Febbraio 2015 - Liceo Classico Statale G.Govone

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Febbraio 2015 - Liceo Classico Statale G.Govone
HERMES, il Messaggero del Govone
1, Febbraio
HERMES
SCRIVIAMONE
Ed eccoci qua. Il primo numero dell’anno. Come forse avrete già potuto notare dalla prima pagina, questo giornalino si è rinnovato rispetto agli scorsi anni, ma allo stesso tempo ha voluto mantenere un po’ di continuità con il passato. Se il titolo del giornalino è rimasto “HERMES, il Messaggero del Govone” -­‐ e credo che non abbia bisogno di spiegazioni -­‐ esso è però stato rinnovato sia nella struttura, più moderna e coinvolgente, sia nei contenuti con l’inserimento di piccole rubriche e approfondimenti (che sono evidenziati col colore blu) che -­‐ crediamo -­‐ renderanno più completo e piacevole il prodotto finale. Ma non è cambiato solo il giornalino, bensì il modo di fare il giornalino: abbiamo infatti costituito una piccola redazione e creato una casella di posta elettronica dove tutti possano inviare gli articoli che vorrebbero fossero pubblicati. Soprattutto però è cambiata la consapevolezza con la quale hanno lavorato tutti coloro che hanno collaborato a questo primo numero: non stiamo soltanto giocando o passando il tempo, ma, al contrario, stiamo esercitando una libertà che ci appartiene e che nessuno può sottrarci: la nostra libertà di espressione. Ed è prorprio a questa libertà che noi dedichiamo questo primo numero del giornalino, spronati a fare sempre meglio anche dai terribili fatti che sono accaduti a Parigi lo scorso 7 gennaio: lo facciamo inserendo lo speciale “Charlie Hebdo e la libertà di espressione” in cui abbiamo voluto mettere a confronto due opinioni diverse riguardo quanto accaduto e pubblicando alcune immagini che mettono in evidenza l’enorme potere che abbiamo ogni volta che impugniamo una penna o una matita. Ringraziando i professori che hanno contribuito alla correzione degli articoli, tutti gli studenti che hanno sacrificato un po’ del loro tempo per la buona riuscita di questa iniziativa e lo sponsor Mokafé che ha reso possibile la stampa di questo primo numero, vi auguriamo una BUONA LETTURA e vi diamo appuntamento al prossimo numero, Alessandro Collo, Ginevra Gatti, Leonardo Balla e Lorenzo Germano, la redazione di “HERMES, il Messaggero del Govone”. NUMERO 1, FEBBRAIO
2015
Qui puoi anche trovare:
LA RECENSIONE DEL
LIBRO “AVRO’ CURA DI
TE”
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lA RECENSIONE DEL
FILM “ THE IMITATION
GAME”
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LA RECENSIONE DELLA
MOSTRA DI ROY
LICHTESTEIN
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IL SUDOKU
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#JESUISCHARLIE
L'attacco terroristico alla sede del settimanale satirico <<Charlie Hebdo>> ha lasciato il mondo occidentale sgomento e impaurito: il direttore e 8 vignettisti sono stati uccisi da fondamentalisti islamici poiché avrebbero offeso Maometto. Un atto definito <<barbarico>>, che rappresenta un attacco durissimo alla libertà di stampa e di espressione, valori che l'Europa proclama assolutamente rispettati nel suo territorio, esaltati come base del pensiero occidentale fin dall'antica Grecia. Da più parti però arrivano critiche o rettifiche: c'è chi afferma che il giornale pubblicasse vignette <<troppo offensive>>, chi proclama che <<sulla religione non si può scherzare>> o addirittura chi, visti i precedenti attacchi al settimanale parigino, si prodiga in laconici <<se la sono cercata>>. Queste parole si trasformano però in un' offesa a coloro i quali hanno "dato la vita" affinché la libertà continuasse ad esistere. Già, perché <<Charlie Hebdo>> è un giornale di satira e, noi classicisti lo sappiamo bene, quest'ultima, che esiste fin dall'antica Roma, dove Lucilio attaccava i politici accusandoli di <<Riunirsi al foro per imbrogliare con cautela, vincere con blandizia e tramare insidie>>, può permettersi di ironizzare e schernire l'uomo su ogni argomento, religione compresa. Anche perché scherzare sulla religione significa scherzare sull'intera specie umana, fare ironia su sé stessi, ridere dei nostri