oculopatie ereditarie TACREC II anno

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oculopatie ereditarie TACREC II anno
Predisposizioni legate alla razza e malattie ereditarie dell’occhio del cane
Patologie genetiche - Corso di Laurea TACREC
Dott. Giovanni Barsotti
(Materiale didattico per gli studenti del corso di Laurea TACREC)
INTRODUZIONE
Le malattie oculari ereditarie sono ampiamente diffuse nella popolazione canina e possono presentarsi
con quadri clinici simili oppure possono avere caratteristiche diverse (specifiche per ciascuna razza)
riguardo al tipo di trasmissione ereditaria, all’età di insorgenza, al decorso, ai segni clinici e alla prognosi.
L’elevata diffusione delle patologie ereditarie (non solo oftalmiche, ma anche a carico di altri apparati)
dipende, spesso, dalla scarsa attenzione posta da parte degli allevatori nella selezione dei riproduttori e
dall’impiego di incroci tra soggetti consanguinei.
Per la riduzione dell’incidenza di tali patologie, spesso legate a mutazioni geniche trasmesse con modalità
di tipo autosomico recessivo, è importante la collaborazione tra allevatori e veterinari nella selezione dei
riproduttori.
Sono diversi, sia in Italia che all’estero, i progetti che si occupano di garantire la riduzione della
manifestazione di queste malattie nella specie canina, indipendentemente dal fatto che nella razza sia nota
o meno la presenza di disordini oculari ereditari. Questo sottolinea l’importanza del continuo
aggiornamento riguardo all’insorgenza in nuove razze di alterazioni ereditarie.
La difficoltà a stabilire con certezza se la patologia è di tipo ereditario, poiché non sempre si ripresenta
nei discendenti, complica il suo controllo. Sarebbe utile individuare la mutazione e sottoporre ad analisi il
DNA degli animali per verificare se la presentano, prima che questi si riproducano e che quindi la
trasmettano alla progenie. Bisognerebbe sviluppare dei test sul DNA che gli allevatori possano utilizzare,
per conoscere se i loro cani sono portatori o meno del gene alterato e scegliere così quali soggetti far
riprodurre. In questo modo si ridurrebbe al minimo il rischio di cuccioli nati affetti.
In alternativa può essere effettuata un’analisi degli incroci che si ottiene con l’esame della progenie e con
la compilazione di alberi genealogici. È importante, comunque, raccogliere sempre un’attenta anamnesi,
riguardo all’età di insorgenza della malattia (ad esempio, le forme congenite saranno presenti già alla
nascita, mentre quelle ereditarie si presenteranno in tempi precisi per ogni razza colpita) ed alle sue
modalità di presentazione (improvvisa o graduale) e prestare attenzione al segnalamento, considerando
che esiste una maggiore incidenza di alcune forme in determinate razze.
Il successo di un programma di controllo di una patologia ereditaria dipende da diversi fattori, quali il
numero di soggetti esaminati per ciascuna razza, la possibilità di accedere alla consultazione dei dati e dei
risultati ottenuti dai controlli effettuati, l’informazione e la sensibilizzazione degli allevatori e dei
veterinari.
Fino ad oggi sono stati fatti numerosi tentativi terapeutici, utilizzando il cane come modello di studio per
l’uomo (ricordiamo infatti le analogie della degenerazione retinica canina con le retinite pigmentosa
dell’uomo), ma senza successo. Tali tentativi si sono basati su diverse procedure, tra le quali
sottolineiamo la terapia genica, basata sull’impiego di materiale genetico veicolato da virus ricombinanti
e impiantati nelle vicinanze delle cellule alterate, affinché queste possano esprimere i nuovi geni al posto
di quelli alterati o mancanti. Questa, nonostante a livello oculare si presenti spesso complicata da attuare,
per le difficoltà a raggiungere le cellule alterate, in futuro potrebbe dare dei risultati soddisfacenti, ma è
ancora oggi oggetto di studio.
Il mancato successo dei tentativi terapeutici è uno dei principali motivi che spiega l’importanza della
prevenzione delle patologie ereditarie.
Le affezioni oftalmiche ereditarie del cane si distinguono in congenite e non congenite; le prime sono
presenti già alla nascita, mentre le seconde si manifestano dopo un periodo più o meno lontano da questa.
Nella tabella sono riportate le forme più importanti segnalate nella specie canina.
Materiale didattico per gli studenti del corso di Laurea TACREC
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OCULOPATIE CONGENITE
Goniodisgenesia/glaucoma primario
Persistenza della membrana pupillare (PPM)
Persistenza del vitreo primario iperplastico (PHPV)
Displasia retinica (RD)
Anomalia dell’occhio del Collie (CEA)
Cataratta ereditaria congenita (CHC)
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OCULOPATIE NON CONGENITE
Cataratta ereditaria (HC)
Lussazione primaria della lente (PLL)
Atrofia progressiva della retina (PRA)
Distrofia dell’epitelio pigmentato della retina (RPED)
In linea generale, tutti gli animali affetti da una o più oculopatie ereditarie, i loro genitori e i soggetti
consanguinei dovrebbero essere esclusi dalla riproduzione, per evitare il ripresentarsi dell’anomalia nelle
generazioni successive. Sarebbe importante, comunque, stabilire il tipo di ereditarietà che caratterizza
ciascuna forma per attuare un migliore piano di controllo della sua diffusione.
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Capitolo 1
TIPI DI EREDITARIETÀ
Le anomalie ereditarie sono solitamente causate da uno o più geni che hanno subito una mutazione e sono
detti per questo geni aberranti. Gli effetti delle mutazioni dipendono dal tipo di mutazione; queste
determinano la formazione di una o più rotture cromosomiche. Se tali rotture avvengono all’interno di un
gene determinano una mutazione genica dalle conseguenze diverse in base alla funzione del gene stesso e
del momento della sua espressione.
Le mutazioni si classificano in: geniche se riguardano i singoli geni, cromosomiche se comportano
un’alterazione nella struttura di singoli cromosomi e genomiche se determinano una variazione nel
numero di cromosomi (perdita o acquisto di uno o più cromosomi durante alcune fasi della meiosi).
Di solito le mutazioni cromosomiche insorgono spontaneamente e possono avvenire con diverse modalità:
delezione (perdita di un frammento di un cromosoma), duplicazione (legame del frammento a un
cromosoma omologo), traslocazione o trasposizione (legame del frammento a un cromosoma non
omologo) e inversione (legame del frammento al cromosoma originale, ma dopo una rotazione di 180°).
Le modificazioni fenotipiche indotte dalla mutazione, comunque, devono essere compatibili con la vita e,
affinché l’anomalia venga trasmessa alla progenie, devono permettere la riproduzione del soggetto che le
presenta. In molti casi i geni aberranti vengono soppressi o modulati dagli altri geni; inoltre sono possibili
influenze ambientali.
Il numero di geni mutati e le modalità attraverso le quali questi vengono trasmessi caratterizzano il tipo di
ereditarietà, la cui conoscenza è fondamentale per l’eradicazione dell’anomalia nella popolazione.
Quando la trasmissione della patologia è legata ad un singolo gene si parla di ereditarietà semplice.
Questo gene può essere espresso con diverse modalità:
1. nella dominanza semplice o trasmissione autosomica dominante il gene aberrante (D) sopprime o
domina il corrispondente gene che codifica per il carattere corretto (d). In questo caso tutti i soggetti
che possiedono il gene, sia in omozigosi (DD) che in eterozigosi (Dd), manifestano la malattia e
quindi è facile prevenirne la diffusione, escludendo tali soggetti dalla riproduzione; comunque è
possibile, ma molto raro che un allele dominante si trovi allo stato di omozigosi;
2. nella recessività semplice o trasmissione autosomica recessiva il gene aberrante (r) è soppresso o
dominato dal corrispondente gene che codifica per il carattere corretto (R). La malattia, in questo
caso, si manifesterà solo nei soggetti che lo presentano in omozigosi (rr), mentre quelli eterozigoti
(Rr) saranno portatori, riconoscibili solo perché nati da soggetti malati o perché hanno prodotto figli
con la patologia;
3. nella codominanza o dominanza incompleta due alleli diversi di un gene esprimono
contemporaneamente il loro effetto sul fenotipo (nessuno dei due domina sull’altro);
4. nell’ereditarietà legata al sesso il gene aberrante è localizzato su uno dei cromosomi sessuali, X o Y.
Nel primo caso, se il gene è recessivo i soggetti maschi presenteranno la malattia, mentre le femmine
solo in condizione di omozigosi; le femmine eterozigoti saranno, in questo caso, portatrici sane. Se il
gene, invece, è dominante anche le femmine che lo presentano manifesteranno l’anomalia. In questo
caso i maschi possono trasmettere il gene alle figlie femmine, ma non ai figli maschi;
5. nella penetranza incompleta, forma di ereditarietà più complessa delle precedenti, il gene trasmesso
non è espresso nel fenotipo perché è soppresso dal genotipo rimanente. La malattia può, quindi, non
manifestarsi oppure presentarsi in forma attenuata o con segni clinici variabili.
