Brief - Ned. (versie 19/09/2005)

Transcript

Brief - Ned. (versie 19/09/2005)
Laudatio per Roberto Benigni
KATHOLIEKE
UNIVERSITEIT
LEUVEN
E’ per me un grande piacere e un grande onore potervi presentare oggi Roberto Benigni, cui sono
legata da radici comuni: Benigni, infatti, ha passato l’infanzia e la giovinezza nella mia città natale,
Prato in Toscana. Nei minuti seguenti proverò quindi a spiegarvi gli straordinari meriti artistici e, direi,
anche etici di Roberto Benigni.
Roberto Benigni è stato prescelto per la laurea ad honoris causa dell’Università Cattolica di Lovanio
soprattutto per i suoi eccezionali meriti nel campo della cinematografia. Prima di ripercorrere la sua
biografia ed attività artistica, vorrei portare alla vostra attenzione un fatto che rende ancora più
significativo e singolare il suo percorso: Benigni è artisticamente parlando un autodidatta, è ─ per dirla
con Leonardo da Vinci – un “omo sanza lettere” che solo grazie alla sua intelligenza, amore per la
bellezza, spinta etica e perseveranza ha raggiunto risultati straordinari in campo artistico. In ciò, seguita
una linea molto forte della nostra terra che si è espressa in tanti geni come lo stesso Leonardo e
Michelangelo. Benché con gli anni abbia acquisito una profonda conoscenza della letteratura e
cinematografia mondiale, Benigni resta fedele in tutta la sua opera alle sue radici plebee e al dialetto
toscano: tanto che non si sa mai se la sua comicità è il frutto di colte citazioni dei grandi maestri
(Chaplin, Keaton, i fratelli Marx) o invece lo spontaneo affiorare di tradizioni antichissime e popolari.
Roberto Benigni nasce da una famiglia di contadini toscani nel 1952. Nei primi anni ’60, non potendo
seguire studi regolari, comincia a lavorare in un piccolo circo regionale come assistente del mago. Si
unisce poi ai “Poeti Improvvisatori” cantando ottave in rima con loro in spettacoli di piazza per tutta la
Toscana. Nel 1972 si trasferisce a Roma e con alcuni amici fonda una compagnia di teatro
underground dove lavora fino al 1976, anno in cui scrive e interpreta il suo primo lungometraggio. Da
allora, con la parentesi di alcuni “One Man Show” che ha portato in giro per tutta Italia, si dedica al
cinema scrivendo, dirigendo e interpretando i suoi film.
In tutti i suoi spettacoli teatrali e nei film che precedono il capolavoro assoluto “La vita è bella” uscito in
Italia a fine 1997, tre sono i pilastri della sua arte comica e poetica: il sesso, tema di giochi e dispetti
infiniti; le forme esteriori della religione, senza nulla togliere però a un'antica, interiore religiosità (quella
di Dante e della preghiera alla Vergine dell’ultimo canto del Paradiso che è fin dai primi anni ’90 un suo
cavallo di battaglia); il potere e i potenti, oggetto di ripetuti sberleffi siano essi politici, prelati, mafiosi o
capi di governo. E lavorando su questi tre elementi, Benigni mostra la funzione liberatoria ed etica del
riso, che costituisce una potente valvola di sicurezza e, in quanto tale, serve ad alleggerire le tensioni e
indica la via della virtù.
Protagonisti dei suoi film sono quasi sempre uomini semplici e ingenui, eppur dotati di sufficiente
scaltrezza e buona sorte per uscire indenni da intrighi pericolosi o sconvolgimenti epocali. Dante,
autista di un pulmino per handicappati è, ad esempio, il personaggio principale di “Johnny Stecchino”
(1991), una folgorante parodia della mafia. Trascinato con l’inganno a Palermo, viene scambiato per un
boss mafioso trafficante di cocaina che Cosa Nostra ha deciso di far fuori. Dante-Benigni si trova così in
mezzo a un viavai di polvere bianca che lui crede sia una medicina per diabetici. Da qui gli equivoci
paradossali di una farsa che annega nel ridicolo mafiosi, ministri e porporati. Il film successivo è “Il
Mostro” (1994), anche esso campione di incassi, nel quale Benigni interpreta Loris, un mite e
inconsueto personaggio sul quale si indirizzano i sospetti della polizia che sta dando la caccia ad un
efferato maniaco sessuale che poi Loris stesso riesce ad identificare nel suo professore di cinese. E’
proprio questa fiducia nell’uomo semplice che salva Benigni dal pessimismo e dal cinismo e gli
consente di formulare e diffondere messaggi di speranza e di pace anche quando i protagonisti dei suoi
film si trovano in situazioni – personali o sociali – disperate.
