L`India nella globalizzazione

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L`India nella globalizzazione
Una storia globale della contemporaneità
L’India
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Sommario
1) L’India dall’impero Moghul alla
dominazione coloniale britannica
2) Le reazioni alla conquista coloniale e il
dibattito sulla modernizzazione
3) Congresso, movimento induista e Lega
musulmana
4) La lotta per l’indipendenza
5) Dall’indipendenza (1947) al XXI secolo
Il sistema delle caste
1)
2)
3)
4)
Re e guerrieri
Sacerdoti (brahmani)
Agricoltori e mercanti
Servi
Intoccabili: chi compiva lavori impuri. Considerati
fuori dal sistema delle caste, esclusi dalla “purezza
rituale”.
Significato delle caste:
1) Assegnavano un posto nella società alle diverse
comunità
2) Le comunità non venivano integrate ma “castizzate”
(regole commensalità ed endogamia)
India nell’età moderna, presenza di 3 centri di
potere:
1) Moghul: principale dinastia imperiale fra 1526 e
1707, di religione islamica
2) Maratti: una delle principali minoranze etniche
dell’India che abita la regione del Deccan. Al
potere nel XVII secolo e fino al 1761
3) Sikh: religione ugualitaria e libertaria diffusasi
prevalentemente nel Punjab fra una grande casta
di contadini proprietari
Conflitto Sikh-Moghul: 1) motivi religiosi (scontro
fra religione libertaria e stato gerarchico e
oppressivo); 2) i sikh erano desiderosi di
abbattere l’assetto di potere preesistente
L’egemonia britannica
• 1757: gli inglesi conquistano il Bengala e creano un
Governatorato.
• 1803-1805: gli inglesi sconfiggono i Maratti e
impongono il loro dominio sui territori a sud
dell’Himalaia. Ha inizio l’era coloniale
• L’espansione inglese:
1) Raggiungimento dei confini geografici del subcontinente indiano (1849, conquista del regno sikh
del Punjab)
2) Assorbimento degli stati vassalli ancora indipendenti
3) Espansione oltre i confini del subcontinente
Le reazioni indiane alla conquista
Caste alte indù: entusiasmo utilitario. Adesione
alla cultura britannica come strumento per essere
assunti nell’apparato burocratico
Casta alta bengalese: tentativo di fondere cultura
tradizionale e cultura britannica in un processo di
nuova autodefinizione culturale. Sistema di
insegnamento con ampio spazio alle lingue
indiane moderne, all’inglese e alle scienze
occidentali. Tentativo di legittimare la loro
posizione di preminenza economica attraverso
l’acquisizione del prestigio sociale
Le reazioni indiane alla conquista
Henry Derozio: sostituzione della cultura
tradizionale con quella europea. Posizione diffusa
all’interno della nascente classe media non
capitalistica: impiegati, insegnanti, pubblicisti.
Ram Mohan Roy: corrente innovatrice moderata
1) Costruzione di un induismo moderno,
inattaccabile dalla predicazione cristiana: adorazione
degli idoli, caste, poligamia, sati (donna costretta a
immolarsi sulla pira funeraria del marito)
considerate pratiche estranee alla tradizione indù
2) Costruzione di una solida cultura indiana basata
sul razionalismo con radici nella tradizione moghul,
ma aperto all’illuminismo europeo
Le reazioni indiane alla conquista
1) Dharma Sabha: prima associazione fondata da
indiani caratterizzata da 1) pagamento quota di
iscrizione, 2) distribuzione delle cariche
mediante elezioni interne, 3) lavori verbalizzati.