difetti. E <<Charlie Hebdo>> in questo è assolutamente "democratico": attacca tutto e tutti, dalle religioni, cristianesimo compreso, fino ai politici, senza alcuna "preferenza". Ed è questa la vera libertà di parola, poter criticare tutti, su tutto, anche perché inevitabilmente si finisce per fare ironia su sé stessi. La libertà di parola non si può limitare: frasi come <<credo nel potersi esprimere liberamente, ma non bisogna attaccare la religione>> celano nella loro natura la contraddizione di chi nella libertà di espressione non crede affatto. Magari <<Charlie Hebdo>> e le sue vignette possono non piacere o non divertire, questo è normale, ogni individuo ha gusti differenti, ma nessuno ha il diritto di uccidere perché qualcosa non è gradito. Proprio per questo le vittime dell'attentato sono da considerare una sorta di eroi del pensiero libero. Voltaire affermava: <<Non approvo quello che dici, ma lotterò fino alla morte affinché tu abbia il diritto di dirlo>>, e in una sola frase racchiudeva a mio parere tutti gli sforzi ed il sangue versato per la libertà, che in questi giorni i detrattori di <<Charlie Hebdo>> stanno offendendo. Leonardo Balla, II C 2
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#JENESUISPASCHARLIE
Liberté, égalité, fraternité. Questi i valori fondanti della società francese e di quella europea. Tuttavia, dopo il tragico attacco terroristico alla rivista satirica “Charlie Hebdo”, questi valori hanno mostrato segni di cedimento o, se vogliamo, di fraintendimento. Perché la libertà di espressione, la libertà di opinione, la libertà di pensiero sono diritti inalienabili, diritti per i quali si è molto combattuto e si combatte ancora oggi in certi paesi del mondo. Ma la libertà di pensiero è un diritto, la libertà di offesa no. La satira è un mezzo pacifico per esprimere dissenso, non per oltraggiare. Attraverso la bestemmia infatti non vengono colpiti i califfi, non vengono colpiti i grandi banchieri del Vaticano e non viene colpito nemmeno Dio: la bestemmia va a discapito dei credenti, di coloro che fanno della religione la base della loro vita, base che così facendo viene silurata, distrutta. Ma è toccando il tema dell'égalité, dell'uguaglianza, che emergono i grandi problemi, le grandi falle del sistema che si è venuto a creare: sto parlando di Fatto Quotidiano”, la quale accusa la Francia definendola “patria di Voltaire a giorni alterni”. Per quanto io condanni tanto la satira offensiva di Charlie quanto quella di Dieudonné, e per quanto soprattutto io condanni aspramente la violenza, non capisco l'atteggiamento ambivalente dei media e dei capi di stato che fanno passare come sacrosanta la satira di Charlie Hebdo mentre come eretica quella di Dieudonné. Inoltre, pensateci, non è un controsenso far diventare Charlie il simbolo dell'Occidente se da sempre questi vignettisti si mettono contro tutto ciò che è il fondamento stesso della nostra società? Non è un controsenso indicare come bandiera dell'Occidente coloro che la nostra società vorrebbero distruggerla? La risposta è SI', ma forse siamo ancora troppo ipocriti per rendercene conto. ipocrisia, di perbenismo, di conformismo. Dico questo perché sono stato negativamente colpito da una dichiarazione del Primo Ministro francese Manuel Valls, il quale condannava fortemente l'antisemitismo dichiarandolo un reato. La domanda sorge spontanea: come mai l'antisemitismo è un reato mentre Leonardo Forotan, I C l'antiislamismo o l'anticristianesimo non lo sono? Dove è finita la tanto decantata égalité? A tal proposito è opportuno citare un fatto che mostra quanto sia contraddittoria la corrente di pensiero portata avanti da milioni di persone nelle piazze di mezzo mondo: l'arresto dell'umorista francese Dieudonné M'Bala. L'uomo, quarantottenne, aveva postato su Facebook la frase “Je suis Charlie Coulibaly”, per condannare il fatto che egli volesse solo far satira, come Charlie Hebdo, ma venisse additato come un terrorista. Pena per questa frase la reclusione con l'accusa di apologia di terrorismo. Faccio mia una frase di Silvia Truzzi, giornalista de “Il 3
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Inutile e obsoleto?
