La simulazione in anestesia rianimazione
Transcript
La simulazione in anestesia rianimazione
40 La simulazione in anestesia rianimazione Tecnologia e creatività al servizio della sicurezza del paziente L. LOMBARDELLI, 2S. ZIEGLER, 2D. GHISI 1 U.O. di Anestesia Rianimazione e Terapia Antalgica, Azienda Ospedaliero Universitaria di Parma; 2 Scuola di Specializzazione in Anestesia Rianimazione, Università di Parma; 1 n INTRODUZIONE I cambiamenti culturali degli ultimi decenni hanno reso sempre meno accettabile un apprendimento solo di tipo tradizionale “sul campo” in medicina. Anche se non può sostituire l’esperienza clinica, la simulazione è una tecnica di formazione che permette, attraverso la ricostruzione di un’attività clinica, di acquisire esperienza senza esporre i pazienti ad alcun rischio. La simulazione non è altro che l’applicazione in campo medico di un metodo che ha dato buoni risultati per la sicurezza in altri campi, come nel campo militare, nell’aviazione civile e nell’industria nucleare. Le tecnologie attualmente disponibili per la simulazione sono in costante aumento. I simulatori sono concepiti per ricreare alcuni aspetti dell’attività clinica, dalla riproduzione di una manovra come l’incannulamento venoso a quella di un intervento in sala operatoria (19). A dimostrazione dell’interesse suscitato dalla simulazione, sono nate due società scientifiche: nel 1994 la “Society in Indirizzo per la corrispondenza Luisa Lombardelli U.O. di Anestesia Rianimazione e Terapia Antalgica Azienda Ospedaliero Universitaria di Parma Via Gramsci, 14 - 43100 Parma E-mail: [email protected] - [email protected] Europe for Simulation Applied to Medicine” e nel 2004 la “Society for Simulation in Health Care” Healthcare con dal 2006 una rivista dedicata: “The Journal of the Society for Simulation in Health Care” (Tabella 1). In questo articolo considereremo solamente i simulatori relativi all’ambiente anestesiologico, mettendo in evidenza i diversi tipi di simulatori disponibili e le loro applicazioni nella formazione tecnica e soprattutto “nontecnica” degli anestesisti, quest’ultima intesa come un insieme di competenze relazionali e comportamentali che permettono ad un individuo di partecipare in modo ottimale al lavoro d’équipe. n I vARI TIpI DI SIMULATORI DI ANESTESIA Un simulatore è un oggetto o uno strumento utilizzato per la simulazione, intesa come la replicazione artificiale di parte del mondo reale. Non sempre occorrono apparecchiature tecnologicamente raffinate. Con il palmo della mano usato per mimare il palato duro e il palato molle, quindi come simulatore “fatto in casa”, si possono insegnare le modalità dell’inserimento della maschera laringea (2). Sicuramente ognuno di noi, senza saperlo, ha elaborato un qualche modello di simula- La simulazione in anestesia rianimazione Sito europeo della “Society in Europe for Simulation Applied to Medicine” - http://www.sesam.ws/ Sito USA della “The Society for Simulation in Healthcare” - http://www.sshi.org/public/ Sito UK della “National Association of Medical Simulators” - http://www.namsuk.co.uk/ Sito UK dedicato alla simulazione avanzata http://www.patientsimulation.co.uk Sito USA dell’università di Stanford dove David Gaba ha messo a punto la simulazione e i corsi ACRM (25) http://anesthesia.stanford.edu/VASimulator/acrm.htm Sito USA della Penn State University Simulation Website - http://www.hmc.psu.edu/simulation/ Figura 1 - Sala di microsimulazione (Per gentile concessione di Simulearn). Sito USA Virtual Anesthesia Machine della University of Florida - http//www.vam.anest.ufl.edu/ manda al suddetto articolo e ai siti consigliati (Tabella 1). Sito italiano Simulearn - http//www.simulearn.it/ Interazione con il simulatore Considerando l’interazione con il simulatore, la distinzione va fatta in “screen-based”, “hardware-based”, e “virtual reality-based”. Un simulatore “screen-based” o “microsimulatore”, si avvale semplicemente di un computer. L’interazione con il simulatore avviene a livello della tastiera o del mouse. L’interazione con i simulatori “hardwarebased” non è molto diversa da quella che si avrebbe con un vero paziente. Si possono riprodurre parti del corpo umano oppure tutto l’individuo, adulto, bambino, neonato o donna gravida, e sono detti “simulatori basati su manichino”. I simulatori “virtual reality-based”, nelle loro forme più avanzate, procurano un’interazione con un ambiente virtuale che richiama quella con il mondo reale. Le azioni dell’utilizzatore in questo ambiente virtuale sono quelle che sarebbero messe in atto in una situazione reale. Danno un feed-back sensoriale visivo, tattile, uditivo all’utilizzatore. Sono destinati soprattutto alla chirurgia in particolare la laparoscopia e l’endoscopia, anche se alcuni di essi sono di interesse anestesiologico, come per l’apprendimento del cateterismo venoso e l’uso dell’ecografo. Sito italiano Acaya - http://www.acaya.net/ Tabella 1 - Elenco di alcune organizzazioni di simulazione di interesse anestesiologico. tore. Il primo simulatore per l’anestesia fu creato negli anni sessanta negli Stati Uniti, dalla collaborazione tra un ingegnere il Dr Stephen Abrahamson, e un medico, il Dr Judson Denson. Da allora, ne sono stati concepiti molti altri, di vario genere e con varie finalità d’uso (3). n CLASSIFICAZIONE DEI SIMULATORI Non esiste una classificazione univoca dei simulatori utilizzati in anestesia (4). Alcuni (5) distinguono la riproduzione fedele dell’ambiente di lavoro, basata su manichino a scala umana (“macrosimulazione”) dai programmi computerizzati (detti “screen based” o “microsimulatori”) che non vengono ritenuti simulatori ma solo “training devices” (Figura 1). Una recente review (4) ha proposto un’inquadramento sulla base di tre parametri: il tipo di interazione tra utente e simulatore, la fisiologia che può essere simulata, e l’uso per il quale il simulatore è destinato. Per un elenco dettagliato delle caratteristiche dei simulatori identificati in letteratura si ri- Fisiologia La fisiologia che può essere riprodotta sul simulatore comprende sia la fisiologia norma- 41 42 L. Lombardelli, et al. le, che le risposte ad interventi farmacologici o a eventi patologici, come per esempio il broncospasmo. Alcuni simulatori non hanno nessuna rappresentazione della fisiologia, come per esempio i modelli anatomici usati per insegnare l’iniezione nello spazio peridurale o l’intubazione oro-tracheale. Quando è presente, la fisiologia è generalmente computerizzata, basata su modelli matematici oppure su un insieme di comandi che corrispondono ad una precisa risposta fisiologica. Generalmente, è possibile un controllo manuale da parte dell’operatore, per mimare risposte realistiche ad eventi imprevedibili come l’errore di somministrazione di un farmaco (6). Uso del simulatore Un simulatore può essere utilizzato semplicemente per inculcare conoscenze o per insegnare capacità di tipo cognitivo o psicomotorio, come per esempio fare una diagnosi sulla base di un quadro clinico o di praticare una intubazione oro-tracheale. Un simulatore “screenbased” potrà perciò servire per acquisire conoscenze, ma non capacità psicomotorie. n CARATTERISTICHE DEI SIMULATORI BASATI SU MANICHINO Il manichino ha l’aspetto, le dimensioni, il peso di una persona reale. Ogni modello, a seconda dell’uso al quale è destinato, presenta solo alcune caratteristiche anatomiche e fisiologiche. Figura 2 - Riproduzione di sala operatoria con manichino intubato (Per gentile concessione di Simulearn). I suoi sistemi respiratorio e cardiocircolatorio rispondono automaticamente agli interventi dell’utilizzatore e all’ambiente. Il torace si espande. Si possono percepire i polsi, sentire i toni cardiaci e i rumori polmonari e in alcuni modelli, le pupille si dilatano. Il manichino può essere monitorato come se fosse un paziente: elettrocardiogramma, pressione arteriosa cruenta e non, SaO2, Et CO2, ventilazione. Per alcuni manichini, è possibile monitorare la diuresi, i riflessi pupillari, la pressione endocranica e la risposta al “train- of- four”. Può sviluppare un edema della lingua e della glottide, un laringospasmo, una rigidità cervicale, un aumento della compliance polmonare, uno pneumotorace, una anisocoria. Sul manichino, a seconda del modello, possono essere eseguite alcune manovre come l’inserimento di una maschera laringea, un’intubazione oro o naso-tracheale, una cricotiroidotomia, una ventilazione artificiale, una jet ventilazione tracheale, il drenaggio di uno pneumotorace, una defibrillazione, l’applicazione di un pacing transcutaneo, compressioni toraciche, l’incannulamento venoso periferico (4, 