2) Dalla Dharma Sabha si sviluppa l’associazione
dei proprietari terrieri (Landholders’ Society)
aperta a tutti i proprietari senza distinzione di
casta o religione
3) Primi embrioni del retroterra culturale che
avrebbe portato alla nascita del Congresso
Le reazioni indiane alla conquista
Rivolta dei sepoys, le truppe indiane (1857-1858):
1) Motivi della protesta: risentimento verso
l’atteggiamento dei superiori inglesi e per le paghe
basse
2) Alla protesta dei sepoys si uniscono i proprietari
terrieri, i contadini e le popolazioni tribali
3) Ragioni del fallimento: a) il seguito fu comunque
limitato, b) debolezza organizzativa, c) atrocità
commesse contro la popolazione, d) rapida risposta
dell’esercito inglese
4) Conseguenze: estinzione definitiva della dignità
imperiale; gestione dell’India assunta direttamente
dalla Corona britannica. Creazione del ministero per
l’India.
La modernizzazione dell’India
Riforma dello stato coloniale:
1) Riforma della burocrazia con creazione dei dipartimenti
amministrativi (industria, commercio, agricoltura, lavori
pubblici, foreste, salute…)
2) Elezione degli amministratori degli enti municipali (1882)
3) Controllo del territorio passò saldamente all’apparato
britannico: questo scontentò la burocrazia indiana che
perse la sua funzione di mediazione
4) Popolazione censita in base al sistema castale: 1)
riconoscimento implicito delle divisioni, 2) obiettivo di
impedire la formazione di blocchi sociali omogenei
5) Classificazione linguistica sulla base di lingua urdu
(parlata dai musulmani) e hindi (parlata dai proprietari
terrieri, dalle masse contadine, dai grandi mercanti e dalle
nascenti classi borghesi urbane)
Riforma religiosa e sociale: tentativo di affermare
l’induismo monoteistico e miglioramento della
posizione sociale femminile (abolizione della sati e
approvazione di una legge a favore della
legalizzazione del matrimonio per le vedove indù;
movimento contro i matrimoni infantili)
Costruzione di un sistema nazionale di istruzione
secondo il modello britannico
Come reazione alla modernizzazione si sviluppano
movimenti ortodossi sia induisti che musulmani
Inizia ad affermarsi l’idea che l’induismo era - da un
punto di vista culturale e sociale - rigidamente
separato dalla tradizione islamica
La modernizzazione politica
• A partire dagli anni ‘70 iniziò a svilupparsi un’opinione
pubblica politicizzata, influenzata da ideali nazionalisti
• La legge Ilbert: volta ad eliminare le norme che vietavano
ad un giudice indiano di giudicare un inglese senza la
presenza di una giuria. Il progetto di legge fu duramente
contestato dalla comunità britannica. Compromesso: il
giudice poteva giudicare, ma il cittadino inglese poteva
chiedere di essere giudicato da una giuria composta per
almeno la metà da inglesi.
• Indignazione indiana con due tentativi di creare una
risposta politica panindiana
1) Convocazione a Calcutta di un Convegno nazionale
(National Conference)
2) Convocazione di Congresso nazionale indiano (Indian
National Congress) nel 1885 a Bombay
Il Congresso nazionale indiano
Congresso rappresentava le nuove professioni
(avvocati, medici, giornalisti, insegnanti…)
Prevalevano i rappresentanti degli indiani
occidentalizzati
A partire dal 1887 iniziano a essere rappresentati
anche i notabili (proprietari terrieri, capi villaggio,
capi religiosi musulmani
Fino al 1920 il Congresso resta una debole
confederazione di associazioni locali senza
un’organizzazione permanente.