IN DIFESA DEL
LICEO CLASSICO
Perchè la cultura
classica non deve
scomparire
Apologia. Questo intendo fare. E non è la tipica apologia del fascismo o del nazismo, bensì di un argomento da difendere assolutamente, al di là di qualsiasi fede politica: questa è un’apologia del liceo classico, il Liceo per eccellenza. Lo dico apertamente: sono a favore del Classico e lo ribadisco; la scuola che ho deciso di scegliere mi piace molto. Non sono del tutto d’accordo però con le idee del grande scrittore e semiologo Umberto Eco, che, in un recente “Processo al Classico”, ha difeso con abilità ciceroniana questa grande scuola. Egli sostiene che: “Si deve studiare il teorema di Pitagora, ma anche la sua teoria sull’armonia delle sfere”. In sostanza, creare un liceo unico classico-­‐
scientifico. Io proporrei invece che i due istituti rimanessero separati, ma si creasse in ogni liceo classico uno specifico indirizzo matematico-­‐scientifico. In questo, il nostro liceo, il Giuseppe Govone di Alba è stato esemplare. Il suo oppositore, l’economista Andrea Ichino argomenta invece la sua tesi spiegando che bisogna scegliere tra studiare i mitocondri, dove si ritiene che ci sia l’origine della vita di tutto il pianeta, o l’aoristo passivo, ritenendo il classico una scuola elitaria e la maggior parte delle volte inutile, preparando di più su lingue “morte” che “vive”, come l’inglese. Ma che cos’è il classico per l’opinione pubblica? Perché è ritenuto tanto inutile? Purtroppo l’opinione comune rispecchia sempre più le idee di Ichino che non quelle di Eco. Le cause sono molteplici: in particolare, una è il bisogno che hanno molte persone e famiglie di portare a casa uno stipendio sufficiente, sempre più basso a causa della crisi economica che da qualche anno flagella il nostro paese. Questo spinge i giovani a cercare fin da subito opportunità di lavoro immediate e ben retribuite o a creare piccole attività in proprio, come uno studio di architetto. Si sta in questi ultimi anni diffondendo inoltre la convinzione opposta a quella che si aveva nel vecchio millennio, ovvero che l’università e lavori come l’insegnante e il medico siano inutili e poco remunerativi. “Perché buttare nello studio tanti anni della tua giovinezza in cui puoi divertirti a più non posso?” Questa è la sintesi della “teoria” che ha la maggior parte della gente sul liceo, specialmente il classico, e sull’università. Ebbene, non è affatto così: il liceo classico fornisce un’ottima preparazione in tutto ciò che serve ad affrontare la vita. Prima di tutto, il metodo di studio di chi frequenta il classico è, con tutto il rispetto per lo scientifico e altre scuole, relativamente migliore. Un esempio lampante che dovrebbe servire a tutti da lezione è quello di Fabiola Gianotti, l’italiana divenuta capo-­‐ricercatrice del più importante centro di studi di fisica nucleare del globo, il CERN a Ginevra; lei ha frequentato il liceo classico, non lo scientifico, come si sarebbe abituati purtroppo a pensare. Inoltre il classico approfondisce molto lo studio della storia, che a molti potrebbe sembrare un’insalata di fatti remoti condita di decine di date inutili, ma ha due grandi funzioni: orientare nello spazio ed evitare di commettere ancora gli errori del passato. La prima aiuta le persone a non vivere coi paraocchi, a vedersi sempre proiettati verso un futuro troppo incerto, senza sapere cosa si stia facendo, ma a conoscere anche il passato e a capire le scelte di grandi personaggi, la cui sola presenza nel tempo può cambiare tutto: per esempio, se non fosse esistito Lorenzo il Magnifico, Firenze non avrebbe avuto tutta la ricchezza artistico-­‐letteraria del suo Rinascimento. La seconda è strettamente legata alla prima, poiché se si conoscono gli errori del passato si può evitarli. Lo stesso Umberto Eco spiega che due importanti personaggi, Hitler e Bush, non sono riusciti a Continua a pagina 5
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invadere rispettivamente la Russia e l’Afghanistan poiché non erano a conoscenza di precedenti tentativi falliti. Infine, sembrerà strano a molti, ma il greco e il latino hanno quasi la stessa importanza dell’inglese, perché sono alla base di molti vocaboli della lingua italiana e aiutano a capire il significato delle parole in modo da scegliere il lessico più appropriato in determinati contesti, come ad esempio scrivere un curriculum, una relazione o un articolo di giornale. Del resto, come si può conoscere appieno un figlio se non ne si conoscono i genitori? In conclusione, dico di no all’abolizione del Classico, proponendo invece in ognuno di questi particolarissimi istituti uno speciale indirizzo a sfondo scientifico, dove continuino però a esserci sia latino sia greco. Ritengo che il classico non debba, anzi non possa essere condannato a morte perché con esso se ne andrebbero una componente essenziale del patrimonio culturale italiano e la ragion d’essere di una delle lingue più belle e musicali al mondo, non solo per i suoi locutori. A mio parere, se qualcuno iniziasse a considerare il classico come un ottima preparazione per la vita, si risolleverebbe anche l’economia italiana, poiché, sempre secondo me, la crisi economica nasce innanzitutto dalla crisi intellettuale. Francesco Filosa, VD AVRO’ CURA DI TE
“Avrò cura di te”, con questo titolo si presenta il
tanto aspettato nuovo romanzo del giornalista
Massimo Gramellini e della giovane autrice Chiara
Gamberale. La stesura a quattro mani attribuisce
alla storia un qualcosa di superiore, dettagli e
riflessioni che solo due grandi scrittori come loro
potevano offrire.
Giò, trentasei anni, professoressa, da sempre in
lotta con la sua famiglia problematica e appena
lasciata dal marito, si rivolge al limite della
depressione a un Angelo Custode, che contro ogni
sua aspettativa le risponde e non solo, sconvolge la
sua intera esistenza, il suo modo di pensare e di
approcciarsi agli altri con estrema consapevolezza,
limpidezza e sincerità.
