primitivismo - Mondo Mostre

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PRIMITIVISMO
L’arte moderna è un’arte d’invenzione; parte come slancio del cuore. Per la
sua stessa essenza, dunque, è più vicina alle arti arcaiche e primitive che
all’arte del Rinascimento.
Henri Matisse, da una conversazione con André Léjard, 1952
La storia del colonialismo europeo ebbe inizio in concomitanza con le grandi
scoperte geografiche del XV secolo che portarono le principali potenze
politiche ed economiche del tempo ad ampliare i propri domini in America,
Africa e Asia. All’inizio dell’Ottocento la Francia, dopo aver perso il controllo
dei territori che aveva acquisito in America settentrionale, nelle Antille e in
India, diresse le proprie mire espansionistiche verso i paesi dell’Africa
settentrionale, conquistando Algeria, Marocco e Tunisia, per poi estendersi
anche nelle regioni occidentali sudsahariane e in gran parte dell’Africa
centroccidentale, giungendo sino al fiume Congo. Il dominio su tali territori
permise non solo di impiegare la forza lavoro indigena, di sfruttare le
risorse minerarie e di esportare le materie prime indispensabili per le
industrie europee, ma anche di avere per la prima volta accesso a prodotti e
manufatti tradizionali delle popolazioni locali.
Questi materiali, in una prima fase considerati come semplici curiosità
etnografiche, andarono progressivamente a incrementare l’interesse degli
artisti e dei collezionisti nei confronti delle popolazioni considerate selvagge
e primitive, inserendosi a pieno titolo all’interno del fenomeno del
primitivismo. Tale tendenza affondava le proprie radici nel pensiero del
filosofo settecentesco Jean-Jacques Rousseau, il quale, proponendo un
ritorno allo “stato di natura”, diede vita al mito del buon selvaggio, descritto
come puro e incontaminato per essere vissuto in armonia con le regole della
natura e lontano dalla corruzione ingeneratasi nella civiltà europea
contemporanea.
Gli artisti francesi iniziarono ad avvicinarsi all’arte africana nei primi anni del Novecento, ammaliati
dalle novità iconografiche e stilistiche dell’immaginario africano, la cui essenza poteva essere colta
attraverso le sculture in legno e in avorio, i totem, le maschere per le danze rituali, le statuette
propiziatorie, i costumi, gli accessori e gli oggetti decorativi che cominciavano a circolare nel
mercato d’arte.
Come per le altre culture extraeuropee, un efficace veicolo di promozione e conoscenza divennero le
Esposizioni universali, internazionali e nazionali, così come le mostre tematiche espressamente
dedicate alle arti straniere. Dopo gli eventi espositivi organizzati a Lipsia nel 1892, ad Anversa nel
1894 e a Bruxelles nel 1897, anche Parigi si dimostrò pronta a introdurre nel panorama culturale
francese mostre di arte africana, allestendo la fondamentale manifestazione del 1907, che tanta
influenza ebbe su Pablo Picasso e sulla realizzazione del suo capolavoro Les Demoiselles d’Avignon.
Sebbene questo genere di mostre fosse nato per esaltare la superiorità della civiltà europea rispetto
alle popolazioni colonizzate e per dimostrare la capacità civilizzatrice del colonialismo, gli artisti e
gli intellettuali del tempo seppero cogliere il valore e le potenzialità creative delle opere esposte,
andando oltre il dato meramente etnografico. Altrettanto importanti si rivelarono le collezioni del
primo museo etnografico di Parigi, il Musée d’Ethnographie du Trocadéro inaugurato nel 1878, e del
successivo Musée de l’Homme, fondato da Paul Rivet in occasione dell’Esposizione universale del
1937, luogo frequentato assiduamente dagli artisti, come Picasso e Matisse.
Echi di questi codici stilistici si ritrovano nella scansione volumetrica potente e unitaria delle opere
cubiste, nelle composizioni geometriche e nell’iconicità arcaica delle figure femminili dipinte da
Amedeo Modigliani e nella libertà espressiva e cromatica della pittura fauve, in particolare di de
Vlaminck, Derain e Matisse. Quelle scoperte, interpretate attraverso l’esempio delle arti figurative,
ebbero ben presto conseguenze anche sulle arti decorative, sulla moda, sulla grafica e sulla
pubblicità.
Henri Matisse
Ritratto di Yvonne Landsberg, 1914, Olio su tela, cm 147,3 x 97,5
Philadelphia Museum of Art