Ruolo del Congresso: elaborazione di una moderna
ideologia nazionalista
Il Congresso nazionale indiano
Elaborazione di una moderna ideologia nazionalista:
1) Viene elaborata la teoria del drenaggio delle risorse:
trasferimento di ricchezza dall’India alla GB causava un
indebolimento più grave di quello causato dai peggiori
regimi precoloniali
2) Creazione di una moderna idea di nazione:
a) Problema: in India non esisteva un comune retroterra
religioso e culturale
b) L’unico elemento nazionale erano i confini che
separavano l’India dal resto dell’Asia
c) Elemento di unità individuato nella realizzazione di un
futuro comune libero dalla dominazione coloniale
Il Congresso nazionale indiano
L’induismo politico:
1) Inizia ad affermarsi una nuova elite che sfida la
leadership moderata formata dalle caste alte (bramini in
particolare), ma anche da esponenti delle minoranze
parsi e musulmana
2) La nuova elite più estremista si caratterizza per
l’utilizzo politico dell’induismo. Storia dell’India
concepita come storia degli indù. Monarchie musulmane
intese come dominazioni straniere
3) Obiettivo: unificare le diverse anime dell’induismo in
un unico movimento politico di massa
Il panislamismo e la Lega musulmana
Progressiva radicalizzazione dei musulmani:
affermazione del panislamismo, inteso come lotta politica
contro l’Occidente attraverso la costruzione di una alleanza
fra nazioni accumunate da una forte presenza islamica
BENGALA: nel 1904 una parte del Bengala viene
scorporata e annessa all’Assam per creare una nuova
provincia con capitale Dacca. Ciò crea tre problemi:
1) La nascita di un movimento anti-spartizione che si rivolge
contro gli occidentali
2) La contrapposizione fra indù e musulmani su basi
identitarie e comunitarie
3) Creazione nel 1906 a Dacca della Lega panindiana
musulmana che divenne il principale antagonista del
Congresso
• Scissione del Congresso:
1) Moderati contrari ad estendere l’azione del
Congresso a tutto il territorio indiano per paura che
ciò alimentasse le crescenti tensioni
2) Proposte dei moderati: trasformazione dell’India in
un dominion simile ai dominion bianchi (Canada,
Australia…) e promozione delle industrie indiane
3) 1907: di fronte alle intemperanze dell’ala estremista,
l’ala moderata decide la sua espulsione e formalizza
l’obiettivo di ottenere lo status di dominion
4) La decisione del Congresso offre alla GB la
possibilità di avviare la repressione nei confronti
dell’ala estremista
La crisi dell’Impero
• Riforme del 1909: tentativo di limitare l’importanza del
Congresso e di far arretrare le correnti nazionaliste più
avanzate
• Utilizzo dei musulmani in funzione anti-Congresso
• Condizioni per avvicinamento fra Lega musulmana e
Congresso:
1) Conquista italiana delle province africane dell’Impero
ottomano e massacri in Persia ad opera dei russi
(Inghilterra considerata la regista occulta delle due
operazioni)
2) Revoca della spartizione del Bengala da parte di Giorgio
V e inglesi considerati inaffidabili e anti-islamici dalla
comunità musulmana. Da qui la convinzione che per
tutelare gli interessi dei musulmani fosse necessario un
accordo diretto con il Congresso
La crisi dell’Impero
• Perdita di importanza dell’India. Importanza
derivava dall’impegno coloniale: 1)pagamento degli
home charges, 2) India come acquirente dei manufatti
britannici e come paese esportatore di prodotti
agricoli; 3) libero utilizzo dell’esercito indiano per
tutelare gli interessi britannici nel mondo
• Unificazione delle forze nazionaliste (1915):
candidati al congresso eleggibili fra gli esponenti di
tutte le associazioni il cui obiettivo era l’ottenimento
dell’autogoverno. Organica alleanza fra Congresso e
Lega musulmana in funzione anti-coloniale
L’inizio della disubbidienza civile
La legge Rowlatt e il satyagraha di Gandhi (1919)
1) Approvazione di una legge che permetteva di reprime
anche movimenti politici non violenti
2) Mohandas Gandhi propone una campagna di
disubbidienza civile. Il successo di iniziativa fa
sospendere il movimento che stava diventando
incontrollabile. Gandhi inizia a considerare
indispensabile un partito rivoluzionario panindiano
3) Movimento di non cooperazione: Gandhi fu favorito
dal combinarsi della crisi economica con quella
politica. Movimento sospeso nel 1922 in seguito
all’eccidio di Chauri Chuara in cui la folla arse vivi 21
poliziotti (4 febbraio 1922)