Profonda condanna della retorica delle emozioni,
condanna altrettanto dura della sterilità dei
ragionamenti fine a se stessi, condanna soprattutto
dell’apatia, del senso di rassegnazione e di tutto ciò
che non ci fa vivere appieno la nostra unica vita, di
tutto quello che acceca i nostri occhi e impedisce al
nostro sguardo di raggiungere l’orizzonte di gran
lunga più sorprendente dei sentimenti, questa
storia innalza un inno alla luce pura, non velata o
soffusa, alla musica limpida, non ovattata o lontana,
alla pienezza della vita.
I due autori,e in particolare la voce maschile,
delineano in modo sublime la complessità ma allo
stesso tempo l’armonia con la quale si manifestano i
veri sentimenti nella nostra vita; al primo posto
ovviamente l’Amore, quello con la A maiuscola, ma
toccando anche i temi altrettanto delicati
dell’Amicizia, del Tradimento, della Rabbia, della
Compassione, del Pregiudizio, della Scoperta e dell’
Autocommiserazione.
Romanzo senza dubbio di fortissimo impatto, con
la capacità inedita di affiancare qualunque tipo di
personalità nell’affrontare la vita, aiuto cartaceo ma
di grandissimo valore , infuso di coraggio, passione,
voglia di intraprendere la vita, autostima,
un’immensa spinta verso la ricerca della Vita vera e
piena, difficile da raggiungere ma estremamente
appagante quando la si raggiunge.
Ilaria Lorenzetti, VB
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Istruzione: l’Italia è il fanalino di coda d’Europa
Recentemente è stata pubblicata la terza edizione del rapporto Education and training monitor, una statistica sui livelli di istruzione comunitari, confrontati tra loro e con la media UE, basata sul programma europeo per l’istruzione e la formazione, che si propone i seguenti obbiettivi: -­‐fare in modo che i professori seguano per tutto il corso della loro carriera corsi di formazione -­‐fare in modo che sia gli studenti sia il personale docenti facciano esperienze formative all’estero -­‐migliorare la qualità ed efficacia dell'istruzione e della formazione -­‐promuovere l'equità, la coesione sociale e la cittadinanza attiva economici e che nella scuola venga inserita una forte meritocrazia sia tra gli studenti sia tra gli insegnanti. -­‐incoraggiare la creatività e l'innovazione, compreso lo spirito imprenditoriale, a tutti i livelli dell’istruzione e della formazione. Se da un lato non possiamo che trovarci d’accordo con questo punto, l’idea secondo la quale la scuola dovrebbe essere “finalizzata ed adattata” unicamente alle esigenze del mondo del lavoro credo sia altamente riduttiva per un sistema educativo che dovrebbe anche e, forse soprattutto, forgiare giovani menti in grado di elaborare pensieri critici, di prendere decisioni autonome, di costruirsi il proprio futuro. Tanto più che il Labor Departement USA ha appena condotto una ricerca che ha dimostrato che i lavori tradizionali sono destinati a sparire e ognuno di noi dovrà “inventarselo”. Alla luce di queste considerazioni le qualità appena citate risultano quanto mai importanti, e, più dell’efficienza lavorativa, conta la flessibilità. I risultati che ne emergono purtroppo non sono incoraggianti per il nostro Paese. L’Italia risulta avere uno dei peggiori sistemi di istruzione secondo i parametri imposti dalla comunità europea. I motivi sono molteplici. Per prima cosa l’istruzione italiana resta ancorata a un sistema principalmente teorico, poco spazio, quando non nullo, viene lasciato alle cosiddette materie del futuro, problem solving, team working, uso della tecnologia; l’abbandono scolastico è alle stelle con una percentuale del 17% contro il 10% del target europeo e parallelamente gli iscritti all’università e di laureati diminuiscono arrivando appena al 23% contro il 40 della media europea. Altra nota dolente è quella della spesa pubblica per l'educazione, che rimane tra le più basse nell’Ue: l'Italia destina all'educazione solo il 4% del Pil, a fronte di una media europea del 5,3%. Vista da questo punto di vista la situazione sembra quasi irrecuperabile: uno Stato che non investe sull’istruzione è impensabile , come uno stato che si disinteressa del suo stesso futuro, immagine di un paese troppo occupato a vivere alla giornata per pensare al domani. Risulta quindi prioritario e addirittura indispensabile che la scuola e l’Università riacquistino la loro dignità, che i professori vengano valorizzati tramite corsi di formazione e incentivi Tanto più che non sempre l’efficienza indica qualcosa di salutare. Per esempio il sistema scolastico tedesco considerato dalla citata classifica uno dei migliori, è estremamente teso verso l'etica del profitto a tutti i costi, gode di scuole modernissime dal punto di vista infrastrutturale, ma discutibili da quello ideologico: tutti gli studenti problematici, disabili, disadattati, con problemi di apprendimento o semplicemente lenti, vengono letteralmente segregati nelle cosiddette Sonderschule (scuole speciali) in cui si cementifica lo stato di "ultime ruote del carro" senza alcuna possibilità di mettersi al passo con la società. Gli studenti cosiddetti "normali" rimangono nelle scuole Continua a pagina 7