Nell’ereditarietà poligenica, invece, sono coinvolti più geni nella trasmissione dell’anomalia. Le
anomalie legate a questa modalità di trasmissione ereditaria sono praticamente impossibili da eradicare
per il coinvolgimento di troppi geni e la possibile interferenza di fattori ambientali.
La popolazione canina, a differenza della popolazione umana che è influenzata principalmente dalla
selezione naturale, è costituita da circa 350 razze che possiamo considerare “geneticamente isolate”. Le
conseguenze sono diverse: notiamo una prevalenza molto alta delle anomalie ereditarie e, tra queste, sono
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molto frequenti le forme recessive (meno diffuse nell’uomo) che si presentano maggiormente grazie
all’elevata consanguineità; le malattie ereditarie, inoltre, nel cane sono spontanee e “razza-specifiche”.
Per individuare i soggetti portatori del gene aberrante si dovrebbero effettuare dei test sul DNA che
consentano di diagnosticare la patologia, anche prima che questa sia evidenziabile clinicamente, in modo
tale da escludere questi soggetti dalla riproduzione. Tale esclusione, comunque, non dovrebbe limitare
troppo il “pool genetico” della razza, inoltre non dovrebbe rischiare di aumentare l’insorgenza di nuove
patologie ereditarie non ancora fenotipicamente manifeste.
Ciascun test del DNA è specifico per una sola mutazione e quindi non può prescindere dall’effettuare
visite approfondite e controlli periodici per evidenziare eventuali patologie concomitanti. I test sul DNA
vengono svolti secondo procedure standard, caratterizzate da diverse fasi: raccolta dei campioni (sangue,
cellule della cavità orale o ciuffi di pelo con bulbo); estrazione del DNA dalle cellule; analisi dei geni
mediante due tipi di test:
▪ test di scoperta di mutazione: la sequenza di DNA implicata viene isolata e amplificata con la PCR,
poi viene confrontata con quella di soggetti sani; questo ci consente successivamente di testare altri
cani per quella determinata variazione di sequenza;
▪ test di linkage: per individuare un gene aberrante in una particolare regione cromosomica, grazie
all’impiego di “markers polimorfici” quali i microsatelliti (sequenze di DNA costituite da un numero
variabile di ripetizioni di nucleotidi) o i polimorfismi di singoli nucleotidi (SNP). Tali markers posti
nelle vicinanze del gene mutato sono trasmessi insieme a questo con una maggiore probabilità, quanto
più saranno vicini tra loro, poiché lo scambio di materiale genomico avvenuto durante la meiosi (fase
denominata crossing-over) ha avuto una minore probabilità di separarli.
TERMINOLOGIA
Gene: subunità di un cromosoma formata da un segmento di DNA che controlla una caratteristica ereditaria di un organismo.
Mutazione: variazione rispetto alla condizione selvatica della struttura e/o del numero di cromosomi del genoma
dell’individuo affetto.
Cromosomi: materiale ereditario all’interno del nucleo della cellula che si trasmette da una generazione all’altra e si
presentano di forma e numero caratteristici per ciascuna specie.
Fenotipo: insieme delle caratteristiche fisiche e biochimiche di un organismo, risultanti dall’interazione tra genotipo e
ambiente.
Genotipo: insieme di fattori ereditari portati da un organismo, ossia la particolare serie di alleli presente in ciascuna delle sue
cellule.
Allele: forma alternativa di un gene che produce diversi effetti per uno stesso carattere ereditario.
Omozigote: organismo avente due alleli identici per un determinato gene.
Eterozigote: organismo con due diversi alleli dello stesso gene.
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Capitolo 2
ANOMALIE DEL BULBO, DEGLI ANNESSI OCULARI E DELLA CORNEA
ANOMALIE CONGENITE DEL BULBO OCULARE
MICROFTALMIA: Anomalia caratterizzata dalla presenza alla nascita di un occhio o di entrambi delle
dimensioni più piccole del normale e può essere la conseguenza di un’infezione verificatosi nella vita
intra-uterina oppure può essere di tipo ereditario, a carattere recessivo. È frequente che si presenti
associata ad altre anomalie quali l’aplasia palpebrale, il coloboma dell’iride, la persistenza della
membrana pupillare, la persistenza della tunica vascolare iperplastica della lente, la cataratta e la displasia
della retina (che verranno trattate in seguito). Può essere, inoltre, associata a nistagmo, caratterizzato dal
movimento involontario oscillatorio degli occhi. Nel Dobermann Pinscher la microftalmia è spesso
associata a displasia del segmento anteriore e della retina; nello Schnauzer Nano si presenta spesso
insieme a cataratta ed è trasmessa da un gene recessivo.
ANOFTALMIA: Anomalia molto rara, caratterizzata dalla mancanza congenita completa di un occhio.
CICLOPIA: Presenza di un solo occhio localizzato in posizione centrale.
ANOMALIE OCULARI MULTIPLE: Presenza contemporanea di due o più anomalie nello stesso
individuo.
ANOMALIA
Microftalmia
Anomalie oculari multiple
RAZZE INTERESSATE
Bloodhound, Cocker Spaniel Inglese, Collie, Dobermann Pinscher, Golden Retriever,
Shetland Sheepdog, San Bernardo, Beagle, Akita, Chow-Chow, Cavalier King Charles
Spaniel, Irish Wolfhound, Shetland Sheepdog, West Highland White Terrier, Bobtail, Beagle,
Akita, Chow-Chow, Cavalier King Charles Spaniel, Irish Wolfhound, Bedlington, Sealyham
Terrier, Schnauzer Nano
Barbone Standard, Bobtail, Cavalier King Charles Spaniel, Cocker Spaniel Inglese,
Dobermann, Rough Collie, Pastore Australiano, Rottweiler, West Highland White Terrier,
Beagle, Akita Inu, Chow-Chow, Setter Irlandese
ANOMALIE DELLE PALPEBRE
COLOBOMA O AGENESIA PALPEBRALE: Assenza congenita totale o parziale dei tessuti che
costituiscono le palpebre o delle ghiandole a loro annesse. L’anomalia si presenta raramente nel cane e
comporta dei problemi legati al difetto del meccanismo di ammiccamento e al fatto che i peli adiacenti
alla zona possono irritare meccanicamente cornea e congiuntiva.
ENTROPION: Anomalia, nella maggior parte dei casi ereditaria (ereditarietà poligenica), caratterizzata
dall’inversione di tutto o di una parte del margine palpebrale, che causa forte irritazione oculare,
blefarospasmo, epifora e può determinare la formazione di lesioni corneali. Si classifica in:
1. entropion della palpebra superiore, associato di solito a trichiasi (descritta in seguito);
2. entropion della palpebra inferiore, che in alcune razze, come Alano Tedesco e San Bernardo, può
essere associato a una rima palpebrale eccessivamente lunga (vedere oltre);
3. entropion mediale.
BLEFAROFIMOSI O MICROBLEFARO: Difetto congenito raro (ereditarietà di tipo poligenico), spesso
associato ad entropion, caratterizzato dalla presenza di una rima palpebrale molto piccola che, di solito, è
accompagnata da un bulbo oculare di dimensioni normali, ma può essere anche associata a microftalmo.
La condizione non ha significato clinico se non predispone ad entropion.
ECTROPION: Eversione del margine palpebrale inferiore che determina eccessiva esposizione corneale e
congiuntivite cronica; è considerata una “qualità” in alcune razze e per questo motivo ne viene
incoraggiata la trasmissione tramite la selezione.
EURIBLEFARO O MACROBLEFARO (OPF: Oversized Palpebral Fissure): Eccessiva e simmetrica
apertura della fessura palpebrale, tipica delle razze brachicefale, ma presente anche in altre. La condizione
è congenita e correlata alla razza oppure ereditaria (ereditarietà poligenica).
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LAGOFTALMO: Incapacità alla chiusura completa delle palpebre, con conseguenti alterazione del
meccanismo di ammiccamento e rottura del film lacrimale pre-corneale che determinano la formazione di
cheratiti pigmentarie e ulcerative, caratteristica delle razze con occhi grandi rispetto alle dimensioni della
cavità orbitale e quindi sporgenti (esoftalmo costituzionale) quali Pechinese, Shih-Tzu e altri brachicefali,
Anche tale difetto è considerato congenito/ereditario a carattere poligenico e si distingue dall’ectropion
perché le palpebre non presentano eversione.