L’inizio della disubbidienza civile
Crescita dell’induismo politico: Indù = cittadini che
riconoscono India non solo come madrepatria, ma anche
come culla della religione induista. Nascita della Forza
volontaria nazionale: esaltazione della grandezza indù e
storia dell’India = storia della resistenza indù contro
l’aggressione musulmana
Problema dei rapporti fra stato centrale e stati regionali:
forze musulmane al potere nel Bengala e nel Punjab
Progetto di riforma del Congresso: scontro fra induismo
politico e partiti musulmani al potere. Elaborazione di
un progetto volto a unire le forze induiste senza cercare
il consenso dei musulmani
La disubbidienza civile
Marzo-aprile 1930: marcia “del sale”guidata da Gandhi
diviene un movimento di massa
Motivi del successo: crisi del 1929 che fece crollare i prezzi
agricoli e mise in crisi il credito bancario
1931: grandi industriali e finanzieri iniziano a ritirarsi dal
movimento perché temono che possa condurre al crollo
dell’economia
1931: patto Irwin-Gandhi per sospensione del movimento di
disubbidienza e riforma in senso autonomista. La GB
avrebbe mantenuto il controllo dei ministeri della difesa,
degli esteri e delle minoranze. Patto fortemente critica
dall’ala radicale del Congresso e dai contadini perché non
affrontava i problemi delle imposte sui terreni
La ripresa nel 1932 della disubbidienza fu un insuccesso
politico
1934: il Congresso decide di partecipare alle elezioni
dove si conferma il principale partito indiano
Legge di riforma del 1935: creazione di una
federazione formata dalle province dell’India
britannica e degli stati principeschi. Potere legislativo
affidato all’Assemblea legislativa e al Consiglio di
stato. Gli stati principeschi eleggevano un terzo dei
deputati, le province due terzi. Capo del governo
provinciale resta il Governatore. Tentativo di
perpetuare il controllo inglese sull’India
Elezioni del 1937: il Congresso conquista il 70% del
voto popolare e la maggioranza in 5 province su 11.
Con alleanza il Congresso al governo in 9 province su
11.
1940: La Lega musulmana enuncia la tesi delle “due
nazioni”
Movimento Quit India
• Proposta di Gandhi nel 1942: immediato abbandono
dell’India da parte dei britannici
• Reazione inglese e scoppio della rivolta popolare: il
più ampio movimento ispirato da Gandhi con
caratteristiche di vera e propria guerriglia
• 1946: fallimento del progetto di Unione indiana
proposto dai britannici e inizio di una guerra civile fra
indù/sikh e musulmani (grande massacro di Calcutta)
• Maggio-agosto 1947: indipendenza dell’India e
costituzione del Pakistan (nome ideato a Cambridge
nel 1933 da Rahmat Ali). Migrazioni forzate di
musulmani e indù.
• 30 gennaio 1948: assassinio di Gandhi da parte di un
estremista indù
L’era nehruviana
• Nehru 1947-1964; Indira Gandhi 1966-1977, 19801984; Rajiv Gandhi 1984-1989
• Costituzione: suffragio universale; libertà religiosa;
libertà personali; uguaglianza dei cittadini di fronte
alla legge; abolizione dell’intoccabilità.
• Sistema parlamentare: Parlamento (Lok Sabha e
Rajya Sabha, camera degli stati che non veniva mai
sciolta)
• Tratti autoritari: esistenza di poteri eccezionali in
caso d’emergenza; governatori scelti dal Presidente
della Repubblica su indicazione del primo ministro
L’era nehruviana
• Adozione di un modello economico “socialistico”
con economia gestita attraverso piani quinquennali:
intervento dello Stato e ristrutturazione del mondo
rurale
• Risultati positivi: creazione di un industria di base
efficiente in grado di esportare tecnologia
• Risultati negativi: mancata ridistribuzione della
ricchezza; sviluppo dell’industria pesante a basso
contenuto di forza lavoro e incapacità a creare un
sistema di istruzione di base
• Politica estera: equidistanza dai blocchi (non
allineamento)
L’era nehruviana
• Indira Gandhi:
1) Involuzione politica fino alla creazione di un regime
dittatoriale nel 1975: eliminazione dell’opposizione,
sospensione dei diritti civili, politica di controllo delle
nascite mediante sterilizzazioni forzate
2) Politica di potere militare: guerra del 1971 contro
Pakistan e nascita del Bangladesh; India potenza nucleare
3) Elezioni 1977: sconfitta del Congresso con nascita del
Congresso per la democrazia e del Janata (cartello di tutti
i partiti non comunisti)
4) Elezioni 1980: vittoria della Gandhi e del Congresso.