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"normali" ed imparano che la solidarietà e la collettività, l’etica, sono valori del tutto trascurabili di fronte alla logica del profitto. Il sistema italiano sarà anche carente nelle infrastrutture e deludente dal punto di vista dell’efficienza lavorativa ma è più umano, più stimolante dal punto di vista critico e intellettuale e soprattutto mira anche a dare dei valori che vanno la di là dell’efficienza lavorativa e del profitto. Questa statistica vuole dimostrarci che la scuola italiana è un relitto, l’ultimo baluardo di un’epoca ormai passata e se , da un lato, sarebbe un’utopia pensare di rimanere aggrappati a un sistema fallimentare in relazione al mondo moderno, mentre chi ci circonda si adegua, trasformare le scuole italiane in luccicanti, sterili laboratori di informatica, eliminare le materie caratterizzanti, insegnare ai ragazzi soltanto a risolvere in 1, Febbraio
maniera efficace e velocemente qualsiasi problema gli venga posto, senza nemmeno domandarsi se valga la pena di risolverlo, sul modello delle “efficientissime” scuole dell’estremo oriente ( Giappone, Sud Corea, Singapore) significa in un certo senso snaturare la scuola , significa mettere da parte lo spirito critico, il gusto per la ricerca, la curiosità che ci rendono in grado non solo di lavorare ma anche di progettare, di dirigere, di creare, di porci delle domande e di migliorare indipendentemente dai parametri del “progresso”. La sfida, ancora più difficile da quella proposta dall’UE, sta, credo, nel cambiare la scuola integrando alcune caratteristiche dei sistemi di istruzione europei ma mantenendo le nostre peculiarità. Ginevra Gatti, IB IL SUDOKU DI
“HERMES, IL
MESSAGGERO DEL
GOVONE“
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THE IMITATION GAME
In un anno in cui prevale il
cinema biografico d’autore, The
Imitation Game è sicuramente il
film inglese più emozionante.
Fresco di ben 8 nominations ai
Premi Oscar, il film di Morten
Tyldum sarà tra i protagonisti
durante la notte al Dolby Theatre
di Los Angeles. La storia del film
sta
nel
titolo:
il
gioco
dell’imitazione non è altro che la
capacità di una macchina di
imitare le reazioni di un essere
umano,
tale
Alan
Turing
(considerato uno dei padri
dell’informatica
moderna.
Tuttavia, una cosa è certa: se
questo film non esistesse, quasi
nessuno conoscerebbe in che
modo si è veramente conclusa la
Seconda Guerra mondiale, ossia
grazie alla scoperta da parte di
Turing del principio su cui era
basato il Codice Enigma. The
Imitation Game è un film
magnifico perché rappresenta il
dramma della storia attraverso gli
occhi di chi la osserva e la scrive.
L’interpretazione di Benedict
Cumberbatch, premiata, per ora,
con la nomination a miglior attore
protagonista, è un qualcosa di
impressionante e quasi irreale,
vista la sua grande dote
nell’immedesimarsi non tanto nel
personaggio fittizio del film
quanto in quello reale e storico. E’
incredibile: i suoi movimenti, i
suoi sguardi e tutte le sue parole
non sono mai lasciate al caso.
Merito anche di Tyldum, regista
emergente nominato a miglior
regista e che dovrà abituarsi a
dirigere
quei
film
che
raggiungono una certa grandezza
per meriti più pecuniari che
artistici. Si nota così facilmente la
bellezza interiore di tutti i
personaggi, che, a loro modo,
mettono in evidenza il loro amore
per tutto ciò che riguarda la vita.
Ecco, se da una parte si possono
distinguere due fasi dell’amore,
ossia quello per la concretezza
delle proprie azioni, all’inizio, e
quello per la spiritualità dei
ricordi, alla fine, il valore
dell’amicizia rimane quasi del
tutto oscuro e sconosciuto ai
personaggi: gli unici due chiari
casi analizzati dal regista sono
quelli che mettono in scena Alan e
la collega Joan, interpretata da
una splendida e delicata Keira
Knightley (nomination a miglior
attrice non protagonista), e Alan
da
ragazzino
con
l’amico
Christopher.