“OCCHIO A DIAMANTE” (diamond eye): Condizione, caratteristica di alcune razze come San
Bernardo, Clumber Spaniel e Bloodhound, determinata dalla presenza contemporanea di entropion ed
ectropion nei cani che presentano euriblefaro.
TRICHIASI: Patologia ereditaria, probabilmente poligenica, caratterizzata dalla crescita del pelo in
direzione anomala, verso la congiuntiva o la cornea che determina irritazione meccanica, con conseguenti
blefarospasmo, epifora, scolo muco-purulento ed è una possibile causa di lesioni corneali. Tali lesioni
provocano spesso la formazione di tessuto di granulazione e di pigmentazione a livello corneale. Può
essere classificata in:
1. trichiasi delle pliche nasali, caratteristica delle razze brachicefale e con occhi grandi e sporgenti;
2. trichiasi della palpebra superiore.
ANOMALIA
Entropion
Microblefaro
Ectropion - OPF
Lagoftalmo
Diamond eye
Trichiasi
RAZZE INTERESSATE
Airedale Terrier, Akita Giapponese, Barbone Nano e Toy, Basset Hound, Bassotto Tedesco, Bedlington
Terrier, Bichon Frisé, Boxer, Bullmastiff, Bull Terrier, Cane Corso, Cane da Montagna dei Pirenei,
Cavalier King Charles Spaniel, Chesapeake Bay Retriever, Clumber Spaniel, Cocker Spaniel Inglese e
Americano, Collie, Coonhound, Curly-Coated Retriever, Dalmata, Dobermann, Elkhound Norvegese,
Flat-Coated Retriever, Irish Wolfhound, Kerry Blue Terrier, Komondor, Kuvasz, Lhasa Apso, Maltese,
Mastiff, Mastino Napoletano, Papillon, Pastore Tedesco, Rhodesian Ridgeback, Setter Gordon e
Irlandese, Shetland Sheepdog, Siberian Husky, Springer Spaniel Inglese, Tibetan Spaniel, Vizsla
Ungherese, Volpino di Pomerania, Weimaraner
Della palpebra superiore: Bloodhound, Chow-Chow, Shar-Pei
Della palpebra inferiore: Chow-Chow, Shar-Pei, Bouvier, Golden e Labrador Retriever, Pointer
Tedesco, Rottweiler, Alano Tedesco, San Bernardo
Mediale: Pechinese, Shih-Tzu, Carlino, Bulldog Inglese e Francese
Schipperke e Pinscher Nano, Chow-Chow, Bull Terrier, Collie, Shetland Sheepdog
Bloodhound, Sussex Spaniel, Clumber Spaniel, Cocker Spaniel Inglese e Americano, San Bernardo,
Bovaro Bernese, Alano Tedesco, Basset Hound, Cane Corso, Bullmastiff, Mastino Napoletano, Boxer,
Bulldog Inglese, Bull Terrier, Cane da Montagna dei Pirenei, Chow-Chow, Coonhound, Curly-Coated
Retriever, Flat-Coated Retriever, Labrador Retriever, Mastiff, Pastore Tedesco, Setter Gordon e Inglese,
Springer Spaniel Inglese, Boston Terrier, Lhasa Apso, Carlino, Pechinese, Shih-Tzu
Pechinese, Shih-Tzu e altri brachicefali
San Bernardo, Mastino Napoletano, Clumber, Cocker Spaniel, Bloodhound
Delle pliche nasali: Shih-Tzu, Pechinese, Carlino, Lhasa Apso, Barbone, Bulldog Inglese e Francese,
Maltese
Della palpebra superiore: Bloodhound, Chow-Chow, Shar-Pei, Cocker Spaniel Inglese (nel quale è
legato all’età per il peso della cute) e Americano
ANOMALIE DELLA TERZA PALPEBRA
EVERSIONE E INVERSIONE DELLA TERZA PALPEBRA: Anomalie provocate dalla deformazione
della cartilagine della terza palpebra che si ripiega verso l’esterno o verso l’interno. La presenza di una di
queste condizioni può dare infiammazione congiuntivale per la sua maggiore esposizione, distorsione
della fessura palpebrale ed epifora per l’incapacità con l’ammiccamento a convogliare completamente le
lacrime a livello dei dotti lacrimali. Si manifestano in genere in giovane età, a 3-6 mesi, e interessano cani
di grossa taglia.
PROLASSO DELLA GHIANDOLA DELLA TERZA PALPEBRA: È la più frequente alterazione
primaria della nittitante, probabilmente, legata a una lassità del tessuto connettivale che lega la ghiandola
alla periorbita. La ghiandola protrusa appare come una massa rossastra a livello del canto mediale (cherry
eye). La patologia, a carattere poligenico, può essere mono o bilaterale, si presenta per lo più in giovane
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età (3-6 mesi) e interessa maggiormente le razze con caratteri somatici del muso ben definiti, brachicefale
e con fessura palpebrale molto grande.
CONGIUNTIVITE LINFOPLASMACELLULARE O PLASMOMA: Patologia di tipo immuno-mediato
e legata all’esposizione ai raggi ultravioletti, caratterizzata dalla presenza di aggregati di linfociti e
plasmacellule a livello della congiuntiva palpebrale della terza palpebra. Il margine palpebrale colpito può
presentarsi ispessito, irregolare e depigmentato; è talvolta associata a cheratite superficiale cronica
(descritta in seguito).
ANOMALIA
Eversione e inversione
della terza palpebra
Prolasso della ghiandola
della terza palpebra
Congiuntivite
linfoplasmacellulare
RAZZE INTERESSATE
Alano Tedesco, Bouvier, San Bernardo, Weimaraner, Setter Irlandese, Pointer, Pastore Tedesco
Cocker Spaniel Americano, Cavalier King Charles Spaniel, Bulldog Inglese, Beagle, Mastino
Napoletano, Shar-Pei
Pastore Tedesco e suoi incroci, Pastore Belga, Borzoi, Dobermann Pinscher, Springer Spaniel
Inglese
ANOMALIE DELL’APPARATO LACRIMALE
Tra le anomalie dell’apparato lacrimale dobbiamo distinguere quelle che comportano un difetto di
produzione delle lacrime, da quelle che ne alterano il drenaggio.
CHERATO-CONGIUNTIVITE SECCA (KCS: Kerato-Conjunctivitis Sicca): Malattia caratterizzata
dalla secchezza di porzioni più o meno estese di cornea e congiuntiva, causata da un’alterata
composizione, quantitativa o qualitativa, del film lacrimale. La KCS può essere congenita/ereditaria o
secondaria ad altre patologie. L’assenza o la riduzione della secrezione lacrimale può essere legata alla
presenza di una o più cause. L’elevata incidenza della patologia in alcune razze suggerisce una
predisposizione di razza, in particolare nei cani di piccola taglia.
APLASIA DEI PUNTI LACRIMALI O PUNTI LACRIMALI IMPERFORATI: Anomalia congenita
caratterizzata dall’assenza dei punti lacrimali.
MICROPUNTO: Presenza di punti lacrimali più piccoli del normale.
ATRESIA DEI DOTTI LACRIMALI: Difetto congenito caratterizzato dall’assenza più o meno completa
delle vie di drenaggio delle lacrime.
Le anomalie dei punti e dei dotti lacrimali sono molto frequenti nel cane e possono interessare solo i punti
lacrimali superiori, solo quelli inferiori o entrambi; inoltre possono essere mono o bilaterali. Queste
anomalie nel cane sono ritenute ereditarie, anche se il tipo di ereditarietà è ancora sconosciuto.
ANOMALIA
KCS
Anomalie dei punti e
dei dotti lacrimali
RAZZE INTERESSATE
Bassotto Tedesco Nano e Standard, Cavalier King Charles Spaniel, Cocker Spaniel Americano,
Springer Spaniel Inglese e altri Spaniels, Schnauzer Nano, Bulldog Inglese, Pechinese, Carlino,
Bloodhound, Boston Terrier, Lhasa Apso, Schnauzer Nano, Barbone, Samoiedo, Shih-Tzu, Mastino
Napoletano, Chihuahua, West Highland White Terrier, Yorkshire Terrier
Cocker Spaniel Inglese e Americano, Labrador e Golden Retriever, Bedlington e Sealyham Terrier,
Barbone Nano e Toy, Samoiedo
ANOMALIE DELLA CORNEA
DISTROFIE DELLA CORNEA (CD: Corneal Dystrophies): Anomalie metabolico-degenerative
bilaterali, a carattere ereditario o familiare. In base allo strato corneale coinvolto si possono distinguere
due forme:
1. distrofia corneale stromale cristallina, caratterizzata dal deposito di cristalli di colesterolo o di altri
lipidi a livello della porzione centrale della cornea, con interessamento degli strati corneali
superficiali. Può essere associata a forme di iperlipidemia sistemica. Il processo inizia di solito
intorno a 1-2 anni di età.