Adozione di politiche liberiste e stile di governo
autoritario per quanto rispettoso del sistema democratico.
L’era nehruviana
• Rajiv Gandhi
1) Convinzione che la tecnocrazia fosse sufficiente
per risolvere i problemi dell’India
2) Stile politico personalistico sul modello di Indira
• 31 ottobre 1984: assassinio di Indira e pogrom
contro i sikh ispirato dalla cerchia dei Gandhi
• Favore accordato a Rajiv
1) Straordinario successo elettorale
2) Attuazione di riforme in senso liberista
3) Attivismo in politica estera con India nel ruolo di
“gendarme regionale”
L’era nehruviana
• Rajiv Gandhi
Elezioni del 1989:
1) Avvicinandosi alle posizioni fondamentaliste
Gandhi si aliena il consenso dei musulmani e dei
laici
2) Scandalo delle tangenti
Risultato:
Sconfitta del Congresso: fine del sistema a
partito dominante creato da Nehru
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1) Debolezza del sistema politico: né il Congresso,
né il partito conservatore (Partito del popolo
indiano) riuscivano a conquistare la maggioranza
dei seggi
2) Trasformazione economica: adesione alle
politiche neoliberiste dopo crisi del 1991 e forte
crescita negli anni ‘90 (fra il 6 e il 7 % all’anno)
3) Crisi del laicismo e ascesa del fondamentalismo
indù. Laicismo criticato come un lascito
culturale dei britannici estraneo alla cultura laica
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Inefficienza dell’istruzione e adozione di un
sistema industriale ad alta densità di capitale
hanno causato:
1) Il perdurare della povertà e dell’ignoranza degli
strati popolari
2) La creazione di una elite di super-ricchi
3) La formazione di una classe media come
conseguenza dell’espansione economica degli anni
‘90.
L’induismo si è rivolto ai ceti poveri in termini
religiosi e alla borghesia in termini culturali:
gloria dell’induismo e storia indiana letta come una
serie di soprusi ai danni degli indù rappresentati
come pacifici e tolleranti
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Doppio binario del Partito del popolo:
1) Uso di azioni violente per intimidire i nemici politici
(violenze anti-islamiche nel 1992-1993)
2) Creazione del “partito in doppio petto” formato da politici
responsabili e onesti
Dal 1996 il Partito del popolo si è affermato come il
principale partito indiano tentando l’adozione di
politiche discriminatorie
1)Trasformazione dello stato indiano in uno stato indù
2) Tentativo di cancellare l’autonomia del Kashmir (unico
stato a maggioranza musulmana)
3) Introduzione del diritto di famiglia unico a svantaggio dei
musulmani
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Successo del Partito del popolo:
1) Formazione di un ceto agiato, con interessi
politici ed economici propri
2) Perdita, da parte del Congresso, del consenso da
parte del ceto agiato a causa del sostegno ai
musulmani e agli intoccabili
3) Capacità, da parte del Partito del popolo, di
coalizzare gli interessi regionali
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La mancata realizzazione del programma ha
causato:
1) l’adozione di una politica estera aggressiva e
deterioramento dei rapporti con gli stati vicini
2) Lo scoppio di forti tensioni fra l’ala parlamentare
dell’induismo politico e l’ala extraparlamentare
Azione dei fondamentalisti indù
1) Tentativo di creare una cultura nazionale asservita
al fondamentalismo (storia di regime)
2) Uso sistematico della violenza contro musulmani,
intellettuali laici e minoranze