In
quest’ultimo
rapporto si cela la vera essenza di
tutto il film, dal momento che
quando il “baby” protagonista
viene a sapere della morte del suo
amico, non riuscendo così a
dichiarargli il suo amore, viene a
mancare
quel
tassello
fondamentale che stravolgerà per
sempre la sua vita. Inoltre,
pregevole e assai drammatica è la
scena in cui Peter, uno dei geni
che lavora al progetto Enigma con
Alan, scopre che suo fratello, il
quale si trova in un sottomarino
diretto in America, sta per essere
ucciso da un attacco tedesco e
chiede ai suoi colleghi di poterlo
salvare. Ma la storia, ancora una
volta, è crudele, in quanto prima
di agire essa ti chiede di riflettere
bene sulle proprie azioni: ed è
proprio ciò che fanno Alan e
colleghi, lasciano cioè che il
sottomarino venga attaccato per
non rendere noto ai tedeschi il
fatto che hanno trovato la chiave
del Codice Enigma. Persino la
tecnica
della
narrazione
è
talmente
azzeccata
che
lo
spettatore non fa neanche in
tempo a porsi domande che
immediatamente i vari flashback
chiariscono ogni dubbio: la
genialità di The Imitation Game,
infatti, sta nel raccontare il
presente ripercorrendo il passato.
Inutile sottolineare la grandezza e
l’importanza che assumono la
fotografia,
la
splendida
sceneggiatura
non
originale
(nominata) di Graham Moore e la
colonna sonora, con funzione di
accompagnamento, musicata da
un infinito Alexandre Desplat
(nominato anche per Grand
Budapest
Hotel),
che
tira
letteralmente fuori di bocca le
parole di ciascuno dei personaggi.
L’unico aspetto che mi ha lasciato
un po’ perplesso è il finale: fin dai
primi minuti il film di Tyldum
porge entrambe le mani verso lo
spettatore e lo tira all’interno
della propria dimensione, direi
surreale. Ebbene, il problema sta
nel fatto che alla fine, dopo aver
rivelato ogni cosa, ti lascia in balia
di te stesso e nello sconforto di
qualcuno che ha appena trascorso
una bella esperienza ma di cui ora
non gli rimane che un misero
ricordo. No. Un Film autentico è
quello che ti osserva mentre tu,
nell’entrare nella Sua dimensione,
ti guardi alle spalle come se stessi
cercando
l’approvazione
di
qualcuno, e, una volta entrato, ti
pone in una dolce costrizione che
riguarda
tutta
la
Sua
drammaticità, e non ti lascia
andare via. D’altronde, i film più
belli sono quelli che, una volta
terminati e accese le luci della sala
cinematografica,
ti
lasciano
paralizzato e con gli occhi fissi nel
rosso della poltroncina di fronte a
te.
Federico Ruatasio, III B
In un anno in cui prevale il cinema biografico d’autore, The Imitation Game è sicuramente il film inglese più emozionante. Fresco di ben 8 nominations ai Premi Oscar, il film di Morten Tyldum sarà tra i 8
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LVDVS
“LVDVS” è un applicazione che permette di
esercitarsi con il latino in modo semplice e
divertente; utilizzando il solamente il proprio
cellulare.
Questo progetto è stato creato interamente in
Italia; ideato da Gianluca Sinibaldi, un ex studente
che durante il liceo considerava questa materia la
sua “bestia nera”. “Alle versioni prendevo sempre
3 o 4, ma a volte i traumi possono servire per far
nascere cose nuove”.
Questa applicazione è completamente gratuita;
disponibile su piattaforme Apple e Android o
scaricabile dal sito ufficiale.
Ha riscosso un ampio successo in Italia e all’estero,
con più di 1300 download.
L’utilizzo è molto semplice e immediato: per
vincere bisogna trascinare le parole in latino nelle
caselle delle funzioni sintattiche (soggetto, verbo,
complementi) per formare una frase. Se sbagli
l’applicazione ti indica e ti spiega l’errore da te
commesso e ti da’ la possibilità di rimediare. Nel
gioco sono presenti due diverse modalità: in
“Tranquillitas”, non avendo alcun limite di tempo,
ti permette di pensare con calma alla risposta, ma
in caso di successo ottieni solo 10 punti. Mentre
nella modalità “Competitio” hai 30 secondi, più
velocemente darai la risposta e più punti ti
verranno accreditati.
Inoltre hai la possibilità di aggiungere i tuoi amici
nella “Classifica Personale” o puoi misurarti con
tutti gli inscritti a “LVDVS” nella “Classifica
Assoluta”.
Divertente, semplice e immediata; la consiglio a
tutti.