2. distrofia corneale endoteliale, con interessamento dell’endotelio corneale la cui disfunzione consente
la diffusione dell’umor acqueo a livello corneale, con conseguente formazione di edema,
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3. caratterizzato dalla colorazione blu (“occhio blu”). Nelle forme bilaterali la funzione visiva può essere
compromessa. Tale patologia si osservano soprattutto in cani di razze a cranio piccolo o corto.
ULCERA INDOLENTE SUPERFICIALE DEL BOXER O EROSIONE EPITELIALE RICORRENTE:
Si forma per la minore adesione tra le cellule epiteliali corneali profonde e la loro membrana basale a
causa del difetto numerico di emidesmosomi che legano le due strutture. Il Boxer è la prima razza nella
quale è stata descritta e dove si riscontra con una certa frequenza, ma possono essere colpite anche altre
razze.
CHERATITE SUPERFICIALE CRONICA O PANNO CORNEALE (CSK: Chronic Superficial
Keratitis): Forma immunomediata cronica e proliferativa, legata all’esposizione ai raggi ultravioletti e
spesso associata alla congiuntivite linfoplasmacellulare. Inizialmente interessa le porzioni ventro-laterali
della cornea, maggiormente esposte alla luce, e in seguito ricopre l’intera superficie corneale. La lesione,
se non trattata, arriva a coprire interamente la superficie corneale, compromettendo così la funzione
visiva. Il Pastore Tedesco è la razza nella quale insorge più precocemente (intorno a 1-5 anni di età),
progredisce rapidamente e si presenta con una sintomatologia più grave. Nelle altre razze, invece,
l’insorgenza è più tardiva (4-6 anni), le lesioni sono meno gravi e la progressione più lenta.
CHERATITE PUNTATA: Alterazione corneale superficiale caratterizzata dalla formazione di lesioni
ulcerative multifocali e ricorrenti, bilaterali. La patologia colpisce principalmente i cani di razza Bassotto
Tedesco a pelo lungo, ma possono essere colpiti anche cani di altre razze. Nello Shetland Sheepdog è
considerata da alcuni Autori una forma di distrofia corneale. La malattia è probabilmente di tipo immunomediato, sebbene la patogenesi non sia completamente conosciuta.
CHERATITE PIGMENTARIA: Patologia caratterizzata dal deposito di pigmento a livello dell’epitelio
corneale e dello stroma sub-epiteliale, associato ad insulti cronici. La patologia è comunemente legata
all’irritazione cronica determinata, ad esempio, dalla presenza di distichie, trichiasi, KCS, entropion,
ectropion ed euriblefaro, quindi le razze interessate dalla malattia sono soprattutto quelle colpite dalla
causa primaria che ne ha determinata la formazione.
ANOMALIA
Microcornea
Distrofia corneale
stromale
Distrofia corneale
endoteliale
Ulcera superficiale
indolente del Boxer
CSK
Cheratite puntata
RAZZE INTERESSATE
Old English Sheepdog, San Bernardo, Pastore Australiano, Cocker Spaniel, Rough Collie
Siberian Husky, Samoiedo, Collie, Levriero Afgano, Cavalier King Charles Spaniel, Bichon
Frisé, Shetland Sheepdog, Airedale, Beagle, Collie, Border Collie, Dalmata, Yorkshire, Barbone
Boxer, Boston Terrier, Basset Hound, Chihuahua, Springer Spaniel Inglese, Bassotto Tedesco,
Barbone Nano, Cocker Spaniel Americano
Boxer, Pembroke Corgi, Barbone, Samoiedo, Golden Retriever
Pastore Tedesco e suoi incroci, Bassotto Tedesco, Airedale Terrier, Cairn Terrier, Collie, Pastore
Belga, Greyhound, Kelpie, Pastore Australiano, Siberian Husky, Dalmata, Springer Spaniel,
Pinscher Nano, Pointer, Border Collie
Bassotto Tedesco a pelo lungo, Shetland Sheepdog
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Capitolo 3
GLAUCOMA PRIMARIO
Il termine glaucoma descrive tutti gli effetti di un aumento prolungato e patologico della pressione
intraoculare (IOP). I glaucomi, in realtà, sono malattie neurodegenerative caratterizzate dall’apoptosi
(morte programmata) delle cellule gangliari della retina, ai quali si associa un innalzamento della IOP.
Sembra, infatti, che tale aumento non sia la causa primaria della neurodegenerazione, ma che vi sia solo
associato. Questa condizione determina un danno strutturale all’occhio: la compressione a carico della
retina e del nervo ottico comporta la degenerazione delle cellule nervose, con conseguente riduzione della
funzione visiva, fino alla sua perdita completa, in tempi più o meno lunghi.
Il glaucoma può essere classificato come primario e secondario. La forma primaria si instaura per un
difetto delle vie di drenaggio dell’umor acqueo, in assenza di malattie oculari pre-esistenti; è considerata
ereditaria in alcune razze, anche se le modalità di trasmissione non sono ancora state stabilite; l’esistenza
di chiare predisposizioni di razza e di linee familiari testimoniano una causa geneticamente.
Il glaucoma primario si verifica per l’alterazione o la cessazione del deflusso dell’umor acqueo attraverso
le vie naturali di deflusso, localizzate a livello dell’angolo irido-corneale (legamento pettinato e rete
trabecolare, a livello della fessura ciliare), con conseguente aumento della IOP.
In base all’aspetto dell’angolo irido-corneale, visualizzato mediante gonioscopia, il glaucoma primario
può essere classificato in:
1. glaucoma ad angolo chiuso, nel quale riscontriamo la riduzione delle dimensioni della fessura ciliare,
associata alla displasia del legamento pettinato (goniodisgenesia). Si osserva una predisposizione
congenita nei soggetti che presentano questa forma e l’anomalia interessa entrambi gli occhi. L’età di
insorgenza varia con la razza, ma generalmente si osserva in soggetti di mezza età. L’esame gonioscopico
di routine, all’età di 5-6 mesi, può essere utilizzato come screening negli animali predisposti alla
patologia, allo scopo di evidenziare la malattia prima che questa si renda clinicamente visibile.
L’esclusione dalla riproduzione dei soggetti affetti da goniodisgenesia rappresenta un possibile metodo di
controllo della malattia;
2. glaucoma ad angolo aperto, caratterizzato da un aumento cronico di lieve entità della IOP, in
presenza di un angolo irido-corneale aperto fino agli stadi finali della malattia. L’ostacolo al deflusso
dell’umor acqueo è stato ipotizzato che sia dovuto ad un difetto interno della rete trabecolare e/o dei
tessuti sclerali. L’insorgenza della malattia è silente e i primi segni sono rappresentati dall’aumento delle
dimensioni del globo oculare e la parziale cecità. La gonioscopia in questo caso non ha successo come
metodo di screening. Questa forma ha una bassa incidenza nella popolazione canina.
Il glaucoma primario è considerato una patologia bilaterale, anche se possono passare mesi o anni prima
che si manifesti ad entrambi gli occhi. Per questo motivo può essere utile effettuare una terapia preventiva
all’occhio non ancora colpito dai sintomi, in modo tale da ritardarne l’insorgenza.
ANOMALIA
Glaucoma ad angolo chiuso
Glaucoma ad angolo aperto
RAZZE INTERESSATE
Basset Hound, Cocker Spaniel Inglese e Americano, Welsh Springer Spaniel, Siberian Husky,
Alaskan Malamute, Bassotto Tedesco, Dandie Dinmont Terrier, Welsh Terrier, Cairn Terrier,
Sealyham Terrier, Norfolk Terrier, Norwich Terrier, Tibetan Terrier, Elkhound Norvegese,
Fox Terrier, Welsh Terrier, Flatcoated Retriever, Bouvier, Golden e Labrador Retriever,
Beagle, Lakeland Terrier, Boston Terrier, Chihuahua, Dalmata, Bullmastiff, Chow-Chow,
Springer Spaniel Inglese, Alano Tedesco, Pastore Tedesco, Pinscher Nano, Akita, Maltese,
Samoiedo, Schnauzer Gigante e Nano, Setter Irlandese, Shar-Pei, Levriero Italiano, Barbone
Nano e Toy, Vizsla Ungherese
Barbone Nano, Elkhound Norvegese, Beagle, Alano, Samoiedo, Siberian Husky
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Capitolo 4
ANOMALIE DELL’UVEA, DEL CRISTALLINO E DEL VITREO
ANOMALIE DELL’UVEA
ACOREA: Rara anomalia di sviluppo, mono o bilaterale, a carattere ereditario di tipo recessivo,
caratterizzata dall’assenza congenita della pupilla, spesso associata ad altre anomalie. Può essere corretta,
attraverso la creazione chirurgica di una pupilla.