5) (Figura 2). n Riproduzione degli ambienti di lavoro Per rendere più reale l’esperienza, attorno al manichino viene ricreato in modo dettagliato l’ambiente di lavoro con tutte le sue attrezzature, il suo personale, e anche i suoi limiti: Figura 3 - Riproduzione di sala operatoria (Per gentile concessione di Simulearn). La simulazione in anestesia rianimazione Figura 4 - Sala di simulazione di un pronto soccorso (Per gentile concessione di Acaya). sala operatoria (Figura 3), pronto soccorso (Figura 4), terapia intensiva, ambulanza, elicottero, ospedale militare o altro. Nei centri dedicati alla simulazione, gli istruttori seguono dalla sala regia l’operato dei partecipanti senza essere visti, e regolano a distanza i parametri del simulatore (Figura 5). Figura 5 - Sala di regia, nella quale gli istruttori osservano i partecipanti durante lo scenario senza essere visti, dirigono lo scenario e impostano le variazioni fisiopatologiche che subirà il manichino (Per gentile concessione di Simulearn). Figura 6 - Sala di debriefing con schermo per la visione degli eventi più significativi dello scenario (Per gentile concessione di Simulearn). Le azioni e conversazioni dei partecipanti vengono registrate da telecamere ai fini di disporre di video che vengono successivamente discussi in gruppo durante la fase più importante, la discussione o debriefing (Figura 6). L’uso più semplice del simulatore riguarda la formazione tecnica iniziale, come per esempio l’intubazione oro-tracheale: si può mostrare la manovra e ripeterla all’infinito senza fare correre nessun rischio ai pazienti. Anche il soggetto che apprende è liberato dall’idea che ogni errore potrebbe avere gravi conseguenze per il paziente. Il tempo necessario all’apprendimento risulta inoltre più breve, rispetto all’apprendimento fatto solo sul paziente (7-9) (Figura 7, 8). Figura 7 Intubazione su manichino con tubo bilume (Per gentile concessione di Acaya). 43 44 L. Lombardelli, et al. Allo stesso modo, il simulatore può essere la base dell’apprendimento di un protocollo o linee guida, come la rianimazione di un paziente in arresto cardiaco, o la gestione delle vie aeree difficili oppure per pazienti particolari come lattanti o bambini (10) (Figura 9, 10). Possono essere simulate patologie rare ma minacciose per la vita del paziente come l’ipertermia maligna o lo shock anafilattico. Il fatto di avere simulato tali casi permetterà di avere un’esperienza della situazione che risulterà molto utile nella vita reale. Un respiratore modificato per riprodurre delle anomalie tecniche può essere usato per l’apprendimento. Lo stesso vale per gli scenari dove improv- visamente nel corso di un intervento chirurgico viene a mancare l’ossigeno (11, 12) o la corrente elettrica. La sicurezza del paziente non dipende tuttavia solamente dalle capacità tecniche degli operatori. Come per l’aviazione, anche per gli operatori sanitari, è stata dimostrata l’importanza dei fattori umani e delle cosiddette abilità non tecniche o “non technical skills”, che attualmente in Italia vengono acquisite sul campo: comunicazione, leadership, corretto utilizzo delle risorse, distribuzione di compiti, controllo delle informazioni con particolare riguardo a ciò che può causare errori (13). Le formazioni su simolatore dedicate a queste abilità, dette “Crew Ressource Management” o “CRM” introdotte inizialmente nell’aviazione si prefiggono lo scopo di minimizzare il ruolo dei fattori umani nella morbilità e mortalità correlate all’anestesia (14-16). I partecipanti devono affrontare in gruppi multidisciplinari delle situazioni clinicamente critiche e successivamente riflettere sulla propria esperienza durante la fase di discussione o “debriefing”, animata da istruttori appositamente formati. In effetti, nella simulazione, la parte più importante è il debriefing, durante il quale gli eventi verificatosi durante la simulazione vengono commentati, assieme alle decisioni prese e ai comportamenti dai partecipanti. Le critiche devono sempre essere costruttive, vanno valorizzati i com- Figura 9 - Apprendimento su manichino del massaggio cardiaco esterno nel lattante (Per gentile concessione di Acaya). Figura 10 - Apprendimento su manichino delle manovre di rianimazione cardiopolmonare nell’adulto (Per gentile concessione di Acaya). Figura 8 - Intubazione su manichino con laringoscopio ottico Air Trach (Per gentile concessione di Acaya). La simulazione in anestesia rianimazione portamenti corretti, e va colta l’occasione di richiamare le linee guida relative al caso clinico (17). Il simulatore può essere usato anche per la ricerca sui fattori umani. In Gran Bretagna, partendo dalle conclusioni dell’indagine «National Confidential Equiry into Maternal deaths» che identificava la mancanza di comunicazione e di teamwork all’origine della maggior parte degli eventi avversi, è stata ricreata una sala operatoria di ostetricia nella quale venivano simulati vari scenari di taglio cesareo urgente, per lo studio di strumenti destinati alla valutazione della «team performance» (18). n Discussione I simulatori sono insostituibili per lo studio dell’ anatomia della fisiologia, della risposta ai farmaci e sopratutto dell’influenza dei fattori umani e dell’ambiente di lavoro sulla performance anestesiologica. In tutto il mondo, la formazione su simulatore è in espansione, in risposta ai requisiti di sicurezza, che rendono improponibile un apprendimento basato solo sul paziente «vero». In alcuni centri in Europa, gli specializzandi in anestesia hanno l’obbligo di essere formati ai fattori umani su simulatore (19, 20). La scelta del simulatore va fatta sulla base delle necessità educative e del budget disponibile. I simulatori “screen based” hanno costi contenuti e non occupano spazio. Si possono usare da soli, non serve l’intervento di altre personescome ad esempio un istruttore. I limiti dei simulatori “screen based” sono rappresentati dal fatto che non possono essere usati per l’insegnamento di capacità psicomotorie o per l’addestramento al teamwork (4). I simulatori “hardware based” richiedono spazio e altre attrezzature come monitors, respiratori, defibrillatore e hanno elevati costi di mantenimento. Un centro di simulazione deve inoltre sostenere costi legati al personale, e viene a costare circa 700.000 euro per l’allestimento e 289.000 euro all’anno per la gestione (4). Nonostante tutti gli sforzi destinati a renderli il più possibile realistici, i manichini attualmente disponibili, rispetto ai “veri” pazienti mancano tuttavia di alcune caratteristiche: non sudano, la loro pelle non cambia colore quindi non si vedono nè la cianosi, nè il pallore, nè il rossore. Non vomitano, non presentano emorragie dalle vie aeree, non tossiscono (sono simulati dagli istruttori i rumori della tosse), non presentano convulsioni, non possono essere sottoposti ad anestesia locoregionale, non presentano segnali di attività corticale (EEG, BIS, AEP) (5). Nei corsi di simulazione, una delle prime cose che si chiede ai participanti durante la fase di discussione è “quanto sembrava reale?” proprio perché più la situazione (manichino, scenario e contesto) è realistica, più genuina è la partecipazione e maggiore sarà l’apprendimento e l’impatto sui comportamenti. La fedeltà nella riproduzione degli ambienti, attrezzature e “psicologica” sono di primaria importanza. Per fedeltà “psicologica” si intende quanto la situazione venga vissuta come realistica dal partecipante, condizione necessaria per che la persona si comporti durante la simulazione come nel mondo “reale” (22). Occorre sottolineare che più della potenza del simulatore, importa la forza del programma educativo nel quale la simulazione è inserita. Sono fondamentali le competenze degli istruttori nel discutere la prestazione del participante, in modo che anche tutti, compresi i partecipanti “spettatori” possano condividere l’esperienza e trarne insegnamento (21). I risultati ottenuti in aviazione su simolatore non sono esattamente trasportabili alla medicina. Mentre tutti gli aerei di un certo modello risponderanno allo stesso modo in una determinata situazione, in medicina la complessità e la variabilità individuale, per esempio nella risposta ai farmaci rende tutto molto più imprevedibile (1, 23). Oltre all’obbligo di formazione su simulatore, è stato suggerito il suo utilizzo per l’accreditamento e la certificazione, anche se al momento questa modalità di valutazione non viene ritenuta idonea dalla comunità scientifica anestesiologica (24). 