Andrea Lanzetti, IV D
“LASCIATE CHE LA
LIBERTA’ REGNI. IL
SOLE NON
TRAMONTERA’ MAI SU
UNA COSI’ GLORIOSA
CONQUISTA UMANA”
Nelson Mandela
“LA LIBERTA’
COMINCIA
DALL’IRONIA”
Victor Hugo
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1, Febbraio
I BAMBINI VANNO AMATI, NON ABUSATI
L'abuso sui bambini dimostra come l'uomo sa essere spregevole e prova che i minori sono a rischio, non solo in certi paesi ma in tutto il mondo. Generalmente si pensa che le violenze sui minori siano opera di persone a loro estranee, ma la realtà dei fatti è che i principali artefici di queste violenze sono genitori, parenti stretti e insegnanti. In questi ultimi anni l’opinione pubblica europea è stata sensibilizzata sugli abusi commessi dai pedofili, e sono scoppiati alcuni scandali in cui sono stati coinvolti anche esponenti politici di un certo rilievo. La pedofilia è l’attrazione verso i bambini, tanto più condannabile perchè implica spesso reati come violenza sessuale. C'è da aggiungere che gli effetti di queste esperienze scioccanti rimangono a lungo nelle giovani menti sconvolte di questi bambini, creando talvolta emarginazione sociale e malattie psichiche gravi. L'abuso di minori è infatti una delle principali cause che portano al suicidio. I bambini a causa della loro ingenuità tendono a fidarsi delle persone che fanno violenza su di loro, e da quel momento, visto che la loro fiducia è stata mal riposta, avranno paura persino ad esprimersi liberamente. Spesso infatti i bambini che sono vittime di abusi sessuali non ne parlano con nessuno, ed è proprio ciò su cui contano coloro che li molestano, che talvolta li convincono a non confessare offrendo loro regali o spesso minacciandoli. Per fortuna in questi ultimi anni i controlli, le perquisizioni, gli arresti si sono moltiplicati, registrando anche un’incoraggiante e necessaria collaborazione tra le forze dell’ordine di più nazioni. Particolarmente ecclatanti sono state alcune operazioni di polizia che hanno portato alla chiusura di siti di pedofilia. In questi siti venivano pubblicate, spesso da persone al di sopra di ogni sospetto, foto di bambini di entrambi i sessi, alcuni anche di pochissimi anni di vita. Non sempre però le leggi e le azioni di polizia arrivano al momento giusto, o spesso intervengono quando il male è già stato compiuto. I principali casi di abuso di minori si sono riscontrati nei paesi più poveri dove vi è una scarsa attenzione alla salvaguardia dei bambini ,che diventano capri espiatori dei pedofili. Inoltre ogni anno migliaia di ragazzi e di ragazze sono reclutati in forze armate governative e gruppi di ribelli, venendo così esposti ad un elevato rischio di violenza sessuale, fisica, psicologica ed emotiva. I dati che ci giungono grazie all'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) riguardo agli abusi di minori sono davvero sconcertanti. Circa 150 milioni di bambine e 73 milioni di bambini sotto i 18 anni hanno sperimentato violenza e sfruttamento sessuale; inoltre si stima che 1,2 milioni di bambini ogni anno siano vittime del traffico di esseri umani. In Italia tra il 2008 e il 2013 sono stati segnalati circa 9000 casi di maltrattamenti di minorenni . Gli abusi sono soprattutto psicologici (il 18,8%), ma oltre un caso su dieci è una violenza fisica (l’11%, di cui il 63% per percosse, il 3,8% per violenza sessuale e il 10,5% per trascuratezza). Se si guarda alle vittime, queste sono nella maggior parte bambine e adolescenti (il 53%). Percentuale che sale al 68,1% in caso di abusi sessuali; gli autori delle violenze sono invece soprattutto maschi (53,4%). Tuttavia in Italia la capacità di risposta al fenomeno della violenza sui bambini e sugli adolescenti resta molto limitata. C'è da ricordare, però, che il 20 novembre del 1989 è stata approvata dall' Assemblea Generale delle Nazioni Unite la convenzione ONU sui diritti dell'infazia e dell'adolescenza (Convention on the Rigths of the Child). La Convenzione enuncia per la prima volta i diritti fondamentali che devono essere riconosciuti e garantiti a tutti i bambini e a tutte le bambine del mondo; essa prevede anche un meccanismo di controllo sull’operato degli Stati, che devono presentare a un Comitato indipendente un rapporto periodico sull’attuazione dei diritti dei bambini sul proprio territorio. Essa è composta da 54 articoli e da tre Protocolli (sui bambini in guerra, sullo sfruttamento sessuale, sulla procedura per i reclami). Tutti i paesi del mondo hanno ratificato questa Convenzione, eccetto la Somalia e gli Stati Uniti. Laura Zotaj, VD 10
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HERMES, il Messaggero del Govone
GLI YOUTUBERS ITALIANI UNITI
CONTRO LA RACCOMANDAZIONE
Si sente sempre di più parlare di Francesco Sole, celebre star del web da poco approdata in televisione nel programma “Tu si que vales”, e non sempre in maniera positiva. Cerchiamo di mettere ordine ad una vicenda che è stata spesso travisata e mal interpretata dai media e dagli utenti dei vari social network. Gabriele Dotti, in arte Francesco Sole, è uno youtuber modenese, salito recentemente agli onori di cronaca in seguito alla pubblicazione del suo libro “Stati d’animo su fogli di carta” edito da Mondadori e dopo la partecipazione televisiva su Italia Uno in veste di presentatore. Il web ha iniziato ad attaccare in massa questo ragazzo di belle speranze (che è stato capace in un anno di attività di raggiungere più di 14 milioni di visualizzazioni sul suo canale con video di tipo pseudo-­‐
filosofico) a partire dall’11 dicembre quando Dellimellow, youtuber già conosciuto per attacchi di questo tipo, ha spiegato in un video come “il progetto Sole” sia nato a tavolino da Francesco Facchinetti, figlio del noto cantante dei Pooh, il quale aveva fondato da poco un’agenzia di spettacolo. Sebbene voci di questo genere girassero già da mesi, perché tutte le maggiori youtube stars hanno deciso di dare contro a Sole? Nasce tutto dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di Facchinetti, in primis Selvaggia Lucarelli, famosa showgirl italiana, che si sarebbe complimentata con Francesco per il suo debutto in televisione dicendo di aver notato il ragazzo fin dagli esordi e che la sua gavetta e il suo impegno un po’ le ricordavano il suo. Ben presto però 1, Febbraio
Roy
Lichtenstein
Roy Lichtenstein, Opera Prima,
GAM, Torino.