ANIRIDIA O IPOPLASIA DELL’IRIDE: Assenza congenita dell’iride a carattere ereditario (di tipo
recessivo), molto rara, spesso associata ad altre forme displasiche dell’occhio. Può essere mono o
bilaterale; è segnalata nel Rottweiler ed è causa di degenerazione secondaria della retina per l’eccessiva
esposizione alla luce. Non esistono trattamenti della patologia.
COLOBOMA DELL’IRIDE: Raro difetto congenito di chiusura (anomalia ereditaria di sviluppo)
caratterizzato dalla presenza di una fessura, di forma sferica o triangolare, localizzata di solito
ventralmente al foro pupillare. L’insorgenza è precoce e le dimensioni appaiono costanti nel tempo
(diagnosi differenziale dall’atrofia dell’iride che si presenta nell’anziano e tende a progredire nel tempo).
L’anomalia si presenta spesso associata ad altre forme congenite quali microftalmia, cataratta, ecc. La
prognosi è favorevole.
ETEROCROMIA DELL’IRIDE: Presenza alla nascita di diversi colori a livello della stessa iride oppure
di iridi di colore diverso nei due occhi dello stesso soggetto; l’anomalia non ha alcun significato clinico. È
frequente nei soggetti che portano il gene merle; questi, oltre all’eterocromia, possono presentare altre
anomalie a carico dell’iride quali ipoplasia, coloboma e membrane pupillari persistenti (vedere in
seguito); inoltre possono essere osservate microftalmia, cataratta, stafilomi equatoriali, displasia retinica e
ipoplasia del nervo ottico. Una delle razze maggiormente interessate dalle anomalie legate alla presenza
di questo gene è il Pastore Australiano e le forme più gravi si manifestano nei soggetti omozigoti.
CISTI UVEALI O IRIDEE: Strutture rotonde di varie dimensioni, mono o bilaterali, singole o multiple,
di colore nero, marrone o trasparenti. Si localizzano in camera anteriore (libere o adese al margine
pupillare) o posteriore e si distinguono dalle neoplasie uveali mediante transilluminazione (la luce riesce
ad attraversarle). Possono essere congenite o acquisite (secondarie a forme infiammatorie). Nel Golden
Retriever e nell’Alano Tedesco sono ereditate con modalità di tipo recessivo e, se numerose, possono
causare glaucoma secondario alla chiusura dell’angolo di drenaggio dell’umor acqueo o a ostruzione
pupillare.
ANOMALIA
Eterocromia
dell’iride
Cisti uveali
RAZZE INTERESSATE
Old English Sheepdog, Siberian Husky, Fox Hound Americano, Cocker Spaniel Americano, Malamute,
Shih-Tzu, Collie, Pastore Australiano, Alano Tedesco, Bassotto Tedesco a pelo lungo, Dalmata,
Weimaraner
Labrador Retriever, Golden Retriever, Boston Terrier, Alano Tedesco
PERSISTENZA DI STRUTTURE EMBRIONALI
Durante le fasi di sviluppo, si possono verificare delle anomalie legate alla persistenza di strutture
embrionali che normalmente dovrebbero regredire. La membrana pupillare è formata dal tessuto
mesenchimale e dalle arcate vascolari mesodermiche ad esso associate (vasi irido-pupillari) che
occludono completamente la pupilla in utero; i vasi si anastomizzano con quelli della tunica vasculosa
lentis anterioris che circonda la lente. Nelle ultime tre settimane di vita fetale tale tessuto va incontro a
degenerazione spontanea e, normalmente, si atrofizza completamente entro 6 settimane dopo la nascita.
PERSISTENZA DELLA MEMBRANA PUPILLARE (PPM: Persistent Pupillary Membrane):
Fenomeno comune nella specie canina, ma è considerato un difetto ereditario solo nel Basenji (anche se le
modalità di trasmissione ereditaria non sono ancora state chiarite), nel quale si riscontra con un’incidenza
maggiore al 50%. La gravità della patologia può variare: le forme lievi sono caratterizzate dalla presenza
di filamenti di tessuto mesodermico che originano dalla porzione media dell’iride o collaretto (questo le
distingue dalle sinechie che originano invece dal margine pupillare) e si uniscono alla superficie anteriore
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dell’iride stessa o attraversano il foro pupillare formando delle aderenze da iride a iride. Occasionalmente
tali filamenti possono essere adesi a una sola estremità. Nelle forme gravi i residui mesodermici
aderiscono alla superficie endoteliale della cornea o alla capsula anteriore della lente. A livello della lente
la PPM può portare alla formazione di zone di cataratta. A livello corneale, il deposito di pigmento e la
fibroplasia endoteliale provocano delle opacità focali, in genere piccole e non progressive. Secondo
recenti studi, è stato visto che, in realtà, non esistono durante lo sviluppo della camera anteriore delle
membrane pupillari che si estendono dall’iride alla cornea. Il coinvolgimento del collaretto irideo e delle
vestigia vascolari che partono da questo si spiega come un’alterazione di distribuzione della membrana
pupillare durante le fasi fetali. Queste caratteristiche la farebbero classificare come anomalia di sviluppo
(forma sovrapponibile alla Peter’s anomaly descritta nell’uomo), piuttosto che come PPM iride-cornea.
Difficilmente la persistenza della membrana pupillare determina un deficit visivo e, nella maggior parte
dei casi, non necessita di un trattamento. La prevenzione consisterebbe nell’esclusione dalla riproduzione
degli individui affetti.
PERSISTENZA DELL’ARTERIA IALOIDEA (PHA: Persistent Hyaloid Artery): L’arteria ialoidea,
estesa dalla papilla ottica al cristalloide posteriore, è la struttura deputata al nutrimento della lente
durante la vita embrionale. Tale struttura, che normalmente regredisce dopo la nascita, può permanere
come lacerto ancora contenente sangue oppure come un piccolo frammento fibroso adeso alla capsula
posteriore del cristallino, dove può determinare la formazione di una cicatrice. In alcuni casi tali cicatrici
possono portare alla formazione di una cataratta capsulare posteriore che può comportare disturbi della
visione.
PERSISTENZA DELLA TUNICA VASCOLARE IPERPLASTICA DELLA LENTE (PHTVL:
Persistent Hyperplastic Tunica Vasculosa Lentis) E PERSISTENZA DEL VITREO PRIMARIO
IPERPLASTICO (PHPV: Persistent Hyperplastic Primary Vitreous): La lente embrionale riceve il
nutrimento attraverso l’arteria ialoidea e la tunica vasculosa lentis posterioris. Queste strutture vascolari
iniziano a regredire intorno al 45° giorno della gestazione e scompaiono completamente 2-4 settimane
dopo la nascita. La persistenza di questi vasi e la proliferazione degli elementi mesodermici determina la
formazione di una placca fibro-vascolare sulla capsula posteriore del cristallino; nelle forme gravi le
lesioni sono bilaterali e compromettono la funzione visiva del cane. La persistenza, spesso associata ad
altre anomalie, quali microftalmia, lenticono e cataratta, può interessare diverse porzioni del sistema
ialoideo. Essendo forme congenite, la diagnosi può essere formulata già nel cucciolo. La prevenzione
dell’anomalia consiste nell’esclusione dalla riproduzione dei soggetti affetti, sottoponendo al controllo le
cucciolate già dopo la sesta-settima settimana di vita.
ANOMALIA
PPM
PHA
PHPV - PHTVL
RAZZE INTERESSATE
Basenji, Petit Basset Griffon Vendéen, Barbone Standard, Bassotto Nano a pelo duro, Beagle, Bearded
Collie, Bulldog Inglese, Bullmastiff, Cane da montagna dei Pirenei, Cane d’acqua Portoghese, Cocker
Spaniel Inglese e Americano, Collie, Cardigan e Pembroke Welsh Corgi, Chow-Chow, Dandie Dinmont
Terrier, Dobermann, Golden e Labrador Retriever, Greyhound, Lakeland Terrier, Lancashire Heeler,
Levriero Afgano, Mastiff, Pastore Australiano, Rottweiler, Saluki, Samoiedo, Schnauzer Nano e
Standard, Scottish Terrier, Shetland Sheepdog, Setter Irlandese, Siberian Husky, Springer Spaniel
Inglese, Staffordshire Terrier, Terrier Tibetano, West Highland White Terrier
Sussex Spaniel, Staffordshire Bull Terrier, Dobermann Pinscher
Dobermann*, Staffordshire Bull Terrier* (spesso forme bilaterali), Pinscher, Schnauzer Nano
ANOMALIE DEL CRISTALLINO
AFACHIA: Anomalia congenita (recessiva), piuttosto rara e segnalata nel Dobermann, caratterizzata
dall’assenza totale della lente o dalla presenza di porzioni rudimentali della stessa.