E questo topos rimane forte anche nei film più recenti di Benigni e, in particolare, nel suo capolavoro
“La vita è bella” del 1997, che gli porta la fama internazionale ed è ricoperto di riconoscimenti: tra tutti il
Gran Premio della Giuria al 51° Festival di Cannes e 3 Oscar (Miglior attore protagonista, Miglior film
straniero, Migliore colonna sonora). Si tratta di un film favoloso e toccante sulla seconda guerra
mondiale vissuta da un ebreo toscano che non sapeva di essere tale e che deportato ad Auschwitz
cerca in tutti i modi di salvare il piccolo figlio anche al costo della vita. Benigni mescola dramma e
sorriso, inventando per il figlio bambino la favola del Lager come gioco a punti. Poi, quando andrà a
morire - è la sequenza più bella del film - marcia con un fazzoletto in testa, come la Befana, mentre il
piccolo Giosuè ride e non capisce. Certo, l’eteredosso e inusitato approccio tragicomico all’Olocausto fa
levare alcune voci critiche all’interno della comunità ebraica; la grande parte di questa apprezza
comunque “La vita è bella”, come dimostra la laurea honoris causa conferita a Benigni nel 1999
dall’università israeliana Ben Gurion (cui ne seguono altre due di università italiane).
Nell’ultima fase della sua carriera, Benigni mette in evidenza la funzione salvifica della poesia. Nel suo
film più recente, “La Tigre e la neve” (2005), i versi dei poeti - quelli vivi (uno dei quali è interpretato
dallo stesso Benigni) e quelli morti (Montale, Ungaretti, Borges, Yourcenar, virtualmente in scena) fanno da baluardo all'insensatezza della guerra in Iraq.
Sin dal 2001 inoltre, prima in televisione e poi nei teatri e nelle piazze d’Italia, Benigni recita i più bei
canti della Divina Commedia di Dante, facendola riscoprire ed amare al vasto pubblico e soprattutto a
migliaia di giovani. Oltre 6.000 spettatori hanno seguito ogni sera il suo ciclo di tredici Lecturae Dantis
la scorsa estate in piazza Santa Croce a Firenze. 25.000 persone erano presenti al suo recente “Tutto
Dante ma non solo” all’Arena di Verona.
Vale la pena sottolineare che Benigni non dà una lettura teatrale della Divina Commedia, ma legge
Dante rispettando il ritmo, l’armonia e la struttura del verso, esaltando i valori timbrici della lingua
2
dantesca. E così facendo, non solo svela l’anima della poesia di Dante, ma fa sussultare le nostre
anime spesso assopite. Benigni stesso d’altra parte definisce la commedia dantesca e la poesia in
generale “un bacio sull'anima capace di risvegliare la nostalgia per la bellezza, il marchio di fabbrica
che garantisce la nostra origine divina. In tempi di volgarità e scemenze a palate, un antidoto prezioso e
formidabile”.
E` proprio la sua capacità di parlare alle nostre anime e di diffondere messaggi di speranza e di pace
senza mai ricorrere all’ideologia, oltre che per i suoi eccezionali meriti cinematografici, che Roberto
Benigni costituisce un eccellente candidato per la laurea honoris causa dell’Università Cattolica di
Lovanio (K.U.Leuven).
Per tutte queste ragioni, Le chiedo, Magnifico Rettore, su proposta del Consiglio Accademico, di
voler conferire la laurea honoris causa dell’Università Cattolica di Lovanio a Roberto Benigni.
3