45 46 L. Lombardelli, et al. Nonostante le ricerche fatte nel campo, David Gaba, uno dei pionieri della simulazione in anestesia, ritiene che oggigiorno non ci siano strumenti adeguati per la valutazione dell’operato degli anestesisti (25). Uno dei limiti consiste nel fatto che non è dimostrabile che la prestazione dei partecipanti su simulatore rifletta le loro azioni nella realtà clinica. Anche se tutti i partecipanti dichiarano che l’esperienza acquisita su simulatore li ha cambiati, non è stato dimostrato l’impatto della formazione su simolatore nella pratica reale. Tuttavia professionisti che ogni giorno si sentono dire dai pazienti “la mia vita è nelle sue mani” non dovrebbero aspettare ulteriori prove. n Bibliografia 1.Maran NJ, Glavin RJ. Low to high fidelity simulation- a continuum of medical education? Medical Education 2003; 37 (Suppl. 1): 22-28. 2.Sivanandan I, Morris E, Soar J. The Palm LM (layngeal airway) simulator. Anaesthesia 2003; 58: 825-826. 3.Cooper JB, Taqueti VR. A brief history of the development of mannequins simulators for clinical education and training; Qual. Saf. Health Care 2004; 13 (Suppl. 1). 4.Cumin D, Merry AF. Simulators for use in anaesthesia (Review); Anaesthesia 2007; 62: 151-162. 5.Rall M, Gaba DM. Patient simulators in Miller R. Miller’s Anesthesia 6th edition; Elsevier Science Publ 2004; 3073-3103. 6.Rall M, Dieckmann P. Simulation and patient safety: The use of simulation to enhance patient safety on a system level; Current Anaesthesia & Critical Care 2005; 16: 273-281. 7.Abrahamson S, Denon JS, Wolf RM. Effectiveness of a simulator in training anesthesiology residents. Qual. Saf. Health Care 2004; 13: 395-397. 8.Muray D, Boulet JR, Avidan M, et al. Performance of residents and anesthesiologists in a simulationbased skill assessment. Anesthesiology 2007; 107: 705-13. 9.Chabtree NA, Chandra DB, Weiss ID, et al. Fiberoptic airway training: correlation of simulator performance and clinical skills. Can J Anesth 2008; 55 (2): 100-104. 10.Wantman A, Chin C. Use of simulation in pediatric anaesthesia training (editorial). Pediatric Anaesthesia 2003; 13: 749-753. 11.Weller J, Merry A, Warman G, Robinson B. Anaesthetist’s management of oxygen pipeline failure: room for improvement. Anaesthesia 2007; 62: 122-126. 12.Lorraway PG, Savoldelli GL, Joo HS, et al. Management of simulated oxygen supply failure: is there a gap in the curriculum? Anesth Analg 2006; 102: 865-867. 13.Grogan EL, Stiles RA, France DJ, et al. The impact of aviation based teamwork training on the attitudes of health care professionals. J Am Coll Surg 2004; 199(6): 843-848. 14.Reader T, Flin R, Lauche K, Cuthbertson BH. Non-technical skills in the intensive care unit (review). BJA 2006; 96(5): 551-559. 15.Flin R, Maran N. Identifying and training nontechnical skills for teams in acute medicine. Qual. Saf. Health Care 2004; 13: 80-84. 16.Aggarwal R, Undre S, Moorthy K, et al. The simulated operating theatre: comprehensive training for surgical teams. Qual Saf Health Care 2004; 13 (Suppl. 1): i27-i32. 17.Rudolph JW, Simon R, Dufresne RL, Raemer DB. There’s No Such Thing as “Nonjudgmental” Debriefing: A Theory and Method for Debriefing with Good Judgment; Simul Healthcare 2006; 1: 49-55. 18.Morgan PJ, Pittini R, Regehr G, et al. Evaluating teamwork in a simulated obstetric environment; Anesthesiology 2007; 106: 907-915. 19.Wantman A, Chin C. Use of simulation in pediatric anaesthesia training (editorial). Pediatric Anaesthesia 2003; 13: 749-753. 20.Østergaard HT, Østergaard D, Lippert A. Implementation of team training in medical education in Denmark. Qual. Saf. Health Care 2004; 13: 91-95. 21.Glavin RJ. Simulation and anesthesia: a minisymposium; Current Anaesthesia and Critical Care 2005; 16: 271-272. 22.Beaubien JM, Baker DP. The use of simulation for training teamwork skills in health care: how low can you go? Qual. Saf. Health Care 2004; 13: 5156. 23.Burke CS, Salas E, Wilson-Donnelly K, Priest H. How to turn a team of experts into an expert medical team: guidance from the aviation and military communities. Qual. Saf. Health Care 2004; 13: 96104. 24.Byrne AJ, Greaves JD. Assessment instruments used during anaesthetic simulation: review of published studies. Br J Anaesth 2001; 86: 445-450. 25.Gaba DM, Howard SK, Fish KJ, et al. Simulationbased training in anesthesia crisis resource management (ACRM): A decade of experience. Simulation Gaming 2001; 32: 175-193.