MICROFACHIA: Presenza di una lente con diametro equatoriale inferiore al normale; il bordo del
cristallino è chiaramente visibile quando la pupilla è dilatata. La condizione può essere correlata alla
razza, come nello Schnauzer Nano, dove si presenta, di solito, associata a cataratta congenita.
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CATARATTA: Il termine cataratta indica qualsiasi opacizzazione non fisiologica della lente o della sua
capsula. L’insorgenza della patologia può essere legata a diverse cause, a seconda delle quali possiamo
classificare forme primarie (descritte in 97 razze di cane) a loro volta distinte in congenite ed ereditarie e
forme secondarie (traumatiche, metaboliche, tossiche, nutrizionali, secondarie a uveiti o a neoplasie). Le
primarie si classificano in:
1. cataratta congenita (CHC: Congenital Hereditary Cataract): Forma presente già prima della sestaottava settimana di vita, ma non deve essere considerata esclusivamente una forma trasmessa
geneticamente; spesso, infatti, è il risultato di insulti verificatosi in utero oppure può essere secondaria
a malattie contratte nel corso della gravidanza. La cataratta CHC presenta, di solito, una lenta
evoluzione e, spesso, è associata ad altre anomalie congenite come la microftalmia (segnalata nello
Schnauzer Nano, nel Cocker Spaniel Inglese, nel Cavalier King Charles Spaniel, nel West Highland
White Terrier, nell’Old English Sheepdog, nel Golden Retriever), la displasia retinica,
lenticono/lentiglobo (segnalato nel Cavalier King Charles Spaniel), la persistenza della membrana
pupillare (PPM), la persistenza dell’arteria ialoidea (PHA), la persistenza della tunica vascolare
iperplastica della lente (PHTVL) e la persistenza del vitreo primario iperplastico (PHPV). Nello
Staffordshire Bull Terrier, nel West Highland White Terrier e nel Boston Terrier, invece, la cataratta
congenita è stata ritrovata non associata ad altre anomalie.
2. cataratta ereditaria (HC: Hereditary Cataract): Forma, nella maggior parte dei casi, legata a un
difetto di tipo autosomico recessivo, anche se alcune sono considerate di tipo dominante. Di solito, si
presenta bilateralmente e, più o meno, allo stesso stadio evolutivo. L’evoluzione può essere completa,
con conseguente cecità, oppure può rimanere stazionaria, consentendo una buona funzione visiva,
anche per tutta la vita dell’animale. Le cataratte ereditarie possono essere già presenti alla nascita
(forme congenite) oppure possono svilupparsi in epoche successive a questa. In questo caso si
sviluppano dopo l’ottava settimana, di solito tra il primo e l’ottavo anno di vita. Nella maggior parte
dei casi, prendono origine dal polo posteriore o dalla corticale e hanno carattere progressivo, variabile
a seconda della razza. In alcune razze, come ad esempio il Golden e il Labrador Retriever, il
Rottweiler, il Pastore Belga, il Siberian Husky e il Malamute, la cataratta si presenta spesso come
forma localizzata a livello polare posteriore di forma triangolare, ad evoluzione stazionaria nel tempo.
Le cataratte ereditarie si manifestano (età di insorgenza, aspetto ed evoluzione) in maniera molto
caratteristica per ciascuna razza e questo, spesso, ci consente di distinguerle da quelle legate ad altre
cause. Infatti, per poter dire che si tratta di una forma ereditaria possono essere presi in considerazione
alcuni criteri quali: l’appartenenza del cane a una razza nella quale la patologia è stata precedentemente
descritta; la corrispondenza dell’età e della modalità di insorgenza della patologia a quelle descritte nella
razza; la presenza bilaterale (con alcune eccezioni) della patologia; il tipo di evoluzione caratteristico
nella razza.
L’importanza di evitare la trasmissione dell’anomalia è sottolineata dal possibile manifestarsi di deficit
visivi, più o meno gravi, a questa correlati. Per questo motivo dobbiamo effettuarne la profilassi, grazie
all’esecuzione di controlli periodici nei cani che consentano di individuare i soggetti affetti dalla
patologia e, quindi, di escluderli dalla riproduzione.
LUSSAZIONE PRIMARIA DELLA LENTE (PLL: Primary Lens Luxation): Anomalia causata da un
difetto intrinseco della zonula di Zeen che porta alla parziale (sublussazione) o completa (lussazione)
dislocazione del cristallino. Di solito si verifica all’età di 4-5 anni e i segni clinici non si osservano prima
dei 3 o dopo i 7 anni. La lesione è bilaterale, ma di solito si presenta inizialmente come monolaterale. Lo
spostamento della lente in camera anteriore determina la rapida insorgenza di glaucoma secondario, per la
chiusura dell’angolo irido-corneale; il glaucoma è causa di forte dolore oculare con possibile perdita della
funzione visiva.
La PLL sembra legata alla trasmissione di un gene autosomico recessivo. I soggetti colpiti devono essere
esclusi dalla riproduzione, mentre gli adulti devono essere esaminati prima di essere messi in
riproduzione.
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ANOMALIA
CHC
HC
PLL
RAZZE INTERESSATE
Barbone Standard, Beagle, Bloodhound, Bobtail, Boston Terrier, Cavalier King Charles Spaniel, Cocker
Spaniel Inglese, Collie, Dobermann, Golden e Labrador Retriever, Old English Sheepdog, Pastore Tedesco,
Rottweiler, Schnauzer Nano, Staffordshire Bull Terrier, Welsh Springer Spaniel, West Highland White
Terrier
Alano Tedesco, Affenpinscher, Alaskan Malamute, Barbone Standard e altri Barboni, Basenji, Basset Hound,
Bassotto Tedesco, Beagle, Bearded Collie, Bedlington Terrier, Bichon Frisé, Bobtail, Border Collie, Border
Terrier, Borzoi, Boston Terrier, Bouledogue Francese, Bouvier, Bovaro Bernese, Cairn Terrier, Cane d’acqua
Portoghese, Cavalier King Charles Spaniel, Chesapeake Bay Retriever, Clumber Spaniel, Cocker Spaniel
Americano e Inglese, Collie, Coonhound, Dalmata, Dobermann, Elkhound Norvegese, Field Spaniel, FlatCoated Retriever, Fox Terrier, Golden Retriever, Gran Munsterlander, Grifone di Bruxelles, Irish Wolfhound,
Jack Russel Terrier, Kerry Blue Terrier, Komondor, Kuvasz, Labrador Retriever, Lakeland Terrier,
Lancashire Heeler, Lhasa Apso, Leonberger, Levriero Afgano e Italiano, Manchester Terrier, Mastiff,
Mastino Napoletano, Norfolk Terrier, Norwich Terrier, Old English Sheepdog, Papillon, Pastore Australiano,
Pastore Belga, Pastore Maremmano-Abruzzese, Pastore Norvegese, Pastore Tedesco, Pechinese, Pinscher
Nano, Pointer Inglese e Tedesco, Puli Ungherese, Rhodesian Ridgeback, Rottweiler, Samoiedo, San
Bernardo, Schipperke, Schnauzer Nano e Gigante, Scottish Terrier, Sealyham Terrier, Shar-Pei, Shetland
Sheepdog, Setter Gordon, Irlandese e Inglese, Siberian Husky, Springer Spaniel Inglese, Staffordshire Bull
Terrier, Tibetan Spaniel, Tibetan Terrier, Vizsla Ungherese, Volpino di Pomerania, Yorkshire Terrier, Welsh
Springer Spaniel, West Highland White Terrier, Whippet
Terrier (Cairn Terrier, Dandie Dinmont Terrier, Bull Terrier Nano, Fox Terrier, Lakeland Terrier, German
Hunting Terrier, Manchester Terrier, Norfolk Terrier, Norwich Terrier, Tibetan Terrier, Parson Jack Russel
Terrier, Sealyham Terrier, Welsh Terrier, Scottish Terrier) e loro incroci, Volpino Italiano, Beagle, Schnauzer
Nano, Barbone, Border Collie, Bracco Tedesco, Shar-Pei, Pastore Tedesco, Elkhound Norvegese, Cocker
Spaniel Inglese, Pastore Australiano, Lancashire Heeler, Basset Hound, Beagle, Chihuahua, Greyhound,
Elkhound Norvegese, Pembroke Welsh Corgi, West Highland White Terrier, Whippet
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Capitolo 6
ANOMALIE DEL FONDO E DEL NERVO OTTICO
ANOMALIE CONGENITE DEL FONDO E DEL NERVO OTTICO
COLOBOMA: Difetto congenito di chiusura della parete posteriore dell’occhio. Può interessare la retina,
la coroide, la sclera e, spesso, il disco ottico. Raramente si presenta da solo ed è un reperto tipico della
Collie Eye Anomaly (CEA) (descritta in seguito). Il difetto è considerato ereditario nel Basenji e nel
Basset Griffon Vendeen, nei quali si presenta spesso associato a PPM. È segnalato anche in altre razze.