Much ado about nothing, come
direbbe Shakespeare.
alcuni collaboratori come Eugenio Scotto hanno contraddetto le loro posizioni rivelando che era tutto nato un anno prima attraverso strategie di comunicazione. A questo punto la community italiana di youtube per la prima volta si è dimostrata unita cercando di far conoscere la verità su un ragazzo tutt’altro che impegnato, semmai raccomandato e nato in seguito ad operazioni di mercato, creando video e post sui vari social con l’hashtag #SelvaggiaNonMentire, diventato ormai molto celebre. I numerosi appelli hanno mostrato come in un mondo piuttosto diviso, come quello di Youtube Italia, dove non mancano litigi e incomprensioni non solo tra gli artisti di successo, ma anche tra gli utenti più piccoli, alcuni valori come la libertà di pensiero e l’informazione libera sono ancora alla base di questo social network, nonostante alcune persone del mondo televisivo cerchino di corromperlo attuando “giochini” di marketing. Forse per ora lo slogan di Youtube “Broadcast yourself” (trasmetti te stesso), da cui è facile intuire la natura ingenua e libera di questo social, è salvo. Almeno finché ci saranno persone che, portando avanti la loro passione per i video, lotteranno contro i clientelismi e le raccomandazioni. Di per sé l’idea di presentare i
bozzetti che hanno portato alle
grandi opere che tutti noi
Indiana
Jones
dell’arte
conosciamo, non era malvagia,
ma purtroppo non è stata
realizzata nel migliore dei modi.
Innanzitutto
la
location:
piuttosto triste e spenta per
essere una galleria d’arte
moderna, in cui, generalmente,
regnano
colori
vivaci
e
installazioni,
soprattutto
all’ingresso, che invece risulta
piuttosto spoglio.
In secondo luogo, forse, sarebbe
stato apprezzabile un maggior
numero di opere importanti,
quelle che hanno davvero
segnato la vita dell’artista, ma è
comunque comprensibile che i
costi sarebbero stati decisamente
troppo elevati. Il problema è che
l’enorme pubblicità che questo
evento ha prodotto non è
proporzionata a ciò che ci si
trova davanti quando si visita la
mostra. Troppo rumore per
nulla, forse…
La consiglierei? Si, ma solo a chi
conosce Lichtenstein e a chi ha
visto le sue grandi opere. Per chi,
invece, vuole acculturarsi in
materia, non è il punto giusto da
cui partire: potrebbe portare ad
un abbandono totale del buon
proposito di aggiungere al
proprio bagaglio culturale un
ulteriore grande artista.
Alla prossima mostra e che la
Forza sia con voi, Govoniani!
Letizia Lasciarrea, ID
Lorenzo Germano, IIC 11
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HERMES, il Messaggero del Govone
1, Febbraio
BATTUTO IL RECORD DI FELIX BAUMGARTNER
Si è lanciato in caduta libera da un’altezza di 41.150 metri Alan Eustace, 57 anni, vicepresidente di Google, battendo così il record stabilito dal paracadutista austriaco Felix Baumgartner, che nel 2012 arrivò a 39.068 metri di quota. Nel corso della discesa, durata in tutto una quindicina di minuti, l’informatico statunitense ha infranto il muro del suono, raggiungendo una velocità di 1.322 chilometri orari, ma non riuscendo in questo caso a superare l’attuale record di 1357,6 chilometri orari fissato da Baumgartner. Eustache, indossando una tuta pressurizzata simile a quella degli astronauti, è stato trasportato dal deserto del Nuovo Messico (Stati Uniti) alla stratosfera grazie a un pallone gonfiato a elio. L’esperienza, effettuata il 24 ottobre, fa parte di un progetto di iniziativa della Paragon Space Development Corporation che ha come obbiettivo l’esplorazione dell’atmosfera oltre i 30 chilometri. Paola Cassinelli, II C