersi in proprio, una guida pratica
 Gli studenti
stranieri all’Università di Genova
da uno studio del Centro Medì
 Un seminario di formazione
europea organizzato
Ciofs/FP: il riconoscimento
e la certificazione delle competenze professionali
dal
 L’intervento del Sottosegretario
di Stato all'istruzione
presente al convegno ‘Giovani e ricerca di lavoro’
96
copForum17x24_107 10/10/13 15:44 Pagina 1
ÿ Un questionario per i lettori di Forum
ÿ Le novità dalla Regione Liguria
ÿ Notizie
ÿ Certificazione delle competenze: a che cosa serve e a che punto siamo
Direzione, Redazione, Amministrazione
via Fieschi, 11 G – 16121 Genova
tel. 00 39 010 2537 1
fax 00 39 010 2537 230
[email protected]
A cura di Romano Calvo
Può essere riprodotto su supporto cartaceo previa autorizzazione, citazione della fonte e delle
clausole d’uso.
Non può in alcun modo essere utilizzato per scopi
di lucro, pubblicato su riviste commerciali o inserito
in CD-Rom senza la previa autorizzazione
dell’Agenzia Liguria Lavoro.
Ogni violazione è perseguibile a termini di legge.
A cura di U.O. Osservatorio mercato del lavoro – Agenzia Liguria Lavoro
A cura di Laura Barbasio
ÿNuovi impulsi alla modernizzazione dei Servizi Pubblici per l'Impiego
107
bimestrale della regione liguria
per il lavoro, l’orientamento
e il sistema educativo
ÿ Circuito Creaimpresa: il 30% degli utenti si mette in proprio
107
luglio
ottobre
2013
Anno XII
A cura di Giulio Iannis e Maurizio Serafin – Centro Studi Pluriversum
ÿ Scatti di Industria.
L’intervista
ÿ L’economista Tito Boeri a ‘Forum’ esprime il suo punto di vista sull’inserimento
dei giovani al lavoro
luglio | ottobre 2013
Centosessant’anni di immagini dalla fototeca Ansaldo
A cura di Fondazione Ansaldo
ÿ Lavorare in rete nel nuovo welfare: il progetto ‘Imparo l’italiano’
A cura di Marco Razzi e Theofanis Vervelacis
ÿL’Accademia Navale di Livorno presenta i suoi corsi di studio
e i servizi agli allievi
A cura di Isabella Puma
Istruzione e formazione lavoro
ÿIl riconoscimento e la certificazione delle competenze dopo la recente normativa
ÿ L’ESPERTO RISPONDE:
lavoro F O R U M
Decreto Lavoro - modifiche alla Riforma Fornero
A cura del Centro Studi – Sezione lavoro – Ordine Consulenti del Lavoro Genova e provincia
ÿ Favorire la transizione scuola-lavoro dei giovani
A cura di Sabrina Licheri- Italia Lavoro S.p.A.
ÿ Riconoscimento dei titoli di studio in Italia e Francia
A cura di Sonia Startari - Dottore di Ricerca in Sociologia DISFOR - Università degli Studi di Genova
ÿ Le Botteghe di Mestiere: investire sui giovani
L’intervista
ÿRisultati e prospettive per nuovi imprenditori dal Circuito ‘Creaimpresa’
Approfondimento
“I have a dream”. La nuova edizione del Salone ABCD Orientamenti
e sulle professioni artigiane
A cura di Cristina Alloisio Italia Lavoro S.p.A.
ÿMobilità internazionale e competenze 2.0
A cura di Federica Gallamini
ÿ In libreria
ÿ Selezione e valorizzazione delle risorse umane
A cura di Laura Barbasio
ÿ Bilancio di competenze, due casi di successo
A cura di Conform
ÿ CINE – FORUM
A cura di Mariangela Grilli – giornalista, esperta di cinematografia
ÿ ‘Migliorare la qualità dei servizi di orientamento per i giovani drop out
A cura della Redazione con il contributo di Conform s.r.l.
ÿ APPROFONDIMENTO
Introduzione
Tito Boeri, a Forum:“Ecco le prospettive per inserire i giovani
nel mondo del lavoro”
ABCD Orientamenti, un luogo dove costruire un sogno possibile
Verso un sistema integrato dell'orientamento
A bordo di ‘SailOr’ per approdare alle professioni del mare
Un concorso fotografico e una mostra per illustrare il lavoro di ieri e di oggi
Contributo del Ministro delle politiche agricole alimentari
e forestali Nunzia De Girolamo
Forum intervista Maria Falcone, Presidente
‘Fondazione Giovanni e Francesca Falcone’
Speranza e fiducia nei sogni dei politici e dei sindacalisti
I sogni di due scrittori per le nuove generazioni
Provincia di Savona
Provincia di Imperia
Provincia di La Spezia
Poste Italiane S.p.a. – Spedizione in abbonamento postale – 70% AUT: 032/CBPA-SUD/CZ
‘Io Lavoro Forum’ non costituisce fonte ufficiale.
Pertanto eventuali errori materiali non possono
essere addotti in cause di giudizio o di rivalsa
nei confronti dell’Agenzia Liguria Lavoro.
Clausole d’uso: il testo di ‘Io Lavoro Forum’, anche
quello su supporto magnetico, è di proprietà
esclusiva dell’Agenzia Liguria Lavoro,
Ente Strumentale della Regione Liguria.
ÿ Il punto sulle imprese in Liguria nel biennio 2011/2012
studio grafico di Andrea Musso
Direttore responsabile
Stefania Spallanzani
Redazione
Laura Barbasio
Paola Castellazzo
Silvia Dorigati
Federica Gallamini
Paola Mainini
Stefania Spallanzani
Hanno collaborato
Cristina Alloisio
Laura Barbasio
Romano Calvo
Paola Castellazzo
Silvia Dorigati
Federica Gallamini
Mariangela Grilli
Giulio Iannis
Sabrina Licheri
Paola Mainini
Isabella Puma
Marco Razzi
Maurizio Serafin
Sonia Startari
Theofanis Vervelacis
E inoltre
Centro Studi – Sezione lavoro – Ordine
Consulenti del lavoro Genova e Provincia
Conform: sedi di Genova e Bologna
Fondazione Ansaldo
Ufficio POC, Comunicazione della Direzione Regionale INAIL Liguria
U.O. Osservatorio Mercato del Lavoro –
Agenzia Liguria Lavoro
Un particolare ringraziamento a
Laura Amoretti
Tito Boeri
Roberto Cervino
Luisella Dellepiane
Giuliano Govigli
Alessandro Lombardo
Antonio Nicaso
Roberta Ottaviani
Piero Pelassa
Luisa Puppo
Rebecca Tarello
Provincia di Genova
lavoro
FORUM
SOMMARIO
Pubblicazione bimestrale a cura
dell’Agenzia Liguria Lavoro Ente Strumentale della Regione Liguria
speciale istruzione e formazione
Unione Europea
Fondo sociale europeo
Regione Liguria
Fondo Sociale Europeo