Non esiste terapia e si consiglia di escludere dalla riproduzione i soggetti colpiti e i loro consanguinei.
IPOPLASIA DEL NERVO OTTICO (ONH: Optic Nerve Hypoplasia): Forma caratterizzata dall’anomala
differenziazione delle cellule gangliari e delle fibre nervose che originano dalla retina e vanno a costituire
tale nervo. L’anomalia si presenta raramente e può essere sia mono che bilaterale. Istologicamente è
possibile evidenziare una riduzione del numero delle cellule gangliari e la presenza di fibre nervose più
sottili del normale. Nelle forme monolaterali il problema può non essere notato dal proprietario; la pupilla
dell’occhio affetto si presenta tipicamente dilatata. Il difetto è stato ritrovato in diverse razze, come nel
Barbone, ma è considerato ereditario solo in alcune.
DISPLASIA DELLA RETINA (RD: Retinal Dysplasia): Il termine indica numerose condizioni congenite
derivanti dalla proliferazione disordinata e dalla differenziazione anomala della retina durante la vita
embrionale. La retina e la coroide, quindi, non sono sviluppate normalmente. La RD può essere ereditaria
(forme spontanee), legata ad un gene autosomico recessivo, oppure non ereditaria (forme indotte), dovuta
all’azione di diversi eventi patologici (come ad esempio l’infezione da Herpesvirus canino, ipovitaminosi
A, farmaci, traumi intrauterini) sulla retina in via di sviluppo.
In base alla gravità delle lesioni si distingue in:
1. displasia retinica focale, forma meno grave caratterizzata dalla presenza di lesioni singole nello strato
più interno della retina. Non causa problemi sulla funzione visiva.
2. displasia retinica multifocale (MRD), forma più grave della precedente, è caratterizzata
istologicamente dalla formazione di pieghe lineari della retina sensoriale e rosette composte da un
numero variabile di neuroni retinici. Lo Springer Spaniel Inglese presenta le lesioni già a 45-50 giorni
di gestazione.
3. displasia retinica geografica, forma ancora più grave, nella quale ampie aree retiniche sono
interessate dall’alterazione. È descritta nel Cavalier King Charles Spaniel, nel Golden e nel Labrador
Retriever;
4. displasia retinica totale (TRD), forma più grave, associata alla non adesione (dovuta mancato contatto
tra gli strati interni retinici e l’epitelio pigmentato della retina, durante l’embriogenesi) o al distacco
completo della retina. Associate a questa forma possono essere riscontrate altre anomalie oculari,
come microftalmia e nistagmo.
I soggetti affetti andrebbero esclusi dalla riproduzione.
In soggetti di razza Labrador Retriever e Samoiedo affetti da RD, in condizione di omozigosi, è stata
descritta una forma di displasia retinica associata a cataratta ed anomalie scheletriche. Nello Schnauzer
Nano è descritta una forma di TRD con distacco retinico, associata a PHPV, legata alla trasmissione di un
gene autosomico recessivo.
ANOMALIA DELL’OCCHIO DEL COLLIE (CEA: Collie Eye Anomaly): patologia congenito-ereditaria
bilaterale, spesso asimmetrica, causata da una abnorme differenziazione del mesoderma con alterazioni a
carico della sclera, della coroide, della retina, del nervo ottico e dei vasi retinici.
La CEA ha un’incidenza elevata nel Rough Collie (maggiore del 90% in USA), nello Smooth Collie e
nello Shetland Sheepdog, mentre il Border Collie e il Bearded Collie sono meno colpiti. È colpito anche il
Pastore Australiano. Recentemente è stata riportata nel Lancashire Heeler, una razza non correlata alla
famiglia dei Collie.
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L’anomalia è legata, secondo alcuni Autori, ad un gene autosomico recessivo con effetti pleiotropici (il
pleiotropismo è quella condizione per la quale determinati geni influenzano più di un carattere). Secondo
altri Autori l’ereditarietà sarebbe, invece, di tipo poligenico.
La patologia è bilaterale e caratterizzata dall’ipoplasia della coroide nella regione laterale o dorso-laterale
del fondo dell’occhio, vicino alla papilla ottica. La lesione può essere anche maggiormente estesa ed è
frequente il riscontro di gradi diversi tra i due occhi. Un altro aspetto della patologia è rappresentato dalla
presenza di colobomi papillari e peri-papillari. Distacchi retinici ed emorragie intraoculari sono meno
frequenti (10% dei cani affetti).
In base alla gravità delle lesioni la CEA si può classificare in:
▪ I grado, se presente solo ipoplasia della coroide;
▪ II grado, caratterizzato da ipoplasia della coroide associata a coloboma;
▪ III grado, in presenza di ipoplasia della coroide, coloboma e distacco di retina;
▪ IV grado, dato da ipoplasia della coroide, coloboma, distacco ed emorragia retinica.
Alcuni soggetti ai quali è stata diagnosticata tale anomalia da cuccioli, in età adulta possono apparire
“normali” (fenomeno del go-normal), in quanto la pigmentazione e lo sviluppo post-natale del tappeto
determinano l’oscuramento dell’ipoplasia coroidea. Per questo motivo i controlli delle cucciolate devono
iniziare già a 5-6 settimane di età (lesioni più evidenti) e devono essere effettuati dei controlli periodici
durante l’accrescimento. Ad un anno di età il soggetto deve essere ricontrollato per escludere
definitivamente la presenza di glaucoma.
I soggetti esenti o affetti da CEA di I grado possono essere riprodotti, gli altri devono essere esclusi dalla
riproduzione.
ANOMALIA
COLOBOMA
ONH
RD
CEA
RAZZE INTERESSATE
Basenji, Basset Griffon Vendeen, Labrador e Golden Retriever, Pastore Australiano, Cocker Spaniel
Inglese e Americano, Norfolk Terrier, Siberian Husky, Tibetan Spaniel, Setter Irlandese, Whippet,
Samoiedo, Malamute, Beagle, Bovaro Bernese, Flat-Coated Retriever, Pastore Tedesco
Barbone Nano e Toy, Bassotto Tedesco, Beagle, Collie, Kerry Blue Terrier, Levriero Italiano, Old
English Sheepdog, Samoiedo, San Bernardo, Schnauzer Nano, Shetland Sheepdog, Shih-Tzu
Beagle, Cairn Terrier, Cocker Spaniel Americano e Inglese, Collie, Golden e Labrador Retriever,
Pastore Maremmano-Abruzzese, Puli Ungherese, Rottweiler, Samoiedo, Schnauzer Gigante, Shetland
Sheepdog, Springer Spaniel Inglese
MRD: Akita Giapponese, Beagle, Bulldog Inglese, Bullmastiff, Cavalier King Charles Spaniel*,
Chesapeake Bay Retriever, Cocker Spaniel Americano*, Elkhound Norvegese, Field Spaniel, Golden e
Labrador Retriever, Irish Wolfhound, Maltese, Pastore Tedesco, Puli Ungherese*, Rottweiler*, Rough
Collie, Samoiedo, Schnauzer Gigante, Springer Spaniel Inglese*, Sussex Spaniel, Tibetan Terrier
TRD: Bedlington Terrier*, Labrador Retriever* (associato ad anomalie scheletriche), Pastore
Australiano, Sealyham Terrier*, Springer Spaniel Inglese*, Yorkshire Terrier
Rough Collie, Shetland Sheepdog, Smooth Collie, Pastore Australiano, Border Collie, Lancashire
Heeler
DEGENERAZIONI RETINICHE EREDITARIE (già definita Atrofia Progressiva della Retina)
Rappresentano un gruppo di affezioni dei fotorecettori retinici che, gradualmente, determinano una grave
alterazione della funzione visiva, fino alla cecità. Sono principalmente raggruppabili in:
▪ displasie e degenerazioni dei fotorecettori;
▪ distrofia dell’epitelio pigmentato;
Il notevole interesse nello studio di tali patologie è legato alle analogie di questa con la retinite
pigmentosa dell’uomo. Sono stati fatti, per questo motivo, numerosi studi per identificare i geni implicati
nella trasmissione dell’anomalia e sono stati classificati in quattro gruppi. Attualmente si conoscono con
certezza i geni responsabili della patologia solo in alcune razze di cani.
La patologia nel cane è legata a un difetto trasmesso, nella maggior parte dei casi, per via autosomica
recessiva, anche se sono state segnalate altre modalità di trasmissione (autosomica dominante, X-linked).
Si considera, infatti, una patologia geneticamente eterogenea, oltre che per le modalità di trasmissione,
anche per i diversi geni implicati.
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La vecchia nomenclatura di Atrofia Progressiva della Retina è stata oggi sostituita dalla nuova e più
corretta definizione di degenerazione retinica progressiva (PRD: Primary Retinal Degeneration),
classificata in:
1. PRD tipo 1 (PRD1): a sua volta distinta in:
- displasia dei bastoncelli e dei coni;
- displasia dei bastoncelli;
- degenerazione retinica precoce;
- degenerazione dei bastoncelli e dei coni;
2. PRD tipo 2 (PRD2) o distrofia dell’epitelio pigmentato (RPED);
3. PRD tipo 3 (PRD3) o degenerazione dei coni o acromatopsia.
PRD1 (gPRA): Alterazione quasi esclusivamente fotorecettoriale. Nella maggior parte dei casi sono
interessati prima e più seriamente i bastoncelli; la malattia è bilaterale e conduce alla totale perdita della
funzione visiva, anche se questo può avvenire in tempi diversi. Le alterazioni oftalmoscopiche del fondo
sono diffuse (da questo deriva il termine generalizzata) e interessa cani di molte razze e meticci, con
modalità di insorgenza e presentazione variabili.
La patologia non può essere curata e questo sottolinea l’importanza della sua prevenzione che può essere
eseguita, in primo luogo, scoraggiando l’accoppiamento degli animali malati e dei loro consanguinei,
essendo, infatti, legata alla trasmissione di un gene semplice autosomico recessivo.
Attualmente se ne conoscono varie forme, caratterizzate, comunque, da segni clinici ed oftalmoscopici
simili.
Lo sviluppo anomalo (displasia) dei fotorecettori comporta la loro precoce degenerazione, con
conseguente comparsa della cecità notturna entro i 6 mesi e perdita completa della vista a 1-2 anni di età.
Le razze maggiormente colpite sono: Setter Irlandese, Setter Gordon, Collie, Bassotto Tedesco a pelo
ruvido, Shetland Sheepdog ed Elkhound Norvegese.
La forma ad insorgenza più tardiva è caratterizzata da bastoncelli normalmente sviluppati, ma che in
seguito vanno incontro a degenerazione, con conseguente comparsa della cecità notturna a 3-5 anni di età
e perdita completa della vista a 6-9 anni. Le razze colpite sono: Barbone, Pointer Tedesco, Cocker Spaniel
Inglese e Americano.
Esistono poi delle forme intermedie, con insorgenza della cecità notturna a 1-2 anni e cecità completa a 35 anni, che interessano alcune razze come: Schnauzer Nano, Terrier Tibetano e Labrador Retriever.
L’eziopatogenesi della patologia è stata chiarita solo in alcune razze. Nel Setter Irlandese, ad esempio, è
stato riscontrato un ritardo nello sviluppo dei fotorecettori (18° giorno post-natale), a causa di un difetto
dell’enzima 3-5 guanosin monofosfato ciclico (cGMP) fosfodiesterasi che determina l’accumulo del
cGMP a livello retinico. Questo causa una forma di displasia dei coni e dei bastoncelli (RCD: Rod-Cone
Dysplasia), detta di tipo I, con conseguente atrofia. I fotorecettori iniziano a degenerare prima di
raggiungere la maturità, per la presenza di anomalie di formazione. Tali soggetti sono quindi colpiti in età
giovane, infatti la cecità notturna compare a 6-8 settimane di vita e la perdita completa della funzione
visiva avviene intorno all’anno di età.
L’identificazione di animali sani, portatori e malati può essere ottenuta grazie all’impiego di test che
consentono la tipizzazione genetica (inizialmente disponibile solo per il Setter Irlandese, attualmente
anche per altre razze).
Nella maggior parte dei casi si tratta di un difetto trasmesso per via autosomica recessiva, anche se
esistono altre forme di ereditarietà: nel Bullmastiff, infatti, è segnalata una forma trasmessa per via
autosomica dominante, mentre nel Siberian Husky e nel Samoiedo la trasmissione è legata al sesso (Xlinked PRA), poiché il gene aberrante è portato dal cromosoma X. In questo caso i soggetti di sesso
maschile sono i soli a manifestare clinicamente la malattia, mentre le femmine saranno portatrici sane; in
realtà, non è raro il riscontro in individui di sesso femminile con alterazioni oftalmoscopiche quali aree di
displasia, degenerazione o atrofia di dimensioni variabili in base alla penetranza del gene responsabile
della malattia, ma in assenza di sintomatologia clinica.
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Nel Briard è stata identificata una cecità notturna stazionaria, caratterizzata dalla mancata visione in
condizioni di scarsa illuminazione, pur conservando un certo grado di capacità visiva in ambiente
illuminato. I cani affetti presentano cecità notturna congenita, mentre la visione diurna può essere
normale, ridotta o assente. La progressione della malattia è molto lenta e non è detto che porti a
compromissione completa della funzione visiva.
PRD2 O DISTROFIA DELL’EPITELIO PIGMENTATO (RPED: Retinal Pigment Epithelial Distrophy):
In passato denominata atrofia progressiva centrale della retina (cPRA), è una malattia che colpisce le
cellule dell’epitelio pigmentato della retina, legata alla loro incapacità a degradare i metabolici dei
fotorecettori, con conseguente accumulo di lipopigmenti all’interno dell’epitelio stesso e degenerazione
secondaria dei fotorecettori. Recentemente è stato dimostrato che sostanze antiossidanti, come la vitamina
E, rivestono un ruolo importante nell’eziologia di tale patologia (infatti è stato visto che la carenza della
vitamina E induce lesioni simili).
La malattia è stata descritta in diverse razze canine quali Briard, Labrador Retriever e Collie, Border
Collie, Pastore Tedesco, Setter Inglese, Dobermann, Welsh Corgi Cardigan, Cocker Spaniel, Golden
Retriever, Springer Spaniel, Bobtail, Shetland Sheepdog, Chesapeake Bay Retriever.
Le modalità di trasmissione ereditaria sono, in questo caso, molto complesse e sembra che l’espressione
fenotipica sia influenzata anche da fattori ambientali. Secondo alcuni Autori l’anomalia è trasmessa da un
gene autosomico recessivo, eccetto che nel Labrador Retriever dove sarebbe, invece, dominante.
La perdita della funzione visiva, anche se non completa, avviene intorno ai 5-9 anni.
PRD3 O CECITÀ DIURNA STAZIONARIA (EMERALOPIA O ACROMATOPSIA): osservata
nell’Alaskan Malamute, nell’Elkhound Norvegese e nel Barbone Nano, i coni vanno incontro a
degenerazione, dopo un iniziale sviluppo fisiologico. La patologia inizia da 8 settimane a 6 mesi di età ed
è trasmessa da un gene autosomico recessivo.
L’animale presenterà cecità in ambiente illuminato, ma visione normale in ambiente oscurato.
ANOMALIA
GPRA o
PRD1
CPRA o
RPED o
PRD2
RAZZE INTERESSATE
Airedale Terrier, Akita Giapponese, Alano Tedesco, Alaskan Malamute, Barbone Nano
e Toy, Basset Hound, Bassotto Tedesco Nano a pelo lungo, Beagle, Bearded Collie,
Bedlington Terrier, Border Collie, Bovaro Bernese, Cane d’acqua Portoghese, Cavalier
King Charles Spaniel, Chesapeake Bay Retriever, Cocker Spaniel Americano e Inglese,
Coonhound, Curly-Coated Retriever, Dalmata, Dobermann, Elkhound Norvegese, Field
Spaniel, Fox Terrier, Golden Retriever, Greyhound, Irish Wolfhound, Kelpie
Australiano, Labrador Retriever, Lhasa Apso, Levriero Afgano, Maltese, Manchester
Terrier, Old English Sheepdog, Pastore Belga, Pastore Maremmano-Abruzzese, Pastore
Tedesco, Papillon, Pechinese, Pinscher Nano, Pointer Inglese e Tedesco, Rottweiler,
Rough Collie, Samoiedo, Schipperke, Schnauzer Nano e Gigante, Shetland Sheepdog,
Sealyham Terrier, Setter Gordon e Inglese, Setter Irlandese, Siberian Husky, Springer
Spaniel Inglese, Tibetan Spaniel, Tibetan Terrier, Vizsla Ungherese, Volpino di
Pomerania, Welsh Corgi Cardigan, Welsh Springer Spaniel, Whippet, Yorkshire Terrier
Beagle, Border Collie, Briard, Cocker Spaniel Inglese, Coonhound, Golden Retriever,
Labrador Retriever, Pastore Tedesco, Rough Collie, Shetland Sheepdog, Smooth Collie,
Springer Spaniel Inglese, Welsh Corgi Cardigan
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EREDITARIETÁ